Tag: amalia di Lanno

25
Set

Josef Koudelka. Uncertain Nationality

Fundación MAPFRE, Madrid
10 September – 29 November 2015

FUNDACIÓN MAPFRE presents the most complete retrospective exhibit up to this day dedicated to the Czech photographer of French nationality Josef Koudelka (b. 1934), member for the past forty years of Magnum Photos agency.

Engineer by profession, Koudelka became committed to the photographic medium in the middle of the sixties and became one of the most influential authors of his generation. Halfway between the artistic and documentary, Josef Koudelka is now a living legend. He has received prestigious awards in recognition of his work, among others, the Grand Prix National de la Photographie (1989), the Grand prix Cartier-Bresson (1991), and the International Award in Photography of the Hasselblad Foundation (1992).

This exhibition goes through his entire trajectory that covers more than five decades of work. The extensive selection with more than 150 works reflects his first experimental projects produced at the end of the fifties and during the sixties, as well as his historic series “Gypsies, Invasion and Exiles” and reaching the great panoramic landscapes produced in the last years. In addition the exhibition includes important documentary material, the majority unpublished—layouts, pamphlets, magazines of the period, among others—that allows us to delve into the work as well as the creative process of this author.

The title of the exhibition is Uncertain Nationality, which describes the sense of not belonging to a place, a sense of disorientation so present in his work since his exile from Czechoslovakia after the invasion of Prague, and his permanent interest in territories in conflict.Continue Reading..

24
Set

Francesco Candeloro. Segni di luce

La geometria delle installazioni sempre rinnovate di Candeloro e il frastaglio degli orizzonti profilati della sua urbanistica site-specific condividono il principio plus-minus alla scoperta dell’arte astratta.
La galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 24 settembre 2015 alle ore 18.30 una mostra di Francesco Candeloro.

All’ingresso della galleria è esposta l’opera Altre Luci Stoccolma in cui le lastre in plexiglas generano,attraverso l’incontro con la luce, luminosità cromatiche evanescenti. Al piano superiore della galleria un’installazione in plexiglas di grandi dimensioni ricrea lo skyline della città di New York e definisce un passaggio oltre il quale è visibile Visioni del tempo, opera installata nell’ultima finestra che, integrandosi e dialogando con l’ambiente, restituisce una diversa visione della silouette della Torre Velasca; questa è riproposta in piccole dimensioni, moltiplicata e in continuo mutamento. Il variare della luce del giorno proietta il volume della finestra e la sagoma dell’elemento architettonico che diventa un filtro in cui si sommano i colori delle lastre sovrapposte ed oltre il quale è possibile avere uno sguardo disatteso sulla città. Nella seconda sala del piano superiore si trova Linee Attese, i cui neon definiscono nella stanza buia linee di luce che tratteggiano la visione di luoghi, riletti dall’artista attraverso la propria percezione intrinsecamente legata alla memoria.

Al piano inferiore dello spazio espositivo vengono esposte undici opere in plexiglas ognuna composta da quattro diverse lastre, di differenti colori, suddivise in coppie speculari e sovrapposte. Le lamine racchiudono le immagini derivate dall’esperienza diretta, ritraggono e sono legate alla memoria di città, che l’artista rilegge e ripropone attraverso i diversi elementi.Continue Reading..

24
Set

Bruno Munari. Ritratto di una collezione

In esposizione un corpus importante di opere, tra loro anche molto eterogenee, che permette di cogliere il vero filo conduttore dell’attività dell’artista: il suo metodo progettuale.
La Galleria Giovanni Bonelli è lieta di presentare per la prima volta nei propri spazi una personale dedicata al maestro dell’astrazione italiana Bruno Munari.

La mostra dedicata al poliedrico artista milanese, attivo sulla scena nazionale e internazionale per settant’anni, è curata da Riccardo Zelatore ed offre al pubblico una campionatura dei principali periodi dell’attività di Munari.

Viene proposto in questa occasione un corpus importante di opere, tra loro anche molto eterogenee, che permette di cogliere il vero filo conduttore dell’attività dell’artista: il suo metodo progettuale. In mostra si passa dai primi esiti di connotazione futurista alle Macchine aeree, dai Negativo-positivo alle Sculture da viaggio, dai Libri illeggibili ai pezzi di design, dalle Curve di Peano agli ultimi esiti della incessante ricerca di Munari.

