Tag: A arte Invernizzi

11
Apr

FRANÇOIS MORELLET. Mappe visive

La galleria A arte Invernizzi inaugura martedì 23 maggio 2017 alle ore 18.30 una mostra personale di François Morellet, protagonista dell’arte internazionale sin dagli anni Cinquanta. La collaborazione con l’artista francese, iniziata nel 1994 con l’esposizione Dadamaino Morellet Uecker tenutasi in occasione dell’apertura della galleria, ha portato negli anni alla realizzazione di numerose mostre personali sia in Italia che all’estero e, a un anno dalla scomparsa del maestro, questa esposizione desidera mettere in luce il suo peculiare e personalissimo approccio al “fare arte”, ripercorrendo l’ultimo decennio della sua ricerca.

Nella prima sala del piano superiore sono esposte le ultime opere realizzate nel 2016, appartenenti al ciclo “3D concertant”, in cui le direttrici nere, tratteggiate seguendo diverse gradazioni angolari, pervadono lo spazio bianco della tela e guidano l’occhio verso l’illusione ottica della terza dimensione. La combinazione tra rigore sistematico e incessante curiosità per la sperimentazione, che è una costante nella ricerca di Morellet, è evidente anche nella serie “Desarcticulation” (2012), visibile nella stessa sala, in cui le superfici e il semicerchio dipinto si accostano e si sovrappongono su due differenti tele accostate, celando il reale con la geometria ed aprendo la via a molteplici percorsi visivi. Attraverso la combinazione di dissimili soluzioni linguistiche, di cui i titoli sono parte fondamentale, François Morellet crea un senso di continuo spaesamento che genera visioni ambivalenti, come nel caso di Lunatique neonly 4 quarts n.11 (2002). Qui i tubi al neon, la cui forma suggerisce quattro segmenti del medesimo cerchio, si adagiano intersecandosi sulla tela, anch’essa circolare, fino a sconfinarne in un ironico gioco di rimandi visivi e illusione percettiva.

Al piano inferiore della galleria si trovano i lavori del ciclo “π piquant neonly” (2005-2007) in cui i neon si svincolano dal limite imposto dal perimetro delimitato dalla tela e si definiscono liberamente nello spazio. La luce bianca e azzurra diviene, in questi lavori, elemento costitutivo. Le rette si susseguono in un andamento spezzato eppure continuo acquisendo una valenza costruttiva, anche a livello formale, che si traduce nella possibilità di una percezione consapevole, seppur pervasa da un persistente senso di ambiguità.

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue contenente la riproduzione delle opere in mostra, un saggio di Massimo Donà, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio- bibliografico.

A Arte Studio Invernizzi
via D. Scarlatti, 12 Milano
lun-ven 10-13 e 15-19, sab su appuntamento
ingresso libero

FRANÇOIS MORELLET
INAUGURAZIONE MARTEDÌ 23 MAGGIO 2017 ORE 18.30
CATALOGO CON SAGGIO DI: MASSIMO DONÀ
PERIODO ESPOSITIVO: 23 MAGGIO – 12 LUGLIO 2017
ORARI: DA LUNEDÌ A VENERDÌ 10-13 15-19, SABATO SU APPUNTAMENTO

François Morellet_Desarcticulation n°1, 2012 1/3_Olio su acrilico su tela su legno, 138x162x37 cm© A arte Invernizzi, Milano

20
Feb

Mario Nigro. Dal ‘ritmo verticale’ al ‘tempo totale’

La galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 23 febbraio 2017 alle ore 18.30 una mostra personale di Mario Nigro (Pistoia 1917 – Livorno 1992) che, in occasione del centenario dalla sua nascita, ripercorre il momento germinale di tutta la sua esperienza artistica, il ventennio che va dal 1948 al 1968.
L’esposizione presenta il percorso fondamentale dell’artista, dal suo Ritmo verticale del 1948 fino alle opere esposte alla XXXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1968.
Nella prima sala del piano superiore della galleria sono esposte opere realizzate a partire dal 1950. Questi lavori, dal ciclo “Scacchi”, testimoniano un momento di maturazione del linguaggio dell’artista, già orientato verso un interesse percettivo più dinamico e penetrante, che prelude, con l’accentuazione dell’elemento diagonale nel 1952, alla serie dello “Spazio totale”. Negli ambienti successivi dello stesso piano si trovano opere che ripercorrono l’evoluzione creativa di Mario Nigro, a partire dal Ritmo verticale del 1948, che elaborano e analizzano le sue prime suggestioni astratto-costruttive, fino al superamento della bidimensionalità del quadro in una nuova tensione tra spazio e forma che si risolve nell’intrecciarsi e accavallarsi dei piani negli “Spazi totali” del 1954.
All’ingresso della galleria è esposta Tempo e spazio: tensioni reticolari: simultaneità di elementi in lotta del 1954. Si tratta di un’opera fondamentale per comprendere i successivi sviluppi della pittura di Mario Nigro in relazione all’approfondimento dei concetti di tempo, simultaneità e progressività che diventeranno essenziali nelle opere degli anni seguenti.
Un’attenzione particolare viene inoltre riservata a un nucleo di opere del 1956. In seguito all’invasione sovietica dell’Ungheria in quell’anno, tutte le certezze politiche e ideologiche dell’artista vengono improvvisamente infrante. Con il crollo dell’utopia sociale che animava il suo lavoro, anche la fiducia nella purezza assoluta della geometria viene meno, lasciando il posto ad un progressivo accentuarsi e poi disgregarsi delle griglie spaziali, fino allo loro totale dissoluzione.
Il percorso espositivo si conclude al piano inferiore dove vengono presentate le opere esposte nella sala personale dell’artista alla XXXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1968. L’abisso prospettico delle opere precedenti esce dalla bidimensionalità della tela per diffondersi nello spazio, assumendo una dimensione ambientale nell’accumularsi in colonne o nel dispiegarsi lungo le pareti. Questo luogo vivo e pulsante si completa poi nel ritmo musicale sviluppato dal ripetersi dei piccoli tratti di colore che percorrono l’opera a terra dal titolo Le stagioni o dall’infinita tensione espansiva dei “Tralicci”. È in questa rinnovata sinergia tra spazio e tempo che le opere di Nigro raggiungono una totalità immersiva assoluta, nella quale, e durante la quale, lo spettatore si trova calato non tanto in una rappresentazione dell’esistenza ma in una sua concreta e drammatica manifestazione.Continue Reading..

11
Dic

Da vicino. “in ascolto dell’inudibile risuono dell’opera”

La galleria A arte Invernizzi inaugura mercoledì 14 dicembre 2016 alle ore 18.30 la mostra Da vicino. “In ascolto dell’inudibile risuono dell’opera” a cura di Francesca Pola, che presenta esclusivamente opere di piccolo formato a creare una costellazione di linguaggi e visioni contemporanei. L’esposizione propone una particolare modalità esperienziale dell’opera d’arte rispetto a quella riservata alle installazioni monumentali o alle opere di grande dimensione, vale a dire una immedesimazione che nasce dalla relazione diretta, quasi tattile, con la fisicità di questi lavori che, per via delle loro dimensioni, possono appunto essere osservati e compresi tramite una percezione ravvicinata.
Se l’idea di una mostra di opere di piccolo formato può annoverare illustri precedenti storici, che vanno dalla Boîte-en-valise di Marcel Duchamp, ai Microsalon parigini di Iris Clert, alle proposte itineranti di sculture da viaggio e arte moltiplicata di Bruno Munari e Daniel Spoerri, essa non pone tuttavia l’accento sugli aspetti “portatili” dell’opera di queste dimensioni, che la rendono spesso la materializzazione di un’idea che appunto si può spostare con facilità. Ad essere privilegiata nel caso di questa mostra è invece l’intimità della relazione che si viene a creare tra osservatore e singolo lavoro, nella necessità di soffermarsi con attenzione su ogni opera per comprenderne i meccanismi creativi, dando luogo a una sorta di immedesimazione per empatia tra osservatore e oggetto. Una componente non secondaria in questo processo di partecipazione è poi naturalmente quella del tempo di fruizione, che si dilata in misura inversamente proporzionale alla dimensione dell’opera stessa.
Le relazioni tra le opere in mostra rispondono a meccanismi di tipo spaziale e associativo, privilegiando quelle personalità creative caratterizzate da una riduzione significante che da sempre costituiscono l’asse portante dei programmi espositivi della galleria. Una proposta di avvicinamento non scontata, nella quale la sequenzialità non è sinonimo di serialità, così come iterazione non significa ripetizione.

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con un saggio introduttivo di Francesca Pola, la riproduzione delle opere in mostra e poesie di Carlo Invernizzi che partecipano della stessa empatia umana: a una sua frase, è anche ispirato il sottotitolo della mostra, che sottolinea appunto “l’inudibile risuono dell’opera”, percepibile solo in questo “avvicinamento di attenzione”.

Inaugurazione mercoledì 14 dicembre 2016 ore 18.30Continue Reading..

