Tag: amalia di Lanno

07
Giu

Jennifer Crisanti. Tradition is dead (part one)

INAUGURAZIONE 10 giugno 2016, 19.00

GALLERIA 33 via Garibaldi 33 Arezzo

In mostra fino al 3 luglio 2016

info@galleria33.it / +39 339 8438565

Galleria 33 presenta “Tradition is dead (part one)”, personale di Jennifer Crisanti.

Dal 10 giugno al 3 luglio 2016 lo spazio espositivo di via Garibaldi 33 ad Arezzo sarà occupato da una selezione dei più recenti lavori dell’artista canadese. Si tratta del secondo solo show che la galleria dedica a Crisanti dopo “Ruby woo”, allestita nel febbraio del 2015. La rassegna, a cura di Tiziana Tommei, propone opere inedite, relative alla nuova collezione della pittrice: un progetto aperto, di cui si mette in mostra per l’occasione una prima sezione. Il percorso espositivo intende inoltre porre l’attenzione sull’iter artistico della Crisanti, mettendo in relazione l’attuale fase creativa con opere scelte, tratte dalla produzione passata e successive al 2011.

A dominare lo spazio della galleria quattro grandi tele: “1000 pz made in Italy”, “CON”, “Gossip Factory”, “Azo free color”. Protagoniste assolute le figure femminili identificative dell’immaginario dell’artista, presenze enigmatiche, aliene ed inquietanti. Emergono tra colature di colore e pieghe della tela, definite con un tratto sicuro ed istintivo, violento ed emotivo, che rompe costantemente i contorni delle forme senza mai negarle, ma anzi accentuandone i caratteri. Alle opere di grandi dimensioni si accompagnano 12 disegni, una serie di studi che rende conto del processo di costruzione del soggetto della ballerina, alter ego dell’artista. In essi si assembla la figura umana nelle sue diverse componenti, con uno sviluppo similare al montaggio di un automa, mentre i titoli dei singoli pezzi citano passi di danza di rimando ai ritmi compositivi. In relazione a questi sono esposte le tele di piccolo formato dal titolo “Prima ballerina no”, nelle quali il movimento convulso delle danzatrici è evocato attraverso una pittura marcatamente gestuale. Non per ultimo, in dialogo con le opere attuali, vengono riproposti alcuni lavori storici: “Untitled” (Cortona, 2014) e una selezione di “Ballerina series 1-33” (Madrid 2012-13).Continue Reading..

03
Giu

SOL LEWITT

Milano | Studio Giangaleazzo Visconti
24 maggio | 25 novembre 2016
SOL LEWITT

La mostra presenta 34 opere su carta – gouache, disegni, acquerelli – e tre progetti per i famosi Wall Drawings dell’artista americano, uno dei padri fondatori dell’arte concettuale.

“Mi piacerebbe produrre qualcosa che non mi vergognerei di mostrare a Giotto”
Sol LeWitt

Dal 24 maggio al 25 novembre 2016, lo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano (c.so Monforte 23) dedica una mostra a Sol LeWitt, artista americano (Hartford, 1928 – New York, 2007) tra i più influenti della seconda metà del Novecento, uno dei padri fondatori dell’arte concettuale.
I suoi lavori sollecitano prima di tutto la mente dell’osservatore piuttosto che il suo occhio o le sue emozioni e si definiscono concettuali nella misura in cui è l’idea a presiedere all’esecuzione dell’opera.
L’esposizione propone 34 opere su carta – gouache, disegni, acquerelli – e tre progetti per i famosi Wall Drawing, i suoi murales, che rappresentano la sua cifra espressiva più alta e riconoscibile.

Il disegno e la pittura murale sono i due poli attorno ai quali si sviluppa la produzione dell’artista a partire dal 1968. È in questo periodo che LeWitt argomenta come l’idea sia la componente fondamentale della sua arte, ponendo l’esecuzione e l’oggetto come secondari. È infatti significativo che la realizzazione dei Wall Drawing sia lasciata ai suoi assistenti, e il risultato finale sia presentato insieme al progetto esecutivo, esposto a fianco del murales per aiutare l’osservatore a comprenderne l’idea di base e la conseguente complessità di sviluppo.

