Category: scultura

18
Ott

Richard Long

Richard Long, one of the most important British artists, has changed the way we look at sculpture. In his work he rearranges natural materials such as stone and wood into primal forms that reference the cosmos and the universe.

Curator: Eva Wittocx

Richard Long has primarily made walking the medium for his art, with nature and wilderness landscapes his main inspiration. During his long walks around the world, he often makes sculptures along the way, marks of passage and transformation. His work in geometric shapes emphasise both the order and diversity of the cosmos. They can be considered as metaphors for existence and reflect his ideas about travel, places, distance, time, space and movement.

The artist is fascinated by both contemporary ideas and prehistory. He uses classical geometric forms like lines and circles which he makes in relation to mountains, deserts, coastlines, grasslands, rivers and snowy landscapes. Transience is an important aspect of his works in nature. He mainly uses rougher volcanic rocks, driftwood, water, sometimes slate, as well as his own footsteps. The indoor mud works made with his own handprints can be seen as relating to prehistoric cave paintings. Richard Long describes each work as simple in itself, although complexity is added through the various media he uses: photography, text works, sculptures, books, drawings and mud works.

At M, Richard Long will present a selection of sculptures with stones and driftwood, text works, photography and two new mud works.

Biography
Richard Long (°1945) is an English artist who lives and works in Bristol. He studied art at Saint Martin’s School of Art in London. In 1976, he participated in the Venice Biennale. He has won several prestigious awards and took part in an impressive range of exhibitions all over the world. His work is part of the most important private and museum collections.

The exhibition Richard Long at M Leuven is part of BANG!—the city festival around the discovery of the Big Bang theory

Richard Long
October 22, 2021–March 20, 2022

M Leuven 
L. Vanderkelenstraat 28 
B–3000 Leuven
Belgium 
Hours: Thursday 11am–10pm,
Friday–Tuesday 11am–6pm
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T +32 16 27 29 29
info@mleuven.be
www.mleuven.be

Image: Richard Long, Quiet Skies Circle, 2020. Delabole slate, 11 x 220 x 220 cm. © Richard Long. Courtesy of Lisson Gallery

source: e-flux

02
Set

ASSONANZE CROMATICHE

In occasione della Milano Design Week 2021, Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili propone un focus sulle recenti realizzazioni di Simone Negri, un progetto espositivo pensato e costruito per esperire un dialogo ravvicinato tra la ceramica contemporanea e gli antichi paraventi giapponesi presenti nella collezione della galleria.
Dal 6 settembre verrà proposta, presso gli spazi espositivi di via Marsala, una selezione di nuove opere dell’artista. La produzione si concentra sulla ricerca di una sintesi tra forma e colore ed è caratterizzata dall’esordio di una palette di pigmenti che, dal nero e dal ruggine precedenti, vira ad una gamma sofisticata di blu.

La mostra sarà visitabile fino al 2 ottobre con i consueti orari di apertura e nel rispetto delle disposizioni ministeriali sulla salute dovute all’emergenza epidemiologica.

Simone Negri nei mesi di settembre ed ottobre, parallelamente ad ASSONANZE CROMATICHE, partecipa a FITTILE: una mostra a cura di Ugo La Pietra, realizzata grazie alla collaborazione tra Triennale Milano e Fondazione Cologni, finalizzata a presentare negli spazi della stessa Triennale una panoramica odierna della realtà ceramica artistico-artigianale presente sul territorio nazionale.

ASSONANZE CROMATICHE
Focus sulla nuova produzione di Simone Negri in dialogo con antichi paraventi giapponesi

Periodo: 6 Settembre – 2 Ottobre 2021
Orari: lunedì 15.30 – 18.30 | da martedì a sabato 11.00 – 18.30

Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili
+ 39 02 655 1681
via Marsala, 4 – Milano

30
Ago

Spazi sensibili

La galleria A arte Invernizzi inaugura mercoledì 15 settembre 2021 dalle ore 17 alle ore 20.30 la mostra Spazi sensibili a cura di Francesca Pola.

La relazione complessa tra spazio e sensorio è il fulcro di questa mostra che presenta insieme Philippe Decrauzat, Riccardo De Marchi, Martina Klein, Arcangelo Sassolino.

Tra le opere di questi quattro autori si possono riconoscere alcuni elementi di analogia: sono caratterizzate da un’essenzialità formale che intende annullare qualsiasi aspetto di espressività in chiave sentimentale ed emotiva e con essa da una radicale e fondante nitidezza materiale ed esecutiva, per cui il metodo operativo è parte fondante e significante, trasparente ed evidente nel suo farsi immagine.

Ciascuno di essi, in modo differente, realizza immagini che possiamo definire spazi sensibili, con i quali il visitatore è chiamato a mettere in gioco la propria fisicità: Decrauzat nelle sue distorsioni percettive di permeabilità dell’astrazione, De Marchi nelle sue traiettorie di buchi che materializzano il vuoto, Martina Klein nelle sue articolazioni plastico-cromatiche sospese, Sassolino nelle sue paradossali tensioni di materia. Sono opere pensate come modulazioni sensibili dello spazio, ma non in una chiave puramente visuale: non esauriscono infatti il loro significato nell’essere osservate, ma richiedono un altro tipo di coinvolgimento. Il visitatore è chiamato a decifrare la loro presenza sensibile attraverso la propria, in un tempo di relazione e assimilazione: non limitandosi allo sguardo, ma percorrendo con il corpo e con la mente le vibrazioni e i respiri di queste immagini, la cui essenzialità complessa diviene luogo di accadimenti sensoriali, in tempo reale.

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere esposte, un saggio introduttivo di Francesca Pola e un aggiornato apparato bio-bibliografico degli artisti esposti.

