Category: scultura

11
Dic

Da vicino. “in ascolto dell’inudibile risuono dell’opera”

La galleria A arte Invernizzi inaugura mercoledì 14 dicembre 2016 alle ore 18.30 la mostra Da vicino. “In ascolto dell’inudibile risuono dell’opera” a cura di Francesca Pola, che presenta esclusivamente opere di piccolo formato a creare una costellazione di linguaggi e visioni contemporanei. L’esposizione propone una particolare modalità esperienziale dell’opera d’arte rispetto a quella riservata alle installazioni monumentali o alle opere di grande dimensione, vale a dire una immedesimazione che nasce dalla relazione diretta, quasi tattile, con la fisicità di questi lavori che, per via delle loro dimensioni, possono appunto essere osservati e compresi tramite una percezione ravvicinata.
Se l’idea di una mostra di opere di piccolo formato può annoverare illustri precedenti storici, che vanno dalla Boîte-en-valise di Marcel Duchamp, ai Microsalon parigini di Iris Clert, alle proposte itineranti di sculture da viaggio e arte moltiplicata di Bruno Munari e Daniel Spoerri, essa non pone tuttavia l’accento sugli aspetti “portatili” dell’opera di queste dimensioni, che la rendono spesso la materializzazione di un’idea che appunto si può spostare con facilità. Ad essere privilegiata nel caso di questa mostra è invece l’intimità della relazione che si viene a creare tra osservatore e singolo lavoro, nella necessità di soffermarsi con attenzione su ogni opera per comprenderne i meccanismi creativi, dando luogo a una sorta di immedesimazione per empatia tra osservatore e oggetto. Una componente non secondaria in questo processo di partecipazione è poi naturalmente quella del tempo di fruizione, che si dilata in misura inversamente proporzionale alla dimensione dell’opera stessa.
Le relazioni tra le opere in mostra rispondono a meccanismi di tipo spaziale e associativo, privilegiando quelle personalità creative caratterizzate da una riduzione significante che da sempre costituiscono l’asse portante dei programmi espositivi della galleria. Una proposta di avvicinamento non scontata, nella quale la sequenzialità non è sinonimo di serialità, così come iterazione non significa ripetizione.

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con un saggio introduttivo di Francesca Pola, la riproduzione delle opere in mostra e poesie di Carlo Invernizzi che partecipano della stessa empatia umana: a una sua frase, è anche ispirato il sottotitolo della mostra, che sottolinea appunto “l’inudibile risuono dell’opera”, percepibile solo in questo “avvicinamento di attenzione”.

Inaugurazione mercoledì 14 dicembre 2016 ore 18.30Continue Reading..

06
Dic

Michelangelo Bastiani. Diorama

a cura di Alessia Carlino

Opening 13 dicembre ore 18.30

14 dicembre 2016 >31 gennaio 2017

La galleria Emmeotto è lieta di presentare il progetto espositivo dell’artista fiorentino Michelangelo Bastiani, intitolato Diorama.

Durante il XIX secolo nacquero diversi congegni artistici la cui funzione illusoria era costruita attraverso un sapiente utilizzo della luce. Il panorama, il diorama, la lanterna magica, le dissolving views, si misero in concorrenza con le moderne tecniche scenografiche utilizzate nel teatro, ma con la sostanziale differenza di ottenere possibili sistemi illusionistici nel mondo figurativo delle immagini bidimensionali. Nel 1822 Daguerre e Buton esibirono per la prima volta al pubblico il diorama che divenne immediatamente un successo internazionale. A differenza del suo precedente, il Panorama, questo inedito e eccezionale congegno si reggeva su un principio illusionistico da scatola ottica. L’illusione non nasceva dalla infinitezza dell’immagine, bensì dalle sue trasformazioni prodotte dalle variazioni di luce. Michelangelo Bastiani, attraverso l’utilizzo del contemporaneo ologramma, ripercorre le orme dell’impresa di Daguerre e Buton. Il suo lavoro consiste nel mettere a confronto lo spettatore con immagini cinetiche, forme di esposizione interattiva ed illusione e spettacolarizzazione di un nuovo e sorprendente uso delle tecnologie più avanzate. Bastiani pone al centro del suo confronto la natura, spesso la sua indagine lo porta a ricreare l’effetto dell’acqua, nelle sue derive più effimere, come quando nella ri – creazione di una cascata cerca di imprimere attraverso sensori di movimento il passaggio dell’uomo. L’artificio consente di sondare con maggiore forza i fenomeni naturali: nella serie degli ologrammi l’artista racchiude, in barattoli di vetro, differenti elementi climatici che catturano lo spettatore nella visione di una scenografia realistica e coerente. Altro elemento fondamentale del lavoro di Bastiani è la realizzazione di installazioni site specific. Anche in questo caso l’artista sperimenta gli effetti dell’interattività digitale, ancora una volta l’acqua è il campo privilegiato d’indagine: un lago artificiale prende vita in una stanza e grazie alle tecniche messe in campo dall’artista, lo spettatore diviene parte integrante dell’opera attraverso la manipolazione delle immagini che consente un’interazione attiva e partecipe. Il confronto tra artificio e natura è un nodo centrale nella storia dell’arte: pittori, scultori, architetti nei secoli hanno ricreato il mondo attraverso la lente delle loro opere, Michelangelo Bastiani accetta questa sfida rigenerando l’universo naturale nei meccanismi digitali di ultima generazione, i suoi lavori parlano di un processo futuribile dell’arte, laddove “con l’avvento del multimediale, il museo del XXI secolo diverrà un luogo di animazione culturale permanente e collettivo”, un sogno condiviso che definirà il rapporto interpersonale tra la società e la produzione artistica contemporanea.Continue Reading..

