Tag: Gina Pane

16
Mag

Gina Pane. Action Psyché

“If I open my ‘body’ so that you can see your blood therein, it is for the love of you: the Other.” 
– Gina PANE, 1973

Gina Pane was instrumental to the development of the international Body Art movement, establishing a unique and corporeal language marked by ritual, symbolism and catharsis. The body, most often the artist’s own physical form, remained at the heart of her artistic practice as a tool of expression and communication until her death in 1990. Coming from the archives of the Galerie Rodolphe Stadler, the Parisian gallery of Pane who were themselves revolutionary in their presentation of avant-garde performance art, her exhibition at Richard Saltoun Gallery celebrates the artist’s pioneering career with a focus on the actions for which she is best known. It provides the most comprehensive display of the artist’s work in London since the Tate’s presentation in 2002.
Exploring universal themes such as love, pain, death, spirituality and the metaphorical power of art, Pane sought to reveal and transform the way we have been taught to experience our body in relation to the self and others. She defined the body as “a place of the pain and suffering, of cunning and hope, of despair and illusion.” Her actions strived to reconnect the forces of the subconscious with the collective memory of the human psyche, and the sacred or spiritual. In these highly choreographed events, Pane subjected herself to intense physical and mental trials, which ranged from desperately seeking to drink from a glass of milk whilst tied, breaking the glass and lapping at the shards with her mouth (Action Transfert, 1973); piercing her arm with a neat line of rose thorns (Action Sentimentale, 1973); to methodically cutting her eyelids and stomach with razor blades (Action Psyché, 1974);and boxing with herself in front of a mirror (Action Il Caso no. 2 sul ring, 1976) – all performed silently in front of gathered audiences. She interpreted the sacrifice and aestheticised risk of such actions as an expression of love for the ‘other’.
Actions were photographed by Francoise Masson, to whom Pane provided detailed diagrams and sketches to indicate the intense moments she wished to be captured on camera. By creating such pre-determined scenarios, which she referred to as constat d’action [event proof], Pane elevated the status of the photographic object beyond mere documentation. With the resulting constat, one can examine the undulating rhythm of images and the subtle shifts in narrative but also Pane’s long-lasting desire to ignite within us a curiosity as to the meaning of our existence.
At the heart of the exhibition is Pane’s 1974 work, Action Psyché, perhaps the most visionary and intense of all of her actions. The consant presented here is considered to be the most definitive manifestation of the work in terms of both its size and scale, incorporating 25 unique colour photographs, preparatory drawings and ephemera preserved in a metal case. Further highlights include Pane’s landscape actions, which reference her earlier career as a painter of colourful, hard-edge abstractions that eventually morphed into outdoor sculptures. From the late 1960s Pane began documenting her activities in natural settings, which generally involved gestures to mark and imprint the land with her body, stones or blocks of wood. Pane combined the images into storyboard-like montages that charted temporal progress but also more importantly implied the presence (and absence) of the human hand. Whilst formally quite simple, the works incorporate sophisticated elements of scale, space and repetition.

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24
Ott

Gina Pane – Silvia Giambrone. L’azione espansa

GINA PANE – SILVIA GIAMBRONE
L’azione espansa
a cura di Carlo Sala

La galleria CreArte Studio presenta Gina Pane – Silvia Giambrone. L’azione espansa, a cura di Carlo Sala, che mette in dialogo i lavori di Gina Pane, una delle più importanti performer del Novecento, con l’opera di Silvia Giambrone, artista emergente internazionale recentemente selezionata da Cristiana Collu della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma per il Level 0.

