Tag: amalia di Lanno

18
Set

NICOLA CARRINO

A arte Invernizzi

NICOLA CARRINO
DE/RI/COSTRUTTIVITÁ. PROGETTO A ARTE INVERNIZZI. DISEGNI. RILIEVI. SCULTURE.
2 AMBIENTI. 1959.2016.

Inaugurazione LUNEDI 26 SETTEMBRE 2016 ore 18.30

La galleria A arte Invernizzi inaugura lunedì 26 settembre 2016 alle ore 18.30 De/Ri/Costruttività. Progetto A arte Invernizzi. Disegni. Rilievi. Sculture. 2 Ambienti. 1959.2016., una mostra personale di Nicola Carrino a carattere antologico. Processo unitario determinato in due ambienti conseguenti in rapporto con lo spazio della galleria.

“Ricostruttività. Reconstructing City. Ricostruttivo 1/69 E.2016. Tutte le arti concorrono alla Città. Fa urbanistica lo scultore, fa urbanistica il pittore, fa urbanistica persino colui che compone una pagina tipografica. La scultura è la forma del luogo, anzi il luogo stesso. Sono i principi che unitariamente richiamano e governano la mia visione del fare, produrre, pensare, comunicare l’arte. La scultura non è produzione di oggetti, ma comunicazione di pensiero. In questo l’oggetto è indispensabile. Tra l’architettura e la scultura, lo scarto è solo nella dimensione oggettuale. Intorno all’oggetto realizzato si mostra e si realizza nel pensiero, l’idea, la virtualità e la realtà dell’essere. Dell’esistente. Del suo affermarsi e procedere. L’arte è processo dinamico evolutivo del reale. I ‘Costruttivi Trasformabili’ sono organismi plastici modulari che svolgono azione processuale nel tempo e nello spazio della realtà contingente. L’artista comunica negli spazi dell’estetico nella possibilità propria della ricerca, e quindi nel luogo pubblico dell’estensivo urbano comunicativo. Con la presenza e il pluriaccostarsi delle unità generanti modulari. Nei blocchi possibili aggregativi. Nella dispersione della virtualità propalatrice. Ridefinendosi di volta in volta Ricostruttivamente. Nel Costruirsi, Decostruirsi, Ricostruirsi urbano ed urbanistico. Quale contenitore aggregativo di forme e dell’esistente civile, sociale e politico”, così scrive Nicola Carrino nel testo introduttivo alla mostra.

In tal senso, il primo Ambiente al piano superiore della galleria ripercorre l’iter creativo dell’artista, partendo da Progetto Spazio aperto (Realtà n.2) del 1959 e dai primi “Costruttivi” del 1963, passando alle “Strutturazioni plastiche” e “Strutture modulari” del 1964 e 1965 e quindi all’insieme costruttivo “Trasformazione dello spazio/Ellissi”, “Ellissi”, “Costruttivi/Ellissi”, con opere in parte già esposte nella sala personale alla Biennale di Venezia del 1986.

Conseguentemente il secondo Ambiente al piano inferiore, determina lo spazio con 13 differenti “Situazioni Reconstructing City” dell’attuale Costruttivo 1.69 E. 2016, organismo plastico trasformabile, composto da 57 moduli scalari in acciaio inox, appositamente realizzato per la mostra.Continue Reading..

18
Set

Quentin Carnaille. ATTRACTION

ATTRACTION by Quentin Carnaille

CAP Contemporary Art Platform in Kuwait

extended until the 28th of October 2016

Two systems separated by a void: one dives from on high, the other emerges from the earth, going towards one another, without ever meeting. Controlled by an invincible mutual attraction, each one is looking for the other, but cannot find it, in a common effort to bridge a distance that keeps them apart.

This work evokes the difficulty of meeting through the experience of a painful separation, an unceasing effort to meet, but in vain. An impossible object of desire still ardently coveted, the unhappy but visible union implicitly reveals an unseen connection, one of the strongest, through which the subjects develop the hope of an encounter.

“Without contraries there is no progression. Attraction and Repulsion, Reason and Energy, Love and Hate, are necessary to Human existence.” William BlakeContinue Reading..

18
Set

Roberto Almagno. Tracce

MAAB Gallery è lieta di presentare, nei rinnovati spazi di via Nerino 3 a Milano, la mostra personale di Roberto Almagno, Tracce, a cura di Marco Meneguzzo.

