Tag: amalia di Lanno

02
Dic

Luca Andreoni e Zhou Siwei. Your silent face

Your silent face
Luca Andreoni, Zhou Siwei
A cura di Fantom

Da mercoledì 16 dicembre a venerdì 11 marzo 2016
Inaugurazione: martedì 15 dicembre 2015, ore 18
Presentazione stampa: martedì 15 dicembre 2015, ore 17
Aperta: da lunedì a venerdì, dalle 12 alle 19. La mattina e il sabato su appuntamento.
Dove: VIASATERNA, Via Giacomo Leopardi 32, Milano, 02.36725378

Viasaterna Arte Contemporanea presenta, da mercoledì 16 dicembre 2015 a venerdì 11 marzo 2016, una nuova esposizione di opere inedite. La mostra Your silent face (Il tuo volto silenzioso) associa il nuovo lavoro di Luca Andreoni – tra gli autori più attivi della fotografia italiana contemporanea – intitolato Inferno 1911, con una selezione di opere, anch’esse mai esposte in Italia, di Zhou Siwei, artista cinese conosciuto per la sua ricerca poetica che combina tecnica e sperimentazione sulla trama di una filosofia complessa.
Inferno 1911 è una serie fotografica interamente realizzata da Andreoni nel 2014, immergendosi nelle montagne delle Grigne, un massiccio della Lombardia. Noto tra alpinisti e scalatori per la bellezza e la varietà delle arrampicate, all’inizio del secolo scorso la Grigna è stata teatro di alcune scene di Inferno, uno dei primi kolossal realizzati in Italia. Prodotto dalla Milano Films, il lungometraggio era l’adattamento cinematografico del viaggio di Dante nell’Ade, realizzato con effetti speciali e tecniche di montaggio assolutamente all’avanguardia.
Come Inferno, anche l’opera di Andreoni assorbe l’ambiente ostile di roccia calcarea e nebbia per calare lo spettatore in un’atmosfera sospesa ed enigmatica; dove la fotografia, mezzo privilegiato per penetrare nelle pieghe della realtà, si trasforma in strumento di occultamento. E di perdita: della superficie delle cose, dell’orientamento, della tranquillità. Con Inferno 1911 Andreoni investiga un campo intermedio: non si tratta più di vedere, ma di intravedere. Concentrando l’attenzione su una porzione delle sue immagini, si ritrova una quantità di dettagli minimi e inaspettati (vegetazione, persone, oggetti…), ma non c’è certezza.

Resta lo sforzo ininterrotto di guardare, di capire, di scoprire, svestendo letteralmente la pelle della montagna dai drappi bianchi delle nuvole e della foschia. In un percorso ugualmente ambiguo che nel tendere a una costante ascesa sembra condurre alle porte degli inferi. Il lavoro di Zhou Siwei è indipendente dall’utilizzo di una specifica tecnica o disciplina artistica. Nel corso della sua carriera, iniziata a metà degli anni 2000, ha alternativamente utilizzato il disegno, la pittura, la scultura e la fotografia. Le sue opere includono sempre uno o più pattern che si ripetono, riferendosi alla teoria kantiana secondo cui “gli schemi sono il collegamento trascendentale tra la sensualità dell’osservazione e i concetti della ragione”. La semplicità è il punto di partenza del suo lavoro, che si sviluppa secondo un processo ciclico di ripetizione, evoluzione, progresso, spesso sovrapponendo diversi livelli di colore uno dopo l’altro, provocando con il medesimo gesto un cambiamento continuo. Le opere di Zhou provocano così un costante fremito percettivo, si modificano ad ogni sguardo successivo secondo una logica di inestinguibile instabilità. Mettono in contatto la concretezza ottico-retinica con la variabile dell’esperienza individuale (gestalt) e il “mondo delle idee”. Aprono a infinite possibilità interpretative sfruttando la forza di alcune particelle elementari. Ambiguità, stratificazione, nascondimento, scoperta: sono questi i termini che uniscono i lavori di Luca Andreoni e Zhou Siwei e articolano il percorso della mostra. Entrambi, seppure con modalità differenti, interrogano lo spettatore sulle proprie capacità di vedere, interpretare, comprendere. Entrambi contemporaneamente cancellano e rivelano. Esperienza, razionalità e mistero si incontrano e si scontrano in un limbo a metà strada tra natura e artificio, dove il brivido dell’incognito si mescola con un silenzioso senso di assoluto.

