Category: installazione

20
Lug

RACHEL FOULLON & MATT KEEGAN. LL | EE

Galeria Pedro Cera is pleased to announce LL|EE, an exhibition by Rachel Foullon and Matt Keegan.

The guiding force of the pattern and template – both found and generated, along with the emphasis on a specific palette, emerge as clear connectors between the work of Rachel Foullon and Matt Keegan. Their handled, repurposed and tailored sculptures present their audience with wall-based Rorschachs that are specific in their manufacture but open-ended in their translation. Shared interests in the hybridity of the handmade and machined run throughout the exhibition.

In Foullon’s “Cruel Radiance” series, the artist “renovates” found pre-industrial farm tools with the addition of hand-dyed fabric and custom plated hardware. Drawing attention to their inherent geometry, she highlights their relationship to labor and the body. Having removed the tools’ value as functional implement or antique, Foullon locates boundaries between nostalgia and currency, high and low, body and machine, sacred and profane.  Double Gate, 2015 is based on rural fencing designed for livestock management. The sculpture spans from floor to ceiling and can turn 360 degrees on its center axis.  Installed here, it provides a fulcrum and animation for the wall-based works of both artists.

Keegan’s Lisbon Cutout sculptures, 2016 are a continuation of a recent series that start out as hand-cut paper forms then fabricated in laser-cut steel, folded on a brake press and powder-coated. The parenthetical titles (such as Traffic Red) come from the RAL colors applied to each work. RAL, an international color system, is used for domestic and industrial purposes. These color-coated shapes often illicit naming, a feature that interests Keegan and overlaps with his ongoing work with visual learning aids used to teach English as a Second Language. The artist’s mother created her own ESL flash cards over a fifteen-year period to teach high school and adult education students. Keegan was drawn to this collection because the images were treated as placeholders for language.

Rachel Foullon and Matt Keegan met in 2002 when they began their MFA studies at Columbia University. Upon graduating, they started a curatorial endeavor, Public-Holiday Projects. PHP organized three years of group shows at international artist-run and institutional venues including a significant exhibition with a companion publication at the Contemporary Arts Center in Cincinnati, Ohio.

RACHEL FOULLON & MATT KEEGAN
LL | EE
May 19 – Jul 27, 2016

Galeria Pedro Cera
Rua do Patrocínio, 67 E
1350-229 Lisboa
Portugal

report by amaliadilanno

20
Lug

JANNIS KOUNELLIS

CENTRO ARTI VISIVE PESCHERIA – PESARO
JANNIS KOUNELLIS a cura di Ludovico Pratesi
16 luglio – 16 ottobre 2016
Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria
Promossa da Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo
Con il patrocinio della Regione Marche

