Tag: amalia di Lanno

19
Nov

Sandro del Pistoia. Future

SANDRO DEL PISTOIA
FUTURE
Sculpure/ Installation/ Photography

INAUGURAZIONE
venerdì 20 novembre 2015
dalle ore 19.00 alle ore 21.00

In mostra dal 20 novembre al 12 dicembre 2015
da martedì a sabato: 11.00 – 13.00 | 16.30 – 19.30
o su appuntamento

Galleria 33
via garibaldi 33 – 52100 Arezzo
+39 3398438565
info@galleria33.it

SANDRO DEL PISTOIA
FUTURE

Inaugura venerdì 20 novembre, dalle ore 19.00, presso Galleria 33 in via Garibaldi 33 ad Arezzo la personale di Sandro del Pistoia, Future – sculpure, installation, photography.
La mostra, a cura di Tiziana Tommei, propone una selezione di opere: dal grande formato di “Around the body” scultura – installazione di 3 metri di altezza per 3 metri di diametro, alle sculture di medio e piccolo formato, “Women” e “Untitled”, alle fotografie “Dream” e “Air 02”. Le sculture risalgono al 2013 e 2014 e sono composte da listelli di legno di noce uniti da cerniere in pelle. Le opere fotografiche (2006, 2007) documentano performance in cui l’artista imprigiona l’aria in enormi forme di plastica.

TESTO CRITICO
Entelechia. Secondo Aristotele ogni organismo si sviluppa e si evolve in base ad una finalità interiore. Realizza se stesso in base ad una meta contenuta già in sé, in potenza, e lo fa secondo codici interni. La materia torna spirito, in armonia con le leggi della Natura, con l’ordine del Creato, in quanto parte di quella che i platonici indicavano come “anima del mondo”. Sandro del Pistoia studia i materiali, sperimenta l’ordine della dimensione fenomenica e della scienza, ma la sua ricerca non riguarda la realtà fisica. Usa la materia per disegnare l’invisibile. E ci riesce! Quello che noi vediamo sono forme fatte di assenza di sostanza visibile, comprese dentro e fuori strutture architettoniche dalle unità fondamentali potenzialmente infinite. Lo spazio, compreso dalle molecole a celle esagonali disposte su modello del grafene, assume la conformazione conferita per mezzo del legame in continuum dei moduli geometrici. Il rapporto osmotico che s’instaura tra l’interno e l’esterno della membrana permeabile, ora di legno e pelle ora di metallo ora foderata di seta, trasmette in maniera palpabile un equilibrio profondo, univoco e mai frammentato. L’aria assume una dimensione nuova: prende forma, peso e volume. Quello dell’artista è un dialogo aperto ed incessante con la Natura, esteso a tutte le sue componenti, siano esse antropomorfe, amorfe o anamorfe. Scava nella materia, addirittura negli oggetti, fino a ridurre o a trasporre tutto in sintesi, in schemi in cui ciascun elemento risulta perfettamente stabile in quanto parte di un insieme più complesso. Quattro segmenti non fanno un quadrato: per costruire una figura geometrica e significativa è indispensabile conferirle una direzione, un orientamento e una struttura. Occorre darle una specificità, che in questo caso è arte. Così, la ricerca e la costruzione – intesa come ricreazione – permettono di svuotare la realtà di tutto ciò che è superfluo, di andare in profondità, di giungere all’essenza, di tornare allo spirito.Continue Reading..

18
Nov

Regina José Galindo. Mazorca

“Hanno distrutto le nostre case, hanno rubato i nostri beni, bruciato i nostri vestiti, hanno preso gli animali, tagliato il campo di grano, ci seguirono giorno e notte.” Caso 5339 (uomo intervistato)

—english below

Hanno distrutto le nostre case, hanno rubato i nostri beni, bruciato i nostri vestiti, hanno preso gli animali, tagliato il campo di grano, ci seguirono giorno e notte.
Caso 5339 (uomo intervistato) Piano Sánchez, Baja Verapaz, 1982.Volume 1. Capitolo terzo.REMHI.

Durante la guerra in Guatemala, come parte della strategia militare di terra bruciata, il mais è stato tagliato, è stato bruciato; fu distrutto dall’esercito con l’intenzione di distruggere le comunità indigene, considerate causa della guerriglia. La pace è stata firmata nel ’96 , il mais e il popolo hanno resistito. Nel 2014 il Congresso ha approvato una legge sulla protezione delle varietà vegetali, popolarmente conosciuta come Ley Monsanto, che metteva a rischio il futuro del mais e l’autonomia alimentare del paese. I popoli indigeni furono quelli che si opposero maggiormente e che hanno ottenuto l’abrogazione della legge.