Note Biografiche
Philippe Decrauzat, nato a Losanna in Svizzera nel 1974, intende minare il campo dell’astrazione nell’intento di spingere la percezione oltre i confini dell’immagine. Attraverso una varietà di media che include murales, sculture, installazioni, opere site-specific e audiovisuali è interessato al rapporto diretto che l’Op art fornisce agli spettatori e al modo in cui influenza le loro menti. Con l’investigazione dello stato dell’immagine propone situazioni che mirano a stabilire un dialogo con il visitatore e a stimolare lo sguardo del pubblico. Vive e lavora a Losanna e Parigi.

Principali mostre in Musei: 2000 Musée cantonal des Beaux Arts, Lausanne 2006 Centre d’Art Contemporain, Genève 2008 Secession, Wien; Bonner Kunstverein, Bonn 2009 Haus Konstruktiv, Zürich 2010 Musée cantonal des Beaux-Arts de Lausanne, Lausanne 2014 Le Magasin, Grenoble 2015 FRAC Île de France, Paris 2019 Blueproject Foundation, Barcelona.

Riccardo De Marchi, nato a Mereto di Tomba nel 1964, realizza opere costituite da traiettorie di fori che attraversano superfici in alluminio, acciaio inox, plexiglass, muro, materializzando una diretta fisicità del gesto iterato, ripetuto, del bucare, che letteralmente trascrive, senza mediazioni e sovrastrutture convenzionali, il mondo come pensiero umano, in tracciati volutamente sospesi tra logica e sensibilità. Riccardo De Marchi rintraccia il mondo riscrivendolo in sequenze di buchi, spazi e volumi e, con lenta e inesorabile coerenza, da decenni fora superfici offrendoci diaframmi di realtà come dispositivi per cogliere il non coglibile. Vive e lavora a Udine.

Principali mostre in Musei: 1993 XLV Esposizione Internazionale d’arte La Biennale di Venezia, Venezia 1994 Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2005 MART, Rovereto 2009 Villa Pisani-Bonetti, Bagnolo di Lonigo; MACRO, Roma; Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 2011 Palazzo Fortuny, Venezia 2014 Casa Cavazzini Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, Udine 2019 Neuer Kunstverein Aschaffenburg, Aschaffenburg.

Martina Klein, nata a Trier in Germania nel 1962, realizza tele monocrome che vengono appoggiate a muro o installate libere nello spazio. Le diverse monocromie creano piani di colori che definiscono lo spazio e il suo carattere. Martina Klein costruisce la sua opera con diversi strati di colore dove il pigmento a olio e l’uso specifico dei colori conferiscono maggiore luminosità al suo fare pittura. Vive e lavora a Düsseldorf.

Principali mostre in Musei: 1999 Projektraum Kunsthalle Bern, Bern 2000 Das Kabinet, Kunstverein Bremerhaven, Bremerhaven 2004 Rijksmuseum Twenthe, Enschede; Kunstverein Aichach, Aichach 2006 Neue Galerie, Staatlichen Mussen Kassel, Kassel 2008 Kunstraum Alexander Buerkle, Freiburg 2012 Lehmbruck Museum, Duisburg 2016 Museum Weserburg, Bremen 2017 Concept Space, Shibukawa, Japan.

Arcangelo Sassolino, nato a Vicenza nel 1967, parte da un’idea di compenetrazione tra arte e fisica, nel costante interesse per la meccanica e la tecnologia in quanto fonte di nuove possibilità di configurazione della scultura e di indagine sulle energie latenti della materia. Velocità, pressione, gravità, tensione costituiscono le basi di una ricerca rigorosa sempre protesa a sondare il limite ultimo di resistenza e di non ritorno.Vive e lavora a Vicenza.

Principali mostre in Musei: 2001 Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2005 Kunsthalle Göppingen, Göppingen 2008 Palais de Tokyo, Paris 2009 Peggy Guggenheim Collection, Venezia 2010 Museum Tinguely, Basel 2011 Swiss Institute, New York; MACRO, Roma 2014 Villa Pisani-Bonetti, Bagnolo di Lonigo 2016 Frankfurter Kunstverein, Frankfurt; Contemporary Art Museum, St. Louis 2018 Grand Palais, Paris 2019 Villa Medici, Roma.

A Arte Invernizzi
Via Domenico Scarlatti, 12 20124 Milano Tel. Fax 02 29402855  info@aarteinvernizzi.it

Spazi sensibili – Philippe Decrauzat, Riccardo De Marchi, Martina Klein, Arcangelo Sassolino
a cura di Francesca Pola
Catalogo con saggio di Francesca Pola
15 settembre – 17 novembre 2021

Immagine in evidenza: Philippe Decrauzat, (No Pussyfooting II), 2017 Acrylic on canvas, 193×193 cm. Courtesy A arte Invernizzi, Milan. Ph. Bruno Bani, Milan

09
Ago

straperetana 2021 | The New Abnormal

L’edizione 2021 di straperetana, la quinta, avrà luogo come sempre nel borgo di Pereto, in provincia de L’Aquila. Appuntamento consolidato del programma culturale estivo, il progetto vede la partecipazione di 24 artisti, le cui opere troveranno spazio in diversi luoghi di Pereto; gli interventi artistici creeranno un percorso che– attraversando edifici storici, strade, case dismesse – abbraccerà l’intero borgo, per un’esperienza atipica, legata sia alla fruizione delle opere sia all’esplorazione di Pereto.

The New Abnormal è il titolo scelto per questa quinta edizione. Direttamente ispirato all’ultimo disco della band statunitense The Strokes, uscito nei primi mesi del 2020 nel pieno della diffusione del virus, l’espressione trova una coincidenza con lo “strano” momento che stiamo attraversando, quasi a voler sancire l’avvento di qualcosa di inedito e insieme non conforme, diverso da ciò che conoscevamo. E proprio il concetto di “strano” è una delle categorie che la mostra intende toccare. Punto di partenza è il saggio di Mark Fisher The Weird and the Eerie(2016), nel quale il pensatore britannico cerca di delineare le nozioni di strano (“weird”) e inquietante (“eerie”) nel mondo contemporaneo attraverso una sterminata serie di esempi legati alla produzione culturale (dalla narrativa di H. P. Lovecraft al cinema di David Lynch, passando per autori come Stanley Kubrick, Philip K. Dick, Margaret Atwood).

