Category: installazione

21
Nov

Alessandro Bernardini. NON SOLO TE[LE]

Venerdì 24 novembre presso l’enoteca Donà dei Monti ad Arezzo sarà presentato il catalogo dal titolo Non solo te[le] dell’artista Alessandro Bernardini. Per l’occasione sarà creata un’installazione site-specific e andrà in scena una performance; saranno inoltre esposte opere mai viste e realizzate dall’artista dal 2011 ad oggi. La costruzione di questo catalogo ha significato ripercorrere la produzione artistica di Bernardini. Si tratta, infatti, di una summa della suo percorso: dagli assemblage alle ultime opere installative, passando per i lavori con cemento e catrame.

Il testo critico d’introduzione è firmato da Tiziana Tommei, che ha curato anche la ricerca e selezione delle opere riprodotte.  Il concept e design grafico, al pari delle immagini fotografiche, sono invece a cura di Enrico Fico. Si tratta infine di un’edizione limitata, almeno nella versione attuale: infatti, quando sarà nuovamente dato alle stampe avrà al suo interno anche i prossimi lavori dell’artista.

Riportiamo a seguire l’incipit dal testo critico:
«Questo catalogo è in verità un’autobiografia per immagini. Alessandro Bernardini è un artista capace di assemblare sulla tela pensieri e stati d’animo. Il processo creativo che lo contraddistingue è principalmente di natura concettuale. Tuttavia, nel percorso che egli sta svolgendo, e il cui carattere emerge con chiarezza tra le pagine a seguire, la materia assume assoluta presenza. Ho seguito in modo diretto e costante la produzione di Bernardini dal 2013 e oggi, osservandola à rebours, posso coglierne con chiarezza il carattere affatto lineare dell’evoluzione. Siffatte asimmetrie, insite nello svolgimento del suo percorso artistico, sono da ascrivere a due aspetti principali: spazio e materia».

L’evento avrà luogo al n. 47/49 di via Niccolò Aretino, all’enoteca Donà dei Monti, il giorno 24 novembre dalle ore 19.30 alle 22.30. I lavori inediti dell’artista e l’installazione site-specific resteranno in mostra fino al 7 dicembre 2017.

ALESSANDRO BERNARDINI. NON SOLO TE[LE]
24 novembre 2017 ore 19.30 22.30

Enoteca Donà dei Monti, via Niccolò Aretino 47/49 Arezzo
+39 (0)575477911/ info@donadeimonti.it

16
Nov

Lieve piccola anima smarrita. Installazione di Milena Altini in dialogo con l’opera di Mustafa Sabbagh

Animula vagula blandula sono i versi di una breve poesia dell’imperatore Adriano [76—138], ripresi nel romanzo Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar [1951]. L’imperatore parla alla sua anima prendendo congedo dalla sua vita terrena; egli vede la propria anima fluttuare, vagula, come smarrita, e si rivolge a lei chiedendole di ascoltare il racconto della propria vita. Anime senza colpa, prima del giudizio, compongono il gruppo scultoreo di Milena Altini.

Anime qui unite assieme, a dialogare con l’opera Hebe vs. Hebe [2017] di Mustafa Sabbagh, in un confronto serrato tra due metafisiche, tra due espressioni artistiche ugualmente visionarie. Capitolo ulteriore del percorso di esposizione antologica dell’opera di Mustafa Sabbagh iniziato con la mostra maior ai Musei San Domenico “XI Comandamento: Non dimenticare”, le anime di Milena Altini sono grandi bulbi costruiti con strisce di pelle, vitello e agnello, cucite assieme a comporre giganteschi organismi, mitocondri allungati, ovari rivestiti di una guaina, un perisperma, come anatomie arcane, anatomie di anime.