La mostra verrà inaugurata giovedì 29 settembre e sarà aperta al pubblico fino al 18 novembre 2016.

Una significativa selezione di sculture, tra cui Memoria (1997-2000), introdurrà il visitatore nell’incantato universo creativo di Almagno. A partire degli anni ’80, dopo un breve periodo di sperimentazioni e indagini sulla materia, Roberto Almagno (Aquino 1954) abbandona l’uso dell’argilla, del ferro e della roccia, eleggendo il legno quale unico materiale delle sue sculture. Rami, caduti e dispersi nei boschi che sorgono attorno a Roma, raccolti e lavorati lentamente; il legno dapprima dirozzato con delle raspe, viene lavorato con acqua e fuoco e gradualmente plasmato e modellato fino a raggiungere la curvatura e la perfezione formale desiderata. Gli elementi lignei, sottili e flessi, coperti da una velatura scura che assorbe la luce in maniera omogenea, sono infine assemblati tra loro in equilibri precari, apparentemente impossibili, che sfidano le leggi di gravità. Creazioni atemporali e pure, che richiamano la semplicità classica, e che appaiono, come afferma l’artista stesso, come “anime vaganti sulle quali non pesa alcuna ombra”.
L’esposizione è arricchita da una serie di lavori su carta appartenenti alla serie intitolata Ombre (2000-2005). Seppur liberato dal ruolo complementare di bozzetto, il disegno appare in stretta connessione con l’indagine plastica condotta da Almagno; la superficie della carta accoglie tracce di materia, quali la cenere e la fuliggine, confricata manualmente dall’artista e, in questo modo, parzialmente assorbita dal supporto.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano e inglese con testo critico di Marco Meneguzzo.Continue Reading..

14
Set

Mario Cresci. Ri-creazioni

Immagini d’energia tra memoria e futuro

15 settembre – 16 ottobre 2016

Ri-creazioni è il progetto che rilegge, ricrea e reinventa i materiali dell’Archivio Fotografico Eni attraverso lo sguardo e la sensibilità di Mario Cresci, per dare vita a un ampio percorso di approfondimento all’interno del complesso universo creativo del fotografo, tra le sue tecniche, le sue intuizioni e le sue invenzioni.
L’Archivio Fotografico Eni custodisce centinaia di migliaia di materiali, tra stampe in bianco e nero e a colori, diapositive e negativi. Si tratta di un patrimonio di alto valore storico e artistico, capace di offrire uno spaccato di tutto il XX secolo nel racconto dell’evoluzione storica, industriale e culturale Italiana.
Le fotografie dell’Archivio Eni, scattate con intento scientifico e documentaristico, diventano opere d’arte grazie all’intervento del fotografo ligure, creando un rigenerante cortocircuito creativo tra le intenzioni degli autori originali e il lavoro di Cresci.
Attraverso lo sguardo di Cresci il visitatore esplora i diversi materiali, sala dopo sala, seguendo le logiche della ri-creazione: il fotografo invita a una riflessione sugli elementi della natura portatori di vita ed energia, sulla fisica, la geometria e le percezioni che noi ne abbiamo.
La mostra si propone come l’occasione per presentare al grande pubblico non solo le risorse culturali custodite dall’Archivio, ma anche la storia dell’azienda e della sua attività con uno speciale focus sul tema dell’innovazione tecnologica che Eni promuove, offrendo allo stesso tempo la possibilità di approfondire le tecniche di lavoro sperimentale di Mario Cresci.
Le storie raccontate dalle immagini conservate prendono in questo modo nuove forme inedite e Cresci regala al visitatore un nuovo sguardo sulle cose. La mostra è promossa nell’ottica di una ricerca continua, un’indagine scientifica e artistica. È un racconto sull’infinito potenziale della materia dal punto di vista tecnico-scientifico e artistico.Continue Reading..

05
Set

Frida Parmeggiani. Figurazioni tessili

Dal 16 settembre 2016 all’8 gennaio 2017
Merano celebra Frida Parmeggiani
in occasione del suo 70°compleanno

Gli spazi di Merano Arte accolgono una serie di nuove creazioni realizzate da una delle più importanti e celebrate costumiste teatrali. E al Palais Mamming Museum, i progetti How to become Frida, Approcci a Frida e gli scatti di Elisabeth Hölzl, ripercorrono le fasi di realizzazione dei costumi e la lunga collaborazione con il grande regista americano Robert Wilson.

