Category: scultura

05
Set

Matteo Pugliese. Spiriti ostinati

DAL 4 GIUGNO AL 15 SETTEMBRE 2016
LE SCULTURE DI MATTEO PUGLIESE
IN MOSTRA ALLA VERSILIANA DI MARINA DI PIETRASANTA (LU)

L’esposizione, dal titolo Spiriti ostinati, ripercorre la stagione creativa più recente dell’artista milanese, attraverso 35 opere appartenenti alle serie Extra Moenia, Custodi e Scarabei.
Per la prima volta, saranno presentati alcuni lavori inediti in marmo e vetro soffiato e all’ingresso del parco della Versiliana, sarà installata la grande scultura – oltre 6 metri d’altezza – Die Mauer.

La Versilia, terra d’arte e d’artisti, si appresta ad accogliere dal 4 giugno al 15 settembre 2016, a Marina di Pietrasanta (LU), la mostra Spiriti ostinati dello scultore Matteo Pugliese (Milano, 1969). La rassegna, ospitata all’interno dell’Area Festival del Parco della Versiliana, presenta trentacinque opere di Matteo Pugliese in grado di raccontare la sua produzione plastica più recente.
L’esposizione, allestita nella Villa La Versiliana e nel suo parco, che agl’inizi del ‘900 fu dimora di Gabriele D’Annunzio, è presentata da Philippe Daverio e curata dalla Imago Art Gallery di Lugano con il coordinamento artistico della Fondazione Versiliana, inserita nel più ampio progetto S.T.ART (Save Tourism & Art) promosso dal Comune di Pietrasanta.
All’ingresso del parco, la monumentale scultura Die Mauer – oltre 6 metri di altezza -, realizzata nel 2009 per il ventennale della caduta del muro di Berlino, aprirà il percorso espositivo che si declina attraverso le tre serie più conosciute e apprezzate dell’artista milanese. Da un lato, quella degli Extra Moenia, gli uomini che tentano una dolorosa rinascita attraverso una lotta con una materia-muro che li imprigiona, che impedisce loro di vivere, di crescere, di esprimersi.
Sono opere in bronzo in cui è chiara la matrice classica e il tributo alla plastica rinascimentale ma che si distinguono per essere, al tempo stesso, straordinariamente attuali e contemporanee nella frammentazione del soggetto in più parti e nell’interazione con la parete che diventa parte integrante dell’opera.Continue Reading..

30
Ago

SHOZO MICHIKAWA. AROUND THE NATURE

Il Giappone a Faenza

AROUND THE NATURE, SHOZO MICHIKAWA AT MUSEO ZAULI – mostra personale

Museo Carlo Zauli I via Della Croce, 6 I Faenza I Inaugurazione 1 settembre, 19.30

2 Settembre – 2 Ottobre 2016

In occasione di Argillà Italia, Officine Saffi presenta dal 2 Settembre al 2 Ottobre 2016 la personale Around the Nature, Shozo Michikawa at Museo Zauli realizzata in collaborazione con il Museo Carlo Zauli di Faenza.

Inaugura giovedì 1 settembre alle ore 19.30 la mostra Around the Nature, Shozo Michikawa at Museo Zauli. Un gemellaggio culturale, quello tra Zauli ed il Giappone che ha radici molto lontane – è stato molto intenso lo scambio tra l’artista ed il paese nipponico, con diversi cicli espositivi ospitati dalle istituzioni nipponiche tra il 1974 e il 1981 – e che grazie alle Officine Saffi si rinnova presentando una selezione di opere di Shozo Michikawa della collezione Officine Saffi e alcuni lavori inediti realizzati appositamente per la mostra in un’installazione suggestiva nella stanza dei vecchi forni e nella cantina delle argille, ovvero in quello che era lo studio d’artista di Carlo Zauli e che oggi è diventato sede del Museo e centro culturale.

