Category: installazione

21
Mag

Antony Gormley. CONSTRUCT

May 7 through June 18, 2016

Extended through July 29, 2016

Sean Kelly is pleased to present CONSTRUCT, a major one-person exhibition of new and key early works by world-renowned artist Antony Gormley. Acclaimed for his sculptures, installations and public artworks that investigate the relationship of the human body to space, Gormley’s fifth solo exhibition with Sean Kelly engages the grid to evoke the experience of inhabiting a human body at “the other side of appearance.” The opening reception will take place on Friday, May 6, from 6 to 8pm, and the artist will be present. The exhibition begins with a life-size work from Gormley’s series of ‘Bodycases,’ Bridge (1985), in the front gallery space. This is one of the earliest works made from a plaster mould of the artist’s body, strengthened with fiberglass and encased in a skin of lead. Gormley sees Bridge as an objective mapping of the subjective space of the human body. The visible soldering lines on its surface form clear horizontal and vertical axes: the body is treated as the location of physical and spatial experience. Bridge is presented alongside Scaffold (2015), a recent work in which Gormley has translated the grid of horizontal and vertical lines of Bridge into a freestanding, three-dimensional mapping of the internal volumes of the body. Together these works propose that we consider the body less as an object and more as a site and agent of transformation. In the main gallery, the artist’s exploration of the potential of the ‘mapping’ of body space continues with boldly physical sculptures that increase the dynamic between space and mass. Visitors will encounter five new monumental works from Gormley’s recent ‘Big Beamer’ series. These previously unexhibited works deconstruct and reassemble the interior volume of the body through interlocking steel beams that run in all three axes. Created at one-and-a-half-times life-size, they represent a body in five unstable moments of rest—from crouching to fully erect. In spite of their grand scale, the works remain remarkably playful. Continue Reading..

19
Mag

Carlo Bernardini. Dimensioni Invisibili

Aeroporto di Milano Malpensa

18 maggio – 18 ottobre 2016

A La Porta di Milano, l’installazione ambientale di luce che trasforma lo spazio, cambiando le coordinate percettive dello spettatore.

Milano, maggio 2016SEA presenta dal 18 maggio al 18 ottobre 2016, all’aeroporto di Milano Malpensa, Dimensioni Invisibili, l’opera di Carlo Bernardini, artista che, dagli anni novanta, conduce una ricerca sperimentale basata sull’elemento spazio-luce, realizzando installazioni in fibre ottiche e sculture.

L’iniziativa, curata da Marco Meneguzzo, conferma la volontà di SEA di rendere Milano Malpensa un unicum nel panorama degli aeroporti mondiali, dove in tempi recenti si sono alternate esposizioni dedicate a grandi maestri dell’arte italiana quali Fausto Melotti, Marino Marini, Gio Ponti, Giuseppe Pellizza da Volpedo.

Carlo Bernardini ha creato per La Porta di Milano, un ambiente ideale dove far risaltare l’alternanza di luce e ombre, un’opera composta da fili di fibre ottiche che disegnano tre figure geometriche luminose, le quali sembrano muoversi e modificare i propri contorni e le proprie forme, dando l’impressione di trovarsi davanti a installazioni sempre diverse, conducendo il visitatore all’interno di una costellazione o di uno spazio interstellare. Le Dimensioni Invisibili, nella fisica sperimentale sono ipotizzate oltre le tre dimensioni tangibili, ossia non sono percepibili per l’occhio umano e vengono quindi considerate dimensioni inosservabili; l’opera di Bernardini può essere un tentativo di vedere proprio questo, ovvero la proiezione dello spazio oltre la dimensione finita. Architetto della luce, Carlo Bernardini basa la sua ricerca visiva sul concetto di trasformazione percettiva in cui la luce crea nello spazio un disegno, che cambia secondo i punti di vista e gli spostamenti dello spettatore che si ritrova a vivere e a transitare all’interno dell’opera. “Viviamo in un’epoca di progressiva e veloce smaterializzazione di tutto ciò che ci circonda – afferma Marco Meneguzzo – e contemporaneamente assistiamo alla crescita di spazi virtuali, che diventano persino domestici, frequentabili e non soltanto visibili”. “Carlo Bernardini – prosegue Marco Meneguzzo – lo sa da molto tempo, e il suo intento è di usare l’elemento tradizionalmente più immateriale, la luce, per costruire, anzi per ‘mostrare’ spazi che senza di essa non solo non sarebbero visibili, ma neppure esisterebbero”. “La forma dello spazio ridisegnata dalla fibra ottica – ricorda Carlo Bernardini – può intuitivamente avvicinarci a una lettura del vuoto attraverso le nuove coordinate visive dettate da strutture di luce che plasmano l’ambiente, lasciandoci intuire proprio quelle che possono essere le dimensioni ‘extra’ che sfuggono alla nostra percezione”. “Bernardini è solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei grandi artisti italiani che si sono susseguiti ne La Porta di Milano – dichiara Luciano Carbone, Chief Corporate Officer di SEA – L’opera che presentiamo è un’installazione di luce che valorizza particolarmente la location, voluta e realizzata per le esposizioni artistiche in aeroporto. Abbiamo constatato che i nostri passeggeri apprezzano l’arte e la cultura nell’esperienza del viaggio. Ed è per questo motivo che stiamo valutando di estendere le esposizioni anche in altre zone del Terminal 1 e del Terminal 2, collaborando attivamente coi principali musei ed enti di Milano e della Lombardia per garantire sempre un’offerta di qualità. Stiamo, infatti, per concludere un accordo pluriennale con la Triennale di Milano, che riguarderà anche attività espositive su Linate, e che in particolare per il 2016, in occasione della XXI Edizione Internazionale, vedrà l’esposizione al Terminal 1 di una installazione collegata ai temi della mostra”.Continue Reading..