CONTATTI PER LA STAMPA
PCM STUDIO di Paola C. Manfredi
Via C. Goldoni 38 – 20129 Milano
press@paolamanfredi.com | Tel. +39 02 87286582
Roberta Mascherpa | M. +39 349 9267882 | roberta@paolamanfredi.com
Federica Farci | M. +39 342 0515787 | federica@paolamanfredi.com
Viasaterna via Leopardi 32 20123 Milano
+39 02 36725378 info@viasaterna.com www.viasaterna.comContinue Reading..

30
Nov

Rebecca Agnes e Stefania Migliorati | COORDINATE

Rebecca Agnes + Stefania Migliorati | COORDINATE
a cura di Barbara Fragogna

12.12.2015 – 24.01.2016

Inaugurazione
sabato 12 dicembre ore 19
Mar – Sab // 15 – 19
e su appuntamento

Le artiste saranno presenti

COORDINATE

“L’eterotopia ha il potere di giustapporre, in un unico luogo reale, diversi spazi, diversi luoghi che sono tra loro incompatibili.” Michel Foucault

La Fusion Art Gallery presenta “Coordinate”, mostra bipersonale di Rebecca Agnes e Stefania Migliorati. Le due artiste berlinesi d’adozione, già familiari a una mutua collaborazione (seppur sviluppando una pratica indipendente e personale) presenteranno in galleria un gruppo di sei lavori in aperto dialogo. Ogni coppia di lavori difatti, come in un incrocio/incontro lati-longitudinale, intersecherà i suoi assi (fatti di tela, filo, segno, linea, parola, carta e quindi di storia, incontro, identità, appartenenza, alterità) in un centro (luogo d’incontro, osservatorio) dal quale partire per compiere un percorso ricodificato e relativamente esplicito sul senso stesso della natura del suo indagare.

In “Coordinate” Rebecca Agnes e Stefania Migliorati condividono un impianto concettuale che gravita principalmente (spesso in senso lato) attorno ai temi del luogo (Genius loci) inteso come spazio/mappa che si modifica descrivendosi nell’immaginario, che si adatta nel site-specific, che rimane irrimediabilmente se stesso seppur traducendosi specularmente nel suo doppio nel tentativo di una lettura (per quanto possibile) oggettiva della realtà. Che si tratti di una geografia rigorosa o di un’idea geografica, di uno spazio cosmico fanta-e-scientifico o di un cosmo domestico/addomesticato, di un luogo che non è altro che sé o un sé migrante (corpo come luogo, pensiero nello spazio), il luogo cui ci si riferisce è sempre e comunque un luogo identitario che si pone e pone domande sull’attendibilità dei dati a disposizione e sul dubbio che quegli stessi dati non siano altro che la parzialità di un evento imparziale e non verificabile.

I luoghi di Agnes e Migliorati sono territoriali, fisici, atomici e al tempo stesso astratti, impalpabili e grafici, sono metaforici e metafisici, poetici e analitici, sono il pretesto per descrivere il sociale, l’attuale, il contemporaneo e sono, soprattutto, lo sprone per proiettarsi, magari ortogonalmente, dal “qui” al “dove”.Continue Reading..

28
Nov

Antonio Biasiucci – Molti

CENTRO ARTI VISIVE PESCHERIA – PESARO

ANTONIO BIASIUCCI – MOLTI
A cura di Ludovico Pratesi e Chiara Pirozzi

5 dicembre 2015 – 31 gennaio 2016
Inaugurazione sabato 5 dicembre h 19
Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria
Organizzata da Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo

Sabato 5 dicembre alle ore 19 presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro si inaugura Molti, mostra personale di Antonio Biasiucci, organizzata per il periodo natalizio dal Comune di Pesaro -Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo.

A cura di Ludovico Pratesi e Chiara Pirozzi, la mostra propone un percorso visivo che presenta in modo inedito il lavoro dell’artista campano, proponendone una conoscenza ad ambio raggio e al contempo definita nella riflessione sul senso della contemporaneità, dei suoi drammi e dei suoi martiri, partendo da immagini le cui radici poggiano nella storia, nell’arcaica simbologia sacra e nei principi primi dell’esistenza.