Dal 16 settembre 2016 all’8 gennaio 2017, Merano celebra Frida Parmeggiani, una delle più importanti e famose costumiste teatrali, di origini meranesi, in occasione del suo 70° compleanno.

La mostra, dal titolo Figurazioni tessili,seconda tappa di un percorso che tocca il Mozarteum di Salisburgo dal 21 luglio al 3 settembre, si divide in quattro sezioni ospitate rispettivamente da Merano Arte e dal Palais Mamming Museum.

Disegnatrice di costumi tra le più apprezzate a livello mondiale, nel corso della sua quarantennale carriera, Frida Parmeggiani ha collaborato con registi del calibro di Rainer Werner Fassbinder, Samuel Beckett e Andrè Heller, allestendo già nel 1978 la rappresentazione della Lohengrin di Wagner per proseguire, nel 1987 con tutte le quattro parti del ciclo operistico wagneriano presso i Bayreuther Festspiele. Per i Salzburger Festspiele ha creato dei costumi fantastici e indimenticabili, come quelli per le rappresentazioni di Herzog Blaubarts Burg, Pelléas et Mélisande, Mitridate e La morte di Danton. Frida Parmeggiani ha inoltre lavorato con artisti quali Lou Reed, David Byrne e Tom Waits.
Dal 1987 Parmeggiani ha realizzato i propri costumi, quasi esclusivamente per gli allestimenti teatrali del maestro americano Robert Wilson. La collaborazione tra i due ha condotto a una serie di rappresentazioni memorabili ad Amburgo, Zurigo, Salisburgo, Parigi, Madrid e New York, apportando nuovi parametri all’interno del mondo internazionale dell’Opera e del Teatro, sia in ambito costumistico che nell’uso delle luci.
Il percorso espositivo allestito a Merano Arte presenterà alcune nuove creazioni, composte da 13 figure singole, delle vere e proprie sculture tessili, attraverso le quali si analizzerà il rapporto di tensione tra natura, spazio, volume e tessuti.
Per la prima volta, Frida Parmeggiani ha potuto lavorare senza rapportarsi con attori o confrontarsi con sceneggiature, trovandosi libera di esprimere, in modo statico e scultoreo, il proprio linguaggio formale minimalista. Tessuti pregiati – feltro di lana lievemente melangiato, panno di lana pesante, lino sottile, doppia organza di seta o seta con fibra di ananas – in combinazione con elementi in metallo si sviluppano come installazioni di elevato livello estetico.
Cromaticamente giocate sul bianco e nero, le opere tessili indicano una moltitudine di variazioni in modo da divenire, al tempo stesso, tessuto e scultura. Accanto a questi elementi formali, i suoi lavori racchiudono al loro interno anche un aspetto autobiografico, esprimendo le esperienze e i sogni della propria creatrice.
L’allestimento è stato sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Scenografia e Costumistica, Cinema e Allestimento architettonico dell’Università Mozarteum di Salisburgo sotto la supervisione del professor Henrik Ahr insieme agli studenti Anna Brandstätter, Rubi Brockhausen, Miriam Hölzl, Charlina Lucas, Lisa Nickstat e Amelie Ottmann.

Approcci a Fridaè il titolo di una delle 3 sezioni ospitate al Palais Mamming Museum di Merano. Qui, attraverso cinque brevi documentari, realizzati dagli studenti dell’Università Mozarteum di Salisburgo sotto la guida del professore Alexander du Prel, si racconta la genesi delle nuove creazioni, l’ambiente dietro le quinte e la lunga, simbiotica collaborazione con Robert Wilson. Il progetto How to Become Frida consiste in una serie di installazioni realizzate da 6 studenti dell’Università Mozarteum di Salisburgo, che approfondiscono le straordinarie capacità artistiche di Frida Parmeggiani. L’ultima sezione intitolata Working with Frida è dedicata alle sequenze fotografiche realizzate dall’artista Elisabeth Hölzl che, nel corso di due anni, su incarico di Merano Arte, ha documentato la nascita e realizzazione dei costumi.Continue Reading..

