Tag: contemporary art

20
Feb

INTROSPECTIVE WINDOW

“Il potere creativo della mente si sveglia vivace mentre forma il finito dall’indefinito”
Goethe – Howards Ehrengedächtnis

L’arte è la finestra introspettiva sulla nostra interiorità.
Da questa immagine visiva e mentale nasce l’idea della mostra che inaugura sabato 23 febbraio alla Galleria Emmeotto a Palazzo Taverna.
Una finestra da cui ognuno di noi può e deve guardare per perdersi e ritrovarsi, per comprendere non il significato a tutti i costi, ma per conoscere ed entrare in sinergia con una sensibilità altra, per compiere un percorso a ritroso fino all’essenza di un’opera d’arte, mezzo che amplifica il sentire nostro e degli artisti, i quali restituiscono alla realtà più di quello che prendono da essa. Una finestra come luogo di frontiera e, allo stesso tempo, di contatto e fusione tra verità e immaginazione, tra passato e futuro, tra mente e corpo, dove le dinamiche emozionali personali esplorano e cercano un riscontro nella rappresentazione, in un continuo movimento interno che non si ferma mai. Il raccontarsi degli artisti è il viaggio emotivo tra ricerca interiore ed evoluzione materica, all’interno del sé, il percorso di nascita, scoperta, crescita, decomposizione e ri-creazione sotto altre forme, una palingenesi che scrive e riscrive un diario personale, elemento dopo elemento, pagina dopo pagina e si arricchisce di esperienze come una pièce teatrale si infittisce di dialoghi.
Ogni artista in mostra vive il processo creativo in maniera totalizzante, una sorta di catarsi necessaria, che scopre e rivela, con la singolarità del modus operandi, una prospettiva differente, che ci permette di guardare al di là dell’apparenza e di instaurare quell’empatia dalle molteplici sfaccettature che solo la nostra interiorità può generare, ancora di più se ci troviamo ad interagire con gli stimoli dettati da diverse espressioni e linguaggi.
Renzo Bellanca, attraverso una selezione di opere della serie Satellite Map, realizzate con tecnica mista su carta e tela nel 2018, ci accompagna in un percorso stratigrafico tra mappe e paesaggi, ma senza corrispondenze precise. Il sovrapporsi di elementi fisici, interiori e mentali diventa un tragitto di contaminazione tra presente e memoria, in una dimensione astratta e macrocosmica, ma nonostante questo, riconoscibile e intima, che va a occupare gli spazi tra la realtà e l’inconscio, l’immaginazione e il pensiero razionale. Il trattamento e l’interpretazione del colore diventano la bussola del cammino che si dispiega tra confini, limiti, insenature e isole fuori e dentro di noi. Una carta geografica che, ogni volta, si arricchisce di nuovi segni e simboli.
