Category: installazione

11
Feb

Keziat | La città delle donne e altre storie

MAT Museo dell’Alto Tavoliere
San Severo – Foggia

21 febbraio 2016 ore 18,30

Keziat | La città delle donne e altre storie
a cura di Elena Antonacci

«L’unico vero realista è il visionario»
Federico Fellini

Il 2016 sarà un anno intenso per l’artista pugliese Keziat. Dal 21 febbraio al 21 ottobre è in programma infatti un nuovo straordinario ciclo internazionale di mostre personali intitolato Hybrids, con testo critico unico a cura di Amalia di Lanno. La serie partirà, anche questa volta, dal MAT – Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo (Foggia), città natale dell’artista. Dal 21 febbraio al 3 aprile il Museo presenterà in anteprima l’esposizione “La città delle donne e altre storie”, a cura di Elena Antonacci, direttrice del MAT. La mostra è un chiaro omaggio alla visione onirica di Federico Fellini e alla figura dell’artista Andrea Pazienza, autore del manifesto del film dal quale, in parte, il titolo di questa mostra è ripreso. Dal 19 maggio al 23 giugno Keziat sarà negli Stati Uniti con “Stralunata”, a cura di Sabiana Paoli, presso la Società Dante Alighieri di Miami, in Florida. L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Consolato d’Italia a Miami, molto attivo nel campo delle arti visive in una città in fermento anche grazie alla presenza di Art Basel. Dal 21 luglio al 13 agosto sarà la volta del Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini di Frascati, in provincia di Roma. Nel bellissimo spazio espositivo del Museo, ristrutturato dall’architetto Massimiliano Fuksas, si terrà “Attraversamenti in punta di penna”, a cura di Barbara Pavan. Hybrids si chiuderà a Bangkok con “On a biro”, dal 30 settembre al 21 ottobre. La mostra farà parte del cartellone del prestigioso festival italiano organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Bangkok; manifestazione di assoluto valore che porta ogni anno i migliori artisti italiani in Thailandia. Hybrids è il secondo ciclo espositivo internazionale di Keziat; segue quello del 2012-2014 intitolato Visionaria, con mostre al MAT, Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo (Foggia), Casa Italiana Zerilli-Marimò di New York, Centro Culturale Elsa Morante di Roma, Sabiana Paoli Art Gallery di Singapore e all’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam. Continue Reading..

10
Feb

FAIG AHMED – Points of Perception

a cura di Claudio Libero Pisano

10 febbraio – 29 marzo 2016

MACRO Testaccio
Padiglione 9A
Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma

Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita la prima personale italiana presso un museo dell’artista azero Faig Ahmed (Baku, 1982). Nel padiglione 9A del MACRO Testaccio si svolge infatti, dal 10 febbraio al 29 marzo 2016, la mostra Points of Perception, a cura di Claudio Libero Pisano, promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dall’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, e realizzata in collaborazione con la galleria Montoro12 Contemporary Art di Roma.

