Tag: MAAB Gallery

27
Nov

Bruno Munari. The game is on!

Bruno Munari (Milano 1907-1998) è stato uno dei protagonisti internazionali del rinnovamento della cultura visiva e materiale del XX Secolo. Il suo percorso artistico è poliedrico e seminale non solo nella varietà dei suoi riferimenti al mondo dell’arte e della cultura, ma perché è stato precocemente in grado di legare la scultura e l’industrial design, la pittura e il cinema, l’animazione e l’attività editoriale, la grafica e la didattica. Un costante rimando alla libertà creativa dell’infanzia e un uso sottile quanto spregiudicato dell’ironia ne fanno tutt’oggi una figura di riferimento per le giovani generazioni, oltre che per l’estensione del piano culturale che egli promosse comprendendo esperienze artistiche extra-europee come quelle dell’Estremo Oriente.

MAAB Gallery ripercorre la ricerca di Bruno Munari con una mostra, a cura di Gianluca Ranzi, che inquadra la sua sperimentazione a tutto tondo nel desiderio di opporsi a ogni forma grande e piccola di dogmatismo culturale, di rigidità mentale, di fondamentalismo intellettuale, di stanzialità. Con Munari invece l´arte contemporanea afferma un valore positivo: la coesistenza delle differenze, e l’artista diviene colui che si muove su crinali volutamente incerti, in una zona dai confini sovrapposti e spesso mutevoli. In mostra le tempere chiamate semplicemente Composizioni (realizzati dagli anni Cinquanta ai Settanta), che mentre ammiccano alle composizioni di forme e di colori fondamentali delle Avanguardie Storiche come De Stijl e il Suprematismo, di fatto ricalibrano pesi e temperature cromatiche, pieni e vuoti, sul filo di una delicata ironia e di una contrappuntistica musicale che ne fa emergere armonie e dissonanze. Il movimento, fisicamente presente già nelle sue opere tardo futuriste del 1930, diviene non solo una caratteristica cinetica dell’opera ma un vero e proprio metodo operativo. E’ così che il movimento delle Macchine Inutili rende aerea la scultura, moltiplicandone i punti di vista, ma allo stesso tempo sollecita nell’osservatore una visione mobile, permeata di cambiamento e di continua rimodulazione percettiva. Lo stesso avviene nei Negativi-Positivi degli anni Cinquanta o nella Curva di Peano: il fruitore è risvegliato nei sensi dal torpore di chi semplicemente assiste ed è libero di scegliere quale forma assumere come fondamentale. Come nella poesia anche nell’opera di Munari le pause e gli spazi vuoti contano alla pari degli spazi pieni, tanto che le ombre assumono uguale importanza della luce. Le Sculture da viaggio (dal 1958) si piegano e si ripongono in valigia, si rimontano in viaggio e cambiano il loro aspetto a seconda della persona che vi interagisce. Inafferrabile alle facili classificazioni i suoi Negativi-Positivi non sono sovrapponibili alle esperienze ottico-cinetiche, così come le sue Macchine inutili non hanno a che fare con i Mobile di Calder. L’ironia che Bruno Munari è riuscito a infondere in essi fonda un territorio nuovo e fertilissimo per cui Munari non ridicolizza mai, non ribalta una posizione a suo favore, ma entra dolcemente e con rispetto nell’orbita dell’altro e con calore e partecipazione vi inserisce una nuova prospettiva, rendendolo sempre più consapevole di se stesso.

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17
Mag

Calixto Ramirez. Cuatro pasos | Milano

MAAB Gallery è lieta di presentare Cuatro pasos | milano, prima personale milanese di Calixto Ramirez (Reynosa, 1980).
L’esposizione, realizzata appositamente per gli spazi di MAAB Gallery, costituisce la terza tappa del progetto Cuatro pasos, intrapreso nel 2016 con una mostra presso il Museo del Novecento di Castel Sant’Elmo a Napoli.
Il titolo della mostra allude a uno dei rituali fondamentali del lavoro di Ramirez, ossia le lunghe passeggiate volte all’esplorazione delle vie della città, alla scoperta di suoni, profumi ma anche di persone, architetture e storia locale. Per l’artista il legame tra l’opera d’arte e lo spazio che la accoglie è infatti imprescindibile.
Essendo giunto a Milano verso la fine del periodo di carnevale, Ramirez ha trovato la città ricoperta da coriandoli, che da lì a poco sono divenuti oggetto della sua indagine artistica.
Nelle serie Tra il dialogo e la resistenza, presentata presso la MAAB Gallery, il legame con la città si scorge nella rivisitazione della monumentalità meneghina, affrontata partendo da uno sguardo orientato verso il basso, la strada appunto, alla ricerca di nuove forma di bellezza. Nelle tredici fotografie in mostra, i coriandoli si mischiano agli eleganti mosaici delle architetture storiche oppure compaiono sulle grate e i chiusini delle vie cittadine, generando una nuova e discreta lettura del tessuto urbano. A chiudere la mostra il video Una giornata nuvolosa in cui i coriandoli, posati su una ragnatela quasi invisibile, resistendo alla forza del vento, si mantengono in vibrazione costante.