Fisher identifica con il termine “weird” ciò che è fuori posto, inappropriato, che suscita insieme attrazione e respingimento; ma anche commistioni tra umano e animale, le soglie tra mondi diversi, l’accostamento di termini contrastanti e, in generale, il sorprendente e l’inatteso. L’“eerie” invece si manifesta “quando c’è qualcosa dove non dovrebbe esserci niente, o quando non c’è niente dove invece dovrebbe esserci qualcosa”, per usare le parole di Fisher; è un’esperienza diretta di ciò che è ignoto, capace di generare interrogativi le cui risposte oltrepassano i limiti della conoscenza.

In generale, “weird” e “eerie” hanno a che fare con ciò che risulta non conforme alla realtà, irrompendo al suo interno sotto forma di qualcosa di sconosciuto e apparentemente inclassificabile. Fisher trova una forte corrispondenza tra queste manifestazioni e la realtà contemporanea: il perenne senso di crisi e le ombre di un collasso imminente hanno portato in particolar modo negli ultimi anni all’elaborazione di un immaginario grazie al quale tentare possibili via di fuga da un reale percepito sempre meno sostenibile e desiderabile – un sentimento latente, accelerato ma non certo generato dalla pandemia.

In linea con questa visione, l’edizione 2021 di straperetana intende volgere lo sguardo alle zone d’ombra, al perturbante, allo stupefacente. La mostra sarà popolata di opere legate alle idee di metamorfosi e ibridazione, immagini stranianti e misteriose, forme non immediatamente identificabili, soglie da attraversare. A fianco di autori già affermati la mostra vede la presenza di numerosi emergenti, con un focus particolare sulla scena abruzzese grazie anche al coinvolgimento di Matteo Fato, che ha collaborato con Saverio Verini alla ricerca di artisti attivi sul territorio.

“Siamo davvero felici di annunciare questa nuova puntata di straperetana, a margine di un anno complicato, incerto. E ci fa ancora più piacere che coincida con il traguardo delle cinque edizioni, una soglia simbolica e incoraggiante”, affermano gli ideatori del progetto, Paola Capata e Delfo Durante. “L’organizzazione di straperetanaè sempre estremamente impegnativa: al termine della scorsa edizione ci siamo quasi subito messi al lavoro per la mostra del 2021, che speriamo sia ricca di stimoli per il pubblico, ma anche per gli stessi artisti invitati. Il rapporto con un borgo come Pereto genera sempre cortocircuiti inattesi e“colpi di fulmine” negli artisti, che amano trascorrere del tempo in questo luogo; un sentimento ricambiato dal borgo stesso, visto che l’appuntamento è sempre più sentito nel territorio”.

I 24 artisti invitati di straperetana 2021: Giacomo Alberico (Chieti, 1994), Francesca Banchelli (Montevarchi, 1981), Giuditta Branconi (Teramo, 1998), Enzo Cucchi (Morro d’Alba, 1949), Luca De Angelis (San Benedetto del Tronto, 1980), Andrea Di Cesare (Pescara, 1977), Daniele Di Girolamo (Pescara, 1995), Floating BeautyLuca Francesconi (Mantova, 1979), Oscar Giaconia (Milano, 1978), Francesca Grilli (Bologna, 1978), Sacha Kanah (Milano, 1981), Claudia Losi (Piacenza, 1971), Giulia Mangoni (Isola del Liri, 1991), Edoardo Manzoni (Crema, 1993), Paride Petrei (Pescara, 1978), Giulia Poppi (Modena, 1992), Carol Rama (Torino, 1918 – 2015), Andrea Respino (Mondovì, 1976), Moira Ricci (Orbetello, 1977), Giuliano Sale (Cagliari, 1977), Andrea Salvino (Roma, 1969), Gabriele Silli (Roma, 1982), Giovanni Termini (Assoro, 1972).

Le visite alla mostra saranno organizzate per gruppi ristretti di persone, nel rispetto delle attuali norme di sicurezza, in diverse fasce orarie. È gradita la prenotazione all’indirizzo: info@straperetana.org

La mostra è prorogata al 22 agosto 2021. Nelle settimane di apertura, le opere saranno liberamente fruibili dal pubblico nel fine settimana (sabato e domenica), dalle 16.00 alle 20.00; negli altri giorni su appuntamento, che deve essere comunicato all’organizzazione con almeno 24 ore di anticipo.

straperetana  arte contemporanea nella porta d’Abruzzo

un progetto ideato da Paola Capata e Delfo Durante

PROROGATA al 22 agosto 2021

Orari di apertura: sabato e domenica dalle 16.00 alle 20.00
Negli altri giorni aperta solo su appuntamento. È richiesto un preavviso di 24 ore

Titolo: straperetana / The New Abnormal

Artisti: Giacomo Alberico, Francesca Banchelli, Giuditta Branconi, Enzo Cucchi, Luca De Angelis, Andrea Di Cesare, Daniele Di Girolamo, Floating Beauty, Luca Francesconi, Oscar Giaconia, Francesca Grilli, Sacha Kanah, Claudia Losi, Giulia Mangoni, Edoardo Manzoni, Paride Petrei, Giulia Poppi, Carol Rama, Andrea Respino, Moira Ricci, Giuliano Sale, Andrea Salvino, Gabriele Silli, Giovanni Termini