05
Set

Alain Ledezma. Un triángulo tiene sus…

A cura di Barbara Fragogna

10 settembre – 1 ottobre 2016

La via più chiara verso l’Universo è attraverso una foresta selvaggia. John Muir

La Fusion Art Gallery presenta UN TRIÁNGULO TIENE SUS TRES ÁNGULOS IGUALES A DOS RECTOS SIN EL PRINCIPIO DE LA INMORTALIDAD DEL ALMA, mostra personale dell’artista messicano Alain Ledezma che in questa esposizione concentra il focus della sua ricerca sulla trasformazione della materia in tutti i suoi stati: biologico, storico, geografico, politico, umano e cosmico attraverso una selezione di video, disegni e manufatti grafici.

La carta è la pelle

Brevi note su Alain Ledezma

 di Barbara Fragogna

La carta/schermo è la pelle, la pelle è un filtro, una membrana traspirante che seleziona e trasuda impulsi intimi (personali) trasponendoli verso l’esterno (pubblico) e che assorbe le percezioni esotiche (di vita) r-accogliendole per assimilarle e poi rielaborarle rinnovandole in un continuo ciclo (il mito). Tessuto connettivo tra “dentro | fuori “, ” sotto | sopra “, ” passato | futuro”. La pelle è il momento presente, l’inter-medium e l’intermediario, il gateway, la transizione e la trans-migrazione alla ricerca di un dialogo con l’entità indefinita che compone il Tutto.
Ogni fase di transizione, ogni movimento permea gli strati (i livelli) fluidificando e solidificando il suo continuo movimento lasciando come risultato un’impronta sulla carta, un’ombra, una traccia. Il disegno. Il disegno che impressiona la carta-pelle come se fosse una pellicola fotografica ipersensibile è la costellazione grafica che emerge e tatua la pelle dell’artista. La stessa costellazione grafica che si incarna negli occhi di chi osserva (in semioscurità) lasciandoci sopraffatti dal senso di déjà vu. Perché noi (gli spettatori) non abbiamo mai visto questi simboli così peculiarmente intrecciati, specchiati, dis-ordinati. Non ne possediamo ancora la chiave interpretativa, ma li conosciamo comunque bene: i segni, il rito, la magia sciamanica di una scrittura fatta di immagini ricorrenti, un geroglifico totemico, piramidale, la composizione cosmologica pre-colombiana.Continue Reading..

01
Set

WOPART. Work on Paper Fair

AL CENTRO ESPOSIZIONI LUGANO
DAL 2 AL 5 SETTEMBRE 2016
La prima edizione di
WOPART – Work on Paper Fair

La fiera internazionale d’arte interamente dedicata alle opere su carta

Dal 2 al 5 settembre 2016, Lugano sarà teatro di una nuova importante iniziativa legata all’arte.

Al Centro Esposizioni Lugano (via Campo Marzio) si terrà WOPART – Work on Paper Fair, la prima edizione della fiera internazionale interamente dedicata alle opere su carta.

WOPART Fair proporrà un affascinante viaggio in tutte le epoche della storia dell’arte, approfondendo tecniche e linguaggi che caratterizzano i lavori esclusivamente realizzati su supporto cartaceo, dal disegno antico alla stampa moderna, dal libro d’artista alla fotografia d’autore, dall’acquerello e dalle stampe orientali alle carte di artisti contemporanei, presentati da un campione di 50 gallerie internazionali.

La selezione degli espositori è garantita da un comitato scientifico presieduto da Giandomenico Di Marzio, giornalista, critico e curatore d’arte contemporanea e da Paolo Manazza, pittore e giornalista specializzato in economia dell’arte, che comprende anche storici e critici dell’arte e della fotografia, collezionisti, docenti universitari tra i più apprezzati, quali Michele Bonuomo, Marco Carminati, Gianluigi Colin, Massimo Di Carlo, Walter Guadagnini, Giuseppe Iannaccone, Piero Mascitti, Marco Meneguzzo, Anna Orlando, Elena Pontiggia, Massimo Pulini, Marco Riccòmini, Marco Vallora.Continue Reading..

