Tag: amalia di Lanno

14
Mag

Alec Von Bargen. Man, Forgotten

dal 19 maggio al 1 luglio 2016
Opening 19 Maggio, ore 18.00

Nuova Galleria Morone presenta Man, Forgotten, una personale di Alec Von Bargen.
In questo progetto, dal titolo molto incisivo: Man, Forgotten (Uomo, Dimenticato) presentato per la 56a Biennale di Venezia, l’artista Alec Von Bargen si immedesima come un contemporaneo Amleto, ponendosi in maniera autobiografica attraverso un dialogo di crescita speculativa con se stesso.
Nel suo lungo girovagare nel mondo Alec von Bargen ha sempre posto l’uomo al centro della sua ricerca artistica: dapprima con la serie “The long walk home” esposta alla 54a biennale di Venezia che volgeva lo sguardo al tema sempre attuale dei rifugiati; successivamente con “Veritas Feminae” – esposta in numerose parti del mondo – ha dato voce – sempre attraverso immagini forti e cariche di tensione – alle donne ‘emarginate’, rispolverando anche delle figure archetipe.
Con questo nuovo progetto colloca al centro se stesso, ma allo stesso tempo pone al centro ognuno di noi. Man, Forgotten fondamentalmente è un dialogo interiore: il “fanciullo” prende consapevolezza dell’essere diventato uomo, è un continuo dipanarsi lungo i tre assi dell’esistenza: il cielo, l’uomo e la terra.
La grande madre terra, dalla quale tutto nasce e alla quale tutto ritorna. Il corpus fotografico ed installativo coinvolge lo spettatore attraverso una figura solitaria – che può essere chiunque di noi – in un vasto paesaggio quasi irreale, ma al tempo stesso palpabile essendo naturale. Man, Forgotten é un progetto concepito nella piena maturità dell’artista, identificando se stesso al centro della propria ricerca. Alec Von Bargen con il suo lungo peregrinare nel mondo, fondamentalmente intuisce che il vero luogo sicuro nella vita é se stesso, attraverso una crescita ed una maturità interiore. Se ci ponessimo – anche noi – nei panni dell’artista capiremmo che il mondo è immenso, siamo circondati da tante cose, ma spesso dimentichiamo che il mondo siamo noi stessi ed ognuno di noi ha bisogno di ri-scoprirsi.
Buona ri-scoperta.

Alec Von Bargen, compie i suoi studi artistici in messico presso la scuola Iberoamericana, vive e lavora ad Akumal, Mexico.
Fin dall’inizio della sua carriera ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in diverse parti del mondo e le sue opere hanno vinto alcuni tra i principali concorsi fotografici di rilievo internazionale, quali Px3 Official Prix de la Photographie, POLLUX AWARDS – Fine Arts, International Celeste Prize, International Photography Awards di Los Angeles e molti altri. Ha partecipato alla 54° edizione della Biennale di Venezia ed è stato più volte invitato al Festival Internazionale di Fotografia di Arles, ha partecipato nel 2010 ad una collettiva presso il Victoria & Albert Museum e ha recentemente esposto recentemente all’OCT Museum di Shangai.

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13
Mag

Maurizio Nannucci. THINK

9 giugno / 30 luglio 2016
inaugurazione 9 giugno ore 18,30
COLLI independent art gallery

