La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inaugura, venerdì 9 agosto 2024 alle ore 20,00 l’ultima proposta espositiva della stagione estiva all’interno della project room, una collettiva al femminile che pone in dialogo le opere di tre artiste: Flavia Bucci, Virginia Carbonelli e Daniela Daz Moretti. La mostra, dal piccolo al grande, dal mini al maxi, dal micro al macro, a cura di Azzurra Immediato, intende esplorare tre differenti visioni in un vivido dialogo tra dimensioni. Il progetto è un invito a rintracciare nella collettività simboli e segni incisi che ci riuniscono all’origine di un’unica trama esistenziale.
Attraverso le parole della curatrice entriamo in questo sensibile ensemble in cui punti, linee e superfici si restringono per poi dilatarsi conducendo lo sguardo e il senso oltre il limite del visibile.
”Flavia Bucci celebra il tempo come forma di poesia visiva, mediante cui gesti rituali trasformano lo spazio in una dimensione contemplativa. Attraverso un dialogo sottile tra l’effimero e l’eterno, le sue opere guidano in un viaggio attraverso i cicli della vita e della percezione umana, rivelando la bellezza nascosta nel transitorio. Virginia Carbonelli, con la sua grafia cromatica, crea un ponte tra pensiero e materia. Le sue opere non sono solo tracce visive, ma testimonianze di un dialogo silenzioso tra l’artista e il mondo, dove ogni segno e ogni linea rappresentano una riflessione profonda sull’essenza dell’anima e sulla memoria collettiva. Daniela Daz Moretti plasma il concetto di trasformazione attraverso i suoi nidi di creta, riflettendo un ritorno alle origini e una ritualità personale che fonde materia e memoria. Ogni opera si fa simbolo della continuità tra passato e presente, invito a riconsiderare il significato del tempo e della crescita interiore.
Dal piccolo al grande, dal mini al maxi, dal micro al macro rappresenta una opportunità per immergersi nell’arte che sfida i confini, invitando il pubblico a riflettere e a esplorare le complessità dell’esperienza umana, seguendo il perimetro di quella geometria variabile che la galleria Orizzonti Arte Contemporanea reca con sé, definendo un invisibile ma sensibile spazio in cui insistono prospettive, pensieri, idee che ragguagliano sulla imprescindibile necessarietà del pARTicolare. Dai meandri atavici della Città Bianca alle dimensioni esplorate e mostrate dalle tre artiste, a segnare un percorso che pone il dettaglio come spazio di vita e, soprattutto, come varco di nuova esplorazione, priva di confini”.
Flavia Bucci, Virginia Carbonelli, Daniela Daz Moretti dal piccolo al grande, dal mini al maxi, dal micro al macro
a cura di Azzurra Immediato
Inaugurazione 9 agosto 2024 ore 20,00Dal 9 agosto al 4 settembre 2024
La serata inaugurale vedrà la partecipazione della scrittrice e poetessa Mara Venuto Reading poetico, lettura di poesie inedite e dedicate alle artiste
Orario visite:
dal lunedì al sabato 11.00-13.30 e 18.00-22.00 domenica solo mattina
INGRESSO LIBERO
Communication Manager
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com – info@amaliadilanno.com
Immagini nel testo:
Daniela Daz Moretti, Nidi d’Acqua, impasto semire, tecnica mishima e ricerca personale smalti e fondenti, 2024
Virginia Carbonelli, Giochi di Blu su grigio, tecnica mista (acrilico, penna bianca, china, grafite, matita) su carta Ingres, 2018
Immagine in evidenza: Flavia Bucci, trame, china e acrilico su carta, 200×150, 2021
Alla Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni prosegue la bipersonale degli artisti turchi Ufuk Boy eDoğuÇankaya, dal titolo fly inwards fly homewards, a cura di Ipek Çankaya.
L’approccio curatoriale della mostra pone in evidenza la profonda introspezione degli artisti coinvolti necessaria per riflettere sulla questione casa/patria, il continuo dilemma dei nostri tempi. Questo approccio è un invito a esplorare i percorsi reali, emotivi e psicologici che conducono verso casa, con le riflessioni sull’esperienza in luoghi diversi a breve o lungo termine e la compagnia che favorisce questo viaggio.