Micaela Lattanzio parte da un’indagine fotografica, rielabora l’immagine da lei realizzata e la rende elemento “pittorico”. Da un minuzioso e attento lavoro che si basa sulla ripetizione del multiplo circolare, arriva alla creazione di un insieme, una nuova prospettiva composta da architetture complesse che avvolgono lo spettatore in suggestioni emotive. Che siano elementi presenti in Natura, come l’inedito dittico Nucleo (2018) o corpi, in essi è proposta una visione introspettiva, uno scenario surreale “fragmentato”, un mosaico che crea una terza dimensione materica e narrativa che va oltre l’estetica e fa riflettere sull’essenza e sull’esplorazione dell’uomo e del suo sentire le forme naturali da cui trae benessere psicofisico .
Nei lavori inediti realizzati per la mostra da Barbara Salvucci, il segno ripetuto e continuo della produzione precedente si fa più intenso, fitto, totale. Il tratto mandalico, in un gioco continuo di pieni e di vuoti, da una meditata e controllata concentrazione dà vita ad una forte irrazionalità emozionale come in un sogno o in una visione onirica, dove tutto sembra ignoto, ma riconoscibile. Il movimento coinvolge, inevitabilmente, chi guarda, a volte in vortici astratti, altre in ondulazioni mantriche fino a spostarlo in uno spazio fisico e interno differente, in particolar modo quando la luce viene meno e l’opera al buio diventa altro al di fuori di sé e di noi, e tutto cambia, la percezione, la vibrazione del corpo e della cognizione.
Bankeri utilizza come medium la carta e la tecnica del collage, in binomio con un’abile capacità di mixare le scelte cromatiche, ed è in questo processo di rigenerazione materica che avviene la trasformazione del messaggio personale. La spontanea meticolosità del gesto artistico ripetuto esalta la potenza visiva. Lo smembramento e il riassemblaggio di un’immagine precedente, un pensiero, un’idea o uno stato d’animo ci permettono di librare in un’inedita cosmogonia di stelle. Seppur la trattazione dello spazio sembra dirompere in maniera casuale e caotica, in realtà, tutto è dettato da una continuità, da una regia dalla voce distinta che va oltre la bidimensionalità della tela, in equilibrio perfetto tra inquietudine e la sensazione inebriante che stia per succedere qualcosa di inaspettato, soprattutto dopo che le opere sono state al buio, senza la luce diretta, e assorbono un’energia diversa che rivela una nuova lettura.
L’apice dell’interazione, nel percorso espositivo della mostra, avviene con lo Star Gate di Penelope, nome d’arte di Chiara Cocchi, una “finestra” di stelle che mette in comunicazione la Natura, la mente, il corpo, ma anche scienza, filosofia e sociologia. Realizzata con vetri, specchi e LED, la sua opera, crea un passaggio verso un’altra dimensione. Partendo da una rappresentazione scientifica dell’Universo, in questo caso una mappa stellare, supportata da un’accurata ricerca non solo tecnico-estetica, ma anche culturale, si arriva ad una comunicazione artistica intensa ed emozionale. Le sue esperienze e storie sono interiorizzate e raccontate attraverso lo spazio-tempo della sua sensibilità in uno scambio continuo tra macro e microcosmo, ed ognuno di noi può affacciarsi al “portale”, infinito” come lo definisce l’artista e guardar(si)e dentro.