COLLI independent art gallery, galleria e spazio di ricerca editoriale, presenta la mostra THINK di Maurizio Nannucci che inaugurerà il 9 giugno 2016.
La mostra, partendo dal percorso storico delle edizioni di Maurizio Nannucci, si focalizza sull’opera specifica dei neon multipli, dai lavori storici anni ‘70 ai più recenti Look, Quasi infinito, Listen to your eyes – solo per citarne alcuni – fino ad arrivare all’ultimissimo lavoro, THINK, che è stato prodotto appositamente per la mostra a cui dà il titolo.
Le edizioni ed i multipli sono un aspetto primario del lavoro di Maurizio Nannucci, uno dei più importanti artisti italiani che spaziando dalla poesia concreta all’arte concettuale unisce le radici Fluxus e le nuove ricerche contemporanee. In questo terreno fertile nascono i suoi oggetti moltiplicati, i progetti printed matter, libri d’artista, manifesti, stampe, fotografie, ma anche gli audiovisivi ed i neon. La pluralità di mezzi, eventualmente combinati come in “scatole di poesia” e ripetizioni seriali, è testimonianza dell’attività artistica intermediale che non tiene conto delle separazioni e gerarchie tra le discipline ed i media.
La ricerca sperimentale di Maurizio Nannucci è il segno di appartenenza a una generazione di artisti degli anni Sessanta e Settanta che aveva in comune il desiderio di rompere con la concezione tradizionale dell’opera d’arte e la funzione artistica. In quest’ottica il neon/multiplo costruisce una relazione intima con il fruitore, sondando territori interiori, a differenza del valore delle sue grandi installazioni luminose urbane e delle hall museali.
In occasione della mostra viene pubblicato dagli editori Viaindustriae e Colli publishing platform il libro opera completa delle edizioni artistiche di Maurizio Nannucci dal 1967 ad oggi.
Il volume presenta tutta la sfera “printed matter”: fotografie, poster, libri d’artista, cataloghi, pubblicazioni, ephemera, dischi d’artista, audiovisivi e soprattutto le sue famose opere/multiplo.
La mostra completa il percorso di indagine di COLLI independent art gallery sulle edizioni di Maurizio Nannucci dal titolo ED/MN. A partire dal 2 aprile scorso, infatti, la galleria ha creato un bookcorner dedicato all’artista, realizzando anche una tiratura limitata di multipli: un poster dittico e un invito.
THINK, aperta fino la 30 luglio è visitabile anche nelle ore notturne dalla vetrina.Continue Reading..

11
Mag

Danila Tkachenko. RESTRICTED AREAS

La Bugno Art Gallery in collaborazione con la Galleria del Cembalo
e lieta di presentare:
Danila Tkachenko
RESTRICTED AREAS
a cura di / curated by: Mario Peliti
07.05 > 24.06.16
inaugurazione venerdì 6 maggio ore 18

Dopo aver vinto nel 2015 quasi tutti i più prestigiosi premi per la fotografia (European Publishers Award for Photography, 30 under 30 Magnum Photos, Emerging Photographer Fund Grant, Foam Talent, CENTER Choise Awards, e lacritique. org Award) il giovanissimo fotografo russo Danila Tkachenko (Mosca, 1989) presenta anche a Venezia “Restricted Areas”. Il progetto realizzato nell’arco di tre anni nelle zone più impervie, spesso inaccessibili, dell’ex dell’Unione Sovietica, documenta un’utopia fallita che ambiva negli anni sessanta alla conquista mondiale, dalle profondità marine al cosmo remoto. E quindi aerei sperimentali, antenne paraboliche interplanetarie, enormi sommergibili che ben presto diventano zone contaminate, navi affondate, basi abbandonate e moduli spaziali lasciati ad arrugginire nella neve. Quella neve che avvolge tutte queste immagini, come a sospendere nel tempo questi oggetti che diventano nelle foto di Tkachenko dei mitici artefatti.
La mostra sarà accompaganata dal libro “Danila Tkachenko – Restricted Areas” edito da Peliti Associati. The project “Restricted Areas” is about the human impulse towards utopia, about our striving for perfection through technological progress. Humans are always trying to own ever more than they have—this is the source of technical progress. The byproducts of this progress are various commodities as well as the tools of violence in order to hold power over others. Better, higher, stronger—these ideals often express the main ideology of governments. To achieve these standards, governments are ready to sacrifice almost everything. Meanwhile, the individual is supposed to become a tool for reaching these goals. In exchange, the individual is promised a higher level of comfort. For “Restricted Areas,” I traveled in search of places which used to hold great importance for the idea of technological progress. These places are now deserted. They have lost their significance, along with their utopian ideology which is now obsolete. Many of these places were once secret cities, that did not appear on any maps or public records. These places were the sites of forgotten scientific triumphs, abandoned buildings of almost inhuman complexity. The perfect technocratic future that never came. Any progress comes to its end earlier or later and it can happen for different reasons—nuclear war, economic crisis, natural disaster. What’s interesting for me is to witness what remains after the progress has ground to a halt.

Danila Tkachenko è nato a Mosca nel 1989. Dopo un lungo viaggio in India si appassiona alla fotografia e si iscrive alla Scuola di fotografia e arti multimediali Rodchenko, a Mosca. Il suo primo lavoro, Escape, dedicato agli eremiti nella natura selvatica russa, riceve il plauso delle giurie internazionali e viene pubblicato nel 2014 in un volume edito da Peperoni Books. Nel 2015 esce il volume Restricted Areas, edito in Italia da Peliti Associati, promotore del premio European Publishers Book Award.