19
Mag

Grazia Varisco. Il corpo come campo dei sensi

a cura di Alberto Zanchetta

Lissone (MB), Museo d’Arte Contemporanea – MAC LIVELLO 2
14 maggio – 30 luglio 2016

Inaugurazione: sabato 14 maggio ore 18:30

Inaugurata nel 1961, la dodicesima edizione del Premio Lissone è a tutt’oggi ricordata come la più importante e memorabile, merito anche della sezione “Informativo-Sperimentale” in cui Grazia Varisco [Milano, 1937] aveva esposto una Tavola magnetica. L’occasione di questo suo ritorno nella cittadina briantea non è vincolato a nostalgici amarcord, sancisce anzi il desiderio di soffermarsi sulla ricerca che l’artista ha sviluppato dai primi anni del Duemila fino ai giorni nostri. Diversamente dalle solite mostre antologiche, il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone ha preferito invertire il senso di marcia, focalizzandosi sul presente; la mostra indaga infatti la complessità e la vastità di informazioni che scandiscono la mutevolezza della sua attuale ricerca.
Ovviamente e inevitabilmente qualcosa è cambiato nelle “regole del gioco” degli ultimi cinque lustri. Anziché reiterare le proprie opere nel corso dei decenni, Varisco ha preferito reificare nuove idee, convertendole cioè in “cose” (gravide di messaggi cinevisuali che sono in grado di comunicare alla collettività nuove metodologie nella fruizione). Esemplificativi di questo atteggiamento sono i Double, opere che si prestano a un’ampia gamma di associazioni divergenti: fronte e retro, dentro e fuori, noto e ignoto. Dello stesso avviso sono pure Sollevo/Sollievo e R. RotoReteRossa che intrattengono con il mondo delle idee un rapporto basato su volumi animati da tensioni e suggestioni interne. Il ciclo dei Silenzi si compone invece di passepartout che ritagliano spazi di vuoto. Sfasamenti, sospensioni, sorprese caratterizzano i Quadri comunicanti: arcipelaghi di forme geometrizzanti che disegnano un’orizzontalità-orizzonte (di stimolazioni, sensazioni e suggestioni). Non dissimili sono i Ventilati di cartone vegetale e i Rivelati di metallo, i cui fogli ci appaiono ripiegati su se stessi, come fossero sospesi a un filo invisibile. Infine, con le Risonanze al tocco l’artista incoraggia gli spettatori a interagire con l’opera, senza timori, né imbarazzi, giocando con il senso dell’udito.Continue Reading..

