Tag: amalia di Lanno

29
Set

Marisa Albanese. Le storie del vento

Giovedì 29 settembre, presso lo Studio Trisorio di Napoli in via Riviera di Chiaia 215, alle ore 19.00, sarà inaugurata la mostra Le storie del vento di Marisa Albanese.

L’installazione nasce da una riflessione intima su un tema che da decenni occupa le nostre cronache, la condizione dei migranti, considerati sempre stranieri, oltre un confine netto o talvolta invisibile. Un albero è sospeso orizzontalmente nello spazio della galleria e le sue radici si trasformano in rami su cui vengono proiettate parole che scorrono come linfa vitale, parole antiche tratte dall’Odissea di Omero, dove il viaggio diventa paradigma universale della condizione umana, della perenne ricerca della propria identità. Come Ulisse i migranti viaggiano pericolosamente attraverso mari ignoti ma non smettono di custodire le proprie radici, ancor più sotto i cieli spesso ostili delle nuove patrie.

Le voci di Iaia Forte e Pino Ferraro, in italiano e in greco, daranno corpo e suono ai testi omerici.

La mostra si potrà visitare fino al 14 novembre 2016.

Biografia
Marisa Albanese vive e lavora a Napoli. Disegno, scultura, video e fotografia sono i linguaggi che utilizza per le sue installazioni. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati in Italia e all’estero e ha realizzato sculture per commissioni pubbliche. Fra le sue mostre recenti: Sentieri di Mani, Istituto Centrale per la grafica, Roma, 2016; Doble Cel, Casal Solleric, Palma Di Maiorca, 2015, Fuori dal Giardino, Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, 2014; Un battito d’Ali, Studio Trisorio Napoli, 2012.

INGRESSO GRATUITO

Studio Trisorio
via Riviera di Chiaia, 215
80121 Napoli
info@studiotrisorio.com

orari:
lun-ven 10.00 -13.30 / 16.00 -19.30
sab 10.00 -13.30

28
Set

Sophie Ko. Terra. Geografie temporali

TERRA – GEOGRAFIE TEMPORALI – 8 OTTOBRE 2016

Sabato 8 ottobre alle ore 18.00 lo spazio della Galleria de’ Foscherari di Bologna si apre per ospitare la mostra personale di Sophie Ko Chkheidze (Tbilisi, 1981) artista georgiana che vive e lavora a Milano.

In questa mostra a cura di Federico Ferrari sono presentati i seguenti lavori: Kaspar Hauser, L’uomo accende a se stesso una luce nella notte, Atlanti (polittico), Terra (polittico). Tutte le opere esposte sono Geografie temporali (a eccezione di Kaspar Hauser) ovvero quadri fatti di cenere di immagini bruciate o di pigmento puro che costituiscono il momento più intenso della riflessione poetica dell’artista sulle immagini. L’intera opera di Sophie Ko è incentrata sul senso delle immagini nella nostra vita e le Geografie temporali per la forza espressiva e per l’essenzialità della potenza figurativa entrano in dialogo con alcuni momenti fondativi della storia (e della pre-istoria) dell’arte.

