Category: pittura

16
Ott

Hemmes. Monochrome

Galleria 33 presenta nello spazio di via Garibaldi 33 ad Arezzo la personale “Monochrome” dedicata ad un maestro dell’arte informale, Hemmes.
Formatosi dapprima negli anni dello Spazialismo e a seguire dell’Arte Povera e del Nouveau Réalisme, l’artista di origine livornese ha sviluppato negli anni un suo linguaggio identificativo, improntato su di una ricerca nutrita di materia e colore. Un iter complesso, che parte dalla riflessione sul dato fenomenico per giungere a traslarlo nell’assoluta astrazione, un fare artistico di forte originalità e rara potenza espressiva. Attivo in Italia e all’estero, nel corso della sua lunga carriera è stato presentato nelle più importanti fiere di settore, ha esposto in prestigiosi spazi istituzionali e le sue opere fanno parte di collezioni di grande rilievo.

La mostra
La mostra, a cura di Tiziana Tommei, propone un taglio preciso, enucleando dal corpus dell’artista opere monocromatiche nelle quali la materia viene governata con soluzioni che annullano il confine tra pittura e scultura. Da un lato il colore, unico, forte e puro; dall’altro la materia, modellata, sovrapposta e aggettante: “Senza titolo” di medio e grande formato in cui i pigmenti su carta su multistrato virano dalle trasparenze del ghiaccio delle opere del 2003, ai “blu Klein” del 2005 fino ai “rossi” del 2009.
Non si vuole offrire un campione rappresentativo di un percorso tanto ampio e complesso – per questo è già in programma la grande retrospettiva che il Museo Piaggio dedicherà all’artista nel 2016 – ma fare luce su una parte della produzione del livornese che conta pochi e per questo rari esemplari nei quali è pienamente manifesta la specificità del suo segno.

Testo critico
Com’è fatto?
Pittura ad olio e carta su tela. Materia applicata con successive sovrapposizioni, strappata e dipinta.
Pura arte informale.
Questa è una risposta. Informazioni corrette certo, ma non sufficienti. Manca il nòcciolo del lavoro. Continue Reading..

16
Ott

Asako Hishiki. Simbiosi armoniche

L’artista presenta 10 opere a parete e un’installazione con cui riproduce, attraverso l’evocazione del ricordo, un ambiente naturale circoscritto.

a cura di Matteo Galbiati

La Galleria Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili è lieta di riproporre nel proprio spazio a Milano la giovane artista giapponese Asako Hishiki con la nuova mostra personale intitolata Simbiosi Armoniche. Dopo il felice esordio di Natura Tenue nel 2012, Hishiki si misura con altre tematiche presentando un progetto inedito e itinerante, promosso e sostenuto da NOMURA JOSEI PRIZE, bando che, indetto in Giappone lo scorso anno, l’artista ha vinto.

La mostra, concepita in tappe in diverse città, tra cui Meda, Monza e Cremona, ruota attorno alla già frequentata tematica della Natura che, in questo caso, si ispira al giardino orientale e alla musica. L’artista presenta una composizione di dieci opere a parete e un’ installazione con cui riproduce, attraverso l’evocazione del ricordo e la sollecitazione sinestetica di olfatto e udito, un ambiente naturale circoscritto, suscettibile al mutamento del tempo e dei moti dell’animo.