La nostra epoca contemporanea è caratterizzata da diverse modalità di cambiamento dei luoghi dove vivere e da sfide per raggiungere questi nuovi luoghi in cui le persone stabiliscono la propria casa. Alcuni viaggi nascono da crisi, altri dalla ricerca deliberata dell’individuo.
L’indagine curatoriale della mostra è interessata alla rappresentazione poetica di situazioni di potenziale crisi, concentrandosi sull’elemento umano piuttosto che sulle teorie politiche a proposito di migrazione. Inoltre esplora la rappresentazione visiva del senso di libertà e della speranza per una vita migliore in un posto nuovo. Infatti si concentra sull’espressione attraverso la pittura e la scultura di ciò di cui le persone hanno bisogno personalmente e culturalmente nelle loro relazioni con l’ambiente, per questo gli artisti ci mostrano quello che sta a loro più a cuore e ciò di cui hanno più bisogno nella vita: di libertà, di serenità, di amicizia, di uno spazio fisico…
La mostra si concentra anche sull’importanza di avere il sostegno della comunità in cui si vive. Tutti insieme, questi fattori contribuiscono a far sì che una persona trovi la strada verso casa oppure un nuovo posto dove si sentirà accolta come se fosse a casa. Le parole chiave di questa mostra infatti sono: imparare a volare, senso di libertà, strade da percorrere, viaggiatore, migrante, stare a casa, stare all’estero e compagnia; mentre le sensazioni che più mette in luce sono i sentimenti umani fondamentali come il desiderio, la speranza, la curiosità, la preoccupazione, il dolore e la solidarietà che rimangono gli stessi indipendentemente dal tempo o dalla geografia. Ipek Çankaya
UFUK BOY DOĞU ÇANKAYA fly inwards fly homewards
a cura di Ipek Çankaya
visitabile fino al 7 agosto 2024
La mostra è in collaborazione con Halka Art Project Turchia
Orario visite:
dal lunedì al sabato 11.00-13.30 e 18.00-22.00
domenica solo mattina
INGRESSO LIBERO
La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inaugura sabato 18 maggio 2024 alle ore 19.00 la stagione espositiva della Project Room con la mostra personale di Emilio D’Elia, dal titolo al riparo dai rumori del mondo, a cura di Ilaria Caravaglio.
Dopo una lunga carriera a Parigi Emilio D’Elia ritorna alla natia San Pietro Vernotico (BR) e accoglie con grande entusiasmo l’invito a progettare una mostra per lo spazio interno della galleria ostunese. Riflettendo su una visione espositiva universale, l’artista pratica un esercizio d’infinito e apre simbolicamente, dal centro storico della città bianca, le porte di un’arte silente al fragore di visitatori e turisti in arrivo da ogni parte del mondo.
In mostra una serie di opere dipinte tutte su carta, la maggior parte inedite e realizzate appositamente per l’occasione. Al centro della ricerca dell’artista la profonda attrazione per la materia e l’energia, i pianeti, le stelle e l’indissolubile legame tra il micro e macrocosmo. Nella leggerezza e poesia della carta si possono apprezzare ancor più la delicatezza e un’aura di sacralità, come anche quella forte vibrazione ed energia vitale incontenibile che contraddistinguono i lavori di D’Elia.
Le opere trasudano sempre una immensa serenità ed emerge dal lavoro dell’artista una intensa capacità di osservazione interna ed esterna, al contempo. D’Elia riesce a cogliere sfumature di un’intimità profonda in cui l’osservatore può rispecchiarsi e riflettere. D’altronde, la meditazione, come il raccoglimento, risultano determinanti nel suo lavoro, pratiche di vita essenziali proprio come si evince dal titolo di questa personale.
L’inaugurazione, alla presenza dell’artista e della curatrice, si terrà sabato 18 maggio 2024 alle ore 19.00, la mostra sarà visitabile fino al 13 giugno 2024.