19
Nov

Diamante Faraldo. Win back

MAAB Gallery è lieta di presentare, negli spazi di via Nerino 3 a Milano, la mostra personale di Diamante Faraldo, Win back.

L’analisi della storia e una riflessione profonda sull’evoluzione e sul concetto di Occidente, unite a un’indagine sul ruolo dell’artista, costituiscono il fil rouge della ricerca artistica condotta da Diamante Faraldo (Aversa, 1962).

Il ciclo dei lavori, presentati da MAAB Gallery, è ispirato alla figura di Orfeo, uno dei topos della cultura occidentale e rappresentazione dell’artista per antonomasia. Così come colui che, noncurante del divieto impostogli dagli Dei, mentre si trova sulla soglia degli inferi, si volta indietro verso l’amata Euridice, allo stesso modo l’artista volge il suo sguardo verso il passato, verso la nostra storia, ripercorrendola lentamente, in ogni sua sfumatura. Così, con le sue opere, Faraldo contrasta il bombardamento di immagini cui è sottoposta la società contemporanea. Per questo le sue sculture sono rese con materiale austeri, lavorati in modo da causare una perdita di percezione dei confini e i disegni sono miniaturizzati, obbligandoci a una visione ravvicinata e attenta.

Le sculture esposte, create appositamente per la mostra, sono realizzate prevalentemente in marmo con inserti di camera d’aria e, talvolta, bronzo, ebano e petrolio. Materiali aulici e antichi, simbolo di potere e classicità, messi a confronto, in un dialogo serrato, con le materie dell’oggi, assai più duttili e austere, frutto dell’era industriale. Completano il percorso espositivo alcuni disegni realizzati con la grafite e dotati, sul fronte, di una lente d’ingrandimento che ne stravolge la visione.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese), con testi di Arianna Baldoni, Jacqueline Ceresoli, Angel Moya Garcia, Rosella Ghezzi e Gianluca Ranzi.

MAAB Gallery
via Nerino 3, 20123 Milano
Tel. +39 02 89281179
gloria@artemaab.com

Opening: giovedì 15 dicembre 2016 ore 18
Dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 18
Sabato su appuntamento

Image: Diamante Faraldo, Inscape, 2016, marmo bianco di Thassos e camera d’aria, 2 x cm 72 x 54 x 7

16
Nov

Geometria del disordine. Torbjørn Kvasbø – Carlo Zauli

Officine Saffi inaugura il 14 dicembre la mostra dedicata al grande artista faentino Carlo Zauli (1926-2002) e al norvegese Torbjørn Kvasbø (1953).