Abbi cura della (tua) cenere – Le immagini vivono nel tempo, ne sono silenziose testimoni; le immagini scompaiono, ritornano nel tempo e al tempo sopravvivono. Le immagini portano con sé anche un proprio tempo: le immagini parlano del tempo che vivono, ci mostrano la loro scomparsa, la loro coriacea resistenza o addirittura una gloriosa rinascenza nella furia distruttiva della storia. Ma forse ciò che non sappiamo più riconoscere è l’estasi delle immagini, il loro (e con loro, noi) stare al di fuori del tempo. Come scrive Federico Ferrari, «quando tutto nel nostro tempo sembra diventato calcolabile, determinabile, dipendente dalla volontà umana, l’opera d’arte rende al mondo la possibilità che appaia l’ignoto». L’ignoto è elusione al mero funzionamento, immaginazione, azione libera. Lo stupore primordiale dell’uomo davanti all’essere ha nell’immagine la sua espressione più alta. Sotto questo aspetto l’immagine è l’annullamento dei limiti ordinari delle cose per portare alla luce la domanda dinanzi al puro che c’è. Nella nostra epoca tutto è divenuto immagine e proprio per questo noi siamo divenuti i più ciechi e i più incapaci di comprenderne il senso. Nel momento in cui lo spettacolo è allo stesso tempo il progetto e il risultato del sistema di produzione e di comunicazione, le immagini non ci dicono più nulla: semplicemente funzionano. Che cosa resta delle immagini quando se ne è fatto scempio? Cenere e colore. Da qui traggono origine le immagini di Sophie Ko. Così le Geografie temporali sono un ritorno alla domanda originaria dell’uomo dinanzi all’immagine, un retrocedere alla dimensione primordiale ed essenziale del fare immagine, nell’attimo della massima usura delle immagini. Le Geografie temporali sono un insistere sulla essenza delle immagini che da sempre interpella l’artista al di là di ogni linearità temporale della storia dell’arte. Come scrive Federico Ferrari in Finis initium «la cenere è quel che resta, quel che ci resta» di tutta la tradizione di immagini del passato. Le opere in mostra Kaspar Hauser, L’uomo accende a se stesso una luce nella notte, Atlanti, Terra – rispetto al nostro abituale rapporto con le immagini fatto di «nichilismo passivo», di incapacità persino di avere cura delle proprie ceneri – sono una forma di pietas per le immagini e per noi stessi. Una Geografia temporale ci interpella: «Abbi cura della tua cenere».Continue Reading..

26
Set

Sarah Moon. Qui e Ora. Ici et Maintenant

La mostra Sarah Moon. Qui e Ora – Ici et Maintenant, curata da Carla Sozzani in occasione del premio annuale di Mercanteinfiera, e grazie al Comune di Parma, inaugura la nuova sede per la fotografia a Parma a Palazzetto Eucherio Sanvitale.
“Sarah Moon. Qui e Ora – Ici et Maintenant” racconta un incontro d’autore, inatteso e intenso con gli affreschi rinascimentali e le sculture di Palazzetto Eucherio Sanvitale nel Parco Ducale di Parma e apre un dialogo inedito con la fotografia contemporanea.
Sarah Moon, artista francese tra le maggiori fotografe contemporanee, da molti anni indaga la bellezza e lo scorrere del tempo. Il titolo “Qui e Ora – Içi et Maintenant” è stato scelto da Sarah Moon per aprire un dialogo tra le sue opere e palazzetto Eucherio Sanvitale a Parma.
L’amicizia e l’affinità tra Sarah Moon e Carla Sozzani risalgono alla fine degli anni Settanta quando iniziano a collaborare insieme per Vogue Italia e poi Elle Italia.La prima mostra alla Galleria Carla Sozzani è nel 1996, “120 fotografie” curata dal Centre National de la Photographie di Parigi, a cui è seguita la mostra ” Fotografie” nel 2002 e infine la mostra “fil rouge” nel 2006. L’alfabeto segreto della Moon rimanda alla sfera dell’emotività, dell’intimo, e mette in scena una realtà immaginaria, filtrata dal ricordo e dall’inconscio. Il suo linguaggio antinarrativo evoca momenti, sensazioni, coincidenze e bellezza. Le visioni di Sarah Moon spesso schiudono un universo magico di immagini poetiche. Di lei si sa poco. Raramente parla di sé, nascosta dietro il suo eterno berretto che sembra proteggerne la timidezza fragile e delicata. Come dice lei stessa, le sue immagini parlano di lei. Le sue fotografie sono così misteriose, così cariche di tensione drammatica e tuttavia riservate, che sembrano un intero mondo visto attraverso uno spiraglio luminoso.Continue Reading..

25
Set

CAMERE IN PRESTITO. La fotografia concettuale in Italia negli anni Settanta

Vincenzo Agnetti, Giorgio Ciam, Cioni Carpi, Bruno Di Bello, Paolo Gioli, Ketty La Rocca, Maurizio Nannucci, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Aldo Tagliaferro, Mario Schifano, Franco Vaccari, Franco Vimercati, Michele Zaza, Gilberto Zorio

a cura di Angela Madesani

Inaugurazione giovedì 15 settembre dalle 18.00 alle 20.00
15 settembre – 30 novembre 2016

