Tag: Galleria Bianconi

13
Ott

Ugo La Pietra. Territori

In corso alla Galleria Bianconi di Milano la mostra “UGO LA PIETRA, TERRITORI”, seconda mostra personale che la galleria dedica a La Pietra nell’arco di un’anno e mezzo; più di 40  sono le opere esposte, realizzate dall’Artista tra il 1969 e il 2016.

In accordo con il concetto di Sinestesia delle arti, le tecniche che La Pietra utilizza e che sono qui rappresentate spaziano nei più diversi ambiti, dalla pittura su tela, al disegno, ai fotomontaggi e fotocollage, alle sculture in ceramica, talvolta anche combinate tra loro. Come scrive Giacinto di Pietrantonio nel testo critico del catalogo che accompagna la mostra, Ugo la Pietra “è un essere liquido che entra nei vari campi disciplinari con una libertà tale da prendere le forme di ciò che lo contiene, ma destabilizzandone le caratteristiche per proporne delle nuove. […]Si tratta di un continuo recupero e reinvenzione di tecniche e significati, a volte di riutilizzo e reimpiego alla ricerca di alternative dell’esistente per l’esistenza. In questo egli si serve della tecnica situazionista della dérive psicogeografica del corpo e delle immagini, o della progettazione spontanea che viene dal basso come nel caso degli orti urbani, microrealtà al di fuori dell’urbanizzazione cittadina.”

Tema fondante della mostra sono, come esplicitato dal titolo, i “Territori“ appunto, svolti ed esposti in questo contesto come in un percorso esplorativo che si snoda in differenti momenti ed ambiti: Centro/Periferia (1969/72), Tracce (1969), Pulizia Etnica (1988/89), Casa e giardino: la mia territorialità (2000), Itinerari (1990/2000), La città scorre ai miei piedi (2000), Rapporto Città / Campagna (2015/2016).

Da sempre l’ambiente, o meglio il rapporto fra individuo e luogo abitato, fra società e città, costituisce il fulcro della ricerca aristica di Ugo La Pietra, ciò che emerge evidente da questa mostra, come scrive Di Pietrantonio, “è l’osservazione critica di La Pietra, una critica militante e permanente dell’esistente, soprattutto di quell’abitare che provoca alienazione, distruzione, ingorgo, ignoranza. Come si evince dalle opere in mostra è interessante notare che ciò avviene con opere che vanno verso il centro. Va da se che il centro verso cui si va non è solo il centro cittadino, partendo dalla periferia, ma il centro poetico, il centro della soluzione verso il quale ogni poetica tende. Ciò avviene mediante opere-analisi che ci parlano di come i territori sono stati ridisegnati geograficamente ed esistenzialmente dalle guerre e dalla pulizia etnica, c’è addirittura chi ha scritto che le guerre sono progettualmente interessanti in quanto il loro distruggere, il loro fare tabula rasa permette poi di dover ricostruire, insomma offrono occasioni progettuali (sic!). Naturalmente non Ugo La Pietra le cui opere in proposito sono una critica alla guerra e ai suoi effetti alla sua deterritorializzazione, in quanto le guerre riscrivono i territori attraverso la morte, mentre bisognerebbe farlo con Ugo sempre con e per la vita.”

Completa il percorso espositivo la video-istallazione “Percorsi Urbani”, appositamente realizzata site-specific per il piano inferiore della Galleria da Lucio La Pietra. Ispirata al gioco del Pachinko e alla sua apparente “imprevedibilità”, l’opera riflette sul modo con cui noi abitiamo la città, come dice Lucio La Pietra in merito alla città: “noi pensiamo di poterla usare liberamente ma, in realtà, i nostri interventi su di essa, i nostri movimenti, i nostri itinerari, si limitano a poche e semplici scelte reiterate, delimitate da rigidi schemi. L’unico modo per poter muoversi liberamente e quindi possedere la città, prescindendo dagli schemi imposti, è farlo attraverso percorsi mentali e non fisici”.

La mostra prosegue alla Galleria Bianconi di Milano  fino al 28 ottobre 2017.Continue Reading..