A cura di Flaminio Gualdoni

Realizzata in collaborazione con il Museo Zauli e con il patrocinio del reale consolato generale di Norvegia, la mostra rievoca così “nell’incrocio tra le esperienze ormai storiche di Carlo Zauli e quelle tutte contemporanee di Torbjørn Kvasbø, il titolo di una raccolta poetica tra le più intense degli ultimi decenni, Geometria del disordine di Maria Luisa Spaziani. Figli di generazioni e di geografie diverse, ma d’animo per molti versi affine, Zauli e Kvasbø muovono da uno snodo criticamente cruciale, la negazione della forma preventiva e l’idea di opera non come compimento di un processo fabrile, ma come affermazione della problematicità del processo stesso”. (Flaminio Gualdoni)

Il nucleo della ricerca di Carlo Zauli è il semplice “grumo” di argilla a cui dà forma esaltandone le misteriose tensioni interne, la sua memoria. Nascono così opere come le Zolle, Aratura o i Vasi sconvolti. Testimonianze del profondo legame che l’artista ha con la terra e di cui cerca di cogliere “il segno della e nella terra, della e nella natura capace di imprimere quel senso vitale e costruttivo sempre presente intorno a noi e in noi”.

Torbjørn Kvasbø celebra il legame con l’argilla partendo dall’archetipo della forma- contenitore e del suo ruolo nella storia dell’uomo. Una ricerca che vede rinnovare e rivivificare questo materiale in una serie colorata Stack che sarà esposta in mostra e che ha come riferimento la classica forma del vaso, costituito da stampi di cilindri composti a spirale. ”Forma che allo stesso tempo è un corpo a sé stante, un torso tridimensionale con i propri gesti e i propri stati d’animo”. Un lavoro consapevole della resistenza della materia sulla quale Kvasbø sa di non avere alcun controllo, e che attraverso il segno si fa interprete degli stati emotivi interiori dell’artista.

In entrambi gli artisti lo strappo e la frattura, la lacerazione e la compressione, la torsione e lo schianto, non sono tuttavia affermati come presa di posizione ideologica nell’orizzonte di un atteggiamento d’avanguardia che, fatto ormai blague ripetitiva, erge il negativo a valore. Sono invece, in modo estremo e intimamente sofferto, atti amorevoli di liberazione e di complicità più profonda, momenti di ricerca di uno strato più radicalmente decisivo della ragione di forma.” (Flaminio Gualdoni)

GEOMETRIE DEL DISORDINE

CARLO ZAULI | TORBJØRN KVASBØ
Officine Saffi I via Aurelio Saffi, 7 I Milano

dal 15 dicembre al 10 febbraio 2017
Inaugurazione: 14 dicembre 18.30
Orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.30, sabato dalle 11.00 alle 18.00.
Domenica su appuntamento.
Ingresso gratuito

Immagine: TORBJØRN KVASBØ_STACK, TURQUOISE, 2010, terracotta bianca, elementi tubulari estrusi, smalto egiziano blu, h75x ⌀50 cm

-english below-

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06
Nov

Alessandro Bernardini. Fausti

a cura di Tiziana Tommei

Inaugurazione venerdì 11 novembre 2016

Dalle ore 19.00 alle ore 21.00

Secret Gallery di Luciferi fine art LAB in partnership con Galleria 33 presenta la personale di Alessandro Bernardini, Fausti. La mostra prevede un corpus di cinquanta opere realizzate tra il 2012 e il 2016, mediante assemblage, collage e tecnica mista su tela. Il progetto espositivo, curato da Tiziana Tommei, ripercorre la sua ricerca: muove dalle prime sperimentazioni del 2012-13 – in primis “Tela sei giocata” (2012) – passando per la serie dei cementi su tela (“Tela muro”, 2014 – in progress), per giungere ai più recenti catrami del 2016 e ad alcune creazioni inedite. La versatilità e la vena sperimentatrice di A. B. sfocia per l’occasione anche nella messa appunto di un profumo “IdeAle”, un prodotto dal design minimale, proposto in edizione limitata.