14
Mag

Alec Von Bargen. Man, Forgotten

dal 19 maggio al 1 luglio 2016
Opening 19 Maggio, ore 18.00

Nuova Galleria Morone presenta Man, Forgotten, una personale di Alec Von Bargen.
In questo progetto, dal titolo molto incisivo: Man, Forgotten (Uomo, Dimenticato) presentato per la 56a Biennale di Venezia, l’artista Alec Von Bargen si immedesima come un contemporaneo Amleto, ponendosi in maniera autobiografica attraverso un dialogo di crescita speculativa con se stesso.
Nel suo lungo girovagare nel mondo Alec von Bargen ha sempre posto l’uomo al centro della sua ricerca artistica: dapprima con la serie “The long walk home” esposta alla 54a biennale di Venezia che volgeva lo sguardo al tema sempre attuale dei rifugiati; successivamente con “Veritas Feminae” – esposta in numerose parti del mondo – ha dato voce – sempre attraverso immagini forti e cariche di tensione – alle donne ‘emarginate’, rispolverando anche delle figure archetipe.
Con questo nuovo progetto colloca al centro se stesso, ma allo stesso tempo pone al centro ognuno di noi. Man, Forgotten fondamentalmente è un dialogo interiore: il “fanciullo” prende consapevolezza dell’essere diventato uomo, è un continuo dipanarsi lungo i tre assi dell’esistenza: il cielo, l’uomo e la terra.
La grande madre terra, dalla quale tutto nasce e alla quale tutto ritorna. Il corpus fotografico ed installativo coinvolge lo spettatore attraverso una figura solitaria – che può essere chiunque di noi – in un vasto paesaggio quasi irreale, ma al tempo stesso palpabile essendo naturale. Man, Forgotten é un progetto concepito nella piena maturità dell’artista, identificando se stesso al centro della propria ricerca. Alec Von Bargen con il suo lungo peregrinare nel mondo, fondamentalmente intuisce che il vero luogo sicuro nella vita é se stesso, attraverso una crescita ed una maturità interiore. Se ci ponessimo – anche noi – nei panni dell’artista capiremmo che il mondo è immenso, siamo circondati da tante cose, ma spesso dimentichiamo che il mondo siamo noi stessi ed ognuno di noi ha bisogno di ri-scoprirsi.
Buona ri-scoperta.

Alec Von Bargen, compie i suoi studi artistici in messico presso la scuola Iberoamericana, vive e lavora ad Akumal, Mexico.
Fin dall’inizio della sua carriera ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in diverse parti del mondo e le sue opere hanno vinto alcuni tra i principali concorsi fotografici di rilievo internazionale, quali Px3 Official Prix de la Photographie, POLLUX AWARDS – Fine Arts, International Celeste Prize, International Photography Awards di Los Angeles e molti altri. Ha partecipato alla 54° edizione della Biennale di Venezia ed è stato più volte invitato al Festival Internazionale di Fotografia di Arles, ha partecipato nel 2010 ad una collettiva presso il Victoria & Albert Museum e ha recentemente esposto recentemente all’OCT Museum di Shangai.

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13
Mag

Maurizio Nannucci. THINK

9 giugno / 30 luglio 2016
inaugurazione 9 giugno ore 18,30
COLLI independent art gallery

COLLI independent art gallery, galleria e spazio di ricerca editoriale, presenta la mostra THINK di Maurizio Nannucci che inaugurerà il 9 giugno 2016.
La mostra, partendo dal percorso storico delle edizioni di Maurizio Nannucci, si focalizza sull’opera specifica dei neon multipli, dai lavori storici anni ‘70 ai più recenti Look, Quasi infinito, Listen to your eyes – solo per citarne alcuni – fino ad arrivare all’ultimissimo lavoro, THINK, che è stato prodotto appositamente per la mostra a cui dà il titolo.
Le edizioni ed i multipli sono un aspetto primario del lavoro di Maurizio Nannucci, uno dei più importanti artisti italiani che spaziando dalla poesia concreta all’arte concettuale unisce le radici Fluxus e le nuove ricerche contemporanee. In questo terreno fertile nascono i suoi oggetti moltiplicati, i progetti printed matter, libri d’artista, manifesti, stampe, fotografie, ma anche gli audiovisivi ed i neon. La pluralità di mezzi, eventualmente combinati come in “scatole di poesia” e ripetizioni seriali, è testimonianza dell’attività artistica intermediale che non tiene conto delle separazioni e gerarchie tra le discipline ed i media.
La ricerca sperimentale di Maurizio Nannucci è il segno di appartenenza a una generazione di artisti degli anni Sessanta e Settanta che aveva in comune il desiderio di rompere con la concezione tradizionale dell’opera d’arte e la funzione artistica. In quest’ottica il neon/multiplo costruisce una relazione intima con il fruitore, sondando territori interiori, a differenza del valore delle sue grandi installazioni luminose urbane e delle hall museali.
In occasione della mostra viene pubblicato dagli editori Viaindustriae e Colli publishing platform il libro opera completa delle edizioni artistiche di Maurizio Nannucci dal 1967 ad oggi.
Il volume presenta tutta la sfera “printed matter”: fotografie, poster, libri d’artista, cataloghi, pubblicazioni, ephemera, dischi d’artista, audiovisivi e soprattutto le sue famose opere/multiplo.
La mostra completa il percorso di indagine di COLLI independent art gallery sulle edizioni di Maurizio Nannucci dal titolo ED/MN. A partire dal 2 aprile scorso, infatti, la galleria ha creato un bookcorner dedicato all’artista, realizzando anche una tiratura limitata di multipli: un poster dittico e un invito.
THINK, aperta fino la 30 luglio è visitabile anche nelle ore notturne dalla vetrina.Continue Reading..