18
Set

NICOLA CARRINO

A arte Invernizzi

NICOLA CARRINO
DE/RI/COSTRUTTIVITÁ. PROGETTO A ARTE INVERNIZZI. DISEGNI. RILIEVI. SCULTURE.
2 AMBIENTI. 1959.2016.

Inaugurazione LUNEDI 26 SETTEMBRE 2016 ore 18.30

La galleria A arte Invernizzi inaugura lunedì 26 settembre 2016 alle ore 18.30 De/Ri/Costruttività. Progetto A arte Invernizzi. Disegni. Rilievi. Sculture. 2 Ambienti. 1959.2016., una mostra personale di Nicola Carrino a carattere antologico. Processo unitario determinato in due ambienti conseguenti in rapporto con lo spazio della galleria.

“Ricostruttività. Reconstructing City. Ricostruttivo 1/69 E.2016. Tutte le arti concorrono alla Città. Fa urbanistica lo scultore, fa urbanistica il pittore, fa urbanistica persino colui che compone una pagina tipografica. La scultura è la forma del luogo, anzi il luogo stesso. Sono i principi che unitariamente richiamano e governano la mia visione del fare, produrre, pensare, comunicare l’arte. La scultura non è produzione di oggetti, ma comunicazione di pensiero. In questo l’oggetto è indispensabile. Tra l’architettura e la scultura, lo scarto è solo nella dimensione oggettuale. Intorno all’oggetto realizzato si mostra e si realizza nel pensiero, l’idea, la virtualità e la realtà dell’essere. Dell’esistente. Del suo affermarsi e procedere. L’arte è processo dinamico evolutivo del reale. I ‘Costruttivi Trasformabili’ sono organismi plastici modulari che svolgono azione processuale nel tempo e nello spazio della realtà contingente. L’artista comunica negli spazi dell’estetico nella possibilità propria della ricerca, e quindi nel luogo pubblico dell’estensivo urbano comunicativo. Con la presenza e il pluriaccostarsi delle unità generanti modulari. Nei blocchi possibili aggregativi. Nella dispersione della virtualità propalatrice. Ridefinendosi di volta in volta Ricostruttivamente. Nel Costruirsi, Decostruirsi, Ricostruirsi urbano ed urbanistico. Quale contenitore aggregativo di forme e dell’esistente civile, sociale e politico”, così scrive Nicola Carrino nel testo introduttivo alla mostra.

In tal senso, il primo Ambiente al piano superiore della galleria ripercorre l’iter creativo dell’artista, partendo da Progetto Spazio aperto (Realtà n.2) del 1959 e dai primi “Costruttivi” del 1963, passando alle “Strutturazioni plastiche” e “Strutture modulari” del 1964 e 1965 e quindi all’insieme costruttivo “Trasformazione dello spazio/Ellissi”, “Ellissi”, “Costruttivi/Ellissi”, con opere in parte già esposte nella sala personale alla Biennale di Venezia del 1986.

Conseguentemente il secondo Ambiente al piano inferiore, determina lo spazio con 13 differenti “Situazioni Reconstructing City” dell’attuale Costruttivo 1.69 E. 2016, organismo plastico trasformabile, composto da 57 moduli scalari in acciaio inox, appositamente realizzato per la mostra.Continue Reading..

10
Mag

MICHEL VERJUX. Staccato Stabile

Inaugurazione martedi 24 maggio 2016 ore 18.30

La galleria A arte Invernizzi inaugura martedì 24 maggio 2016 alle ore 18.30 una mostra personale dell’artista francese Michel Verjux che presenterà una serie di interventi pensati appositamente per gli spazi della galleria. Come scrive Michel Verjux nel testo in catalogo “Queste illuminazioni, proiezioni di luce, orientate, incorniciate e messe a fuoco, svelano chiaramente ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi. Esse producono, distribuiscono e diffondono questo agente fisico chiamato “luce” su qualcosa d’altro da se stesso (materia, forma, spazio, etc.). E generano e provocano, non solamente la luce riflessa, ma l’ombra (differenti generi di ombre), la rifrazione, la diffrazione e la dispersione, e alcuni altri fenomeni o epifenomeni. A seconda di come sono orientate, inquadrate e focalizzate, queste proiezioni di luce creano, a contatto con lo spazio e i suoi elementi costitutivi (piani, volumi, etc.) delle rotture di continuità, dei frammenti, dei tocchi e delle forme libere le une in rapporto alle altre…”. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere in mostra, un saggio introduttivo di Tommaso Trini, un testo di Michel Verjux, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.

