Tag: Galleria Marcolini

02
Feb

DPI – Darkness Per Inch. Mustafa Sabbagh e Milena Altini

DPI – Darkness Per Inch
doppia personale di Mustafa Sabbagh e Milena Altini
dal 6 febbraio al 19 marzo 2016
Galleria Marcolini – Forlì

Il titolo accenna al monopolio cromatico del Nero nel lavoro presentato dai due artisti in Galleria Marcolini, dal 6 febbraio al 19 marzo 2016.
Le fotografie dalla matericità pittorica di Mustafa Sabbagh hanno quasi tutte una composizione tradizionale dalle reminiscenze religiose; l’artista italo-giordano ritrae contemporanee Madonne con Bambino e Pietà i cui corpi sporchi, imbevuti spesso di un materico colore petrolio, pulsano anche nell’immobilità delle loro pose.
Una donna bionda, di cui conosciamo il nome – come Francis Bacon ci confessava l’identità di chi ritraeva all’interno delle camere d’albergo, così Sabbagh ci fa conoscere i nomi dei suoi modelli, quasi sempre esplicitandoli nei titoli dei files – maneggia lo strumento ginecologico di dilatazione vaginale come se fosse una pistola. Ci ricorda che corpo e battaglia spesso sono sinonimi, e di come dolore e sofferenze siano connaturati e acquisiti tramite una condizione di genere, sessuale.
Paesaggi sublimi e romantiche contemplazioni naturali si alternano a ritratti non solo dall’invadente potenza estetica, ma anche provocatori. Innocenza e consapevolezza. William Blake e Bill Henson.  Ugualmente innocenti, indipendenti da ogni giudizio, e parimenti consapevoli, avvolgendosi potentemente su loro stesse, le Waiting Souls di Milena Altini sono un gruppo scultoreo di anime perfette, collegate nella loro unità di forme e di fine. Lembi di pelle di vitello e di agnello, sacri o sacrificali a seconda della loro latitudine di provenienza, dal movimento di una spirale e tono di un’ascesa. La Altini, percorrendo i gradienti di nero del derma delle sue anime, ne onora una immensa composta da mille altre sue simili, sul solco di una cucitura e di una necessità contingente, ma ancora incomprensibile.  Attraverso il linguaggio che più le si confà: la scultura. Parlando la lingua che meglio conosce: quella della pelle. Sfiorando corde note ad ogni essere umano, ma soprattutto ad ogni donna: quelle dell’attesa. Berlinde de Bruyckere ed Eva Hesse.
Fil rouge tra i due artisti, oltre al riferimento cromatico, è ovviamente il corpo o – ricordando Malaparte – la pelle, corpo livido e materia evocativa, e – parafrasando Bulgakov – la carne, il cui odore che si sente da lontano toglie significato anche all’atto di imparare a leggere.

Galleria Marcolini
via Francesco Marcolini 25/A – 47121 Forlì
Orari: mercoledì e giovedì, dalle 16.30 alle 19.30
venerdì e sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30
visitabile anche su appuntamento
Info: +39 388 3711896 – info@galleriamarcolini.it

09
Mag

Silvia Camporesi. Norma – Studi su Boldini

L’artista espone una serie del 2009 ispirata a tre dipinti del pittore ferrarese: La cornice dorata del 1889 circa, Nudo di schiena approssimativamente del 1895 e La contessa de Leusse del 1889.

La Galleria Marcolini ospita Norma – Studi su Boldini, di Silvia Camporesi (Forlì, 73), una mostra di opere in buona parte inedite, in dialogo con Boldini. Lo spettacolo della modernità ai Musei San Domenico fino al 14 giugno 2015.
Norma è una rivisitazione fotografica dell’opera del pittore ferrarese, nata dalla volontà sinergica di artista e galleria di sviluppare un lavoro iconografico sulla pittura e sui disegni di Boldini.

Nella stanza quadrata della galleria, l’artista espone una serie del 2009 ispirata a tre dipinti del pittore ferrarese: La cornice dorata del 1889 circa, Nudo di schiena approssimativamente del 1895 e La contessa de Leusse del 1889. Camporesi interpreta le opere, drammatizzandone le cromie e i tratti pittorici; esalta i colori, il rosso dei muri, il rosa della pelle di Norma – la sua modella – ma anche il segno verticale e quasi tagliente del pennello boldiniano, creando nelle sue pareti riflessi più scuri, lunghi e stretti.

Il kimono, indossato da Norma, nome proprio da cui prende il titolo la personale, è un omaggio al Giappone ed è l’elemento di raccordo tra la stanza quadrata e il corridoio, dove assistiamo a una vera e propria celebrazione del Sol Levante. Nel trittico sulla parete sinistra, la scrittura giapponese è performance, rituale e metonimia culturale, mentre esempi di kirigami (kiru – tagliare, kami – carta), interventi su immagini di tessuti, volumizzano la nicchia vicino alla porta che apre sulla corte esterna. Questi, insieme alle fotografie colorate a mano sulla parete sinistra, sono tutti lavori inediti.Continue Reading..