Marco Antonetto ha il piacere di presentare presso la propria galleria di Lugano, Photographica FineArt, uno spazio espositivo dedicato solo alla fotografia del 900 e contemporanea, l’esposizione Camere in prestito, a cura di Angela Madesani, aprendo così un nuovo capitolo della sua storia artistica.
Camere in prestito raccoglie 15 protagonisti di quella particolare stagione tra gli anni Sessanta e i Settanta, durante la quale nel mondo artistico occidentale si manifesta una crisi dell’oggetto pittorico e scultoreo. Molti sono quindi gli artisti che prendono a utilizzare media tecnologici quali la fotografia, il cinema e in un secondo tempo, il video.
L’esposizione Camere in prestito è il tentativo di scoprire un campo della storia dell’arte di vaste proporzioni, che a oltre quarant’anni di distanza rivela tutto il suo interesse e il suo fascino. I linguaggi tradizionali dell’arte giungono, appunto, in quel particolare periodo storico a una sorta di azzeramento. In molti sentono il bisogno di confrontarsi con la realtà attraverso uno strumento neutro di registrazione dei dati oggettivi.
La mostra propone lavori collocabili in ambiti distinti, di artisti italiani provenienti da storie profondamente diverse tra loro, che hanno, tuttavia, in comune l’utilizzo del linguaggio fotografico con diverse declinazioni. La fotografia come inclusione (collage), come documentazione o anche come impiego di tecniche fotografiche che va dall’uso della Polaroid alla carta o alla tela sensibilizzata ai sali d’argento.

Orari Galleria:
dal martedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00
Sabato su appuntamento

Photographica FineArt Gallery
mail@photographicafineart.com – Via Cantonale 9 – 6900 Lugano – Switzerland

Immagine: Franco Vimercati, Per Carla, 1991

25
Set

Sacha Turchi. Ortho Spinalis

Castello di Rivara
Museo D’Arte Contemporanea

Ortho Spinalis
Sacha Turchi

Quando un essere umano viene alla luce impiega del tempo prima di riuscire a reggersi sulle proprie gambe. Il corpo umano si tiene in piedi, trova equilibrio sul proprio bacino. Il corpo sa, ancora prima di chi lo sorregge, cosa fare. Possiede, esso stesso, una memoria interna scritta nel DNA. Allo stesso tempo, quando dal bulbo nasce un germoglio, quella nuova forma di vita si irrobustirà fino a trovare la propria forza dall’interno, da quelle ‘cellule nervose’ che sono le sue radici in continua conversazione con la terra. Ancora una volta tornano gli elementi cari all’artista: la presenza del corpo umano in relazione a quelle strutture vitali che la natura stessa crea; l’attenzione capillare nella scelta dei materiali; il legame dell’uomo nel suo presente con quel fitto intreccio che è il passato e la storia dai quali proviene; quell’idea di evoluzione, essa stessa crescita naturale dunque cambiamento, che non ha a che fare soltanto con il ciclo vitale dell’essere vegetale, ma con il passaggio stesso del tempo, in continuo divenire. Questa volta, in occasione del nuovo progetto Ortho Spinalis presentato al Castello di Rivara (TO) Sacha Turchi sceglie di farlo attraverso un orto – come suggerisce il titolo stesso – organizzato in tre file da sette bulbi ciascuna, sui quali posano in tutto ventuno sculture che ricalcano la spina dorsale, sorretti su dei bacini. Quello che dovrebbe essere il DNA nel materiale osseo di un essere umano è sostituito da materiale vegetale; quello che dovrebbe essere il terriccio dal quale far crescere queste anomale ‘piante’ è, invece, sale grosso, elemento di purificazione sin dalle tradizioni più antiche, in grado di asciugare l’acqua. Contrariamente ad un orto come gli altri, le piante non trovano rigenerazione nell’acqua, quanto, piuttosto, dall’assorbimento dell’acqua stessa. Quel sale che riporta alla tradizione dell’impastare, delle donne della famiglia intorno a una tavola, delle più piccole intente ad imparare un’antica arte lontana nel tempo, la tradizione nutre queste colonne vertebrali che nascono, crescono e sopravvivono grazie al loro fiero insistere sui propri ischi iliaci e alla forza di gravità, mentre tentano di evolversi verso l’alto, fiere, perdendo sempre più la propria andatura curvilinea. Una tradizione, quella dell’impastare, che a che fare con la pazienza, con la cura, con l’attenzione: le stesse che Sacha Turchi osserva nel suo lavoro minuzioso e scrupoloso, fatto di tanto studio, di tentativi, di ripensamenti: ingredienti che l’artista assembla – impasta, per l’appunto – sino al momento in cui non prendono una forma ben definita. A fianco dell’orto gli strumenti della lavorazione della terra (il rastrello ad esempio) e quelli tipici della lavorazione della pasta (come il mattarello) e un ciclo vitale che si scrive in lunghezza, dal germoglio più piccolo alle ‘piante’ più grandi, rispettando il naturale corso delle cose.
Alessandra Caldarelli