25
Gen

Minus.log Untitled (line)

Giovedì 9 febbraio alle ore 18.00 inaugura alla Galleria Bianconi Untitled (line) a cura di Martina Lolli, prima personale milanese di Minus.log, collettivo nato nel 2013 dal sodalizio fra l’artista visiva Manuela Cappucci e Giustino Di Gregorio, artista audiovisivo attivo fin dagli anni ’90. Attraverso la sperimentazione e l’unione di diversi media e linguaggi, Minus.log si propone di realizzare ogni opera come parte di un ambiente sinestetico che accoglie il visitatore in un dialogo fra pittura, scultura, musica, video e proiezioni.

“Untitled (line)” il titolo della mostra, incentrata sui lavori più recenti, dà conto di come sia possibile concepire la stessa come un’unica grande installazione in cui affluiscono le opere della serie Cure (2015), Try Again (2016) e Faraway so close (2017). La linea indicata nel titolo non è solo l’elegante elemento figurativo da cui si genera la produzione di Minus.log, ma fa riferimento anche all’ideale che la sottintende: la ricerca della semplicità formale e concettuale attraverso la riduzione ai minimi termini della rappresentazione e degli stimoli audio-visivi.

Nell’universo artistico di Minus.log il tempo rallenta e accoglie momenti di pausa e di latenza in cui la ricerca del senso si inabissa nel profondo dell’essenza del fruitore. In questa temporalità soggettiva l’espressione diviene silenzio e, nel ripiegamento interno dei sensi, il brusio lascia spazio al rimosso, a ciò che solitamente è detto fra parentesi. La linea come atto più semplice e raffinato della forma, dunque, non è portatrice di conoscenza analitica, ma è margine percettivo che ha bisogno di attesa per essere esperito.

Nelle installazioni della serie Cure la linea prende corpo e diviene una soglia empatica che il gioco di luce ci invita a penetrare. Essa è il taglio tradotto dalle sovrapposizioni della garza e dalle lame di luce che vibrano sulla superficie della tela di Cure 02 e sulle sculture  di Cure 01, lembi che aprono al paziente lavorio sotterraneo della rimarginazione e della cura di una ferita.

Le forme che affiorano lentamente in superficie negli oli su tela della serie Try Again sono  in bilico fra figurazione e astrazione. Tracce di un’assenza resa visibile da velature e trasparenze, traducono la linea nei tagli perfetti del digitale attraverso frammenti (Skyline), ripetizioni (Loop. Visione simultanea), interruzioni (A-line) e cut-up (Cloud); allenano lo sguardo a una visualizzazione più profonda che è fatta di tentativi e di stati d’animo  (People). Nell’installazione omonima le linee si manifestano come interferenze che solcano l’invisibile campitura della proiezione; il loro manifestarsi imprevedibile ci invita alla scoperta di una singolare sincronia e di uno scarto che questa volta è dato dalla presenza del colore.

In Faraway so close la linea è il profilo lontano e vicino di una reminiscenza che si riavvolge su se stessa: in un tempo infinito il ricordo è questione di prospettiva; nello spazio infinito, si declina in forme sospese. I paesaggi di Faraway so close sono immagini che derivano dall’atto di cancellare e rendere limpido e che, nel loro stesso procedimento, conservano le sfumature della memoria e la definizione formale di un obiettivo.

La ricerca di Minus.log mutua il fascino e la raffinatezza dell’estetica digitale attraverso l’uso della tecnologia sostenuta dal “calore” e dal “colore”  dei supporti analogici. Il suo rigore formale si declina nella poesia del caso e dell’errore di un sistema non totalmente controllabile – tanto analogico quanto umano – che porta a risultati inaspettati e sorprendenti. In questo gioco degli equilibri il fruitore ha una grande importanza poiché è invitato a riconquistare la propria temporalità e a ricercare in essa un senso, non necessariamente condivisibile all’unanime, ma che assuma il valore di un’esperienza singolare.

La mostra è visibile fino al 4 marzo 2017 alla Galleria Bianconi di Milano, via Lecco 20.Continue Reading..

26
Mag

Reimondo. Cromofonetica

opening giovedì 26 maggio ore 18.00

mostra 26 maggio – 15 luglio 2016
catalogo con testo di Daniela Ferrari

progetto ideato da Renata Bianconi e Simone Frittelli

Dal 26 maggio al 15 luglio 2016 la Galleria Bianconi è lieta di presentare la mostra Cromofonetica, la nuova e inedita ricerca dell’artista Reimondo che rifonda il sistema del linguaggio, proponendone uno personale, privo di condizionamenti e libero di ripensare la forma e quindi l’arte.

