Tag: Marzia Migliora

10
Mag

Marzia Migliora. Velme

From May 13 to November 26, the Fondazione Merz and MUVE, Fondazione Musei Civici di Venezia, present Velme, a site-specific exhibition by artist Marzia Migliora, curated by Beatrice Merz. The works are on display in several rooms of the Museo del Settecento Veneziano in the historic Palazzo Ca’ Rezzonico. The project is characterised by forms of expression that are recurrent in the artist’s production: the desire to show what is hidden and to reveal the relationship with space and the history of places.

Marzia Migliora aims to bring out the contradictions and repeated exploitation—of natural and human resources, and labour, typical of the history of mankind—through the clues emerging from the history of the lagoon city and from the works conserved in Ca’ Rezzonico, establishing a dialogue and contrasting them with the works she has created. The artist accomplishes this here by extrapolating elements from the collection, showing them in a new light, and shifting the point of view of the visitor. The title of the exhibition aptly summarises the considerations that underpin the project. The word “velma” is the Venetian term for a shoal, indicating a shallow area in the lagoon that emerges during low tides. These shoals, just like the entire ecosystem of the Venetian lagoon, are at great risk due to the morphological degradation and erosion of the seabed, caused by a lack of awareness and the continued violations perpetrated by mankind. The velma, the “meeting point” in the relationship between water and land, the symbol of something underwater that never stops emerging, thus becomes “an urgency of the present” and a bridge that connects us with the past. The project comprises five installations carefully chosen by the artist and located in different rooms of the Palazzo. In the “portego de mezo”—the typical feature of Venetian palaces that links the water gate to the door on the street—hosts a work called La fabbrica illuminata (literally the illuminated factory): five goldsmiths’ workbenches illuminated by a row of neon lights and in which, on each upper shelf, a block of rock salt has been placed.

The elements that make up the installation such as salt, which was so vital in the trading history of Venice, also known as “white gold,” and the goldsmith’s workbenches—refer to the exploitation of natural resources and labour needed to transform these into commercial goods and profit.Continue Reading..

24
Feb

Marzia Migliora. Forza Lavoro

La Galleria Lia Rumma è lieta di presentare la personale di Marzia Migliora “Forza Lavoro” con inaugurazione il 18 Febbraio 2016 alle ore 19 presso la sede di Milano.
Il progetto espositivo prende le mosse dalla storia del Palazzo del Lavoro di Torino, realizzato da Pier Luigi Nervi nel 1961 in occasione del primo centenario dell’Unità d’Italia e della relativa esposizione internazionale dedicata al lavoro, a cura di Gio Ponti. A tale glorioso inizio sono seguiti anni di decadenza e incuria che hanno portato all’abbandono dei 47.000 metri quadrati della struttura. In un periodo di transizione dello stabile, tra un importante incendio avvenuto nell’agosto 2015 e l’imminente trasformazione in centro commerciale di lusso, l’artista ha scelto di frequentare il Palazzo attraverso una molteplicità di approcci. Marzia Migliora ha dato corpo e parola al Palazzo, trasformandolo in un testimone privilegiato di un’epoca e lo ha collegato attraverso le singole opere realizzate a molte delle tematiche ricorrenti nella propria ricerca: la memoria come strumento di articolazione del presente o l’analisi dell’occupazione lavorativa come affermazione di partecipazione alla sfera sociale.
I tre piani della galleria ospitano esclusivamente nuove produzioni dell’artista, che ha concentrato per ogni livello un aspetto specifico della ricerca sul Palazzo. All’ingresso, l’installazione. L’ideazione di un sistema resistente è atto creativo introduce l’accezione più fisica della definizione di forza lavoro. La grande struttura di mattonelle in carbone pressato disegna infatti sul pavimento il modulo, in scala 1:1, del solaio a nervature isostatiche concepito da Nervi che intendeva così dare forma a ciò che avviene staticamente nella materia, attraverso la distribuzione delle linee di forza sulla superficie. Salendo al piano superiore troviamo una serie fotografica intitolata In the Country of Last Things che presenta cinque impressioni ottenute da dispositivi a foro stenopeico costruiti dall’artista assemblando frammenti vari delle vite passate del Palazzo e lasciate a impressionare per lungo tempo negli spazi dismessi. A fianco delle stampe e delle macchine stenopeiche una serie di monocromi neri ottenuti dalla lavorazione dei residui di combustione rimasti dopo il recente incendio e da altre polveri scure ottenute come scarto della lavorazione di metalli. Il gesto di impastarle in maniera pittorica ne dà una visualizzazione e rende tangibile la loro presenza nelle nostre vite: i cosiddetti composti organici volatili di origine antropica, dannosi per la salute, sono tanto impercettibili quanto onnipresenti nella nostra quotidianità, così dipendente dai derivati del petrolio e dalle loro infinite lavorazioni.Continue Reading..

17
Feb

Marzia Migliora. Forza Lavoro

La Galleria Lia Rumma è lieta di presentare la personale di Marzia Migliora “Forza Lavoro” con inaugurazione il 18 Febbraio 2016 alle ore 19 presso la sede di Milano.
Il progetto espositivo prende le mosse dalla storia del Palazzo del Lavoro di Torino, realizzato da Pier Luigi Nervi nel 1961 in occasione del primo centenario dell’Unità d’Italia e della relativa esposizione internazionale dedicata al lavoro, a cura di Gio Ponti. A tale glorioso inizio sono seguiti anni di decadenza e incuria che hanno portato all’abbandono dei 47.000 metri quadrati della struttura. In un periodo di transizione dello stabile, tra un importante incendio avvenuto nell’agosto 2015 e l’imminente trasformazione in centro commerciale di lusso, l’artista ha scelto di frequentare il Palazzo attraverso una molteplicità di approcci. Marzia Migliora ha dato corpo e parola al Palazzo, trasformandolo in un testimone privilegiato di un’epoca e lo ha collegato attraverso le singole opere realizzate a molte delle tematiche ricorrenti nella propria ricerca: la memoria come strumento di articolazione del presente o l’analisi dell’occupazione lavorativa come affermazione di partecipazione alla sfera sociale.
I tre piani della galleria ospitano esclusivamente nuove produzioni dell’artista, che ha concentrato per ogni livello un aspetto specifico della ricerca sul Palazzo. All’ingresso, l’installazione. L’ideazione di un sistema resistente è atto creativo introduce l’accezione più fisica della definizione di forza lavoro. La grande struttura di mattonelle in carbone pressato disegna infatti sul pavimento il modulo, in scala 1:1, del solaio a nervature isostatiche concepito da Nervi che intendeva così dare forma a ciò che avviene staticamente nella materia, attraverso la distribuzione delle linee di forza sulla superficie. Salendo al piano superiore troviamo una serie fotografica intitolata In the Country of Last Things che presenta cinque impressioni ottenute da dispositivi a foro stenopeico costruiti dall’artista assemblando frammenti vari delle vite passate del Palazzo e lasciate a impressionare per lungo tempo negli spazi dismessi. A fianco delle stampe e delle macchine stenopeiche una serie di monocromi neri ottenuti dalla lavorazione dei residui di combustione rimasti dopo il recente incendio e da altre polveri scure ottenute come scarto della lavorazione di metalli. Il gesto di impastarle in maniera pittorica ne dà una visualizzazione e rende tangibile la loro presenza nelle nostre vite: i cosiddetti composti organici volatili di origine antropica, dannosi per la salute, sono tanto impercettibili quanto onnipresenti nella nostra quotidianità, così dipendente dai derivati del petrolio e dalle loro infinite lavorazioni.Continue Reading..