Emilio D’Elia, al riparo dai rumori del mondo
a cura di Ilaria Caravaglio
Inaugurazione 18 maggio 2024 ore 19,00
La mostra è visitabile fino al 13 giugno 2024
orario visite: dal lunedì al sabato 11-13.30 e 17-19 domenica solo mattina
Communication Manager Amalia Di Lanno www.amaliadilanno.com – info@amaliadilanno.com
Immagine in evidenza: Di fronte alla collina serena, dettaglio, 2024
Immagini in basso sx: Passo in silenzio, pigmenti naturali su carta, 2020
Immagine in basso dx: L’orto della stella, pigmenti naturali su carta, 2024
A central figure of international contemporary art, Kounellis’ oeuvre has been a critical reference point for generations of artists and is found in the permanent collections of major art museums worldwide.
The exhibition, held from 19 September to 22 December 2023, It brings together a series of seven wall-mounted iron panels the artist made in 1991, each dotted with coal elements arranged along regular horizontal lines, almost suggesting an archaic visual alphabet. The works, displayed on the gallery’s ground floor in an austere yet impressive setting, exemplify the monumental nature of Kounellis’ wall reliefs, perfectly capturing his fascination with raw, everyday media that fuelled his practice beginning in the 1960s. Since its earliest iterations in the late 1960s, Kounellis’ work has stood out for its quest towards a new spatial awareness. While calling himself a painter, he used materials long considered non-pictorial and departed from traditional concepts of representation. Towards the end of the Twentieth Century, Kounellis developed an increasingly architectural language, creating labyrinthine environments that manipulated the exhibition space and the viewer’s experience, while using the materials that had become part of his vocabulary over the decades. Permeating the viewer’s space and activating all the senses, his works still hold the power to collapse the boundaries between art and life. To accompany the exhibition, Jannis Kounellis, Cardi Gallery will publish a comprehensive volume on the artist’s work and his life in Milan, curated by Studio Celant with texts by Vincenzo De Bellis and Elizabeth Mangini. A special thanks to Archivio Kounellis and Gladstone Gallery, in particular to Simone Battisti and Giulia Ruberti.
“Everything I do is painting, even if I don’t touch a brush,” he said. “I tell my truth as a painter.”
BIO
Greek-born Italian artist Jannis Kounellis (1936-2017) was a pioneer of post-war European art and a leading figure in the Italian art movement “Arte Povera”. Seeking to disrupt the commercial value of art, “Poveristi” often combined organic and mundane materials to comment on the shifting relationship between humankind and the natural environment. Kounellis’s practice encompassed ephemeral pieces and material objects, perfectly exemplifying the radical age of Arte Povera: the work of art existed to reject any representative form. Kounellis quickly moved beyond the medium’s constraints after starting his career as a painter. He began incorporating in his works materials such as fire, earth, gold, and burlap sacks, an homage to fellow artist Alberto Burri. Throughout the 1970s and 1980s, Kounellis continued introducing new elements, such as smoke, shelving units, trolleys, blockaded openings, mounds of coffee grounds, coal and other materials, particularly from the shipping and manufacturing industries. Imbued in these diverse fragments of everyday life, Kounellis saw a narrative of the past alongside the foundations of modern civilisation. Converging and colliding in the artist’s new poetic vocabulary, these elements reveal the rupture between the former and the latter. Kounellis nonetheless referred to his works as paintings, even though his art sought to break down and transcend the medium’s boundaries.
Jannis Kounnelis
September 19 – December 22, 2023
CARDI GALLERY | MILAN
Corso di Porta Nuova 38
Milan, 20121, Italy
Monday-Friday 9.30 am – 6.00 pm
Saturday 11.00 am – 6.00 pm
+39 02 45 47 8189
Martedì 7 novembre, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma inaugura la mostra THYBRIS il fiume eterno di Roberto Ghezzi, a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli, project manager Linda Simioli.
Il progetto è promosso dalla galleria d’arte FABER in partenariato scientifico con il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università Sapienza di Roma, ARPA Lazio, realizzato con la collaborazione de Il Giornale dell’Ambiente e il supporto di Phoresta ETS.
