Category: installazione

14
Mag

Domenico Carella. Progetto Colonna (2002-2015)

Venerdì 15 maggio ore 18 – Vernissage dell’evento d’arte Colonna
Centro Grafico S.r.l., via Manfredonia, Foggia

Sabato 16 maggio ore 11 Conversazione intorno ai 13 anni dell’opera Colonna
Sala Mazza – Museo Civico, Via Arpi – Foggia

Sabato 16 maggio ore 18 – 24
Incontro con Gene Crazed & the Bad Company e Dj Giuseppe Santoro, ingresso libero, Masseria Sant’Agapito, cda. Santa Caterina – Lucera (FG) – 0881.547827 – masseriasantagapito@gmail.com

Venerdì 29 maggio ore 18:00 Presentazione catalogo,
Centro Grafico S.r.l., via Manfredonia, Foggia
(tel. 0881.728177 – cell. 335.7302784 – info@centrograficofoggia.it)

Lunedì 15 giugno Finissage

Immaginare una colonna, una pila di giornali, carta, che vive da 13 anni a contatto con la natura, e che diventa essa stessa natura, parte integrante dell’ambiente. Un’opera che stupisce e porta a riflettere sul corso del tempo, della nostra esistenza, delle età della vita umana, sull’arte e sulla sua storia…
L’artista ha pensato, visto che sono trascorsi 13 anni dalla posa e realizzazione della prima colonna, di invitare 13 critici/storici dell’arte a riflettere su questo lavoro avviato nel 2002.
quest’anno, venerdì 15 maggio 2015, sorgerà un’altra colonna simile, con carta industriale, alta 6 metri. Su questi fogli si realizzerà un’opera collettiva. La sera dell’inaugurazione saranno messi a disposizione fogli e colori, con cui gli artisti e amici presenti lasceranno una loro traccia-pensiero. Questi fogli andranno inseriti in cima alla pila di carta, sempre il giorno dell’inaugurazione, insieme ai lavori svolti dagli allievi del corso all’accademia di Belle Arti di Frosinone. Accanto alle altre colonne realizzate [alla masseria sant’Agapito Lucera, San Giusto, (Fg), e quella rossa “incompiuta”, che è in Belgio, a Tournai], queste ultime chiudono il ciclo tematico (documentato da video e foto). La nuova colonna sarà affiancata da 13 piccole colonne, dal titolo “abbecedario”, “topolino”, “sacra”, ecc, poste in campane di vetro.

Questo progetto si svilupperà a Foggia, dove site specific sarà realizzata l’opera del 2015.
sabato 16 maggio si svolgerà una conversazione intorno al progetto, genesi e storia. Dalla registrazione-video di questo incontro sarà desunto un testo che verrà inserito in un catalogo-libro d’artista italiano-inglese (pezzi unici in tiratura limitata, 300 copie + incisione d’arte). Edito Danilo Montanari, Ravenna.

Il catalogo sarà presentato venerdì 29 maggio 2015 alle ore 18.00
sabato 16 maggio dalle ore 18 fino alle 24, musica con gene crazed & the bad company + dj Giuseppe Santoro, ingresso libero, presso la masseria sant’Agapito, cda. Santa Caterina – Lucera (Fg) (0881.547827 – masseriasantagapito@gmail.com)

curatori – Loredana Rea, Maria Vinella.
testimonianze – Michele Colucci, Maria Daloiso, Salvatore Lovaglio, quelli di Sant’Agapito
testi critici – Raffaella Barbato, Romeo D’emilio, Isabella Di liddo, Sara Errico, Matteo Galbiati, Kevin MCmanus, Loredana Rea, Marco Tonelli, Maria Vinella.

foto colonna 2002 – Fiorenzo Capuano, Angelica Colucci e Walter Da lima
foto colonna 2008 – Maria Daloiso
foto colonna 2015 – Fiorenzo Ferreri, Barbara La ragione, Enrico Lo storto, Samuele Romano e Luigi Sardella
traduzioni – Giulia Boffa
grafica – Fabrizio Beneventi
stampa – centro grafico foggia s.r.l.
edizione – Danilo Montanari