“Luoghi nei quali il secolare lavoro della ceramica ha lasciato un’impronta profonda nei colori e nell’atmosfera stessa dello spazio e nei quali la misteriosa e naturale armonia tra muri, pareti, oggetti, opere di Zauli e del Maestro giapponese pare perfettamente compiuta, rendendo quasi tangibile uno spirito che dall’argilla passa alla forma.” L’artista giapponese proveniente da Seto, uno dei Nihon Rokkoyo, ovvero i sei più antichi centri ceramici del Giappone, è oggi uno dei più importanti esponenti della grande tradizione artistica giapponese. Le sue sono opere d’arte essenziali e dense che traggono ispirazione dalla natura. “L’energia della natura è davvero immensa” afferma Shozo …”Non importa quanto la nostra scienza o la nostra civilizzazione possano evolvere, il potere dell’essere umano è insignificante a confronto con i minacciosi eventi della natura come i tifoni, i terremoti, gli tsunami o i vulcani in eruzione.… Le mie attività creative personali sono state ispirate da vari fenomeni del mondo naturale, anche quelli a cui si può assistere nella vita di tutti giorni.”*

Un impulso originario che accomuna Carlo Zauli e Shozo Michikawa pur lavorando in tempi lontani e con pratiche diverse e di cui scrive Matteo Zauli, direttore del Museo:

“E’ il modo di sentire e di rivivere la Natura nelle forme a costituire il terreno culturale comune all’universo zauliano e alla scultura ceramica giapponese contemporanea e, in particolare, all’opera di Shozo Michikawa. Riferimento costante dell’opera del Maestro giapponese che per sua stessa ammissione non si discosta mai dal riferimento oggettuale, la forma vaso è altresì origine di tutta la ricerca ceramica di Carlo Zauli, diventandone dal 1976 anche cardine scultoreo attraverso la stagione degli sconvolti”.

Lavori che partono quindi dalla forma utilitaria dei vasi o delle ciotole e che vengono elevati ad opere d’arte plastiche. Masse di terra plasmate dalla sacralità del gesto dell’artista, che presentano molteplici tagli e sfaccettature realizzate senza che Shozo tocchi mai con le mani l’opera fino al momento della cottura.

“Armonie ed equilibri tra materia e archetipo antropologico che nel lavoro dei due artisti trovano un perfetto punto di equilibrio, quasi a rappresentare nella forma un rapporto ideale tra uomo e natura”.

Durante Argillà e in occasione della mostra, Shozo Michikawa terrà un workshop presso il Museo Zauli dove dimostrerà i procedimenti unici di creazione delle sue opere.

*Shozo Michikawa, saggio dal catalogo della mostra Fo
rbidden City.Continue Reading..

02
Ago

Christian Gonzenbach. Serut Plucs

RIBOT è lieta di presentare la prima personale in Italia di Christian Gonzenbach  (Ginevra,  1975),  una selezione di opere recenti realizzate attraverso un processo creativo sviluppato negli ultimi anni dall’artista.

Il titolo della mostra Serut Plucs, ovvero la parola “Sculptures” scritta al contrario, è un richiamo esplicito al metodo utilizzato da Gonzenbach, che consiste principalmente nel capovolgere le forme, invertire il rapporto di equilibrio tra pieno e vuoto e determinare nello spettatore un cambio di prospettiva e un nuovo punto di osservazione.

Per realizzare le sculture in ceramica smaltata dall’effetto specchiante presenti in mostra, l’artista si serve di modelli provenienti dalla tradizione della ritrattistica classica. I busti di queste figure storiche scolpite nel marmo e a noi molto familiari, vengono catturate da Gonzenbach attraverso un calco in silicone che, una volta rovesciato su se stesso, diventa la matrice per un nuovo volto dai tratti inediti. I caratteri distintivi di Omero, Platone, Apollo o Caracalla, vengono così  mostrati da un punto di vista inusuale, i nasi appaiono scavati così come le orecchie e i capelli, tutte le fattezze dei personaggi esposti subiscono un ribaltamento e l’idea del busto, come simbolo di potere, forza e bellezza immutabile viene messa in discussione. I canoni estetici convenzionali vengono letteralmente rovesciati e i ritratti assumono una nuova identità.

