Category: installazione

16
Nov

FABRIZIO CORNELI. Flechas de sombra

Nell’ambito della XVI Settimana della Scienza di Madrid, l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid inaugura la mostra Schegge d’ombra di Fabrizio Corneli. Seguirà la conferenza Luce e Arte: un legame indissolubile, del Fisico e Responsabile del Laboratorio di Ergonomia della Visione del CNR, Alessandro Farini.

Fabrizio Corneli, artista fiorentino attivo dagli inizi degli anni ottanta, è stato, ed è, uno dei protagonisti dell’ estetica dell’oscurità. L’arte di Corneli dialoga, in piena attualità, con la scienza: le sue sorprendenti installazioni si basano su un attento studio dell’ottica e della geometria, delle regole prospettiche e della percezione per dare forma alla materia oscura – sconosciuta, inconoscibile? – dell’ombra.

Alessandro Farini è un fisico laureato presso l’università di Firenze dove ha conseguito anche la specializzazione in Ottica. E’ il responsabile del Laboratorio di Ergonomia della Visione del CNR-Istituto Nazionale di Ottica. Il Laboratorio di Ergonomia della visione è dedicato alla Psicofisica Applicata, ed in particolare allo studio dell’illuminazione e dell’ottica oftalmica. È docente di fotofisica del processo visivo e di psicofisica presso il corso di laurea in Ottica e Optometria dell’Università di Firenze.

Giovedì, 17 novembre 2016 alle ore 12.00
Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Si servirà un aperitivo.

Informazioni
Data: Gio 17 Nov 2016
Orario: Alle 12:00
Organizzato da : Istituto Italiano di Cultura di Madrid
In collaborazione con : Studio Trisorio
Ingresso : Libero
dal 17 novembre 2016 al 27 gennaio 2017

Istituto Italiano di Cultura
Calle Mayor, 86
28013 Madrid
tel: +34 915475205
iicmadrid@esteri.it
orari: lun-ven > 10.00 – 18.00

08
Nov

Olafur Eliasson. The parliament of possibilities

Curated by Hyesoo Woo, Chief Curator, Leeum, Samsung Museum of Art

September 28, 2016–February 26, 2017

Leeum, Samsung Museum of Art
60-16, Itaewon-ro, 55-gil
140-893 Yongsan-gu, Seoul
South Korea

T +82 2 2014 6900

Leeum, Samsung Museum of Art is pleased to host The parliament of possibilities, a major solo exhibition by Olafur Eliasson. Danish-Icelandic artist Olafur Eliasson is one of the most acclaimed artists working today. Eliasson’s practice expands our notion of art; his use of illusions produced by mirrors, machines that create pseudo-natural phenomena, and diverse visual experiments suggests new ways of perceiving, experiencing, and responding to our shared world.

This mid-career survey exhibition presents a unique opportunity to encounter a wide range of artworks by Eliasson. The 22 works in the exhibition range from those created at the beginning of the artist’s career, in the early 1990s, to works representative of his most recent activities. A tapestry of tightly woven Icelandic moss titled Moss wall (1994) and the gravity-defying Reversed waterfall (1998) are exemplary of his early works, while new productions include Your unpredictable path (2016), a work inspired by constellations and nebulae, and Rainbow assembly (2016), made of water droplets and light.

Olafur Eliasson says, “The parliament of possibilities celebrates the fact that the world and our feelings about it are constantly changing. When we see things as a continuous process of production and relation, we may also see their potential. We then have the opportunity to negotiate reality, to decide together what world to build. I would like to think that my works encourage people’s engagement and experience of being present with and in the world. The artworks function as mirrors, reflecting a not-yet-verbalised emotional need that we carry inside ourselves.”

Throughout his career, Eliasson has employed a wide range of media, including sculpture, installation, photography, and painting, to realize works that raise questions dealing with nature, philosophy, and science. The wide spectrum of Eliasson’s creative activity leaves a profound impression on viewers across the globe. For Eliasson, though, the viewers themselves compose the most important element—it is through their encounters with his work that it continues to produce new meaning. The parliament of possibilities is thus the perfect occasion to explore the dynamic relationship between art and life.

