Tag: Bruno Munari

18
Dic

Bruno Munari. I colori della luce

La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, in collaborazione con la Fondazione Plart, nell’ambito dell’edizione 2018 di Progetto XXI, presenta la mostra BRUNO MUNARI. I colori della luce, a cura di Miroslava Hajek e Marcello Francolini, realizzata presso il Museo Plart (Via Giuseppe Martucci 48, Napoli).

Progetto XXI è la piattaforma attraverso la quale la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee si propone, dal 2012, di esplorare la produzione artistica emergente, nella sua realizzazione teorico-pratica, e di analizzare l’eredità delle pratiche artistiche più seminali degli ultimi decenni, nella loro esemplare proposta metodologica. Il progetto intende così contribuire alla produzione e alla diffusione di narrazioni e storiografie alternative del contemporaneo e alla definizione di un sistema regionale delle arti contemporanee, basato sulla collaborazione e l’interscambio fra istituzioni pubbliche e private operanti in Regione Campania. In particolare, la collaborazione con Fondazione Plart ha permesso di ampliare i pubblici di riferimento e di approfondire nuove linee di ricerca, esplorando le relazioni in costante aggiornamento fra arte, architettura e design con l’obiettivo di creare le premesse per progetti museali in grado di abbracciare l’ampio spettro di queste relazioni. Oltre ad avviare, con una pluralità di soggetti di eccellenza, una riflessione sistematica sulle tematiche del restauro nelle arti contemporanee e a supportare, quindi, l’affermazione delle nuove professionalità ad esse connesse.

Le proiezioni dirette e quelle polarizzate sono presentate per la prima volta nel 1953 a Milano nello studio di architettura B24, che allora era uno spazio per le esposizioni del MAC-Movimento per l’arte concreta, e poi nel 1955 al MoMA di New York con il titolo di Munari’s Slides, nell’ambito di una mostra personale. Successivamente saranno presentate nel 1955 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ed infine a Tokyo, Stoccolma, Anversa, Zurigo, Amsterdam.

Questa parte peculiare della complessa e variegata produzione artistica di Bruno Munari sarà per la prima volta presentata a Napoli, a seguito della ricerca condotta dalla Fondazione Plart, che ha svolto un accurato lavoro scientifico di digitalizzazione dei vetrini che saranno proiettati in specifici ambienti della mostra. Trattandosi di opere risalenti a oltre cinquant’anni fa (Proiezioni Dirette, 1950; Proiezioni Polarizzate, 1953), il lavoro di digitalizzazione si è reso necessario anche per la conservazione di queste opere, vista la loro precaria costituzione materiale. Inoltre, la digitalizzazione consente di portare alla conoscenza del pubblico un particolare aspetto del lavoro di Munari rimasto sconosciuto per molto tempo, colmando, altresì, i vuoti e le mancanze presenti nella ricostruzione non solo di alcuni aspetti della sua ricerca ma più in generale della storia dell’arte contemporanea, soprattutto nel rapporto arte-tecnologia. Infatti, il lavoro di Munari che sarà presentato in mostra ha inciso in modo determinante sui successivi sviluppi dell’Arte cinetica in Francia e dell’Arte programmata in Italia. In più, gli ambienti realizzati per mezzo di proiezione diretta o di proiezione polarizzata hanno anticipato in modo assolutamente seminale soluzioni proprie delle video-installazioni multimediali e, di conseguenza, delle più recenti metodologie e linee di ricerca dell’arte interattiva, come il Mapping e la Kinect-Art.

Il percorso espositivo del Plart è arricchito dalla presenza di alcune opere esemplificative di quella ricerca che condurrà Munari, già a partire dagli anni Trenta e Quaranta, ad evolvere in senso ambientale l’opera: Macchina Inutile (1934), Tavola Tattile (1938), Macchina Aritmica (1947), sono opere che dichiarano una volontà di uscita dalla bidimensionalità, che raggiungerà il suo culmine nell’ideazione di Concavo-Convesso (1947). Punto di luce, un dipinto olio su masonite del 1942 rivela in nuce le ricerche formali a cui Munari arriverà proprio con le proiezioni dirette e polarizzate, nelle quali, tra l’altro, è presente una ricerca di sensibilizzazione, in senso artistico e visuale, delle materie plastiche colorate che sono usate per trasparenza. Nelle Proiezioni Dirette, infatti, la plastica è impiegata a seconda del suo colore, per essere investita dalla luce. mentre nelle Proiezioni Polarizzate la plastica è il mezzo per estrarre il colore dalla luce. Munari fonde così, materia e luce producendo opere il cui messaggio finale oltrepassa la fisicità dell’opera. La presenza in mostra di opere come Flexy, multipli realizzati in plastica a partire dagli anni Sessanta, e Fossile del 2000 (1959), in cui componenti elettroniche e materiali metallici sono immersi in pezzi di plexiglass di forma irregolare e bruciato, dichiarano il continuo interesse di Munari nei confronti delle materie plastiche che diventano, con il tempo, elementi fondamentali nella comunicazione visiva in quanto determinano effetti cromatici variabili.