Per questa mostra l’artista ha anche realizzato due opere dedicate al pubblico milanese e intitolate rispettivamente: Mr. Idrev che altri non è, in questa metamorfosi, che il grande musicista Giuseppe Verdi immortalato dal famoso busto di Vincenzo Gemito e Mr. Icniv che, tra le figure emblematiche di Milano, è un omaggio a Leonardo da Vinci e alla sua genialità.

Completano il progetto espositivo, i lavori della serie Salmigondis, che confermano l’interesse di Gonzenbach per le possibili  trasformazioni della forma e della materia, indagate recentemente anche nella sua residenza al CERN di Ginevra. Le forme organiche delle sculture in cemento, prodotte dal caso e dal passaggio di stato cui sono soggetti alcuni materiali, ci restituiscono immagini rievocanti l’idea della natura e della sua manifestazione libera e quasi “grottesca” che nei giardini italiani e, concettualmente anche in questa mostra, convive spesso con il fascino decadente delle sculture ritratto. Dallo stesso spirito sperimentale dell’artista nasce anche lo special project ideato per Serut Plucs, in edizione limitata di dieci esemplari. Sculture metamorfiche in alluminio, dalla superficie movimentata e complessa, che proseguono la ricerca sul tema dell’inversione creando, attraverso un vocabolario poetico, delle forme astratte e misteriose. Continue Reading..

25
Lug

MIGUEL RIO BRANCO. De Tóquio para Out of Nowhere

Galeria Filomena Soares was founded in 1999, in Lisbon. Its main objective is to incentive contemporary artistic production, by furthering a productive dialogue between artists, curators and institutions working in the Portuguese and international art scenes.

The gallery stands in the east side of Lisbon, an area that was, for decades, an industrial pole of great importance to the city’s growth and is today one of its largest urban reconversion sites. The gallery’s space (approx. 1000m2) includes two exhibition rooms with different sizes and facilities, which allow it to host a large variety of exhibitions and other artistic events. The gallery has, from very early on, been producing monographs on contemporary art that can be browsed in one of the rooms reserved for visitors.

The gallery’s programming is guided by a strategy aimed at establishing long-time associations with authors working in every field of artistic expression. The gallery’s participation in important contemporary art fairs, as well as its collaborations with international curators – such as David Rimanelli, Rosa Martinez, Jurgen Bock, David Rosenberg, David Barro or Alexandre Melo – is one of the prospective lines it keeps constantly developing within this context.

Galeria Filomena Soares represents the following artists: Ângela Ferreira, Bruno Pacheco, Carlos Motta, Dan Graham, Daniel Senise, Dias & Riedweg, Didier Faustino, Günther Förg, Helena Almeida, Herbert Brandl, Jaime de la Jara, João Penalva, João Tabarra, Kiluanji Kia Henda, Miguel Rio Branco, Pedro Barateiro, Peter Zimmermann, Pilar Albarracín, Rodrigo Oliveira, Rui Chafes, Santiago Parra, Shirin Neshat, Slater Bradley and Susy Gómez.

Current exhibition: MIGUEL RIO BRANCO. De Tóquio para Out of Nowhere, 2016-05-26 | 2016-11-12

report by amaliadilanno

 

22
Lug

Aron Demetz – Robert Pan. AUTARK

Vernissage 20.07.2016 ore 19:00
Conferenza stampa 20.07.2016 ore 16:00 (Hotel Adler)
21.07 – 15.10.2016

AUTARK. ARON DEMETZ – ROBERT PAN
Dell’autonomia della materia e della disciplina del pensiero e della mano.

In un panorama artistico spesso dominato da formule espressive preconfezionate per facilitare la collocazione critica ed il compito di spettatori, collezionisti e addetti ai lavori, Aron Demetz e Robert Pan si possono a pieno diritto inserire nel ristretto novero degli artisti che non possono prescindere dalla sperimentazione continua e inesausta come motore primo della loro poetica e della loro prassi. Sperimentazione che coinvolge tutti gli aspetti della creazione, dalla concezione alla progettazione fino ai materiali e alle tecniche per realizzare le opere. Materiali, metodi e tecniche che eccedono la dimensione meramente “oggettuale” e tecnologica per diventare veri e propri supporti e motori di scelte poetiche e filosofiche, e che rappresentano il tema ed il fulcro della mostra ospitata presso la Galleria Doris Ghetta. Il complesso di opere esposte in galleria rappresenta anche una nuova tappa della ricerca espressiva dei due artisti, accomunati da uno stesso approccio etico e sperimentativo alla ricerca espressiva, pur mantenendo peculiarità stilistiche ben distinte.
Testo: Alessandro Romanini