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24
Ott

Gina Pane – Silvia Giambrone. L’azione espansa

GINA PANE – SILVIA GIAMBRONE
L’azione espansa
a cura di Carlo Sala

La galleria CreArte Studio presenta Gina Pane – Silvia Giambrone. L’azione espansa, a cura di Carlo Sala, che mette in dialogo i lavori di Gina Pane, una delle più importanti performer del Novecento, con l’opera di Silvia Giambrone, artista emergente internazionale recentemente selezionata da Cristiana Collu della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma per il Level 0.

La mostra, che inaugura sabato 29 ottobre, è una riflessione attorno ai temi del corpo nell’arte e nella società, della femminilità, dei rapporti familiari, delle forme sociali di controllo e di sviluppo della soggettività – già emersi con vigore all’interno delle pratiche artistiche degli anni Settanta, e che oggi possono assumere nuovi significati ed essere trattati attraverso rinnovate modalità espressive. Proprio le fotografie tratte da alcune delle più importanti performance di Gina Pane saranno accostate alle recenti installazioni di Silvia Giambrone così da destare un gioco di rimandi, assonanze e dialoghi.
Di Gina Pane saranno esposti alcuni dei più celebri lavori della stagione della body art come Action Je (1972), Transfert (1973) e Action mélanconique (1974) e la celebre Azione sentimentale (1973). Il dialogo tematico e mediale, che si innesca tra le due autrici, parte però da un differente uso del corpo: se per Gina Pane esso è il veicolo principale della sua espressione, tanto da originare curatissime azioni di carattere simbolico ed emotivo, per Silvia Giambrone non sempre il corpo è messo in scena direttamente per cui il concetto stesso di “azione” si espande verso forme oggettuali che ne evocano lo svolgimento, ne sono una diretta derivazione o ricoprono un valore complementare per sviluppare una specifica riflessione.
Sarà esposta una ricca selezione di opere di quest’ultima che partono dalla sua performance Teatro anatomico (2012), dove l’artista si cuce direttamente sulla pelle un colletto ricamato, elemento per lei carico di ambiguità in quanto simbolo di un antico sapere artigianale, ma anche di un’adesione inconsapevole della donna ad una cultura di genere. Il video di questa performance entra così in dialogo con due dei più celebri lavori di Gina Pane: Action mélanconique e Azione sentimentale. In entrambi la Pane usa il suo corpo come veicolo espressivo, compiendo delle azioni in cui esso viene sottoposto al dolore. Nella sentimentale si parla della condizione della donna, del suo rapporto con la madre, degli stereotipi affettivi in cui talvolta si è intrappolati. Le immagini di grande pathos emotivo mostrano Gina Pane conficcarsi delle spine di rosa nel braccio e provocarsi dei tagli; il suo corpo diviene così vera materia creativa “aperta” verso gli altri.
Altre opere delle due autrici ruotano invece attorno al tema della dimensione privata: in Action Je la Pane è posta fuori dalla finestra di un appartamento e funge da veicolo per trasmettere al pubblico nella piazza sottostante le sensazioni, le emozioni e gli accadimenti della famiglia che sta osservando. Una riflessione sul privato pervade anche le opere Eroina (2012), Collars (2012) e Senza titolo – Wallpaper (2016) della Giambrone, dove il luogo domestico è visto come uno spazio in cui si forma la soggettività del singolo, ma anche dove quest’ultima può essere limitata. L’assunto appare evidente anche nell’installazione fotografica Vertigo (2015), dove una serie di oggetti di uso quotidiano, posti tra loro in dialogo, evocano sottilmente i conflitti personali.

La relazione che si crea tra le opere delle due autrici proviene dall’indagine sul tema centrale del corpo, inteso sia come medium espressivo che come soggetto capace di formulare delle riflessioni sul rapporto tra individuo e società.

CreArte Studio – Palazzo Porcia
Piazza Castello n°1, Oderzo (TV)
Inaugurazione: sabato 29 ottobre, ore 18.00
da sabato 30 ottobre a domenica 18 dicembre 2016
Orari: giovedì -sabato: 16.00 – 19.30;
domenica 9.30 – 12.30 e 16.00 – 21.30.