info: domenico carella
+39 3389467569
dome.carella@gmail.com

immagine: colonna, photo Samuele Romano

13
Mag

Intervento Omocromico di Grazia Terribile – 30 anni dopo

“Che l’arte contemporanea fiorisca a New York, sia ricercata a Parigi, sia venduta in Germania, sia celebrata a Milano, è facile da comprendere, ma che l’arte contemporanea che per sua natura è esclusiva ed apprezzata da pochi, permei aree remote del globo è sorprendente, anzi ammirabile.” Cosi scriveva la scrittrice Rebecca Rhas venuta da New York per visitare un campo di lavoro d’arte che stava per cominciare. Nel settembre del 1983, per un’intera settimana, la città di Gravina in Puglia (Bari) fu grembo di un esperimento arte-terra denominato Intervento Omocromico ideato e realizzato da Grazia Terribile. Impegnata nell’arte contemporanea, Grazia offrì la sua terra in agro di Gravina a 50 artisti provenienti liberamente da tutte le parti del mondo: oltre l’Italia, tra cui anche due gravinesi, arrivarono dal Giappone, dall’America, dalla Germania, dalla Gran Bretagna, dalla Jugoslavia, da Israele. Fu un evento di straordinaria bellezza, ancora fermo nella memoria di molti, che attirò l’attenzione di critici e giornalisti di tutto il mondo dell’arte che scrissero come la bellezza della nostra terra si coniugasse benissimo con l’arte!
L’anno successivo, presso il Centro Sperimentale di Brera a Milano, fu presentato il libro ed il film-documento: Intervento Omocromico. Oggi, a distanza di 30 anni, si vuole riportare alla luce tutto il materiale presente nell’archivio del Centro di Ricerca di Grazia Terribile che racconta come un’ idea sperimentale ha spianato la strada al concetto di AgriArt, dove terra e arte si fondono sin dalle radici.

Grazia Terribile (1945-2010), proprietaria terriera e di origini gravinesi, agli inizi degli anni Ottanta inizia casualmente il suo percorso formativo nell’arte contemporanea. Visitando musei e gallerie in giro per l’Europa nasce in lei l’esigenza di una ricerca personale e approfondita sul rapporto arte-terra e, successivamente, sul limite dell’artista. Nasce così a Gravina (Bari) il Centro di Ricerca per l’Informazione e Sperimentazione Internazionale d’Arte e Agricoltura.
Con Intervento Omocromico, Grazia si lancia sul panorama mondiale del mondo dell’Arte. Critici e giornalisti italiani e stranieri parleranno di lei e della sua scommessa sperimentale libera da qualsiasi schema, a cielo aperto appunto. Pietro Marino scriveva: “… la dolce scommessa di Grazia Terribile, portatrice di utopie in un tempo in cui sembra che non vi sia più spazio per i sogni. Così, un seme nuovo dell’arte è stato gettato nei solchi arsi della Murgia. Occorrerà attendere, con pazienza e sapienza contadina, che dia i suoi frutti”.Continue Reading..

13
Mag

Omaggio a Roberto Paolini

In occasione di EXPO 2015, il 12 maggio alle ore 19.00 inaugura alla Galleria Bianconi di Milano,“OMAGGIO A ROBERTO PAOLINI”, mostra dedicata alla poliedrica figura dell’artista e chef Roberto Paolini.

Testo di ADRIANA POLVERONI
In collaborazione con Archivio Paolini

Nell’immaginario collettivo internazionale l’Italia, la sua cultura, la sua identità sono da sempre associati alla cultura del “Fare” e della ricerca del “Bello”: quella cultura, quella tradizione che vide nel Rinascimento le botteghe dei grandi Maestri affrontare con lo stesso impegno e la medesima ideazione artisticagli affreschi delle grandi volte dellecattedrali così come le decorazioni degli splendidi cassoni nuziali destinati a principi e rampolli nobiliari o i volti di quest’ultimi ritratti sulla superficie difragili e preziose maioliche. È questa tradizione “classica”, trasfigurata nella contemporaneità, che, in un momento dialettico così importante fra l’Italia e la costellazione delle diverse culture internazionali, si intende celebrare con la mostra “Omaggio a Roberto Paolini”.

Come scrive Adriana Polveroni nel testo di presentazione della mostra:“Roberto Paolini è stato un “artista del fare”, che con le mani creava autentici capolavori. Che fossero piatti ingegnosi, quando ancora non si parlava di “food”, ma il cibo poteva essere comunque un gesto inventivo […]. E sia che fossero gioielli, più simili a sculture da indossare. Elaborate, imprevedibili, preziose. Opere uniche.[…]Ecco, i materiali per Roberto Paolini erano importanti, andavano rispettati ma soprattutto esplorati, fino a tirarne fuori le potenzialità, le soluzioni meno ovvie che trattenevano al loro interno.”Continue Reading..