A cura di: Saverio Verini, con la collaborazione di Matteo Fato

Organizzazione: Paola Capata e Delfo Durante

Luogo: Pereto (AQ), sedi varie

Gradita prenotazione: info@straperetana.org- + 39 3351049685
Durata: dal 18 luglio al 15 agosto 2021 PROROGATA al 22 agosto 2021
Orari: sabato e domenica 16.00-20.00; gli altri giorni su appuntamento, prenotazione obbligatoria
Contatti: www.straperetana.org  – info@straperetana.org
STRAPERETANA socialFacebook @straperetana– Instagram straperetana

straperetana si avvale del Patrocinio del Comune di Pereto

Immagine in apertura: Enzo Cucchi, Lingue in bocca, 2017. Bronzo, ceramica, 45x45x27cm, esemplare unico. Courtesy l’artista e ZERO…Milano. Ph. Giorgio Benni

 

26
Lug

La forma dell’oro

BUILDINGBOX presenta dal 3 luglio al 30 luglio 2021 un’opera di Delphine Valli (Champigny-sur-Marne, Francia, 1972), settima artista de La forma dell’oro, progetto espositivo annuale a cura di Melania Rossi, che indaga l’utilizzo dell’oro nella ricerca artistica contemporanea attraverso le opere di dodici artisti invitati a misurarsi con il tema prescelto. Le installazioni sono visibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dalla vetrina di via Monte di Pietà 23 a Milano.

Concepita dall’artista site specific, la scultura vuole innescare un gioco sottile tra ciò che è immediatamente visibile e ciò che è assente, tra materiale e immateriale, mandando in cortocircuito il meccanismo automatico con cui interpretiamo un oggetto in uno spazio. La pratica artistica di Delphine Valli ricerca da sempre le tensioni, i confini e le relazioni inaspettate tra l’opera e il luogo in cui si trova, mettendo in dialogo elementi architettonici, parti scultoree, geometrie dipinte e il vuoto come dimensione poetica di osservazione. L’artista crea forme ambigue e instabili, che seppur con un’estetica pulita e minimale, pongono l’osservatore nella “scomoda” posizione di ricercare punti di vista diversi, instaurando un rapporto inedito con la realtà conosciuta. Il concetto di “non definito” è centrale nei lavori di Delphine Valli, il potenziale insito nelle forme aperte favorisce letture e significati multipli che l’artista ricerca senza mai provocare o forzare, ma piuttosto minando, delicatamente, la solidità delle cose. Le installazioni sono spesso accompagnate da testi scritti dall’artista, che ci invitano ad uscire da interpretazioni prestabilite.

Nel caso di Cosmic Attraction, la geometria scultorea sospesa nello spazio della vetrina manca di alcune parti che l’occhio dell’osservatore tende a completare in maniera automatica. Nel notare questo meccanismo della visione, passiamo dall’attenzione al dettaglio alla visione d’insieme e viceversa, cercando strategie percettive per raggiungere un nuovo punto di equilibrio. Il colore oro emerge tra le ossidazioni dell’ottone, ottenute dall’artista usando acidi, fuoco e acqua piovana; le reazioni del metallo possono essere controllate solo in parte e proprio in questa casualità guidata sono sottese la poetica e l’estetica del lavoro. L’oro stesso, che riesce a raggiungere la superficie della Terra dalle regioni più profonde del pianeta, sarebbe stato originato da uno scontro cosmico non ancora del tutto spiegato. Interrogandoci sulla sua natura alchemica, siamo inevitabilmente portati a chiederci da dove veniamo, dove stiamo andando. Il testo Dark Matter – che accompagna l’opera fisica ed è leggibile di seguito e attraverso il QR code stampato sulla vetrina – descrive il nostro camminare nella realtà quotidiana e allo stesso tempo ci invita ad elevare la nostra visione dalla strada fino alle stelle.

Nel lavoro di Delphine Valli l’oro non è mai “vero”, che sia vernice spray, ottone o bronzo, è usato dall’artista per evocare il mistero del cosmo e dell’esistenza.

Niente è meno certo dell’improbabile, meno ovvio dell’imprevisto e a volte tutto è arido, camminiamo per le strade, sui marciapiedi, concepiamo muri, cartelli, semafori, negozi, taxi, ombrelli, ruote, fiori, agende, borse, occhiali, targhe, ecc. non concepiamo nient’altro al di là di questo orizzonte solido e fattuale, sta tutto lì, nel mondo comune – finito, definito, determinato, ineluttabile. Rimaniamo materialisti, per carità, ma per guadagnare un po’ di altezza, ci ricordiamo che siamo su un pianeta, in una galassia, che ci sono cento miliardi di pianeti nella nostra galassia, che ci sono forse due trilioni di galassie nell’universo, lune, comete e stelle a bizzeffe… ma non cambia nulla. Siamo tanto stupidi quanto un martello senza chiodi o un pozzo senza fondo. Delphine Valli

   