NeI processo di creazione, il trasporto interiore plasma la materia, trattata dagli artisti con una sapienza manuale rintracciabile distintamente nelle opere realizzate. Tutti ne affrontano la scomposizione per poi darle nuova vita e significato e dialogano con il nostro sguardo più intimo. Il racconto metaforico scopre l’invisibile per trovare, mediante il gesto, una nuova scala diatonica tra sentimenti e pensieri, realtà e rappresentazione, andata e ritorno. Ed ecco che, dalla finestra introspettiva si diffonde un vortice di affinità elettive che si instaura tra noi, gli artisti, le opere, le vite…quello che vediamo, quello che sentiamo.

INTROSPECTIVE WINDOW
Bankeri | Renzo Bellanca
Penelope Chiara Cocchi
Micaela Lattanzio | Barbara Salvucci
A cura di Valentina Luzi

Palazzo Taverna – Via di Monte Giordano, 36 – 00186 Roma
Opening Sabato 23 Febbraio 2019 ore 18.30
25 Febbraio – 31 Maggio 2019

18
Feb

Antony Gormley. ESSERE

THE GALLERIE DEGLI UFFIZI IS PLEASED TO ANNOUNCE

ESSERE

A FORTHCOMING EXHIBITION OF WORK BY ANTONYGORMLEY
TO RUN FROM 26 FEBRUARY TO 26 MAY 2019

‘Can an object be the catalyst for new thoughts and behaviours?’ Antony Gormley

This exhibition – which is to be held in the Aula Magliabechiana in Uffizi from 26 February to 26 May 2019 – brings together works of different materials and scales that explore the body in space and the body as space. There are 12 works in the expansive new ground floor gallery, where natural light will play into 12 discrete vaulted spaces defined by six stone columns and no internal walls. Two further works are placed in the context of the historic collection and another is installed on the terrace of the Uffizi. At the core of the show there is a dialogue between two sculptures, Passage and Room, made 35 years apart. Both deal with the space of the body. Passage (2016), a 12 metre-long Corten steel tunnel in human form – allows viewers to enter, while Room (1980), a set of the artist’s clothes cut into a continuous 8 millimetre-wide ribbon expanded into an enclosure 6 metres square, keeps them out. The show is predicated on these two works and the dialogue between stasis and movement: imaginative and actual space. The artist states: “I use the indexical impression of my own living body rather than mimesis to make work that both displaces and encloses, to engage and activate attention.” There are a number of specially made new works in the exhibition, including Veer II (2018), a three-dimensional life-size cast iron evocation of a tense nervous system at the core of the body, and Breathe (2018), a large lead- covered expansion work that applies the cosmic principles of the Big Bang to the singularity of a subjective body. Interaction with the city’s precious cultural heritage, and with the Uffizi in particular, is the prerogative of to two examples of the bodyform Another Time: one is placed amongst the classical sculptures on the piano nobile and the other is installed outdoors on the terrace of the Uffizi, looking out over Piazza della Signoria. A third instance of interaction with the Uffizi’s historic collection takes the shape of a room devoted to dialogue with the Sleeping Hermaphrodite, a Roman copy from the imperial age of a 2nd century BC Hellenistic original resting on a plinth, and the floor-hugging blockwork, Settlement(2005).

Departing from ideas about an exhibition as a space for aesthetic contemplation or the enjoyment of narrative or representation, Essere invites our active participation as connectors between defined objects and open space in which mass and void, dark and light, hard and soft engage the viewer’s presence in space.Continue Reading..

15
Feb

Ryoichi Kurokawa. Al-jabr (algebra)

FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE è lieta di presentare al-jabr (algebra), prima mostra personale in un’istituzione Italiana dell’artista giapponese Ryoichi Kurokawa, che inaugura venerdì 14 settembre 2018 alle ore 18 alla Galleria Civica di Modena, nella sede di Palazzo Santa Margherita, in occasione del festivalfilosofia 2018 dedicato quest’anno al tema della Verità. A cura di NODE – festival internazionale di musica elettronica e live media che si svolgerà a Modena dal 14 al 17 novembre 2018, l’esposizione raccoglie alcune tra le produzioni recenti più significative di Kurokawa, in un percorso multisensoriale caratterizzato da imponenti opere audiovisive, installazioni, sculture e stampe digitali.

Originario di Osaka ma residente a Berlino, Kurokawa descrive i suoi lavori come sculture “time-based”, ovvero un’arte fondata sullo scorrimento temporale, dove suono e immagine si uniscono in un legame indivisibile. Il suo linguaggio audiovisivo alterna complessità e semplicità combinandole in una sintesi affascinante. Sinfonie di suoni che, in combinazione con paesaggi digitali generati al computer, cambiano il modo in cui lo spettatore percepisce il reale.

Tema chiave della mostra è il concetto di unione, a cui si rimanda il titolo al-jabr, termine arabo da cui deriva la parola “algebra”, che indica appunto la ricomposizione delle parti di un insieme. Le opere in mostra presentano concetti e metodologie quali la decostruzione e la conseguente ricostruzione di elementi naturali (elementum, lttrans, renature), la riconciliazione di strutture divise (oscillating continuum), la rielaborazione di leggi e dati scientifici (ad/ab Atom, unfold.alt, unfold.mod). Tali metolologie ricordano una versione moderna e tecnologicamente avanzata della tecnica del kintsugi, ideata alla fine del XV secolo da ceramisti giapponesi per riparare tazze e vasi: le linee di rottura dei manufatti vengono saldate ed evidenziate dalla polvere d’oro, per rendere la fragilità il loro punto di forza. Il kintsugi non è solo un concetto artistico ma ha profonde radici nell’estetica del wabi-sabi, la visione del mondo tipica della cultura giapponese fondata sull’accettazione della transitorietà delle cose che echeggia anche nella poetica di Kurokawa.