Il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, dal 16 luglio al 16 ottobre ospita la mostra JANNIS KOUNELLIS curata da Ludovico Pratesi e promossa da Comune di Pesaro-Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo, con il patrocinio della Regione Marche.
Per celebrare il ventesimo anniversario di Pescheria, adibito a Centro Arti Visive dal 1996, il grande maestro Jannis Kounellis ha realizzato una nuova installazione tra il Loggiato e la ex chiesa del Suffragio, ispirata alla realtà industriale della città di Pesaro. Un felice e atteso ritorno quello di Kounellis. Ha esposto nel 2007 Li Marinari alla galleria di Franca Mancini e nel 2011 al convento dei Servi di Maria a Monteciccardo e oggi siamo testimoni del suo intervento alla Pescheria, nato dall’esperienza presso alcune industrie pesaresi che l’artista ha visitato personalmente.
Un intervento dal potente valore simbolico, che interpreta una delle vocazioni della città marchigiana con un linguaggio forte ed evocativo, caratteristico dell’immaginario del maestro. Nel Loggiato un’installazione scenica coinvolge il soffitto e il pavimento, dando vita ad un paesaggio post-industriale, con una serie di macchinari e ingranaggi appoggiati sotto strisce di lenzuoli bianchi avvolgenti, come fossero dei sudari. Dall’alto pendono una serie di altalene che sostengono sacchi di carbone, “come un volo di corvi”, spiega l’artista.
Si prosegue nell’ex chiesa del Suffragio che, dopo un importante restauro, ha ritrovato la sua originale pianta dodecagonale (è l’unico edificio religioso dodecagonale esistente in Italia) modificata alcuni decenni fa da alcuni interventi murari, ora eliminati. Per questo spazio, Kounellis ha creato una sorta di rito funebre, incentrato su una rotaia circolare dove scorrono 5 carrelli, simili a quelli usati nelle fabbriche, carichi di cappotti neri da uomo ammucchiati. L’originale convoglio viene trainato da un cavallo da tiro, che si muove al centro del cerchio metallico.
“L’arte è una presentazione e non una rappresentazione” dice Kounellis. “Per me, la mostra è un atto unico: l’occupazione di uno spazio per il tempo di un atto unico, come si dice a teatro. Penso che per le mostre funzioni così. E la capacità dell’artista è quella di avere, o riavere, il protagonista di sempre. Il mio problema è riconsiderare come positiva la rinascita del dramma. Ecco, questo è il mio problema intellettuale e ideologico”.
E aggiunge Ludovico Pratesi: “Kounellis ha interpretato la Pescheria come un luogo dinamico, dove portare un frammento della città per farne rivivere la memoria all’interno dello spazio; un intervento che assume un significato ancora più forte perché celebra il ventennale del Centro Arti Visive”.
Nella sua lunga ed eclettica carriera, iniziata alla fine degli anni Cinquanta, quando Kounellis lascia la Grecia per trasferirsi a Roma, dove attualmente vive e lavora, l’artista ha fatto parte del movimento dell’Arte Povera, teorizzato da Germano Celant nel 1967, per poi sviluppare una ricerca basata sull’uso di materiali che rimandano da una parte all’archeologia industriale e dall’altra al mondo classico. Carbone, acciaio, putrelle di ferro, sacchi di juta e pietre compongono sculture e installazioni caratterizzate da un aspetto solenne, quasi epico, per suscitare riflessioni sulla vita e sul destino dell’umanità.
“Dopo due anni di lavori in cui abbiamo comunque mantenuto un’attività continuativa, seppur ridotta – ha dichiarato l’assessore Daniele Vimini – per la riapertura del Centro Arti Visive abbiamo puntato su uno degli artisti più importanti al mondo e tra i più amati in Italia, che ancora non aveva esposto in Pescheria ma già legato a Pesaro da una storia importante con la galleria di Franca Mancini e i suoi Rencontres Rossiniens. Per noi è una grande soddisfazione, insieme a Ludovico Pratesi curatore dell’evento, poter offrire alla città e a tutto il territorio regionale e oltre, una opportunità come questa che, arrivando fino ad ottobre, sarà anche di massimo interesse per accademie e istituti d’arte, a partire dall’antistante Liceo Mengaroni”.Continue Reading..

11
Lug

A forma do pensamento

Cristina Guerra Gallery

A forma do pensamento

curata da Miguel von Hafe Pérez

L’esposizione riunisce le opere dei seguenti artisti:

Juan ARAUJO / John BALDESSARI/ Eduardo BATARDA / AlbertoLAMB / Graham GUSSIN / Teresa HENRIQUES / Marlena Kudlička / Fernando LANHAS/ Regina MIGUEL / Juan Luis MORAZA / John ONOFRE / Diogo CHILI /Jorge PINHEIRO / Julian SARMENTO.

 

Cristina Guerra Contemporary Art
Rua Santo António à Estrela, 33. 1350-291 Lisbon
A forma do pensamento
a cura di Miguel von Hafe Pérez
fino al 30 luglio 2016

 

05
Lug

Yayoi Kusama. In Infinity

Moderna Museet and ArkDes in Stockholm, 11 June – 11 September, 2016
Curator: Jo Widoff. Assistant curator: Olga Krzeszowiec Malmsten

Yayoi Kusama is one of the most acclaimed artists working today. Since the 1950s, she has created art that is as personal as it is universal. Like few other artists she moves freely between painting, sculpture and installations, between art and design, and between East and West. In summer 2016, Moderna Museet and ArkDes are featuring Yayoi Kusama’s oeuvre in the first major presentation in Sweden.