La guaina in pelle cita di riflesso il grande tema della poetica di Mustafa Sabbagh, il derma protettivo delle creature, surrogato nella Hebe vs. Hebe da una patina nera, argillosa. Nei lavori di Milena Altini la patina è pelle animale, involucro di animali sacri o sacrificali, composti e accostati in una sorta di grandioso Compianto contemporaneo, in cui le anime delle madri piangono riflettendosi nel nero della propria pelle.
Roberto Farneti

Lieve piccola anima smarrita. Installazione di Milena Altini in dialogo con l’opera di Mustafa Sabbagh
fino al 7 gennaio 2018

Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea
viale Bologna, 288 – Forlì
orari di apertura: dal martedì al giovedì, dalle 9.30 alle 12.30 | dal venerdì alla domenica, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00
info: tel 0543/755770 – info@fondazionedinozoli.com
press office:ufficiostampa@fondazionedinozoli.com

Immagine: Milena Altini, lieve piccola anima smarrita… , 2017, dal ciclo “waiting souls – sospensione dell’attesa”, 2016, pelle in vitello ed agnello, anime in seta, installazione site specific, dimensioni ambientali

16
Nov

Bruno Querci. Energicoforma

La galleria A arte Invernizzi inaugura martedì 21 novembre 2017 alle ore 18.30 una mostra personale di Bruno Querci, in occasione della quale viene presentato un percorso espositivo che, attraverso la compresenza di lavori degli anni Ottanta e opere recenti, mette in luce gli snodi cruciali del percorso creativo dell’artista. Sin dagli albori del suo “fare pittura” Querci, protagonista di quella tendenza artistica che Filiberto Menna definì a metà anni Ottanta come “astrazione povera”, restituisce sulla superficie delle tele un articolato gioco di pesi percettivi in cui la dislocazione dei diversi piani definisce una complessa condizione di equilibrio, sempre diversa. Opere come “Incombente” (1985), “Insieme” (1985) e “Pittura” (1985), che si trovano al primo piano della galleria, mostrano come sin dal momento germinale della ricerca emerga la tendenza dell’artista a cercare di fissare il “confine di quella forma che sempre sfugge”. Il rapporto tra visibile e invisibile, che resta una tematica fondamentale di riflessione anche nelle opere recenti, si determina a partire dal vuoto, cioè dalla scelta di ridurre, e quindi di costruire attraverso la sottrazione degli elementi presenti sulla superficie. L’idea di pittura che emerge da lavori quali “Minimo” (1986) e “Luogo” (1985) è quella di un potenziale dialogo con l’infinito, in cui la luce, da un lato definisce e attiva la sembianza delle forme, dall’altro crea la possibilità di percepire in chiave sempre diversa il valore tattile delle cromie. Querci stende infatti più mani sovrapposte di pittura, bianca e nera, procedimento che determina tuttavia un “effetto di annullamento del tessuto della tela, restituendo superfici come prive di supporto materiale”. I lavori recenti, realizzati e presentati per la prima volta in questa occasione espositiva, perseguono una maggiore radicalità e si mostrano più geometricamente essenziali allo sguardo dell’osservatore. La compresenza tra i lavori esposti al piano superiore e “Geometrico luce” (2017), “Geometrico naturale” (2017), “Dinamico forma” (2017) e “Gotico naturale” (2017), rende ancor più evidente come l’artista si sia spinto sempre più a fondo nella descrizione di un potenziale dialogo con l’infinito, in cui la forma si struttura al punto tale da divenire un “unicum” con l’assenza, quella intrinseca, quella della forma stessa. Querci si è lasciato, e si lascia condurre dalla necessità che ciò che appare guidi “la mano dell’artista finché la forma-informe non appare, fino a che egli non rende liberi sé e l’opera riuscendo a volere ciò che la necessità di quest’ultima gli impone di volere”.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo contenente la riproduzione delle opere in mostra, un saggio di Davide Mogetta, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.

Bruno Querci. Energicoforma
Inaugurazione: martedì 21 novembre ore 18.30
21 NOVEMBRE 2017 – 31 GENNAIO 2018

A Arte Studio Invernizzi 
via D. Scarlatti, 12 Milano
lun-ven 10-13 e 15-19, sab su appuntamento
ingresso libero

Immagine: Infinitotraccia, 2010. Acrilico su tela, 300×230 cm. Courtesy A arte Invernizzi, Milano. Foto Bruno Bani, Milano

