Category: installazione

02
Ott

Adriana Varejão. Azulejao

Nel Barocco il bello e il grottesco convivono sempre come opposti: è un’estetica che ha a che fare con i contrasti. —Adriana Varejão

Gagosian Gallery è lieta di annunciare una mostra di nuovi lavori di Adriana Varejão.

Tra gli artisti brasiliani più rinomati, Varejão è molto nota per la sua riflessione incisiva sulla storia e la cultura del Brasile, ricche e allo stesso tempo conflittuali, come rappresentato nella serie dei suoi dipinti “maiolica” iniziata nel 1988. Queste opere particolarmente creative simulano gli azulejos ovvero le maioliche dipinte che, attraverso complesse vicissitudini legate al commercio e alla colonizzazione, congiungono il Brasile con il Portogallo. L’azulejo, una mattonella quadrata in terracotta smaltata, è il mezzo decorativo maggiormente impiegato nell’arte nazionale portoghese fin dal Medio Evo. Tradizionalmente i grandi e teatrali motivi degli azulejos venivano usati per decorare gli edifici sia religiosi che secolari, omogeneizzando così l’architettura in un’unica illusione pittorica. L’azulejo ha costantemente rinnovato la sua forza nei secoli, riflettendo l’eclettismo naturale di una cultura espansiva ed aperta al dialogo. La tecnica, che si avvaleva delle lezioni degli artigiani Moreschi ispirati alle ceramiche di Siviglia e Valencia, si adattò in seguito alle formule ornamentali del Rinascimento italiano per arrivare a includere anche l’esotismo della Cina orientale. Dopo un breve periodo di ispirazione olandese, subentrarono narrazioni figurative fantastiche in bianco e blu, a dimostrazione della perfetta assimilazione di diversi elementi, e diffuse in luoghi dell’impero portoghese molto distanti tra loro come per esempio il Brasile. Il costante richiamo all’azulejo nell’arte di Varejão è una metafora del mescolarsi delle culture, sia volontario che violento. Le grandi maioliche dell’artista sono realizzate in gesso e pittura a olio su tela. Uno strato generoso di gesso è applicato sul fondo delle tele e poi lasciato ad asciugare. Durante il processo di essiccazione, iniziano ad apparire delle crepe che, come nate da un fenomeno geologico naturale, rendono ogni superficie unica ed irripetibile. Nell’arco di vent’anni questi dipinti squadrati hanno mantenuto la loro dimensione, talvolta andando a creare dei lavori monumentali come Celacanto provoca maremoto (2004–08), ora ospitato in uno spazio apposito a Inhotim, lo spettacolare parco museo di arte contemporanea nello Stato brasiliano di Minas Gerais. In questo lavoro le scritte sulla storia, la cultura, il paesaggio, la geografia e il corpo umano, che popolavano i primi dipinti di Varejão, sono incorporati in un delirio torbido di motivi blu e bianchi e di immagini frammentarie, rappresentate in una struttura a griglia a simulare un’enorme parete di maioliche. I lavori in mostra a Roma pensati appositamente per l’occasione, sono i più grandi dipinti-maiolica che Varejão abbia prodotto finora (180 cm quadrati). I motivi, quali una testa d’angelo, una colonna dorica, una rosa o una conchiglia, sono resi in sfumature leggere di blu e bianco a seconda dei singoli riferimenti storici e ingranditi fino al punto in cui iniziano a dissolversi in opulenti gesti astratti.Continue Reading..

29
Set

Marisa Albanese. Le storie del vento

Giovedì 29 settembre, presso lo Studio Trisorio di Napoli in via Riviera di Chiaia 215, alle ore 19.00, sarà inaugurata la mostra Le storie del vento di Marisa Albanese.