Il progetto trae ispirazione dall’incontro, e relativo studio intenso e proficuo, di Hishiki, con la figura emblematica del compositore giapponese contemporaneo Toru Takemitsu (1930-1996); accomuna, infatti, entrambe le ricerche, la relazione attiva con il mondo naturale, esperito quotidianamente attraverso l’osservazione costante dei fenomeni atmosferici e dell’avvicendamento delle stagioni. L’analogia e il connubio tra le loro visioni avviene in un luogo preciso: il giardino giapponese. Tradizionalmente esso è concepito come riproduzione del macrocosmo riportato su scala ridotta, attraverso l’orchestrazione meditata dei vari elementi principali identificati dalle rocce, dall’acqua e dalla vegetazione. L’intenzione sottesa è quella di suggerire la spontaneità dei principi che regolano la Natura. La variabilità e il cambiamento fanno capo al concetto di “impermanenza” e sono categorie assimilabili sia al mondo naturale che, metaforicamente e simbolicamente, al processo creativo musicale e artistico. La Natura di Hishiki, così come la musica di Takemitsu, non è un processo fisso e statico, ma un flusso costante di momenti differenti, inaspettati e sorprendenti che scandiscono un percorso temporale ed esperienziale coinvolgente e avvolgente per lo spettatore che viene toccato profondamente nella propria intima sensibilità. Chi guarda si trova così coinvolto fisicamente e spiritualmente ed è reso parte integrante del quadro e delle energie. Da questo deriva il titolo: Simbiosi Armoniche. Continue Reading..

15
Ott

Jan Fabre. Gli Anni dell’Ora Blu

Pareti, oggetti, intere stanze ed edifici vengono trasformate attraverso il segno ossessivo della penna, annullate ma allo stesso tempo consacrate nelle loro forme dal passaggio dell’artista.

È con grande piacere che Magazzino annuncia la quinta personale dell’artista belga Jan Fabre in galleria. La mostra, intitolata Gli Anni dell’Ora Blu presenta per la prima volta in Italia la serie omonima di opere realizzate con la penna Bic negli anni Ottanta e Novanta. La bic-art, questo il termine con cui Fabre designa questo ramo della sua produzione, inizia alla fine degli anni Settanta con una serie di performance, in cui l’artista si relaziona, espandendo la tradizionale bidimensionalità del disegno, allo spazio e alla storia dell’arte. Pareti, oggetti, intere stanze ed edifici vengono trasformate attraverso il segno ossessivo della penna, annullate ma allo stesso tempo consacrate nelle loro forme dal passaggio dell’artista.

In questo contesto si sviluppano alcune tra le opere più celebri di Fabre come la serie Ilad of the Bic-Art, Tivoli (il cui video è presentato in mostra) del 1991 o la Blaue Raum realizzata nel 1988 al Bethanien o il monumentale The Hour Blue in collezione allo SMAK di Gent, fino a Das Medium (una delle prime opere di bic Art, realizzata nel 1979) in cui il disegno si materializza nell’oggetto, e il medium dell’opera diventa il corpo.

Nella serie di opere presentate in mostra, Fabre sintetizza un universo di simboli, metafore, fantasie e realtà, che emergono, quasi senza contorno, dal blu profondo del disegno. L’ora crepuscolare è essa stessa una metafora di un passaggio, di una metamorfosi, un tema che ricorre nella produzione pluridecennale dell’artista fiammingo.
Pugnali, spade, demoni, animali reali e fantastici, un immaginario che spesso attinge alla storia dell’arte e più in generale a una dimensione spirituale e mistica che si risolve però spesso nell’universo materiale della natura e dei suoi passaggi, guidano il nostro sguardo attraverso un mondo-momento (la metafora del crepuscolo) in cui le figure emergono sulla superficie scarabocchiata, sembrano prevalere e al contempo essere risucchiate dal gesto invasivo tracciato dalla penna.

In qualche modo, come nota Lorand Hegyi nel suo testo per la mostra realizzata al Museo Metropole Saint-Etienne nel 2011, l’Ora Blu è forse l’invito migliore per “schiudere agli occhi dell’osservatore, l’universo poetico e sensibile dell’eccezionale creatore che è Jan Fabre”.Continue Reading..