14
Nov

Paolo Ciregia. Forse sarà di nuovo

L’Elefante Arte Contemporanea di Treviso propone l’esposizione personale dell’autore Paolo Ciregia (Viareggio, 1987) intitolata Forse sarà di nuovo, a cura di Carlo Sala, che aprirà sabato 18 novembre alle ore 18.00. In mostra un nutrito corpus di lavori, che spaziano dalla scultura all’installazione fino alla fotografia, per riflettere su alcuni grandi temi della storia contemporanea come la propaganda, l’ideologia, le dittature e la libertà di pensiero. Il titolo scelto per la mostra, Forse sarà di nuovo, fa però comprendere come l’artista con il suo lavoro non voglia presentare un racconto ancorato al passato, ma, al contrario, utilizzare alcuni nodi fondamentali del Secolo breve come lente per comprendere il presente e porre un monito: la storia può ripetersi. Ad aprire il percorso è l’installazione From A to Z del 2017 (già vincitrice al prestigioso FOAM Talent di Amsterdam e successivamente esposta a New York e Londra); l’opera è parte della serie Ideological loop, costituita da lavori che ragionano sugli aspetti comuni ai diversi sistemi totalitari del Novecento e su come questi si riverberino nella società odierna. Appartiene al medesimo ciclo il lavoro Senza Titolo del 2016, dove l’immagine di un gerarca tedesco, tratta da una rivista di propaganda, è parzialmente rivestita da un tappeto che ne copre lo sguardo: la precisa trama di fili con cui è realizzato l’oggetto è una metafora delle ferree regole che le dittature impongono ai popoli, offuscando il loro sguardo e dunque una vera visione-comprensione degli accadimenti. A campeggiare nella seconda sala è la scultura 12 agosto 1944 (2017) ispirata all’eccidio di Sant’Anna di Stazzema (Lucca) dove le SS naziste sterminarono cinquecento civili inermi. Partendo dalla forma di una borraccia tedesca dell’epoca, l’autore ha modellato una scultura di cristallo a forma di vaso, posandola poi su una lastra di tufo proveniente da un monte della zona. Sigillata all’interno del manufatto si trova dell’acqua che l’artista ha raccolto attraverso un deumidificatore all’interno della chiesa che fu teatro del massacro, quasi a cristallizzarne per sempre la memoria. Nella serie di lavori Exeresi viene analizzato il linguaggio propagandistico comune alle varie dittature: l’artista preleva delle immagini da riviste storiche e attraverso il suo intervento ne sovverte la percezione togliendo la rassicurante retorica del tempo e facendo emergere alcuni aspetti crudi e inquietanti. L’opera Wir Fahren Gegen Engeland del 2017, ad esempio, è basata sulla strana ambiguità della figura di un gerarca che sembra essere immerso in un momento di gioco e invece sta progettando un attacco militare. Tra le opere fotografiche esposte vi è Glasnost (dalla serie Perestrojka) del 2015: il lavoro parte da uno scatto di cronaca realizzato da Paolo Ciregia durante la guerra del Donbass che dal 2014 oppone l’esercito ucraino ai separatisti russi. Vediamo delle persone protese verso una figura distesa – forse un ferito o un cadavere – il cui corpo è però celato alla nostra vista dall’intervento dell’artista, che lo rende una semplice sagoma bianca. In una società come la nostra, sovraffollata di immagini-choc, il dolore e la morte sono diventati una sorta di intrattenimento massmediatico a cui siamo abituati e che oramai non destabilizza: è per questo che l’autore sceglie la strada opposta e attraverso l’horror vacui delle fattezze umane negate crea una tensione emotiva che non può lasciare indifferenti. Tutta la mostra di Paolo Ciregia può riassumersi nell’opera composta da una lampadina sulla soglia tra due stanze che si accende e si spegne, trasmettendo in codice morse la frase latina Historia magistra vitae: si tratta di un memento verso i drammi della storia, espresso attraverso un linguaggio accessibile a pochi. Se questa difficoltà di comprensione sembra rimandare ad un uomo sordo, condannato a reiterare i medesimi errori; essa deve essere anche letta come uno stimolo per forgiare delle coscienze critiche, capaci di contrastare le forme più o meno mano manifeste di omologazione del pensiero che connaturano la nostra società.

L’esposizione è visitabile fino al 22 dicembre 2017.