L’esposizione sottolinea alcuni aspetti peculiari dell’opera di Munari, come ad esempio il rapporto con il mondo della didattica e la collaborazione, praticamente ininterrotta, con molte delle riviste italiane dedicate al progetto, alla comunicazione, all’arte. Il percorso allestitivo mette in relazione settori disciplinari diversi che per Munari rappresentano fasi distinte di un’attività progettuale senza soluzione di continuità.

La mostra si basa sul ricco patrimonio di opere di Munari conservate da Casaperlarte – Fondazione Paolo Minoli, soggetto nato a Cantù nel 2004 su iniziativa dello stesso Minoli, egli stesso artista e grande amico di Munari. Aperta al pubblico fino al 24 ottobre 2015 è accompagnata da un catalogo bilingue a colori edito da Casaperlarte.

Inaugurazione 24 settembre ore 19

Galleria Giovanni Bonelli
via Luigi Porro Lambertenghi, 6 Milano
martedì-sabato: 11-19
ingresso libero

dal 24 settembre al 24 ottobre 2015

23
Set

Andy Rocchelli. Stories

STORIES – ANDY ROCCHELLI

Opening September 30th at 6 pm
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1B

The exhibition will be open from September 30th to November 15th; Tuesday – Sunday, 10 am – 8 pm.

Stories, a title that immediately points at plurality, wants to account the many ways in which Andy Rocchelli pursued the lively underlayer of reality beyond the news, retracing the complex fabric of faces, stories unwritten in the headlines.

The exhibition, set up in the newly renovated areas of fifteen-century clostrum inside Roma in Trastevere’s museum, revisits two main guidelines of Andy Rocchelli’s work between 2009 and 2014, that focused on several most relevant events of that timeframe.
On one side the Mediterranean crisis – from Italy’s immigration issue to the Arab Spring at large and the consequent movement of peoples and ideals. On the other the theme that most occupied his efforts: the consequences of URSS’ disgregation – from civil insurgences in north Caucasus to the ever-renewing identity of Russia itself, conveyed through the portraits of Russian Interiors, to the more recent events of riots in Kiev and Maidan Square, that ultimately led to Ukrania’s political stand-off and its tragic consequences.Continue Reading..

22
Set

Paola Pezzi. Cumulembi

Un gioco di opposizioni continue caratterizza l’ultima serie dei suoi lavori, l’interesse va al binomio positivo/negativo, nell’alternanza tra concavo/convesso e all’abbinamento di bianco e nero.
Da lunedì 21 settembre, fino all’8 novembre 2015, presso lo Spazio PAePA di Milano (via Alberto Mario 26/b), diretto da Giuliano e Nunzia Papalini, va in scena una mostra personale di Paola Pezzi. Un progetto espositivo dal titolo “Cumulembi”, curato da Rosella Ghezzi.

Paola Pezzi, nata a Brescia nel 1963, allieva di Luciano Fabro e Zeno Birolli all’Accademia di Brera è protagonista della scena artistica italiana con una intensa produzione iniziata nei tardi anni ottanta e mai interrotta fino ad oggi. Impiegando materiali quali matite, feltri, passamanerie, stoffa e, recentemente, la gomma e il caucciù, dà vita a strutture essenziali intessute tra loro che invadono lo spazio configurando agglomerati di matasse o complesse galassie circolari monocromatiche che si comprimono o dilatano, la cui conformazione ricorda il procedere segreto della natura.
Sculture amorfe o dalla forma “primordiale”, indefinibile. Ed è proprio la monocromia del materiale grezzo usato che evidenzia le strutture molecolari di ogni opera posta in rilievo sulla parete. Una costruzione esuberante e divertita che rimanda alla memoria dello spettatore ipotetici giochi infantili ma anche i gesti primitivi e la spontanea sapienza delle mani che accumulano, intrecciano e amalgamano tra loro gli elementi e i materiali prescelti.