L’artista espone al MACRO Testaccio una serie di opere site-specific che hanno come filo conduttore il Sufismo. Attraverso questa forma di ricerca mistica, l’artista crea la relazione tra la coscienza e tutto quanto esiste al di fuori di essa. L’arte è uno strumento per ampliare i sensi, e l’artista il tramite della condivisione. Sperimentando tecniche diverse e collegandole a pratiche mistiche, Ahmed trova una sua peculiare soluzione all’interrogativo sulla percezione della verità. L’arte è una disciplina senza confini e serve a comprendere la storia dell’essere umano, dei suoi percorsi inerpicati sul confine stretto tra coscienza e percezione. Tra misticismo e realtà. L’artista, per paradosso, utilizza l’ascetismo Sufi proprio per interpretare la realtà nei suoi aspetti più concreti. L’arte, secondo Ahmed, è un passepartout eccellente per riconnettere passato e presente, tradizione e modernità. La sua natura e le sue tecniche non hanno confini, e tutto ciò che è dentro e fuori la percezione può essere interpretato attraverso i suoi infiniti linguaggi. L’artista è un esploratore attivo che, come uno sciamano, mette in relazione la mente e il corpo. Le sue opere sono un messaggio di condivisione che pone interrogativi e sollecita stupore e meraviglia. L’aspetto estetico ha un ruolo decisivo solo se accostato al processo che l’ha maturato e reso possibile. La mostra è composta da numerose opere, tra cui grandi installazioni, video, e i suoi noti “carpet works”, con i quali l’artista trasforma oggetti dalla tradizione secolare in imponenti opere d’arte contemporanea, creando manufatti che sembrano proiettati nel futuro grazie a un’estetica azzardata e fuori dal tempo, nonostante l’esecuzione fedele ad antichissimi procedimenti. Partendo infatti dal design dei tradizionali tappeti dell’Asia centrale, Ahmed li manomette e li riprogetta in forma digitale sul computer. Il risultato è trasportato su disegni a grandezza naturale, che, come nella realizzazione dei tappeti tradizionali, vengono poi realizzati da artigiani locali su telai tradizionali, dando vita ad oggetti nei quali si è portati a perdersi, dove il segno viene continuamente spostato, pixellato, liquefatto. Al centro della sala, è posta una monumentale installazione che sfida le leggi fisiche e dispone il pavimento tessuto di una moschea in una sorta di onda che travolgere lo spettatore.Continue Reading..

03
Feb

Alexander Calder. Performing Sculpture

11 November 2015 – 3 April 2016
Tate Modern, Level 3
Open daily from 10.00 – 18.00 and until 22.00 on Friday and Saturday

Tate Modern presents the UK’s largest ever exhibition of Alexander Calder (1898-1976). Calder was one of the truly ground-breaking artists of the 20th century and as a pioneer of kinetic sculpture, played an essential role in shaping the history of modernism. Alexander Calder: Performing Sculpture will bring together approximately 100 works to reveal how Calder turned sculpture from a static object into a continually changing work to be experienced in real time.

Alexander Calder initially trained as an engineer before attending painting courses at the Arts Students League in New York. He travelled to Paris in the 1920s where he developed his wire sculptures and by 1931 had invented the mobile, a term first coined by Marcel Duchamp to describe Calder’s motorised objects. The exhibition traces the evolution of his distinct vocabulary – from his initial years captivating the artistic bohemia of inter-war Paris, to his later life spent between the towns of Roxbury in Connecticut and Sachéin France.

The exhibition will feature the figurative wire portraits Calder created of other artists including Joan Miró 1930 and Fernand Léger c.1930, alongside depictions of characters related to the circus, the cabaret and other mass spectacles of popular entertainment, including Two Acrobats 1929, The Brass Family 1929 and Aztec Josephine Baker c.1929. Following a visit to the studio of Piet Mondrian in 1930,where he was impressed with the environment-as-installation, Calder created abstract, three-dimensional, kinetic forms and suspended vividly coloured shapes in front of panels or within frames hung on the wall. Red Panel 1936, White Panel 1936 and Snake and the Cross 1936 exemplify the artist’s continuous experimentation with forms in space and the potential for movement to inspire new sculptural possibilities. They will be shown together with a selection of other panels and open frames for the first time, illustrating this important moment in Calder’s development.