Molti è un’esposizione che interseca ritualità antiche a drammi contemporanei attraverso una narrazione mai effimera ma sempre pronta a definire sostanze concrete fatte di corpi e volti, materia e carne, vitalità ed epifanie. Sacralità, moltitudine e sacrificio rappresentano le fondamenta poetiche ed estetiche della mostra che, negli spazi della Chiesa del Suffragio e del Loggiato, si moltiplica in un doppio racconto per immagini, dall’essenza e valenza evocativa e simbolica, capace di richiamare alla mente riti e miti passati, alla visione di un’attualità sempre più dolorosa.

L’installazione Molti, esposta per la prima volta nel 2009 alla mostra Barock, al Museo Madre di Napoli, è un lavoro realizzato all’interno del Museo Universitario di Antropologia partenopeo, dove Biasiucci ha fotografato un repertorio di calchi di volti appartenenti a diverse tribù africane realizzati negli anni ’30 dall’antropologo Lidio Cipriani. Il titolo si riferisce ai visi che emergono dall’oscurità fotografica, come metafora dell’esistenza umana, capace di agire nella propria storia e nel proprio tempo non attraverso l’individualità, bensì nella collettività, ovvero nella moltitudine delle differenze.

L’installazione si presenta come una distesa di uomini e donne, un’estensione di ritratti dai profili dolci e dagli occhi chiusi, una passeggiata da compiere affacciandosi a osservare immagini che sembrano immerse e liquide, riemergendo dal buio e tornando in esso.

Molti è un’opera capace di suscitare nello spettatore una forte sensazione catartica ed emozionale; un’installazione che partendo dal passato approda verso una riflessione attenta e profonda su quanto di drammatico avviene oramai quotidianamente dei nostri mari, in cui il concetto dei “molti” tragicamente si fonde e si confonde con la parola “massa”, in un Mediterraneo troppo spesso terra di migrazioni, sacrificio e morte.Continue Reading..

26
Nov

Liu Xiaofang. Future Memories

FUTURE MEMORIES è la mostra della fotografa cinese
Liu Xiaofang per il terzo appuntamento di VISIONAREA.
Testimone e curatore della prima personale dell’artista a Roma è Alessandro Demma, critico d’arte e curatore, responsabile progetto per l’IGAV (Istituto Garuzzo per le Arti Visive), docente all’Accademia di Belle Arti di Macerata.
inaugurazione 1 dicembre 2015 | alle 18.30 | visionarea | roma

FUTURE MEMORIES
VISIONAREA è un progetto che nasce da un’idea dell’artista Matteo Basilé e dall’Associazione Amici dell’Auditorium Conciliazione, e si avvale del sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo: un organismo solido e affascinante, grazie all’unione tra creatività e managerialità, destinato all’arte contemporanea in chiave attuale e trasversale. Attuale perché capace di creare reinventando un luogo come l’Auditorium della Conciliazione, nel rispetto della sua vocazione ma ampliandone le potenzialità espressive. Trasversale perché flessibile e capace di accogliere le differenze come valore da sostenere e promuovere, di eliminare confini espressivi e creativi privilegiando le storie e la ricerca di quella umanità meno visibile. Un luogo straordinario che si sviluppa intorno al Chorus Cafè, per poi estendersi all’interno degli spazi principali dell’Auditorium stesso. Un Temporary Art Museum con la direzione artistica di Matteo Basilé, dove possano convivere arte, musica, cinema, moda, letteratura e food attraverso progetti site-specific e collaborazioni con altri fenomeni artistici e culturali nazionali ed internazionali. Un progetto che, per le sue caratteristiche, bene si sposa con il principio ispiratore dell’attività della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo e soprattutto del suo Presidente Prof. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, che ha colto la coerenza di VISIONAREA con la sua attività di coraggioso sostegno alla cultura e a tutto quello che di positivo può generare: non a caso, la Fondazione è da anni impegnata nella costruzione di nuove forme di dialogo interculturale anche grazie all’arte, dimostrando quanto la bellezza sia un codice condivisibile.
Afferma il Prof. Emanuele: “VISIONAREA è un’iniziativa unica a Roma: non solo uno spazio espositivo, non solo un luogo d’incontro fra onnivori della cultura, ma molto altro ancora: un incubatore d’idee, un osservatorio privilegiato sull’arte contemporanea e, in un futuro si spera non lontano, un polo di produzione di progetti per artisti di tutto il Mondo”.Continue Reading..