08
Ott

Alberto Burri. The Trauma of Painting

The exhibition positions the artist as a central protagonist of post-World War II art and revises traditional narratives of the cultural exchanges between the USA and Europe in the 1950s and ’60s. It demonstrates how Burri created a new kind of picture-object that directly influenced Neo-Dada, Process art, and Arte Povera.

curator Emily Braun, Megan Fontanella, and Ylinka Barotto

From October 9, 2015, to January 6, 2016, the Solomon R. Guggenheim Museum will present a major retrospective—the first in the United States in nearly forty years and the most comprehensive in this country—devoted to the work of Italian artist Alberto Burri (1915–1995). Exploring the beauty and complexity of Burri’s process-based works, the exhibition positions the artist as a central protagonist of post–World War II art and revises traditional narratives of the cultural exchanges between the United States and Europe in the 1950s and ’60s. Burri broke with the gestural, painted surfaces of both American Abstract Expressionism and European Art Informel by manipulating unorthodox pigments and humble, prefabricated materials. A key figure in the transition from collage to assemblage, Burri rarely used paint or brush in conventional ways, and instead worked his surfaces with stitching and combustion, among other signal processes. With his torn and mended burlap sacks, “hunchback” canvases, and melted industrial plastics, the artist often made allusions to skin and wounds, but in a purely abstract idiom. The tactile quality of his work anticipated Post-Minimalist and feminist art of the 1960s, while his red, black, and white “material monochromes” defied notions of purity and reductive form associated with American formalist modernism. Bringing together more than one hundred works, including many that have never before been seen outside of Italy, the exhibition demonstrates how Burri blurred the line between painting and sculptural relief and created a new kind of picture-object that directly influenced Neo-Dada, Process art, and Arte Povera.

Alberto Burri: The Trauma of Painting is organized by Emily Braun, Guest Curator, Solomon R. Guggenheim Museum; Distinguished Professor, Hunter College and the Graduate Center, City University of New York; and Curator, Leonard A. Lauder Cubist Collection, with Megan Fontanella, Associate Curator, Collections and Provenance, and Ylinka Barotto, Curatorial Assistant, Solomon R. Guggenheim Museum. An accompanying study was led by Carol Stringari, Deputy Director and Chief Conservator, Solomon R. Guggenheim Foundation.

The Guggenheim Museum acknowledges the collaboration of the Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello, Italy.

“This comprehensive exhibition of the work of Alberto Burri affirms his position as a leading pioneer of postwar European art and one of the most groundbreaking artists of his time,” stated Richard Armstrong, Director of the Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation. “Through the scholarship of our curatorial team led by Emily Braun, the Guggenheim is bringing to light new aspects of Burri’s experimental and innovative practice. We welcome the opportunity to reacquaint twenty-first-century museumgoers with Burri’s legacy and to reexamine his impact both on his contemporaries and on a new generation of artists.”Continue Reading..

02
Ott

REBECCA HORN. The Vertebra Oracle in Napoli 2015

REBECCA HORN

The Vertebra Oracle in Napoli 2015
inaugurazione: sabato 10 ottobre ore 11,00

Lo Studio Trisorio inaugura la nuova stagione espositiva sabato 10 ottobre 2015, alle ore 11,00, con una personale di Rebecca Horn.

Artista fra le più versatili e creative del nostro tempo, Rebecca Horn utilizza diversi linguaggi: installazione, scultura, performance, pittura, film e poesia.
Nel corso degli ultimi quattro decenni il suo lavoro si è sviluppato unendo la riflessione su questioni metafisiche e un profondo desiderio di comprendere l’esistenza umana.

La sua ultima volta allo Studio Trisorio di Napoli è stata nel 2012 quando – dopo 10 anni esatti dall’installazione Spiriti di madreperla in Piazza del Plebiscito – è tornata a ripensare, con la mostra Capuzzelle, ai temi della rinascita, della reciprocità fra la dimensione della vita e quella della morte. Le “capuzzelle” (teschi in ghisa) hanno continuato ad accompagnare il suo lavoro per molti anni e in diversi musei, a Berlino, Nuova Delhi, Maribor, Mosca, fino alla recente mostra della Llotja a Palma di Maiorca.