“Dal punto di vista espressivo – afferma Gianluca Ranzi nel testo in catalogo – quanto interessa a LeWitt è principalmente dato dal fatto che non solo il pensiero deve presiedere e superare d’importanza la realizzazione, ma che quest’ultima deve racchiude in sé il pensiero rendendolo manifesto allo spettatore”.
“Per far comprendere questo concetto – continua Gianluca Ranzi – LeWitt è ricorso all’esempio della musica: essa, come la udiamo, è il risultato finale, mentre le note che la producono esistono solo per essere lette da chi le può comprendere e utilizzare, cioè i musicisti che eseguono il pezzo musicale indicato sulla partitura. Il pubblico invece ascolterà la musica che nasce dall’esecuzione ma sarà all’oscuro delle unità minime che la sovrintendono, così come delle modalità del loro armonico relazionarsi le une con le altre”.

Le opere presenti in mostra ricostruiscono di fatto l’evoluzione creativa di LeWitt, da alcuni esempi di quella rigorosa e schematica moltiplicazione di un cubo di base (Cube Without a Cube, 1982, matita su carta, 56×56 cm) o di un rettangolo (Folded Paper, 1971, carta piegata, 15×30 cm) che svelano in bianco e nero il principio delle sue note sculture a griglie modulari, fino alle grandi figure di solidi geometrici irregolari che anche nell’uso astratto e matematico del colore si ricollegano alla pittura di Piero della Francesca (Geometric Figure, 1997, gouache su carta, 152,9×173 cm), per finire con molti significativi esempi delle famose linee colorate ondulate o aggrovigliate che sono alla base di importanti interventi pubblici come quelli per l’Ambasciata Americana alla Porta di Brandeburgo a Berlino o per la Metropolitana di Napoli.Continue Reading..

01
Giu

Kienholz: Five Car Stud

19 Mag – 31 Dic 2016
L’esposizione “Kienholz: Five Car Stud”, a cura di Germano Celant, riunisce una selezione di opere realizzate da Edward Kienholz e Nancy Reddin Kienholz, tra le quali la storica installazione che dà il titolo alla mostra.

Five Car Stud è stata creata da Edward Kienholz tra il 1969 e il 1972 ed è stata esposta per la prima volta a documenta 5 a Kassel, curata da Harald Szeemann. L’opera, che riproduce in dimensioni reali una scena di violenza razziale, è considerata una delle più significative dell’artista americano. Nonostante il clamore e l’attenzione della critica suscitati fin dalla sua prima esposizione, Five Car Stud è rimasta non visibile nel deposito di un collezionista giapponese per quasi quarant’anni. Solo tra il 2011 e il 2012, dopo il suo restauro, è stata ripresentata al pubblico del Los Angeles County Museum of Art e del Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca. Ora parte della Collezione Prada, riappare per la prima volta in Italia in questa mostra. Five Car Stud diventa il nucleo centrale di un percorso espositivo che transitando dalla galleria Sud al Deposito e in uno spazio esterno presenta 25 opere, tra lavori scultorei, assemblage e tableau, realizzati dai Kienholz dal 1959 al 1994, nonché materiali di documentazione sulla storia e il processo di creazione di Five Car Stud.

Five Car Stud catapulta lo spettatore in una situazione da incubo, lo immerge in una dimensione, rimossa o dimenticata, di estrema violenza. A più di quarant’anni di distanza dalla sua creazione restano intatte, infatti, la sua forza espressiva, la sua potente carica simbolica e la lucidità dell’atto di accusa contro la persecuzione razziale.