25
Nov

Non esistono oggetti brutti

«NON ESISTONO OGGETTI BRUTTI»
un progetto indisciplinato di
Thanos Zakopoulos e Alberto Zanchetta

26 novembre 2015 – 09 gennaio 2016
opening: giovedì 26 novembre 2015, ore 18.00 – 21.00
Galleria Bianconi, Via Lecco 20 – Milano

Il 26 novembre la Galleria Bianconi è lieta di presentare il progetto «Non esistono oggetti brutti» che pone in dialogo i linguaggi e le pratiche artistico-curatoriali di Thanos Zakopoulos e Alberto Zanchetta.

«Non esistono oggetti brutti, basta saperli esporre» è una frase pronunciata da Franco Albini, assunta a magistero di questo progetto. Un artista-designer, Thanos Zakopoulos, e un critico-curatore, Alberto Zanchetta, hanno deciso di selezionare un nucleo di opere conservate nel caveau della galleria Bianconi, nel tentativo di ripercorrere la storia dello spazio espositivo e degli artisti coinvolti nel corso degli anni (Alexandre Arrechea, Vasco Bendini, Mario Davico, Maria Elvira Escallon, Winfred Gaul, Via Lewandowsky, H.H. Lim, Cheryl Pope, Davide Tranchina, Nanni Valentini, Daniele Veronesi). L’allestimento verrà però arricchito da opere, oggetti e materiali forniti direttamente da Zakopoulos e Zanchetta o chiesti in prestito ad altri artisti e designer (Agostino Bergamaschi, Sergio Breviario, Martina Brugnara, Mario Consiglio, Lorenzo Damiani, Oppy De Bernardo, Riccardo Fabiani, Silvia Hell, Silvia Mariotti, Katia Meneghini, Gianni Moretti, Alberto Mugnaini, Simone Pellegrini, Alessandro Zambelli), proponendo chiavi di lettura differenti rispetto a quanto si conosceva della galleria Bianconi.

Se effettivamente «basta saper esporre», come affermava Albini, è altresì vero che un bell’oggetto nuoce a se stesso qualora sia presentato in modo frettoloso, magari sciatto, finanche insensato. Il concetto di bello e di brutto, così sottile e intercambiabile nelle arti dell’ultimo secolo, pone in risalto il problema sulla presentazione, ossia sulla [di]mostra[zione] al pubblico. Dall’oggetto si passa quindi al processo, al “rito dell’allestimento” che in questo caso si dipana tra associazioni di pensiero e liberi accostamenti. Concepita come un ibrido tra lo storage e la wunderkammer, la mostra si propone sotto forma di grande “assemblaggio” che sfrutta i materiali e i complimenti d’arredo in dotazione alla galleria. Non quindi una semplice collettiva, bensì un progetto che fa leva sull’atteggiamento appropriazionistico e sulla necessità di produrre nuova conoscenza.Continue Reading..

25
Nov

James Casebere

James Casebere
26 November – 15 January 2016
LISSON GALLERY, via Zenale 3, Milan, 20123