MICHEL VERJUX. Staccato Stabile
Catalogo con saggio di Tommaso Trini

A arte Studio Invernizzi
via D. Scarlatti, 12 Milano
lun-ven 10-13 e 15-19, sab su appuntamento
ingresso libero

dal 24 maggio al 15 luglio 2016

 

18
Mar

L’occhio cinematico. Arti visive e cinema oltre la soglia del visibile

A Arte Invernizzi

Inaugurazione martedì 15 marzo 2016 ore 18.30

La galleria A arte Invernizzi inaugura martedì 15 marzo 2016 alle ore 18.30 la mostra L’Occhio Cinematico a cura del regista cinematografico e filmmaker Francesco Castellani.
La mostra indaga, secondo la personale visione del regista, possibili affinità concettuali ed espressive tra arti visive e cinema, utilizzando elementi specifici del linguaggio cinematografico come strumenti di analisi e lettura delle opere e compiendo scelte iconografiche alla ricerca di possibili connessioni, di relazioni profonde e non meramente formali tra i diversi linguaggi. Il fotogramma, il campo e fuori campo, la luce e le dinamiche ottico-fotografiche, il piano sequenza, il flashback, l’ellissi di montaggio, sono “arnesi tecnici” abituali del lavoro del regista, che vengono messi in gioco per progettare e sostanziare un “sistema di visione” delle opere esposte.
“Le opere di Nicola Carrino, Enrico Castellani, Alan Charlton, Carlo Ciussi, Gianni Colombo, Dadamaino, Riccardo De Marchi, Lesley Foxcroft, François Morellet, Mario Nigro, Pino Pinelli, Niele Toroni e Michel Verjux – come scrive Francesco Castellani nel catalogo – danno corpo alla struttura di questo tentativo di racconto di connessioni, relazioni, e consonanze tra i linguaggi. Un tentativo che nel mio primo approccio è iniziato pensando istintivamente al concetto di materia oscura.” (…) “Quando rifletto sugli artisti riuniti in questo progetto e su loro possibili relazioni con il cinema, non posso fare a meno di immaginarli come sperimentatori che con mezzi diversi dagli strumenti di laboratorio, cercano anch’essi la materia oscura: tentano cioè con il loro agire artistico di dare una forma visibile a ciò che si muove al di là della soglia del visibile, oltre il tempo e lo spazio convenzionali, fuori e dentro di noi, nella vastità dell’Universo come nel complesso labirinto del mondo interiore. Una ricerca questa, che condividono con i registi più coraggiosi.”
Le opere sono proposte in un “sistema di visione” articolato sui due piani della galleria, in tre “piani sequenza” (elemento linguistico per eccellenza della tecnica cinematografica) con l’intento di offrire una fruizione delle stesse come parte, ciascuna nella sua singolarità, di un continuum coerente e fluido, proprio come nel cinema il piano sequenza identifica una dinamica di continuità narrativa non interrotta da tagli di montaggio.Continue Reading..

02
Giu

Gianni Colombo (L’ultimo ambiente)

La galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 21 maggio 2015 alle ore 18.30 una singolare mostra di Gianni Colombo che intende riproporre un’inedita ricostruzione della sua ultima personale, tenutasi tra il 1992 e il 1993 presso la Galerie Hoffmann a Friedberg.
Si tratta di un importante omaggio alla fase finale della sua ricerca sullo “Spazio Curvo” (der gekrümmte raum), che trova nell’ambiente “Spazio diagoniometrico” (für Hans Poelzig) un vero e proprio traguardo nel percorso creativo dell’artista. L’esposizione permette così di ripercorrere un momento fortemente significativo dell’intera attività di Colombo, tra i protagonisti dell’arte italiana ampiamente riconosciuti a livello internazionale già dalla fine degli anni Cinquanta, testimoniando la persistente attualità della sua opera.

All’ingresso della galleria è installata “Bariestesia”, della quale sono presenti in mostra anche i disegni progettuali realizzati dall’artista. Questo lavoro, che muove l’osservatore a verificare le condizioni del proprio equilibrio, in una continua variazione di passi che si succedono nel percorso della scala, inclina le superfici creando tracciati disattesi.
Al piano superiore sono esposte l’ultima opera di Gianni Colombo – “Opus incertum”, che evolve la ricerca legata all’instabilità dei principi percettivi e del disorientamento – e due lavori appartenenti al ciclo dello Spazio curvo, che si compongono di strutture metalliche circolari in movimento, indagando il continuo variare delle forme e generando una sensazione di reiterata inafferrabilità conoscitiva.
Nella seconda sala del piano superiore viene presentato “Spazio curvo”, opera che, attraverso il movimento rotatorio dell’elemento luminoso di cui è composto, immerso nella stanza buia, sottolinea e accentua la ritmica alternanza percettiva, disorientando intenzionalmente l’osservatore.Continue Reading..