Galleria Doris Ghetta
dorisghetta.com
Pontives Sud 8
info@galleriaghetta.com
39046 Ortisei, Val Gardena
+39 39 39 32 39 27

Immagine: Aron Demetz, Untitled, fire clay and bronze, 2016 – Robert Pan, AUT 1,696 ARK, mixed media and resin on wood, 2015-2016

20
Lug

RACHEL FOULLON & MATT KEEGAN. LL | EE

Galeria Pedro Cera is pleased to announce LL|EE, an exhibition by Rachel Foullon and Matt Keegan.

The guiding force of the pattern and template – both found and generated, along with the emphasis on a specific palette, emerge as clear connectors between the work of Rachel Foullon and Matt Keegan. Their handled, repurposed and tailored sculptures present their audience with wall-based Rorschachs that are specific in their manufacture but open-ended in their translation. Shared interests in the hybridity of the handmade and machined run throughout the exhibition.

In Foullon’s “Cruel Radiance” series, the artist “renovates” found pre-industrial farm tools with the addition of hand-dyed fabric and custom plated hardware. Drawing attention to their inherent geometry, she highlights their relationship to labor and the body. Having removed the tools’ value as functional implement or antique, Foullon locates boundaries between nostalgia and currency, high and low, body and machine, sacred and profane.  Double Gate, 2015 is based on rural fencing designed for livestock management. The sculpture spans from floor to ceiling and can turn 360 degrees on its center axis.  Installed here, it provides a fulcrum and animation for the wall-based works of both artists.

Keegan’s Lisbon Cutout sculptures, 2016 are a continuation of a recent series that start out as hand-cut paper forms then fabricated in laser-cut steel, folded on a brake press and powder-coated. The parenthetical titles (such as Traffic Red) come from the RAL colors applied to each work. RAL, an international color system, is used for domestic and industrial purposes. These color-coated shapes often illicit naming, a feature that interests Keegan and overlaps with his ongoing work with visual learning aids used to teach English as a Second Language. The artist’s mother created her own ESL flash cards over a fifteen-year period to teach high school and adult education students. Keegan was drawn to this collection because the images were treated as placeholders for language.

Rachel Foullon and Matt Keegan met in 2002 when they began their MFA studies at Columbia University. Upon graduating, they started a curatorial endeavor, Public-Holiday Projects. PHP organized three years of group shows at international artist-run and institutional venues including a significant exhibition with a companion publication at the Contemporary Arts Center in Cincinnati, Ohio.

RACHEL FOULLON & MATT KEEGAN
LL | EE
May 19 – Jul 27, 2016

Galeria Pedro Cera
Rua do Patrocínio, 67 E
1350-229 Lisboa
Portugal

report by amaliadilanno

20
Lug

JANNIS KOUNELLIS

CENTRO ARTI VISIVE PESCHERIA – PESARO
JANNIS KOUNELLIS a cura di Ludovico Pratesi
16 luglio – 16 ottobre 2016
Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria
Promossa da Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo
Con il patrocinio della Regione Marche