30
Ago

SHOZO MICHIKAWA. AROUND THE NATURE

Il Giappone a Faenza

AROUND THE NATURE, SHOZO MICHIKAWA AT MUSEO ZAULI – mostra personale

Museo Carlo Zauli I via Della Croce, 6 I Faenza I Inaugurazione 1 settembre, 19.30

2 Settembre – 2 Ottobre 2016

In occasione di Argillà Italia, Officine Saffi presenta dal 2 Settembre al 2 Ottobre 2016 la personale Around the Nature, Shozo Michikawa at Museo Zauli realizzata in collaborazione con il Museo Carlo Zauli di Faenza.

Inaugura giovedì 1 settembre alle ore 19.30 la mostra Around the Nature, Shozo Michikawa at Museo Zauli. Un gemellaggio culturale, quello tra Zauli ed il Giappone che ha radici molto lontane – è stato molto intenso lo scambio tra l’artista ed il paese nipponico, con diversi cicli espositivi ospitati dalle istituzioni nipponiche tra il 1974 e il 1981 – e che grazie alle Officine Saffi si rinnova presentando una selezione di opere di Shozo Michikawa della collezione Officine Saffi e alcuni lavori inediti realizzati appositamente per la mostra in un’installazione suggestiva nella stanza dei vecchi forni e nella cantina delle argille, ovvero in quello che era lo studio d’artista di Carlo Zauli e che oggi è diventato sede del Museo e centro culturale.

“Luoghi nei quali il secolare lavoro della ceramica ha lasciato un’impronta profonda nei colori e nell’atmosfera stessa dello spazio e nei quali la misteriosa e naturale armonia tra muri, pareti, oggetti, opere di Zauli e del Maestro giapponese pare perfettamente compiuta, rendendo quasi tangibile uno spirito che dall’argilla passa alla forma.” L’artista giapponese proveniente da Seto, uno dei Nihon Rokkoyo, ovvero i sei più antichi centri ceramici del Giappone, è oggi uno dei più importanti esponenti della grande tradizione artistica giapponese. Le sue sono opere d’arte essenziali e dense che traggono ispirazione dalla natura. “L’energia della natura è davvero immensa” afferma Shozo …”Non importa quanto la nostra scienza o la nostra civilizzazione possano evolvere, il potere dell’essere umano è insignificante a confronto con i minacciosi eventi della natura come i tifoni, i terremoti, gli tsunami o i vulcani in eruzione.… Le mie attività creative personali sono state ispirate da vari fenomeni del mondo naturale, anche quelli a cui si può assistere nella vita di tutti giorni.”*

Un impulso originario che accomuna Carlo Zauli e Shozo Michikawa pur lavorando in tempi lontani e con pratiche diverse e di cui scrive Matteo Zauli, direttore del Museo:

“E’ il modo di sentire e di rivivere la Natura nelle forme a costituire il terreno culturale comune all’universo zauliano e alla scultura ceramica giapponese contemporanea e, in particolare, all’opera di Shozo Michikawa. Riferimento costante dell’opera del Maestro giapponese che per sua stessa ammissione non si discosta mai dal riferimento oggettuale, la forma vaso è altresì origine di tutta la ricerca ceramica di Carlo Zauli, diventandone dal 1976 anche cardine scultoreo attraverso la stagione degli sconvolti”.

Lavori che partono quindi dalla forma utilitaria dei vasi o delle ciotole e che vengono elevati ad opere d’arte plastiche. Masse di terra plasmate dalla sacralità del gesto dell’artista, che presentano molteplici tagli e sfaccettature realizzate senza che Shozo tocchi mai con le mani l’opera fino al momento della cottura.

“Armonie ed equilibri tra materia e archetipo antropologico che nel lavoro dei due artisti trovano un perfetto punto di equilibrio, quasi a rappresentare nella forma un rapporto ideale tra uomo e natura”.

Durante Argillà e in occasione della mostra, Shozo Michikawa terrà un workshop presso il Museo Zauli dove dimostrerà i procedimenti unici di creazione delle sue opere.

*Shozo Michikawa, saggio dal catalogo della mostra Fo
rbidden City.Continue Reading..

10
Ago

Bill Viola. Mary

Bill Viola’s major new work for St Paul’s Cathedral
The second permanent large-scale installation here by internationally-acclaimed artist

Mary will be inaugurated in the North Quire Aisle on 8 September 2016 – to coincide with the Feast of Mary
Mary has been conceived as a companion piece to Martyrs (Earth, Air, Fire, Water) which was unveiled in the South Quire Aisle of the cathedral in 2014. These installations are the first moving-image artworks to be installed in a cathedral in Britain on a long-term basis.