Sono nascosta in un campo di grano. Quattro uomini con il macete, tagliano tutto il mais per scoprirmi. Per qualche minuto rimango in piedi sul mais tagliato.
Aldea Chotacaj, Totonicapan, Guatemala. Novembre 12/11/2014.

Inaugurazione 18 Novembre 2015, h.19.00 – 21.30

Prometeogallery
via Ventura, 3 Milano 20134
orario galleria: lun- ven 11-19Continue Reading..

16
Nov

VALENTINA DE’ MATHÀ. Entanglement

OPENING Thursday, 26 November, 7 – 9pm
EXHIBITION 27 November, 2015 – 16 January, 2016
HOURS Tuesday | Saturday, 12 – 7pm

Loom Gallery is delighted to announce Entanglement, a solo exhibition of brand new works by Switzerland based artist Valentina De’ Mathà. The opening reception will take place
Thursday, 26 November, from 7 to 9pm, and the artist will be present. The status of entanglement reflects an actual and impossible separation, an intertwinement.
It’s a physical phenomenon, discovered by quantum physics, where two or more subatomic particles, also known as “entities”, mutually condition themselves, but at the same time communicate among themselves.Consequently, physical systems are strongly connected, they actually resonate with each other. Subatomic particles are mutually correlated, so reflecting the Big Bang theory, according to which everything was connected at the beginning, but everything is still connected and inseparable now. Humanity consists of subatomic particles, hence the “human” entanglement is a state of nature, our day-to-day behaviour and human relationships actually originate from that connection. The artist created a structured set of “umbilical cords”, an intertwinement of emulsified papers: these same papers were then chemically “painted” by means of chemical procedures in the darkroom. Finally “painted” cords have been precisely embedded and sewn into each other, leading to tapestry works where painting, photography, sculpture and weaving are contained altogether.

Valentina De’ Mathà is born 1981 in Avezzano, Italy, she lives in Switzerland. Her research is based on the interaction among man, nature and mutation, as well as on
the causality principle and on the dialectic between her action on matter and its reaction to it. Her peculiar technique also gives vent to a high percentage of non-deterministic mechanisms and to the typical uncertainty of quantum mechanics. She examines human behaviour when people are facing the unpredictability of inescapable circumstances or events caused by themselves; consequently, she explores the human emotional instabilities and reactions of people facing the unexpected, inevitable or sudden life-changing experiences.

(Italian text below )

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16
Nov

Thomas Canto. Still lifes of space time

Thomas Canto. Still lifes of space time
vernissage sabato 21 novembre, ore 19

a cura di Giuseppe Ottavianelli
testo critico di Achille Bonito Oliva
dal 21 novembre 2015 al 9 gennaio 2016

patrocinio istituzionale Municipio Roma 5

Wunderkammern è lieta di presentare la mostra personale “Still lifes of space time” dell’artista francese Thomas Canto, con testo critico di Achille Bonito Oliva.
Thomas Canto (1979), è considerato uno dei più promettenti artisti francesi nel panorama dell’arte contemporanea. Ha esposto in importanti istituzioni come il Palais de Tokyo di Parigi (proiezione di un video, «All senses», 2012) e ha realizzato installazioni per la Nuit Blanche di Parigi (2014), l’Outdoor Urban Art Festival di Roma (2014), la Biennale di Arte Urbana di Volklingen, Germania (2015) e il Mohammed VI Modern and Contemporary Art Museum di Rabat, Marocco (2015). Recentemente ha realizzato un’installazione per la K11 Art Foundation di Hong Kong, che sarà esposta al Wuhan Art Museum, in Cina, nel 2016.
L’artista traspone direttamente nella propria produzione artistica la sua personale visione dell’ambiente, creando una proiezione astratta e molteplice di quell’intreccio disorganizzato relativo alle esperienze della vita. Dentro ai suoi paesaggi visionari, fortemente influenzati dall’architettura circostante, non è più concepibile un punto di vista fisso. Il decentramento dei punti di fuga nelle costruzioni complesse dell’artista è ciò che conferisce loro un dinamismo unico. Questi effetti visivi sono presenti sia nelle sue installazioni ambientali che nelle sue opere d’atelier, che conservano infatti lo stesso dinamismo e caratteristiche volumetriche. Thomas Canto è in grado di far convergere nelle sue opere molteplici influenze artistiche, tra le quali il Costruttivismo, il Suprematismo, l’Op Art e l’Arte Urbana. Continue Reading..