Catalogo in galleria
www.crearte-studio.it
info@crearte-studio.it
tel. +39 333.7474335

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17
Ott

CASA MORRA. Archivio d’arte contemporanea_Opening

CASA MORRA
Archivio d’arte contemporanea – Il gioco dell’oca – 100 anni di mostre

INAUGURAZIONE VENERDÌ 28 OTTOBRE 2016 ore 17:00
I EVENTO – 1° ANNO

JOHN CAGE – MARCEL DUCHAMP – ALLAN KAPROW

Ore 19:00 – CONCERTO 1 DANIELE LOMBARDI CAGE 1-13
Ore 21:00 – CONCERTO 2 EMANUEL DIMAS DE MELO PIMENTA

Casa Morra è un nuovo spazio museale creato da Giuseppe Morra a Napoli nel Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano, un complesso di 4.200 mq che sarà gradualmente ristrutturato per accogliere l’ampia collezione Morra: oltre 2000 opere presentate con percorsi tematici e focus su artisti. Un attraversamento nella storia dell’arte contemporanea e nei fondamentali movimenti come Gutai, Happening, Fluxus, Azionismo Viennese, Living Theatre, Poesia Visiva sino alle ricerche più avanzate italiane e straniere. Prosegue così la grande avventura del mecenate napoletano che qui sistemerà la sua ampia collezione, frutto di oltre quarant’anni di presenza attiva nello scenario internazionale dell’arte.
Morra ha infatti pianificato 100 anni di mostre, attraverso il meccanismo del gioco dell’oca fatto di rimandi, attraversamenti e ritorni. Cicli espositivi regolati dall’alchimia dei numeri 3 e 7 che coincidono di volta in volta con il numero di artisti presentati o la quantità di opere e sequenze di mostre.

Primo evento il 28 ottobre con un inedito dialogo di opere di John Cage – Marcel Duchamp – Allan Kaprow. Il principio della casualità anima il percorso simbolico del gioco dell’oca, posto a fondamento dello statuto e del divenire di Casa Morra. La prima mostra si apre pertanto con tre artisti che della casualità hanno fatto pratica creativa, applicando una svolta nel modo di vedere e percepire l’arte: Cage, Duchamp, Kaprow riuniti insieme per mostrare il desiderio di costruire un ambiente in cui agire, fare esperienza sperimentando.

Il carattere di casualità è il primo tratto distintivo dell’opera Stockroom (1961-1992), come sottolineato nelle parole di Kaprow: «…questa versione di Stockroom deve essere dipinta dal visitatore in un colore diverso ogni giorno: bianco, rosso, arancione, giallo, verde, blu, viola, nero, ripetendo questa sequenza ogni otto giorni. Le persone che hanno piacere di partecipare troveranno pennelli adatti, rulli, una scala e qualche cosa per proteggere i vestiti. Sentitevi liberi di partecipare a questo procedimento».Continue Reading..

17
Ott

ZIMOUN. 605 prepared dc-motors, cardboard boxes

a cura di Filippo Aldovini
nell’ambito di NODE festival

Galleria civica di Modena
Palazzina dei Giardini – corso Canalgrande, Modena
22 ottobre 2016 – 5 marzo 2017
inaugurazione 22 ottobre, ore 18.00

preview stampa
20 ottobre 2016, ore 11.30

Inaugura sabato 22 ottobre alle 18.00 nell’ambito di NODE festival, “605 prepared dc-motors, cardboard boxes”, prima mostra personale in un museo italiano dell’artista svizzero Zimoun, noto per le sue opere che uniscono sound art e architettura degli spazi.

La mostra, a cura di Filippo Aldovini, è organizzata e prodotta da Galleria civica di Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena in collaborazione con Associazione Lemniscata e fuse*.