BUILDINGBOX dedica la stagione 2021 al progetto La forma dell’oro, un’esposizione in dodici appuntamenti con cadenza mensile, a cura di Melania Rossi. La mostra vuole dare una panoramica sull’utilizzo dell’oro nella ricerca artistica contemporanea, attraverso dodici installazioni di artisti che alludono al “re dei metalli” con modalità e pratiche diverse. Definito “carne degli dei” dagli antichi egizi, oggetto simbolo della discordia nel mito greco, l’oro diviene nell’interpretazione cristiana sia emblema della manifestazione divina, sia incarnazione della vanità terrena e dei vizi umani. Un fatto è certo: nel corso dei secoli, questo elemento naturale ha conservato un alto valore espressivo tanto nella sfera del sacro, quanto in quella del profano. Nella tradizione rappresentativa, l’oro è definito da una polifonia di metafore che vanno dal divino al demoniaco, dallo spirituale al materiale, dalla perfezione alla corruzione. Lo spettro della sua potenza simbolica è tale da arrivare persino ad alludere all’assenza, alla negazione dello spazio-tempo e della gravità. I pittori d’epoca medievale e del primo Rinascimento se ne servivano per rappresentare ciò che eccede la realtà materiale e supera l’uomo. L’aura mistica propria di tecniche antiche quali il fondo oro, il lustro e la doratura rappresentano l’imprescindibile punto di partenza per tutti gli artisti che ancora oggi scelgono di inserire quest’elemento nella loro prassi artistica. Che tipo di fascino esercita l’oro nel mondo odierno? A quali scopi se ne serve l’arte contemporanea? Tutti lucenti nella loro doratura, le opere e i lavori site specific degli artisti selezionati da Melania Rossi (in oro vero o falso, oppure in bronzo, ottone, plastica, ceramica, vetro, carta) richiamano inevitabilmente la tradizione storico-artistica, portando al contempo la personale ricerca di ogni autore. Ciascun artista offre infatti un punto di vista diverso sul metallo nobile, osservato con seduzione alchemica o volontà dissacratoria. Alcuni, considerandolo un colore, ne hanno studiato le proprietà pittoriche; altri, considerandolo un materiale plastico, ne hanno indagato le potenzialità scultoree. Altri artisti, invece, hanno operato dei ribaltamenti di senso rispetto ai significati mitici, filosofici e letterari assunti dall’oro lungo le epoche. La forma dell’oro è dunque una mostra fatta di eccezioni: qui, è tutto oro quel che luccica. La mostra si compone di un’installazione al mese per dodici mesi, visibile 7 giorni su 7, 24 ore su 24, nella vetrina BUILDINGBOX. Un confronto senza pause tra diversi ed eccellenti modi di intendere l’aurum, metallo nobile, eterno e incorruttibile nella sua natura più pura.

Cenni biografici
Delphine Valli (Champigny-sur-Marne, Francia, 1972) vive e lavora a Roma dove si è diplomata all’Accademia di Belle Arti in Scultura nel 2002.
La sua ricerca artistica ha origine dalla fascinazione provata nell’osservare l’ambiente circostante; sollecita l’apparente immutabilità delle cose. Esplora le tensioni che si creano tra l’intervento artistico e lo spazio, coinvolgendolo come elemento plastico. Ha esposto il suo lavoro in gallerie e spazi privati, pubblici e istituzionali tra i quali: MANIFESTA13, Maison R&C, Marsiglia; a Roma, AlbumArte, Institut Français, MAXXI, Accademia Nazionale di San Luca, Ex Elettrofonica; Seminaria Sogninterra, Festival Biennale di Arte Ambientale, Maranola (FM); Jade Carving Art Museum, Suzhou, Cina; Digital District, Paris; Ex Convento Domenicano, Muro Leccese; CIAC, Genazzano; Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia; Festival Euromediterraneo, Altomonte; Ninni Esposito arte contemporanea, Bari; MuseoLaboratorio, Città Sant’Angelo.
Insegna Tecniche Performative per le Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Roma.

BUILDING
via Monte di Pietà 23, Milano www.building-gallery.com

La forma dell’oro
a cura di Melania Rossi
da gennaio 2021, 12 artisti in 12 mesi

BUILDINGBOX
via Monte di Pietà 23, 20121 Milano

Visibile 24/7
3 luglio 2021 – 30 luglio 2021

Delphine Valli
Cosmic Attraction, 2021
ottone, argento, acido, fuoco, pioggia 299 x 35 x 35 cm

Ufficio stampa
ddlArts | T +39 02 8905.2365
Alessandra de Antonellis | E-mail: alessandra.deantonellis@ddlstudio.net | T +39 339 3637.388 Ilaria Bolognesi | E-mail: ilaria.bolognesi@ddlstudio.net | T +39 339 1287.840
Elisa Fusi | E-mail: elisa.fusi@ddlstudio.net | T + 39 347 8086.566

Immagine in apertura: Cosmic Attraction Delphine Valli 2021_credito foto Luis Do Rosario

21
Mag

Agostino Bonalumi – Small games

Cardi Gallery annuncia a Milano l’apertura della mostra di Agostino Bonalumi “Small Gems”,dedicata ad una speciale selezione di lavori di piccole dimensioni che l’artista ha realizzato durante tutto l’arco della sua carriera.

Si tratta di una mostra ufficiale, realizzata in collaborazione con Archivio Bonalumi, che rappresenta un’occasione davvero unica per vedere un insieme di opere raramente esposte.

Bonalumi è stato una delle figure che maggiormente hanno segnato la scena artistica italiana a partire dagli anni Sessanta. Ha preso parte al dibattito culturale sviluppatosi intorno a quegli anni contribuendo in modo determinante, insieme con Enrico Baj, Piero Manzoni ed Enrico Castellani, al superamento del linguaggio informale in nome di una nuova oggettualizzazione dell’opera d’arte. A partire dal 1959Agostino Bonalumi ha cominciato a realizzare opere sagomate utilizzando la tela estroflessa ottenuta tramite l’uso di elementi in legno o acciaio posti dietro la tela. Una caratteristica stilistica che rimarrà invariata negli anni e cheporterà l’artista a cimentarsi sia in ambito scultoreo sia in quello ambientale/architettonico.

Attraverso le opere in mostra si potrà ripercorrere il percorso concettuale e progettuale di Bonalumi, dalle tele estroflesse fino alla produzione scultorea. Gli esiti raffinati della ricerca dell’artista sono qui raggiunti anche grazie a una dimensione più intima, in cui egli riversa il proprio approccio metodologico. Una produzione, quella delle opere di piccolo formato, che ha sempre avuto una sua propria individualità e che ha visto l’artista sperimentare con diversi materiali: oltre che la tela estroflessa, per esempio anche con la ceramica e il bronzo. I lavori in mostra non sono né modelli preparatori né bozzetti di opere di maggiori dimensioni: al contrario, nascono dalla stessa prassi e, talvolta, ne condividono la conformazione. Spesso, le opere di piccolo formato sono realizzate successivamente a quelle più grandi, come se le dimensioni ridotte permettessero all’artista di delineare meglio l’idea progettuale alla base di queste ultime.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 27 maggio al 6 agosto 2021 ed accompagnata da una pubblicazione di oltre trecento pagine a colori, a cura di Antonella Soldaini con Veronica Locatelli.