Per la mostra di Napoli saranno presentate sculture e disegni legati alla poesia, come Vertebra Oracle for the future. Sarà in mostra anche la grande scultura Revelation of a Tree: rami in bronzo, attraverso estensioni meccaniche, convergono nel centro di energia dell’albero.

Rebecca Horn sarà presente all’inaugurazione.

La mostra si potrà visitare fino al 31 dicembre 2015 – PROROGATA al 16 gennaio 2016

Biografia
Rebecca Horn ha presentato le sue prime grandi performance a Documenta 5 di Kassel (1972), e da allora le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali, presso importanti musei internazionali, come le grandi retrospettive al Guggenheim Museum di New York (1993), alla Tate Gallery Londra (1994), alla Nationalgalerie di Berlino (1994), al Martin-Gropius-Bau di Berlino (2006), presso il Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo (2009) e il Centro Cultural Banco do Brasil a Rio de Janeiro e San Paolo (2010). Per il suo lavoro, Rebecca Horn ha ricevuto molti premi e riconoscimenti, tra i quali il Barnett e Annalee Newman Award (2004), il Praemium Imperiale, (Tokyo) e lo Hessischer Kulturpreis (entrambi 2010), la Grande Médaille des Arts Plastiques (Parigi 2011). Nel 2010 ha fondato la Fondazione Moontower.
Ha realizzato i film: Der Eintänzer (1978), La Ferdinanda – Sonate für eine Medici Villa (1981), Buster’s Bedroom (1990), Cutting Through the Past (1995), e Moon Mirror Journey (2012). Nel 2008 ha diretto e disegnato le scene e i costumi dell’opera Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino per il Festival di Salisburgo. In Italia sue installazioni sono in collezione permanente presso il museo MADRE di Napoli e presso il Castello di Rivoli.Continue Reading..

01
Ott

Teresa Iaria. Changeables

La galleria PIOMONTI arte contemporanea è lieta di presentare la mostra “Changeables” di Teresa Iaria a cura di Laura Cherubini, che inaugurerà il 7 ottobre 2015 alle ore 18.

Il progetto espositivo è frutto di un lungo processo di riflessione, che trova inizio nella ricerca dell’artista intorno alla “Natura”, quale origine e complessità delle cose, analizzata sotto il profilo della sua continua dinamicità che include tutte le entità (tra cui l’essere umano) quali processi che indagano processi coinvolti in un unico movimento vitale.
A partire da questa visione si sviluppa il lavoro proposto in mostra, idealmente articolato in tre tappe: La riflessione sull’Olomovimento alla base di tutta la produzione dell’artista; l’evoluzione zoomorfa nelle tele prodotte durante la residenza all’Isola Comacina nell’estate 2015; la successiva sintesi espressa nelle opere realizzate per la mostra e segnate da una nuova impercettibilità e rarefazione.

La nuova produzione risente della dimensione solitaria dell’isola che costringe a una introspezione più forte e allo stesso tempo a un più stretto confronto con la realtà ambientale. E proprio la dimensione isolana, intesa anche in senso metaforico, viene proposta attraverso una nuova scultura, quale input relazionale tra le varie opere pittoriche. L’idea di localizzazione arricchisce la riflessione sui processi, espresso tradizionalmente dall’artista attraverso la rappresentazione della totalità concepita parcellizzando spazio e tempo con un fitto tessuto semantico di segni tensionali, frecce, che invitano lo sguardo dello spettatore a scorrere sulla tela in un continuum inclusivo.

