Tag: amalia di Lanno

05
Lug

Yayoi Kusama. In Infinity

Moderna Museet and ArkDes in Stockholm, 11 June – 11 September, 2016
Curator: Jo Widoff. Assistant curator: Olga Krzeszowiec Malmsten

Yayoi Kusama is one of the most acclaimed artists working today. Since the 1950s, she has created art that is as personal as it is universal. Like few other artists she moves freely between painting, sculpture and installations, between art and design, and between East and West. In summer 2016, Moderna Museet and ArkDes are featuring Yayoi Kusama’s oeuvre in the first major presentation in Sweden.

In 1957 Yayoi Kusama left Japan for New York. Here, at the heart of the vibrant 1960s art scene, she created many of her seminal works, characterised by the impulse to allow one shape or pattern take over and repeat itself infinitely. In the series Infinity Nets, Kusama methodically filled large canvases with semicircles in white, impasto oil paint, like the mesh of an infinite net. It is a painterly practice where the process itself is tangible, bordering on performance, and the works have an energy that comes from the charged concentrated effort Kusama has put into each painting. In her series of Accumulation Sculptures, everyday objects are covered with stuffed, phallic textile protuberances, a poignant theme that challenged the caucus of male critics. The late 1960s was an intensely creative period for Kusama, and her artistic activities expanded to breaking point. She organised collective art happenings, orgies, political performances and staged Anti-war protests. The participants wore clothes designed by Kusama, but just as often the clothes came off, in protest against the establishment. In Body Paint Festivals Kusama painted polka dots on nude bodies and appointed herself the “High Priestess of Polka Dots”. She founded the magazine Kusama’s Orgy and designed avant-garde fashion for her own label, The Nude Fashion Company. As a non-Western woman in a then excluding, male art world, Yayoi Kusama was an outsider, a position she emphasised and occasionally played with.Continue Reading..

05
Lug

Emilio Isgrò

Dal 29 giugno al 25 settembre 2016 Milano rende omaggio a Emilio Isgrò con una grande antologica contemporaneamente allestita in più sedi, a cura di Marco Bazzini.

Emilio Isgrò, figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea nazionale e internazionale, ha fondato un nuovo linguaggio di grande originalità e trasparenza con le sue celebri cancellature e i suoi interventi sul testo in tutte le lingue e in tutte le forme.

Tre le sedi del progetto espositivo: Palazzo Reale dove sarà esposta una selezione di lavori storici ricca di oltre 200 opere tra libri cancellati, quadri e installazioni; alle Gallerie d’Italia l’anteprima del celebre ritratto di Alessandro Manzoni dipinto da Hayez e cancellato in bianco; Casa del Manzoni, sempre con un nuovo lavoro: I promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati.

Il progetto è promosso e prodotto dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Intesa Sanpaolo, Centro Nazionale Studi Manzoniani, Electa editore e nasce da un’idea dell’Archivio Emilio Isgrò.

A cura di Marco Bazzini

Isgrò
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12
Gallerie d’Italia
piazza Scala, 6
Casa del Manzoni
via Gerolamo Morone, 1
Durata della mostra: dal 29 giugno al 25 settembre 2016
Ingresso libero

Immagine: Emilio Isgrò. Girolamo Savonarola, 2014 acrilico su tela montata su legno

04
Lug

Muybridge. Recall

Galleria Gruppo Credito Valtellinese
corso Magenta 59 – Milano

Durata mostra
19 maggio – 1 ottobre 2016

Vernice per la stampa
mercoledì 18 maggio ore 12,00, Galleria Gruppo Credito Valtellinese

Inaugurazione
mercoledì 18 maggio ore 18.30, Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Dalle ore 19.00 alle ore 20.00 avrà luogo in Galleria il remake in tre atti del set cronofotografico lineare inventato da Muybridge nel 1878 per realizzare i suoi celebri studi sul movimento animale e umano

Orari e ingressi
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
da martedì a sabato h. 13.30-19.15
chiuso domenica e lunedì
2 giugno e dal 2 agosto al 5 settembre
Aperture straordinarie per le scuole su prenotazione

INGRESSO LIBERO

Informazioni al pubblico
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
tel. +39 0248.008.015
galleriearte@creval.it – www.creval.it

Ufficio stampa
Studio ESSECI
tel. +39 049.663.499
info@studioesseci.netContinue Reading..