È per me un grande piacere aver collaborato con Fabrizio Bonalumi e lo stesso Archivio Bonalumi nellorganizzazione di questa mostra che verrà accompagnata da un importante libro, il quale analizzerà il lavoro delle piccole gemme dellartista: un’ulteriore dovuta celebrazione ad una delle figure chiave del Dopoguerra italiano” spiega Nicolò CardiGroup CEO & President di Cardi Gallery. “Questa mostra fotografa una spetto particolare dell’artista, mai presentato e analizzato prima in una forma così analitica. Si tratta di una grande occasione che sono felice di condividere con Cardi Gallery, di cui ho tanta stima” aggiunge Fabrizio Bonalumi, Presidentedell’Archivio Bonalumi.

Agostino Bonalumi nasce a Vimercate (MB) nel 1935. Dopo gli studi di disegno tecnico e meccanico, si dedica alla pittura da autodidatta, iniziandoa mostrare i propri lavori fin da giovanissimo. Dal1958 inizia il sodalizio con Enrico Castellani e Piero Manzoni, con i quali espone prima alla Galleria Pater di Milano, e poi in altre occasioni a Roma, Milano e Losanna. Nel 1961 alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo Nuova Scuola Europea. Dal 1965 inizia un lungo sodalizio con Arturo Schwarze Gillo Dorfles. Dal 1966 è rappresentato in esclusiva dalla Galleria del Naviglio, gestita da Renato Cardazzo: nel 1973 le Edizioni del Naviglio publicano un’ampia monografia su Bonalumi a cura di Gillo Dorfles. Partecipa alla Biennale di Venezia con un gruppo di opere nel 1966 e nel 1970 con una sala personale. Segue un periodo di studio e lavoro nell’Africa mediterranea e negli Stati Uniti dove la galleria Bonino di New York organizza una personale dedicata al suo lavoro. Nel 1967 è invitato alla  Biennale di São Paulo e nel 1968  alla Biennale dei Giovani di Parigi. Nel 2002 l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma conferisce ad Agostino Bonalumi il Premio Presidente della Repubblica alla carriera. Diventato uno dei più riconosciuti esponenti dell’arte italiana del Novecento, durante la sua carriera ha realizzato anche lavori di pittura-ambientale e scenografie per il teatro. Agostino Bonalumi muore a Monza il 18 settembre 2013.

AGOSTINO BONALUMI
SMALL GEMS

27 maggio – 6 agosto 2021

Cardi Gallery, Corso di Porta Nuova 38, Milano

 

Lara Facco P&C
E. press@larafacco.com
www.larafacco.com

Immagine in copertina: Agostino Bonalumi, Bianco e nero, 1968, 33 x 48 cm Cirè estroflesso. Courtesy of Archivio Bonalumi

04
Mag

Maurizio Cattelan – Breath Ghosts Blind

Pirelli HangarBicocca presents the solo show by Maurizio Cattelan Breath Ghosts Blind, a unique site-specific project, running from July 15, 2021 to February 20, 2022.

Curated by Roberta Tenconi and Vicente Todolí, the exhibition symbolically represents the cycle of life and gives the audience an insight into collective and personal history, always poised between hope and failure, matter and spirit, truth and fiction.

Over his 30-year-long career, Maurizio Cattelan(b. Padua, 1960), one of the most influential artists of his generation, has staged actions that are often considered provocative and irreverent. His works highlight the paradoxes of society and reflect on political and cultural scenarios with great depth and insight. By using iconic images and a caustic visual language, his works spark heated public debate, fostering a sense of collective participation. Conceiving artworks inspired by images that draw on historical events, figures or symbols of contemporary society—sometimes recalled even in its most disturbing and traumatizing sides—the artist invites the viewer to change perspective and to acknowledge the complexity and ambiguity of reality.

Specially conceived for the spaces of Pirelli HangarBicocca, Breath Ghosts Blind brings together a revised configuration of a historical piece with new artworks for the first time presented in the Navate area, transforming it into a monument beyond time. The solo show unfolds in a series of acts dealing with existential concepts such as the fragility of life, memory, the individual and collective sense of loss. Amongst symbolic references and images that belong to our collective imagery, the unique site-specific project challenges the current system of values.

Breath Ghosts Blind is the culmination of a project the artist has been working on for a long time and it celebrates his return to Milan after more than ten years. Taking place in the city that has already been home to several of his most significant interventions—from Untitled(2004), the debated installation in Piazza XXIV Maggio, to the monumental public sculpture L.O.V.E (2010)—the show pursues Cattelan’s visionary reflections towards the most disorienting aspects of everyday life.

The catalog
The exhibition will be accompanied by a monographic publication encompassing critical essays by Francesco Bonami and Nancy Spector on Cattelan’s practice, together with a conversation between the artist and the curators Roberta Tenconi and Vicente Todolí. Alongside a rich photographic documentation of the exhibited artworks, the volume will also include reflections on themes that emerge in the show through the gaze of philosophers, theologians and writers such as Arnon Grunberg, Andrea Pinotti and Timothy Verdon.

The exhibition program
The exhibition is part of the program devised by Artistic Director Vicente Todolí together with the curatorial department: Roberta Tenconi, Curator; Lucia Aspesi, Assistant Curator; and Fiammetta Griccioli, Assistant Curator. Concurrently, the exhibition Digital Mourning by Neïl Beloufa, on view in the Shed space, is now extended until January 9, 2022

Maurizio Cattelan
Breath Ghosts Blind
July 15, 2021–February 20, 2022

Pirelli HangarBicocca
Via Chiese, 2
20126 Milan
Italy
Hours: Thursday–Sunday 10:30am–8:30pm

T +39 02 6611 1573
info@hangarbicocca.org
pirellihangarbicocca.org

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01
Apr

Beuys 2021. 100 years of joseph beuys

The state of North Rhine-Westphalia is set to celebrate the centenary of the birth of Joseph Beuys in 2021.