In mostra sono presentati tableaux, assemblage e sculture di Ed e Nancy Kienholz, tra i quali il rilievo in legno ‘Ore the Ramparts We Watched, Fascinated (1959), ispirato alla corsa allo spazio tra americani e russi, assemblaggi che inglobano o simulano monitor, come The Death Watch (1976), Bout Round Eleven (1982) e The Twilight Home (1983); The Caddy Court (1986-87), una rappresentazione grottesca e funerea dei giudici della Suprema Corte americana; The Merry-Go-World or Begat by Chance and The Wonder Horse Trigger (1991–1994), un colorato carosello che nasconde un’empatica rappresentazione del casuale determinismo della nascita; The Bronze Pinball Machine with Woman Affixed Also (1980) in cui il corpo femminile è ridotto a un oggetto di puro intrattenimento sessuale; Jody, Jody, Jody (1993-94), un tableau ispirato a un fatto di cronaca di abuso sui minori e uno degli ultimi lavori realizzati dai Kienholz, 76 J.C.s Led the Big Charade (1993–1994), un’installazione che trasforma in crocifissi parti di giocattoli, come bambole e carretti, e diverse rappresentazioni storiche e culturali di Cristo, prendendo di mira la religione nella sua forma istituzionalizzata e priva di spiritualità.Continue Reading..

31
Mag

Katharina Maderthaner. Miracoli!

Inaugurazione giovedì 9 giugno 2016 ore 19:00
fino al 9 luglio 2016
RIZZUTOGALLERY
Palermo, Via Monte Cuccio 30

Sarà inaugurata giovedì 9 giugno 2016 ore 19.00 alla RizzutoGallery (Palermo, via Monte Cuccio 30) Miracoli! – mostra personale di Katharina Maderthaner (Meerbusch, Germania, 1982) artista formatasi all’Università Bergischen di Wuppertal e all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf come allieva di Richard Deacon.
La mostra, accompagnata da un testo di Alessandro Pinto, è realizzata con il Patrocinio del Comune di Palermo, in collaborazione con la associazione Düsseldorf-Palermo, e resterà visitabile fino al 9 luglio.

Il lavoro artistico di Katharina Maderthaner trova ispirazione in alcune bizzarre situazioni della vita quotidiana: le piante artificiali che si trovano all’interno degli uffici ammuffiti di certi funzionari, il finto marmo che ricopre pavimenti e banconi di locali pubblici che tentano di simulare un lusso inesistente, i siti web o i flyer pubblicitari con pattern di sfondo realizzati in Photoshop da grafici improvvisati che provano a riprodurre improbabili design tessili d’avanguardia …
Tutto questo innesca un corto circuito tra vero e simulato, tra originale e imitazione, tra buono e cattivo gusto, che fa scattare nell’Artista la necessità di rielaborare l’esperienza attraverso un lavoro di sintesi e di sublimazione, fino alla creazione di qualcosa di assolutamente nuovo del tutto privo di qualunque pretesa di critica sociale.

“L’atmosfera di situazioni come queste resta nella mia mente come un “suono” o un “gusto”. Ma le mie opere non sono una illustrazione o rappresentazione di questi oggetti o situazioni; a me piuttosto interessa giocare con la particolarità, la stranezza o l’assurdità di queste cose. Oggetti, sculture, dipinti e disegni sono alla fine solo quello che vogliono essere. Essi risultano autonomi perché – nonostante la loro stranezza – io li prendo sul serio e non li giudico. Io non differenzio nella mia percezione tra alta e bassa cultura, ogni cosa ha un uguale valore. Io probabilmente gioco con il buono e il cattivo gusto e le mie opere hanno spesso entrambe le cose: qualcosa di piacevole e allo stesso tempo qualcosa di respingente.”Continue Reading..