L’installazione nasce da una riflessione intima su un tema che da decenni occupa le nostre cronache, la condizione dei migranti, considerati sempre stranieri, oltre un confine netto o talvolta invisibile. Un albero è sospeso orizzontalmente nello spazio della galleria e le sue radici si trasformano in rami su cui vengono proiettate parole che scorrono come linfa vitale, parole antiche tratte dall’Odissea di Omero, dove il viaggio diventa paradigma universale della condizione umana, della perenne ricerca della propria identità. Come Ulisse i migranti viaggiano pericolosamente attraverso mari ignoti ma non smettono di custodire le proprie radici, ancor più sotto i cieli spesso ostili delle nuove patrie.

Le voci di Iaia Forte e Pino Ferraro, in italiano e in greco, daranno corpo e suono ai testi omerici.

La mostra si potrà visitare fino al 14 novembre 2016.

Biografia
Marisa Albanese vive e lavora a Napoli. Disegno, scultura, video e fotografia sono i linguaggi che utilizza per le sue installazioni. Ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati in Italia e all’estero e ha realizzato sculture per commissioni pubbliche. Fra le sue mostre recenti: Sentieri di Mani, Istituto Centrale per la grafica, Roma, 2016; Doble Cel, Casal Solleric, Palma Di Maiorca, 2015, Fuori dal Giardino, Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, 2014; Un battito d’Ali, Studio Trisorio Napoli, 2012.

INGRESSO GRATUITO

Studio Trisorio
via Riviera di Chiaia, 215
80121 Napoli
info@studiotrisorio.com

orari:
lun-ven 10.00 -13.30 / 16.00 -19.30
sab 10.00 -13.30

25
Set

Sacha Turchi. Ortho Spinalis

Castello di Rivara
Museo D’Arte Contemporanea

Ortho Spinalis
Sacha Turchi

Quando un essere umano viene alla luce impiega del tempo prima di riuscire a reggersi sulle proprie gambe. Il corpo umano si tiene in piedi, trova equilibrio sul proprio bacino. Il corpo sa, ancora prima di chi lo sorregge, cosa fare. Possiede, esso stesso, una memoria interna scritta nel DNA. Allo stesso tempo, quando dal bulbo nasce un germoglio, quella nuova forma di vita si irrobustirà fino a trovare la propria forza dall’interno, da quelle ‘cellule nervose’ che sono le sue radici in continua conversazione con la terra. Ancora una volta tornano gli elementi cari all’artista: la presenza del corpo umano in relazione a quelle strutture vitali che la natura stessa crea; l’attenzione capillare nella scelta dei materiali; il legame dell’uomo nel suo presente con quel fitto intreccio che è il passato e la storia dai quali proviene; quell’idea di evoluzione, essa stessa crescita naturale dunque cambiamento, che non ha a che fare soltanto con il ciclo vitale dell’essere vegetale, ma con il passaggio stesso del tempo, in continuo divenire. Questa volta, in occasione del nuovo progetto Ortho Spinalis presentato al Castello di Rivara (TO) Sacha Turchi sceglie di farlo attraverso un orto – come suggerisce il titolo stesso – organizzato in tre file da sette bulbi ciascuna, sui quali posano in tutto ventuno sculture che ricalcano la spina dorsale, sorretti su dei bacini. Quello che dovrebbe essere il DNA nel materiale osseo di un essere umano è sostituito da materiale vegetale; quello che dovrebbe essere il terriccio dal quale far crescere queste anomale ‘piante’ è, invece, sale grosso, elemento di purificazione sin dalle tradizioni più antiche, in grado di asciugare l’acqua. Contrariamente ad un orto come gli altri, le piante non trovano rigenerazione nell’acqua, quanto, piuttosto, dall’assorbimento dell’acqua stessa. Quel sale che riporta alla tradizione dell’impastare, delle donne della famiglia intorno a una tavola, delle più piccole intente ad imparare un’antica arte lontana nel tempo, la tradizione nutre queste colonne vertebrali che nascono, crescono e sopravvivono grazie al loro fiero insistere sui propri ischi iliaci e alla forza di gravità, mentre tentano di evolversi verso l’alto, fiere, perdendo sempre più la propria andatura curvilinea. Una tradizione, quella dell’impastare, che a che fare con la pazienza, con la cura, con l’attenzione: le stesse che Sacha Turchi osserva nel suo lavoro minuzioso e scrupoloso, fatto di tanto studio, di tentativi, di ripensamenti: ingredienti che l’artista assembla – impasta, per l’appunto – sino al momento in cui non prendono una forma ben definita. A fianco dell’orto gli strumenti della lavorazione della terra (il rastrello ad esempio) e quelli tipici della lavorazione della pasta (come il mattarello) e un ciclo vitale che si scrive in lunghezza, dal germoglio più piccolo alle ‘piante’ più grandi, rispettando il naturale corso delle cose.
Alessandra Caldarelli