Ne costituisce un esempio la serie elementum (2018): fiori essiccati e pressati che hanno perso la loro bellezza originale sono riassemblati dall’artista e arricchiti da un intervento su vetro creato attraverso un processo di elaborazione digitale dell’immagine che sembra collegare i vari frammenti e dare al fiore nuova vita valorizzandone il processo di decadenza. In maniera analoga le grafiche astratte della serie lttrans (2018), e le sculture appartenenti alla serie renature::bc-class (2015) possono essere percepite come immagini di fiori e insetti ma, avvicinandosi gradualmente, si rivelano un insieme di filamenti e particelle: si tratta quindi di una rappresentazione digitale del vero in cui viene reso visibile il processo di ricostruzione, esattamente come avviene nel Kintsugi.

Kurokawa considera l’osservazione della natura un’analisi scientifica, e negli anni l’interesse per questo tema lo ha portato a coinvolgere sempre più spesso membri di istituti di ricerca nel processo creativo, come nel caso dell’installazione audiovisiva unfold.alt (2016): posta in apertura del percorso espositivo, trae ispirazione dalle ultime scoperte nel campo dell’astrofisica e cerca di tradurre i fenomeni che caratterizzano la formazione e l’evoluzione di stelle e galassie. Per realizzarla, Kurokawa si è avvalso della collaborazione di Vincent Minier, astrofisico dell’Istituto di ricerca sulle leggi fondamentali dell’Universo che fa parte della Fundamental Research Division del CEA-Irfu, Paris-Saclay di Parigi.

In ad/ab Atom (2017) cambia l’ottica dello strumento: dal telescopio si passa al microscopio elettronico a scansione utilizzato per le ricerche sulle nanotecnologie. Realizzata durante una residenza presso l’INL, il Laboratorio internazionale di nanotecnologia iberica di Braga (Portogallo), l’opera è composta da sette schermi ad alta definizione posizionati in maniera elicoidale. Attraverso fenomeni audiovisivi generati dall’elaborazione di materiali quantistici, Kurokawa crea un viaggio nella scala nanoscopica in cui è possibile osservare l’estrema deformazione e astrazione del mondo atomico. Analogamente, la scultura audiovisiva oscillating continuum (2013) unisce l’infinitamente grande dell’universo e l’infinitamente piccolo,  nel tentativo di rappresentare la costante ricerca di equilibrio intrinseca in ogni forza e materia presente nel nostro universo.

Quella di Ryoichi Kurokawa è un’arte che mira dunque a rendere accessibile al pubblico livelli di osservazione del vero altrimenti impossibili da decifrare, suggerendo affascinanti parallelismi con il mondo interiore.Continue Reading..

09
Feb

MKUltra, il nuovo progetto di Mustafa Sabbagh

Wrong Weather Gallery è orgogliosa di accogliere il ritorno di Mustafa Sabbagh all’interno del proprio spazio espositivo, con la presentazione dell’installazione multimediale site-specific MKUltra. L’artista di fama internazionale, che ha fatto della sperimentazione una delle sue cifre più potenti, si appropria della sigla di uno dei progetti più sperimentali – e meno etici – della storia dell’umanità, per sovvertirne concettualmente l’esito attraverso un’arma altrettanto detonante: il gesto artistico. In mostra da Wrong Weather la cristallizzazione di un brainwashing, innescata in un esorcismo muto e serrato tra fotografia e scultura, sclerotizza età e identità incenerendo lineamenti, chiudendo occhi, obnubilando volti. Tutto per un solo scopo: quello di non disinnescare mai il pensiero.