Bugno Art Gallery
S. Marco 1996/d – 30124 Venezia (IT)
T +39-041-5231305 F +39-041-5230360

09
Mag

PROLOGUE

a cura di Alessia Carlino

Annalù,  Michelangelo Bastiani, Blue and Joy – Daniele Sigalot, Emanuela Fiorelli,  Micaela Lattanzio, Alessandro Lupi, Paolo Radi

Opening 17 maggio 2016 ore 19

18 maggio › 17 giugno 2016

SpazioMR arte e architettura presenta il nuovo progetto espositivo, sotto la curatela di Alessia Carlino, intitolato Prologue, che inaugurerà il prossimo 17 maggio.

Le opere di Annalù, Michelangelo Bastiani, Blue and Joy – Daniele Sigalot, Emanuela Fiorelli, Micaela Lattanzio, Alessandro Lupi e Paolo Radi saranno messe a confronto in un dialogo che analizza le molteplici declinazioni della materia organica, inorganica e digitale. Prologue è un itinerario visivo dedito alla narrazione di inediti metodi espressivi che creano il ritratto di un’inedita contemporaneità a cui afferiscono l’utilizzo eterogeneo di strumenti materici consacrati alla rappresentazione di un corollario estetico di matrice plastico – spaziale. Il corpus di opere selezionato costituisce un unicum nel suo genere, la nozione stessa di scultura viene declinata nella descrizione di forme originali, di materiali dalle molteplici funzioni e duttilità. Fili elastici, alluminio, supporti cartacei, pvc, perspex, resina, ologrammi digitali, ciascun elemento porta con sé l’idea di plasmare dimensioni percettive di una realtà formatasi all’interno di contesti sintetici dove vi è una sostanziale smaterializzazione del dato concreto. Al di là del visibile, ogni opera, genera l’occasione di articolare la materia attraverso la riproduzione di un dato sensibile mai univoco o scontato. L’ambiente viene decostruito attraverso assemblaggi di matrice architettonica, scrive Robert Morris nel suo celebre saggio intitolato Antiform: “La forma non è perpetuata dai mezzi ma dal mantenimento di fini idealizzati e separabili. È un’impresa antientropica e conservatrice. Essa spiega l’architettura greca che evolve dal legno al marmo e appare identica. La preservazione della forma è una sorta di idealismo funzionale”. In questo idealismo funzionale della forma è insita la ricerca estetica degli artisti coinvolti nel progetto espositivo. Micaela Lattanzio, nelle sue installazioni cartacee, dona al materiale una dignità scultorea, ogni suo lavoro è caratterizzato dalla forte duttilità a cui viene sottoposta la carta, nelle mani dell’artista essa diviene un tassello musivo, negli intagli, nelle geometrie assunte, ciascun frammento genera forme esclusive di un vocabolario corporeo ed unitario che dà vita a strutture molecolari, tessuti connettivi di conoscenza. I segni tridimensionali di Emanuela Fiorelli compongono identità plastiche che investono la superficie, la rendono tangibile allo sguardo. I fili elastici sviluppano intricati sentieri, labirinti percettivi che narrano la dialettica di una forma duratura e di un “pensiero indissolubilmente legato” che garantisce all’opera la “possibilità della sua esistenza”. Il diaframma siliconico è il campo d’indagine che investe l’opera di Paolo Radi.Continue Reading..

07
Mag

Mona Hatoum

Mona Hatoum creates a challenging vision of our world, exposing its contradictions and complexities. Hot Spot is a steel cage-like neon globe which buzzes with an intense, mesmerising yet seemingly dangerous energy. Elsewhere electricity crackles through household objects, making the familiar uncanny.
This is the first major survey of Hatoum’s work in the UK, covering 35 years from her early radical performances and video pieces, to sculptures and large-scale installations.
Born in Beirut in 1952 to a Palestinian family, Mona Hatoum settled in England in 1975 after war broke out in Lebanon. She is represented in major collections around the world, has shown at the Venice Biennale in 1995 and 2005, was nominated for the Turner Prize in 1995, received the Joan Miró Prize in 2011 and will be awarded the Hiroshima Art Prize in 2017.
Through the juxtaposition of opposites such as beauty and horror, Hatoum engages us in conflicting emotions of desire and revulsion, fear and fascination.
Immerse yourself in the work of one of the most important artists working today.