Con Cromofonetica Reimondo ha risposto ad una propria urgenza personale: la necessità d’inventare una nuova lingua e linguaggio da quale ripartire, per “de-addestrarsi” alla cultura corrente e trovare un nuovo modo per dialogare più direttamente con se stessi e quindi liberarsi da precondizionamenti. Si tratta di un percorso di destrutturazione verso una ristrutturazione, per trovare un sistema linguistico vergine, fatto di segni-simboli che si basano sul significato, anche intuitivo, che l’uomo dà alle cose, tramite associazioni intime e iconiche. Ma che si accompagna anche a suoni che sono come mantra di ancestrale memoria, o piuttosto poesie visive che permettono la “visione con le orecchie”. E’ proprio da questa commistione di visivo e sonoro, che caratterizza altre esperienze dell’artista, che viene proposta una nuova riflessione sull’arte. Infatti, in occasione della mostra alla Galleria Bianconi, l’artista raggiunge un livello maturo di sperimentazione e produzione di pensiero attraverso il suo linguaggio, che, riparte proprio dalla riflessione sull’arte. Con la teoria del colore, che accoglie il visitatore (cromofonetica) immergendolo immediatamente nel sistema linguistico dell’artista, siamo di fronte ad un’intuitiva e coinvolgente esperienza di comprensione del suo percorso di indagine. Seguono poi le istallazioni ambientali (morphing e cromo-morfo-fonetica) che, cercando di rintracciare nuove forme dell’arte, uniscono colore e suono nello spazio, offrendosi come unica esperienza sinestetica e interattiva, presentando grandi lavori su carta di apparente leggerezza e di attraente giocosità, che nascondono complessi sistemi tecnologici di riproduzione del suono, orchestrati da una rigorosa regia.
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25
Mar

UGO LA PIETRA. Cinque verdi urbani

04 aprile 2016 – 04 maggio 2016
Brunch: domenica 10 aprile 2016, ore 11.00 – 15.00
Galleria Bianconi, Via Lecco 20 – 20124 Milano

PROROGATA fino al 13 maggio 2016

In occasione di Miart 2016, lunedì 4 aprile la Galleria Bianconi inaugura la mostra personale di UGO LA PIETRA dal titolo Cinque verdi urbani. Articolata in un ricco repertorio di dipinti, disegni, fotomontaggi e sculture in ceramica, l’esposizione è una sorta di summa summarum sul tema del verde urbano, domestico ed extraurbano che l’autore ha sviluppato dal 1980 al 2016.
Fin dai primi anni Ottanta, Ugo La Pietra ha concentrato una buona parte del suo lavoro di ricerca nel tentativo di coniugare la concettualità – che aveva contraddistinto il suo percorso nel ventennio Sessanta/Settanta – con la crescita di un sempre maggiore sviluppo della spettacolarità. Negli ultimi trent’anni il suo approccio tecno-poetico è infatti caratterizzato da queste due categorie che prendono a modello il “giardino del Settecento”, a volte in modo diretto ma più spesso come riferimento ideale, in quanto «luogo per una piacevole sosta (spettacolarità) e per la contemplazione (concettualità)».
Tenendo fede al suo impegno di operare al di fuori della logica dei sistemi prestabiliti, nel 1985 Ugo La Pietra è arrivato a concepire Il giardino delle delizie, proposizione che si confronta oggi con un’interpretazione critica e radicale del verde urbano presente nelle nostre città. Per esempio, il suo Bosco in città si pone come valida alternativa al “giardino verticale”, mentre gli Orti urbani sono un invito a coltivare i tanti spazi disponibili nei centri abitati; anche nei suoi Erbari e nei Transgenici affiora la volontà di trovare soluzioni progettuali imprevedibili ma sempre plausibili nei confronti del paesaggio metropolitano.
I cinque verdi urbani individuati dall’autore corrispondono alle serie Colti dal mio giardino (verde numero uno), Erbario: libri aperti (verde numero due), Orti urbani / bosco in città (verde numero tre), Il giardino delle delizie (verde numero quattro), Transgenici (verde numero cinque). Ogni serie corrisponde ad altrettante esplorazioni/riflessioni sul verde con cui l’autore intende tracciare una geografia di luoghi da lui stesso osservati e descritti con proverbiale eleganza e ironia. Si tratta di realtà fisiche riproposte attraverso segni e sperimentazioni che superano la ricerca della dimensione puramente estetica per denunciare una società che dovrebbe imparare ad abitare con il verde.