10
Mag

La Grande Madre

LA GRANDE MADRE
Palazzo Reale
Piazza Duomo 12, Milano
26 Agosto – 15 Novembre, 2015

Attraverso le opere di oltre cento artisti internazionali, La Grande Madre analizza l’iconografia e la rappresentazione della maternità nell’arte del Novecento, dalle avanguardie fino ai nostri giorni.

Dalle veneri paleolitiche alle ‘cattive ragazze’ del post-femminismo, passando per la tradizione millenaria della pittura religiosa con le sue innumerevoli scene di maternità, la storia dell’arte e della cultura hanno spesso posto al proprio centro la figura della madre, simbolo della creatività e metafora della definizione stessa di arte. Archetipo e immagine primordiale, la madre e la sua versione più familiare di “mamma” sono anche stereotipi intimamente legati all’immagine dell’Italia.

La Grande Madre è una mostra sul potere della donna: partendo dalla rappresentazione della maternità, l’esposizione passa in rassegna un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione, raccontando le trasformazioni della sessualità, dei generi e della percezione del corpo e dei suoi desideri.

Con un allestimento che si estende su una superficie di circa 2.000 metri quadrati al piano nobile di Palazzo Reale, La Grande Madre porta l’arte contemporanea al centro del programma di Expo in città, collegando la storia dell’arte alle questioni più urgenti del nostro tempo. La Grande Madre mescola il contemporaneo con la storia, accostando opere di oggi e capolavori storici, gemme sconosciute e artefatti provenienti dal mondo del cinema e della letteratura, ed evocando un ricco tessuto di associazioni, ricordi e immagini.

La Grande Madre è una mostra promossa da Comune di Milano | Cultura, ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per Expo in città 2015

LA GRANDE MADRE
by Fondazione Nicola TrussardiContinue Reading..

10
Mag

SPACESCAPE

SPACESCAPE

rassegna d’arte

16 maggio 2015 – 31 maggio 2015

Vernissage sabato 16 maggio ore 21.00

Palazzo Di Lorenzo

Via Mory, Galatina (LE)

Cristiano Cervino engineering&architecture e Movidabilia Aps sono lieti di annunciare la 2^ tappa della rassegna d’arte spacɘscape, mostra collettiva che coinvolgerà gli spazi espositivi del Palazzo Di Lorenzo di Galatina dal 16 maggio 2015 al 31 maggio 2015, con il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Lecce e del Comune di Galatina.

spacɘscape, da leggere anche come space&escape, si prefigura come neologismo dalla duplice accezione, con il proposito di voler sondare i “paesaggi dello spazio” e la conseguente “fuga” da esso.
Nella fattispecie, il termine escape (dall’inglese to escape: evadere, sfuggire) intende volgere lo sguardo al concetto di fuga, strettamente collegato a quello di utopia. Infatti, secondo il filosofo tedesco Ernst Bloch, il rifiuto di adeguarsi acriticamente al principio di realtà, proponendo valide alternative ad essa o estraniandosene, rappresenta di per sé il sintomo di un cambiamento “rivoluzionario” e di una presa di posizione differente da quella comunemente accettata. Un’inversione di rotta possibile, a nostro avviso, solo mediante l’Arte del cambiamento, occupando insoliti spazi – spaces, per l’appunto – o creandone di nuovi, che siano essi temporali, immaginari o confinati nei meandri delle nostre anime. Un’evasione, questa, che non è fuga nell’irreale, ma, citando il pensiero dello stesso Bloch, “scavo per la messa in luce delle possibilità oggettive insite nel reale e lotta per la loro realizzazione”.

Esporranno gli artisti:
Zoi Pappa, Giovanni Longo, Luciano Caggianello e Pantaleo Musarò.

Durante la rassegna, sono in programma 3 serate principali:

– Sabato 16/05: vernissage con performance live “Cecità Verticale” degli artisti Manieri e D’Elia, paesaggi sonori di meanwhile.in.texas;
– Sabato 23/05: happening teatrale;
– Sabato 30/05: concerto jazz dal vivo a cura della Kibaka Band.

Il tutto fa parte di un progetto mirato ad avvicinare all’arte tipologie di pubblico sempre differenti, coinvolgendole su più piani emozionali.