Il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, dal 16 luglio al 16 ottobre ospita la mostra JANNIS KOUNELLIS curata da Ludovico Pratesi e promossa da Comune di Pesaro-Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo, con il patrocinio della Regione Marche.
Per celebrare il ventesimo anniversario di Pescheria, adibito a Centro Arti Visive dal 1996, il grande maestro Jannis Kounellis ha realizzato una nuova installazione tra il Loggiato e la ex chiesa del Suffragio, ispirata alla realtà industriale della città di Pesaro. Un felice e atteso ritorno quello di Kounellis. Ha esposto nel 2007 Li Marinari alla galleria di Franca Mancini e nel 2011 al convento dei Servi di Maria a Monteciccardo e oggi siamo testimoni del suo intervento alla Pescheria, nato dall’esperienza presso alcune industrie pesaresi che l’artista ha visitato personalmente.
Un intervento dal potente valore simbolico, che interpreta una delle vocazioni della città marchigiana con un linguaggio forte ed evocativo, caratteristico dell’immaginario del maestro. Nel Loggiato un’installazione scenica coinvolge il soffitto e il pavimento, dando vita ad un paesaggio post-industriale, con una serie di macchinari e ingranaggi appoggiati sotto strisce di lenzuoli bianchi avvolgenti, come fossero dei sudari. Dall’alto pendono una serie di altalene che sostengono sacchi di carbone, “come un volo di corvi”, spiega l’artista.
Si prosegue nell’ex chiesa del Suffragio che, dopo un importante restauro, ha ritrovato la sua originale pianta dodecagonale (è l’unico edificio religioso dodecagonale esistente in Italia) modificata alcuni decenni fa da alcuni interventi murari, ora eliminati. Per questo spazio, Kounellis ha creato una sorta di rito funebre, incentrato su una rotaia circolare dove scorrono 5 carrelli, simili a quelli usati nelle fabbriche, carichi di cappotti neri da uomo ammucchiati. L’originale convoglio viene trainato da un cavallo da tiro, che si muove al centro del cerchio metallico.
“L’arte è una presentazione e non una rappresentazione” dice Kounellis. “Per me, la mostra è un atto unico: l’occupazione di uno spazio per il tempo di un atto unico, come si dice a teatro. Penso che per le mostre funzioni così. E la capacità dell’artista è quella di avere, o riavere, il protagonista di sempre. Il mio problema è riconsiderare come positiva la rinascita del dramma. Ecco, questo è il mio problema intellettuale e ideologico”.
E aggiunge Ludovico Pratesi: “Kounellis ha interpretato la Pescheria come un luogo dinamico, dove portare un frammento della città per farne rivivere la memoria all’interno dello spazio; un intervento che assume un significato ancora più forte perché celebra il ventennale del Centro Arti Visive”.
Nella sua lunga ed eclettica carriera, iniziata alla fine degli anni Cinquanta, quando Kounellis lascia la Grecia per trasferirsi a Roma, dove attualmente vive e lavora, l’artista ha fatto parte del movimento dell’Arte Povera, teorizzato da Germano Celant nel 1967, per poi sviluppare una ricerca basata sull’uso di materiali che rimandano da una parte all’archeologia industriale e dall’altra al mondo classico. Carbone, acciaio, putrelle di ferro, sacchi di juta e pietre compongono sculture e installazioni caratterizzate da un aspetto solenne, quasi epico, per suscitare riflessioni sulla vita e sul destino dell’umanità.
“Dopo due anni di lavori in cui abbiamo comunque mantenuto un’attività continuativa, seppur ridotta – ha dichiarato l’assessore Daniele Vimini – per la riapertura del Centro Arti Visive abbiamo puntato su uno degli artisti più importanti al mondo e tra i più amati in Italia, che ancora non aveva esposto in Pescheria ma già legato a Pesaro da una storia importante con la galleria di Franca Mancini e i suoi Rencontres Rossiniens. Per noi è una grande soddisfazione, insieme a Ludovico Pratesi curatore dell’evento, poter offrire alla città e a tutto il territorio regionale e oltre, una opportunità come questa che, arrivando fino ad ottobre, sarà anche di massimo interesse per accademie e istituti d’arte, a partire dall’antistante Liceo Mengaroni”.Continue Reading..

11
Lug

A forma do pensamento

Cristina Guerra Gallery

A forma do pensamento

curata da Miguel von Hafe Pérez

L’esposizione riunisce le opere dei seguenti artisti:

Juan ARAUJO / John BALDESSARI/ Eduardo BATARDA / AlbertoLAMB / Graham GUSSIN / Teresa HENRIQUES / Marlena Kudlička / Fernando LANHAS/ Regina MIGUEL / Juan Luis MORAZA / John ONOFRE / Diogo CHILI /Jorge PINHEIRO / Julian SARMENTO.