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25
Nov

Non esistono oggetti brutti

«NON ESISTONO OGGETTI BRUTTI»
un progetto indisciplinato di
Thanos Zakopoulos e Alberto Zanchetta

26 novembre 2015 – 09 gennaio 2016
opening: giovedì 26 novembre 2015, ore 18.00 – 21.00
Galleria Bianconi, Via Lecco 20 – Milano

Il 26 novembre la Galleria Bianconi è lieta di presentare il progetto «Non esistono oggetti brutti» che pone in dialogo i linguaggi e le pratiche artistico-curatoriali di Thanos Zakopoulos e Alberto Zanchetta.

«Non esistono oggetti brutti, basta saperli esporre» è una frase pronunciata da Franco Albini, assunta a magistero di questo progetto. Un artista-designer, Thanos Zakopoulos, e un critico-curatore, Alberto Zanchetta, hanno deciso di selezionare un nucleo di opere conservate nel caveau della galleria Bianconi, nel tentativo di ripercorrere la storia dello spazio espositivo e degli artisti coinvolti nel corso degli anni (Alexandre Arrechea, Vasco Bendini, Mario Davico, Maria Elvira Escallon, Winfred Gaul, Via Lewandowsky, H.H. Lim, Cheryl Pope, Davide Tranchina, Nanni Valentini, Daniele Veronesi). L’allestimento verrà però arricchito da opere, oggetti e materiali forniti direttamente da Zakopoulos e Zanchetta o chiesti in prestito ad altri artisti e designer (Agostino Bergamaschi, Sergio Breviario, Martina Brugnara, Mario Consiglio, Lorenzo Damiani, Oppy De Bernardo, Riccardo Fabiani, Silvia Hell, Silvia Mariotti, Katia Meneghini, Gianni Moretti, Alberto Mugnaini, Simone Pellegrini, Alessandro Zambelli), proponendo chiavi di lettura differenti rispetto a quanto si conosceva della galleria Bianconi.

Se effettivamente «basta saper esporre», come affermava Albini, è altresì vero che un bell’oggetto nuoce a se stesso qualora sia presentato in modo frettoloso, magari sciatto, finanche insensato. Il concetto di bello e di brutto, così sottile e intercambiabile nelle arti dell’ultimo secolo, pone in risalto il problema sulla presentazione, ossia sulla [di]mostra[zione] al pubblico. Dall’oggetto si passa quindi al processo, al “rito dell’allestimento” che in questo caso si dipana tra associazioni di pensiero e liberi accostamenti. Concepita come un ibrido tra lo storage e la wunderkammer, la mostra si propone sotto forma di grande “assemblaggio” che sfrutta i materiali e i complimenti d’arredo in dotazione alla galleria. Non quindi una semplice collettiva, bensì un progetto che fa leva sull’atteggiamento appropriazionistico e sulla necessità di produrre nuova conoscenza.Continue Reading..

22
Giu

Atlanti – Luigi Ghirri, Olivo Barbieri, Francesco Jodice

Inaugura il 24 giugno alla Galleria Bianconi la mostra “Atlanti – Luigi Ghirri, Olivo Barbieri, Francesco Jodice”, una produzione della galleria pensata appositamente per Expo 2015.

Curata da Walter Guadagnini, la mostra riunisce – fino all’8 settembre – tre maestri della fotografia italiana ed europea, appartenenti a tre generazioni diverse, accomunati dalla riflessione sui temi dell’immagine riprodotta e della fotografia come innesco al viaggio intellettuale e poetico, prima ancora che fisico. In mostra verrà esposto, per la prima volta da molti anni, l’intero corpus di una delle opere-chiave della fotografia degli anni Settanta, “Atlante” di Luigi Ghirri del 1973; venti immagini – provenienti da una prestigiosa collezione privata – che rappresentano un giro del mondo fatto attraverso la macchina fotografica e le pagine di un atlante, con straordinaria lucidità mentale e sensibilità poetica. A proposito del suo rapporto con gli album di famiglia e con gli atlanti, lo stesso autore ha scritto :”Questi due libri, così diffusi, così apparentemente scontati, contenevano le categorie del mondo e lo rappresentavano come io lo intendevo. L’interno e l’esterno, il mio luogo e la mia storia, i luoghi e la storia del mondo”.