15
Nov

Tomaso Binga. Scrivere non è descrivere

Galleria Tiziana Di Caro presents Scrivere non è descrivere [Writing Is Not Describing], the first solo exhibition at the gallery featuring Tomaso Binga (aka Bianca Pucciarelli Menna, Salerno, 1931), opening Thursday, September 24, 2015, at 7:00 p.m. The exhibition includes the artist’s most significant works and performances from the 70s, such as “Scrittura Vivente” [Living Writing], “Dattilocodice” [Typocode] and “Ti scrivo solo di domenica” [I Write To You Only On Sundays].

Tomaso Binga is the artist’s pseudonym, taken to challenge the privileges of the male world with irony and displacement. She deals with verbal-visual writing and is among the leading figures of Italian phonetic-sound-performance poetry. Since 1971, the practice of art as writing is at the center of her research. Hers is a “desemantized” writing, closely associated with action and social issues. Her work often strongly challenges space, as in the works of the “Scrittura Vivente” series, in which silhouettes of her naked body mimic the letters of the alphabet (1976), and the “Dattilocodice” series (1978), where typewriter graphemes, imprinted overlapping, take on a new iconicity. The exhibition will include works starting from the early seventies, up to those in which the typecodes are associated with drawings, poetic verses and collages, including some of the works presented at the 1978 Venice Biennale.

But it is especially in the poetic-performative work “Ti scrivo solo di domenica” (1977), created over a whole year by sending 52 letters to a friend (her alter ego) on Sundays only, that all of Binga’s creative power explodes, where the signifier and signified intertwine and alternate in a continuous and controlled prevarication game, aiming at overcoming the tragedy of everyday life with irony, criticism and desecration.
At 9:00 p.m. there will be the performance in which Tomaso Binga will read the letters from the work “Ti scrivo solo di domenica”.

This exhibition, whose title is a line borrowed from a typecode, is the first of a series that aims at describing the various phases of the artist’s production starting from the seventies, i.e. since the outlining of the main guidelines that made Tomaso Binga an artist central to our culture.Continue Reading..

13
Nov

Boris Mikhailov. Io non sono io

Una galleria di ritratti e autoritratti del fotografo ucraino. Mikhailov affronta una molteplicità di temi sociali, indagando i profondi e spesso traumatici cambiamenti che hanno investito il suo Paese e l’identità contemporanea.
a cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola

Boris Mikhailov (Kharkov, 1938) è uno dei più autorevoli fotografi contemporanei. Nato in Ucraina, nelle serie fotografiche in cui si articola la sua ricerca, avviata negli anni Sessanta, mentre lavora come ingegnere in una fabbrica, e ripetutamente boicottata dal regime sovietico, Mikhailov affronta una molteplicità di temi sociali, indagando i profondi e spesso traumatici cambiamenti che hanno investito, e ancora oggi investono, il suo paese e, per traslato, la stessa identità contemporanea, nella sua frammentazione, ma, al contempo, nella ricerca delle sue comuni radici etiche.

La mostra al Madre, organizzata in collaborazione con Incontri Internazionali d’Arte e Polo museale della Campania, Villa Pignatelli – Casa della fotografia, segue e integra la retrospettiva che, nell’autunno del 2015, sarà dedicata all’artista da Camera – Centro Italiano per la Fotografia di Torino. A Napoli la mostra approfondisce in particolare il tema del ritratto e dell’autoritratto e quindi la matrice intimamente biografica di tutta la sua ricerca, in cui sono esplorati i temi della disintegrazione identitaria, dell’oppressione sociale, della povertà iniqua, dell’inermità del corpo, dell’abbandono e della solitudine in una situazione sospesa fra guerra e pace, così come l’inesauribile e insopprimibile ricerca della verità umana nelle pieghe del reale, temi che riecheggiano, attraversando i confini dello spazio e del tempo, la grande pittura barocca napoletana, come nelle tele del grande pittore spagnolo Jusepe de Ribera (Xàtiva, 1591-Napoli, 1652), alcune delle quali saranno accostate in mostra, in un inedito confronto, alle opere fotografiche dell’artista. Evocando inoltre anche altre possibili relazioni, come l’interesse per i “vinti” della pittura e della fotografia ottocentesca (come nelle opere della “Scuola di Resina”), fino alla ricerca di responsabilità personale e civile delle avanguardie storiche del primo Novecento, la mostra ci restituisce una galleria di ritratti e autoritratti al contempo disturbanti quanto universali nella loro urgente richiesta di dignità personale e collettiva.Continue Reading..