James Casebere’s first solo exhibition in Milan presents recent bodies of work that take the natural world as their subject matter and iconic works of art as their starting points. The American artist’s staged photographs – shot in the studio from models that have been intricately assembled and cinematically lit – present a pastoral that is permeated with culture.
For over forty years Casebere has explored the fictional possibilities of photography, testing his medium’s supposed truth-telling properties to document fabrications of reality. His pictures are both poetic and political, creating simulacra that usurp reality to expose what art historian Hal Foster considers “a psychopathology of everyday life”. Casebere’s works have progressively depicted a wider perspective: the surrealist domestic scenes and claustrophobic vistas of his early pieces gave way to hauntingly evocative architectural interiors and exteriors of building typologies found both in the United States and the Middle East, while his Duchess County series (begun in 2009 and still ongoing) takes an aerial perspective of an entirely made-up, though acutely plausible community. He has also depicted urban areas blighted by mortgage foreclosures, hurricane Sandy and even destroyed by fire, although he is often attracted as much by the architecture, as in a series of wooden beach houses, one of which was originally built as a local life-boat station, again positing a site of potential catastrophe or rescue. In all these un-peopled environments, Casebere produces a deep ambiguity, pulling the viewer in as a participant through distortions that seem psychologically wrought and convey an uncanny sense of foreboding.
For his exhibition in Milan, Casebere once again executes a shift in perspective, this time immersing the viewer in the midst of landscapes that directly reference the art of the past to critically address man’s uneasy relationship with nature today. A major new piece from last year, Sea of Ice, and related works Trees and Bushes in the Snow (all 2014) revisit the work of the German Romantic landscape painter Caspar David Friedrich (1774 – 1840) to comment subtly on climate crisis. In Sea of Ice, Friedrich’s famous scene of frozen desolation currently housed at Kunsthalle Hamburg in Germany, has been exquisitely recreated by Casebere in his studio out of simple materials, suggesting the terrible sublime of nature has been entirely requisitioned by man, its spirituality no longer tenable. Taking inspiration from Friedrich’s painting of the same name, Casebere’s Trees and Bushes in the Snow series, meanwhile, employ found materials — real vegetation from the artist’s garden and kitchen ingredients such as bicarbonate of soda whose pristine whiteness is a chemical stand-in for the unadulterated purity of snow.Continue Reading..

25
Nov

Maya Pacifico. Diaries

Brusco Art Gallery – “Pagine d’artista”
A cura di
Tiziana De Tora
Artstudio’93

Maya Pacifico. Diaries
Vernissage venerdì 27 novembre 2015 – ore 18.00

27 novembre 2015 – 29 gennaio 2016

Venerdì 27 novembre, alle ore 18.00, Brusco Wine & AudioRoom, inaugurerà il suo nuovissimo spazio, in Via Napoli 161 (Pozzuoli), con la prima mostra della rassegna“Pagine d’artista”, curata da Tiziana De Tora – Artstudio’93, dal titolo “Diaries” dell’artista Maya Pacifico.

La mostra dell’artista e critica napoletana celebra l’apertura dell’Art Gallery di Brusco Wine & Audio Room, un inedito ed esclusivo locale, dedicato all’arte e all’intrattenimento di alta classe, un luogo unico dal concept innovativo e dall’arredamento che richiama le tendenze dell’industrial design, speciale per la scelta eno-gastronomica raffinata, e per le proposte musicali, che ospiterà inoltre eventi culturali diversi, proposti in un elegante salotto affacciato sul mare.

La nuova Art Gallery di Brusco, curata da Tiziana De Tora – Artstudio’93, si inaugura con il ciclo di mostre, intitolato “Pagine d’artista” e non poteva che essere Maya Pacifico ad aprire questa rassegna. Un’artista che da tempo dedica la sua ricerca alla manipolazione di pagine di vecchi libri, che vengono tagliati, sfrangiati, smembrati e bruciati e che, infine, divengono supporto perfetto per interventi testuali inediti.
Artista visiva da alcuni anni, ma con una lunga carriera di critica e storica dell’arte, Maya Pacifico ha scelto il libro vecchio, ingiallito, sbiadito dal tempo, per offrirgli una nuova identità, non solo come supporto, ma quale protagonista della sua opera, per far riemergere la memoria che esso custodisce.
Le sue opere, come lei stessa dichiara, non sono pittura né scultura; potremmo invece definirle “estrusioni”, nelle quali le pagine dei libri, ritagliate in piccole strisce mobili, escono dalla parete cartacea, per muoversi come onde al vento, oppure vengono intervallate da antiche foto o garze sovrapposte, su cui scrivere testi di sua creazione, come la stessa artista afferma: “Le frasi, intime e personali, che ho scritto nei diari, nel corso della mia vita, rimandano ai frammenti racchiusi nei libri bruciati: la loro reale presenza non coincide con il loro bruciante apparire. Ma lo spettatore che le legge può identificarsi in ciò che contengono molto di più che se leggesse un libro, perché non c’è la finzione letteraria, non c’è artificio: è la vita reale, ciò che l’artista ha vissuto e sofferto che viene alla superficie, che diventa pubblico (…) Quello che cerco di ottenere attraverso queste due forme, una scritta e l’altra costruita, è un momento di contrazione della realtà in cui l’atto dell’artista riesca a sintetizzare il dualismo fuori-dentro, esterno-soggetto, architettura-scultura”.
La mostra resterà aperta fino al 29 gennaio 2016Continue Reading..