30
Mag

2016 – SULLA NUOVA FOTOGRAFIA ITALIANA

A cura di Fantom

2016 – Sulla Nuova Fotografia Italiana presenta le opere di Alessandro Calabrese, Federico Clavarino, Martina Corà, Bea De Giacomo, Teresa Giannico, Delfino Legnani, Allegra Martin, Vittoria Mentasti, Domingo Milella, Francesco Nazardo, Alessandro Sambini, Lele Saveri, The Cool Couple. È una prima ricognizione voluta da Viasaterna sulla scena della fotografia italiana contemporanea, di cui intercetta la grande vitalità attraverso tredici artisti selezionati sulla base dell’originalità e dell’eterogeneità delle rispettive ricerche, individuata come elemento chiave di un’intera produzione nazionale.

Accompagna la mostra una selezione di pubblicazioni di editori di recente fondazione e perlopiù indipendenti, italiani o stranieri, tra cui Dalpine, Discipula, Humboldt,NASTYNASTY©, Planar Books, Rorhof, Skinnerboox e altri ancora. L’Editoria è il quattordicesimo protagonista di 2016, motore primo e irrinunciabile per l’affermazione della fotografia – di quella italiana in particolare – grazie alla sua capillarità e accessibilità.

Immagine: Federico Clavarino. 61 22 from the series The Castle, 2016. Stampa inkjet su carta Harman, cm 30×2Continue Reading..

26
Mag

Reimondo. Cromofonetica

opening giovedì 26 maggio ore 18.00

mostra 26 maggio – 15 luglio 2016
catalogo con testo di Daniela Ferrari

progetto ideato da Renata Bianconi e Simone Frittelli

Dal 26 maggio al 15 luglio 2016 la Galleria Bianconi è lieta di presentare la mostra Cromofonetica, la nuova e inedita ricerca dell’artista Reimondo che rifonda il sistema del linguaggio, proponendone uno personale, privo di condizionamenti e libero di ripensare la forma e quindi l’arte.

Con Cromofonetica Reimondo ha risposto ad una propria urgenza personale: la necessità d’inventare una nuova lingua e linguaggio da quale ripartire, per “de-addestrarsi” alla cultura corrente e trovare un nuovo modo per dialogare più direttamente con se stessi e quindi liberarsi da precondizionamenti. Si tratta di un percorso di destrutturazione verso una ristrutturazione, per trovare un sistema linguistico vergine, fatto di segni-simboli che si basano sul significato, anche intuitivo, che l’uomo dà alle cose, tramite associazioni intime e iconiche. Ma che si accompagna anche a suoni che sono come mantra di ancestrale memoria, o piuttosto poesie visive che permettono la “visione con le orecchie”. E’ proprio da questa commistione di visivo e sonoro, che caratterizza altre esperienze dell’artista, che viene proposta una nuova riflessione sull’arte. Infatti, in occasione della mostra alla Galleria Bianconi, l’artista raggiunge un livello maturo di sperimentazione e produzione di pensiero attraverso il suo linguaggio, che, riparte proprio dalla riflessione sull’arte. Con la teoria del colore, che accoglie il visitatore (cromofonetica) immergendolo immediatamente nel sistema linguistico dell’artista, siamo di fronte ad un’intuitiva e coinvolgente esperienza di comprensione del suo percorso di indagine. Seguono poi le istallazioni ambientali (morphing e cromo-morfo-fonetica) che, cercando di rintracciare nuove forme dell’arte, uniscono colore e suono nello spazio, offrendosi come unica esperienza sinestetica e interattiva, presentando grandi lavori su carta di apparente leggerezza e di attraente giocosità, che nascondono complessi sistemi tecnologici di riproduzione del suono, orchestrati da una rigorosa regia.
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25
Mag

59° Premio Faenza. Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea

Officine Saffi ospita

Il 59° Premio Faenza
Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea

Milano, 8 giugno – 15 luglio 2016
Milano, 8 Giugno 2016. Officine Saffi prosegue la collaborazione con il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza presentando nei propri spazi milanesi la selezione delle opere premiate alla 59° edizione del Premio Faenza.