La mostra è accompagnata da un catalogo (italiano e inglese) con testo critico di Giuseppe Virelli.

Biografia
Calixto Ramírez Correa è nato il 24 marzo 1980 nella città di confine di Reynosa (Tamaulipas, Messico). Dal 2004 ha studiato arti visive alla Scuola Nazionale di Pittura, Scultura e Incisione Le Esmeralda, dove si è laureato nel 2008, ottenendo uno scambio con la Facolta di Arti dell’Università Nazionale della Colombia nel 2007. Nel 2009 ha studiato con il M° Jannis Kounellis. Ha tenuto mostre personali in Messico, Italia, Stati Uniti, Austria, Croazia e Francia. Ha partecipato a collettive in Messico – tra cui una mostra tenutati presso il Palacio de Bellas Artes –, in Argentina, Austria, Belgio, Canada, Colombia, Francia, Germania, Grecia, Olanda, Italia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti e Uruguay.

Calixto Ramirez. Cuatro pasos | Milano
INAUGURAZIONE: GIOVEDÌ 25 MAGGIO 2017 ORE 18
dal 26 maggio al 21 luglio 2017
dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 18 – sabato su appuntamento

MAAB Gallery
via Nerino 3
20123 Milano

19
Nov

Diamante Faraldo. Win back

MAAB Gallery è lieta di presentare, negli spazi di via Nerino 3 a Milano, la mostra personale di Diamante Faraldo, Win back.

L’analisi della storia e una riflessione profonda sull’evoluzione e sul concetto di Occidente, unite a un’indagine sul ruolo dell’artista, costituiscono il fil rouge della ricerca artistica condotta da Diamante Faraldo (Aversa, 1962).

Il ciclo dei lavori, presentati da MAAB Gallery, è ispirato alla figura di Orfeo, uno dei topos della cultura occidentale e rappresentazione dell’artista per antonomasia. Così come colui che, noncurante del divieto impostogli dagli Dei, mentre si trova sulla soglia degli inferi, si volta indietro verso l’amata Euridice, allo stesso modo l’artista volge il suo sguardo verso il passato, verso la nostra storia, ripercorrendola lentamente, in ogni sua sfumatura. Così, con le sue opere, Faraldo contrasta il bombardamento di immagini cui è sottoposta la società contemporanea. Per questo le sue sculture sono rese con materiale austeri, lavorati in modo da causare una perdita di percezione dei confini e i disegni sono miniaturizzati, obbligandoci a una visione ravvicinata e attenta.

Le sculture esposte, create appositamente per la mostra, sono realizzate prevalentemente in marmo con inserti di camera d’aria e, talvolta, bronzo, ebano e petrolio. Materiali aulici e antichi, simbolo di potere e classicità, messi a confronto, in un dialogo serrato, con le materie dell’oggi, assai più duttili e austere, frutto dell’era industriale. Completano il percorso espositivo alcuni disegni realizzati con la grafite e dotati, sul fronte, di una lente d’ingrandimento che ne stravolge la visione.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese), con testi di Arianna Baldoni, Jacqueline Ceresoli, Angel Moya Garcia, Rosella Ghezzi e Gianluca Ranzi.

MAAB Gallery
via Nerino 3, 20123 Milano
Tel. +39 02 89281179
gloria@artemaab.com

Opening: giovedì 15 dicembre 2016 ore 18
Dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 18
Sabato su appuntamento

Image: Diamante Faraldo, Inscape, 2016, marmo bianco di Thassos e camera d’aria, 2 x cm 72 x 54 x 7

18
Set

Roberto Almagno. Tracce

MAAB Gallery è lieta di presentare, nei rinnovati spazi di via Nerino 3 a Milano, la mostra personale di Roberto Almagno, Tracce, a cura di Marco Meneguzzo.

La mostra verrà inaugurata giovedì 29 settembre e sarà aperta al pubblico fino al 18 novembre 2016.