In 1957 Yayoi Kusama left Japan for New York. Here, at the heart of the vibrant 1960s art scene, she created many of her seminal works, characterised by the impulse to allow one shape or pattern take over and repeat itself infinitely. In the series Infinity Nets, Kusama methodically filled large canvases with semicircles in white, impasto oil paint, like the mesh of an infinite net. It is a painterly practice where the process itself is tangible, bordering on performance, and the works have an energy that comes from the charged concentrated effort Kusama has put into each painting. In her series of Accumulation Sculptures, everyday objects are covered with stuffed, phallic textile protuberances, a poignant theme that challenged the caucus of male critics. The late 1960s was an intensely creative period for Kusama, and her artistic activities expanded to breaking point. She organised collective art happenings, orgies, political performances and staged Anti-war protests. The participants wore clothes designed by Kusama, but just as often the clothes came off, in protest against the establishment. In Body Paint Festivals Kusama painted polka dots on nude bodies and appointed herself the “High Priestess of Polka Dots”. She founded the magazine Kusama’s Orgy and designed avant-garde fashion for her own label, The Nude Fashion Company. As a non-Western woman in a then excluding, male art world, Yayoi Kusama was an outsider, a position she emphasised and occasionally played with.Continue Reading..

05
Lug

Emilio Isgrò

Dal 29 giugno al 25 settembre 2016 Milano rende omaggio a Emilio Isgrò con una grande antologica contemporaneamente allestita in più sedi, a cura di Marco Bazzini.

Emilio Isgrò, figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea nazionale e internazionale, ha fondato un nuovo linguaggio di grande originalità e trasparenza con le sue celebri cancellature e i suoi interventi sul testo in tutte le lingue e in tutte le forme.

Tre le sedi del progetto espositivo: Palazzo Reale dove sarà esposta una selezione di lavori storici ricca di oltre 200 opere tra libri cancellati, quadri e installazioni; alle Gallerie d’Italia l’anteprima del celebre ritratto di Alessandro Manzoni dipinto da Hayez e cancellato in bianco; Casa del Manzoni, sempre con un nuovo lavoro: I promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati.

Il progetto è promosso e prodotto dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Intesa Sanpaolo, Centro Nazionale Studi Manzoniani, Electa editore e nasce da un’idea dell’Archivio Emilio Isgrò.

A cura di Marco Bazzini

Isgrò
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12
Gallerie d’Italia
piazza Scala, 6
Casa del Manzoni
via Gerolamo Morone, 1
Durata della mostra: dal 29 giugno al 25 settembre 2016
Ingresso libero

Immagine: Emilio Isgrò. Girolamo Savonarola, 2014 acrilico su tela montata su legno