03
Lug

KAPOOR

Casamadre Arte Contemporanea
Palazzo Partanna
Piazza dei Martiri, 58. Napoli

KAPOOR
Inaugurazione 28 giugno 2016

La mostra è visitabile fino al 15 ottobre 2016

Le sculture di Anish Kapoor sembrano costruzioni materiali con fini trascendentali. Ma non lo sono. Provengono forse da storie remote e significati reconditi. Ma poi non raccontano niente. più spesso si manifestano come presenze che sgorgano dal nulla quasi per spinta naturale, in forme semplici, prelinguistiche, in certi casi solo abbozzate e ancora non nominate. Somigliano a volte a piante, fiori, frutti, come se si autogenerassero fluendo nello sguardo con un ritmo ciclico e una misura semplice e ordinata. Non sono neanche proposizioni semplici, cioè oggetti ultimi non descrivibili e solo designabili nel senso inteso da Wittgenstein, alla cui filosofia molto deve la scultura minimalista americana. avranno sempre mille nomi possibili, dice infatti Kapoor. Neppure raccolgono le forze vive, quei campi d’energia che da Beuys a Merz hanno scosso dallefondamenta l’idea stessa di scultura occidentale. si può allora sostenere che le opere di Kapoor sono concettualmente spaziali, pure astrazioni, misurazioni dell’infinito, dell’assenza più che della presenza. e riconoscere che la sua azione non è mai normativa né impositiva: se le sculture sono sospese tra materiale e immateriale, duro e morbido, solido e fluido, peso e leggerezza, luce e oscurità, anche il gesto che le mette al mondo oscilla tra forza e abbandono. Come descrivere i lavori presenti in questa mostra, forme in movimento, riflettenti, alcune in via di definizione o di scomparsa? Diciamo che gli oggetti scultorei di Kapoor sono atti intellettuali modellati dall’etimologia incerta dell’obiectum. “ciò che è posto contro o davanti”, l’obiectum, parola della tarda latinità, è ostacolo per la vista e insieme schermo che si frappone fra il soggetto di una potenza e il suo termine, come la terra tra il sole e la luna. L’obiectum per l’artista è un concetto indeterminato, possibilità tendenzialmente infinita e, come un respiro o il battito del cuore, apertura e chiusura del campo ottico. Può avere forma e vita, ma non essenza né verità. Per capire il punto di vista di Kapoor si dovrebbe poter pensare gli oggetti insieme con lo spazio, contro Kant e la sua metafisica idealistica dell’apriori, ribaltando le categorie con le quali siamo abituati a riflettere. non gli oggetti visibili nello spazio posto lì da noi, ma l’oggetto come un’unica estensione nascosta, compressa, inghiottita nelle forme sarebbe il tema principale della sua opera ormai giunta a piena maturità. noi però abbiamo difficoltà a concepire l’essere oggetto, cioè un qualcosa privo di una soggettività determinata che si costruisca in sé e per sé e ci comprenda, non una cosa realmente esistente, ma solo il contenuto di un’attività intellettuale, anzi un semplice moto dell’anima, benché niente sarebbe più vicino all’essenza dell’arte, che non ha altro scopo che produrre oggetti mentali. abbandonando i concetti di soggettività e di esperienza e riducendo l’atto di coscienza alla pura contemplazione dell’assenza e del vuoto, Anish Kapoor ha definito lentamente ma senza incertezze il proprio campo d’azione. che è una cosmogonia priva di trascendenza, figlia di un pensiero che non conosce il dualismo. Non c’è un dentro e un fuori, solo molte immagini illusorie. Perciò le sculture insistono nel raccogliere e concentrare in sé quanto più mondo esterno è possibile, come se la forma fosse una qualità interiore delle cose, irraggiungibile e intangibile. E fosse destino della scultore far sì che possa trasparire, creando un varco verso ciò che non si dà, né si può cogliere. In fondo, tutta l’arte di Kapoor ci parla di un spazio che è risucchiato e condensato in oggetti che restano muti e inespressivi, perfettamente vuoti, se pure si danno come presenze corpose e smisurate (taratantara a piazza plebiscito nel 2000) o indefinite e sfuggenti come alcuni lavori qui in mostra. Ogni volta, davanti alle sue opere, indipendentemente dalle dimensioni reali, si ha la sensazione che ci sia qualcosa di più che potremmo vedere e che magari intuiamo, qualcosa di più grande o di più chiaro, che ci potrebbe trascinare oltre ciò che vediamo, ma che resta come una potenza imprigionata. Nel suo movimento incessante, il velo dell’arte si contorce e sembra potersi scostare, lasciando immaginare un possibile svelamento, desiderato e temuto. Ma la scultura-obiectum si sporge nel vuoto di forme informi e di spazi spaziosi. Nient’altro.