Un gioco di opposizioni continue – spiega Rosella Ghezzi nel testo che introduce il catalogo – caratterizza l’ultima serie di lavori di Paola Pezzi che mette in campo nel suo percorso di ricerca nuovi elementi d’indagine….. L’attenzione si posa sulle opposizioni. Nel binomio “positivo/negativo”, dettato dall’esigenza di dare forma alla dimensione del “vuoto” che compensa e si integra con il “pieno” di strutture pre-esistenti; così il feltro Vedo nero” e il feltro bianco “Squadro”.
E nell’alternanza tra “concavo/convesso”, nei bassorilievi dei Derivati ottenuti con stratificazioni di fogli di gomma industriale che creano profondità e prominenze ritmate, accentuate dal gioco di luci e ombre. E anche nella scelta dei colori, opposti assoluti negli abbinamenti di bianco e nero, mediati dalla presenza del grigio”.Continue Reading..

21
Set

Anish Kapoor. My Red homeland

The exhibition includes 3 major sculptures from integral though distinct bodies of work in the artist’s sculptural language: voids; mirrors and the auto-generated. Rendered in pigment, steel and wax, the works epitomise Kapoor’s manipulation of matter to create a landscape and geology that is both other and sublime.

The Jewish Museum and Tolerance Center, supported by Lisson Gallery, London, will present the first solo exhibition of works by Anish Kapoor in Russia, opening on 21 September 2015 to coincide with the Moscow Biennale.

Anish Kapoor is one of the most influential artists in the world, who has changed the perception of contemporary sculpture. Born in Bombay, India, Kapoor has lived and worked in London since the 1970s. In 1990 he represented Great Britain at the Venice Biennale where he was awarded the Premio Duemila and in 1991 he won the prestigious Turner Prize. In 2009, Anish Kapoor was the first contemporary artist to have an exhibition at the Royal Academy of Arts, London.

«I am interested in sculpture that manipulates the viewer into a specific relation with both space and time. Time, on two levels; one narratively and cinematically as a matter of the passage through the work, and the other as a literal elongation of the moment. This has to do with form and colour and the propensity of colour to induce reverie. Consequently, I hope, an elongation of time. Space is as complex, the space contained in an object must be bigger than the object which contains it. My aim is to separate the object from its object-hood.» © Anish KapoorContinue Reading..

21
Set

Stefano Cerio. Chinese Fun

Le stanze dell’ex vetreria di Trastevere ospitano Chinese Fun, un progetto che Stefano Cerio (Roma, 1962) ha realizzato in Cina nel 2013, scegliendo di raccontare il Paese attraverso luoghi di divertimento di massa colti nell’attimo in cui non c’è traccia della figura umana. Spazi defunzionalizzati, nati per accogliere migliaia di persone, appaiono svuotati di senso e ritratti nella loro essenza surreale. Attraverso l’uso del banco ottico, poi, Stefano Cerio si riappropria di una lentezza ormai perduta, lontana dall’idea usuale che si ha dei parchi di divertimenti, aggiungendo un ulteriore elemento straniante.

Quello di Cerio è uno sguardo sulla modernità, trattata come natura morta, in cui le costruzioni fuori misura, coloratissime e rese ancora più imponenti dalla frontalità del punto di vista, diventano emblema del vuoto che caratterizza il presente.
La mostra si arricchisce di un ulteriore elemento grazie alla presenza di un video che offre una nuova visuale sulla realtà quotidiana della metropoli contemporanea.

Fondazione Volume
Via di San Francesco di Sales 86/88, 00165 Roma

Dal 24 settembre al 21 ottobre 2015 – prorogata fino al 4 novembre 2015
Inaugurazione: mercoledì 23 settembre 2015, ore 19:00

 

 

20
Set

Frances Richardson. Loss of object and bondage to it; Fig. 2

In this work, the artist constructed MDF supports to hold what appeared to be a draped fabric form. However, on closer inspection, the drape was found to be made of concrete canvas, a flexible concrete impregnated fabric that hardens on hydration to form a thin, concrete layer.

The third public sculpture commission for ‘Sculpture at Bermondsey Square’. ‘Loss of object and bondage to it; Fig. 2‘ is a sculpture by London-based artist Frances Richardson, whose proposal was selected from applications to VITRINE’s open call. Richardson’s sculptural practice is an inquiry into the relationship between embodied cognition of architecture and human agency.