EN below_

Wrong Weather Gallery is proud to welcome the return of Mustafa Sabbagh within its exhibition space, with the presentation of the site-specific multimedia installation MKUltra. The internationally renowned artist, who has made experimentation one of his most powerful features, appropriates the title of one of the most experimental – and less ethical – projects in the history of mankind, to conceptually subvert its outcome through an equally detonating weapon: the artistic gesture. On show in Wrong Weather a brainwashing’s crystallization, triggered in a silent and tight exorcism between photography and sculpture, scleroticizes age and identity incinerating features, closing eyes, obscuring faces. All for one purpose: that of never defusing thought.

MKUltra. Mustafa Sabbagh
vernissage: sat february 9th, h. 17:00:00, in the artist’s presence

#exhibition 9th February – 28th February 2019

WWG opening hours: monday to saturday, 10:30 – 19.30

wrong weather gallery
avenida da boavista, 754
4100-111 porto, portugal

08
Feb

Olafur Eliasson: In real life

This summer, Olafur Eliasson (b. 1967) will return to Tate Modern following his world-renowned Turbine Hall installation The weather project in 2003, for an unmissable exhibition of his career to date. Marking the most comprehensive solo presentation of Eliasson’s work, and his first major survey in the UK, Olafur Eliasson: In real life will offer a timely opportunity to experience the immersive world of this endlessly inquisitive artist.

Olafur Eliasson consistently seeks to make his art relevant to society, engaging the public in memorable ways both inside and outside the gallery. Driven by his interests in perception, movement, and the interaction of people and their environments, he creates artworks which offer experiences that can be shared by visitors of all ages. Tate Modern will bring together over 30 works spanning the last three decades – from celebrated early installations like Beauty 1993, to new paintings and sculptures. For the first time, the exhibition will also examine Eliasson’s wider collaborations in fields as diverse as sustainability, migration, education and architecture, allowing viewers to explore how these projects extend his artistic practice. Each installation, or group of works, will encompass a key theme explored within Eliasson’s career. This will include his early investigations into space, motion and natural phenomena – as explored in Moss wall 1994, featuring lichen native to Eliasson’s homeland Iceland – to extensive experiments with light, colour, geometry, perception and participation that characterise his work today – such as Stardust particle 2016. Other installations like Your spiral view 2002 and Your uncertain shadow (black and white) 2010 incorporate reflections and shadows to play with the way we navigate or perceive the world. Together they reflect the artist’s core principle of ‘seeing yourself sensing’. As the works reveal the mechanisms behind their own making, we are invited to consider the physical and psychological processes that contribute to how we experience them. The exhibition will culminate with a space exploring Eliasson’s deep engagement with social and environmental issues. This includes projects such as Little Sun, first launched at Tate Modern in 2012, which provides solar-powered lamps and chargers to communities without access to electricity; Green Light – An Artistic Workshop, hosted by various institutions around the world, in which asylum seekers and refugees, together with members of the public, construct Green light lamps and take part in an accompanying educational programme; and Ice Watch, an installation, recently experienced by visitors to Tate Modern and passers-by, featuring glacial ice from Greenland which aims to inspire public action against climate change. Eliasson’s wide-ranging architectural projects will be explored here, including the recently completed Fjordenhus in Denmark. Viewers will also get behind-the-scenes insight into how Studio Olafur Eliasson works day to day and will be able to engage in collaborative making activities. Not confined to the gallery walls, Eliasson’s work will extend onto the terrace outside Tate Modern, while further installations such as Room for one colour 1997 will animate the concourse outside the galleries. For the duration of the exhibition Studio Olafur Eliasson will also collaborate with Tate Eats on a special menu for Tate Modern’s Terrace Bar. This will be based on organic, vegetarian and ethically sourced produce that is central to the Studio’s own kitchen in Berlin, where studio members eat family-style meals together every day.Continue Reading..