“One of the most important and powerful artists of her generation finally gets the big British show she deserves”
–The Sunday Time

Mona Hatoum
May 4–August 21, 2016

Artist’s talk: Mona Hatoum: May 10, 6:30–8pm
Mona Hatoum: Piercing the Object—Inventing the Self: June 1, 6:30–8:30pm, speakers include Layal Ftouni and Adania Shibli in a panel discussion
Curator’s tour: June 27, 6:30–8:30pm, led by Clarrie Wallis, Curator of Modern and Contemporary British Art

Tate Modern
Bankside
London SE1 9TG
United Kingdom

Image: Mona Hatoum. Impenetrable 2009 © Mona Hatoum Photo Florian Kleinefenn Courtesy of the artist and Galerie Chantal Crousel, Paris

 

04
Mag

Anish Kapoor

Lisson gallery
Anish Kapoor
13 May – 22 July 2016
Via Zenale 3, Milan, 20123

For his first exhibition with Lisson Gallery Milan, Anish Kapoor presents a new series of 14 stainless steel sculptures, the forms of which have been twisted through an unspecified number of degrees, never amounting to more than a quarter of a turn, or 90°. Shown together for the first time as an entire group, these small-scale, abstract works nevertheless contain different, recognisable ‘footprints’ – ranging from an L-shape, a W-shape and an oval, to a crescent moon, an equilateral triangle and a figure-eight, among others. These twists (measuring 30cm or one foot in height) are mounted on plinths, sharing space and interacting with one another, but will also be accompanied by one larger twist (100cm, 3.2 feet), located outside on the terrace.
The highly polished surfaces of the twist sculptures create fleeting, fluid reflections that dissipate or disrupt any stable imagery, denying viewers the certainty of either the form’s pre-twisted state – which may also be symbolic, scientific or spiritual in origin – or their own, familiar and fixed likeness beaming back at them. The artist has referred to similar bodies of work as ‘non-objects’, when the internal geometry and perfectly reflective material carry the conditions of their own disappearance.
Many of Kapoor’s best-known mirrored steel pieces, such as the monumental Cloud Gate (2004) in Chicago’s Millennium Park and C-Curve (2007) at the Chateau de Versailles in 2015, have concentrated on the curve – on the sinuous surface, both convex and concave, both enfolding and expanding. The twist, however, relies on the rotational pull around a central, vertical fulcrum to keep its outermost reaches within gravitational orbit. Indeed, every one of the twisted forms seems to be held just at the optimum moment, mid-spin. Kapoor’s contorting forms provide a lens for seeing the universe as it really is, where light is warped on its way through space and our intuition is turned inside out, or in this case, on its side and then vertiginously up or down as if being flung through a chute.Continue Reading..