Casamadre Arte contemporanea
Orario / hours
Lunedì – sabato / monday – saturday
10,30 – 13,30
16,30 – 20
Domenica / sunday
Chiuso / closed

Palazzo Partanna
Piazza dei martiri, 58
Napoli 80121
Tel. +39 081 193 60 591
fax: +39 081 197 088 67
info@lacasamadre.it

Immagine: Untitled, 2016. Silicone, wood, aluminium 155 x 155 x 35 cm

02
Lug

ALBERTO BURRI. Le dimensioni della materia

mostra a cura di Laura Caruso e Saverio Verini

Podesteria di Michelangelo, piazza San Michele 1, Chiusi della Verna (AR)

Inaugurazione sabato 9 luglio 2016, ore 17.30

fino a domenica 11 settembre 2016

Alberto Burri. Le dimensioni della materia intende proporre un accostamento suggestivo: l’opera più piccola e l’opera più grande dell’artista di Città di Castello si confrontano negli spazi della Podesteria di Michelangelo, a Chiusi della Verna. Si tratta in particolare di una Muffa del 1951 – delle dimensioni di appena 2,5 x 8 cm – e del celebre Grande Cretto di Gibellina, opera monumentale – oltre 10 ettari di estensione – di cui è esposta una significativa documentazione fotografica.

Il progetto espositivo ha l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla poetica di Alberto Burri (1915-1995) e alla forza espressiva dei suoi lavori. La ricerca e le sperimentazioni sui materiali più disparati, la creazione di un universo formale astratto e “concreto” al tempo stesso, il rigore e l’equilibrio compositivo: sono gli aspetti che la mostra cerca di mettere in luce, dimostrando una coerenza artistica che prescinde dal formato delle opere.

La mostra dà ampio spazio anche alla divulgazione, con la presenza nel percorso espositivo di un video monografico del regista Rubino Rubini realizzato nel 1994 e legato all’opera di Burri, considerato all’unanimità uno dei più grandi interpreti dell’arte del Novecento e recentemente celebrato con una retrospettiva allestita presso il Guggenheim Museum di New York in occasione del Centenario della nascita dell’artista (2015).Continue Reading..

01
Lug

Regina José Galindo. Siesta

La performance conclude la rassegna
Sui Generis
a cura di Eugenio Viola e Angel Moya Garcia

9 Luglio 2016 ore 19.00 / July 9, 2016 at 7pm
Ex Chiesa di San Matteo – P.zza San Matteo, 3 55100 – Lucca

Associazione Culturale Dello Scompiglio
in collaborazione con
Prometeogallery di Ida Pisani