Equinozio D’Autunno 2016
opening 24 Settembre ore 16:00

Castello di Rivara
Museo D’Arte Contemporanea
Piazza Sillano, 2 – Rivara (TO)

La mostra sarà aperta fino al 6 novembre 2016

Immagine: installation view, 2016

23
Set

IDENTITÀ NEGATE

IDENTITÀ NEGATE

Due mostre, organizzate da Fabrica e dedicate a temi di grande attualità geopolitica, apriranno al pubblico il 15 settembre presso la Galleria del Cembalo e proseguiranno fino al 26 novembre.

Si chiama “Identità negate” il progetto di Fabrica in mostra alla Galleria del Cembalo (Palazzo Borghese, Roma), dal 15 settembre al 26 novembre 2016. L’esposizione, che comprende le mostre fotografiche “Lingering Ghosts” di Sam Ivin e “Foibe” di Sharon Ritossa, nasce dalla ricerca di due giovani fotografi di Fabrica accomunati dal desiderio di approfondire due tematiche di grande rilievo sociale e storico.

Nel caso di “Lingering Ghosts”, Sam Ivin ha cercato di esprimere con le sue immagini il senso di perdita di sé e di insicurezza sul proprio destino che accomunano i richiedenti asilo nel Regno Unito; con “Foibe”, Sharon Ritossa è partita dalla particolare conformazione geologica del Carso per una riflessione su come questa possa avere avuto ripercussioni nelle vicende sociali e storiche della regione. Destini incerti e indefiniti, dalle traiettorie confuse che nascondono vite e storie a cui dare dignità: questo il filo rosso che accomuna i due progetti, con cui Fabrica fa un ulteriore passo avanti nell’esplorazione di tematiche delicate e di estrema attualità. Fabrica è il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, fondato nel 1994. Offre a un gruppo molto eterogeneo di giovani creativi da tutto il mondo una borsa di studio annuale per sviluppare progetti di ricerca nelle aree di design, grafica, fotografia, interaction, video e musica. Continue Reading..

22
Set

René Magritte. La trahison des images

21 September 2016 – 23 January 2017
from 11h00 to 23h00
Galerie 2 – Centre Pompidou, Paris

Every day from 11 a.m. to 9 p.m. (except Tuesdays)

Late night opening till 11 pm: Thursdays and Mondays from October 3

The exhibition “Magritte: La trahison des images” offers a completely new approach to the work of the Belgian artist René Magritte. Featuring both well-known masterpieces and other less familiar works, all drawn from leading public and private collections, it offers a fresh look at one of the key figures of Modern art.

The latest in the series of monographic exhibitions the Centre Pompidou has devoted to major figures in 20th-century art ¬– “Edward Munch: L’œil moderne”, “Matisse: Paires et séries” and “Duchamp: La peinture, même” – this exhibition brings together around one hundred paintings, drawings and documents offering a fresh approach to the painter. “Magritte: La trahison des images” explores the artist’s interest in philosophy, an interest that would culminate in the publication of Foucault’s Ceci n’est pas une pipe (1973), born out of the writers discussions with the artist. In a 1936 lecture, Magritte declared that Les affinités électives, painted in 1932, marked a turning point in his work – his abandonring of the automatism and random chance of early Surrealism. Showing an egg enclosed in a cage, this was the first of his paintings intended to solve what he termed a “problem”. After randomness and a “chance encounter between sewing machines and umbrellas” came a relentlessly logical method that sought solutions to the “problems” of women, of chairs, of shoes, of rain… The exhibition opens with Magritte’s research on these problems, which mark the “reasoning” turn in his art.