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01
Feb

Percezione Instabile

Percezione Instabile
Mostra d’Arte Contemporanea

Opening venerdì 29 Gennaio 2016, ore 19:00

La mostra Percezione Instabile, a cura di Sonia Belfiore, presso Palazzo Malipiero Venezia dedica, dal 30 gennaio al 28 febbraio 2016, una riflessione sulla tendenza dell’arte contemporanea ad essere sempre più inclusiva nei confronti dello spettatore. L’esposizione intende restituire e corroborare il ruolo del pubblico come elemento fondante, relazionale ed attivo nell’arte contemporanea, auspicandone una recezione partecipativa e non soltanto passiva.
Riconoscendo il corpo come condizione necessaria dell’esperienza, il percorso di mostra esprime il primato ontologico della percezione – Merleau-Ponty – elevandola a momento topico ed essenziale della conoscenza. Lo spettatore viene coinvolto grazie all’aspetto sensoriale e poetico delle opere; esse sfruttano elementi seducenti per attrarlo, attraverso meccanismi di sinestesie e finzione, per giungere ad una completa sovversione ricettiva che lo rende, appunto, instabile. L’iter espositivo propone sfide percettive all’interno delle quali sono presenti sensazioni immediate e spontanee, che devono essere riorganizzate e decodificate dallo spettatore, arrivando a coinvolgerlo ed a permettergli di sperimentare nuove situazioni e riflessioni.

Il percorso all’interno di Percezione Instabile si snoda attraverso le opere di cinque artisti, che coinvolgono interamente le capacità percettive del pubblico.

Sono le fotografie di Filippo Armellin, della serie Land Cycles, ad aprire la mostra, poichè innescano nel fruitore un cortocircuito percettivo, collocandosi tra la sfera della realtà e quella della finzione.  L’installazione di Tamara Repetto, Oniria, si rivela un omaggio alla Natura. Creando un percorso sinestetico che si snoda attraverso componenti sonore ed olfattive, Oniria, attivandosi solo al passaggio dello spettatore, sprigiona una mappa olfattiva che evoca spazi e situazioni ‘altre’. Continue Reading..

26
Gen

Marisa Albanese. Sentieri di mani

Roma, Istituto centrale per la grafica, Palazzo Poli Via Poli, 54 (Fontana di Trevi)

inaugurazione 23 gennaio 2016 ore 12,00

23 gennaio – 8 marzo 2016

Dal 23 gennaio all’8 marzo 2016 l’Istituto centrale per la grafica organizza la mostra “Sentieri di mani” di Marisa Albanese che nasce da un progetto condiviso con Maria Antonella Fusco, Antonella Renzitti e Angela Tecce.

La produzione di Marisa Albanese è ampia e comprende diverse modalità espressive. L’artista nelle sue installazioni fa convivere sculture ambientali con il disegno, la fotografia e le tecnologie analogiche e digitali.
Nelle tre sale di Palazzo Poli si presentano due grandi installazioni: la prima, dal titolo “Mare chiuso”, evocazione del “nostro” Mediterraneo oggi teatro di fughe e disperazione, è una macchina disegnante programmata per tracciare segni su di una distesa di sale marino.
La seconda installazione, “Cosa ferma le altalene?”, è composta da cinque altalene di cristallo che, tracciando grazie a dei magneti delle linee casuali di polvere di ferro, alludono al flusso nomade di popoli non sempre mossi da una libera scelta.
Nella terza sala, insieme ad alcuni disegni dell’artista, viene presentato “Diariogramma India” dove l’esperienza di viaggio diviene punto di incontro tra il movimento della matita sulla carta e i sussulti incontrollati che i mezzi di locomozione producono sul corpo dell’artista.

I temi che stimolano la curiosità della Albanese, dalle trasformazioni del paesaggio naturale alle mutazioni socio politiche, non rimangono dunque nell’ambito del concettuale, ma vengono costantemente elaborati in un fare, individuale e collettivo insieme. L’artista esorta il visitatore a percorrere insieme a lei degli itinerari, a compiere dei gesti.
Il tema di fondo rimane il viaggio, il rivelarsi attraverso lo spostamento, l’incontro con l’altro.
Le riflessioni e le azioni sono ambientate in quella zona del mondo divenuta ormai cruciale per le migrazioni di popoli che dal Medio Oriente cercano rifugio in Occidente. Camuffando con eleganza e sarcasmo l’angoscia per le sorti dei nostri fratelli e sorelle del Mediterraneo, Marisa Albanese punta il dito sulle strategie che sovrastano il Mare nostrum.Continue Reading..