La mostra espone una selezione di lavori dalla serie delle Naturografie, opere che nascono dal contatto con le acque del Tevere, realizzate dall’artista a partire dal 2022 lungo il corso del fiume, dalla sorgente alla foce. La metodologia alla genesi di queste opere ha previsto l’immersione di grandi tele per un lungo periodo di tempo – circa un anno – nel letto del fiume, lasciando che le sue acque interagissero con i supporti. Tale procedimento ha permesso alle superfici delle tele di riprodurre stratificazioni visive, texture, umori cromatici, sedimentazioni materiche che, a loro volta, costituiscono l’esito della simbiosi dei supporti con l’ecosistema del Tevere.
“La mostra – scrivono i curatori – è pensata in stretta correlazione con la realtà geografica che la ospita e al contempo, grazie all’indole del lavoro di Roberto Ghezzi, è progettata anche per stabilire delle connessioni interdisciplinari, al fine di impostare un dialogo quantomai attuale tra la sperimentazione artistica contemporanea ed altri ambiti del sapere. Difatti, le Naturografie, serie distintiva della ricerca dell’artista e da lui già realizzate in svariati contesti naturali, permettono di confrontarsi con ciò che, tra i tanti interessanti aspetti, può essere considerato uno dei risultati più coerenti forniti dalla ricerca contemporanea in merito allo storico rapporto arte e paesaggio, nonché di tematizzare questioni urgenti del nostro quotidiano riferibili alla complessa relazione tra uomo e natura. Dunque, facendo delle acque del fiume Tevere il luogo di creazione delle opere in mostra, l’evento intende metterne in luce tanto il valore culturale, ancora in potere di catturare l’attenzione degli artisti, quanto le criticità della sua condizione odierna.”
L’esposizione pone in rilievo quanto il modus operandi dell’autore sia passibile di una pluralità di letture, tutte ugualmente valide, ora di carattere artistico in merito al legame tra arte e paesaggio, ora filosofico relativamente alla sinergia tra uomo e natura, ora ecologico riguardo la conoscenza dell’ambiente. Le Naturografie di Roberto Ghezzi possono quindi essere intraprese come oggetto di confronto interdisciplinare, in particolare con l’ambito scientifico. Conservano nella loro costituzione le proprietà biologiche e chimiche dell’habitat a fondamento della loro conformazione, corrispondendo così anche a potenziali riserve di informazioni relative a un luogo specifico in un dato arco di tempo.
A tal proposito, per offrire una fruizione esaustiva dell’opera e delle pratiche dell’artista, l’esposizione delle opere create nell’alveo del “fiume eterno” sarà accompagnata tanto dalla relativa discussione critica quanto da relazioni di carattere tecnico-scientifico elaborate dai soggetti accademici che hanno collaborato al progetto, attraverso un momento di approfondimento in programma alle ore 18.00 che precederà l’inaugurazione.
La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporaneadi Roma THYBRIS il fiume eterno di Roberto Ghezzi
a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli
project manager Linda Simioli
dal 7 al 26 novembre 2023
Martedì 7 novembre 2023
Sala delle Colonne
Martedì 7 novembre 2023
Sala Merini
ore 19.00 – 20.30
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
viale delle Belle Arti 131
Roma
Ingresso accessibile
via Gramsci 71
Orari di apertura
da martedì a domenica:
9.00 – 19.00
ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura
T + 39 06 32298 221
lagallerianazionale.com #LaGalleriaNazionale
Ufficio stampa
T +39 06 32298 308
gan-amc.uffstampa@cultura.gov.itAmalia Di Lanno
T +39 333 782 0768
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La Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni inizia la stagione espositiva presentando al pubblico un nuovo e inedito progetto. Nasce la project room, un ambiente interno alla galleria in cui ospitare differenti progettualità artistiche che andranno ad arricchire il già nutrito programma di mostre proposte dal 2006 ad oggi.
Ad aprire questa nuovo concept di spazio espositivo la galleria sceglie una personale di Ezia Mitolo, affermata artista pugliese capace di esprimersi trasversalmente in una modalità multidisciplinare mediante differenti tecniche e linguaggi.