21
Apr

Mustafa Sabbagh – XI comandamento: non dimenticare

« Uno schizofrenico non dimentica.
Uno schizofrenico accumula »
MS

ZAC – ZISA ZONA ARTI CONTEMPORANEE
Inaugurazione : Sabato 21 Maggio 2016

Sarà il grande spazio di archeologia industriale ZAC ai Cantieri Culturali alla Zisa ad ospitare la prima mostra antologica di Mustafa Sabbagh, la cui inaugurazione è prevista per Sabato 21 Maggio 2016.
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura della Città di Palermo, costella la nuova programmazione, avviata lo scorso anno, che ha presto portato all’attenzione nazionale ed internazionale lo spazio ZAC come «luogo di riferimento per il contemporaneo nel sud d’Europa e nel cuore del Mediterraneo », nelle parole dell’Assessore alla Cultura Andrea Cusumano; «un polo espositivo che sempre più va assumendo un potente connotato caratteriale, attraverso i grandi maestri dell’arte contemporanea ». Una stagione di mostre inaugurata con la personale di Mauro d’Agati curata da Gerhard Steidl, seguita dalla suggestiva antologica dedicata a Regina José Galindo, per proseguire con le grandi retrospettive di Hermann Nitsch e di Letizia Battaglia. Programmazione che si arricchirà di altri importanti progetti nell’anno in corso, e che precede l’avvenimento-clou che farà di Palermo capitale dell’arte contemporanea nel 2018, con la celeberrima biennale d’arte internazionale Manifesta 12. L’invito rivolto a Mustafa Sabbagh conferma, da parte dell’Amministrazione, il forte e coerente impegno a costruire una programmazione culturale attenta ai diritti della persona ed alle grandi sfide dell’inizio di questo millennio, riportando in prima linea imperiture domande dell’umanità attraverso i grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale.
«La città di Palermo accoglie Mustafa Sabbagh a ZAC, riconoscendo in lui un comune codice genetico: », afferma il Sindaco Leoluca Orlando: «quello di un funambolo che, non dimenticando il rischio della caduta, vuole imparare a volare – e farlo attraverso il linguaggio a lui più congeniale, l’arte. Oggi più che mai abbiamo bisogno di ricollegare le nostre radici alle ali. Tenere ferma la consapevolezza della nostra storia, delle nostre tradizioni e della nostra cultura, pur coltivando l’ambizione a volare attraverso l’accoglienza ed il coraggio di scegliere la propria identità, atto supremo di libertà ». 2000 mq di un ex hangar industriale dell’inizio del Novecento all’interno del quale saranno esposte oltre 75 opere fotografiche tra le più famose di Sabbagh, 10 opere video e tre nuove video-installazioni site-specific, oltre all’installazione fotografica acquisita dalla collezione permanente di arte contemporanea del MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo (Roma), che verrà presentata in anteprima assoluta, come molte delle opere inedite che l’artista ha scelto di battezzare a Palermo.Continue Reading..

20
Apr

Taryn Simon. Paperwork and the Will of Capital

Gagosian Gallery

Questi fiori accompagnavano uomini di potere mentre decidevano le sorti del mondo.
—Taryn Simon

Gagosian Gallery è lieta di presentare la prima personale di Taryn Simon in Italia, la cui apertura segue la presentazione a New York appena conclusasi e la partecipazione dell’artista alla 56esima Biennale di Venezia nel 2015. Paperwork and the Will of Capital, la più recente serie di Simon, si compone di 12 sculture uniche e 36 fotografie in edizione. Le fotografie—di grande formato, con colori spettacolari, non lontani dalla Pop Art, e cornici artigianali in mogano che richiamano l’arredamento delle sale riunioni—dialogano con l’opulenza della simbologia nazionale e “corporate”; le sculture invece—stilizzate presse di cemento contenenti esemplari floreali preservati e la relativa documentazione—vivono in una sfera discreta e riservata.
Narratrice la cui forza si concentra nell’imprevedibilità della realtà, Simon ha basato il suo lavoro sulla ricerca producendo serie artistiche importanti quali The Innocents (2002); An American Index of the Hidden and Unfamiliar (2007); Contraband (2010); e A Living Man Declared Dead and Other Chapters I–XVIII (2008–11); come anche le più poetiche The Picture Collection (2013), e Birds of the West Indies (2013–14). Per Simon la fotografia è sempre stata il modo di veicolare concetti più ampi: in Paperwork and the Will of Capital avvicina il medium alla pittura attraverso la cura dettagliata degli aspetti estetici e formali, ed esplorando per la prima volta la scultura. Per questa nuova serie l’indagine di Simon è partita da due spunti di riflessione: le fotografie di archivio di trattati ufficiali e lo studio botanico compiuto nel 19esimo secolo da George Sinclair, contenente campioni di erba essiccata, esperimento sull’evoluzione e la sopravvivenza citato da Charles Darwin nella sua rivoluzionaria ricerca.