L’esposizione coinvolgerà le cinque sale della Palazzina dei Giardini di Modena, ciascuna delle quali abitata da un’installazione meccanica costruita con materiali semplici – scatole di cartone, sfere di cotone, cavi di metallo, legno, etc. – e corredata da sistemi automatici che generano movimenti e rumori. Complessi organismi viventi in grado di abitare lo spazio in cui vengono allestiti per mezzo di un sottile e mai banale rapporto tra suono e volumetria circostante. Attraverso oggetti industriali di uso comune e costruzioni minimaliste, Zimoun esplora il ritmo meccanico, la tensione tra i modelli ordinati del Modernismo e la forza caotica della vita. Nel suo lavoro si riuniscono le competenze dell’ingegnere, dell’architetto, dell’artigiano, del ricercatore, dell’arrangiatore e del direttore d’orchestra.

Autodidatta, ossessionato dalla semplicità degli oggetti, dai movimenti e dai suoni generati da essi, continua a opporsi stoicamente alla dittatura dei nuovi media e della tecnologia, ricordandoci come l’artista possa trasformare la percezione di ciò che ci circonda. Attraverso l’utilizzo volontario di titoli che descrivono le sue opere semplicemente come un elenco dei materiali e delle componenti meccaniche utilizzate, le sculture sonore di Zimoun richiedono all’osservatore un ulteriore sforzo di immaginazione, rendendolo attivamente partecipe nel completamento dell’opera stessa.

“Nelle mie opere si ascolta ciò che si vede. Così la relazione tra i materiali il movimento e il suono è chiara ed essenziale.” – Zimoun.

In occasione della serata inaugurale, il 22 ottobre alle ore 22.00 con replica alle ore 23.00 la sala grande della Galleria civica di Modena a Palazzo Santa Margherita ospiterà una performance multi-canale di Zimoun, per assistere alla quale i posti disponibili sono andati esauriti in poche ore. L’esposizione è accompagnata dal catalogo ZIMOUN – 605 prepared dc-motors, cardboard boxes, un libro-oggetto sonoro a cura di Filippo Aldovini, autore dei testi insieme al critico e curatore Marco Mancuso, direttore di Digicult. La pubblicazione, in edizioni numerate, è stata disegnata e impaginata da Luca Lattuga con fotografie di Paolo Terzi, ed è prodotta dalla Galleria civica di Modena con il contributo di Scatolificio Cartotecnica Modenese.Continue Reading..

10
Ott

Mohammad Al-Hemd. INDULGENCES: REBORN

CAP Contemporary Art Platform Kuwait
INDULGENCES: REBORN
Installation by Mohammad Al-Hemd

Opening september 21, 2016

History repeats itself in similar cycles no matter how long those cycles are; whether they are days, years, decades, centuries, or even millenniums. We may not notice these repetitions as they occur because of the changes in time or the new pattern that they may take, yet we only notice them once they become part of history. This installation attempts to relate what is happening now in the Middle East to what was happening in the past. In particular, this installation emphasizes the similarities between the current events in the Middle East and the events in Europe during the dark ages. During the dark ages, Catholic priests had the ultimate power. They preyed on the trust of the common man, which was hindered by the spread of illiteracy. Priests promised sinners salvation for a levy. In a similar fashion, some groups are misusing the name of religion in the Middle East, where poverty and paucity of the good education are also ubiquitous.

In this installation, the similarity between both periods is underscored. In particular, the video highlights the dark ritual elements in a suicide bombers’ preparation. Furthermore, the insertion of elements from a catholic sacramental service underlines the twisted notion that religion can be used to justify the commitment of cruel actions.

The suicide vests are the contemporary equivalent to the indulgences from the dark ages. Both are utilized by the so-called religious men and marketed as the key to salvation and god’s forgiveness. Moreover, this installation can be seen in two perspectives. First, it explains to non-Muslims that the current violence is the fruit of abusing religion and following a false path and in some ways, it’s a revival of the indulgences. Second, it warns Muslims that they are living in their own dark age and they need an awakening.