Bill Viola said: “The two themes of Mary and Martyrs symbolise some of the profound mysteries of human existence. One is concerned with birth and the other death; one with comfort and creation, the other with suffering and sacrifice. If I am successful, the final pieces will function both as aesthetic objects of contemporary art and as practical objects of traditional contemplation and devotion.”

St Paul’s Chancellor Canon Mark Oakley said: “Bill Viola’s art slows down our perceptions in order to deepen them. He uses the very medium that controls mass culture today, film, and subverts that control to instead open up new possibilities and contours of understanding.
“Through the life of Mary, and her relationship to her son, Viola invites us to dive into the mystery of love’s strength in birth, relationship, loss and fidelity. I have no doubt that this fresh installation will lead our many pilgrims and guests into purposeful reflection and hopeful prayer”.
In 2003 London’s National Gallery was the location for one of Bill Viola’s most successful exhibitions, “The Passions”, a body of work rich in sacred and art historic influences and which directly launched the preliminary discussions of installations for St Paul’s Cathedral. The idea of creating two new contemporary works seemed a logical next step that would follow the completion of the extensive cleaning and renovation of the Cathedral’s interior and exterior.
Bill Viola (b. 1951) is internationally recognised as one of the leading artists of our time. An acknowledged pioneer in the medium of video art, he has for 40 years created a wide range of video installations that are displayed in major museums throughout the world. His works focus on universal human experiences – birth, death, the unfolding of consciousness – and have roots in both Eastern and Western art as well as spiritual traditions, including Zen Buddhism, Islamic Sufism, and Christian mysticism.
Using the inner language of subjective thoughts and collective memories, his videos communicate to a wide audience, allowing viewers to experience the work directly, and in their own personal way.Continue Reading..

09
Ago

Giorgio Griffa: Quasi Tutto

FROM 14 MAY 2016 TO 04 SEP 2016

‘His art deserves a place in the global history of abstraction.’
Roberta Smith, The New York Times

Serralves Museum of Contemporary Art presents the first large-scale museum survey of the paintings and drawings of Giorgio Griffa. It is the Italian artist’s first exhibition in Portugal. The exhibition is the culmination of a series of shows originating at the Centre d’Art Contemporain, Genève (Switzerland), travelling to the Bergen Kunsthall, Bergen (Norway) and the Fondazione Giuliani, Rome (Italy). Curated by Serralves Museum director Suzanne Cotter and Andrea Bellini, Director of the Centre d’Art Contemporain, Genève, the exhibition at Serralves presents an expanded selection of more than thirty paintings and over forty drawings dating from 1969 to 2015. Surveying Griffa’s highly abstract yet eminently pictorial production, this ambitious exhibition reveals the artist’s commitment to the practice of painting as a cumulative process whose continuum is part of a broader physical and metaphysical reality.

Giorgio Griffa (1936, Turin, Italy) is part of the Italian generation of artists who came of age in the 1960s and proposed a radical redefinition of painting. From the late 1960s, Griffa set about reducing painting to its essential components of raw, unstretched canvas, pigment and brushstrokes, stripped of expressive subjectivity, radically redefining the medium and its possibilities within a world in transformation. While his use of simple materials and gestures aligns him with the work of the Italian arte povera artists and the proponents of Support/Surface in France, who were his peers in the 1960s and 1970s, his interest in the immediacy and performative dimension of painting as a time-based process was also inspired by Zen philosophy. During the 1980s, a return to neo-expressionism and the Italian transavanguardia marked for Griffa a period of re-engagement with the expressive potential of his elemental use of colour, line and gesture that had sustained his practice in the previous decade. Inspired in part by fellow artist Mario Merz’s use of the Fibonacci sequence, in the 1990s the numbers of the golden ratio entered into Griffa’s pictorial language. His paintings from the past two decades bring together these constitutive elements with renewed vigour and vital urgency. The works in the exhibition at Serralves reflect these key moments in Griffa’s oeuvre, including important paintings from the artist’s cycle of paintings known as ‘Alter Ego’ that constitute a conceptual and intellectual dialogue with painters from Tintoretto to Matisse and Agnes Martin.Continue Reading..