“Quando mi sono svegliata, avevo uno sopra di me ed un altro sotto, mentre due mi afferravano”.
Testimonianza di una ragazza di 16 anni, violentata da 30 uomini in Brasile, nel maggio 2016
La dimensione performativa di Regina José Galindo è politica e polemica, restituisce opere scomode, spesso brutali, nelle quali il suo corpo minuto e all’apparenza fragile è esposto ad una serie di azioni pubbliche che usano lo spazio metaforico dell’arte per denunciare le implicazioni etiche legate alle ingiustizie sociali e culturali, le discriminazioni di razza e di sesso e più in generale tutti gli abusi derivanti dalle relazioni di potere che affliggono la società contemporanea. Galindo trasforma il proprio corpo in strumento di rievocazione simbolica di eventi cui è sottoposto il corpo collettivo, il cosiddetto “corpo sociale”.
Le sue azioni realizzate in un’ottica di coinvolgimento totale, da un lato ribadiscono l’impegno dell’artista a materializzare attraverso la violenza e il dolore le criticità del presente, dall’altro esplicitano un senso di profonda impotenza, chiamando in causa simultaneamente i ruoli ancipiti di partecipante e spettatore. In occasione di Sui Generis, Galindo presenta Siesta, una performance realizzata in collaborazione con la prometeogallery di Ida Pisani in cui l’artista, come spesso accade nella sua pratica, partendo da una riflessione sulla violenza, riflette sul concetto di egualitarismo di genere legato al microcosmo femminile.
La performance di Regina José Galindo conclude la rassegna di performance Sui Generis, a cura di Eugenio Viola e Angel Moya Garcia, che ha avuto come oggetto di indagine la complessità concettuale legata al genere, nell’ambito della stagione che l’Associazione Culturale Dello Scompiglio dedica a questa tematica e che ha visto performance site-specific di Luigi Presicce, Nicola Ruben Montini, Pauline Boudry/Renate Lorenz, Yan Xing, Alexandra Pirici e Manuel Pelmuş, Rosy Rox, Carlos Motta, Eddie Peake, Karol Radziszewski e Miguel Gutierrez.

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28
Giu

Vania Elettra Tam. Origami e pregiudizio

Dopo i recentissimi successi raccolti a Trieste con la mostra personale “Kanon – regole ferree” e con la retrospettiva “OKO 10” al City Museum of Sibenik in Croazia, Vania Elettra Tam torna ad esporre nella galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni.

È da ben 8 anni che la galleria Orizzonti sostiene il bellissimo percorso di crescita artistica della Tam ed è con orgoglio (ma senza pregiudizio), che oggi ci presenta il suo nuovo ciclo pittorico.  Nelle sale sottostanti la Biblioteca Diocesana, sempre in piazzetta Cattedrale, ed in attesa di ritornare nel proprio spazio di sempre totalmente ampliato e ristrutturato, la Orizzonti ha invitato Vania Elettra Tam a realizzare delle opere site-specific, proprio per la sede della Biblioteca stessa. Una sfida che l’artista accoglie con entusiasmo e che la porta a realizzare i suoi primi dipinti tridimensionali. Sei rielaborazioni di ritratti di donne rinascimentali dall’atteggiamento composto e lo sguardo serio, ma con un pensiero fisso in testa che proprio non vuole rimanere imprigionato. Le sei Signore infatti hanno il capo avvolto in un soggolo bianco, diffusamente usato nel medioevo da alcune nobili Donne, che prende strane forme e come in un’esplosione diventa ora uccello, ora pesce, ora un qualcosa che vuole fuggire lontano.

Vania Elettra Tam per realizzare questi effetti tridimensionali piega la carta prendendo spunto dall’antica arte giapponese denominata origami.

Ecco spiegato il motivo della scelta del titolo ORIGAMI E PREGIUDIZIO, un chiaro riferimento al celeberrimo romanzo in cui viene evidenziato quanto sia facile cadere in inganno quando si giudica basandosi solo sulle apparenze.  In fondo chi è in grado di sapere cosa balena nella testa di chicchessia?

ORIGAMI E PREGIUDIZIO
OPERE di VANIA ELETTRA TAM

Inaugurazione: venerdì 1 luglio 2016, ore 19.00
Dal 1 al 14 luglio 2016

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
E-mail: info@orizzontiarte.it

F: Orizzontiartecontemporanea

Ufficio stampa
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com
info@amaliadilanno.com

11
Giu

Punk in Britain

Inaugurazione sabato 11 giugno 2016
Dalle ore 15.00 alle ore 20.00
In mostra da domenica 12 giugno a domenica 28 agosto 2016
Tutti i giorni, 10.30 – 19.30
Mercoledì e giovedì, 10.30 – 21.00

