Tag: Matèria

04
Set

Giuseppe De Mattia. Dispositivi per non vedere bene Roma

Matèria è lieta di presentare Dispositivi per non vedere bene Roma, la prima personale a galleria intera di Giuseppe De Mattia.

La mostra presenta l’evoluzione progettuale del Dispositivo per non vedere bene, un’opera sperimentale realizzata da De Mattia nel 2014, che trova la sua totalità nello sguardo sulla città di Roma.

Le opere inedite presentate all’interno delle due sale e nel cortile della galleria sono il frutto del lavoro sul campo dell’artista. Dispositivi per non vedere bene Roma pone l’accento sull’importanza e la funzione dei materiali nel lavoro di De Mattia, mettendo in primo piano la collaborazione come strumento fondamentale per la ricerca e la produzione delle opere esposte. Nel tentativo di vedere Roma, l’artista si appoggia alla curatrice Chiara Argentino, all’artista Fabio Barile, al critico Luca Panaro, all’artista Stefano Canto, all’artista Luca Coclite e al gallerista Niccolò Fano.

La Capitale Italiana è il luogo scelto da De Mattia come emblema dell’inabilità di vedere con chiarezza e lucidità ciò che abbiamo davanti; una realtà sorretta e mitizzata dalla sua bellezza e rilevanza millenaria, in contrasto perenne con la precarietà contemporanea. È l’impossibilità di essere messa a fuoco che rende Roma l’apoteosi del paradosso che incarna il Dispositivo per non vedere bene; la cui funzione ultima è quella di mettere in discussione il ruolo controverso del mezzo fotografico come strumento storicamente eletto per la documentazione della realtà.

“Soli contro tutti”, così si legge sul fronte della cartolina, in piccolo, al centro, nello striscione. Gli artisti sono soli contro tutti. Questa la condizione per agire liberi, senza condizionamenti. Soli nel prefissarsi una meta, soli nel perseguirla, ma con qualche compagno di viaggio: Niccolò, Chiara, Fabio, Luca, Stefano, io. Non ci sono tifosi che sventolano bandiere, fumogeni che rendono variopinta la scena. C’è l’artista, Giuseppe, con la sua determinazione e il desiderio di “non vedere bene Roma”. N.B. nell’anno dell’addio al suo ultimo imperatore, Francesco. L’insieme delle opere sono un dispositivo che mostra qualcosa, ma solo in parte. Le parole che uso raccontano qualcosa, ma in modo incompiuto. Voi che osservate cogliete qualcosa, ma è vago. Dietro le immagini l’essere umano ne approfitta per scomparire. Rimangono solo tracce, oggetti, a testimoniare lo sguardo. Frammenti preziosi e irrisolti. Tessere che vanno a ricomporre un puzzle sempre diverso. Giornali, riviste, radio, televisione, web, informano. L’arte depista. Svia dalla strada più battuta. Suggerisce percorsi diversi.

Luca Panaro

Continue Reading..

16
Mag

Sacha Turchi e Leonardo Aquilino. In vitro

L’esperienza biologica che si svolge in laboratorio, al di fuori dell’organismo vivente.

Come la ricerca in laboratorio che viene inevitabilmente indirizzata per rispondere a quesiti specifici, Leonardo Aquilino e Sacha Turchi creano un percorso di mostra che pur camminando su una stessa linea viene direzionato in ambiti e ricerche differenti.

La galleria si divide in due, nella prima sala Leonardo Aquilino presenta una serie d’immagini realizzate al microscopio digitale per diventare matrici utilizzate per mezzo di un ingranditore analogico. Osservando da vicino, il lavoro di Aquilino racconta il micro per parlarci del macro. Le ali della libellula sono il soggetto focalizzato, tramite il quale si racconta la struttura fatta di congiunzioni ripetute. L’artista si avvicina progressivamente, mettendo in risalto i filamenti delle ali come fossero capillari che emergono dall’epidermide. Illude il fruitore tramite un ingranditore fotografico, come adoperando un potente microscopio. Egli rielabora il concetto di fotografia, resa estremamente leggera ed impalpabile, ma allo stesso tempo dal carattere distintivo, messo in risalto con luce dorata e segni decisi.