18
Gen

ALAIN BILTEREYST (solo show) – GREY (group show)

Brand New Gallery

presenta

SLOW, SIMPLE, SWEET
ALAIN BILTEREYST
14 GENNAIO | 20 FEBBRAIO 2016
OPENING 14 GENNAIO 2016 ORE 19-21

“SLOW, SIMPLE, SWEET” è la prima mostra in Italia dell’artista belga Alain Biltereyst.
Biltereyst continua ad esplorare le forme ed i colori nella sua serie di dipinti su compensato. Nonostante questi piccoli dipinti tendano all’astrazione, l’artista parte sempre dalla realtà urbana che lo circonda. Lo studio dei segni è un tema ricorrente nel lavoro di Biltereyst. La sua attenzione al presente è ciò che lo differenzia dagli artisti astratti dei primi anni del secolo scorso che evocavano con le loro opere un mondo a sé stante che si esulava dalla realtà. In ogni opera di Alain Biltereyst, troviamo un riferimento alla quotidianità contemporanea. Il legno grezzo sul quale lavora, presenta deliberatamente degli errori nella geometria delle forme e delle inesattezze nella stesura del colore che richiamano l’arte dinamica dei graffiti. Con un background in design grafico, Biltereyst è interessato alla vivacità quasi aggressiva dei loghi commerciali ed agli altri simboli prodotti per il pubblico di massa. Un poster, il design colorato di un camion, i loghi, le pubblicità per le strade, ecc… tutti questi segni sono parte dell’idioma quotidiano che si posiziona nella sottile linea di mezzo tra la cultura e la subcultura. “Le mie ispirazioni derivano dalla vita di tutti i giorni. Vengo facilmente folgorato dal design elegante ed incisivo di un camion che mi passa davanti mentre cammino per la strada. Mi piace e basta! Posso solo sperare che le mie opere riescano a trasmettere lo stesso sentimento. Quello che fa percepire “la strada” nei miei dipinti. Attraverso il titolo “SLOW, SIMPLE, SWEET” voglio sottolineare la semplicità che mi sforzo di raggiungere. Per ricercare ancora la semplice, dolce bellezza del quotidiano.”

Alain Biltereyst
(1965, Anderlecht, Belgio) vive e lavora a Bruxelles, Belgio.
Ha recentemente avuto personali presso Nougueras Blanchard (Madrid), Jack Hanley Gallery (New York) e Galeria Múrias Centeno (Porto). Tra le mostre collettive: “More or Less” presso Transmitter a Brooklyn e “Pliage/Fold” presso Gagosian Gallery a Parigi.

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10
Gen

Imaginarii. Gianni Colombo – Giorgio Griffa – Davide Balula

La Fondazione Carriero

PROROGA la mostra IMAGINARII sino al 20 febbraio 2016 e presenta tre libri d’artista inediti, dedicati ai protagonisti della mostra inaugurale

curata da Francesco Stocchi

Milano, dicembre 2015 – La Fondazione Carriero, considerato il grande successo riscosso in questi primi mesi di apertura, estende la durata della mostra inaugurale imaginarii, a cura di Francesco Stocchi, fino a sabato 20 febbraio 2016. L’esposizione raccoglie opere di Gianni Colombo, Giorgio Griffa e Davide Balula in un percorso corale a tre voci che indaga la concezione contemporanea dello spazio e il rapporto dialogico dell’opera con l’ambiente.
Appositamenta concepita per la sede della Fondazione, Casa Parravicini, nel cuore di Milano, imaginarii esamina l’opera di tre artisti che abbandonano il concetto di arte come immagine, costruendo uno spazio esperienziale. Le opere di Gianni Colombo sono presentate in una nuova contestualizzazione, in un ambiente unico e immersivo; il non-finito di Giorgio Griffa suggerisce il passaggio dalla seconda alla terza dimensione, estendendo lo studio del colore, della forma e del tempo dalla tela allo spazio circostante; infine la spazialità di natura processuale di Davide Balula parte da oggetti, consuetudini o eventi di ordine comune per costruire un’anima mundi in cui l’immaginazione diviene comunicazione con l’universo stesso.
Sculture, dipinti, installazioni e documenti, integrati da opere storiche o lavori appositamente commissionati, per mostrare come l’immaginazione può condurci attraverso l’arte in uno spazio nuovo.