13
Nov

Maïmouna Guerresi. Talwin

In due sale si illustrano la versatilità  del linguaggio artistico di Guerresi: un’alchimia tra sospensione metafisica, trasformazione, misticismo e mimesis.
Talwin (in arabo cambiamento), termine che dà il titolo alla personale di Maïmouna Guerresi presso la galleria Matèria di Roma, rappresenta per i Sufi uno degli ultimi stadi di elevazione spirituale dell’essere verso la conoscenza. La mostra propone numerose opere fotografiche inedite affiancate dal video Akhfa Zero, una scultura dal titolo Adama e da Students and Teacher, un polittico fotografico realizzato nel 2012.

Le due sale della galleria illustrano la versatilità del linguaggio artistico di Guerresi, sviluppatosi sulla solidità di una ricerca radicata e caratterizzante; un’unica alchimia tra sospensione metafisica, trasformazione, misticismo e mimesis.

I soggetti rappresentati si mescolano a oggetti bellici abbandonati e poi recuperati. Taniche, bossoli e reperti di guerra perdono il loro significato originale per assumerne uno innocuo, decorativo e quotidiano; una forma di ready-made contemporaneo in dialogo con l’eredità del passato e le dinamiche socio-politiche del presente.

Questa dicotomia tra tensione, e serenità pone l’accento sul concetto stesso di cambiamento (Talwin), fil rouge della mostra: il divenire Eraclitiano dell’essere, dove ogni cosa è soggetta al tempo e alla trasformazione.

Inaugurazione 12 novembre 2015 ore 19,00

Materia
via Tiburtina, 149 Roma
ore 11-19
ingresso libero

MAIMOUNA GUERRESI
dal 12 novembre 2015 al 23 gennaio 2016

 

12
Nov

José Damasceno. Deambulazione e Divagazione

La Galleria Valentina Bonomo è lieta di annunciare l’inaugurazione della mostra “Deambulazione e Divagazione” dell’artista brasiliano Josè Damasceno (Rio de Janeiro, 1968) a cura di Elisa Byngton mercoledì 11 novembre 2015 dalle ore 18 alle ore 21 in via del Portico d’Ottavia 13.
In seguito alle sue due partecipazioni alla Biennale di Venezia nel padiglione Centrale, ai Giardini, con l’istallazione “During the Vertical Path” nel 2005 e nel padiglione del Brasile come rappresentante nazionale con il suo “Viaggio alla luna” nel 2007, Damasceno approda per la prima volta in Italia con una propria personale.
In “Deambulazione e Divagazione”, questo il titolo della mostra, l’artista presenta sculture, disegni e oggetti che sono stati pensati appositamente per la Galleria Valentina Bonomo e che, nella quasi totalità, sono stati realizzati direttamente a Roma. Per lo spettatore è immediatamente percepibile il suo segno distintivo, fatto di unicità e di significativa unità poetica. L’artista inventa spazi nuovi e singolari che si muovono tra il minimalismo e il surrealismo, grazie alla creazione di enigmatici sistemi di rappresentazione e luoghi immaginari, con i quali l’artista induce lo spettatore a partecipare con la mente ad un gioco dove non esistono regole e in cui è invitato a decifrare l’esperienza visiva proposta. Viene a delinearsi un nuovo atteggiamento artistico in cui ordine e caos non sono più principi inconciliabili, ma fonti di arricchimento reciproco. Così nelle installazioni di Damasceno l’amore per la materialità dei corpi si sposa ad un elaborato ed ironico riuso degli stessi, mirando alla creazione di nuovi significati. In mostra, tra le altre, l’artista proporrà opere come: L’Art de S’installer (au nord du futur), in cui immagini di architetture d’interni moderniste hanno subito interventi grafici da parte dell’artista con l’inserimento di elementi estranei, come ad esempio le figure geometriche, che occupano lo spazio suggerendo situazioni assurde attorno al tema della conversazione nell’ambiente domestico; E’, opera al neon; Poco a poco, opera con dimensione ed organizzazione visiva variabile, in cui piccoli cerchi in vinile posti in due separati gruppi sulla parete creano un’illusione ottica per cui sembra inverosimile che i due gruppi siano composti di elementi in numero identico; Deambulazione e Divagazione in cui migliaia di impronte di scarpa fatte di carta si mescolano in una teca di vetro.Continue Reading..