Magritte’s art is characterized by a series of motifs – curtains, shadows, words, flames, bodies in pieces, and more – which he endlessly arranges and re-arranges. The exhibition replaces of these into each to one of painting’s foundational narratives and hence to the philosophical challenge to visual representation: the curtains with the antique fend of in realism illustrated by the contest of Zeuxis and Parrhasius; words with the biblical story of the Adoration of the Golden Calf, that counterposes the text of the law to pagan image; flames and enclosed spaces with Plato’s Allegory of the Cave; shadows with Pliny the Elder’s account of the invention of painting.

An reformulated version version of the exhibition will be presented at Schirn Kunsthalle in Frankfurt, Germany, from 10 February to 5 June 2017.

Curator : Mnam/Cci, Didier Ottinger

21
Set

Roberta Busato. Sablier

a cura di Tiziana Tommei

OPENING 23 settembre 19h00
GALLERIA 33 via garibaldi 33 Arezzo

in mostra fino al 23 ottobre 2016

Galleria 33 presenta Sablier, personale di Roberta Busato a cura di Tiziana Tommei, in mostra dal 23 settembre al 23 ottobre 2016 nella sede di via Garibaldi 33 ad Arezzo.
Dopo aver inaugurato la nuova stagione espositiva con il progetto Pas-tout. Une sélection, una selezione di lavori di artisti trattati dalla galleria, la Trentatré si apre per la prima volta alla scultura. Protagonista è l’opera di Roberta Busato. In mostra opere inedite: forme plastico-architettoniche in terra cruda e paglia, nelle quali domina la materia e, più specificatamente, il processo creativo. Volti e maschere, in una galleria di autoritratti apparentemente fuori dal tempo e dalla storia. Frammenti lirici, sospesi e silenziosi, carichi di ascendenze e rimandi al passato, ma anche saldamente calate nel contemporaneo e, per loro stessa natura, perennemente in divenire.

Testo critico
La materia, per quanto profondamente identificativa dell’opera di Roberta Busato, non deve essere assunta a principale chiave interpretativa del suo lavoro. L’impostazione architettonica, la rappresentazione del sé, i rimandi all’antico e il non-finito rappresentano aspetti caratterizzanti la sua produzione, che ne permettono una lettura puntuale e corretta, senza però sondarne l’essenza.
Il nucleo, infatti, è il processo.
Solida, compatta e lucida fino a mimare la pietra, la terra cruda per sua stessa composizione “sfarina”, ossia torna nuovamente allo stato primigenio, la sabbia. Tecnicamente l’iter muove dal mattone, che viene ridotto ad argilla, per essere plasmato e assumere nuova forma. Quest’ultima germina e al contempo resta ancorata ai moduli della struttura architettonica che l’ha generata; assume nei tratti quelli di chi la modella e viene, in ultima istanza, innalzata su basamenti di ferro o di pietra. L’assenza della fase terminale di “chiusura” del processo, infine, la consegna nuda al tempo, che la porta così a rinnovarsi ancora in “cenere”. La dimensione temporale è dunque la componente più importante: come in una clessidra, la sabbia si muove da uno stato ad un altro, per poi tornare al primo. Per questo esse devono essere intese quali opere aperte e inserite nel flusso continuo del tempo.
Me, immagine simbolo della mostra, dichiara esplicitamente nel titolo il tentativo di autorappresentazione dell’autrice, aspetto questo che sottende in toto la “collezione dei volti”. In quest’opera l’equilibrio tra forma, struttura e fondamenta assume rapporti insoliti. La scultura è adagiata su di un parallelepipedo in ferro, presenta la radice strutturale in terra cruda ridotta ai minimi termini, nonché un gap misurato tra trattamento di superficie del volto e punto di unione tra questo e il mattone. La rilevanza, sia fisica che simbolica, della linea di demarcazione, tanto evidente e definita nei blocchi strutturali primari – soprattutto negli spigoli – viene rimarcata, ma con un profilo irregolare e scabro, nelle estremità del perimetro del modellato, a contatto con gli elementi pseudo-architettonici (i mattoni). Ad una fase successiva, rappresentata da Lovers, è la pietra grezza, porosa e non levigata a costituire il prolungamento diretto delle “maschere”; ed è sempre il tufo a divenire surrogato della base in ferro in Tower. In queste, e in modo ancora più esemplificativo in Apnea e in The Climber, si dispiega un’inedita orogenesi: la paglia non è più trattenuta, ma libera dalla terra, aggettante ed espansa fino a prevalere in taluni angoli e confini sulla massa solida e definita. I più recenti lavori presentano la forma pura, sospesa, libera dall’ossatura originaria. Nell’ultima serie About the concept of the end i moduli definiti e spigolosi delle prime opere lasciano spazio all’assenza. La plastica, il volume e il peso sono adesso totalmente delegati alla forma. Non è più necessario saldare il nuovo all’entità madre che l’ha generato, cosicché il modellato si rivela nella sua totalità e interezza. In luogo della costruzione viene così mostrato il risultato di un atto di sottrazione: l’artista scava nella materia, lasciando a vista il tergo e abbandonando ogni sorta di copertura o rinforzo.Continue Reading..