La mostra, che inaugura sabato 29 ottobre, è una riflessione attorno ai temi del corpo nell’arte e nella società, della femminilità, dei rapporti familiari, delle forme sociali di controllo e di sviluppo della soggettività – già emersi con vigore all’interno delle pratiche artistiche degli anni Settanta, e che oggi possono assumere nuovi significati ed essere trattati attraverso rinnovate modalità espressive. Proprio le fotografie tratte da alcune delle più importanti performance di Gina Pane saranno accostate alle recenti installazioni di Silvia Giambrone così da destare un gioco di rimandi, assonanze e dialoghi.
Di Gina Pane saranno esposti alcuni dei più celebri lavori della stagione della body art come Action Je (1972), Transfert (1973) e Action mélanconique (1974) e la celebre Azione sentimentale (1973). Il dialogo tematico e mediale, che si innesca tra le due autrici, parte però da un differente uso del corpo: se per Gina Pane esso è il veicolo principale della sua espressione, tanto da originare curatissime azioni di carattere simbolico ed emotivo, per Silvia Giambrone non sempre il corpo è messo in scena direttamente per cui il concetto stesso di “azione” si espande verso forme oggettuali che ne evocano lo svolgimento, ne sono una diretta derivazione o ricoprono un valore complementare per sviluppare una specifica riflessione.
Sarà esposta una ricca selezione di opere di quest’ultima che partono dalla sua performance Teatro anatomico (2012), dove l’artista si cuce direttamente sulla pelle un colletto ricamato, elemento per lei carico di ambiguità in quanto simbolo di un antico sapere artigianale, ma anche di un’adesione inconsapevole della donna ad una cultura di genere. Il video di questa performance entra così in dialogo con due dei più celebri lavori di Gina Pane: Action mélanconique e Azione sentimentale. In entrambi la Pane usa il suo corpo come veicolo espressivo, compiendo delle azioni in cui esso viene sottoposto al dolore. Nella sentimentale si parla della condizione della donna, del suo rapporto con la madre, degli stereotipi affettivi in cui talvolta si è intrappolati. Le immagini di grande pathos emotivo mostrano Gina Pane conficcarsi delle spine di rosa nel braccio e provocarsi dei tagli; il suo corpo diviene così vera materia creativa “aperta” verso gli altri.
Altre opere delle due autrici ruotano invece attorno al tema della dimensione privata: in Action Je la Pane è posta fuori dalla finestra di un appartamento e funge da veicolo per trasmettere al pubblico nella piazza sottostante le sensazioni, le emozioni e gli accadimenti della famiglia che sta osservando. Una riflessione sul privato pervade anche le opere Eroina (2012), Collars (2012) e Senza titolo – Wallpaper (2016) della Giambrone, dove il luogo domestico è visto come uno spazio in cui si forma la soggettività del singolo, ma anche dove quest’ultima può essere limitata. L’assunto appare evidente anche nell’installazione fotografica Vertigo (2015), dove una serie di oggetti di uso quotidiano, posti tra loro in dialogo, evocano sottilmente i conflitti personali.

La relazione che si crea tra le opere delle due autrici proviene dall’indagine sul tema centrale del corpo, inteso sia come medium espressivo che come soggetto capace di formulare delle riflessioni sul rapporto tra individuo e società.

CreArte Studio – Palazzo Porcia
Piazza Castello n°1, Oderzo (TV)
Inaugurazione: sabato 29 ottobre, ore 18.00
da sabato 30 ottobre a domenica 18 dicembre 2016
Orari: giovedì -sabato: 16.00 – 19.30;
domenica 9.30 – 12.30 e 16.00 – 21.30.

Catalogo in galleria
www.crearte-studio.it
info@crearte-studio.it
tel. +39 333.7474335

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11
Apr

La sfida di Aracne – Riflessioni sul femminile dagli anni ’70 a oggi

La sfida di Aracne – Riflessioni sul femminile dagli anni ’70 a oggi
a cura di Angela Madesani
NUOVA GALLERIA MORONE, Via Nerino 3, Milano
31 marzo | 13 maggio 2016
Inaugurazione: 31 marzo, ore 18
Orari: martedì – sabato, ore 11 – 19

Artisti: Mariella Bettineschi, Louise Bourgeois, Silvia Celeste Calcagno, Daniela Comani, Bruna Esposito, Inés Fontenla, Nan Goldin, Meri Gorni, Rebecca Horn, Julia Krahn, Maria Lai, Chiara Lecca, Annette Messager, Shirin Neshat, Gina Pane, Cindy Sherman, Chiharu Shiota, Fausta Squatriti