Dall’8 giugno al 15 luglio, alle Officine Saffi di Milano saranno esposti 15 artisti del 59° Premio Faenza tra cui i vincitori dei premi principali, Silvia Celeste Calcagno (Genova, Italia,1974) per la sezione over 40, con l’opera Interno 8 – La fleur coupée – la cui serie di opere è già stata presentata in anteprima alle Officine Saffi in concomitanza dell’aggiudicazione del premio -.
Helene Kirchmair (Hall in Tirol, Austria,1981) vincitrice ex aequo con Thomas Stollar (Claysville, Pennsylvania, Stati Uniti, 1980) per la categoria under 40 rispettivamente con le opere Bobbles e 1900 steps #2. E Nicholas Lees, (Winchester, Regno Unito, 1967) a cui è stato assegnato il Premio Cersaie per l’opera Four Leaning Vessels.

A questi si accompagnano i lavori degli artisti che hanno ricevuto le altre menzioni in palio, Yves Malfliet Kathy Ruttenberg, Ann Van Hoey, Chiara Lecca, Zsolt Jozsef Simon, Marie-Laure Gobat-Bouchat, Monika Jeannette Schoedel-Mueller e Werner Bernhard Nowka, Omur Tokgoz, Giulio Mannino, Irina Razumovskaya, ed Erna Aaltonen.

“Le opere selezionate stanno a dimostrare una varia complessa realtà, frutto di ricerche, formazioni e percorsi diversi, tutti, nel loro personalissimo equilibrio, di altissimo livello. – commenta Claudia Casali direttrice del Museo.

Officine Saffi nella sua mission di realtà promotrice della cultura ceramica rinnova la collaborazione con il MIC volendo rafforzare e sostenere il medium ceramico come mezzo espressivo contemporaneo che oggi più che mai sta vivendo soprattutto in Italia un momento di grande attenzione nel sistema dell’arte.

A questo scopo, a latere della mostra nel corso dell’anno verranno ospitati nei laboratori delle Officine Saffi le residenze d’artista dei vincitori dei premi principali, che rappresenteranno un momento importante di scambio e osmosi a livello internazionale.
Premio Faenza
Il Premio Faenza, istituito nel 1938, negli anni ha visto la partecipazione di artisti come Lucio Fontana, Angelo Biancini, Guido Gambone, Leoncillo Leonardi, Pietro Melandri, Carlo Zauli – e stranieri – come Eduard Chapallaz, Sueharu Fukami – che hanno fatto, non solo la storia della ceramica del XX secolo, ma anche quella della scultura e della pittura del Novecento.Continue Reading..