Frangibile, è il titolo della mostra a cura di Ilaria Caravaglio, la prima di una serie di esposizioni che si susseguiranno con un calendario parallelo a quello dell’attività della sede storica della galleria -accanto alla Concattedrale della città bianca- rendendo finalmente concreto un intenso desiderio dell’art director Maria Gabriella Damiani.
L’artista propone una serie di opere che conducono il visitatore attraverso un percorso di riflessione e introspezione, un invito a soffermarsi sulle emozioni, dalla dimensione più intima a una lettura d’insieme, fino alla fragilità delle stesse. Disegno su carta e su stoffa, installazione, fotografia, scultura e video si alternano negli spazi della project room, a sottolineare una solida continuità nella ricerca di Ezia Mitolo, seppur espressa con differenti medium; un’esposizione che integra opere rappresentative dell’artista a opere più recenti, realizzate tra il 2021 ed il 2023, presentate al pubblico per la prima volta.
L’inaugurazione, alla presenza dell’artista e della curatrice, si terrà sabato 1 aprile alle ore 18.00 e la mostra sarà visitabile fino al 23 aprile 2023.
FRANGIBILE
EZIA MITOLO
a cura di Ilaria Caravaglio
Vernissage 1 aprile ore 18,00
1 – 23 aprile 2023
L’impronta dell’acqua, mostra personale dell’artista Roberto Ghezzi, a cura di Mara Predicatori, diffusa in sei diversi spazi di altrettanti comuni umbri, dal 18 febbraio al 16 aprile 2023.
L’impronta dell’acqua è un progetto culturale promosso da Arpa Umbria in collaborazione con Roberto Ghezzi e Mara Predicatori, con il sostegno della Fondazione Perugia, in partnership con l’Unione dei Comuni del Trasimeno, i Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno e le associazioni Laboratorio del Cittadino e Faro Trasimeno e che ha visto, ai fini della disseminazione, anche la partecipazione di alcune classi delle scuole del territorio e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.
L’impronta dell’acqua ha l’obiettivo di introdurre nuove forme di progettazione, nuove modalità di produzione scientifica e artistica, nuovi linguaggi liberi e innovativi per parlare del lago Trasimeno. Una mostra e un progetto complesso che intendono restituire una riflessione sulla rappresentazione paesaggistica e delle sue componenti biologiche e naturali attraverso la sinergia tra la pratica dell’artista, lo studio scientifico-biologico dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – Arpa Umbria – e la rilettura dell’azione in chiave artistica delle pratiche di produzione e rappresentazioni di Roberto Ghezzi.
Le fasi del progetto: Il progetto ha visto in prima battuta la realizzazione delle opere. Nei mesi di agosto/ottobre-dicembre, intrecciando istanze di ricerca di Arpa e di tipo artistico e pratico, secondo la propria metodologia di lavoro, Roberto Ghezzi ha installato tessuti pretrattati in 4 diversi habitat dell’isola Polvese e altre tele presso la costa di Castiglione del Lago. Una volta che la natura ha compiuto il suo corso e l’artista ha deciso che il processo di formazione delle tele era compiuto, sono state ritirate e si è avviata una fase di studio ecologico e biologico al microscopio da parte di Arpa e una fase di trasformazione dei tessuti in opere adatte per le 6 mostre che si apriranno nel mese di febbraio/aprile 2023.
Da un punto di vista scientifico, l’impronta che la natura ha lasciato su queste tele ha permesso una analisi ecologica da parte di Arpa Umbria, che restituisce una lettura delle peculiarità ambientali ed ecologiche del lago Trasimeno. L’analisi ecologica ha permesso di evidenziare le caratteristiche uniche e particolari del lago e dei suoi abitanti, di evidenziare come l’unicum sia formato da più ambienti ognuno contraddistinto da specifici segni distintivi: la presenza o l’assenza di una specie vegetale o animale, l’insistenza di una architettura o la duttilità di un corso d’acqua, il ruolo dell’essere umano nella tutela o nella distruzione di un ambiente protetto. Lo studio biologico ha esaminato più da vicino le componenti animali, vegetali e minerali che hanno accolto per diversi giorni le tele dell’artista, accettandole nel proprio evolversi, assumendole come parte integrante del proprio divenire. Sulle tele infatti gli insetti si sono riprodotti, le piante hanno trovato supporto per crescere, gli animali matrice per la propria alimentazione. La restituzione di questa integrazione è rappresentata dalle numerose sfumature di colore: ogni organismo ha dipinto la tela con colori brillanti o tenui, secondo il suo essere o il tempo del suo passaggio o del suo permanere. Acqua, aria e terra hanno poi dato il loro contributo spostando, trasportando, rimuovendo, permanendo.