Around 25 of the state’s museums and cultural institutions will focus throughout 2021 on the Rhineland-born artist.

Joseph Beuys is one of the world’s most significant 20th-century artists. To mark the centenary of his birth in 2021, over 25 museums and cultural institutions in the state of North Rhine-Westphalia will embark upon a critical reappraisal of the complex practice and international influence of the Rhineland-born artist. beuys 2021.100 years of joseph beuys is a project of the Ministry of Culture and Science of the State of North Rhine-Westphalia in cooperation with the Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf. The centenary’s patron is the state’s minister president, Armin Laschet.

The centenary programme runs from March 2021 to March 2022. Numerous exhibitions, actions and performances, plays and podcasts, concerts, lectures, conferences and seminars will explore the equally fascinating and controversial ideas of one of the most influential artists and polarizing figures of the 20th century. Visitors from all over the country and abroad are invited to examine Beuys’s significance for contemporary art and political thought, and to critically engage with both his legacy and his approach to the issues of most acute concern to us today: How might we think of democracy and freedom? How do the environment and the economy condition each other? How do politics and art relate in our time?

The project beuys 2021 is directed by Prof. Dr. Eugen Blume and Dr. Catherine Nichols. It is situated within the Department of Art History at the HHU, which is headed by Prof. Dr. Timo Skrandies. Project management: Inga Nake, Anne-Marie Franz. Project assistance: Bianca Quasebarth, Pia Witzmann.

About Joseph Beuys
Joseph Beuys (born in 1921 in Krefeld, raised in Kleve, died in 1986 in Düsseldorf) was a draughtsman, sculptor, action and installation artist, teacher, politician and activist. Along with Marcel Duchamp, John Cage and Andy Warhol he is widely considered one of the most significant artists of the 20th century. He fundamentally altered the nature, materiality, language, boundaries and tasks of art. In his practice—universal in its scope—Beuys explored questions pertaining to humanism, social philosophy and anthropology. His attempt to come to terms with his participation in the National Socialist regime, his experiences as a soldier in World War II and his return to a morally compromised society had a profound influence on the evolution of his practice. Taking himself as a model for inner transformation, he sought to democratize himself and society at large, believing that the key lay in the creativity innate in all human beings. The extent to which he succeeded in achieving the transformation to which he aspired remains a point of substantial controversy. From 1964 onwards he no longer distinguished between his biography and his artwork, having come to view his life as material to be sculpted. This model became the point of departure for his theory of social sculpture, which culminated in 1982 with his documenta contribution 7,000 Oaks.

Joseph Beuys was unique among the artists of his time in his ability to interweave art with social processes and in his call for the adoption of his universalist conception of art as a creative, transformative force within politics, science, philosophy and economics. His far-reaching ideas remain remarkably astute and pertinent to our times. His early environmental advocacy, which went hand in hand with his critique of economic conditions, is but one example of his foresight. As a formative teacher at the Düsseldorf Academy he instigated a pivotal reevaluation of the education system. His key concern was the expansion of thought and action through art. With his notion that »everyone is an artist« he envisioned a universal world society. Beuys continues to exert a palpable influence upon artistic and political discourse. Nevertheless he remains a polarizing figure and force in contemporary society.

Please find the complete programme with all participating museums and institutions here and tourist advice here

Joseph Beuys
beuys 2021. 100 years of joseph beuys
March 27, 2021–March 6, 2022

beuys2021.de

Heinrich-Heine-University Düsseldorf
Projekt Office beuys 2021
Department of Art History
Universitätsstraße 1
40225 Düsseldorf

Press

Kathrin Luz
beuys 2021
T +49 [0] 171 3102472 / kl@luz-communication.de

16
Feb

Ornaghi & Prestinari – Toccante

Galleria Continua è lieta di presentare nei suoi spazi espositivi di Roma “Toccante”, la mostra personale di Ornaghi & Prestinari. Tra i più interessanti rappresentanti della giovane generazione di artisti italiani, Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari iniziano a lavorare insieme nel 2009 con la volontà di sviluppare ogni progetto attraverso il dialogo e la condivisione. La mostra presenta un gruppo di opere inedite realizzate appositamente per questa occasione espositiva che riflettono sul tema dell’incontro.

L’approccio multidisciplinare che Ornaghi & Prestinari hanno perfezionato durante l’esperienza formativa e l’interesse per il design, l’architettura e la storia dell’arte sono diventati parte della loro ricerca. Il lavoro degli artisti esplora la dimensione domestica, fragile e intima delle cose. La pratica di Ornaghi & Prestinari si muove tra concetto e azione con una particolare attenzione ai materiali e alla loro manipolazione. La delicatezza, la cura, il tempo, la leggerezza e l’ironia sono temi ricorrenti nelle loro opere. “Mescolando insieme figurazione pittorica e plastica, riflessioni sull’arte concettuale e esperienze di vita personale, invitiamo in un universo intimo (…) attraverso la nostra poetica, cerchiamo di dare un nuovo valore agli atti familiari. Ci sforziamo di pensare le cose come unite, per non privarle della loro complessità: per far convivere le cose piuttosto che separarle. Cerchiamo di realizzare la convivenza e l’equilibrio, di sposare mondi apparentemente lontani, di preservare la polisemia. Con la pratica, attraverso la conoscenza quotidiana dei materiali, ci sfidiamo ad acquisire nuove abilità. La forma finale è sempre il risultato di un processo di raffinamento, di lavorare su una cosa specifica finché non inizia a parlare”, spiegano gli artisti.