Una significativa selezione di sculture, tra cui Memoria (1997-2000), introdurrà il visitatore nell’incantato universo creativo di Almagno. A partire degli anni ’80, dopo un breve periodo di sperimentazioni e indagini sulla materia, Roberto Almagno (Aquino 1954) abbandona l’uso dell’argilla, del ferro e della roccia, eleggendo il legno quale unico materiale delle sue sculture. Rami, caduti e dispersi nei boschi che sorgono attorno a Roma, raccolti e lavorati lentamente; il legno dapprima dirozzato con delle raspe, viene lavorato con acqua e fuoco e gradualmente plasmato e modellato fino a raggiungere la curvatura e la perfezione formale desiderata. Gli elementi lignei, sottili e flessi, coperti da una velatura scura che assorbe la luce in maniera omogenea, sono infine assemblati tra loro in equilibri precari, apparentemente impossibili, che sfidano le leggi di gravità. Creazioni atemporali e pure, che richiamano la semplicità classica, e che appaiono, come afferma l’artista stesso, come “anime vaganti sulle quali non pesa alcuna ombra”.
L’esposizione è arricchita da una serie di lavori su carta appartenenti alla serie intitolata Ombre (2000-2005). Seppur liberato dal ruolo complementare di bozzetto, il disegno appare in stretta connessione con l’indagine plastica condotta da Almagno; la superficie della carta accoglie tracce di materia, quali la cenere e la fuliggine, confricata manualmente dall’artista e, in questo modo, parzialmente assorbita dal supporto.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano e inglese con testo critico di Marco Meneguzzo.Continue Reading..

30
Mar

Jorge Eleison. Bridging the gap

A cura di Davide Sarchioni

Opening: giovedì 31 marzo 2016 ore 18

Dal 1° aprile al 13 maggio 2016

Dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 18

Sabato su appuntamento

MAAB Gallery. Michael Biasi, via Nerino 3, 20123 Milano

MAAB Gallery di Milano è lieta di presentare “Bridging the gap” la mostra dedicata a Jorge Eduardo Eielson (Lima 1924 – Milano 2006), quale omaggio a uno dei più grandi artisti peruviani contemporanei, visionario e poliedrico, che è riuscito ad abbracciare i linguaggi e gli strumenti delle arti visive e della letteratura, spaziando dalla performance all’assemblage, dall’installazione alla fotografia, al cinema, per esprimere la molteplicità del mondo.

Il progetto espositivo è incentrato sull’immagine e il significato dei celebri “nodi” che egli introduce progressivamente nei suoi lavori a partire dal 1963,  attraverso i quali approda a una vera e propria sintesi culturale, plastica, magica e simbolica. I nodi di Eielson, derivati da una personalissima elaborazione dell’antico linguaggio incaico dei “quipus”, costituiscono il punto di congiunzione fra la contemporaneità e il passato storico-artistico e antropologico precolombiano, diventando l’imprescindibile fondamento costitutivo del proprio sistema espressivo, quale nucleo estetico e semantico di un codice linguistico nuovo ed estremamente attuale. Essi sono il risultato di una torsione, del piegarsi della tela su se stessa, di una  tensione fisica che è prodotta da un gesto esistenziale, dando luogo ad un complesso insieme di significati e di simbologie. In ogni lavoro il “nodo” è formulato attraverso molteplici e sorprendenti variazioni che esercitano  altrettante tensioni per descrivere possibili traiettorie e creare spazi dinamici ed estroflessioni, ora acquietati nella calma del monoscromo, ora più complicati e perturbati da una successione di annodamenti, con fasci di tessuti attorcigliati, che producono interessanti e vivaci giochi plastici e cromatici. Il “nodo”, l’antico segno quechua, diventa così epicentro di energie e qualità differenti, struttura archetipica capace di suscitare forme spaziali in cui elementi diversi sono legati in un processo in continua evoluzione per congiungere gli opposti e colmare le distanze tra ambiti apparentemente inconciliabili, tra ricerca materiale e quella metafisica, ovvero tra la componente oggettuale e concreta del suo lavoro, che occupa lo spazio della superficie della tela, e quella mentale, metaforica e filosofica. In mostra una scelta di lavori diversi per tipologia, forme e dimensioni, fra i quali “Camicia” del 1963, alcuni “Quipus” monocromi e colorati degli anni ’60 / ’70, gli annodamenti della serie “Amazzonia” del 1978-79, fino al grande “Disco Terrestre” del 1989.

Sarà disponibile una pubblicazione con testo Italiano / Inglese di Davide Sarchioni.Continue Reading..