Da un punto di vista artistico, Ghezzi, pur ancorandosi da un punto di vista scientifico agli specifici habitat in cui interviene e dunque operando secondo una logica site-specific, di fatto porta avanti una ricerca sul linguaggio artistico in sé e più nello specifico una rilettura contemporanea del genere paesaggistico. Come spiega la storica dell’arte e curatrice Mara Predicatori, l’opera di Ghezzi si inquadra nella millenaria riflessione sulla rappresentazione del reale e sulla trasfigurazione che porta con sé. Le tele sono infatti mimetiche rispetto alla realtà che raffigurano (è la natura stessa che lascia la propria materia sulla tela) ma allo stesso tempo, l’immagine non è giammai realistica rispetto al reale ma ne è un rimando simbolico. Nella alchemica collaborazione tra artista e natura risiede il mistero di queste opere, più paesaggio dei paesaggi, eppure di matrice astratta-informale. Un ritorno alla pittura (la logica dei colori, delle trame, la ricerca sul limite tra visibile e non) che tuttavia si innesta sulla pratica performativa, il lavoro site-specific e che nel contrasto tra metodo applicato e arbitrio della scelta creativa sembra eludere il dualismo tra positivismo-romanticismo portando a una terza via di sconfinamento. Nuovi “paesaggi contemporanei” che, a distanza di circa 500-600 anni dalle raffigurazioni in bilico tra paesaggio reale e immaginario del Trasimeno compiute da Beato Angelico (si ricordi la prima raffigurazione del lago nel 1430 nell’Annunciazione presso il Museo Diocesano di Cortona), Perugino e Raffaello, portano a indagare il divenire dell’arte e le plurime matrici linguistiche per farlo.
La mostra, nata come restituzione artistico-poetica e non didascalica, conserverà l’impianto scientifico ed educativo nei rimandi esplicativi presenti tramite QR in mostra e dunque nel sito web dedicato. I risultati del progetto saranno restituiti attraverso una mostra diffusa. Presso Palazzo della Corgna di Castione Del Lago vi sarà una esposizione principale con una restituzione di tutte le Naturografie e opere riferite ai vari habitat campionati. In altri cinque comuni del comprensorio del Trasimeno (Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno), saranno visibili invece dei trittici dell’autore, appositamente pensati, che forniranno chiavi di lettura plurime al lavoro grazie alla natura eterogenea degli spazi ospitanti che offrono agganci diversi alla ricerca.
La restituzione, infatti, pur affrontando l’ambiente lago che fa da legante, di fatto fornirà in modo latente un’esperienza estetico/conoscitiva che rifletterà input diversificati e impressioni di tipo multidisciplinare che nascono dal confronto con la storia e altre opere contemporanee (Centro Informazioni presso il Parco Campo del Sole, Tuoro), la ricerca stratigrafica e le testimonianze del territorio (Museo Antiquarium di Corciano), il rapporto con le pratiche del lavoro (Museo della Pesca di San Feliciano), con la rappresentazione della natura nell’opera storica di Perugino (Chiesa di San Sebastiano di Panicale), con la dimensione documentale anche del lavoro artistico (sala comunale di Passignano) a testimonianza ancora una volta del forte legame che unisce l’arte e la scienza.
L’IMPRONTA DELL’ACQUA mostra personale di Roberto Ghezzi a cura di Mara Predicatori
progetto culturale promosso da Arpa Umbria con il sostegno della Fondazione Perugia
Sedi Varie, Regione Umbria: Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno.
Communication & media relations Arpa Umbria – Sez. Comunicazione, Stampa e Relazioni istituzionali 0755156240-892 comunicazione@arpa.umbria.it Amalia Di Lanno Comunicazione e Relazioni Media Arte – info@amaliadilanno.com
Allegory of Caritas (An Act of Love), una mostra composta da nuove sculture in corallo rosso e inediti disegni di sangue di Jan Fabre.