Teresa Iaria, laureata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma e in Filosofia all’Università “La Sapienza” di Roma con una Tesi in Estetica, è interessata all’intersezione dei linguaggi come centro delle potenzialità delle immagini che, nella sua ricerca, hanno accolto anche la musica e la fisica teorica. Suoi lavori sono stati pubblicati in varie riviste come “Nature Physics” e “Plastik art & science” univ-paris 1. Insegna Tecniche e Tecnologie della Pittura all’Accademia di Belle Arti Brera di Milano. E’ autrice di articoli in “Aesthetics in Present Future”, Lexington Books, 2013 e saggi, come il recente “Regole e Fughe. Analogie metafore e modelli nei processi creativi “Postmedia books 2014. Tra le mostre più recenti: Zoomorphic Code” a cura di Laura Cherubini, Residenza D’artista Isola Comacina, Como 2015; “Surface to Edge”, Cypress Collage Art Gallery, Los Angeles, CA 2015; “Teresa Iaria/Astrae Ari2e – Getulio Alviani/Galileo Intuitiva”, PIOMONTI arte contemporanea, Roma 2014; Flash Art Event (Solo show) 2013; “20 X Ettore Majorana” Palazzo Manganelli, Catania 2012.

Immagine: Teresa Iaria. Zoomorfic code, 2015, acrilico su tela, cm80x100

Teresa Iaria
Changeables
Catalogo con un testo di Laura Cherubini
dal 7 ottobre al 7 novembre 2015
Inaugurazione: 7 ottobre ore 18

PROROGATA al 24 novembre 2015
Info: permariemonti@gmail.com / tel. 06.68210744
www.piomonti.com
Lun: dalle 15 alle 20 / dal Mart. al Sab: dalle 11 alle 20

30
Set

TURI SIMETI. Opere bianche

Turi Simeti Opere bianche
30 settembre 2015 – 19 dicembre 2015

La galleria Dep Art inaugura la nuova sede con una mostra dedicata a Turi Simeti. Dopo quasi 10 anni di attività, la galleria Dep Art apre un nuovo spazio espositivo per l’arte contemporanea italiana ed internazionale nel cuore di Milano con una mostra dedicata a Turi Simeti che per l’occasione presenterà una ventina di tele a rilievo bianche, realizzate fra i primissimi anni Sessanta e il 2015.

L’esposizione, curata da Federico Sardella, si configura come un omaggio ad uno degli artisti più rilevanti del panorama artistico non solo italiano, attivo da oltre 50 anni e contraddistintosi per la capacità di intraprendere una ricerca originale e coerente che vede la forma e l’equilibrio al centro della sua ricerca.

Turi Simeti, fin dagli esordi, si confronta e dialoga con il contesto artistico internazionale. All’indagine puramente bidimensionale, l’artista risponde con il perfezionamento del luogo della pittura che diviene tridimensionale, inizialmente con applicazioni sulla tela di elementi a rilievo e poi con l’estroflessione che segna il primo passo verso una sorta di pittura-oggetto, attraverso una ideale dialettica tra le spinte di una struttura interna e le forme volte all’esterno. In un contesto di una rigorosa aspirazione riduzionista, il suo linguaggio acquista ben presto una definita riconoscibilità, attraverso l’uso della monocromia e del rilievo come uniche procedure compositive. Figura emblematica e cifra iconica di questa ricerca è l’ellisse che per Simeti è il principio sul quale si struttura la sua arte e che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera artistica.

La rassegna propone tele esclusivamente bianche di dimensioni differenti e di epoche diverse, con una particolare attenzione alla produzione più recente.

La mostra sarà accompagnata da una monografia bilingue italiano ed inglese di circa 120 pagine con testo critico di Federico Sardella, la riproduzione di tutte le opere esposte, una selezione delle più importanti opere dell’artista ed apparati inediti concepiti per l’occasione dal curatore della rassegna con la collaborazione dell’Archivio Turi Simeti.

Questa esposizione segna il passaggio della galleria Dep Art, fondata da Antonio Addamiano nel 2006, nella nuova sede di via Comelico – sempre a Milano – uno spazio di 260 mq distribuito su due livelli, strutturato per rispondere alle esigenze espositive degli importanti artisti rappresentati da Dep Art. La galleria prosegue così nella sua crescita: nel corso degli anni ha stretto infatti legami con le istituzioni pubbliche territoriali e internazionali, coinvolto personaggi di rilievo in ambito culturale e dato avvio all’archiviazione delle opere di Turi Simeti, del quale, con la cura di Antonio Addamiano e Federico Sardella, entro il 2016, sarà dato alle stampe il Catalogo Ragionato delle opere su tela.