In occasione dei 40 anni del punk la Galleria Carla Sozzani presenta “Punk in Britain”. Oltre 90 fotografie documentano i protagonisti del punk britannico che, dalla metà degli anni 70, ha rivoluzionato il linguaggio della moda e della musica a Londra e non solo. La mostra è divisa in due parti con le fotografie di Simon Barker (Six), Dennis Morris, Sheila Rock, Ray Stevenson, Karen Knorr, Olivier Richon; disegni, collage e grafiche di Jamie Reid e una sezione speciale dedicata ai video e alle fotografie di John Tiberi. Era il 1976 quando i Sex Pistols gridavano “I wanna be Anarchy, in the City” indossando camicie strappate e abiti con borchie acquistate da SEX, il negozio di Malcom Mc Laren, l’ideatore dei Sex Pistols, e della sua compagna Vivienne Westwood. Tra i fan dei Sex Pistols, Siouxsie Sioux, Jordan, Debbie, Billy Idol, Soo Catwoman, Adam Ant formavano il “Bromley Contingent”, il gruppo che li seguiva in ogni situazione.
Insieme rappresentavano la reazione agli anni della depressione inglese e anche una risposta, giovane e spontanea, al rigido formalismo di allora. Ne faceva parte il giovanissimo fotografo Simon Barker aka SIX che con una semplice ed economica macchina fotografica tascabile tra il 1976 e il 1978 ha catturato le immagini dei protagonisti del punk riprendendoli intimamente nelle loro camere da letto e nelle cucine, oppure ai concerti: il risultato è un vero e proprio “album di famiglia”. “Era un modo diverso di pensare e di essere. Era provocatorio. Il rock attraverso Don Letts, John Harwood e John Savage entrava per osmosi dentro il punk.”, scrive Sheila Rock, la fotografa che si era trasferita da New York a Londra proprio per documentare il punk. Con lei c’era anche Ray Stevenson, che lavorava per la BBC e fotografava regolarmente i Sex Pistols e la scena londinese. Karen Knorr e Olivier Richon passarono notti interminabili nei night club dal Roxy al 100 Club da Covent Garden a Charing Cross e Oxford Street per fotografare, rigorosamente in posa, il mondo notturno della scena Punk Rock. Dennis Morris, il fotografo ufficiale dei Sex Pistols, racconta il gruppo icona del punk con le sue foto e con i due video girati da John “Boogie” Tiberi, lo storico tour manager dei Sex Pistols: “Concerto di Stoccolma del 1977” e “Sex Pistols Number 1”, che raccoglie video clip televisivi, performance e interviste. Nel maggio del 1977, Jamie Reid, l’artista che con il suo linguaggio trasgressivo ha “disegnato” il Punk, curando l’immagine grafica dei Sex Pistols, cattura “God Save the Queen” il ritratto della regina pubblicato sul Daily Express in occasione del giubileo reale. Dopo centinaia di prove, la regina “sbarrata” viene pubblicata sulla copertina del nuovo disco dei Sex Pistols, che venderà 25.000 copie, un numero astronomico per i tempi. Punk, che in origine significava “da due soldi”, quarant’anni dopo descrive un’epoca, un fenomeno di costume e un modo di essere.

Galleria Carla Sozzani
Corso Como 10 – 20154 Milano, Italia
tel. +39 02 653531 fax +39 02 29004080
press@galleriacarlasozzani.org

Immagine: Jamie Reid, 1977 – ©Jamie Reid /John Marchant Gallery, UK

09
Giu

Luigi Ghirri Spazio Siderale. Il sipario del teatro Valli dipinto da Omar Galliani

Vicolo Folletto Art Factories e Corsiero Editore di Reggio Emilia celebrano i venticinque anni della realizzazione del sipario del Teatro Valli con la pubblicazione del volume di Luigi Ghirri “Spazio Siderale. Il sipario del teatro Valli dipinto da Omar Galliani”, contenente le fotografie scattate da Luigi Ghirri per raccontare la nascita del progetto (conservate nella fototeca della Biblioteca Panizzi), unitamente ad alcuni bozzetti ed opere coeve di Omar Galliani, reperite in collezioni pubbliche e private.