PAOLO CIREGIA
Forse sarà di nuovo // Das Kann wieder passieren // Может будет вновь
a cura di Carlo Sala

L’Elefante Arte Contemporanea
Via Roggia 52 – Treviso
Inaugurazione: Sabato 18 novembre, ore 18.00
Dal 18 novembre al 22 dicembre 2017
orari: dal martedì al sabato, dalle 15.00 alle 19.30, oppure su appuntamento.
galleria.elefante@libero.it
cell: 348.9036567

Note biografiche
Paolo Ciregia (Viareggio, 1987), inizia il suo percorso artistico dopo un’esperienza di alcuni anni in Ucraina, che culmina nella documentazione del conflitto con la Russia nel 2014. Da quel momento focalizza la propria ricerca sui temi della storia, della propaganda politica ad uso dei media e della rappresentazione del potere. Indagandone i paradigmi e destrutturandone il linguaggio, Ciregia enfatizza l’eloquenza degli oggetti che impiega per creare installazioni multimediali dalla forte carica simbolica. Nel suo lavoro i momenti della Grande Storia rivivono attraverso epifanie di vite individuali, dando vita ad una dimensione temporale interrotta e introspettiva. Tra i maggiori riconoscimenti è vincitore del Foam Talent di Amsterdam nel 2016, selezionato per la Biennale Jeune Création Européenne JCE a Montrouge nel 2016, vincitore di Giovane Fotografia Italiana nel Festival Fotografia Europea a Reggio Emilia nel 2016, menzione d’onore per l’Arte emergente del Premio Francesco Fabbri nel 2016, finalista di TU35 del Museo Pecci di Prato nel 2016. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra cui New York, Londra, Parigi, Galles, Roma, Milano, Torino, Zagabria, Amsterdam. Vive e lavora in Toscana.

Immagine di apertura: Paolo Ciregia, Senza titolo (Ideological loop), 2016

10
Nov

Alejandro G. Iñárritu. CARNE y ARENA

Basato sul racconto di fatti realmente accaduti, il progetto confonde e rafforza le sottili linee di confine tra soggetto e spettatore, permettendo ai visitatori di camminare in un vasto spazio e rivivere intensamente un frammento del viaggio di un gruppo di rifugiati. “CARNE y ARENA” utilizza le più recenti e innovative tecnologie di realtà virtuale, mai usate prima, per creare un grande spazio multi-narrativo che include personaggi reali.

L’installazione visiva sperimentale “CARNE y ARENA” è un’esperienza individuale della durata di sei minuti e mezzo che ripropone la collaborazione tra Alejandro G. Iñárritu e il tre volte premio Oscar Emmanuel Lubezki con la produttrice Mary Parent e ILMxLAB.

“Nel corso degli ultimi quattro anni, mentre l’idea di questo progetto si formava nella mia mente, ho avuto il privilegio di incontrare e intervistare molti rifugiati messicani e dell’America centrale. Le loro storie sono rimaste con me e per questo motivo ho invitato alcuni di loro a collaborare al progetto” afferma il quattro volte premio Oscar Iñárritu. “La mia intenzione era di sperimentare con la tecnologia VR per esplorare la condizione umana e superare la dittatura dell’inquadratura, attraverso la quale le cose possono essere solo osservate, e reclamare lo spazio necessario al visitatore per vivere un’esperienza diretta nei panni degli immigrati, sotto la loro pelle e dentro i loro cuori”.

Come afferma Germano Celant, Soprintendente Artistico e Scientifico della Fondazione Prada, “Con ‘CARNE y ARENA’, Iñárritu rende osmotico lo scambio tra visione ed esperienza, nel quale si dissolve la dualità tra corpo organico e corpo artificiale. Nasce una fusione d’identità: un’unità psicofisica dove, varcando la soglia del virtuale, l’umano sconfina nell’immaginario e viceversa. È una rivoluzione comunicativa in cui il vedere si trasforma in sentire e in condividere fisicamente il cinema: una transizione dallo schermo allo sguardo dell’essere umano, con un’immersione totale dei sensi. Il progetto di Iñárritu incarna alla perfezione la vocazione sperimentale di Fondazione Prada e la sua continua ricerca di possibili scambi tra cinema, tecnologia e arte”.