31
Gen

Isabel Alonso Vega. Senza fuoco

Suspension, evanescence, abstraction: these are the first sensations the sculptures of Isabel Alonso Vega evoke. The artist will present her works in Italy for the first time during her next solo show, Senza Fuoco, opening on January 19th at White Noise Gallery, Rome. Her artworks are absolute and archetypical images, able to communicate on an unconscious level. The artist overlaps several plexiglass centrings painted with different techniques -sooth, gold leaf, acrylic- inside clear cases, giving the illusion of an ethereal suspension. The pieces on view focus on two specific shades: black and gold, evoking a sequential path towards enlightening through meditation. The black clouds, created burning with live fire the different layers, are in dialogue with large-scale drawings, their two-dimensional ideal projection. Smoke columns, black holes or mysterious shadows embody the concept of unknown, taking the viewer to a dimension of pure contemplation. Taking inspiration from the Late-Medieval text “The Cloude of Unknowyng”, Alonso Vega creates weightless structures that overtake language and comprehension, allowing the viewer to contemplate the ineffable. The works of Isabel are a hybrid form of abstraction, whose references to understandable forms such as cells or clouds, are immediately lost in favour of a completely subliminal interpretation. Suspension and obsessive formal simplicity create an immediate fracture between meaning and signifier, creating a completely irrational form of communication. One of the main needs driving her work is the will to create something universally recognizable as precious, so precious that it is able to generate what Kant defines “mathematical sublime” In 1910, Vasilij Kandinskij entered his studio and got struck by a work accidentally hung upside down. What he saw was a perfect painting, irradiating an internal light, where he could finally only see forms and colours, free from any other meaning. It took us centuries and several revolutions to recognize the importance of Abstract art, to understand its ability to communicate without using any clear term. The work of Isabel Alonso Vega seems to be moving in the same direction: monumental sculptures without any mass, able to give form to the evanescence.

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IT
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29
Gen

Leandro Erlich. Collection de Nuages

Tra i main projects di ART CITY Bologna 2019 in occasione di Arte Fiera, presso l’Oratorio di San Filippo Neri a Bologna, è in corso la mostra personale di Leandro Erlich dal titolo Collection de Nuages a cura di Maura Pozzati in collaborazione con Galleria Continua. L’esposizione, che fa parte delle iniziative proprie della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Per questa importante occasione sono state prodotte tre sculture di grandi dimensioni della serie che l’artista argentino dedica alle “nuvole”, le quali dialogheranno con lo spazio magico dell’Oratorio, provocando lo stupore degli spettatori, che si troveranno in un ambiente semioscuro improvvisamente illuminato dalla luce che proviene dall’interno delle opere stesse. Lo spaesamento e lo sconcerto percettivo sono caratteristiche costanti dei lavori di Leandro Erlich, che si “diverte” a creare immagini che innescano nell’osservatore sensazioni illusorie. In questo caso la prima domanda che si porrà il visitatore sarà sulla consistenza materiale delle nuvole, su come l’artista sia riuscito a inscatolarle, per poi interrogarsi sul significato poetico del lavoro e sul potere immaginifico della creazione artistica. La domanda che si pone l’artista in questo caso è: Chi non hai mai giocato con le nuvole alla ricerca di forme e immagini nel cielo?

Quasi a volere catturare l’intangibile, la Collection de Nuages di Leandro Erlich propone tre nuvole in imponenti vetrine come provenienti da un gabinetto di curiosità, che sembrano sfidare le leggi della fisica e invitano lo spettatore a intraprendere un viaggio onirico, una passeggiata tra capricci di forme mutevoli ma immobili. Di fronte a questa delicata bellezza sospesa, Leandro Erlich ci pone di fronte alla poesia di un fenomeno lontano, quasi permettendoci di toccare le nuvole grazie alle vetrine che sembrano dare inizio a un catalogo infinito di forme riconoscibili.

Una volta fuori, è naturale alzare lo sguardo e guardare il cielo che, secondo l’artista, con le sue luci, forme e colori condiziona la percezione che ciascuno di noi ha della propria città.Continue Reading..