Cristiano Cervino è un ingegnere, architetto e designer italiano, nonché ideatore e curatore della rassegna d’arte “spacescape”.

Movidabilia è un’associazione di promozione sociale nata da Domenico e Maria Pia Desantis, vincitrice del Progetto Principi Attivi 2012 ,che si propone di realizzare una Rete strutturata tra gli esercizi commerciali (Profit) con soggetti dell’associazionismo (No-profit), operanti nel settore della disabilità.


Team spacescape
viale Porta Pia, 66 – 72100 Brindisi
M. +39 328 63 24 754
F. +39 0831 586 323
mail. space@cristianocervino.com

Immagine: Uomini compressi, terracotta, 2008-2010

10
Mag

PROPORTIO

PROPORTIO

dal 9 maggio al 22 novembre 2015
Venezia, Palazzo Fortuny

PROPORTIO, l’esposizione organizzata dalla Fondazione Axel e May Vervoordt e la Fondazione Musei Civici di Venezia aprirà il prossimo maggio in concomitanza della 56° Esposizione Internazionale – La Biennale di Venezia. Curata da Axel Vervoordt e Daniela Ferretti ed allestita nell’imponente Palazzo Fortuny, l’esposizione esplora l’onnipresenza delle proporzioni universali nell’arte, nella scienza, nella musica e nell’architettura. PROPORTIO segue l’acclamata trilogia di mostre: Artempo (2007), In-finitum (2009) e TRA (2011) e la più recente Tàpies. Lo Sguardo dell’artista (2013).

Durante l’intero corso della storia umana a noi noto, civiltà diverse hanno impiegato il sapere relativo alle proporzioni. Le nozioni estremamente avanzate e complesse legate ai principi della geometria sacra e, in particolar modo, della sezione aurea sono confluite all’interno di esoteriche conoscenze spirituali e tradizioni religiose. Per centinaia di anni il mondo occidentale si è dedicato segretamente alla geometria sacra, e le conoscenze sono state così (forse intenzionalmente) dimenticate o abbandonate.

PROPORTIO mira a riavviare un dialogo contemporaneo attorno alla conoscenza perduta delle proporzioni e della geometria sacra. Artisti, scienziati, architetti, filosofi (e non solo) ci offrono una lente che ci permetterà di capire come le proporzioni possano farci penetrare nella struttura essenziale del presente e possano fornirci una matrice per il futuro. Proportio ci offre l’occasione di esplorare le proporzioni universali invitandoci a riflettere sulle interconnessioni che innervano il nostro universo.

PROPORTIO presenta opere espressamente commissionate ad artisti del calibro di Marina Abramovic, Massimo Bartolini, Michael Borremans, Maurizio Donzelli, Riccardo De Marchi, Arthur Duff, Anish Kapoor e Izhar Patkin, e le quali saranno esposte accanto a lavori di Carl André, Berlinde De Bruyckere, Luciano Fabro, Alberto Giacometti, Ellsworth Kelly, Sol Lewitt, , Agnes Martin, Fausto Melotti, Mario Merz, Ad Ryman e Bill Viola, oltre ad alcuni reperti egiziani, ad una serie di dipinti architettonici degli antichi maestri olandesi, ad uno splendido ritratto di Botticelli ed una scultura monumentale di Antonio Canova.

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A cura di Daniela Ferretti, Axel Vervoordt
Co-prodotta con Axel and May Vervoordt Foundation
Con il supporto di AXEL VERVOORDT GALLERY

Immagine: Ellsworth “Kelly Red, Yellow, Blue”, 1963, Collection, Fondation Marguerite et Aimé Maeght, Sant Paul-de-Vence Cliché Claude Germain, ©Ellsworth kelly

09
Mag

Yayoi Kusama. Give Me Love

For the exhibition the artist presents new paintings from the celebrated My Eternal Soul series, new polka-dotted pumpkin sculptures, and the seminal installation The Obliteration Room from 2002.

David Zwirner is pleased to present Give Me Love, the gallery’s second exhibition with Yayoi Kusama in New York. On view in two spaces, 519 and 525 West 19th Street, will be new paintings from the celebrated My Eternal Soul series, new polka-dotted pumpkin sculptures, and the artist’s seminal installation The Obliteration Room from 2002.

Widely recognized around the world, with a recent survey of museum attendance ranking her as the most popular artist in 2014, Kusama has shaped her own narrative of postwar and contemporary art. Minimalism and Pop art, abstraction and conceptualism coincide in her practice, which spans painting, sculpture, performance, room-sized and outdoor installations, the written word, films, fashion, design, and architectural interventions.