Equinozio D’Autunno 2016
opening 24 Settembre ore 16:00

Castello di Rivara
Museo D’Arte Contemporanea
Piazza Sillano, 2 – Rivara (TO)

La mostra sarà aperta fino al 6 novembre 2016

Immagine: installation view, 2016

18
Set

Quentin Carnaille. ATTRACTION

ATTRACTION by Quentin Carnaille

CAP Contemporary Art Platform in Kuwait

extended until the 28th of October 2016

Two systems separated by a void: one dives from on high, the other emerges from the earth, going towards one another, without ever meeting. Controlled by an invincible mutual attraction, each one is looking for the other, but cannot find it, in a common effort to bridge a distance that keeps them apart.

This work evokes the difficulty of meeting through the experience of a painful separation, an unceasing effort to meet, but in vain. An impossible object of desire still ardently coveted, the unhappy but visible union implicitly reveals an unseen connection, one of the strongest, through which the subjects develop the hope of an encounter.

“Without contraries there is no progression. Attraction and Repulsion, Reason and Energy, Love and Hate, are necessary to Human existence.” William BlakeContinue Reading..

18
Set

Roberto Almagno. Tracce

MAAB Gallery è lieta di presentare, nei rinnovati spazi di via Nerino 3 a Milano, la mostra personale di Roberto Almagno, Tracce, a cura di Marco Meneguzzo.

La mostra verrà inaugurata giovedì 29 settembre e sarà aperta al pubblico fino al 18 novembre 2016.

Una significativa selezione di sculture, tra cui Memoria (1997-2000), introdurrà il visitatore nell’incantato universo creativo di Almagno. A partire degli anni ’80, dopo un breve periodo di sperimentazioni e indagini sulla materia, Roberto Almagno (Aquino 1954) abbandona l’uso dell’argilla, del ferro e della roccia, eleggendo il legno quale unico materiale delle sue sculture. Rami, caduti e dispersi nei boschi che sorgono attorno a Roma, raccolti e lavorati lentamente; il legno dapprima dirozzato con delle raspe, viene lavorato con acqua e fuoco e gradualmente plasmato e modellato fino a raggiungere la curvatura e la perfezione formale desiderata. Gli elementi lignei, sottili e flessi, coperti da una velatura scura che assorbe la luce in maniera omogenea, sono infine assemblati tra loro in equilibri precari, apparentemente impossibili, che sfidano le leggi di gravità. Creazioni atemporali e pure, che richiamano la semplicità classica, e che appaiono, come afferma l’artista stesso, come “anime vaganti sulle quali non pesa alcuna ombra”.
L’esposizione è arricchita da una serie di lavori su carta appartenenti alla serie intitolata Ombre (2000-2005). Seppur liberato dal ruolo complementare di bozzetto, il disegno appare in stretta connessione con l’indagine plastica condotta da Almagno; la superficie della carta accoglie tracce di materia, quali la cenere e la fuliggine, confricata manualmente dall’artista e, in questo modo, parzialmente assorbita dal supporto.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano e inglese con testo critico di Marco Meneguzzo.Continue Reading..