La seconda sala vede protagonista Sacha Turchi, da sempre legata alla ricerca, al laboratorio, al corpo. L’artista presenta parte degli studi in cui è immersa da mesi, riguardanti il suo concetto di pelle considerata ugualmente involucro, un contenitore del corpo, e simultaneamente un confine, una barriera di protezione tra il dentro e il fuori. Esposta per la prima volta è MOVEO, una grande vertebra che diviene contenitore dell’essere umano, le cui componenti sono sostanze realmente costituenti il tessuto osseo, tra cui carbonato di calcio, acido lattico, acido ialuronico e collagene. Ad accompagnare la grande scultura sono presenti alcune pelli di soia cresciute ed elaborate in vitro e una coltura di pelle batterica in attivo. Per l’artista si tratta di strati che cambiano e si ricreano, mutando in qualcosa di sempre nuovo.

I due artisti si esprimono con linguaggi differenti ma, nel contesto di IN VITRO, convogliano in una ricerca che ruota attorno all’individuo, ricreando negli spazi di Matèria una sorta di laboratorio ante litteram che narra il loro punto di vista.Continue Reading..

13
Nov

Maïmouna Guerresi. Talwin

In due sale si illustrano la versatilità  del linguaggio artistico di Guerresi: un’alchimia tra sospensione metafisica, trasformazione, misticismo e mimesis.
Talwin (in arabo cambiamento), termine che dà il titolo alla personale di Maïmouna Guerresi presso la galleria Matèria di Roma, rappresenta per i Sufi uno degli ultimi stadi di elevazione spirituale dell’essere verso la conoscenza. La mostra propone numerose opere fotografiche inedite affiancate dal video Akhfa Zero, una scultura dal titolo Adama e da Students and Teacher, un polittico fotografico realizzato nel 2012.

Le due sale della galleria illustrano la versatilità del linguaggio artistico di Guerresi, sviluppatosi sulla solidità di una ricerca radicata e caratterizzante; un’unica alchimia tra sospensione metafisica, trasformazione, misticismo e mimesis.

I soggetti rappresentati si mescolano a oggetti bellici abbandonati e poi recuperati. Taniche, bossoli e reperti di guerra perdono il loro significato originale per assumerne uno innocuo, decorativo e quotidiano; una forma di ready-made contemporaneo in dialogo con l’eredità del passato e le dinamiche socio-politiche del presente.

Questa dicotomia tra tensione, e serenità pone l’accento sul concetto stesso di cambiamento (Talwin), fil rouge della mostra: il divenire Eraclitiano dell’essere, dove ogni cosa è soggetta al tempo e alla trasformazione.

Inaugurazione 12 novembre 2015 ore 19,00

Materia
via Tiburtina, 149 Roma
ore 11-19
ingresso libero

MAIMOUNA GUERRESI
dal 12 novembre 2015 al 23 gennaio 2016

 

01
Giu

Giulia Marchi. Rokovoko

GIULIA MARCHI
ROKOVOKO

June 11 – July 31
Vernissage
June 11 – 18:00 – 21:00

Matèria è lieta di annunciare la personale di Giulia Marchi dal titolo Rokovoko. La mostra inaugura e sancisce la collaborazione tra la fotografa e la galleria romana proponendo, in anteprima, un corpus di tre lavori che definiscono le tematiche esplorate e sviluppate dall’artista. Il rapporto tra fotografia e letteratura, tra parola e immagine lega i lavori che occuperanno le due sale di Materia spaziando dalla fotografia stessa all’installazione, proponendo una concezione altra di “spazio”.

Rokovoko, isola immaginifica del celebre romanzo di Herman Melville, “Moby-Dick or The Whale”, rappresenta un punto d’arrivo irraggiungibile una meta tracciata da rotte letterarie che coraggiosamente affiancano Cesare Pavese, Gustave Flaubert e lo stesso Melville, su di una cartografia irrisolta.

“Paesaggi irrisolti”, “Memorie selettive”, “Prima di essere schiuma saremo indomabili onde” i nomi propri dei lavori esposti.

Matrici di polaroid alterate al servizio di una chimica del paesaggio; confini irrisolti tracciati da fili bianchi, da funamboliche funi sulle quali camminare, geometrie aliene in dialogo con scenari terrenamente eseguiti. La memoria non è lineare e localizzare è fondamentale per ricordare; luoghi destinati al vuoto, lasciato, perché fosse occupato dalla memoria divenuta selettiva e adagiata in cassetti che ne divengono dimora. La rotta appare incompleta, costretti ad avanzare al buio scandagliamo lo spazio in apnea, direzionati dalla bacchetta del rabdomante che dà il ritmo al viaggio.

Continue Reading..