Martedì 31 maggio, alle ore 18.30, il libro sarà presentato nella Sala degli Specchi del Teatro Valli, attraverso le testimonianze delle persone che, nei primi anni ’90, sostennero e parteciparono alla realizzazione dell’opera. Dopo il saluto delle Istituzioni, Flavio Caroli parlerà delle fotografie di Luigi Ghirri che documentano il lavoro di Omar Galliani, in dialogo con l’artista stesso. Per l’occasione, sarà possibile ammirare il sipario nella sua magnificenza.
“Spazio Siderale” non è un libro di Luigi Ghirri – spiega l’editore – ma la pubblicazione del menabò sul quale il fotografo reggiano stava lavorando in vista di un eventuale progetto o libro. In mancanza di un titolo autografo, si è scelto di intersecare il soggetto del velario dipinto da Omar Galliani, “Siderea”, con certi temi cari a Luigi Ghirri. Il volume raccoglie 87 fotografie inedite con i relativi passepartout, sui quali sono riportate note autografe del fotografo sui tagli e sull’intensità dei colori in vista della stampa. Una lettura che corrisponde quasi all’ingresso nel laboratorio di Ghirri. Come ricorda Omar Galliani, «Il tempo era sospeso nella Sala dei Pittori del grande teatro. La musica che ascoltavo si alternava al “clic” degli obiettivi che ogni giorno Luigi Ghirri scattava ai lati e dentro al grande cielo blu cobalto che cresceva tra il mio e il suo tempo. Ora il tempo è cambiato ma “Siderea” è sempre lì e ci guarda. Tante di queste foto non le avevo mai viste. Non ho mai chiesto di vederle in tanti anni per pudore e nostalgia… Oggi qualcuno l’ha fatto per me e Luigi. Grazie».
La mostra, visitabile presso Vicolo Folletto Art Factories (Vicolo Folletto, 1) dal 1 giugno al 17 luglio 2016, raccoglie una selezione di opere di Omar Galliani realizzate negli stessi anni del sipario, alcuni bozzetti preparatori e due lastre in zinco biffate, dalle quali erano state tratte due serie litografiche, anch’esse in esposizione, oltre ad alcune fotografie dal menabò di Luigi Ghirri.
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08
Giu

Werther Banfi. Doppio Segno

Vernissage: giovedì 16 giugno 2016, dalle 18:30 alle 21:30
Periodo mostra: dal 16 giugno al 23 luglio 2016
Orari di apertura: dal martedì al sabato, 14:30 – 19:30
Ingresso libero
Burning Giraffe Art Gallery
Via Eusebio Bava 8/a, 10124, Torino – info@bugartgallery.com
tel. 011 5832745 – 347 7975704

A partire da giovedì 16 giugno 2016, Burning Giraffe Art Gallery presenta la mostra Doppio Segno, personale dell’artista Werther Banfi (Milano, 1979, vive e lavora a Torino), composta da due serie di lavori realizzati con tecniche diametralmente diverse, eppure chiaramente riconducibili allo stesso autore.
Le opere a pennarello su tela della serie Sfere, concepite con la tecnica del puntinismo, sono dettagliate e minuziose composizioni di insetti neri su sfondo bianco resi metafisici dalla presenza misteriosa delle sfere che si accompagnano a essi. Rigorosamente grey scale, la tecnica del puntinismo permette all’artista di giocare con la luce e con i toni di grigio, dando vita a diversi piani di visione.
La serie delle Macchie, presentata per la prima volta in occasione della mostra, nasce, invece, nell’assoluta immediatezza inconscia del frottage; le macchie, totalmente incondizionate da una forma prestabilita, sono però incredibilmente evocative e giocano con la percezione dello spettatore, obbligandolo a vedere in esse un oggetto di volta in volta differente.
L’intera ricerca artistica di Werther vive di una costante alternanza di casualità e rigore della riproduzione; un passaggio dalla accidentalità di un segno impulsivo, a un altro empirico e preciso, trovando il fondamento teorico in rigoroso studio sulla forma – intesa come rapporto tra imprevedibilità casuale e matematica – sulle geometrie che la compongono, e sulla suggestione individuale che ne deriva, mettendo in atto il famoso motto della psicologia della Gestalt, per cui “l’insieme è sempre più della somma delle sue parti”.

Werther ha esposto le sue opere in numerose gallerie e spazi pubblici, tra cui il Museo del 900 di Milano, tra Torino, Bologna, Milano e Londra. A gennaio 2016, partecipa con Burning Giraffe Art Gallery a SetUp Art Fair, a Bologna, dove si aggiudica il Premio 43 gradi in Sardegna – zona 9, istituito dallo Studio Casa Falconieri di Cagliari, dove effettuerà una residenza d’artista a settembre 2016.

Immagine: Werther Banfi, Sfera, 2016, pennarelli su tela