30
Ago

SHOZO MICHIKAWA. AROUND THE NATURE

Il Giappone a Faenza

AROUND THE NATURE, SHOZO MICHIKAWA AT MUSEO ZAULI – mostra personale

Museo Carlo Zauli I via Della Croce, 6 I Faenza I Inaugurazione 1 settembre, 19.30

2 Settembre – 2 Ottobre 2016

In occasione di Argillà Italia, Officine Saffi presenta dal 2 Settembre al 2 Ottobre 2016 la personale Around the Nature, Shozo Michikawa at Museo Zauli realizzata in collaborazione con il Museo Carlo Zauli di Faenza.

Inaugura giovedì 1 settembre alle ore 19.30 la mostra Around the Nature, Shozo Michikawa at Museo Zauli. Un gemellaggio culturale, quello tra Zauli ed il Giappone che ha radici molto lontane – è stato molto intenso lo scambio tra l’artista ed il paese nipponico, con diversi cicli espositivi ospitati dalle istituzioni nipponiche tra il 1974 e il 1981 – e che grazie alle Officine Saffi si rinnova presentando una selezione di opere di Shozo Michikawa della collezione Officine Saffi e alcuni lavori inediti realizzati appositamente per la mostra in un’installazione suggestiva nella stanza dei vecchi forni e nella cantina delle argille, ovvero in quello che era lo studio d’artista di Carlo Zauli e che oggi è diventato sede del Museo e centro culturale.

“Luoghi nei quali il secolare lavoro della ceramica ha lasciato un’impronta profonda nei colori e nell’atmosfera stessa dello spazio e nei quali la misteriosa e naturale armonia tra muri, pareti, oggetti, opere di Zauli e del Maestro giapponese pare perfettamente compiuta, rendendo quasi tangibile uno spirito che dall’argilla passa alla forma.” L’artista giapponese proveniente da Seto, uno dei Nihon Rokkoyo, ovvero i sei più antichi centri ceramici del Giappone, è oggi uno dei più importanti esponenti della grande tradizione artistica giapponese. Le sue sono opere d’arte essenziali e dense che traggono ispirazione dalla natura. “L’energia della natura è davvero immensa” afferma Shozo …”Non importa quanto la nostra scienza o la nostra civilizzazione possano evolvere, il potere dell’essere umano è insignificante a confronto con i minacciosi eventi della natura come i tifoni, i terremoti, gli tsunami o i vulcani in eruzione.… Le mie attività creative personali sono state ispirate da vari fenomeni del mondo naturale, anche quelli a cui si può assistere nella vita di tutti giorni.”*

Un impulso originario che accomuna Carlo Zauli e Shozo Michikawa pur lavorando in tempi lontani e con pratiche diverse e di cui scrive Matteo Zauli, direttore del Museo:

“E’ il modo di sentire e di rivivere la Natura nelle forme a costituire il terreno culturale comune all’universo zauliano e alla scultura ceramica giapponese contemporanea e, in particolare, all’opera di Shozo Michikawa. Riferimento costante dell’opera del Maestro giapponese che per sua stessa ammissione non si discosta mai dal riferimento oggettuale, la forma vaso è altresì origine di tutta la ricerca ceramica di Carlo Zauli, diventandone dal 1976 anche cardine scultoreo attraverso la stagione degli sconvolti”.

Lavori che partono quindi dalla forma utilitaria dei vasi o delle ciotole e che vengono elevati ad opere d’arte plastiche. Masse di terra plasmate dalla sacralità del gesto dell’artista, che presentano molteplici tagli e sfaccettature realizzate senza che Shozo tocchi mai con le mani l’opera fino al momento della cottura.

“Armonie ed equilibri tra materia e archetipo antropologico che nel lavoro dei due artisti trovano un perfetto punto di equilibrio, quasi a rappresentare nella forma un rapporto ideale tra uomo e natura”.

Durante Argillà e in occasione della mostra, Shozo Michikawa terrà un workshop presso il Museo Zauli dove dimostrerà i procedimenti unici di creazione delle sue opere.

*Shozo Michikawa, saggio dal catalogo della mostra Fo
rbidden City.Continue Reading..