03
Lug

KAPOOR

Casamadre Arte Contemporanea
Palazzo Partanna
Piazza dei Martiri, 58. Napoli

KAPOOR
Inaugurazione 28 giugno 2016

La mostra è visitabile fino al 15 ottobre 2016

Le sculture di Anish Kapoor sembrano costruzioni materiali con fini trascendentali. Ma non lo sono. Provengono forse da storie remote e significati reconditi. Ma poi non raccontano niente. più spesso si manifestano come presenze che sgorgano dal nulla quasi per spinta naturale, in forme semplici, prelinguistiche, in certi casi solo abbozzate e ancora non nominate. Somigliano a volte a piante, fiori, frutti, come se si autogenerassero fluendo nello sguardo con un ritmo ciclico e una misura semplice e ordinata. Non sono neanche proposizioni semplici, cioè oggetti ultimi non descrivibili e solo designabili nel senso inteso da Wittgenstein, alla cui filosofia molto deve la scultura minimalista americana. avranno sempre mille nomi possibili, dice infatti Kapoor. Neppure raccolgono le forze vive, quei campi d’energia che da Beuys a Merz hanno scosso dallefondamenta l’idea stessa di scultura occidentale. si può allora sostenere che le opere di Kapoor sono concettualmente spaziali, pure astrazioni, misurazioni dell’infinito, dell’assenza più che della presenza. e riconoscere che la sua azione non è mai normativa né impositiva: se le sculture sono sospese tra materiale e immateriale, duro e morbido, solido e fluido, peso e leggerezza, luce e oscurità, anche il gesto che le mette al mondo oscilla tra forza e abbandono. Come descrivere i lavori presenti in questa mostra, forme in movimento, riflettenti, alcune in via di definizione o di scomparsa? Diciamo che gli oggetti scultorei di Kapoor sono atti intellettuali modellati dall’etimologia incerta dell’obiectum. “ciò che è posto contro o davanti”, l’obiectum, parola della tarda latinità, è ostacolo per la vista e insieme schermo che si frappone fra il soggetto di una potenza e il suo termine, come la terra tra il sole e la luna. L’obiectum per l’artista è un concetto indeterminato, possibilità tendenzialmente infinita e, come un respiro o il battito del cuore, apertura e chiusura del campo ottico. Può avere forma e vita, ma non essenza né verità. Per capire il punto di vista di Kapoor si dovrebbe poter pensare gli oggetti insieme con lo spazio, contro Kant e la sua metafisica idealistica dell’apriori, ribaltando le categorie con le quali siamo abituati a riflettere. non gli oggetti visibili nello spazio posto lì da noi, ma l’oggetto come un’unica estensione nascosta, compressa, inghiottita nelle forme sarebbe il tema principale della sua opera ormai giunta a piena maturità. noi però abbiamo difficoltà a concepire l’essere oggetto, cioè un qualcosa privo di una soggettività determinata che si costruisca in sé e per sé e ci comprenda, non una cosa realmente esistente, ma solo il contenuto di un’attività intellettuale, anzi un semplice moto dell’anima, benché niente sarebbe più vicino all’essenza dell’arte, che non ha altro scopo che produrre oggetti mentali. abbandonando i concetti di soggettività e di esperienza e riducendo l’atto di coscienza alla pura contemplazione dell’assenza e del vuoto, Anish Kapoor ha definito lentamente ma senza incertezze il proprio campo d’azione. che è una cosmogonia priva di trascendenza, figlia di un pensiero che non conosce il dualismo. Non c’è un dentro e un fuori, solo molte immagini illusorie. Perciò le sculture insistono nel raccogliere e concentrare in sé quanto più mondo esterno è possibile, come se la forma fosse una qualità interiore delle cose, irraggiungibile e intangibile. E fosse destino della scultore far sì che possa trasparire, creando un varco verso ciò che non si dà, né si può cogliere. In fondo, tutta l’arte di Kapoor ci parla di un spazio che è risucchiato e condensato in oggetti che restano muti e inespressivi, perfettamente vuoti, se pure si danno come presenze corpose e smisurate (taratantara a piazza plebiscito nel 2000) o indefinite e sfuggenti come alcuni lavori qui in mostra. Ogni volta, davanti alle sue opere, indipendentemente dalle dimensioni reali, si ha la sensazione che ci sia qualcosa di più che potremmo vedere e che magari intuiamo, qualcosa di più grande o di più chiaro, che ci potrebbe trascinare oltre ciò che vediamo, ma che resta come una potenza imprigionata. Nel suo movimento incessante, il velo dell’arte si contorce e sembra potersi scostare, lasciando immaginare un possibile svelamento, desiderato e temuto. Ma la scultura-obiectum si sporge nel vuoto di forme informi e di spazi spaziosi. Nient’altro.