Contemporary Art Platform Kuwait
Industrial Shuwaikh, Block 2, Street 28
Life Center (same building as Eureka), Mezzanine
T: +965 2492 5636

image: installation view, 2016 ph.amaliadilanno

report by amaliadilanno

 

 

08
Ott

Panem Et Circenses. Il Cibo Uccide

A cura di Barbara Fragogna

8 – 31 ottobre 2016

Inaugurazione sabato 8 ottobre ore 19

La Fusion Art Gallery presenta IL CIBO UCCIDE, prima mostra personale del collettivo artistico Panem Et Circenses formato da Ludovico Pensato e Alessandra Ivul nel 2012 a Berlino e ora di sede a Bologna dove, dopo aver vinto il bando comunale “Incredibol!” ha fondato il CACCA (Centro di Arte Contemporanea sulla Cultura Alimentare). La mostra che rientra nel nuovo progetto COLLAcontemporary e nel circuito di NEsxT, Independent Art Network, sarà arricchita da due eventi speciali di cui un evento performativo il 16 ottobre per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione e il 27 ottobre con una presentazione del progetto CACCA.

Il Cibo Uccide non è una provocazione

di Barbara Fragogna

Periculosius solet esse malum, quia non sentitur.

I mali che non si avvertono sono i più pericolosi. – Erasmo da Rotterdam

IL CIBO UCCIDE non è una provocazione, la ripetizione e le lettere capitali sono propiziatorie.

Il collettivo Panem Et Circenses (PEC) (Ludovico Pensato e Alessandra Ivul) considera, sintetizza, produce con estrema arguzia, con brillante e ironica intelligenza i fatti esistenziali che affliggono il quotidiano gravido di eventi ed opinioni e che poi, attraverso la metafora del cibo (in presenza e/o assenza) vengono processati sotto forma di oggetti, azioni performative, installazioni definite “pratiche relazionali”. La relazione con l’altro è lo specchio in cui la coppia diventa l’Altro Sociale, in un’analisi acuta ed osmotica che ne scruta i comportamenti reinterpretandoli. Sono attori in prima persona che impersonificano la (Dramatis) Personae, la maschera conformista che denunciano ed espongono. Sono l’incarnazione dell’opposto, l’incastro, la coppia che riflette e che talvolta acceca. Il cervello astratto di PEC è un lungo intestino neuronale attraverso il quale si snodano le tappe fondamentali del pensiero fisico/metafisico, un’instancabile fluire alla ricerca di una collocazione, di una filosofia, di uno sbocco, della critica, di una risposta deiettiva.

Panem Et Circenses, a cominciare dal nome che hanno scelto per rappresentarsi, non si sprecano in mezzi termini, sono sagaci, ponderano il contemporaneo, lo metabolizzano e il rigurgito che ne deriva è appetitoso, esteticamente bramabile, senza dubbio edibile e, se efficacemente assimilato, sarà causa auspicabile di riflusso. Un banchetto irrinunciabile che acidifica il segno, una scossa emotiva attivatrice di sinapsi che non possiamo certo ignorare e sulle quali saremo costretti a elucubrare attivamente.

Il “dispositivo” (che è proprio un “innesco”) si colora di pop, neon, pattern, è bianco e nero pesante, è natura-terra-bestia vegetale, è minimal e barocco, è storia e rito ancestrale, è un sospiro mozzato che sfocia nel riso imbarazzato. Il dispositivo costringe e libera, intasa ed espelle. Il dispositivo è peristalsi.

Panem Et Circenses rifiuta il pro-forma, la retorica e il cicisbeismo del cibo alla moda che non è più nutrimento (da qualsivoglia lato) ma che è “food” griffato, moda e voga e vezzo, mezzucolo speculativo, è patina micronica tutta glitter & gloss, è pornfood e instagramigna ed è proprio per questo che PEC è peristalsi che espelle la pietra filosofale ed è esattamente per questo motivo che il “rifiuto” che nasce dal confronto sarà terra fertile di un avvenire umano sempre a breve termine ma forse un po’ più ponderato.

DICONO DI SÉ

Panem Et Circenses è un collettivo artistico fondato da Ludovico Pensato e Alessandra Ivul nel 2012 a Berlino.

Panem Et Circenses utilizza le pratiche di partecipazione per indagare le relazioni che si attivano attraverso cibo.