 

Cristina Guerra Contemporary Art
Rua Santo António à Estrela, 33. 1350-291 Lisbon
A forma do pensamento
a cura di Miguel von Hafe Pérez
fino al 30 luglio 2016

 

07
Lug

BERTOZZI & CASONI

GALLERIA D’ARTE MODERNA DI PALERMO
10 GIUGNO – 4 SETTEMBRE 2016

BERTOZZI & CASONI

La mostra presenta 12 sculture recenti- alcune inedite realizzate da due tra i più riconosciuti maestri della scultura ceramica contemporanea.

Dal 10 giugno al 4 settembre 2016, la Galleria d’Arte Moderna di Palermo accoglie all’interno del suo percorso espositivo 12 sculture di Bertozzi & Casoni, due maestri della ceramica policroma contemporanea.
La rassegna fa parte del progetto “Sicilia Contemporanea” ideato dalla GAM Galleria d’Arte Moderna di Palermo in collaborazione con l’associazione Ars Mediterranea al fine di offrire uno sguardo sui linguaggi della contemporaneità.
L’esposizione propone un excursus sulla loro produzione più recente, attraverso un nucleo di opere, alcune delle quali inedite, che caratterizzano la loro cifra espressiva più autentica, in cui l’ironia nasconde una profonda riflessione sui temi più scottanti della società contemporanea, e dove convivono realtà e finzione, meraviglia e ordinarietà.
Tra queste, si segnala Non ricordo (2015), in cui un Pinocchio burattino, malinconico e invecchiato, col viso umano e il naso allungato, è seduto su una pila di libri che altro non sono se non le varie e innumerevoli edizioni del capolavoro di Collodi.
Non mancano le tipiche ‘sparecchiature’ di Bertozzi & Casoni, ovvero rifiuti e resti di cibo, come Sparecchiatura di maggio, Mai più, Che cos’è la vita, o come Disgrazia con tulipani rossi (2012), dove la spazzatura funge da zolla dalla quale nasce un rigoglioso mazzo di tulipani popolati di farfalle, quasi a segnalare che anche dalle situazioni più sordide possa prendere vita una meraviglia della natura. Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale, Bertozzi & Casoni indagano da anni i rifiuti della società contemporanea, in una messa in scena in cui si alternano affondi nel degrado e rinvenimenti di improvvise bellezze.
Tra gli altri lavori, ecco le vanitas contemporanee di Auguri e 23 dicembre, entrambe del 2015, in cui un teschio e un bucranio (lo scheletro di una testa di bue) sono posti alla sommità di torte di compleanno, o ancora di Ossobello (2002), un ordinato accumulo di ossa. Tra le opere inedite spicca l’imponente Brillo box con pappagalli, una composizione di ‘warholiane’ scatole di detersivo Brillo, spesso utilizzate da Bertozzi & Casoni, dalla quale spuntano coloratissimi pappagalli, anc
h’essi molto presenti nelle loro realizzazioni.
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03
Lug