18
Ago

Silvestre Pestana. Techno-form

FROM 26 MAY 2016 TO 25 SEP 2016

Silvestre Pestana (1949, Funchal, Madeira) is one of the most radical and least known figures in Portuguese contemporary art. A poet, artist, and performer, Pestana has created a singular body of work in a variety of media since the late 1960s. The first major presentation of his work, this exhibition brings together over 100 rarely seen works with documentation and archival materials to highlight the artist’s pioneering use of drawing, collage, photography, sculpture, installation, video and performance to confront the relation between society, art and technology.
Emerging from a group of experimental poets in the 1960s, Pestana combined the visual arts with poetry as a form of resistance against censorship in early drawings, collages, and sculptures. Between 1969 and 1974, as a political exile in Sweden, he created public interventions in the form of gardens and performance-based actions that suggested the fragile ecological and social conditions of contemporary life. Returning to Portugal after the 1974 Revolution, Pestana developed a unique visual grammar using light, language, and visual forms that conceived of the human body as a social, ideological, and technological circuit. The politicized actions, collages, and photographs from 1970s and 1980s use his body to activate linguistic and non-linguistic codes, while attempting to expand poetry into a spatial and choreographic practice.
The artist’s polemical performances of the 1970s and 1980s — documented in a few remaining images — presciently addressed how technologies of the third industrial revolution could elicit both horror and fascination, offering both forms of entertainment and control. Biometrics, militarization, and the extension of the human into a vast information network mark his photography, video, and installation work of the 1980s. Using the moving image as a tool for performative and poetic action, Pestana became one of the pioneering figures of video art in Portugal. Always an early adopter of novel technologies, he has utilized computing, gaming software, and drones in recent decades to develop new expressions of artistic resistance, continuing his decades-long engagement with various political and technological systems that permeate contemporary life.Continue Reading..

09
Ago

Giorgio Griffa: Quasi Tutto

FROM 14 MAY 2016 TO 04 SEP 2016

‘His art deserves a place in the global history of abstraction.’
Roberta Smith, The New York Times

Serralves Museum of Contemporary Art presents the first large-scale museum survey of the paintings and drawings of Giorgio Griffa. It is the Italian artist’s first exhibition in Portugal. The exhibition is the culmination of a series of shows originating at the Centre d’Art Contemporain, Genève (Switzerland), travelling to the Bergen Kunsthall, Bergen (Norway) and the Fondazione Giuliani, Rome (Italy). Curated by Serralves Museum director Suzanne Cotter and Andrea Bellini, Director of the Centre d’Art Contemporain, Genève, the exhibition at Serralves presents an expanded selection of more than thirty paintings and over forty drawings dating from 1969 to 2015. Surveying Griffa’s highly abstract yet eminently pictorial production, this ambitious exhibition reveals the artist’s commitment to the practice of painting as a cumulative process whose continuum is part of a broader physical and metaphysical reality.

Giorgio Griffa (1936, Turin, Italy) is part of the Italian generation of artists who came of age in the 1960s and proposed a radical redefinition of painting. From the late 1960s, Griffa set about reducing painting to its essential components of raw, unstretched canvas, pigment and brushstrokes, stripped of expressive subjectivity, radically redefining the medium and its possibilities within a world in transformation. While his use of simple materials and gestures aligns him with the work of the Italian arte povera artists and the proponents of Support/Surface in France, who were his peers in the 1960s and 1970s, his interest in the immediacy and performative dimension of painting as a time-based process was also inspired by Zen philosophy. During the 1980s, a return to neo-expressionism and the Italian transavanguardia marked for Griffa a period of re-engagement with the expressive potential of his elemental use of colour, line and gesture that had sustained his practice in the previous decade. Inspired in part by fellow artist Mario Merz’s use of the Fibonacci sequence, in the 1990s the numbers of the golden ratio entered into Griffa’s pictorial language. His paintings from the past two decades bring together these constitutive elements with renewed vigour and vital urgency. The works in the exhibition at Serralves reflect these key moments in Griffa’s oeuvre, including important paintings from the artist’s cycle of paintings known as ‘Alter Ego’ that constitute a conceptual and intellectual dialogue with painters from Tintoretto to Matisse and Agnes Martin.Continue Reading..