Casamadre Arte contemporanea
Orario / hours
Lunedì – sabato / monday – saturday
10,30 – 13,30
16,30 – 20
Domenica / sunday
Chiuso / closed

Palazzo Partanna
Piazza dei martiri, 58
Napoli 80121
Tel. +39 081 193 60 591
fax: +39 081 197 088 67
info@lacasamadre.it

Immagine: Untitled, 2016. Silicone, wood, aluminium 155 x 155 x 35 cm

02
Lug

ALBERTO BURRI. Le dimensioni della materia

mostra a cura di Laura Caruso e Saverio Verini

Podesteria di Michelangelo, piazza San Michele 1, Chiusi della Verna (AR)

Inaugurazione sabato 9 luglio 2016, ore 17.30

fino a domenica 11 settembre 2016

Alberto Burri. Le dimensioni della materia intende proporre un accostamento suggestivo: l’opera più piccola e l’opera più grande dell’artista di Città di Castello si confrontano negli spazi della Podesteria di Michelangelo, a Chiusi della Verna. Si tratta in particolare di una Muffa del 1951 – delle dimensioni di appena 2,5 x 8 cm – e del celebre Grande Cretto di Gibellina, opera monumentale – oltre 10 ettari di estensione – di cui è esposta una significativa documentazione fotografica.

Il progetto espositivo ha l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla poetica di Alberto Burri (1915-1995) e alla forza espressiva dei suoi lavori. La ricerca e le sperimentazioni sui materiali più disparati, la creazione di un universo formale astratto e “concreto” al tempo stesso, il rigore e l’equilibrio compositivo: sono gli aspetti che la mostra cerca di mettere in luce, dimostrando una coerenza artistica che prescinde dal formato delle opere.

La mostra dà ampio spazio anche alla divulgazione, con la presenza nel percorso espositivo di un video monografico del regista Rubino Rubini realizzato nel 1994 e legato all’opera di Burri, considerato all’unanimità uno dei più grandi interpreti dell’arte del Novecento e recentemente celebrato con una retrospettiva allestita presso il Guggenheim Museum di New York in occasione del Centenario della nascita dell’artista (2015).Continue Reading..

01
Giu

Kienholz: Five Car Stud

19 Mag – 31 Dic 2016
L’esposizione “Kienholz: Five Car Stud”, a cura di Germano Celant, riunisce una selezione di opere realizzate da Edward Kienholz e Nancy Reddin Kienholz, tra le quali la storica installazione che dà il titolo alla mostra.

Five Car Stud è stata creata da Edward Kienholz tra il 1969 e il 1972 ed è stata esposta per la prima volta a documenta 5 a Kassel, curata da Harald Szeemann. L’opera, che riproduce in dimensioni reali una scena di violenza razziale, è considerata una delle più significative dell’artista americano. Nonostante il clamore e l’attenzione della critica suscitati fin dalla sua prima esposizione, Five Car Stud è rimasta non visibile nel deposito di un collezionista giapponese per quasi quarant’anni. Solo tra il 2011 e il 2012, dopo il suo restauro, è stata ripresentata al pubblico del Los Angeles County Museum of Art e del Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca. Ora parte della Collezione Prada, riappare per la prima volta in Italia in questa mostra. Five Car Stud diventa il nucleo centrale di un percorso espositivo che transitando dalla galleria Sud al Deposito e in uno spazio esterno presenta 25 opere, tra lavori scultorei, assemblage e tableau, realizzati dai Kienholz dal 1959 al 1994, nonché materiali di documentazione sulla storia e il processo di creazione di Five Car Stud.

Five Car Stud catapulta lo spettatore in una situazione da incubo, lo immerge in una dimensione, rimossa o dimenticata, di estrema violenza. A più di quarant’anni di distanza dalla sua creazione restano intatte, infatti, la sua forza espressiva, la sua potente carica simbolica e la lucidità dell’atto di accusa contro la persecuzione razziale.