Nei mesi successivi all’inaugurazione sarà pubblicato il catalogo della mostra con prestigiosi interventi che inquadreranno criticamente gli aspetti principali ed essenziali dell’esposizione.

Bruno Munari (Milano, 1907-1998), designer, scrittore e uno dei massimi protagonisti dell’arte programmata e cinetica, è autore di una ricerca multiforme che, al di là di ogni categorizzazione, definisce la figura di un intellettuale che ha interpretato le sfide estetiche del Novecento italiano, esplorando la relazione fra le discipline e l’interscambio fra il concetto di opera e quello di prodotto, fra forma e funzione.La mostra presentata al Plart analizza un aspetto in particolare e uno specifico corpo di lavori di Munari, le Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata realizzate negli anni Cinquanta del secolo scorso, con cui porta a compimento la sua ricerca volta a conquistare una nuova spazialità oltre la realtà bidimensionale dell’opera. L’artista, esplorando la nozione di dipingere con la luce, arriva dapprima, nel 1950, al processo di smaterializzazione dell’arte attraverso l’uso di proiezioni di diapositive intitolate Proiezioni Dirette: composizioni con materiali organici, pellicole trasparenti e colorate in plastica, pittura, retini, fili di cotone fermati fra due vetrini. Questi piccoli collage erano proiettati al chiuso e all’aperto, sulle facciate di edifici, dando una sensazione di monumentalità e conquista di un’inedita spazialità, tridimensionale e pervasiva, dell’opera. Nasce così la “pittura proiettata” di Munari che, progredendo nelle sue indagini, giunge al suo culmine nel 1953, quando scopre e mette a punto per la prima volta il modo in cui scomporre lo spettro di luce attraverso una lente Polaroid. Utilizzando, infatti, un filtro polarizzato movibile applicato a un proiettore per diapositive, Munari ottiene le Proiezioni Polarizzate con cui compie l’utopia futurista di una pittura dinamica e in continuo divenire.

La mostra è realizzata e finanziata integralmente con fondi POC 2014-20 (PROGRAMMA OPERATIVO COMPLEMENTARE) Regione Campania

TITOLO DELLA MOSTRA: BRUNO MUNARI. I colori della luce

PROMOSSO DA: Fondazione Donnaregina in partnership con Fondazione Plart
A CURA DI: Miroslava Hajek, Marcello Francolini
SEDE ESPOSITIVA: Fondazione Plart, via Giuseppe Martucci 48, Napoli, Italia
TEL E INFO:081-19565703, info@plart.it
COSTI INGRESSO: Gratuito per la mostra
Per informazioni consultare i siti www.fondazioneplart.ite www.madrenapoli.it
DATE DI APERTURA: 29 novembre 2018 – 20 marzo 2019
ORARI DI APERTURA: da martedì a venerdì ore 10.00 – 13.00 / ore 15.00 – 18.00
Sabato ore 10.00 – 13.00

Ufficio stampa Fondazione Plart
Culturalia di Norma Waltmann
051 6569105, 392 2527126
info@culturaliart.com

Ufficio stampa Fondazione Donnaregina/ Museo Madre
Enrico Deuringer
Sarah Manocchio
ufficiostampa@madrenapoli.it

Immagine: BRUNO MUNARI Vetrini a luce polarizzata, 1953 Materiali vari Courtesy Miroslava Hajek

27
Nov

Bruno Munari. The game is on!

Bruno Munari (Milano 1907-1998) è stato uno dei protagonisti internazionali del rinnovamento della cultura visiva e materiale del XX Secolo. Il suo percorso artistico è poliedrico e seminale non solo nella varietà dei suoi riferimenti al mondo dell’arte e della cultura, ma perché è stato precocemente in grado di legare la scultura e l’industrial design, la pittura e il cinema, l’animazione e l’attività editoriale, la grafica e la didattica. Un costante rimando alla libertà creativa dell’infanzia e un uso sottile quanto spregiudicato dell’ironia ne fanno tutt’oggi una figura di riferimento per le giovani generazioni, oltre che per l’estensione del piano culturale che egli promosse comprendendo esperienze artistiche extra-europee come quelle dell’Estremo Oriente.

