La Triennale di Milano presenta la prima personale del duo di artisti belgi Jos de Gruyter & Harald Thys in un’istituzione italiana.
ELEGANTIA è la prima personale del duo di artisti belgi Jos de Gruyter & Harald Thys in un’istituzione italiana. Concepita come la costruzione di un ambiente preciso in dialogo rigoroso con le sale del Palazzo dell’Arte, ELEGANTIA è stata immaginata come una messa in scena dell’idea stessa di “mostra”, riflesso mentale e miraggio artificiale di un allestimento. Indirettamente ispirata dalla ricca, complessa e ipertrofica storia di produzione e presentazione che caratterizza la Triennale e il suo Palazzo, la mostra è la caricatura di un’architettura, l’immagine di un’esposizione sulle “belle arti”, che si rivela – dopo pochi attimi di straniamento – come un catalogo ambiguo di orrori e solo apparenti normalità.
In trent’anni di lavoro insieme – dal loro primo incontro al Sint Lucas University College of Arts and Design di Bruxelles nel 1987 – Jos de Gruyter & Harald Thys hanno dato forma a un corpus di opere eterogeneo e complesso che muove dalla produzione video per abbracciare poi il disegno e la scultura, l’installazione, il suono e la performance.
Sedotti e terrorizzati dalle regole meccaniche della società – psicologia della dominazione e dell’umiliazione – e dal dramma crudo della quotidianità, gli artisti danno vita a mondi paralleli attraverso la compilazione ossessiva di cataloghi e liste: persone, oggetti, macchine, animali, pezzi di architetture e angoli di città. Figure e personaggi della paura e dell’innocenza, della depravazione e della leggerezza sono presentati sulla scena senza gerarchia, giudizio morale o interpretazione sociale. Piatti e immobili, bidimensionali e stereotipati, sono abitanti di uno spazio ideale e distopico, testimoni muti e inermi del nostro mondo.
L’architettura della mostra – dispositivo spaziale e ottico per dare forma alla relazione ambigua tra soggetto e oggetto – è allestimento e esso stesso opera: un’enfilade di archi in falsa prospettiva – quasi ironicamente enfatizzata per proporzioni – è infatti l’immagine manifesto di un monumento che ostenta se stesso per poi rivelarsi piatto e tragi-comicamente inutile.
Una serie di teste – in gesso e pittura, concepite appositamente per Triennale di Milano – si allinea lungo l’enfilade di stanze e quinte disegnate: in apparenza teste classiche, in verità quasi campioni microcefali di civiltà indigene – pupille dilatate, attonite e spaventate di fronte alla realtà. Le poderose sculture bianche che abitano la mostra non sono corpi in marmo dalle forme auree, ma pesanti figure metalliche bidimensionali (White Elements, 2012-2016) dai volti perturbanti. Una sequenza di ritratti (Les Enigmes de Saarlouis, 2013); un gruppo di sculture in terra cruda (Der Schlamm von Braanst, 2008) provenienti da un disumano e inquietante laboratorio di ceramica; piccoli esperimenti sulla forma umana (White Elements, prototipos, 2016); una lunga serie di acquarelli dai soggetti ambigui (Fine Arts, 2015) e infine un’alta fontana da interni dalle fattezze umane e meccaniche (De Drie Wijsneuzen, 2013) completano il corpo di una mostra enigmaticamente classica e sottilmente rivelatrice.
Tra le forme romane e industriali del Palazzo dell’Arte, De Gruyter & Thys propongono con ELEGANTIA un esperimento sofisticato sull’idea stessa di “display”, e sul suo fallimento: modello possibile di una mostra senza autore, bidimensionale e deformata come lo spazio della nostra mente.Continue Reading..