23
Mag

Marco Rossi. Frames

a cura di Matteo Galbiati
Inaugurazione 11 giugno 2016 ore 18.00

Lo spazio Sanpaolo Invest a Treviglio ospiterà a partire dall’11 giugno la personale di Marco Rossi, giovane artista bergamasco finalista nella “sezione giovani talenti” dell’ultima edizione del Premio Città di Treviglio. La mostra Frames (frammenti) si articola intorno a un nucleo di opere di diversa natura comprendente tre installazioni video multimediali, una selezione scelta di opere su tela e taccuini di disegni e schizzi. L’allestimento inedito è concepito per essere in armonia con lo spazio ospitante in perfetto accordo con un progetto site-specific. Stabilire con precisione i confini di genere di Marco Rossi ci espone a un quesito senza risposta: ciò che si evince, infatti, ad un primo sguardo è la pluralità di mezzi espressivi introiettati magistralmente in ogni singola opera – “frammento” – citando il titolo della mostra. Come homo faber di rinascimentale memoria, l’artista si muove a suo agio e con perizia artigianale in territori apparentemente inconciliabili: musica elettronica, video arte e disegno si fondono per sovrapposizioni in una sorta di collage sensoriale e visivo, volto a creare un’architettura artistica onnicomprensiva che ingloba sguardi, suscitando una risonanza emotiva inconscia nell’Io osservatore, costantemente sollecitato da un leitmotiv ipnotico e suadente. La ripetizione veloce e continua, in gergo musicale loop, unita alla frammentazione visiva come costanti espressive di stimoli sensoriali, ci consegnano le chiavi di accesso a uno dei temi sottesi e più frequentati da Rossi: l’eterno ritorno dell’uguale, cui un disperato anelito all’irraggiungibile unione con l’Unicum appare evidente. Il suo universo è popolato da ombre solitarie di uomini, quasi macchie nere indistinte nella loro individualità che si piegano e curvano assumendo sembianze proteiformi per resistere e assecondare gli urti del vissuto. Contenuto e forma, significato e significante coincidono totalmente nella sua misura espressiva: il disegno è vittima stessa del flusso costante dei cambiamenti, infatti, la linea si spezza gravata dal dinamismo e, molto spesso, segmenta. Allo stesso tempo il rumore/suono è interrotto e intermittente, a metà strada tra la melodia e il disturbo sonoro. Attraverso forze di volta in volta creatrici e distruttrici, l’urgenza espressiva si rigenera di continuo facendo di Rossi un artista fecondo. In questo senso i taccuini colmi di schizzi che accompagnano l’incedere del suo quotidiano, testimoniano i moti dell’anima di una personalità apparentemente silenziosa, ma profondamente attiva e non pacificata. Se, tradizionalmente, l’uomo fautore di se e della sua fortuna si calava sicuro nel tessuto sociale del mondo che abitava, in questo caso il nostro sembra sondare con coraggio i territori più ostici e tumultuosi del proprio io tracimante. Ne è prova il ritmo convulso espressivo e incessante che genera continue filiazioni artistiche. Ebbene da questo apparente caos espressivo si ha, al contrario, la chiara percezione di una visione autentica e rarefatta delle cose che, nonostante il flusso costante dei cambiamenti cui tutti siamo sottoposti, permane integra e pura.

La mostra sarà visitabile presso:
Spazio Sanpaolo Invest
Via F. Cavallotti 31B – Treviglio
13 giugno – 15 luglio 2016
Da lunedì a venerdì 10.00-12.00 e 15.00-17.00, sabato e domenica su appuntamento
Info: + 39 0363 48160

Immagine: Senza titolo, 2016, tecnica mista su carta intelata, 135×135 cm (dettaglio)

21
Mag

Antony Gormley. CONSTRUCT

May 7 through June 18, 2016

Extended through July 29, 2016

Sean Kelly is pleased to present CONSTRUCT, a major one-person exhibition of new and key early works by world-renowned artist Antony Gormley. Acclaimed for his sculptures, installations and public artworks that investigate the relationship of the human body to space, Gormley’s fifth solo exhibition with Sean Kelly engages the grid to evoke the experience of inhabiting a human body at “the other side of appearance.” The opening reception will take place on Friday, May 6, from 6 to 8pm, and the artist will be present. The exhibition begins with a life-size work from Gormley’s series of ‘Bodycases,’ Bridge (1985), in the front gallery space. This is one of the earliest works made from a plaster mould of the artist’s body, strengthened with fiberglass and encased in a skin of lead. Gormley sees Bridge as an objective mapping of the subjective space of the human body. The visible soldering lines on its surface form clear horizontal and vertical axes: the body is treated as the location of physical and spatial experience. Bridge is presented alongside Scaffold (2015), a recent work in which Gormley has translated the grid of horizontal and vertical lines of Bridge into a freestanding, three-dimensional mapping of the internal volumes of the body. Together these works propose that we consider the body less as an object and more as a site and agent of transformation. In the main gallery, the artist’s exploration of the potential of the ‘mapping’ of body space continues with boldly physical sculptures that increase the dynamic between space and mass. Visitors will encounter five new monumental works from Gormley’s recent ‘Big Beamer’ series. These previously unexhibited works deconstruct and reassemble the interior volume of the body through interlocking steel beams that run in all three axes. Created at one-and-a-half-times life-size, they represent a body in five unstable moments of rest—from crouching to fully erect. In spite of their grand scale, the works remain remarkably playful. Continue Reading..