24
Nov

Todd Williamson. Polifonia di un Paesaggio

Williamson ha composto su tela la rappresentazione visiva di una melodia sonora. Una pittura che si fa musica e una musica che si fa pittura.
a cura di Cynthia Penna

La presente esposizione racchiude opere che sono nate dalla collaborazione tra Williamson e il compositore Americano Greg Walter, ma più che di collaborazione possiamo parlare di opere a 4 mani nel senso che ad ogni gruppo di note composte da Walter ha corrisposto una pennellata di Williamson impressa sulla tela e viceversa ad ogni intervento pittorico ha corrisposto una nota o una serie di note musicali che hanno dato vita ad una sinfonia. Una concezione del tutto inedita nell’ambito della storia della pittura e nella quale possiamo affermare che il musicista ha “dipinto” la tela e il pittore ha “suonato” la melodia.

Williamson ha composto su tela la rappresentazione visiva di una melodia sonora.
Una pittura che si fa musica e una musica che si fa pittura. Il tema delle opere di Williamson rimane una sorta di paesaggio astratto composto da linee orizzontali, fasci di luce e sapienti ombreggiature, ma in questa serie di opere vi è qualcosa di più: è la vibrazione che emerge prepotente dalle linee stesse, dai margini sfocati di colore, dalle modulazioni di colore e luce che rimandano immediatamente ad uno spartito musicale, ad una “melodia visibile”, ad una “sonorità” visiva.

Le sue opere si atteggiano come vere e proprie “frequenze” di suoni, “vibrazioni” di strumenti musicali, e griglie di spartiti. L’opera appare come la registrazione visiva delle onde formate dal suono di uno strumento musicale. L’intera opera presente in mostra si suddivide in tre serie che corrispondono a tre “momenti” musicali: “the Frequency series”, “the Grid series” e “the Light series”, come afferma Williamson, sono focalizzate su particolari “momenti” musicali quali le armonie, il movimento delle corde e le tonalità musicali.Continue Reading..

20
Nov

Angelo Savelli. Bianco su Bianco

In mostra verranno presentate una ventina di opere del periodo bianco dell’artista alcune delle quali provenienti da importanti collezioni private.
Giovedì 19 novembre alle ore 18.30 si aprirà nella sede di Montrasio Arte in via di Porta Tenaglia 1 l’esposizione Angelo Savelli. Bianco su Bianco. In mostra verranno presentate una ventina di opere del periodo bianco dell’artista alcune delle quali provenienti da importanti collezioni private. La ricerca pittorica di Savelli è illustrata in modo esaustivo, anche grazie alla presenza in mostra di alcuni dei capolavori del maestro tra i quali Alle quattro ragazze negre di Alabama, del 1964 (acrilico, corda, legno e plexiglass), già esposto alla XXXII Biennale di Venezia del 1964 e Virgilius, del 1966 (acrilico, corda e legno ) già esposto al Guggenheim Memorial Foundation di New York. La mostra sarà accompagnata da un catalogo bilingue, edito da Silvana Editoriale con un testi di Guido Ballo, Piero Dorazio, James Harithas, Ned Rifkin e Luigi Sansone.

Savelli nato a Pizzo Calabro, Catanzaro, nel 1911 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1936. Apre il suo studio in via Margutta 49 dove frequenta artisti quali Guttuso e Severini. Dopo la seconda guerra mondiale, affascinato dalla ricerca di Prampolini, entra a far parte della cerchia Futurista e prende parte all’Art Club, Associazione Artistica Internazionale Indipendente. Continua la sua formazione a Parigi e nel 1950 partecipa alla XXV Biennale di Venezia. Nel 1955 si stabilisce definitivamente a New York dove continua la sua attività di artista e di docente. La sua prima personale a New York risale al 1955 nella sede della galleria The Contemporaries, nell’ ambito di una mostra che comprende dodici serigrafie e dodici gouaches. Nel 1958 è invitato ad esporre presso la galleria Leo Castelli, New York. Nel novembre 1959 alla Tweed Gallery del Department of Art della University of Minnesota, a Duluth presenta le prime sperimentazioni del bianco e in quello stesso anno è invitato a partecipare con alcuni rilievi bianchi alla Quadriennale d’Arte di Roma. Dagli anni ’60 il bianco è eletto unico colore della sua produzione pittorica e nel 1964 vince il premio di Grafica alla Biennale di Venezia. Savelli ha sempre continuato ad esporre anche in Italia in spazi prestigiosi, dal Cavallino a Venezia, al Naviglio a Milano e in anni più recenti, sempre a Milano, da Lorenzelli e da Niccoli a Parma. Nel 1984 Luigi Sansone cura presso il PAC di Milano la grande mostra monografica dell’artista; nel 1994 ritorna definitivamente