L’esposizione, aperta gratuitamente al pubblico da settembre 2015 e corredata da un catalogo, sarà presto accompagnata anche da tre preziosi volumi, stampati in edizione limitata. Giorgio Griffa e Davide Balula presentano due libri d’artista, in cui i testi del catalogo di imaginarii – scritti da Gavin Delahunty per il primo e da Adam Kleinman per il secondo – accompagnano opere inedite.
Giorgio Griffa presenta Pennino e inchiostro di china, dove in tavole minimali dalla composizione impeccabile l’artista tira le fila della ricerca formale sul linguaggio, vera cifra stilistica della sua poetica. Davide Balula stupisce con il volume Orologio. Movimento a tre mani, spartito inedito, frutto della sua esperienza di musicista e cantante.
Il volume Gianni Colombo, invece, con testi di Gianni Colombo, è la ristampa di un catalogo del 1968 prodotto per la mostra che l’artista tenne alla Galleria L’Attico di Roma, con l’aggiunta di alcuni progetti inediti dell’opera Spazio elastico. Un’operazione editoriale che si inserisce nel lavoro di ricerca filologica sull’artista che la Fondazione Carriero ha portato avanti per imaginarii, avvalendosi della preziosa collaborazione dell’Archivio Gianni Colombo e di altre istituzioni culturali milanesi, in un’ottica di sistema.

In concomitanza con la proroga della mostra fino al 20 febbraio, ripartono anche le attività dedicate alle Famiglie. Dopo il successo dei primi quattro appuntamenti, la Fondazione mette in calendario altre sei date in cui i piccoli visitatori dai 6 agli 11 anni d’età – più piccoli se accompagnati dai genitori – potranno visitare la mostra inaugurale tramite percorsi studiati appositamente per loro.
I laboratori si terranno ogni sabato dal 16 gennaio al 20 di febbraio, con il seguente calendario: sabato 16, 23 e 30 gennaio e sabato 6, 13 e 20 febbraio 2016, alle ore 16.00. L’ingresso e il laboratorio sono gratuiti fino a esaurimento posti e la visita guidata più il laboratorio dureranno circa un’ora e mezza. È richiesta la prenotazione.

La Fondazione Carriero inizia il nuovo anno presentandosi ancora una volta nella veste di spazio dinamico e inclusivo, un polo che arricchisce gratuitamente l’offerta culturale di Milano promuovendo, valorizzando e divulgando l’arte moderna e contemporanea.

CONTATTI PER LA STAMPA
PCM STUDIO | Via C. Goldoni 38 | 20129 Milano
Paola C. Manfredi | paola.manfredi@paolamanfredi.com | M +02 87286582
Per richieste immagini: press@paolamanfredi.comContinue Reading..

03
Dic

Recto Verso

Carla Accardi, Enrico Castellani, Roy Lichtenstein, Lucio Fontana, Giulio Paolini, Pierre Toby sono solo alcuni degli autori presenti in questa mostra dedicata a un elemento abitualmente nascosto, dimenticato o trascurato: il retro del quadro.

La mostra tematica “Recto Verso” presenta una selezione di opere nelle quali gli artisti hanno consapevolmente posto in primo piano l’elemento abitualmente nascosto, dimenticato o trascurato del retro del quadro.
Concepita dal Thought Council della Fondazione, composto attualmente da Shumon Basar, Elvira Dyangani Ose, Cédric Libert e Dieter Roelstraete, l’esposizione riunisce opere della Collezione Prada e lavori provenienti da collezioni e gallerie italiane e internazionali.