‘Loss of object and bondage to it; Fig. 2’ is a development of the work ‘Loss of object and bondage to it’ made during a studio residency at Lubomirov-Easton in Deptford, London in January 2014. In this work, Richardson constructed MDF supports to hold what appeared to be a draped fabric form. However, on closer inspection, the drape was found to be made of concrete canvas, a flexible concrete impregnated fabric that hardens on hydration to form a thin, concrete layer. What appeared to be a relationship between a hard frame holding a soft drape was in fact a mutually-supportive relationship, with the draped forms providing strength and balance to the overall structure.

Richardson’s commission for Bermondsey Square is also made with concrete canvas, but this time it is paired with perspex, a material that has a semblance with glass and a resonance with the architecture of the site. Richardson creates structures reminiscent of remnants, suggesting a loss or absence of the original object. As with her previous work, she explores the feeling of melancholy present when a space is activated yet dormant.Continue Reading..

20
Set

Alicja Kwade. Monologue from the 11th floor

For more than a decade the artist Alicja Kwade (b. 1979, Katowice/Poland) has probed questions of astrophysics and philosophy in her sculptural work. Employing simple means, she seeks to uncover several layers of reality: two branches stand in a corner. Various precious metals are stacked on the floor, like statistics blocks. Boulders and rocks flood into the exhibition space.

But can nature produce two identical branches? Is the metal’s value today the same as it was yesterday? Kwade does not intend to deceive the viewer. Rather, she wants to reveal the illusions to which he is constantly subjected. How could something be certain and predictable in a universe which is dynamic and changeable down to its tiniest particle? And yet our current economic system rests on the promise of absolute certainty.

Advertising and media cannot know the future. Instead they create phoney certitudes, subtly exploiting people’s fears for the future for their own gain. Dealing with these topics by artistic means, Alicja Kwade illuminates, by way of analogies, current consumerist thinking and present-day mental frailties.

A catalogue in German and English featuring an introduction by Katja Blomberg will be published with Verlag der Buchhandlung Walther König.

Image: Alicja Kwade, Theoretisches Gebilde I, 2015, copper, stones, 2015, 56 x 71 2/3 x 53 1/2 in, unique, photo: Roman März, The ekard collection, courtesy Alicja Kwade and KÖNIG GALERIE

Press Contact:
Laura Groschopp, presse@hausamwaldsee.de

Opening: Sat 19 September 2015

Haus am Waldsee
Argentinische Allee 30, Berlin
Tue – Sun 11am to 6pm

ALICJA KWADE
from 9 September 2015 to 22 November 2015

19
Set

Marisa Albanese. Doble Cel

Marisa Albanese | Doble Cel | 19 settembre – Casal Solleric, Palma de Mallorca / September 17, 2015

Ma come in vista della città arriveremo – un muro la cinge,
alto, e bello ai lati della città s’apre un porto,
ma stretta è l’entrata […].
(Odissea, VI, 262-264)

In occasione della Nit de l’Art 2015, la Fundació Palma Espai d’Art inaugurerà il progetto site specific Doble cel, di Marisa Albanese.

Doppio cielo è una riflessione muta, intima, su di un tema che da decenni occupa le nostre cronache. L’immagine è quella di un albero speculare, che trasforma le proprie radici in rami e occupa lo spazio orizzontalmente, e se la fronda evoca la volta celeste, la doppia fronda evoca due cieli che fronteggiandosi lasciano pensare a popoli che guardano cieli simili ma divisi.

Le fronde dell’albero sono le linee della vita che si stagliano nel cielo sotto il quale la sorte ci ha destinato vivere; un albero con una doppia fronda si fa cos simbolo del doppio cielo abitato da esistenze costrette a farsi nomadi. Sull’albero di alluminio vengono proiettate parole che si muovono come fossero la linfa vitale di questi rami, i flussi luminosi di culture che si spostano e si incontrano nel fluire del mare nostrum. Le parole sono parole antiche, brani tratti da uno dei testi fondanti la cultura europea e la visione del mediterraneo come sorgente originaria di scambi e di creazione, di miti e di leggende, l’Odissea di Omero.

Si fronteggiano due mondi in un essere avversi tra cieli che si sentono diversi e così l’accoglienza diviene distanza, separazione, incomprensione. L’orizzonte si spezza, e la specularità è solo apparente. Doble cielo parla dello spostarsi dei migranti sulla terra, ma anche del loro trovarsi divisi da una linea di separazione, da un diaframma netto, ma invisibile che separa le due parti dell’albero; cielo contro cielo.Continue Reading..