Inaugurazione 19 novembre ore 18.30

Montrasio Arte
via di Porta Tenaglia 1 Milano
martedì-venerdì 11.00-13.00 / 14.00 – 18.00
ingresso libero

Dal 19 Novembre 2015 al 18 Dicembre 2015

19
Nov

Amy Feldman / Pascual Sisto

Attraverso le incontaminate superfici perlescenti delle sue opere, Feldman evidenzia il gesto sulla tela. L’alloro macchiato è il motivo usato da Sisto per la video installazione che fa dello spazio un ambiente virtuale.

Amy Feldman
Moon Decorum

Gli ultimi lavori di Amy Feldman presentati in Moon Decorum incarnano un sentimento che è al contempo pacato e ricco di pathos. Amy Feldman, attraverso le incontaminate superfici perlescenti delle sue opere, evidenzia il gesto sulla tela.

Moon Decorum, l’opera da cui la mostra prende il titolo, mette in luce entrambi gli aspetti. Da una parte ci sono le forme fluide e ondulate che si dipanano verso l’esterno mettendo in risalto le gocce di colore ai bordi del dipinto, come accade nei dipinti in bianco e nero di Willem de Kooning. Dall’altra parte, il tratto utilizzato dall’artista evidenzia una serialità ridotta che si manifesta quasi fosse una nota a piè di un’espressione o un’affermazione dell’ironia del gesto pittorico, ricordando così i lavori di Jasper Johns. È in quest’ambivalenza che risiede quello che nelle opere dell’artista viene denominato attrito: la luna si dimostra precisa e regolare nella sua rotazione ed al tempo stesso il suo potere trasformativo (basti pensare al mito del lupo mannaro) incarna le nostre paure primordiali. L’oscurità di questi dipinti è analoga all’immensità fredda e vuota dello spazio e alla paura che ci assale nel buio della notte. Come suggerito dalla teoria di Heidegger, sia l’angoscia che la fuga, sono sentimenti astratti e concreti al tempo stesso.

È interessante notare come Amy Feldman abbia intitolato la sua mostra tenendo in considerazione la luna e le sue molteplici connotazioni. Quando pensiamo all’influenza delle fasi lunari in termini scientifici o poetici è dato tutto già per assodato. Siamo altresì abituati a fare una netta distinzione tra l’astronomia e la pittura: la visione scientifica dei pianeti si oppone all’immagine romantica del rückenfigurs, dove le figure sostano dando le spalle all’osservatore mentre osservano una sfera luminosa nel cielo; proprio come avviene nei dipinti di Friedrich. Per i nostri antenati questa divisione non sussisteva. Platone studiò la rivoluzione della luna con precisione matematica ed al tempo stesso capì che essa era anche un mezzo divino per punire gli essere umani. È questa dualità che Amy Feldman rappresenta nei suoi lavori più recenti.

Un dipinto come Swollen Omen allude proprio alle preoccupazioni primarie appena accennate ricordando le forme di un corpo con le sue cavità e le sue sporgenze che simulano le viscere. È il corpo dell’artista? Un’abbreviazione del movimento del pennello sulla tela? È un ginocchio oppure una coscia? Le linee tracciate dall’artista sono allusive, ma non è questo che le interessa. Ciò che merita di essere considerato è come queste forme attivino i ricordi e le associazioni mentali. Le forme di Amy Feldman ci ricordano un corpo scientifico e il poetico, in sospeso tra l’anatomia e la seduzione. L’artista diventa strumento attivo nella creazione delle fini superfici bianche dei suoi dipinti dove si nota la natura selvaggia ed al contempo moderata della sua azione attraverso l’utilizzo dell’acrilico grigio che viene steso sulla tela.Continue Reading..