“È importante sapere quali storie creano mondi,
quali mondi creano storie”.
Donna Haraway
ICONOPLAST è un progetto transdisciplinare delle artiste Sara Bonaventura ed Elisa Muliere, in collaborazione con Madelon Vriesendorp, artista olandese e co-fondatrice dello studio OMA, a cura di Adiacenze e Anna Rosellini. ICONOPLAST è il racconto di un mondo e di un tempo altro, una speculazione sul futuro del materiale più iconico del nostro tempo: la plastica. A partire dall’ispirazione del lavoro di Vriesendorp, Bonaventura e Muliere si inoltrano nell’immaginazione di uno scenario post-umano, in cui la contaminazione e la mescolanza tra organico e artificiale sono i principi generativi di una nuova specie che si compone e si nutre di scarti di plastica. È un futuro senza esseri umani. Modalità alternative di collaborazione tra le specie e i rifiuti dell’Antropocene sono sorte in una naturale propensione a ripopolare il pianeta. È un futuro di plastica. Non più materia inerte, oggetto di scena dell’attività umana, ma presupposto creativo di nuova vita, soggetto attivo, corpo vivente e partecipe delle dinamiche terrestri.
Nello stadio germinale di questa nuova era, i batteri hanno riconvertito le microplastiche presenti nelle acque del pianeta in petrolio, per poi crescere, proliferare e svilupparsi in simbiosi con questo in organismi sintetici. La vita scaturisce quindi da un ambiente liquido, come l’originario “fluido cosmico nel cui seno tutto comunica, tutto si tocca e tutto si estende” (Emanuele Coccia). È lo scenario dell’opera di Sara Bonaventura, in cui l’artista narra la genesi di questa nuova specie attraverso un video che oscilla tra il documentario scientifico e il racconto mitico, archetipico, dell’evoluzione della vita sulla Terra a partire da una visione microscopica. È forse per quella “sensuale curiosità molecolare” o per quell’“appetito insaziabile” (Donna Haraway) proprio di tutti i viventi, che le comunità microbiche marine si sono unite in un intreccio simbiotico alle microplastiche, trovando del potenziale vitale là dove questo sembrava essersi esaurito. “Le creature si penetrano a vicenda”, scrive la Haraway, “si riavvolgono l’una attorno all’altra e l’una attraverso l’altra, si mangiano, fanno indigestione, si digeriscono in parte e in parte si assimilano a vicenda, e così definiscono degli ordini simpoietici altrimenti noti come cellule, organismi e assemblaggi ecologici”. Allo stesso modo, nell’ICONOPLAST di Bonaventura i microrganismi sono tutti tesi verso una ricerca di intimità e complicità con altre specie e oggetti: a guidarli è la loro attitudine all’interconnessione, a creare spazi di comunicazione e parentele (kin) impreviste.
Dalla dimensione cellulare e informe, le creature di ICONOPLAST emergono dal loro caldo ‘brodo primordiale’ per occupare il pianeta in un inarrestabile slancio vitale. Sono le sculture di Elisa Muliere, che nella sua personale narrazione schizza avanti in un tempo ancora più lontano, verso un nuovo stadio evolutivo. I suoi sono esseri sinuosi, soffici, colorati. Nella loro piacevolezza avvicinano, invitano all’incontro tattile con la loro pelle-pellicola sintetica. I loro corpi sono rigonfi di materia plastica di scarto che qui informa tessuti, muscoli, organi. Tra loro instaurano continui scambi e configurazioni sempre aperte. Si riproducono incessantemente. Si espandono in tutte le direzioni, come fanno le radici nel sottosuolo e le foglie nell’atmosfera per estrarre dal mondo il maggiore nutrimento possibile. Compongono una cosmogonia tentacolare e rizomatica, gioiosa e libera, che va oltre qualsiasi schema riproduttivo binario e chiuso generando una confusione quasi estatica.
Nello spazio espositivo, i due tempi di ICONOPLAST si abbracciano e si intrecciano a formare un ambiente sensuale, mutevole e pulsante, in pieno fermento vitale. Un habitat ancestrale e futuristico insieme che invita all’immersione come anche al gioco, allo stupore. È solo dopo vari passi al suo interno che lo spettatore percepisce il cortocircuito in atto tra la fascinazione e la curiosità iniziale della scoperta di una nuova specie e un certo disagio, uno spaesamento, di fronte alla presa di coscienza della sua assenza e impossibilità di azione in questo futuro che non gli appartiene più. Al tempo stesso, la storia di ICONOPLAST è il tentativo, per Bonaventura e Muliere, di ribaltare punto di vista, di suggerire una narrazione del futuro alternativa allo scenario oscuro, desolante e minaccioso dell’Antropocene. Infatti, la prospettiva qui non è tanto quella del genere umano, presunto regista della vita sulla Terra, quanto piuttosto di quel ‘microcosmo’ che ci precede in termini evolutivi e che, se ci estinguessimo, “sarebbe pronto a espandersi e a modificare se stesso e il resto del mondo senza di noi, come ha già fatto in passato”, come scrive Lynn Margulis. Le artiste ricorrono così alla parabola dell’evoluzione per riconoscere la superiorità creativa di organismi come batteri e vegetali che, nell’elaborare soluzioni evolutive collaborative, sono in grado di abitare e proliferare in ambienti ostili alla vita. ICONOPLAST è metafora di questi altri mondi e altri modi di generare vita e di sopravvivere nella mescolanza. Non è spazio di sovranità, esclusivo, ma luogo della coabitazione e del con-divenire in solidarietà tra organismi viventi e non.
ICONOPLAST è un esperimento di immaginazione in cui si fondono realtà, fatto scientifico, speculazione filosofica e fare artistico. Gli interventi di Bonaventura e Muliere sono solo il primo capitolo di un progetto in fieri che si apre all’ibridazione tra discipline, saperi e competenze eterogenee per farsi terreno fertile di relazione e di invenzione di inedite narrazioni sul futuro del pianeta e della plastica. Immaginare tempi e scenari possibili è la modalità con cui le artiste invitano a riconsiderare la posizione di privilegio dell’essere umano sulla Terra, forma di costruzione attiva di una nuova sensibilità nei confronti di altre specie e oggetti con cui condividiamo più o meno consapevoli lo spazio in cui viviamo.
Testo di Giorgia Tronconi
ICONOPLAST
Sara Bonaventura ed Elisa Muliere con la partecipazione di Madelon Vriesendorp
a cura di Adiacenze e Anna Rosellini
12 marzo – 24 aprile 2022
Sala Ronchini, Museo CAOS, Terni
Sponsor tecnici: Bazzica, Beaulieu Fibres International Terni, Enycs, Faroplast, Lucy Plast
Con il supporto di: Le Macchine Celibi
Partner: La Romita School of Art, HackLab Terni
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