10
Mag

MICHEL VERJUX. Staccato Stabile

Inaugurazione martedi 24 maggio 2016 ore 18.30

La galleria A arte Invernizzi inaugura martedì 24 maggio 2016 alle ore 18.30 una mostra personale dell’artista francese Michel Verjux che presenterà una serie di interventi pensati appositamente per gli spazi della galleria. Come scrive Michel Verjux nel testo in catalogo “Queste illuminazioni, proiezioni di luce, orientate, incorniciate e messe a fuoco, svelano chiaramente ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi. Esse producono, distribuiscono e diffondono questo agente fisico chiamato “luce” su qualcosa d’altro da se stesso (materia, forma, spazio, etc.). E generano e provocano, non solamente la luce riflessa, ma l’ombra (differenti generi di ombre), la rifrazione, la diffrazione e la dispersione, e alcuni altri fenomeni o epifenomeni. A seconda di come sono orientate, inquadrate e focalizzate, queste proiezioni di luce creano, a contatto con lo spazio e i suoi elementi costitutivi (piani, volumi, etc.) delle rotture di continuità, dei frammenti, dei tocchi e delle forme libere le une in rapporto alle altre…”. In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con la riproduzione delle opere in mostra, un saggio introduttivo di Tommaso Trini, un testo di Michel Verjux, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.

MICHEL VERJUX. Staccato Stabile
Catalogo con saggio di Tommaso Trini

A arte Studio Invernizzi
via D. Scarlatti, 12 Milano
lun-ven 10-13 e 15-19, sab su appuntamento
ingresso libero

dal 24 maggio al 15 luglio 2016

 

09
Mag

PROLOGUE

a cura di Alessia Carlino

Annalù,  Michelangelo Bastiani, Blue and Joy – Daniele Sigalot, Emanuela Fiorelli,  Micaela Lattanzio, Alessandro Lupi, Paolo Radi

Opening 17 maggio 2016 ore 19

18 maggio › 17 giugno 2016

SpazioMR arte e architettura presenta il nuovo progetto espositivo, sotto la curatela di Alessia Carlino, intitolato Prologue, che inaugurerà il prossimo 17 maggio.

Le opere di Annalù, Michelangelo Bastiani, Blue and Joy – Daniele Sigalot, Emanuela Fiorelli, Micaela Lattanzio, Alessandro Lupi e Paolo Radi saranno messe a confronto in un dialogo che analizza le molteplici declinazioni della materia organica, inorganica e digitale. Prologue è un itinerario visivo dedito alla narrazione di inediti metodi espressivi che creano il ritratto di un’inedita contemporaneità a cui afferiscono l’utilizzo eterogeneo di strumenti materici consacrati alla rappresentazione di un corollario estetico di matrice plastico – spaziale. Il corpus di opere selezionato costituisce un unicum nel suo genere, la nozione stessa di scultura viene declinata nella descrizione di forme originali, di materiali dalle molteplici funzioni e duttilità. Fili elastici, alluminio, supporti cartacei, pvc, perspex, resina, ologrammi digitali, ciascun elemento porta con sé l’idea di plasmare dimensioni percettive di una realtà formatasi all’interno di contesti sintetici dove vi è una sostanziale smaterializzazione del dato concreto. Al di là del visibile, ogni opera, genera l’occasione di articolare la materia attraverso la riproduzione di un dato sensibile mai univoco o scontato. L’ambiente viene decostruito attraverso assemblaggi di matrice architettonica, scrive Robert Morris nel suo celebre saggio intitolato Antiform: “La forma non è perpetuata dai mezzi ma dal mantenimento di fini idealizzati e separabili. È un’impresa antientropica e conservatrice. Essa spiega l’architettura greca che evolve dal legno al marmo e appare identica. La preservazione della forma è una sorta di idealismo funzionale”. In questo idealismo funzionale della forma è insita la ricerca estetica degli artisti coinvolti nel progetto espositivo. Micaela Lattanzio, nelle sue installazioni cartacee, dona al materiale una dignità scultorea, ogni suo lavoro è caratterizzato dalla forte duttilità a cui viene sottoposta la carta, nelle mani dell’artista essa diviene un tassello musivo, negli intagli, nelle geometrie assunte, ciascun frammento genera forme esclusive di un vocabolario corporeo ed unitario che dà vita a strutture molecolari, tessuti connettivi di conoscenza. I segni tridimensionali di Emanuela Fiorelli compongono identità plastiche che investono la superficie, la rendono tangibile allo sguardo. I fili elastici sviluppano intricati sentieri, labirinti percettivi che narrano la dialettica di una forma duratura e di un “pensiero indissolubilmente legato” che garantisce all’opera la “possibilità della sua esistenza”. Il diaframma siliconico è il campo d’indagine che investe l’opera di Paolo Radi.Continue Reading..