Significa che progettiamo e realizziamo opere partecipate (installazioni, performance) in cui il cibo è uno strumento simbolico e significativo che viene inserito site specific.

Significa che il cibo c’è (spesso) ma può anche non esserci.

Il cibo, come elemento sia materico che simbolico, è un potente dispositivo che mette in relazione la sfera naturale e quella culturale, entrambe presenti nella dimensione umana nella quale viviamo ogni giorno.Continue Reading..

07
Ott

Victor Burgin. Dear Urania

La Galleria Lia Rumma di Napoli è lieta di annunciare la mostra di Victor Burgin dal titolo “Dear Urania” che inaugurerà domenica 16 ottobre 2016.

Artista e accademico, autore di saggi fondamentali sulla fotografia e sulla teoria dell’arte, Burgin è un indiscusso protagonista dell’arte concettuale. Se negli anni Settanta il suo lavoro indagava il rapporto tra immagine e testo (Galleria Lia Rumma, Napoli 1972), successivamente l’artista prende ad analizzare il territorio complesso tra immagine fissa e in movimento. La sua opera indaga la natura dell’immagine, ma ne decodifica i termini dominanti della rappresentazione. I suoi lavori più recenti sono prodotti con software per la creazione di giochi virtuali: un mezzo che gli consente di condurre l’immagine verso il suo stato che è essenzialmente virtuale. Le sue mostre, come ha sovente dichiarato, sono una risposta al luogo e alle città in cui viene invitato e alle suggestioni, alle associazioni mentali che da esse scaturiscono.
Per Dear Urania, più specificamente, il movente va cercato in Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna nell’anno di grazia 2057, un breve pamphlet scritto nel 1857 dal matematico e astronomo Ernesto Capocci di Belmonte (1798 – 1864), direttore della Specola di San Gaudioso, l’attuale Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Nel pamphlet che, va detto, precede di circa dieci anni le ben più famose e immaginifiche pagine di Jules Verne, la protagonista, Urania, con una lunga lettera dalla Luna scrive alla sua amica Ernestina sulla Terra i “particolari più bizzarri di questo meraviglioso viaggio”. Dear Urania è la “reazione” a quella lettera. Con una suggestiva e intricata moltiplicazione spazio-temporale, che scivola tra passato e futuro prossimo, da Napoli all’America, dalla Luna alla Terra e ritorno, Burgin non trascrive, solo, il contenuto della lettera di Ernestina, ma immagina le circostanze in cui la donna ha scritto. Due video proiezioni – la prima delle quali mostra la luna nelle sue diverse fasi, la seconda che presenta sotto forma di didascalie le parole di Ernestina che si alternano al movimento della camera in un loft quasi vuoto – sono accompagnate dalle Pagine dallo Sketchbook di Ernestina Capocci e da due serie fotografiche, (Basilica I e Basilica II) che suggeriscono un’analogia tra il territorio lunare e quello di Pompei.
Victor Burgin (Sheffield, England, 1941) è uno dei più eminenti artisti accademici del nostro tempo. Studia pittura al Royal College of Art di Londra (1962-65) e Filosofia a Yale (M.F.A., 1967). Attualmente è Professore Emerito di “History of Consciousness” presso l’Università della California, Santa Cruz ed Emerito “Millard Chair of Fine Art” al Goldsmiths College, University of London. E’ presente in importanti istituzioni quali The Metropolitan Museum and the Museum of Modern Art, New York; Corcoran Gallery, Washington DC; Museum of Contemporary Art e LA County Museum of Art, Los Angeles; The Walker Art Center, Minneapolis; The Tate Gallery, Tate Modern, e il Victoria and Albert Museum, di Londra; Centre Georges Pompidou, Parigi. È autore di numerosi volumi che hanno notevolmente segnato il dibattito critico non solo americano. Ne ricordiamo alcuni: Thinking Photography (1982), Between (1986), The End of Art Theory: Criticism and Postmodernity (1986), In/Different Spaces: Place and Memory in Visual Culture, Shadowed (1996); The Remembered Film (Reaktion, 2004); Situational Aesthetics (Leuven University Press, 2009); Parallel Texts: interviews and interventions about art (Reaktion, 2011)Continue Reading..