25
Lug

MIGUEL RIO BRANCO. De Tóquio para Out of Nowhere

Galeria Filomena Soares was founded in 1999, in Lisbon. Its main objective is to incentive contemporary artistic production, by furthering a productive dialogue between artists, curators and institutions working in the Portuguese and international art scenes.

The gallery stands in the east side of Lisbon, an area that was, for decades, an industrial pole of great importance to the city’s growth and is today one of its largest urban reconversion sites. The gallery’s space (approx. 1000m2) includes two exhibition rooms with different sizes and facilities, which allow it to host a large variety of exhibitions and other artistic events. The gallery has, from very early on, been producing monographs on contemporary art that can be browsed in one of the rooms reserved for visitors.

The gallery’s programming is guided by a strategy aimed at establishing long-time associations with authors working in every field of artistic expression. The gallery’s participation in important contemporary art fairs, as well as its collaborations with international curators – such as David Rimanelli, Rosa Martinez, Jurgen Bock, David Rosenberg, David Barro or Alexandre Melo – is one of the prospective lines it keeps constantly developing within this context.

Galeria Filomena Soares represents the following artists: Ângela Ferreira, Bruno Pacheco, Carlos Motta, Dan Graham, Daniel Senise, Dias & Riedweg, Didier Faustino, Günther Förg, Helena Almeida, Herbert Brandl, Jaime de la Jara, João Penalva, João Tabarra, Kiluanji Kia Henda, Miguel Rio Branco, Pedro Barateiro, Peter Zimmermann, Pilar Albarracín, Rodrigo Oliveira, Rui Chafes, Santiago Parra, Shirin Neshat, Slater Bradley and Susy Gómez.

Current exhibition: MIGUEL RIO BRANCO. De Tóquio para Out of Nowhere, 2016-05-26 | 2016-11-12

report by amaliadilanno

 

22
Lug

Aron Demetz – Robert Pan. AUTARK

Vernissage 20.07.2016 ore 19:00
Conferenza stampa 20.07.2016 ore 16:00 (Hotel Adler)
21.07 – 15.10.2016

AUTARK. ARON DEMETZ – ROBERT PAN
Dell’autonomia della materia e della disciplina del pensiero e della mano.

In un panorama artistico spesso dominato da formule espressive preconfezionate per facilitare la collocazione critica ed il compito di spettatori, collezionisti e addetti ai lavori, Aron Demetz e Robert Pan si possono a pieno diritto inserire nel ristretto novero degli artisti che non possono prescindere dalla sperimentazione continua e inesausta come motore primo della loro poetica e della loro prassi. Sperimentazione che coinvolge tutti gli aspetti della creazione, dalla concezione alla progettazione fino ai materiali e alle tecniche per realizzare le opere. Materiali, metodi e tecniche che eccedono la dimensione meramente “oggettuale” e tecnologica per diventare veri e propri supporti e motori di scelte poetiche e filosofiche, e che rappresentano il tema ed il fulcro della mostra ospitata presso la Galleria Doris Ghetta. Il complesso di opere esposte in galleria rappresenta anche una nuova tappa della ricerca espressiva dei due artisti, accomunati da uno stesso approccio etico e sperimentativo alla ricerca espressiva, pur mantenendo peculiarità stilistiche ben distinte.
Testo: Alessandro Romanini

Galleria Doris Ghetta
dorisghetta.com
Pontives Sud 8
info@galleriaghetta.com
39046 Ortisei, Val Gardena
+39 39 39 32 39 27

Immagine: Aron Demetz, Untitled, fire clay and bronze, 2016 – Robert Pan, AUT 1,696 ARK, mixed media and resin on wood, 2015-2016