07
Mag

Mona Hatoum

Mona Hatoum creates a challenging vision of our world, exposing its contradictions and complexities. Hot Spot is a steel cage-like neon globe which buzzes with an intense, mesmerising yet seemingly dangerous energy. Elsewhere electricity crackles through household objects, making the familiar uncanny.
This is the first major survey of Hatoum’s work in the UK, covering 35 years from her early radical performances and video pieces, to sculptures and large-scale installations.
Born in Beirut in 1952 to a Palestinian family, Mona Hatoum settled in England in 1975 after war broke out in Lebanon. She is represented in major collections around the world, has shown at the Venice Biennale in 1995 and 2005, was nominated for the Turner Prize in 1995, received the Joan Miró Prize in 2011 and will be awarded the Hiroshima Art Prize in 2017.
Through the juxtaposition of opposites such as beauty and horror, Hatoum engages us in conflicting emotions of desire and revulsion, fear and fascination.
Immerse yourself in the work of one of the most important artists working today.

“One of the most important and powerful artists of her generation finally gets the big British show she deserves”
–The Sunday Time

Mona Hatoum
May 4–August 21, 2016

Artist’s talk: Mona Hatoum: May 10, 6:30–8pm
Mona Hatoum: Piercing the Object—Inventing the Self: June 1, 6:30–8:30pm, speakers include Layal Ftouni and Adania Shibli in a panel discussion
Curator’s tour: June 27, 6:30–8:30pm, led by Clarrie Wallis, Curator of Modern and Contemporary British Art

Tate Modern
Bankside
London SE1 9TG
United Kingdom

Image: Mona Hatoum. Impenetrable 2009 © Mona Hatoum Photo Florian Kleinefenn Courtesy of the artist and Galerie Chantal Crousel, Paris

 

04
Mag

Anish Kapoor

Lisson gallery
Anish Kapoor
13 May – 22 July 2016
Via Zenale 3, Milan, 20123

For his first exhibition with Lisson Gallery Milan, Anish Kapoor presents a new series of 14 stainless steel sculptures, the forms of which have been twisted through an unspecified number of degrees, never amounting to more than a quarter of a turn, or 90°. Shown together for the first time as an entire group, these small-scale, abstract works nevertheless contain different, recognisable ‘footprints’ – ranging from an L-shape, a W-shape and an oval, to a crescent moon, an equilateral triangle and a figure-eight, among others. These twists (measuring 30cm or one foot in height) are mounted on plinths, sharing space and interacting with one another, but will also be accompanied by one larger twist (100cm, 3.2 feet), located outside on the terrace.
The highly polished surfaces of the twist sculptures create fleeting, fluid reflections that dissipate or disrupt any stable imagery, denying viewers the certainty of either the form’s pre-twisted state – which may also be symbolic, scientific or spiritual in origin – or their own, familiar and fixed likeness beaming back at them. The artist has referred to similar bodies of work as ‘non-objects’, when the internal geometry and perfectly reflective material carry the conditions of their own disappearance.
Many of Kapoor’s best-known mirrored steel pieces, such as the monumental Cloud Gate (2004) in Chicago’s Millennium Park and C-Curve (2007) at the Chateau de Versailles in 2015, have concentrated on the curve – on the sinuous surface, both convex and concave, both enfolding and expanding. The twist, however, relies on the rotational pull around a central, vertical fulcrum to keep its outermost reaches within gravitational orbit. Indeed, every one of the twisted forms seems to be held just at the optimum moment, mid-spin. Kapoor’s contorting forms provide a lens for seeing the universe as it really is, where light is warped on its way through space and our intuition is turned inside out, or in this case, on its side and then vertiginously up or down as if being flung through a chute.Continue Reading..