Le opere che Ornaghi & Prestinari concepiscono per questa mostra sono accomunate dalla tematica dell’incontro e della relazione con l’altro. Un incontro che presuppone desiderio di avvicinamento e di contatto come si evince in “Rintocco”, i calici in cristallo posti su una mensola che nel corso della giornata si avvicinano fino a toccarsi, piuttosto che in “Sfiorare”, il dittico in cui due tele si inclinano così tanto l’una verso l’altra da sfiorarsi in un angolo. “L’etimologia latina della parola pensare significa pesare. Il pensiero soppesa e può farsi pesante così come c’è una relazione tra il toccare sensoriale e ciò che ci tocca emotivamente, dichiarano gli artisti e proseguono. Come si legge in un’intervista a Jean-Luc Nancy: “Un peso non è necessariamente qualcosa di pesante. Può essere leggero. Ad esempio un petalo di un fiore sulla mia mano non pesa quasi nulla, ma io sento questo quasi nulla. Io percepisco la sua quasi assenza di peso, so bene che se volto la mano il petalo cadrà in terra, lentamente, seguendo i movimenti dell’aria. Ma questo petalo non sfuggirà comunque alla gravità, anche se una corrente d’aria o il calore lo facesse risalire, si tratterebbe ancora di un gioco del suo peso. Per quanto riguarda il pensiero, il pensiero più pesante è sempre il più leggero… per esempio “l’essere”… o “il tempo”…” (in “Sfiorarsi. Intervista a Jean- Luc Nancy”, di Gianfranco Brevetto, EXagere). “Ritrovarsi”, i grandi piatti in ceramica smaltata che gli artisti realizzano per la mostra riportano all’aspetto conviviale del condividere la tavola e il cibo insieme. Ciascun piatto, apparentemente costituito da frammenti di diversa provenienza, è stato in realtà riportato alla sua forma originaria dopo un intervento di smaltatura di alcuni dei suoi cocci. Un processo, quello che mettono in atto gli artisti, che sottintende la volontà di ritrovare un disegno già insito nel piatto; un disegno che si rivela soltanto con la sua rottura sottolineando come l’unità iniziale non fosse la fine ma l’inizio di un viaggio. Concludono il percorso espositivo “Appendimarmi”, due scarti di marmo come ritagli avanzati appesi alla parete su un supporto in metallo; il paesaggio silente e immobile di una fotografia, “Sentimento”; e “Vuoti”, il disegno di tre vasi ricavati in negativo dipingendo lo spazio attorno ai profili delle forme.

Nell’ottica di avvicinare il mondo dell’infanzia all’arte contemporanea partendo dall’esposizione di Ornaghi & Prestinari, all’interno dell’iconico hotel The St. Regis Rome si terranno, per tutta la durata della mostra, dei workshop dedicati ai bambini.

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15
Gen

Ugo Rondinone. A wall. a door. a tree. a lightbulb. winter.

Sørlandets Kunstmuseum is proud to open a new exhibition by Ugo Rondinone, titled a wall. a door. a tree. a lightbulb. winter. The exhibition will be on view until April, 11 2021.

This is Rondinone’s first show at a Norwegian contemporary art museum. The exhibition will feature four selected large-scale works, that underline an important element to the artist’s work: understatement. The work All Absolute Abyss forms the leitmotif to this showing, an oversized wooden (portal), crafted with sturdy applied hardware and enamel. The door summons and beckons us; are we inside, what lies beyond, is it open, ajar or firmly shut. The exhibition signals a new chapter of the museum on the move. In 2022 Sørlandets Kunstmuseum will move into its new headquarters, Kunstsilo, a spectacularly renovated grain silo originally built in 1935. The new museum will house the world’s largest collection of Nordic Modernist art, including Nicolai Tangen’s vast collection of 20th century art featuring over 3,000 works carefully collected over the years.

Ugo Rondinone was born 1964 in Brunnen, Switzerland. After moving to Zürich to work with the Austrian multi-media artist Hermann Nitsch, he felt compelled to study at the Hochschule für Angewandte Kunst in Vienna. Upon his graduation in 1990, Ugo maintained an incredible work rate. A definitive move to New York, in 1998, further forging his artistic prowess. Following the positive response to his early concentric circular paintings, Rondinone started to explore other mediums and installation processes. A beautiful and hauntingly poetic togetherness with the incredible poet John Giorno, who sadly passed away in 2019, spanning over 20 years, deeply fueled the intricate variety and depth of the works Ugo develops. Rondinone’s wide-ranging practice utilizes metaphoric and iconographic images such as clouds, animals and figures, as well as powerful declarative sayings. His work is often founded on themes and motifs from our everyday surroundings (light bulbs, masks, trees, etc.) that acquire a poetic dimension by being isolated, repeated or given specific material treatments. With respect to their form, his installations contain diverse references found within the history of art and popular culture.

A well-known recent work in this respective is Seven Magic Mountains placed in the expansive desert-lands of Nevada, USA. The installation is comprised of playfully stacked rocks coated in a special highly artificial looking coat of weather resilient day-glo paint. Imagine all hues of the rainbow paired with more subdued blacks and greys. Ugo noted the connection between these natural stones and their applied “new exterior” shapes a continuum between human and nature, artificial and natural, then and now. The contrast between the works shown at SKMU could not be higher nor more intentional. The exhibition will feature four selected large-scale works, that underline another important element to Rondione’s work: understatement. These naturally crafted objects, that exist on their own, without applied narrative, exist as bare poetic objects free for the onlooker to discover. The work All Absolute Abyss forms the leitmotif to this showing, an oversized wooden (portal), crafted with sturdy applied hardware and enamel. The door summons and beckons us; are we inside, what lies beyond, is it open, ajar or firmly shut. Together with the other works shown here; questions of belonging, of space, of nature, of interior and exterior, of fantasy, of desire and togetherness are evoked. The quiet room transports the onlooker into a secluded space, free from distracting societal noise and torrential (digital) information. Instead we are allowed to be silent. The works simply exist as they are, made with wonderful attention to detail, allowing the audience to experience them in their own respective ways. This rather melancholic world ensures that the boundaries between reality and dreamworld fade. What remains is a deeply personal suspension of time. The rest is darkness.

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