25
Gen

ICA Milano. Apologia della storia – The historian’s craft

Fondazione ICA Milano, a non profit space dedicated to the arts, contemporary culture, research and experimentation, opens its doors in Milan in the name of inclusion, under the direction of Alberto Salvadori.

The Institution inaugurates its program with the collective exhibition Apologia della storia – The historian’s craft, curated by Alberto Salvadori and Luigi Fassi.

ICA Milano has arisen from the passion, the need for discovery and the will for sharing of five people with a great dream: to build an ideal ecosystem for arts and contemporary cultures in which artists are able to find a free space of action where to stage the main urgencies of the intellectual research. The city of Milan, with its natural inclination toward hybrid projects between public and private, has offered the ideal framework to shape this new organism, which opens its space to the public Friday, January 25, 2019. Directed by Alberto Salvadori, ICA Milano is a private foundation merging different energies and protagonists of the art world: artist, collectors, art lovers and professionals. The exhibition and the Institute’s activities represent a dedication to offering the city and general public an opportunity to understand, share and participate in the attitudes and nature of the Institute.

Exhibitions, art publishing, ceramics, cinema, performance, music, literature, seminar activity, education and much more will create a path toward interdisciplinary and transmedial activities. ICA Milano is the expression of a precise “Milanese” identity which historically connects private initiatives with the institutional dimension and finds its inspiration within the “give back” culture, that is to say, through giving back in order to share. Following the model of the pioneering experience held by the first Institute for Contemporary Arts, born in London in 1946 by a collective of artists, intellectuals and philanthropists, ICA Milano will be an active and propositional presence, supporting the most stimulating artistic production of our times and likewise being a breeding ground of ideas.

ICA Milano is pleased to present its first project: the collective exhibition Apologia della storia – The historian’s craft, curated by Alberto Salvadori and Luigi Fassi opening on January 24, 2019. The title of the show is inspired by the foundational book Apologie pour l’histoire ou Métier d’historien written in 1944 (and published posthumous in 1949) by one of the main intellectuals of the modern culture, French historian Marc Bloch. Bloch’s reflection on historiography has led the author to analyse the practical use of history and the historian’s craft. Bloch introduces history as the discipline for knowing the human being in society, which fulfils an interpretative function through a methodology that promotes an approach committed to an equal and respectable representation of all the histories. Stepping away from a typical syndrome of our time, the “judgment mania,” the exhibition unveils hidden stories and provides methodological suggestions in which the recovery of collective memory and its role becomes the central element for each contemporary society. The parallelism between history and art is thus necessary in order to read the two disciplines as complementary elements in human’s knowledge, as a continuous practice of change against immobility that pushes the human being to constantly question him/herself. Through the works and the practices of the invited artists, the exhibition reveals and deepens stratifications, ambiguities and dissonances in history. Such a strategy represents a fundamental moment within the development of the institution and a field of research that will be further investigated in the future activities of ICA Milano’s cultural program.

The exhibition gathers together works by: Yto Barrada (FR-MA), Lothar Baumgarten (DE), James Lee Byars (USA), Nanna Debois Buhl (DK), Ryan Gander (UK), Haroon Gunn-Salie (ZA), Arjan Martins (BR), Santu Mofokeng(ZA), Antonio Ottomanelli (IT), Paul Pfeiffer (USA), Javier Téllez (VN-USA), Mona Vatamanu & Florin Tudor(RO).

Apologia della storia – The historian’s craft
January 25–March 15, 2019

ICA Milano
Via Orobia 26
20139 Milan
Italy

image: ph. Dario Lasagni

16
Gen

Bill Viola / Michelangelo. Life Death Rebirth

In January 2019, we’ll bring together two artists – born centuries apart – who explore the same universal themes with works of transcendent beauty and raw emotional power.

In contrast to the scale and grandeur of his frescoes and sculptures, Michelangelo’s exquisite drawings take us closer to the emotional core of his work. Finished works in their own right, they were created as gifts and expressions of love, or as private and meditative reflections on his own mortality.