Gettare e stendere cemento o catrame sopra una tela bianca non è un gioco. Soprattutto se su quella tela è già stata scritta una storia. Infatti, nella migliore delle ipotesi sotto la coltre di materia c’è una superficie intonsa, mentre in altri casi, come in coincidenza del primo momento con il quale ha preso avvio il progetto aperto della serie dei cementi, c’è “un pieno”. A venire ricoperto, e dunque celato, può essere un assemblage come un testo, ma in ogni caso è una realtà in essere. La tela viene incisa, forata, tagliata, frammentata e sommersa. Raramente il risultato è ottenuto per sottrazione, e quindi asportazione di tessuto; più volte si determina infatti per addizione, e dunque assemblaggio di oggetti o stesura di materia; infine, ancora più di frequente, per giustapposizione di ambedue le soluzioni. Nel dittico “Tela involti” l’elemento della testa pare diverso nelle due versioni. In realtà è il medesimo che, nel bianco ci appare sospeso ne vuoto, mentre nel nero subissato dal catrame. Lo status di frammento, il soggetto umano femminile, la posizione entro l’area della tela e il taglio del corpo plastico rappresentano già dei significanti rispetto ai quali la colata di catrame arriva solo in parte e in seconda istanza. Mentre viene apertamente dichiarato un desiderio di leggerezza, si determina una forbice tra ricerca in chiave ludica, unita alla messa in atto di espedienti capaci di innescare una subitanea ilarità, ed esigenza di dare voce, spazio e forma a qualcosa di molto serio. I giochi di parole dei titoli, sono appunto dei giochi che, al pari dell’immediatezza tecnica non devono trarre in inganno. Se Alessandro Bernardini gioca, allora dobbiamo ricordarci che, per i bambini, il gioco è una cosa molto seria.
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17
Ott

CASA MORRA. Archivio d’arte contemporanea_Opening

CASA MORRA
Archivio d’arte contemporanea – Il gioco dell’oca – 100 anni di mostre

INAUGURAZIONE VENERDÌ 28 OTTOBRE 2016 ore 17:00
I EVENTO – 1° ANNO

JOHN CAGE – MARCEL DUCHAMP – ALLAN KAPROW

Ore 19:00 – CONCERTO 1 DANIELE LOMBARDI CAGE 1-13
Ore 21:00 – CONCERTO 2 EMANUEL DIMAS DE MELO PIMENTA

Casa Morra è un nuovo spazio museale creato da Giuseppe Morra a Napoli nel Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano, un complesso di 4.200 mq che sarà gradualmente ristrutturato per accogliere l’ampia collezione Morra: oltre 2000 opere presentate con percorsi tematici e focus su artisti. Un attraversamento nella storia dell’arte contemporanea e nei fondamentali movimenti come Gutai, Happening, Fluxus, Azionismo Viennese, Living Theatre, Poesia Visiva sino alle ricerche più avanzate italiane e straniere. Prosegue così la grande avventura del mecenate napoletano che qui sistemerà la sua ampia collezione, frutto di oltre quarant’anni di presenza attiva nello scenario internazionale dell’arte.
Morra ha infatti pianificato 100 anni di mostre, attraverso il meccanismo del gioco dell’oca fatto di rimandi, attraversamenti e ritorni. Cicli espositivi regolati dall’alchimia dei numeri 3 e 7 che coincidono di volta in volta con il numero di artisti presentati o la quantità di opere e sequenze di mostre.

Primo evento il 28 ottobre con un inedito dialogo di opere di John Cage – Marcel Duchamp – Allan Kaprow. Il principio della casualità anima il percorso simbolico del gioco dell’oca, posto a fondamento dello statuto e del divenire di Casa Morra. La prima mostra si apre pertanto con tre artisti che della casualità hanno fatto pratica creativa, applicando una svolta nel modo di vedere e percepire l’arte: Cage, Duchamp, Kaprow riuniti insieme per mostrare il desiderio di costruire un ambiente in cui agire, fare esperienza sperimentando.

Il carattere di casualità è il primo tratto distintivo dell’opera Stockroom (1961-1992), come sottolineato nelle parole di Kaprow: «…questa versione di Stockroom deve essere dipinta dal visitatore in un colore diverso ogni giorno: bianco, rosso, arancione, giallo, verde, blu, viola, nero, ripetendo questa sequenza ogni otto giorni. Le persone che hanno piacere di partecipare troveranno pennelli adatti, rulli, una scala e qualche cosa per proteggere i vestiti. Sentitevi liberi di partecipare a questo procedimento».Continue Reading..

02
Ott

Adriana Varejão. Azulejao

Nel Barocco il bello e il grottesco convivono sempre come opposti: è un’estetica che ha a che fare con i contrasti. —Adriana Varejão

Gagosian Gallery è lieta di annunciare una mostra di nuovi lavori di Adriana Varejão.