 TURI SIMETI. Opere bianche
dal 30 settembre al 19 dicembre 2015

Galleria Dep Art
via Mario Giuriati, 9 Milano
mar-sab 15-19 o su appuntamento
ingresso libero

 

11
Set

Paolo Gioli. Opere alchemiche

Apre al pubblico il 24 settembre alla Galleria del Cembalo, e proseguirà fino al 14 novembre, una grande mostra sul lavoro di Paolo Gioli

Le immagini di un esploratore della visione tra fotografia, cinema e pittura

“Quello che mi interessa enormemente è la formidabile capacità che la materia fotosensibile ha nel manomettere e immaginare, quasi sempre drammaticamente, ogni cosa tocchi”.
È qui, nell’incontro formidabile tra luce e materia, che ha luogo l’azione fotografica e artistica di Paolo Gioli, cui la Galleria del Cembalo dedica Opere alchemiche, la grande mostra che apre al pubblico il 24 settembre e fino al 14 novembre porterà in quattro delle sue sale oltre ottanta immagini.
Esploratore della visione, Gioli è approdato alla fotografia, e al cinema, dopo essere passato, sin da giovanissimo, per l’esperienza della pittura, individuando in ciascuno dei territori attraversati un percorso estraneo a ogni schematica catalogazione. L’esposizione proposta dalla Galleria del Cembalo dà pieno conto di un’arte che tocca fotografia, cinema e pittura, e si propone come prima mostra a Roma – almeno dai tempi di quella organizzata al Palazzo delle Esposizioni nel 1996 – che significativamente rappresenta la coniugazione di tre universi visivi.
I disegni degli anni Sessanta, i quadri dei Settanta, così come i film, confrontandosi in mostra con esemplari di serie fotografiche – Sconosciuti, Toraci, Vessazioni, Luminescenti, Volti attraverso – trattano la fisicità della figura umana proponendo di volta in volta visioni pop, dadaiste, espressioniste, surrealiste, neoclassiche, barocche e rinascimentali, sempre mantenendo una straordinaria coerenza di approccio ed elaborazione. La categoria della ricerca incontra spesso, nell’opera di Gioli, quella dell’invenzione: ne è frutto una fotografia non intesa come copia del reale, in cui un’attitudine tecnica divenuta sapienza conduce – come ha scritto Giuliano Sergio – a “un’essenzialità che è diventata disciplina mentale ed estetica per cercare l’origine della fotografia e ottenere risultati altrimenti inimmaginabili”.Continue Reading..

07
Set

May Hands. Freschissimi

May Hands
‘Freschissimi’
18 September – 20 October 2015, Opening 17 September 2015, 7pm
T293 Rome

T293 è lieta di annunciare la prima mostra personale dell’artista britannica May Hands. Con il titolo di Freschissimi, la mostra comprende un’installazione e una nuova serie di dipinti e sculture create dall’artista durante la sua residenza estiva nella città di Roma.

L’appropriazione di oggetti urbani estrapolati dal quotidiano ha sempre caratterizzato il contenuto del lavoro di May Hands. Tramite questi materiali, l’artista riflette criticamente sull’ambiente che la circonda con lo stesso atteggiamento di un outsider, sebbene proveniente da una simile cultura di matrice europea. In Freschissimi, questa istanza critica prende la forma di una riflessione personale sui segni visuali del materialismo contemporaneo e dei suoi scenari urbani, e la sua ricontestualizzazione traduce questa riflessione in un’ampia gamma di risultati tutti visibili in questa mostra.