In 2006, pioneering video artist Bill Viola saw the finest of a collection of these drawings at Windsor Castle, and was astonished by the Renaissance master’s expressive use of the body to convey emotional and spiritual states. Although created in a radically different medium, Viola’s own works also grapple with life’s fundamental questions, asking us to consider the thresholds between birth, life and death. Both artists harness the symbolic power of sacred art, and both show us physical extremes and moments of transcendence.

This exhibition explores the affinities between Bill Viola and Michelangelo, and is conceived as an immersive journey through the cycle of life. You’ll see a selection of Michelangelo’s most poignant works, including those from Windsor such as his drawings of the Crucifixion, as well as Michelangelo’s only marble sculpture in the UK, the Virgin and Child with the Infant St John (the ‘Taddei Tondo’). From Viola, we feature 12 major installations spanning his entire career, including the extraordinary Tristan’s Ascension (The Sound of a Mountain Under a Waterfall), a five-metre-high projection depicting the ascent of the soul after death.

Royal Academy of Arts
Bill Viola / Michelangelo
Life Death Rebirth
26 January — 31 March 2019

Daily 10am – 6pm
Friday 10am – 10pm

Extended opening hours: open until 9pm on 29 – 30 January and 2 February.

Main Galleries, Burlington House, Piccadilly

 

21
Nov

Alessandra Spranzi. Mani che imbrogliano

Mani che imbrogliano è la seconda mostra personale di Alessandra Spranzi alla galleria P420, dopo Maraviglia (2015) e la collettiva Lumpenfotografie (2012, con Hans-Peter Feldmann, Peter Piller, Joachim Schmid e Franco Vaccari). La nuova mostra presenta lavori recenti e altri che risalgono fino al 1995, in una specie di punteggiatura del pensiero, o della visione, che è sempre nel presente, ma che si sviluppa in un ampio arco temporale. Alessandra Spranzi lavora con l’immagine fotografica in modi e forme diverse: fotografando, rifotogrando, raccogliendo, tagliando, indicando, cancellando. Interviene quando le immagini e le cose si allontanano dal loro uso e diventano, per così dire, inconsapevoli di sé, delle proprie possibilità e della propria bellezza. Per Mani che imbrogliano l’artista ha preparato un grande spettacolo di magia fatto di poco, molto poco. Immagini da manuali, di oggetti trovati o raccolti per strada insieme ad altri che animano da sempre le quinte della nostra casa, gesti che mostrano, che provano a spiegare qualcosa. Come Harry Houdini, che proponeva, per 50 centesimi, di insegnare “Come leggere al buio biglietti piegati”. Carte piegate al buio con dentro, forse, un’immagine.

Alessandra Spranzi, è nata a Milano nel 1962 dove vive. Ha studiato alla Scuola Politecnica di Design e all’Accademia di Belle Arti di Brera.
E’ docente di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Dal 1992 ha partecipato a diverse mostre, sia personali che collettive alla galleria P420, Bologna, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, al Centre National de la Photographie, Ile de France, alla galleria Arcade, Londra, al MAMbo, Bologna, alla Galleria Martano, al Maga, Gallarate, alla, galleria Nicoletta Rusconi, Milano, al Festival di Fotografia Europea, Reggio Emilia, al Museo di fotografia Contemporanea, Cinisello Balsamo, alla Galleria Fotografia Italiana, Milano, al Man, Nuoro, alla Gamec, Bergamo, al Museo Marino Marini, Firenze, alla Galleria Emi Fontana, Milano, al Museo Pecci, Prato, a Le Magasin, Grenoble, al Careof, Cusano Milanino. Dal 1997 ha realizzato numerose pubblicazioni e libri d’artista.
L’ultimo libro, Uova, posate e altri oggetti, è stato pubblicato in occasione di Mani che imbrogliano.

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