Tra gli artisti brasiliani più rinomati, Varejão è molto nota per la sua riflessione incisiva sulla storia e la cultura del Brasile, ricche e allo stesso tempo conflittuali, come rappresentato nella serie dei suoi dipinti “maiolica” iniziata nel 1988. Queste opere particolarmente creative simulano gli azulejos ovvero le maioliche dipinte che, attraverso complesse vicissitudini legate al commercio e alla colonizzazione, congiungono il Brasile con il Portogallo. L’azulejo, una mattonella quadrata in terracotta smaltata, è il mezzo decorativo maggiormente impiegato nell’arte nazionale portoghese fin dal Medio Evo. Tradizionalmente i grandi e teatrali motivi degli azulejos venivano usati per decorare gli edifici sia religiosi che secolari, omogeneizzando così l’architettura in un’unica illusione pittorica. L’azulejo ha costantemente rinnovato la sua forza nei secoli, riflettendo l’eclettismo naturale di una cultura espansiva ed aperta al dialogo. La tecnica, che si avvaleva delle lezioni degli artigiani Moreschi ispirati alle ceramiche di Siviglia e Valencia, si adattò in seguito alle formule ornamentali del Rinascimento italiano per arrivare a includere anche l’esotismo della Cina orientale. Dopo un breve periodo di ispirazione olandese, subentrarono narrazioni figurative fantastiche in bianco e blu, a dimostrazione della perfetta assimilazione di diversi elementi, e diffuse in luoghi dell’impero portoghese molto distanti tra loro come per esempio il Brasile. Il costante richiamo all’azulejo nell’arte di Varejão è una metafora del mescolarsi delle culture, sia volontario che violento. Le grandi maioliche dell’artista sono realizzate in gesso e pittura a olio su tela. Uno strato generoso di gesso è applicato sul fondo delle tele e poi lasciato ad asciugare. Durante il processo di essiccazione, iniziano ad apparire delle crepe che, come nate da un fenomeno geologico naturale, rendono ogni superficie unica ed irripetibile. Nell’arco di vent’anni questi dipinti squadrati hanno mantenuto la loro dimensione, talvolta andando a creare dei lavori monumentali come Celacanto provoca maremoto (2004–08), ora ospitato in uno spazio apposito a Inhotim, lo spettacolare parco museo di arte contemporanea nello Stato brasiliano di Minas Gerais. In questo lavoro le scritte sulla storia, la cultura, il paesaggio, la geografia e il corpo umano, che popolavano i primi dipinti di Varejão, sono incorporati in un delirio torbido di motivi blu e bianchi e di immagini frammentarie, rappresentate in una struttura a griglia a simulare un’enorme parete di maioliche. I lavori in mostra a Roma pensati appositamente per l’occasione, sono i più grandi dipinti-maiolica che Varejão abbia prodotto finora (180 cm quadrati). I motivi, quali una testa d’angelo, una colonna dorica, una rosa o una conchiglia, sono resi in sfumature leggere di blu e bianco a seconda dei singoli riferimenti storici e ingranditi fino al punto in cui iniziano a dissolversi in opulenti gesti astratti.Continue Reading..

18
Set

Quentin Carnaille. ATTRACTION

ATTRACTION by Quentin Carnaille

CAP Contemporary Art Platform in Kuwait

extended until the 28th of October 2016

Two systems separated by a void: one dives from on high, the other emerges from the earth, going towards one another, without ever meeting. Controlled by an invincible mutual attraction, each one is looking for the other, but cannot find it, in a common effort to bridge a distance that keeps them apart.

This work evokes the difficulty of meeting through the experience of a painful separation, an unceasing effort to meet, but in vain. An impossible object of desire still ardently coveted, the unhappy but visible union implicitly reveals an unseen connection, one of the strongest, through which the subjects develop the hope of an encounter.

“Without contraries there is no progression. Attraction and Repulsion, Reason and Energy, Love and Hate, are necessary to Human existence.” William BlakeContinue Reading..

18
Set

NICOLA CARRINO

A arte Invernizzi

NICOLA CARRINO
DE/RI/COSTRUTTIVITÁ. PROGETTO A ARTE INVERNIZZI. DISEGNI. RILIEVI. SCULTURE.
2 AMBIENTI. 1959.2016.

Inaugurazione LUNEDI 26 SETTEMBRE 2016 ore 18.30

La galleria A arte Invernizzi inaugura lunedì 26 settembre 2016 alle ore 18.30 De/Ri/Costruttività. Progetto A arte Invernizzi. Disegni. Rilievi. Sculture. 2 Ambienti. 1959.2016., una mostra personale di Nicola Carrino a carattere antologico. Processo unitario determinato in due ambienti conseguenti in rapporto con lo spazio della galleria.