07
Ott

Leonardo Aquilino. El Dorado

El Dorado
Castello di Rivara
Museum of Contemporary Art

El Dorado, El indio dorado, la terra dell’oro, la terra preziosa, il nuovo mondo, l’Eden, il paradiso terrestre. Nella storia in molti sono partiti per ricercarla come luogo fisico realmente esistente, si sono tracciate mappe e percorsi ipotetici, si sono stabilite le caratteristiche geologiche del luogo, immaginato laghi dal letto ricoperto d’oro, ma nessun luogo simile è stato mai trovato. Leonardo Aquilino nell’occasione di Equinozio D’Autunno al Castello di Rivara all’interno di una delle project room al primo piano del Castello ottocentesco presenta El Dorado. Una installazione fotografica che circonda, abbraccia l’intero perimetro della grande stanza andando a creare uno spazio interno di meditazione. Una serie di immagini, protette da membrane plastiche tagliate su misura, raccontano di paesaggi dalle terre dorate. L’artista segue le tracce della storia di El Dorado, ripercorrendone la mappatura fino alle tesi che raccontano di un lago con il suolo d’oro legato ad antiche tribù e rituali della Colombia. L’importanza del lago e del suo simbolismo nella leggenda riconducono l’artista alla ricerca di un lago con le stesse caratteristiche naturalistiche. Leonardo, ripropone la visione a 360° del landscape del lago visto dal centro di esso, raccontandone i confini e la percezione interna. Così ci riproporrà la stessa visione a 360° visibile dal centro della stanza del castello, ricreando per il fruitore quella stessa mappatura che lui stesso ha seguito. Un colpo d’occhio per raccontare di un luogo leggendario. Un invito a prendersi del tempo per immaginare il proprio luogo ideale…un luogo presente dentro ogni individuo, con caratteristiche diverse da persona in persona l’unica caratteristica che permane è la preziosità di tale luogo.

Equinozio D’Autunno 2016
opening 24 Settembre ore 16:00

Castello di Rivara
Museo D’Arte Contemporanea
Piazza Sillano, 2 – Rivara (TO)

La mostra sarà aperta fino al 6 novembre 2016

Immagine: installation view, 2016

03
Ott

Lisi Raskin. Leaden Hearts

La galleria Riccardo Crespi, a 10 anni esatti dal suo esordio in galleria, presenta Leaden Hearts, una mostra in due sezioni ideata da Lisi Raskin: da una parte le sue piccole pitture, dall’altra una rassegna video che comprende opere di Dineo Seshee Bopape, Tyler Burba, Da Peeblz (Joanna Bellettierre, Teresa Cervantes, Filipe de Sousa, Jorge Galvan, María Leguízamo, Lisi Raskin, Kelsey Skaroff, e Daniel Zentmeyer), Jesse Harrod, Allyson Mitchell e Deirdre Logue, John Monteith, Tameka Norris, e Abbey Williams.

All’ingresso della galleria si trovano i dipinti di Lisi Raskin, un corpus di opere riassemblate negli ultimi cinque anni dai resti delle sue installazioni precedenti, in cui il formato volutamente minuscolo nasconde un intento dedicatorio.
La rassegna video nello spazio inferiore della galleria annovera i lavori di alcuni degli artisti contemporanei più interessanti. Benché multiformi nel loro approccio, i video testimoniano il riconoscimento della necessità di solidarietà con altri artisti e la possibilità che un’opera che osa dire la sua verità può alterare il corso di come pensiamo e ciò che facciamo.

Lisi Raskin, Leaden Hearts
22 settembre – 12 novembre 2016

Galleria Riccardo Crespi
Via Mellerio, 1
20123 Milano
Telefono:+39 02 8907 2491 +39 02 3656 1618
FAX:+39 02 9287 8247
info@riccardocrespi.com
Lunedi – sabato: 11 -13 | 15 – 19.30

Immagine: Lisi Raskin, Untitled, 2016, painted wood