Il progetto espositivo, a cura di Melania Rossi, vede la partecipazione anche della sede londinese della galleria, presenta una selezione di lavori appartenenti alla stessa serie.
Il corpus di sculture in corallo rosso del Mediterraneo, concrezioni rosso fuoco che sembrano emerse direttamente dagli abissi della mente dell’artista, è un incontro poetico tra materia naturale e visionarietà artistica.
In mostra, teschi da vanitas, cuori anatomici, croci e oggetti liturgici ma anche lo Yin-Yang e il nodo d’amore celtico, simboli legati alla solidarietà e oggetti che ricordano credenze popolari o vicende personali dell’artista.
L’aspetto di carne viva unisce le sculture ai disegni realizzati dall’artista fiammingo con il suo stesso sangue, in cui l’artista racconta gli albori dell’esistenza umana attraverso le ecografie del figlio Django.
La dolcezza di un sentimento intimo e personale diventa invito ad una riflessione sulla vulnerabilità e le necessità umane.
Un antico legame unisce il sangue al corallo, di cui Ovidio nelle “Metamorfosi” racconta la nascita mitica dal sangue di Medusa. Anche nella forma del ramo corallino è facile rintracciare una somiglianza con il reticolo dei vasi sanguigni.
Nelle opere di Fabre, la lunga tradizione simbolica del corallo si unisce al concetto di “caritas”, dal latino carus: diletto, amato. Un concetto presente in tutte le culture, religioni e filosofie da est a ovest del mondo.
L’arte è il mezzo privilegiato per raffigurare la vita, la sua origine e il suo mistero, gli opposti e le armonie. In questa allegoria di Fabre, le tante storie e leggende del corallium rubrum si intrecciano nello spazio sconfinato dell’immaginazione dell’artista, dando vita ad opere vibranti che, come la materia naturale di cui sono fatte, appartengono al tempo eterno dell’arte e della bellezza.
L’aspetto di carne viva unisce le sculture di corallo ai disegni di sangue, da cui emerge la dolcezza di un sentimento intimo e personale. L’artista racconta gli albori dell’esistenza attraverso le ecografie del figlio nascituro, invitando ad una riflessione sulle vulnerabilità e le necessità umane.
L’esperienza privata si fa universale nelle opere del maestro Fabre, che ci inducono a osservare le cose del mondo come aggregazioni di significati che risuonano tra loro, di storie che si tramandano e si fondono nel corso del tempo.
La tensione presente nei suoi lavori e lo stupore che suscitano sono sempre infusi di una spiritualità che armonizza i contrasti.
Come dice l’artista: “L’arte è come l’amore, porta sempre ad una riconciliazione”.
La mostra è corredata da catalogo edito da Silvana Editoriale con testi di Melania Rossi, Dimitri Ozerkov, Barbara De Coninck e Sara Liuzzi.
Ufficio Stampa mostra Maria Bonmassar | +39 335 490311 | ufficiostampa@mariabonmassar.com
INFORMAZIONI: Mostra: ALLEGORY OF CARITAS (An Act of Love) Jan Fabre
Sede: Galleria Mucciaccia, Largo della Fontanella Borghese 89, Roma
Apertura al pubblico: 6 ottobre – 15 dicembre 2022 PROROGATA al 28 gennaio 2023
Orari: lunedì– sabato, 10.00 – 19.30; domenica chiuso
Ingresso gratuito. T. +39 06 69923801 | roma@galleriamucciaccia.it| www.mucciaccia.com
O Gallery presents “Immersions”, a collection of works on paper by Leila Mirzakhani (b. 1978 Tehran).
Using a meditative and poetic approach, Leila Mirzakhani aims to recreate instinctual and natural human experiences in her practice through rediscovering a spiritual dimension in the ordinary events of everyday life. Mirzakhani’s drawings of atmospheric color fields examine qualities of ephemeral light as well as solid radiance. Offering examples of the medium’s possibilities, the artist minimalizes painting to the essentials with a sensory and allusive richness embedded in their asperity. The structural expressions and limited palette emphasize the beauty inherent in nature with a reference to seasons. This subtle beauty is apparent in the delicate visual incidents in the executions of lines, marks, hues and margins while demonstrating a deliberate emphasis on the wholeness of the surface.