In Paperwork and the Will of Capital, Simon esamina accordi, trattati e decreti che hanno influenzato i sistemi del potere e dell’economia, dall’armamento nucleare alle negoziazioni sul petrolio, al commercio dei diamanti. Tutti coinvolgono gli Stati presenti alla Conferenza Monetaria e Finanziaria delle Nazioni Unite tenutasi nel 1944 a Bretton Woods, New Hampshire, in cui si affrontava la globalizzazione economica dopo la Seconda Guerra Mondiale, e che portò alla nascita del Fondo Monetario Internazionale (IMF) e della Banca Mondiale. Le fotografie d’archivio delle firme di questi documenti rappresentano uomini potenti in compagnia di composizioni floreali studiate per sottolineare l’importanza dei presenti e delle occasioni. Nei lavori di Simon, le immagini, insieme alle relative descrizioni, sottolineano il modo in cui la rappresentazione del potere politico ed economico sia creata, messa in scena, pubblicizzata e consolidata.
Ognuna delle riproduzioni di queste composizioni floreali rappresenta un “bouquet impossibile”, un concetto nato nel diciasettesimo secolo nella raffigurazione delle nature morte olandesi parallelamente al boom economico che diede poi inizio allo sviluppo del capitalismo moderno. Mentre allora il “bouquet impossibile” era un insieme di fiori che mai sarebbero potuti sbocciare naturalmente nella stessa stagione o zona geografica, adesso, grazie alla globalizzazione commerciale, è una fantasia diventata realtà sia nelle fotografie originali che in quelle di Simon.
Simon ha esaminato la documentazione d’archivio identificando tutti i fiori con la collaborazione di un botanico. L’artista ha poi importato più di 4000 esemplari da Aalsmeer, in Olanda, la più grande asta floreale del mondo, dove 20 milioni di fiori arrivano e ripartono ogni giorno verso destinazioni internazionali di vendita al dettaglio. Dopo aver ricostituito le decorazioni presenti ad ogni evento, le ha fotografate su straordinari campi bicolore ispirati agli ambienti delle immagini originali, accompagnando ogni composizione con la descrizione del relativo accordo. Per le sculture, invece, alcuni campioni tratti dalle 36 composizioni sono stati essiccati, pressati e cuciti su carta d’archivio. In seguito, un completo set di collage botanici è stato posto in ognuna delle presse di cemento, con lo stesso numero di fotografie e di testi narrativi, sigillati insieme in una corsa contro il tempo.
Paperwork and the Will of Capital esplora tanto l’instabilità del potere e la natura precaria della sopravvivenza, quanto l’affidabilità e la resistenza della documentazione d’archivio: i trattati e i loro effetti su vasta scala, le fotografie di Simon e i campioni botanici conservati nelle presse di cemento, il linguaggio stesso. Le nature morte fotografiche si stagliano vivide in contrasto con quelle scultoree.Continue Reading..

20
Apr

Anna Caruso. I Sillabari di Goffredo Parise

Studio d’Arte Cannaviello
5 maggio – 19 giugno 2016

L’esposizione presenta trenta opere – 15 tele, 1 libro disegnato e carte ad acrilico – dell’artista milanese dedicate al capolavoro dello scrittore veneto, nel trentennale della sua scomparsa.

Dal 5 maggio al 19 giugno 2016, lo Studio Cannaviello di Milano (piazzetta Bossi, 4) ospita la personale di Anna Caruso (Cernusco sul Naviglio, MI, 1980) che celebra Goffredo Parise (1929-1986), uno dei più lucidi intellettuali italiani del Novecento, a trent’anni dalla sua scomparsa. L’esposizione, curata da Flavio Arensi, propone trenta opere – 15 tele, 1 libro disegnato e carte ad acrilico – dell’artista milanese che s’ispirano e interpretano i Sillabari, il capolavoro dello scrittore vicentino, composto da una serie di racconti brevi dedicati a sentimenti umani “essenziali” che, disposti in ordine alfabetico, compongono una sorta di dizionario. La mostra di Anna Caruso prende spunto proprio da alcuni racconti di Parise, ma si muove intorno ai temi principali della sua produzione che contemplano la memoria, le immagini familiari, la rielaborazione della realtà come specchio dei sentimenti e delle esperienze personali. L’opera letteraria di Parise si fonde con le suggestioni pittoriche di Anna Caruso, prendendo spunto da alcuni stralci biografici dello scrittore, come il suo rapporto con l’artista e compagna Giosetta Fioroni, che compare anche in alcuni dipinti. La vita della Fioroni e di Parise si sommano dunque alle figure e alle apparizioni che da sempre animano il lavoro di Anna Caruso, arricchendola di elementi narrativi che sembrano riportar sempre a uno stato sospeso fra sogno e realtà.

Il catalogo, pubblicato dalle edizioni All around art, presenta i testi del curatore e di Lorenzo Respi.

Anna Caruso, nata a Cernusco sul Naviglio nel 1980 e laureata nel 2007 all’Accademia di Belle Arti di Bergamo, con indirizzo pittura e restauro, vive e lavora a Milano. Anna Caruso fa parte del gruppo “Nuova pittura italiana”, formatosi nell’ambito dello Studio d’Arte Cannaviello, che accoglie dieci promesse dell’arte italiana che, pur provenendo da differenti percorsi formativi, hanno trovato nella pittura la loro cifra espressiva più caratteristica. Nel 2015 è invitata al premio Fabbri “Un secolo di Amarena”; nel 2014 vince il premio speciale al Talent Prize ed è finalista al Premio Lissone, al Premio Terna e al Premio Arte Laguna; nel 2013 è finalista al Premio Arte Mondadori, al Premio Combat, e al Premio Bonatto Minella. Tra le personali più recenti si ricorda “Tetris” allo Studio d’Arte Cannaviello (Milano) nel 2014.