MAAB Gallery ripercorre la ricerca di Bruno Munari con una mostra, a cura di Gianluca Ranzi, che inquadra la sua sperimentazione a tutto tondo nel desiderio di opporsi a ogni forma grande e piccola di dogmatismo culturale, di rigidità mentale, di fondamentalismo intellettuale, di stanzialità. Con Munari invece l´arte contemporanea afferma un valore positivo: la coesistenza delle differenze, e l’artista diviene colui che si muove su crinali volutamente incerti, in una zona dai confini sovrapposti e spesso mutevoli. In mostra le tempere chiamate semplicemente Composizioni (realizzati dagli anni Cinquanta ai Settanta), che mentre ammiccano alle composizioni di forme e di colori fondamentali delle Avanguardie Storiche come De Stijl e il Suprematismo, di fatto ricalibrano pesi e temperature cromatiche, pieni e vuoti, sul filo di una delicata ironia e di una contrappuntistica musicale che ne fa emergere armonie e dissonanze. Il movimento, fisicamente presente già nelle sue opere tardo futuriste del 1930, diviene non solo una caratteristica cinetica dell’opera ma un vero e proprio metodo operativo. E’ così che il movimento delle Macchine Inutili rende aerea la scultura, moltiplicandone i punti di vista, ma allo stesso tempo sollecita nell’osservatore una visione mobile, permeata di cambiamento e di continua rimodulazione percettiva. Lo stesso avviene nei Negativi-Positivi degli anni Cinquanta o nella Curva di Peano: il fruitore è risvegliato nei sensi dal torpore di chi semplicemente assiste ed è libero di scegliere quale forma assumere come fondamentale. Come nella poesia anche nell’opera di Munari le pause e gli spazi vuoti contano alla pari degli spazi pieni, tanto che le ombre assumono uguale importanza della luce. Le Sculture da viaggio (dal 1958) si piegano e si ripongono in valigia, si rimontano in viaggio e cambiano il loro aspetto a seconda della persona che vi interagisce. Inafferrabile alle facili classificazioni i suoi Negativi-Positivi non sono sovrapponibili alle esperienze ottico-cinetiche, così come le sue Macchine inutili non hanno a che fare con i Mobile di Calder. L’ironia che Bruno Munari è riuscito a infondere in essi fonda un territorio nuovo e fertilissimo per cui Munari non ridicolizza mai, non ribalta una posizione a suo favore, ma entra dolcemente e con rispetto nell’orbita dell’altro e con calore e partecipazione vi inserisce una nuova prospettiva, rendendolo sempre più consapevole di se stesso.

English belowContinue Reading..

24
Set

Bruno Munari. Ritratto di una collezione

In esposizione un corpus importante di opere, tra loro anche molto eterogenee, che permette di cogliere il vero filo conduttore dell’attività dell’artista: il suo metodo progettuale.
La Galleria Giovanni Bonelli è lieta di presentare per la prima volta nei propri spazi una personale dedicata al maestro dell’astrazione italiana Bruno Munari.

La mostra dedicata al poliedrico artista milanese, attivo sulla scena nazionale e internazionale per settant’anni, è curata da Riccardo Zelatore ed offre al pubblico una campionatura dei principali periodi dell’attività di Munari.

Viene proposto in questa occasione un corpus importante di opere, tra loro anche molto eterogenee, che permette di cogliere il vero filo conduttore dell’attività dell’artista: il suo metodo progettuale. In mostra si passa dai primi esiti di connotazione futurista alle Macchine aeree, dai Negativo-positivo alle Sculture da viaggio, dai Libri illeggibili ai pezzi di design, dalle Curve di Peano agli ultimi esiti della incessante ricerca di Munari.

L’esposizione sottolinea alcuni aspetti peculiari dell’opera di Munari, come ad esempio il rapporto con il mondo della didattica e la collaborazione, praticamente ininterrotta, con molte delle riviste italiane dedicate al progetto, alla comunicazione, all’arte. Il percorso allestitivo mette in relazione settori disciplinari diversi che per Munari rappresentano fasi distinte di un’attività progettuale senza soluzione di continuità.

La mostra si basa sul ricco patrimonio di opere di Munari conservate da Casaperlarte – Fondazione Paolo Minoli, soggetto nato a Cantù nel 2004 su iniziativa dello stesso Minoli, egli stesso artista e grande amico di Munari. Aperta al pubblico fino al 24 ottobre 2015 è accompagnata da un catalogo bilingue a colori edito da Casaperlarte.

Inaugurazione 24 settembre ore 19

Galleria Giovanni Bonelli
via Luigi Porro Lambertenghi, 6 Milano
martedì-sabato: 11-19
ingresso libero

dal 24 settembre al 24 ottobre 2015

05
Apr

Bruno Munari. La rivoluzione sottovoce

“Stiamo facendo una rivoluzione, ma attenzione, diciamolo sottovoce, potrebbero sentirci. Un bambino creativo diventerà un adulto, una persona libera, una persona pericolosa…”.
È questa tensione che caratterizza l’opera e la vita di Bruno Munari, sia nelle opere più concettuali che in quelle che più direttamente si rivolgono a quel territorio magico che sta tra l’arte e la didattica per bambini. La ricerca, la curiosità, la semplificazione, guardare le cose da nuovi punti di vista (l’arcobaleno di profilo), sono tutte caratteristiche dell’artista e del didatta. L’arte ci fa guardare al mondo come bambini ma trasforma anche i bambini in adulti consapevoli.
Munari è figura leonardesca che come pochi altri nella storia recente ha dato un contributo fondamentale in diversi campi del sapere: le arti visive e il design, l’illustrazione e la pubblicità, la didattica e l’editoria.
La mostra cerca di puntualizzare proprio l’aspetto “plurale” della ricerca di Munari: saranno esposte le Macchine Inutili e le Sculture da viaggio, i Negativi/Positivi e i disegni ispirati agli ideogrammi giapponesi.Continue Reading..