Born in 1929 in Matsumoto, Japan, Kusama briefly studied painting in Kyoto before moving to New York City in the late 1950s. She began her large-scale Infinity Net paintings during this decade, and went on to apply their obsessive, hallucinatory qualities to her three-dimensional work. Her iconic polka dots, organic shapes, and optical environments display an unparalleled vitality that becomes hypnotic and self-referential, merging concepts of flatness and depth, presence and absence, and beauty and the sublime. In a unique style that is both sensory and utopian, Kusama’s work possesses a highly personal character, yet one that has connected profoundly with large audiences around the globe, as throughout her career she has been able to break down traditional barriers between work, artist, and spectator.

Kusama continues her recent series of large-format, square My Eternal Soul paintings with a group of canvases conveying extraordinary vitality and passion. With titles such as Fear of Youth Overwhelmed by the Spring Time of Life, I Who Have Taken an Antidepressant, and My Longing, the Unseen Land of Death, the compositions acquire an autobiographic, even confessional dimension. The bold brushstrokes and swirly shapes seem to hover between figuration and abstraction; vibrant, animated, and intense, they transcend their medium to introduce their own pictorial logic, at once contemporary and universal. As such, while they continue Kusama’s innovative exploration of form, subject matter, and space, they also represent a connection to her work from the past six decades.Continue Reading..

08
Mag

MOTHER

MURATCENTOVENTIDUE ARTECONTEMPORNEA

Rita Casdia, Elisabetta Di Sopra, Anahita Hekmat, Chrischa Venus Oswald, Jenna Pippett, Karen Trask
MOTHER

La galleria Muratcentoventidue Artecontemporanea prosegue il suo percorso espositivo con una mostra collettiva intitolata Mother che vede sei artiste confrontarsi sul tema della figura materna.
Le artiste coinvolte, Rita Casdia, Elisabetta Di Sopra, Anahita Hekmat, Chrischa Venus Oswald, Jenna Pippett e Karen Trask esplorano la relazione primaria nella vita di ogni essere vivente, fondamentale per la costruzione di tutti i rapporti successivi, la relazione madre-bambino.
La prima, Rita Casdia, indaga, attraverso la video animazione, il disegno e la scultura, mondi emozionali a metà tra sogno e realtà, rivolgendo la sua attenzione principalmente ai meccanismi elementari dei sentimenti umani, con uno sguardo attento alle dinamiche generate dai legami affettivi e dalla sessualità.
Nel video in mostra, Mammina, la protagonista, in uno stato ipnotico, va incontro a un uomo, uno dei tanti che potrebbero renderla mamma. Le scene, che si succederanno dopo questo momento, rimandano a uno stato confusionale e appaiono dettate da eventi fisiologici. Sarà la bambina, appena venuta al mondo, a condurre le redini di una stabilità familiare mai nata.
La ricerca artistica di Elisabetta Di Sopra si esprime in particolar modo attraverso l’uso del linguaggio video per indagare sulle dinamiche più sensibili della quotidianità e delle sue microstorie inespresse, dove il corpo femminile assume un ruolo centrale perché custode di una memoria e di un suo linguaggio espressivo.
L’artista presenta tre video: nel primo, Aquamater, una madre e una figlia e un gesto semplicissimo, quello della figlia che, lasciando cadere dell’acqua dalla sua bocca a quella della madre, le restituisce simbolicamente la vita che ha ricevuto.
Più lirico e angosciante, allo stesso tempo, è Untitled, video che racconta, con un punto di vista distaccato, una cosa che solo le donne, che sono diventate madri e hanno allattato forse sanno e cioè che la maternità, aldilà della retorica, può essere fatica e strazio, e non solo gioia. Il seno della madre non smette di gocciolare al richiamo di suo figlio. Questa situazione di privazione non ha soluzione: il bambino continua a piangere, il seno a lasciare che vada sciupato il suo prezioso contenuto. Vuole essere una riflessione sulla retorica dei buoni sentimenti che custo-disce e difende l’amore materno come la forma più sacra e indubitabile delle relazioni.Continue Reading..