27
Apr

2050. Breve storia del futuro

La mostra prende il nome dall’omonimo libro di Jacques Attali, pubblicato nel 2006, nel quale l’autore ipotizza il futuro del mondo e della nostra società. Precedente presentata ai Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles, la collettiva percorre le tematiche illustrate nel saggio di Attali in otto stazioni e attraverso circa 50 opere di artisti contemporanei internazionali.

Dipinti, sculture, foto, video, installazioni: 50 opere d’arte contemporanea di 46 grandi artisti internazionali, indagano il nostro futuro in una esposizione ispirata al saggio Breve storia del futuro di Jacques Attali (pubblicato nel 2006 e rieditato nel 2016 aggiornato ai nuovi scenari globali). La mostra, a cura di Pierre-Yves Desaive e Jennifer  Beauloye, presenta attraverso una selezione di opere recenti, il modo in cui gli artisti contemporanei osservano il presente per condurre una riflessione sul futuro così come esso si delinea ai nostri occhi. Conflitti globali, mutazioni genetiche, diseguaglianze sociale ed economiche, sfruttamento delle risorse naturali compongono il complesso panorama dei prossimi decenni; gli artisti di ‘’2050’’ interpretano queste tematiche complesse e invitano a ri-pensare il tempo che verrà con visioni anche costruttive e talvolta ironiche.

La mostra è promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e la casa editrice Electa, in collaborazione con i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles dove il progetto ha preso vita con una doppia esposizione (Musées Royaux – Louvre) terminata a gennaio 2016. L’iniziativa fa parte del programma di ‘Ritorni al futuro’, il palinsesto culturale pensato per la primavera 2016 dal Comune di Milano che propone oltre cento appuntamenti tra mostre, concerti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche e incontri, con l’obiettivo di portare al centro della riflessione pubblica l’idea di futuro che abbiamo oggi, confrontandola con quelle che hanno abitato il pensiero creativo in altre stagioni della storia. Il percorso di mostra, diviso in 8 sezioni, è articolato intorno a diversi nuclei, liberamente ispirati agli interrogativi sviluppati nel saggio di Attali. Tutto ha inizio negli anni Ottanta a Los Angeles (evocata nei lavori di Chris Burden, Edward Burtynsky, Edward Ruscha, Tracey Snelling…), la città natale del microprocessore che, in arte, ha ispirato le sperimentazioni con il computer di Charles Csuri e Masao Kohmura. Al fermento della modernità della Silicon Valley, al consumismo e al capitalismo segue poi il declino dell’Impero americano, identificato in mostra con gli attentati dell’11 settembre 2001 nelle immagini di Wolfgang Staehle e Hiroshi Sugimoto; la tragica vicenda segna uno sconvolgimento politico su scala planetaria di cui ci parlano i lavori di Mark Napier, Alighiero Boetti, Mona Hatoum. Jacques Attali descrive in questa fase storica l’avvento di un “iperimpero” nel quale le diseguaglianze economiche diventano la norma, una tematica testimoniata nelle opere in mostra di AES+F, Andres Serrano, Aaron Koblin o Gavin Turk. L’iperimpero, nel quale anche il tempo diventa merce (con le opere di Gustavo Romano, Roman Opalka, On Kawara) e dove il corpo umano si trasforma per incontrare la macchina (i lavori di Stelarc, Hans Op de Beeck), si deve confrontare con molteplici calamità: sovraconsumo (John Isaacs), sovrapopolazione (Michael Wolf, Yang Yongliang) e sovrasfruttamento delle risorse naturali e inquinamento (Olga Kisseleva, Robert Mundt). Quando le tensioni nate da tali disequilibri diventano insostenibili, sopraggiunge l’“iperconflitto”, sempre nel pensiero di Attali, agevolato da un crescente accesso alle armi di distruzione di massa (Gregory Green) e sostenuto da ideologie religiose distorte (Al Farrow). A fianco di questa visione catastrofica, l’esposizione propone anche opere che fanno eco alla “iperdemocrazia” definita da Jacques Attali, la quinta ondata del futuro che potrebbe sfociare in un mondo migliore, così come lo evocano i lavori di Bodys Isek Kingelez, Mark Titchner, Gonçalo Mabunda, Jean Katembayi Mukendi o il progetto Little Sun.Continue Reading..