ANNA CARUSO. I Sillabari di Goffredo Parise
Milano, Studio d’Arte Cannaviello (piazzetta Bossi, 4)
5 maggio – 19 giugno 2016
Inaugurazione: 5 maggio ore 18.00
Orari: dal martedì al sabato, dalle 11.00 alle 19.00
Ingresso libero

Informazioni: tel. 02.84084647; info@cannaviello.net

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco, tel. 02.36755700
anna.defrancesco@clponline.it

Immagine: Anna Caruso – ti chiamo io, acrilico su tela, 50x50cm, 2015

16
Apr

Tales of // chapter IV // Takahashi Kenji

TALES OF

a cura di Francesco Mutti

in collaborazione con LUCIFERI fineart&designlab

CONCEPT
Nel centro storico di Arezzo, da anni il laboratorio di design e tecniche fotografiche LUCIFERI fineartlab presta la propria competenza creativa all’individuazione di forme d’arte che sappiano dialogare con il contemporaneo. Legati al graphic design e alla fotografia, in qualità di media privilegiati di tale dialogo, il laboratorio LUCIFERI si è fatto strada nel tessuto imprenditoriale aretino confrontandosi con realtà di sempre maggior livello: tali rapporti hanno instillato nella Direzione la volontà di confrontarsi con alcuni degli aspetti d’arte più rinomati che il nostro panorama possa presentare. Una certa affinità elettiva con la vicina Pietrasanta porta immediato il pensiero a una riflessione profonda sulla scultura e i suoi grandi interpreti come sinonimi di eleganza, rigore, tecnica, passione e innovazione: caratteri che, per tradizione, rappresentano le basi dei progetti grafici e fotografici di LUCIFERI. Consapevoli della effettiva complessità che la comprensione intellettuale della scultura porta in dote, LUCIFERI fineartlab, in collaborazione e sotto la direzione artistica di Francesco Mutti, si è fatto promotore di una serie di appuntamenti mensili personali dedicati alla grande scultura d’autore che impreziosisce gli spazi di Pietrasanta, garantendo quella varietà di stili, tecniche e sensazioni che rendono la scultura stessa un universo artistico ancora tutto da scoprire. Artisti storicizzati dalla fama internazionale ed emergenti dal talento innegabile troveranno dunque dimora in uno spazio totalmente dedicato che ne esalterà stile e fruibilità a trecentosessanta gradi.

LUCIFERI fineartlab, ambiente asettico e minimale con una notevole connotazione stilistica votata al design contemporaneo internazionale, diviene perciò l’interlocutore più immediato a una politica in atto in molti centri italiani di sdoganamento dell’arte dai luoghi canonici in cui questa viene esposta, per andare a intercettare fruitori in grado di poterla apprezzare non solo dal punto di vista stilistico ma senza vincoli identificativi e senza la pressione che tali luoghi di solito incutono. In un habitat al di fuori dal circuito canonico le sculture recuperano quindi quel vigore che le vede protagoniste indiscusse dello spazio: fondendosi con questo, i lavori dialogheranno con il visitatore il quale, per lo più abituato a un’arte figurativa di stampo rinascimentale, troverà stimolati i propri sensi, moltiplicate le proprie percezioni. Dal punto di vista visivo, la scultura coinvolge canali percettivi che armonizzano – e al contempo destabilizzano – i sensi del fruitore. Il progetto vuole raccontare la potenza evocativa e sensoriale della scultura, in una dimensione totalizzante e assolutamente protagonista. Nella sua consistenza, la scultura riesce a sottrarre al fruitore una parte del suo spazio vitale, lo occupa e lo invade: nello scenario in cui le opere verranno inserite, intimo e ristretto, questa dinamica di irruzione verrà amplificata.

TALES OF propone dunque un excursus variegato e multiforme sulla scultura contemporanea attraverso le opere dei grandi interpreti che, tra Carrara e Pietrasanta, tramutano il proprio concetto di stile in quello di bello.Continue Reading..