La serie di lavori esposti nella stanza principale della galleria ingloba gli elementi superflui che ricorrono nei nostri quotidiani transiti urbani e rituali di consumo. Qualcosa di così umile e contingente come la carta da imballo per alimenti registra segni e gesti fortuiti e casuali, che provengono sia dall’uso rozzo dei consumatori che dalle azioni e consuetudini della pratica artistica di May. Questi lavori sviluppano ancora di più questo elemento di contingenza e temporalità, anche attraverso l’installazione che li accompagna: la sua struttura, i suoi colori e la forma rispecchia e al contempo ridefinisce i dipinti sul muro opposto.

L’interrogazione sulla vita e il destino degli oggetti, e su come tirare fuori la bellezza da ciò che viene scartato, prende una piega ancora più radicale nell’ultima stanza della galleria. Una nuova serie di sculture è stata creata dai calchi di secchi contenenti gli stessi residui urbani che inabitano anche le tele. Realizzati secondo lo stesso approccio tramite cui sono stati creati i dipinti, benché assumendo forma scultorea, questi lavori introducono l’elemento di casualità in quanto l’attitudine volontariamente approssimativa nel controllare pienamente il processo di modellazione del gesso, e il comportamento dei materiali addizionali, viene perentoriamente esposta negli strati che compongono la scultura.Continue Reading..

04
Set

Jinny Yu – Don’t They Ever Stop Migrating?

Jinny Yu
“Don’t They Ever Stop Migrating?”
Nuova Icona è lieta di annunciare venerdì 4 settembre l’inaugurazione della mostra personale di Jinny Yu “Don’t They Ever Stop Migrating?” presso l’Oratorio di San Ludovico.

L’installazione dell’artista Jinny Yu, allestita esclusivamente per l’Oratorio di San Ludovico a Venezia, include un imponente dipinto tridimensionale e un’opera audio.
Riflettendo sulle recenti crisi migratorie nel Mediterraneo e nel Golfo del Bengala, il suo nuovo lavoro Don’t They Ever Stop Migrating? insiste sull’analisi del complesso ruolo del singolo in questo mondo globalizzato. Usando estratti dal film Uccelli di Hitchcock come metafora, la mostra esamina svariate nostre reazioni e comportamenti come società nei confronti della migrazione di massa.

Nata a Seoul (Corea) e residente tra Ottawa (Canada) e Venezia (Italia), il lavoro di Jinny Yu è stato ampiamente esposto, annoverando mostre in Canada, Germania, Giappone, Italia, Portogallo, Corea del Sud, Inghilterra e Stati Uniti, in diversi musei, gallerie d’arte pubbliche, centri gestiti dagli stessi artisti, festival internazionali d’arte, mostre-mercato d’arte e gallerie d’arte commerciali: McMaster Museum of Art (Hamilton), Richmond Art Gallery (Vancouver) Ottawa Art Gallery, Confederation Centre Art Gallery (Charlottetown), Galerie du Nouvel-Ontario (Sudbury), Carleton University Art Gallery (Ottawa), St. Mary’s University Art Gallery (Halifax), Produzentengalerie plan.d. (Düsseldorf), Kyoto Municipal Museum of Art (Kyoto), Bevilacqua La Masa Foundation (Venice), Kunst Doc Art Gallery (Seoul), Conduit Street Gallery at Sotheby’s (London), Pulse New York and Miami Beach and ISCP Gallery (New York).
È stata fra gli artisti residenti all’ International Studios and Curatorial Program a New York, al Nanji Art Studios in Seoul e al The Banff Centre for the Arts.

Yu, Professoressa Associatoa di Pittura all’Università di Ottawa, è stata conferita del premio Mid- Career Artist Award da parte del Concilio per le arti di Ottawa, del premio Laura Ciruls Painting Award dall’Ontario Arts Foundation in 2012 ed è stata finalista del premio Pulse New York 2011. I suoi lavori sono stati supportati dal Canada Council for the Arts, dall’ Ontario Arts Council e dal Conseil des Arts et des Lettres du Quebec.Continue Reading..