A partire da queste immagini e da queste riflessioni, si dipanano sulle pareti della galleria le opere di Olivo Barbieri, tratte da una delle sue prime serie, i “Flippers”, realizzata nel 1977/78. Anche in questo caso, l’immagine popolare, banale e apparentemente consumata dall’uso, si trasforma, grazie allo sguardo del fotografo, in un sorprendente universo di forme e colori, di memorie individuali e collettive, di figure che costringono a riflettere sul nostro rapporto con le immagini e con le cose. Riferendosi ai “Flippers”, Barbieri sottolinea :”Attraverso quegli oggetti e le immagini che li animavano è possibile ridisegnare la storia del secolo passato, c’è tutto l’immaginario della modernità, dai cow boy alla fantascienza, dai dinosauri ai Beatles, dalle pin up ai clown, dal deserto alla città tentacolare…”.Continue Reading..

13
Mag

Omaggio a Roberto Paolini

In occasione di EXPO 2015, il 12 maggio alle ore 19.00 inaugura alla Galleria Bianconi di Milano,“OMAGGIO A ROBERTO PAOLINI”, mostra dedicata alla poliedrica figura dell’artista e chef Roberto Paolini.

Testo di ADRIANA POLVERONI
In collaborazione con Archivio Paolini

Nell’immaginario collettivo internazionale l’Italia, la sua cultura, la sua identità sono da sempre associati alla cultura del “Fare” e della ricerca del “Bello”: quella cultura, quella tradizione che vide nel Rinascimento le botteghe dei grandi Maestri affrontare con lo stesso impegno e la medesima ideazione artisticagli affreschi delle grandi volte dellecattedrali così come le decorazioni degli splendidi cassoni nuziali destinati a principi e rampolli nobiliari o i volti di quest’ultimi ritratti sulla superficie difragili e preziose maioliche. È questa tradizione “classica”, trasfigurata nella contemporaneità, che, in un momento dialettico così importante fra l’Italia e la costellazione delle diverse culture internazionali, si intende celebrare con la mostra “Omaggio a Roberto Paolini”.

Come scrive Adriana Polveroni nel testo di presentazione della mostra:“Roberto Paolini è stato un “artista del fare”, che con le mani creava autentici capolavori. Che fossero piatti ingegnosi, quando ancora non si parlava di “food”, ma il cibo poteva essere comunque un gesto inventivo […]. E sia che fossero gioielli, più simili a sculture da indossare. Elaborate, imprevedibili, preziose. Opere uniche.[…]Ecco, i materiali per Roberto Paolini erano importanti, andavano rispettati ma soprattutto esplorati, fino a tirarne fuori le potenzialità, le soluzioni meno ovvie che trattenevano al loro interno.”Continue Reading..

25
Mar

Un amore asimmetrico. Ricerche per un’identità pittorica

Paola Angelini, Francesco De Grandi, Matteo Fato, Francesco Lauretta, Luigi Massari, Luigi Presicce.

Il 12 marzo alle ore 18.00 inaugura alla Galleria Bianconi di Milano la mostra “Un amore asimmetrico. Ricerche per un’identità pittorica“, che pone in dialogo le opere di sei artisti contemporanei italiani, Paola Angelini, Francesco De Grandi , Matteo Fato, Francesco Lauretta, Luigi Massari e Luigi Presicce. Diverse generazioni, ma legate da intrecci biografici comuni e dalla stessa complessità e profondità nell’approccio alla ricerca artistica come identità e linguaggio.
La mostra intende offrire uno spunto di riflessione intorno al ruolo della pittura quale recupero di un’identità culturale e di una sapienzialità del “fare arte”, riletta e restituita attraverso uno sguardo contemporaneo che si fa carico di quella lezione che, dagli anni ‘50 in poi, supera i limiti di questo linguaggio affrontando nel territorio pittorico questioni proprie di linguaggi scultori o performativi.
Come scrive Andrea Bruciati, nel testo che accompagna la mostra, a proposito degli artisti invitati: “[…] tutti abbracciano l’intenzione di dare un nuovo significato a ciò che quella tradizione comporta: i loro lavori sono prodotti di un’attività scardinata che scompone all’infinito ciò che significa essere un quadro”.Continue Reading..