KAPOOR

Casamadre Arte Contemporanea
Palazzo Partanna
Piazza dei Martiri, 58. Napoli

KAPOOR
Inaugurazione 28 giugno 2016

La mostra è visitabile fino al 15 ottobre 2016

Le sculture di Anish Kapoor sembrano costruzioni materiali con fini trascendentali. Ma non lo sono. Provengono forse da storie remote e significati reconditi. Ma poi non raccontano niente. più spesso si manifestano come presenze che sgorgano dal nulla quasi per spinta naturale, in forme semplici, prelinguistiche, in certi casi solo abbozzate e ancora non nominate. Somigliano a volte a piante, fiori, frutti, come se si autogenerassero fluendo nello sguardo con un ritmo ciclico e una misura semplice e ordinata. Non sono neanche proposizioni semplici, cioè oggetti ultimi non descrivibili e solo designabili nel senso inteso da Wittgenstein, alla cui filosofia molto deve la scultura minimalista americana. avranno sempre mille nomi possibili, dice infatti Kapoor. Neppure raccolgono le forze vive, quei campi d’energia che da Beuys a Merz hanno scosso dallefondamenta l’idea stessa di scultura occidentale. si può allora sostenere che le opere di Kapoor sono concettualmente spaziali, pure astrazioni, misurazioni dell’infinito, dell’assenza più che della presenza. e riconoscere che la sua azione non è mai normativa né impositiva: se le sculture sono sospese tra materiale e immateriale, duro e morbido, solido e fluido, peso e leggerezza, luce e oscurità, anche il gesto che le mette al mondo oscilla tra forza e abbandono. Come descrivere i lavori presenti in questa mostra, forme in movimento, riflettenti, alcune in via di definizione o di scomparsa? Diciamo che gli oggetti scultorei di Kapoor sono atti intellettuali modellati dall’etimologia incerta dell’obiectum. “ciò che è posto contro o davanti”, l’obiectum, parola della tarda latinità, è ostacolo per la vista e insieme schermo che si frappone fra il soggetto di una potenza e il suo termine, come la terra tra il sole e la luna. L’obiectum per l’artista è un concetto indeterminato, possibilità tendenzialmente infinita e, come un respiro o il battito del cuore, apertura e chiusura del campo ottico. Può avere forma e vita, ma non essenza né verità. Per capire il punto di vista di Kapoor si dovrebbe poter pensare gli oggetti insieme con lo spazio, contro Kant e la sua metafisica idealistica dell’apriori, ribaltando le categorie con le quali siamo abituati a riflettere. non gli oggetti visibili nello spazio posto lì da noi, ma l’oggetto come un’unica estensione nascosta, compressa, inghiottita nelle forme sarebbe il tema principale della sua opera ormai giunta a piena maturità. noi però abbiamo difficoltà a concepire l’essere oggetto, cioè un qualcosa privo di una soggettività determinata che si costruisca in sé e per sé e ci comprenda, non una cosa realmente esistente, ma solo il contenuto di un’attività intellettuale, anzi un semplice moto dell’anima, benché niente sarebbe più vicino all’essenza dell’arte, che non ha altro scopo che produrre oggetti mentali. abbandonando i concetti di soggettività e di esperienza e riducendo l’atto di coscienza alla pura contemplazione dell’assenza e del vuoto, Anish Kapoor ha definito lentamente ma senza incertezze il proprio campo d’azione. che è una cosmogonia priva di trascendenza, figlia di un pensiero che non conosce il dualismo. Non c’è un dentro e un fuori, solo molte immagini illusorie. Perciò le sculture insistono nel raccogliere e concentrare in sé quanto più mondo esterno è possibile, come se la forma fosse una qualità interiore delle cose, irraggiungibile e intangibile. E fosse destino della scultore far sì che possa trasparire, creando un varco verso ciò che non si dà, né si può cogliere. In fondo, tutta l’arte di Kapoor ci parla di un spazio che è risucchiato e condensato in oggetti che restano muti e inespressivi, perfettamente vuoti, se pure si danno come presenze corpose e smisurate (taratantara a piazza plebiscito nel 2000) o indefinite e sfuggenti come alcuni lavori qui in mostra. Ogni volta, davanti alle sue opere, indipendentemente dalle dimensioni reali, si ha la sensazione che ci sia qualcosa di più che potremmo vedere e che magari intuiamo, qualcosa di più grande o di più chiaro, che ci potrebbe trascinare oltre ciò che vediamo, ma che resta come una potenza imprigionata. Nel suo movimento incessante, il velo dell’arte si contorce e sembra potersi scostare, lasciando immaginare un possibile svelamento, desiderato e temuto. Ma la scultura-obiectum si sporge nel vuoto di forme informi e di spazi spaziosi. Nient’altro.

Casamadre Arte contemporanea
Orario / hours
Lunedì – sabato / monday – saturday
10,30 – 13,30
16,30 – 20
Domenica / sunday
Chiuso / closed

Palazzo Partanna
Piazza dei martiri, 58
Napoli 80121
Tel. +39 081 193 60 591
fax: +39 081 197 088 67
info@lacasamadre.it

Immagine: Untitled, 2016. Silicone, wood, aluminium 155 x 155 x 35 cm