19
Set

Fiona Tan. Geography of Time

MMK 1
16 September 2016 — 15 January 2017
The artist Fiona Tan (b. 1966) is among the outstanding artists of her generation. The survey “Geography of Time” at the MMK 1 will focus on major works from her film œuvre – for example the double projection “Rise and Fall” produced by the artist in 2009 for the Dutch Pavilion at the Venice Biennale – as well as on the latest developments in her work, which increasingly takes the form of installation environments.

Fiona Tan employs film, photography, installation, audio and text to pose fundamental questions on the identity of man in the twenty-first century: how do we see ourselves, and how can we understand the mechanism that determines our perspective on others? Her moving and intensely human works explore history and time and our place within them. In filmically striking images and installations, Tan addresses how our own memories influence our perceptions of the present. In her imagery, the boundaries between personal and collective memory, interior and exterior, fiction and reality dissolve.

Memory and identity have been recurring themes in Fiona Tan’s œuvre since the beginning of her artistic career. Inspired by her own cultural background – she was born in Indonesia the child of Chinese-Australian parents, grew up in Australia and later moved to the Netherlands – the issue of the global cultural imprint plays a particularly decisive role in her work. Presented in a fascinating exhibition architecture designed by Fiona Tan herself, the show at the MMK will pursue these leitmotifs in works like “Diptych” (2006–11), consisting of filmic portraits of twins, highly elaborated video installations such as “Nellie” (2013), or the artist’s recent mixed-media works and object installations, for example “Ghost Dwellings” or 1 to 87.

Opening: Friday, 16 September 2016, 8 pm at the MMK 1Continue Reading..

19
Set

David Seidner

3 settembre 2016 – 1 novembre 2016

In occasione dei 25 anni di 10 Corso Como, la Galleria Carla Sozzani presenta per la prima volta in Italia una mostra inedita di David Seidner, uno dei massimi esponenti della fotografia di moda degli anni ‘80 e ‘90. La mostra prevede un corpus di cinquanta fotografie provenienti dall’International Center of Photography di New York, che ripercorrono la sua ricerca fotografica in oscillazione continua tra la moda, il ritratto e la storia dell’arte. Nato a Los Angeles nel 1957, a diciassette anni si trasferisce a Parigi per lavorare come fotografo e in breve tempo le sue foto sono pubblicate dalle più importanti riviste. Le sue collaborazioni con il mondo della moda iniziano a diventare sempre più fertili e le sue immagini presto documentano couturiers come Azzedine Alaïa, Chanel, Mme Grès, Jean Patou, Ungaro e Valentino. Nel 1980 lavora su esclusiva per Yves Saint Laurent per due anni. David Seidner è scomparso prematuramente nel 1999 a soli quarantadue anni, lasciando una serie di opere che testimoniano la sua personale ricerca sulla fotografia e la storia dell’arte, dove cercava di apportare quella che considerava la propria “prospettiva filosofica”. “Ciò che più mi interessa è evocare lo spirito della pittura attraverso la piega di un tessuto, la posizione di una mano, la qualità della luce sulla pelle”.

Galleria Carla Sozzani
Corso Como 10 – 20154 Milano, Italia
tel. +39 02 653531 fax +39 02 29004080
press@galleriacarlasozzani.org

Immagine: Lips, 1988 © International Center of Photography, David Seidner Archive