La tradizione occidentale concepisce il dipinto principalmente come un artefatto frontale (“recto”). Il retro (“verso”) sembra trasmettere un significato culturale trascurabile, non essendo destinato allo sguardo del pubblico, perché visibile solo dall’artista e dagli addetti ai lavori. In questa mostra gli artisti portano in primo piano il retro della tela usando vari procedimenti come la tecnica tradizionale del trompe-l’œil, resa famosa dai pittori fiamminghi, in cui è la cornice e non la figura ad assumere un ruolo fondamentale.
O ancora, la fotografia a doppia esposizione è impiegata per vedere attraverso l’opera stessa ed enfatizzare le caratteristiche fisiche e strutturali dell’oggetto. Nel caso del movimento francese della fine degli anni Sessanta Supports/Surfaces, la superficie dipinta sparisce completamente e ciò che resta è il semplice materiale di supporto. In altri lavori, messaggi segreti sono nascosti dietro il quadro in attesa di essere rivelati.

Artisti di generazioni e tendenze diverse, come Carla Accardi, Louis-Léopold Boilly, Gerard Byrne, Enrico Castellani, Sarah Charlesworth, Daniel Dezeuze, Lucio Fontana, Llyn Foulkes, Philippe Gronon, Roy Lichtenstein, Matts Leiderstam, Gastone Novelli, Giulio Paolini e Pierre Toby, hanno trasformato un semplice gesto in un’approfondita indagine storica sul vero, l’illusione e le modalità della visione.Continue Reading..

25
Nov

Maya Pacifico. Diaries

Brusco Art Gallery – “Pagine d’artista”
A cura di
Tiziana De Tora
Artstudio’93

Maya Pacifico. Diaries
Vernissage venerdì 27 novembre 2015 – ore 18.00

27 novembre 2015 – 29 gennaio 2016

Venerdì 27 novembre, alle ore 18.00, Brusco Wine & AudioRoom, inaugurerà il suo nuovissimo spazio, in Via Napoli 161 (Pozzuoli), con la prima mostra della rassegna“Pagine d’artista”, curata da Tiziana De Tora – Artstudio’93, dal titolo “Diaries” dell’artista Maya Pacifico.

La mostra dell’artista e critica napoletana celebra l’apertura dell’Art Gallery di Brusco Wine & Audio Room, un inedito ed esclusivo locale, dedicato all’arte e all’intrattenimento di alta classe, un luogo unico dal concept innovativo e dall’arredamento che richiama le tendenze dell’industrial design, speciale per la scelta eno-gastronomica raffinata, e per le proposte musicali, che ospiterà inoltre eventi culturali diversi, proposti in un elegante salotto affacciato sul mare.

La nuova Art Gallery di Brusco, curata da Tiziana De Tora – Artstudio’93, si inaugura con il ciclo di mostre, intitolato “Pagine d’artista” e non poteva che essere Maya Pacifico ad aprire questa rassegna. Un’artista che da tempo dedica la sua ricerca alla manipolazione di pagine di vecchi libri, che vengono tagliati, sfrangiati, smembrati e bruciati e che, infine, divengono supporto perfetto per interventi testuali inediti.
Artista visiva da alcuni anni, ma con una lunga carriera di critica e storica dell’arte, Maya Pacifico ha scelto il libro vecchio, ingiallito, sbiadito dal tempo, per offrirgli una nuova identità, non solo come supporto, ma quale protagonista della sua opera, per far riemergere la memoria che esso custodisce.
Le sue opere, come lei stessa dichiara, non sono pittura né scultura; potremmo invece definirle “estrusioni”, nelle quali le pagine dei libri, ritagliate in piccole strisce mobili, escono dalla parete cartacea, per muoversi come onde al vento, oppure vengono intervallate da antiche foto o garze sovrapposte, su cui scrivere testi di sua creazione, come la stessa artista afferma: “Le frasi, intime e personali, che ho scritto nei diari, nel corso della mia vita, rimandano ai frammenti racchiusi nei libri bruciati: la loro reale presenza non coincide con il loro bruciante apparire. Ma lo spettatore che le legge può identificarsi in ciò che contengono molto di più che se leggesse un libro, perché non c’è la finzione letteraria, non c’è artificio: è la vita reale, ciò che l’artista ha vissuto e sofferto che viene alla superficie, che diventa pubblico (…) Quello che cerco di ottenere attraverso queste due forme, una scritta e l’altra costruita, è un momento di contrazione della realtà in cui l’atto dell’artista riesca a sintetizzare il dualismo fuori-dentro, esterno-soggetto, architettura-scultura”.
La mostra resterà aperta fino al 29 gennaio 2016Continue Reading..

