Nei quattordici anni della Repubblica di Weimar (1919-1933), gli artisti tedeschi si confrontano con le devastanti conseguenze della Prima Guerra Mondiale; con gli effetti sociali, culturali ed economici del rapido processo di modernizzazione e urbanizzazione che muta il volto della Germania; con la piaga della disoccupazione dilagante e la disperazione di vasti strati della società; con i mutamenti delle identità di genere e gli sviluppi della tecnologia e dell’industria. Negli anni che vanno dalla fine della guerra all’avvento del nazismo, la prima democrazia tedesca è un fertile laboratorio di esperienze culturali che vede il tramonto dell’espressionismo, le esuberanti attività antiartistiche dei dadaisti, la fondazione del Bauhaus e l’emergere di un nuovo realismo.
A sancire nel modo più efficace l’emergere di questo nuovo realismo – variamente definito postespressionismo, neonaturalismo, verismo o realismo magico – è la mostra che si tiene a Mannheim nel 1925 dal titolo Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività). I diversi artisti associati a questa nuova figurazione formano un gruppo eterogeneo e non sono uniti da un manifesto programmatico, una tendenza politica o un’unica provenienza geografica: ciò che li accomuna è lo scetticismo per la direzione intrapresa dalla società tedesca e la consapevolezza dell’isolamento umano che questi cambiamenti comportano.
La sconfitta nella Prima Guerra Mondiale comporta per la Germania costi altissimi sul piano finanziario, sociopolitico ed emotivo. E diversamente dai predecessori espressionisti – che avevano accolto con entusiasmo lo scoppio del conflitto prima di confrontarsi con la terribile realtà dei campi di battaglia – gli artisti della Nuova Oggettività guardano con disincanto alla complessa situazione della nuova Germania. Allontanandosi dalla soggettività esasperata e dalle distorsioni formali dell’espressionismo, questi artisti scelgono il realismo, la precisione, la sobrietà oggettività, e rivisitano tecniche e generi della grande tradizione pittorica, con un nostalgico ritorno al ritratto e una spiccata attenzione per la resa delle superfici.
Nuova Oggettività. Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar, 1919-1933 è suddivisa in cinque sezioni tematiche: La vita nella democrazia e le conseguenze della guerra evidenzia la disparità tra la borghesia in ascesa e le categorie sociali più colpite dal conflitto: reduci di guerra, disoccupati, prostitute, vittime della violenza e della corruzione politica; La città e la natura del paesaggio indaga il divario crescente tra uno scenario urbano sempre più industrializzato e un mondo rurale rievocato con nostalgia; Natura morta e beni di consumo si concentra su un nuovo tipo di natura morta, in cui gli oggetti della vita quotidiana, spesso prodotti in serie, sono allestiti in composizioni che si presentano come “ritratti di oggetti”; L’uomo e la macchina esplora i diversi approcci adottati dagli artisti verso gli effetti di trasformazione e al contempo di disumanizzazione che il rapido processo di industrializzazione produce; infine, Nuove identità: tipi umani e ritrattistica illustra una nuova tendenza della ritrattistica che trascende l’individualità del soggetto per enfatizzarne l’appartenenza a una categoria sociale.
Stephanie Barron, curatrice della mostra e capo curatrice della sezione di arte moderna al LACMA, spiega: “Un’attenta analisi di questo periodo permette di comprendere più a fondo un capitolo complesso della modernità artistica tedesca. Provenienti da retroterra diversi, questi artisti – alcuni dei quali sono tra i protagonisti più noti dell’arte del Novecento, mentre altri sono quasi sconosciuti al di fuori della Germania – hanno abolito l’emotività, l’enfasi espressiva e lo slancio estatico per impegnarsi a registrare e smascherare la realtà immediata, osservandola con uno sguardo sobrio e impersonale. Nel complesso, gli artisti di questa tendenza hanno creato il ritratto collettivo di una società alle prese con una difficile transizione, in immagini che, oggi come allora, appaiono stupefacenti.” “Indubbiamente la Nuova Oggettività, con i suoi diversi approcci al realismo – talvolta critici o satirici, talvolta freddi e imperturbabili o ammalianti e magici; talvolta dediti a una resa minuziosa della realtà o a uno scrutinio della realtà attraverso le distorsioni dell’obiettivo fotografico – hanno risposto alle difficoltà di un’epoca tumultuosa con soluzioni artistiche incisive”, spiega Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia. “In questo breve periodo gli artisti erano liberi di esprimere il loro anelito alla verità in immagini di grande suggestione.”
Nuova Oggettività. Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar, 1919-1933 è presentata in anteprima al Museo Correr (1 maggio – 30 agosto 2015), in concomitanza con la Biennale di Venezia – a cura di Stephanie Barron, con la collaborazione di Gabriella Belli e il progetto di allestimento di Daniela Ferretti – e nell’autunno 2015 sarà trasferita al LACMA con una altrettanto ampia selezione di opere.
La mostra è accompagnata da un catalogo riccamente illustrato e di alto valore scientifico – curato da Stephanie Barron e Sabine Eckmann – disponibile in italiano e in inglese.
Immagine: Otto Dix Portrait of the Lawyer Hugo Simons (Porträt des Rechtsanwalts Hugo Simons), 1925 olio e tempera su tavola, cm 100,3 x 70,3 Montreal Museum of Fine Arts ©Otto Dix, by SIAE 2015– The Montreal Museum of Fine Arts
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Conferenza stampa di presentazione Mercoledì 29 aprile 2015 ore 11
Museo Correr
piazza San Marco Venezia
10.00 – 19.00 (tutti i giorni)
chiusura biglietteria e ultimo accesso 1 ora prima
Nuova Oggettivita’
dal 29 aprile al 30 agosto 2015