11
Nov

Michael Kenna. Forms of Japan

Le sue immagini sono caratterizzate da un bianco e nero essenziale. La mostra ‘Forms of Japan’ racconta un amore per il Giappone, da parte dell’autore, iniziato oltre 30 anni fa.

Michael Kenna è considerato uno dei più importanti ed influenti fotografi di paesaggio al livello internazionale. Le sue immagini sono caratterizzate da un bianco e nero essenziale. La mostra Forms of Japan racconta un amore per il Giappone da parte dell’autore iniziato oltre 30 anni fa. Un legame empatico per la filosofia e il paesaggio di una terra che esprime poesia visiva. Il linguaggio fotografico di Michael Kenna si appropria di questi elementi poetici che l’autore rende in forme poetiche e meditative in equilibrio con l’anima del Giappone. Un percorso di meditazione attraverso alberi solitari, profili delle montagne, ponti , giochi d’acqua, piccole isole, paesaggi sommersi dalla neve ma anche sagome di pesci e particolari di antiche pitture. I suoi scatti diventano Haiku e ne seguono la composizione e le strutture logiche.

L’Haiku consiste in tre versi costruiti in ordine verticale di solito con lo schema 7/5/7. Questa rappresentazione della natura come specchio dell’anima, come rappresentazione di una realtà interiore che si esprime con simboli e sillogismi ritorna nelle immagini dell’autore costruite con rigore e ordine apparente di un ‘equilibrio che in realtà genera emozioni profonde e contrastanti. D’altronde L’haiku (visto come anti-sillogismo) e il sillogismo stesso incarnano, a ben vedere, la doppia condizione della vita, che, per mantenersi, deve riuscire sia a rinnovarsi sia ad innovarsi. Se il rinnovamento esprime la riproduzione dei cicli vitali, l’innovazione deve realizzare quelle trasformazioni che permettono alla vita di affrontare e superare quei mutamenti dell’ambiente che ostacolano oppure rendono impossibili o inefficaci i processi ciclici di rinnovamento. Continue Reading..

10
Nov

STORIE SOVIETICHE

Tre mostre apriranno contemporaneamente al pubblico il 4 dicembre presso la Galleria del Cembalo, e proseguiranno fino al 13 febbraio per raccontare quasi un secolo di arte, di storia, di fotografia. Tre storie per tre voci soliste. Tre storie indipendenti, ma unite idealmente, per raccontare nell’arco di 85 anni, dal 1930 al 2015, la storia immensa dell’Unione Sovietica, nel suo farsi e disfarsi, tra illusioni, propaganda, disillusioni, memoria. Apre la trilogia Rozalija Rabinovič (Kiev, 1895 – Mosca, 1988), pittrice, allieva del VChUTEMAS e interprete originalissima della propaganda negli anni ’30 nel segno di Stalin. Segue Sergei Vasiliev (Čeljabinsk, 1937), nome di riferimento del fotogiornalismo oltre cortina, premiato cinque volte al World Press Photo, e autore di un intenso ritratto della vita quotidiana negli anni del primo “disgelo”, tra i carcerati e la follia dei loro tatuaggi, e i corpi morbidi e immacolati delle donne nella sauna e nelle fasi più emozionanti del parto in acqua. Chiudono le immagini compostissime di Danila Tkachenko (Mosca, 1989), enfant prodige della fotografia russa, che ha ritratto le zone off limits, militari e industriali, dell’ex Urss, simbolo della guerra fredda e della più ambiziosa tecnocrazia di regime. A distanza di quarant’anni uno dall’altro, e in assoluta autonomia artistica, Rozalija Rabinovič, Sergei Vasiliev e Danila Tkachenko si passano il testimone per narrare le stagioni di un paese straordinario e della sua ideologia, che mai come oggi torna a guardare indietro nel tempo.Continue Reading..