“Ricostruttività. Reconstructing City. Ricostruttivo 1/69 E.2016. Tutte le arti concorrono alla Città. Fa urbanistica lo scultore, fa urbanistica il pittore, fa urbanistica persino colui che compone una pagina tipografica. La scultura è la forma del luogo, anzi il luogo stesso. Sono i principi che unitariamente richiamano e governano la mia visione del fare, produrre, pensare, comunicare l’arte. La scultura non è produzione di oggetti, ma comunicazione di pensiero. In questo l’oggetto è indispensabile. Tra l’architettura e la scultura, lo scarto è solo nella dimensione oggettuale. Intorno all’oggetto realizzato si mostra e si realizza nel pensiero, l’idea, la virtualità e la realtà dell’essere. Dell’esistente. Del suo affermarsi e procedere. L’arte è processo dinamico evolutivo del reale. I ‘Costruttivi Trasformabili’ sono organismi plastici modulari che svolgono azione processuale nel tempo e nello spazio della realtà contingente. L’artista comunica negli spazi dell’estetico nella possibilità propria della ricerca, e quindi nel luogo pubblico dell’estensivo urbano comunicativo. Con la presenza e il pluriaccostarsi delle unità generanti modulari. Nei blocchi possibili aggregativi. Nella dispersione della virtualità propalatrice. Ridefinendosi di volta in volta Ricostruttivamente. Nel Costruirsi, Decostruirsi, Ricostruirsi urbano ed urbanistico. Quale contenitore aggregativo di forme e dell’esistente civile, sociale e politico”, così scrive Nicola Carrino nel testo introduttivo alla mostra.

In tal senso, il primo Ambiente al piano superiore della galleria ripercorre l’iter creativo dell’artista, partendo da Progetto Spazio aperto (Realtà n.2) del 1959 e dai primi “Costruttivi” del 1963, passando alle “Strutturazioni plastiche” e “Strutture modulari” del 1964 e 1965 e quindi all’insieme costruttivo “Trasformazione dello spazio/Ellissi”, “Ellissi”, “Costruttivi/Ellissi”, con opere in parte già esposte nella sala personale alla Biennale di Venezia del 1986.

Conseguentemente il secondo Ambiente al piano inferiore, determina lo spazio con 13 differenti “Situazioni Reconstructing City” dell’attuale Costruttivo 1.69 E. 2016, organismo plastico trasformabile, composto da 57 moduli scalari in acciaio inox, appositamente realizzato per la mostra.Continue Reading..

18
Set

Roberto Almagno. Tracce

MAAB Gallery è lieta di presentare, nei rinnovati spazi di via Nerino 3 a Milano, la mostra personale di Roberto Almagno, Tracce, a cura di Marco Meneguzzo.

La mostra verrà inaugurata giovedì 29 settembre e sarà aperta al pubblico fino al 18 novembre 2016.

Una significativa selezione di sculture, tra cui Memoria (1997-2000), introdurrà il visitatore nell’incantato universo creativo di Almagno. A partire degli anni ’80, dopo un breve periodo di sperimentazioni e indagini sulla materia, Roberto Almagno (Aquino 1954) abbandona l’uso dell’argilla, del ferro e della roccia, eleggendo il legno quale unico materiale delle sue sculture. Rami, caduti e dispersi nei boschi che sorgono attorno a Roma, raccolti e lavorati lentamente; il legno dapprima dirozzato con delle raspe, viene lavorato con acqua e fuoco e gradualmente plasmato e modellato fino a raggiungere la curvatura e la perfezione formale desiderata. Gli elementi lignei, sottili e flessi, coperti da una velatura scura che assorbe la luce in maniera omogenea, sono infine assemblati tra loro in equilibri precari, apparentemente impossibili, che sfidano le leggi di gravità. Creazioni atemporali e pure, che richiamano la semplicità classica, e che appaiono, come afferma l’artista stesso, come “anime vaganti sulle quali non pesa alcuna ombra”.
L’esposizione è arricchita da una serie di lavori su carta appartenenti alla serie intitolata Ombre (2000-2005). Seppur liberato dal ruolo complementare di bozzetto, il disegno appare in stretta connessione con l’indagine plastica condotta da Almagno; la superficie della carta accoglie tracce di materia, quali la cenere e la fuliggine, confricata manualmente dall’artista e, in questo modo, parzialmente assorbita dal supporto.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano e inglese con testo critico di Marco Meneguzzo.Continue Reading..