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01
Giu

Kienholz: Five Car Stud

19 Mag – 31 Dic 2016
L’esposizione “Kienholz: Five Car Stud”, a cura di Germano Celant, riunisce una selezione di opere realizzate da Edward Kienholz e Nancy Reddin Kienholz, tra le quali la storica installazione che dà il titolo alla mostra.

Five Car Stud è stata creata da Edward Kienholz tra il 1969 e il 1972 ed è stata esposta per la prima volta a documenta 5 a Kassel, curata da Harald Szeemann. L’opera, che riproduce in dimensioni reali una scena di violenza razziale, è considerata una delle più significative dell’artista americano. Nonostante il clamore e l’attenzione della critica suscitati fin dalla sua prima esposizione, Five Car Stud è rimasta non visibile nel deposito di un collezionista giapponese per quasi quarant’anni. Solo tra il 2011 e il 2012, dopo il suo restauro, è stata ripresentata al pubblico del Los Angeles County Museum of Art e del Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca. Ora parte della Collezione Prada, riappare per la prima volta in Italia in questa mostra. Five Car Stud diventa il nucleo centrale di un percorso espositivo che transitando dalla galleria Sud al Deposito e in uno spazio esterno presenta 25 opere, tra lavori scultorei, assemblage e tableau, realizzati dai Kienholz dal 1959 al 1994, nonché materiali di documentazione sulla storia e il processo di creazione di Five Car Stud.

Five Car Stud catapulta lo spettatore in una situazione da incubo, lo immerge in una dimensione, rimossa o dimenticata, di estrema violenza. A più di quarant’anni di distanza dalla sua creazione restano intatte, infatti, la sua forza espressiva, la sua potente carica simbolica e la lucidità dell’atto di accusa contro la persecuzione razziale.

In mostra sono presentati tableaux, assemblage e sculture di Ed e Nancy Kienholz, tra i quali il rilievo in legno ‘Ore the Ramparts We Watched, Fascinated (1959), ispirato alla corsa allo spazio tra americani e russi, assemblaggi che inglobano o simulano monitor, come The Death Watch (1976), Bout Round Eleven (1982) e The Twilight Home (1983); The Caddy Court (1986-87), una rappresentazione grottesca e funerea dei giudici della Suprema Corte americana; The Merry-Go-World or Begat by Chance and The Wonder Horse Trigger (1991–1994), un colorato carosello che nasconde un’empatica rappresentazione del casuale determinismo della nascita; The Bronze Pinball Machine with Woman Affixed Also (1980) in cui il corpo femminile è ridotto a un oggetto di puro intrattenimento sessuale; Jody, Jody, Jody (1993-94), un tableau ispirato a un fatto di cronaca di abuso sui minori e uno degli ultimi lavori realizzati dai Kienholz, 76 J.C.s Led the Big Charade (1993–1994), un’installazione che trasforma in crocifissi parti di giocattoli, come bambole e carretti, e diverse rappresentazioni storiche e culturali di Cristo, prendendo di mira la religione nella sua forma istituzionalizzata e priva di spiritualità.Continue Reading..

20
Ott

Gianni Piacentino

Fondazione Prada will present an anthological exhibition devoted to Gianni Piacentino (Turin, 1945), curated by Germano Celant.
The exhibit, hosted on the two levels of the Podium, comprises more than 100 artworks and retraces the career of the artist in anti-chronological order, starting from his most recent works from 2015 to those dating back to 1965.

Piacentino’s research has begun in an artistic and cultural background characterized by an increasing detachment from the subjective dimension which had animated Action Painting and Informalism, as well as by the development of a new visual language mixing the attention to pop and consumeristic imagery and the appreciation for both geometrical and primary forms.
The work of Piacentino did not embrace either of the dominant tendencies of those times – Pop art and Minimal art – but, according to the original reading of his work provided in this exhibition, operated an osmosis between the two. In order to research the ground where these two currents converge, Piacentino has turned to the world of velocity and transportation including cars, motorcycles and planes, all products of pop culture which, despite not belonging to the realm of pure art, are expressions of industrial aesthetics.

The artist approaches the aerodynamic fantasies of many Californian artists: from Billy Al Bengston to Craig Kauffman, from John Mc Cracken to John Goode. As Germano Celant explains: “This is the historic climate in which Piacentino’s contributions are rooted – between art and design, craftsmanship and manufacturing, the useful and the useless, singularity and seriality, the alterity and singularity of his work lie in the dialectic between these two polarities. Since 1965 his sculptures have achieved results transcending the functional object, even though, from tables to portals, it remains recognizable as a possible industrial entity featuring decorative elements, as derived by a background culture rich with applied sciences, artisan expertise, mechanical precision and engineering processes”. His first monochromatic objects, for instance, seem to belong to the research field of primary forms. They are in fact items such as tables and portals which are not functional to daily life, but instrumental in presenting a new visual and plastic configuration.

Through the presentation of his vehicles in the 1970’s and 1980’s, carrying cultural and aesthetic symbols, and the further production of decorated bars and canvases inspired by the world of aeronautics, from Combine Paintings to the metallic structures of the more recent Cantilevers, Piacentino has revealed his attraction to constructive disciplines entailing elegance and perfection as well as a preference for the absolute control of the physical and chromatic properties of materials. Throughout his career, the artist has led his own creative process following all the different phases implied in a given industrial production scheme, as happens in the realm of design. As Germano Celant states, his artistic path represents “an absolute escape from the imperfection, instantaneity and randomness of making art, in order to access a universe of perfection, calculation and concentration that can compete with a motor or flight vehicle, on both sublime and absolute levels”.

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08
Apr

Arts & Foods. Rituali dal 1851

Si mette a fuoco la pluralita’ di linguaggi che dal 1851, anno della prima Expo a Londra, fino ad oggi ha ruotato intorno al cibo e alla convivialita’. Una panoramica mondiale sugli intrecci estetici e progettuali che hanno riguardato i riti del nutrirsi e una mostra internazionale che attraversa tutti i livelli di espressivita’ e creativita’ sul tema.

a cura di Germano Celant

Allestita negli spazi interni ed esterni della Triennale – 7.000 metri quadrati circa tra edificio e giardino – “Arts & Foods” metterà a fuoco la pluralità di linguaggi visuali e plastici, oggettuali e ambientali che dal 1851, anno della prima Expo a Londra, fino ad oggi hanno ruotato intorno al cibo, alla nutrizione e al convivio. Una panoramica mondiale sugli intrecci estetici e progettuali che hanno riguardato i riti del nutrirsi e una mostra internazionale che farà ricorso a differenti media così da offrire un attraversamento temporale, dallo storico al contemporaneo, di tutti i livelli di espressività, creatività e comunicazione espressi in tutte le aree culturali.Continue Reading..