19
Mag

Carlo Bernardini. Dimensioni Invisibili

Aeroporto di Milano Malpensa

18 maggio – 18 ottobre 2016

A La Porta di Milano, l’installazione ambientale di luce che trasforma lo spazio, cambiando le coordinate percettive dello spettatore.

Milano, maggio 2016SEA presenta dal 18 maggio al 18 ottobre 2016, all’aeroporto di Milano Malpensa, Dimensioni Invisibili, l’opera di Carlo Bernardini, artista che, dagli anni novanta, conduce una ricerca sperimentale basata sull’elemento spazio-luce, realizzando installazioni in fibre ottiche e sculture.

L’iniziativa, curata da Marco Meneguzzo, conferma la volontà di SEA di rendere Milano Malpensa un unicum nel panorama degli aeroporti mondiali, dove in tempi recenti si sono alternate esposizioni dedicate a grandi maestri dell’arte italiana quali Fausto Melotti, Marino Marini, Gio Ponti, Giuseppe Pellizza da Volpedo.

Carlo Bernardini ha creato per La Porta di Milano, un ambiente ideale dove far risaltare l’alternanza di luce e ombre, un’opera composta da fili di fibre ottiche che disegnano tre figure geometriche luminose, le quali sembrano muoversi e modificare i propri contorni e le proprie forme, dando l’impressione di trovarsi davanti a installazioni sempre diverse, conducendo il visitatore all’interno di una costellazione o di uno spazio interstellare. Le Dimensioni Invisibili, nella fisica sperimentale sono ipotizzate oltre le tre dimensioni tangibili, ossia non sono percepibili per l’occhio umano e vengono quindi considerate dimensioni inosservabili; l’opera di Bernardini può essere un tentativo di vedere proprio questo, ovvero la proiezione dello spazio oltre la dimensione finita. Architetto della luce, Carlo Bernardini basa la sua ricerca visiva sul concetto di trasformazione percettiva in cui la luce crea nello spazio un disegno, che cambia secondo i punti di vista e gli spostamenti dello spettatore che si ritrova a vivere e a transitare all’interno dell’opera. “Viviamo in un’epoca di progressiva e veloce smaterializzazione di tutto ciò che ci circonda – afferma Marco Meneguzzo – e contemporaneamente assistiamo alla crescita di spazi virtuali, che diventano persino domestici, frequentabili e non soltanto visibili”. “Carlo Bernardini – prosegue Marco Meneguzzo – lo sa da molto tempo, e il suo intento è di usare l’elemento tradizionalmente più immateriale, la luce, per costruire, anzi per ‘mostrare’ spazi che senza di essa non solo non sarebbero visibili, ma neppure esisterebbero”. “La forma dello spazio ridisegnata dalla fibra ottica – ricorda Carlo Bernardini – può intuitivamente avvicinarci a una lettura del vuoto attraverso le nuove coordinate visive dettate da strutture di luce che plasmano l’ambiente, lasciandoci intuire proprio quelle che possono essere le dimensioni ‘extra’ che sfuggono alla nostra percezione”. “Bernardini è solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei grandi artisti italiani che si sono susseguiti ne La Porta di Milano – dichiara Luciano Carbone, Chief Corporate Officer di SEA – L’opera che presentiamo è un’installazione di luce che valorizza particolarmente la location, voluta e realizzata per le esposizioni artistiche in aeroporto. Abbiamo constatato che i nostri passeggeri apprezzano l’arte e la cultura nell’esperienza del viaggio. Ed è per questo motivo che stiamo valutando di estendere le esposizioni anche in altre zone del Terminal 1 e del Terminal 2, collaborando attivamente coi principali musei ed enti di Milano e della Lombardia per garantire sempre un’offerta di qualità. Stiamo, infatti, per concludere un accordo pluriennale con la Triennale di Milano, che riguarderà anche attività espositive su Linate, e che in particolare per il 2016, in occasione della XXI Edizione Internazionale, vedrà l’esposizione al Terminal 1 di una installazione collegata ai temi della mostra”.Continue Reading..