Immersions
Immersion is an attempt to capture the elusive beauty of the nature; it is the desire to adapt oneself into the colors of the leaves in the spring, to the petals of Bougainvillea and the irresistible violet of the Iris.
It’s the amazement felt only towards something extremely fragile and at the same time magical and beyond the bounds:
In the face of such beauty we are well aware from the beginning that what we receive is partial and the rest remains unseen.
As Sohrab Sepehri said (Iranian contemporary poet)
“Our need Isn’t to unravel the mystery of the rose, our need is, may be to immerse ourselves in the enchantment of the rose”
Leila Mirzakhani
Immersions | Leila Mirzakhani
January 28 _ February 8 2022
O Gallery
18 Shahin (Khedri) St., Sanaee St., Tehran, Iran
Tutta la storia artistica di Mimmo Paladino si nutre della cultura, della terra e della luce mediterranee. E non solo. Altri fantasmi la abitano. Mentre i pittori della sua generazione fanno ricorso alla memoria e alla citazione con effetti puramente stilistici, i riferimenti poetici di Paladino sondano le profondità del mito da cui riemergono frantumati, come schegge di figurazioni arcane, indecifrabili e tuttavia familiari per chi ha confidenza con il mondo oscuro della cultura arcaica campana. Memoria e citazione non sono tuttavia attività libere e giocose, ma pratiche quotidiane di lavoro e di confronto con la materia dell’arte, che non è solo colore, pietra, legno, bronzo. Fondamentale in Paladino resta la formazione concettuale e analitica che è divenuta nel tempo dato inalienabile del lavoro pittorico, permettendogli di spaziare fra le istanze della tradizione e quelle dell’avanguardia, di rielaborare la cultura figurativa del Novecento, in particolare l’espressionismo, l’informale e la popart, di attingere da culture arcaiche ed extraeuropee, sapendo scegliere chi e che cosa guardare: gli affreschi e le miniature medievali, le alchimie del manierismo, i chiaroscuri del Seicento. I soggetti della sua pittura non sono infatti mai semplicemente figurativi, perché quanto si dà come pittoricamente visibile è il risultato di un linguaggio formale assai consapevole che incamera e restituisce il fantasma o i fantasmi attraverso tutto quanto in astratto e in concreto può diventare o essere pittura e figura. Spesso l’immagine scaturisce dalla proliferazione o stratificazione di segni e materie. La superficie viene coperta con strati successivi di colore o gesso, si creano grovigli e frammenti di segni e simboli che a volte dichiarano un significato, a volte alludono, a volte nascondono. Se è vero che Mimmo Paladino, silenzioso si ritira a dipingere già nel 1977, troncando la sua prima ispirazione concettuale e anticipando la svolta culturale della generazione transavanguardista, nondimeno è evidente dal disegno al quadro, dalla pittura alla scultura, dall’architettura alla scenografia, che l’arte per Paladino sia un processo ricostruttivo di ordine e di senso, avulso da ogni tentazione regressiva o restaurativa. L’arte come creazione di una cosmogonia, fondazione di un universo senza tempo, in cui tornino a circolare storie e leggende che rendano abitabile e affascinante la vicenda umana. Ecco allora che le forme paladiniane, depurate dalle tensioni della contingenza, raggiungono l’essenza primitiva, iconica, di immagini essenziali come ombre che non si cancellano e sempre ritornano, mescolandosi all’infinito. Questo è il tratto decisivo dell’opera di Mimmo Paladino: l’affermazione di un linguaggio figurativo non illustrativo, non narrativo; di un’arte che genera pensiero e conoscenza e dunque speranza di un mondo nuovo.
PALADINO CASAMADRE
Piazza dei Martiri 58, Palazzo Partanna – Napoli – Campania
dal 22 gennaio 2022 al 9 aprile 2022
Immagine in evidenza: Mimmo Paladino, senza titolo, 2020