Nuova Galleria Morone presenta La sfida di Aracne Riflessioni sul femminile dagli anni ’70 a oggi, curata da Angela Madesani. Da sempre, le donne sono state considerate le fedeli rappresentanti della Terra, nostra Madre Natura e origine feconda. Intuitivamente percepiamo questa analogia come vera, come qualcosa che incarna una realtà evidente e ci parla direttamente dell’Essenza del Femminile… Un’esposizione complessa, che indaga i diversi linguaggi della contemporaneità artistica attraverso il lavoro di 18 artiste. La rassegna, che prende in esame oltre quarant’anni di storia dell’arte, non deve essere intesa come una collettiva con i lavori di sole donne, ma come una riflessione sul lavoro di artiste che hanno indagato approfonditamente il tema in oggetto. Dai lavori di Body Art di Gina Pane a Louise Bourgeois, che ha fatto, nel corso degli anni, di questo tema il fulcro della sua ricerca. In mostra saranno i lavori di alcune delle più importanti protagoniste dell’arte internazionale da Annette Messager a Rebecca Horn, da Cindy Sherman, Shirin Neshat, Nan Goldin a Bruna Esposito, che ha vinto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 1999. Una particolare attenzione sarà riservata a Maria Lai, una delle più intense artiste italiane della seconda parte del XX secolo, rappresentata dalla galleria, come pure Daniela Comani, che da oltre venticinque anni vive e lavora a Berlino e che si occupa di tematiche legate alla cultura di genere. Sono presenti opere di artiste di diverse generazioni, che hanno posto la loro attenzione su questo tema da Fausta Squatriti a Mariella Bettineschi ( con l’opera La vestizione dell’angelo del 1996), all’argentina Inès Fontenla, a Meri Gorni, il cui lavoro si pone a cavallo fra arte figurativa e letteratura, alle più giovani Chiara Lecca,Chiharu Shiota, Julia Krahn e Silvia Celeste Calcagno, vincitrice del Premio Faenza nel 2015. Il progetto deve essere inteso come dialogo tra i vari linguaggi espressivi della contemporaneità. Il titolo della mostra presenta un chiaro riferimento di natura mitologica, ad Aracne, abile tessitrice e ricamatrice che, conscia della sua bravura, ebbe l’ardire di sfidare la dea Atena in una pubblica gara. Un’ambiziosa e vittoriosa sfida, simile a quella proposta dalle artiste del mondo occidentale dal dopoguerra in poi, desiderose di conquistarsi un loro ruolo, ben al di là dei coercitivi limiti a loro attribuiti dalla società e dal mondo dell’arte sino a quel momento.

NUOVA GALLERIA MORONE
via Nerino n°3, 20123
Milano – Italy
T. 02 72001994
F. 02 72002163
info@nuovagalleriamorone.com

Reportage by amaliadilanno

 

24
Dic

GESTURES – Women in action

A Merano Arte
dal 6 febbraio al 10 aprile 2016
La mostra
GESTURES – Women in action

Conferenza stampa: venerdì 5 febbraio 2016, ore 11.00
Inaugurazione: venerdì 5 febbraio 2016, ore 19.00

A cura di: Valerio Dehò

La mostra “GESTURES – Women in action”, in programma dal 6 febbraio al 10 Aprile 2016 a Merano Arte, presenta 40 opere – fotografie, video, oggetti e collage – che ripercorrono le espressioni più significative della Body Art femminile dagli anni Sessanta ad oggi. Sono lavori che esplorano il tema del corpo femminile impiegato come mezzo espressivo primario per veicolare un pensiero di protesta e sovvertimento dei valori costituiti, realizzati dalle più importanti esponenti della Body e Performance Art attive già dagli anni Sessanta e Settanta, quali Yoko Ono, Marina Abramovic, Valie Export, Yayoi Kusama, Ana Mendieta, Gina Pane, Carolee Schneemann, Charlotte Moorman, Orlan, alle esperienze più recenti di artiste quali Sophie Calle, Jeanne Dunning, Regina José Galindo, Shirin Neshat, Silvia Camporesi e Odinea Pamici.

Di natura volutamente effimera e legate al qui ed ora dell’accadimento, oltre che svolte in epoche e contesti socio-culturali specifici, molte delle creazioni di queste artiste hanno natura essenzialmente concettuale e sono arrivate a noi attraverso riproduzioni in forma fotografica o filmica oppure attraverso la conservazione di oggetti impiegati in occasione delle azioni. La mostra testimonia un percorso artistico tortuoso, attraverso il quale le donne protagoniste del movimento della Body Art, hanno mutato profondamente il corso dell’arte contemporanea.
L’abolizione dei confini tra teatro, spettacolo, comunicazione e arte, è stata importante per palesare vari aspetti che riguardavano la condizione della donna nel mondo. Con la Body Art le donne si sono affermate come grandi protagoniste di questa rivoluzione culturale e la loro presenza nell’arte è diventata fondamentale, manifestandosi in molti paesi come scelta politica per la parità di genere proprio negli anni cruciali del movimento femminista. Le loro opere hanno sviluppato un approccio che intendeva abolire la distanza tra artista e pubblico, facendo dell’arte un fondamento della comunicazione sociale, uno specchio e un laboratorio dei cambiamenti in atto. Il pubblico non era più considerato uno spettatore passivo, ma parte integrante dell’opera stessa.
L’esposizione si sviluppa in senso cronologico, fatta eccezione per l’androne del museo e la piattaforma dalla quale si ha accesso alle sale, dove è esposto il violoncello dell’artista e musicista americana Charlotte Moorman e il video che mostra la performance in cui l’artista ha impiegato tale strumento. Sulla grande parete che dal piano terra accompagna i tre piani espositivi, campeggia una grande fotografia di Marina Abramovic.Continue Reading..