05
Mag

Fabrizio Plessi. PLESSI IN VENICE

Un progetto dedicato all’Acqua composto di due momenti. “Plessi Liquid Life. Il flusso della memoria. 1000 progetti”, una grande videoinstallazione. “Plessi. Liquid Light”, alla Tesa 94 all’Arsenale, una tenue luce azzurrina fuoriesce dalle chiglie di 14 barche rovesciate.

a cura di Marco Tonelli

Venezia, città d’acqua, si appresta a ospitare PLESSI IN VENICE, un grande progetto, interamente dedicato a questo elemento naturale, interpretato da Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 1940), uno tra i maestri italiani più riconosciuti e apprezzati a livello internazionale. Proprio l’acqua è una delle cifre più caratteristiche del lavoro dell’artista. Elemento che, fin dal 1968, guida molte delle sue creazioni, siano esse installazioni, film, videotape e performance. Come ha avuto modo di ricordare lo stesso Plessi, “l’acqua è sempre stata il motivo dominante della mia vita e del mio itinerario artistico e culturale”.

PLESSI IN VENICE si compone di due momenti distinti, entrambi a cura di Marco Tonelli.
Il primo è l’esposizione PLESSI. LIQUID LIFE. Il flusso della memoria. 1000 progetti, organizzata dal Polo Museale del Veneto in collaborazione con la Fondazione Alberto Peruzzo, con il patrocino di EXPO 2015 e del Padiglione Italia EXPO 2015, in programma dal 6 maggio al 22 novembre 2015 alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, palazzo di grande suggestione e ricco di storia, che si affaccia sul Canal Grande di Venezia.

Alla Ca’ d’Oro Plessi ha pensato a una videoinstallazione in cui schermi, inseriti all’interno di tavoli, rimanderanno le immagini di un “flusso elettronico” di acqua, a rappresentare idealmente il flusso dei pensieri e dell’intera sua vita creativa.
Le opere saranno in grado di innescare visioni pittoriche di grande suggestione. “Penso che il video – afferma l’artista – formi con l’acqua un binomio perfetto: l’acqua è un elemento cangiante, antico, ancestrale primordiale, il video è un elemento della contemporaneità: entrambi sono fluidi, instabili. Entrambi emanano un bagliore azzurro”. Lo stesso bagliore che Plessi ha potuto incontrare nelle invenzioni di Tintoretto e di Tiziano, e che ebbe modo di studiare e di apprezzare proprio vivendo in una città d’acqua come Venezia. Tavoli come scultura ma anche contenitori di mille disegni che rappresentano il nucleo ideativo e progettuale dei suoi lavori.Continue Reading..

05
Mag

Jimmie Durham. Venice: Objects, Work and Tourism

Pezzi di vetro e antichi mattoni accanto a elementi tratti dall’industria turistica. Un’opera che vuol cogliere la complessa mescolanza di immaginario sociale di Venezia, turismo, lavoro e oggetto artigianale.

a cura di Chiara Bertola

Sembra che al mondo non ci sia città senza un teatro “Rialto” e altrettanto frequenti sono i locali notturni o i cabaret denominati “Lido”. È come se Venezia simboleggiasse qualcosa di importante che ha a che fare con la bella vita. Da trecento anni questo porto italiano è un indiscusso polo di attrazione nel circuito turistico europeo, l’apice del cosiddetto Grand Tour. Oggi questo si traduce in un flusso quotidiano di migliaia di croceristi, a cui si aggiungono i tantissimi che arrivano in aereo – turisti che magari arrivano per mezza giornata – per i quali Venezia è solo un pit-stop nella loro versione moderna del Grand Tour.

Per far spazio a navi sempre più enormi si scavano canali sempre più grandi e profondi e da trentacinque anni si sente ripetere lo stesso discorso: l’aumento costante del flusso dei turisti sta distruggendo Venezia. Passano gli anni, ma questa lamentela non perde il suo accento di verità malgrado i turisti siano anche uno dei principali motori per l’economia cittadina.

L’esperienza del turista stereotipato resta un bersaglio facile per la satira. I turisti sono considerati un fenomeno strano e il modo in cui vengono sminuiti e presi in giro non riconosce il vero oggetto del loro desiderio: cogliere una parte intrinseca del sapere e dell’esperienza culturale. Allo stesso tempo, anche il mondo culturale e intellettuale europeo converge sempre più sulla travagliata Venezia. Secondo Jimmie Durham “curatori, architetti, registi e artisti vanno in pellegrinaggio a vedere le Biennali. Questo significa che il pensiero intellettuale europeo non può essere separato dal turismo europeo, né dall’oggetto creato dall’uomo.”Continue Reading..