19
Nov

Sandro del Pistoia. Future

SANDRO DEL PISTOIA
FUTURE
Sculpure/ Installation/ Photography

INAUGURAZIONE
venerdì 20 novembre 2015
dalle ore 19.00 alle ore 21.00

In mostra dal 20 novembre al 12 dicembre 2015
da martedì a sabato: 11.00 – 13.00 | 16.30 – 19.30
o su appuntamento

Galleria 33
via garibaldi 33 – 52100 Arezzo
+39 3398438565
info@galleria33.it

SANDRO DEL PISTOIA
FUTURE

Inaugura venerdì 20 novembre, dalle ore 19.00, presso Galleria 33 in via Garibaldi 33 ad Arezzo la personale di Sandro del Pistoia, Future – sculpure, installation, photography.
La mostra, a cura di Tiziana Tommei, propone una selezione di opere: dal grande formato di “Around the body” scultura – installazione di 3 metri di altezza per 3 metri di diametro, alle sculture di medio e piccolo formato, “Women” e “Untitled”, alle fotografie “Dream” e “Air 02”. Le sculture risalgono al 2013 e 2014 e sono composte da listelli di legno di noce uniti da cerniere in pelle. Le opere fotografiche (2006, 2007) documentano performance in cui l’artista imprigiona l’aria in enormi forme di plastica.

TESTO CRITICO
Entelechia. Secondo Aristotele ogni organismo si sviluppa e si evolve in base ad una finalità interiore. Realizza se stesso in base ad una meta contenuta già in sé, in potenza, e lo fa secondo codici interni. La materia torna spirito, in armonia con le leggi della Natura, con l’ordine del Creato, in quanto parte di quella che i platonici indicavano come “anima del mondo”. Sandro del Pistoia studia i materiali, sperimenta l’ordine della dimensione fenomenica e della scienza, ma la sua ricerca non riguarda la realtà fisica. Usa la materia per disegnare l’invisibile. E ci riesce! Quello che noi vediamo sono forme fatte di assenza di sostanza visibile, comprese dentro e fuori strutture architettoniche dalle unità fondamentali potenzialmente infinite. Lo spazio, compreso dalle molecole a celle esagonali disposte su modello del grafene, assume la conformazione conferita per mezzo del legame in continuum dei moduli geometrici. Il rapporto osmotico che s’instaura tra l’interno e l’esterno della membrana permeabile, ora di legno e pelle ora di metallo ora foderata di seta, trasmette in maniera palpabile un equilibrio profondo, univoco e mai frammentato. L’aria assume una dimensione nuova: prende forma, peso e volume. Quello dell’artista è un dialogo aperto ed incessante con la Natura, esteso a tutte le sue componenti, siano esse antropomorfe, amorfe o anamorfe. Scava nella materia, addirittura negli oggetti, fino a ridurre o a trasporre tutto in sintesi, in schemi in cui ciascun elemento risulta perfettamente stabile in quanto parte di un insieme più complesso. Quattro segmenti non fanno un quadrato: per costruire una figura geometrica e significativa è indispensabile conferirle una direzione, un orientamento e una struttura. Occorre darle una specificità, che in questo caso è arte. Così, la ricerca e la costruzione – intesa come ricreazione – permettono di svuotare la realtà di tutto ciò che è superfluo, di andare in profondità, di giungere all’essenza, di tornare allo spirito.Continue Reading..