In mostra sono presentati tableaux, assemblage e sculture di Ed e Nancy Kienholz, tra i quali il rilievo in legno ‘Ore the Ramparts We Watched, Fascinated (1959), ispirato alla corsa allo spazio tra americani e russi, assemblaggi che inglobano o simulano monitor, come The Death Watch (1976), Bout Round Eleven (1982) e The Twilight Home (1983); The Caddy Court (1986-87), una rappresentazione grottesca e funerea dei giudici della Suprema Corte americana; The Merry-Go-World or Begat by Chance and The Wonder Horse Trigger (1991–1994), un colorato carosello che nasconde un’empatica rappresentazione del casuale determinismo della nascita; The Bronze Pinball Machine with Woman Affixed Also (1980) in cui il corpo femminile è ridotto a un oggetto di puro intrattenimento sessuale; Jody, Jody, Jody (1993-94), un tableau ispirato a un fatto di cronaca di abuso sui minori e uno degli ultimi lavori realizzati dai Kienholz, 76 J.C.s Led the Big Charade (1993–1994), un’installazione che trasforma in crocifissi parti di giocattoli, come bambole e carretti, e diverse rappresentazioni storiche e culturali di Cristo, prendendo di mira la religione nella sua forma istituzionalizzata e priva di spiritualità.Continue Reading..

31
Mag

Katharina Maderthaner. Miracoli!

Inaugurazione giovedì 9 giugno 2016 ore 19:00
fino al 9 luglio 2016
RIZZUTOGALLERY
Palermo, Via Monte Cuccio 30

Sarà inaugurata giovedì 9 giugno 2016 ore 19.00 alla RizzutoGallery (Palermo, via Monte Cuccio 30) Miracoli! – mostra personale di Katharina Maderthaner (Meerbusch, Germania, 1982) artista formatasi all’Università Bergischen di Wuppertal e all’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf come allieva di Richard Deacon.
La mostra, accompagnata da un testo di Alessandro Pinto, è realizzata con il Patrocinio del Comune di Palermo, in collaborazione con la associazione Düsseldorf-Palermo, e resterà visitabile fino al 9 luglio.

Il lavoro artistico di Katharina Maderthaner trova ispirazione in alcune bizzarre situazioni della vita quotidiana: le piante artificiali che si trovano all’interno degli uffici ammuffiti di certi funzionari, il finto marmo che ricopre pavimenti e banconi di locali pubblici che tentano di simulare un lusso inesistente, i siti web o i flyer pubblicitari con pattern di sfondo realizzati in Photoshop da grafici improvvisati che provano a riprodurre improbabili design tessili d’avanguardia …
Tutto questo innesca un corto circuito tra vero e simulato, tra originale e imitazione, tra buono e cattivo gusto, che fa scattare nell’Artista la necessità di rielaborare l’esperienza attraverso un lavoro di sintesi e di sublimazione, fino alla creazione di qualcosa di assolutamente nuovo del tutto privo di qualunque pretesa di critica sociale.

“L’atmosfera di situazioni come queste resta nella mia mente come un “suono” o un “gusto”. Ma le mie opere non sono una illustrazione o rappresentazione di questi oggetti o situazioni; a me piuttosto interessa giocare con la particolarità, la stranezza o l’assurdità di queste cose. Oggetti, sculture, dipinti e disegni sono alla fine solo quello che vogliono essere. Essi risultano autonomi perché – nonostante la loro stranezza – io li prendo sul serio e non li giudico. Io non differenzio nella mia percezione tra alta e bassa cultura, ogni cosa ha un uguale valore. Io probabilmente gioco con il buono e il cattivo gusto e le mie opere hanno spesso entrambe le cose: qualcosa di piacevole e allo stesso tempo qualcosa di respingente.”Continue Reading..

26
Mag

Anthony McCall: Solid Light, Performance and Public Works

Anthony McCall: Solid Light, Performance and Public Works
Fundació Gaspar, Barcelona, Spain
May 31 – October 30, 2016

Sean Kelly is delighted to announce that the first survey exhibition of the work of Anthony McCall in Spain will open on May 31 at Fundació Gaspar, Barcelona. A selection of film and installation work spanning the artist’s career will be presented in Fundació Gaspar’s newly renovated exhibition spaces housed within an early-15th-century Gothic palace. The exhibition will also feature the premiere of McCall’s newest work, Coming About (2016). Curated by renowned historian, critic, curator and editor Gloria Moure, the show explores how McCall’s practice challenges our concept of sculpture and performance.

Image: Installation view of Anthony McCall: Leaving (with Two-Minute Silence), 2009, Sean Kelly, NY. Photo by Jason Wyche