L’installazione è accessibile al pubblico solo tramite prenotazione online.
È possibile prenotare un solo biglietto alla volta.
I biglietti sono nominali e non cedibili.
Nuovi biglietti saranno resi disponibili da lunedì 13 novembre 2017.

Alejandro G. Iñárritu. CARNE y ARENA
7 Giu 2017 – 15 Gen 2018

Fondazione Prada
largo Isarco, 2. 20139 Milano
T +39 02 56 66 26 34
press@fondazioneprada.org

Image Courtesy 2017 Legendary

06
Nov

Chiharu Shiota. Direction

Chiharu Shiota is internationally renowned for her intricate and spectacular thread constructions. In her works Chiharu Shiota seeks to awaken feelings and memories in the public. In Bergen, her new work “Direction” will fill a large exhibition hall at KODE and completely encompass the visitors. Her complex thread constructions have been compared with “drawing in the air”, and frequently include everyday objects. Shiota has also employed photography and video in several of her installations. Her installation in Bergen is accompanied by selected drawings, sculpture, photography and film.

Boats from Western Norway
At KODE the artist will incorporate old boats from Western Norway in her work. These boats were once an everyday means of transportation along the coast outside of Bergen, and the title incorporates a reference to the act of travelling. At the same time Shiota touches upon navigating in a broader perspective: “I’ve been concentrating on the distance we cover in our lives, and the journey we take that has an unclear destination. We are heading in a certain direction but don’t know exactly where”, says the artist. With a background in painting and performance, Shiota has continued to develop her interest in the body and the bodily gesture in her installations. The visual impression is both fragile and massive, and the body’s response upon entering into the work is an important part of the artist’s objective.

Chiharu Shiota (b. 1972) was educated in Japan and Germany. In Germany she studied under Marina Abramović and Rebecca Horn, among others. Shiota has lived and worked in Berlin since 1996. Shiota has exhibited in museums around the world, such as MoMA PS1, New York (2003), La Maison Rouge, Paris (2011) and Kunstsammlung Nordrheinwestfalen, K21, Düsseldorf (2015). In 2015 she represented  Japan in the Venice Biennale, and gained considerable acclaim for her installation “The Key in the Hand”.

KODE is one of the largest art museums in Scandinavia, situated in Bergen, Norway, with collections spanning from the Renaissance to Contemporary Art. KODE holds more than 43,000 works, including world class collections of Edvard Munch and Nikolai Astrup, as well as several composer homes including Edvard Grieg’s Troldhaugen.Chiharu Shiota. Direction

Chiharu Shiota. Direction
October 27, 2017–April 1, 2018
KODE Art Museums and Composer Homes
Rasmus Meyers allé 9
5015 Bergen
Norway
T +47 53 00 97 04
post@kodebergen.no

Image: Chiharu Shiota, Earth and Blood, 2014

13
Ott

Ugo La Pietra. Territori

In corso alla Galleria Bianconi di Milano la mostra “UGO LA PIETRA, TERRITORI”, seconda mostra personale che la galleria dedica a La Pietra nell’arco di un’anno e mezzo; più di 40  sono le opere esposte, realizzate dall’Artista tra il 1969 e il 2016.

In accordo con il concetto di Sinestesia delle arti, le tecniche che La Pietra utilizza e che sono qui rappresentate spaziano nei più diversi ambiti, dalla pittura su tela, al disegno, ai fotomontaggi e fotocollage, alle sculture in ceramica, talvolta anche combinate tra loro. Come scrive Giacinto di Pietrantonio nel testo critico del catalogo che accompagna la mostra, Ugo la Pietra “è un essere liquido che entra nei vari campi disciplinari con una libertà tale da prendere le forme di ciò che lo contiene, ma destabilizzandone le caratteristiche per proporne delle nuove. […]Si tratta di un continuo recupero e reinvenzione di tecniche e significati, a volte di riutilizzo e reimpiego alla ricerca di alternative dell’esistente per l’esistenza. In questo egli si serve della tecnica situazionista della dérive psicogeografica del corpo e delle immagini, o della progettazione spontanea che viene dal basso come nel caso degli orti urbani, microrealtà al di fuori dell’urbanizzazione cittadina.”

Tema fondante della mostra sono, come esplicitato dal titolo, i “Territori“ appunto, svolti ed esposti in questo contesto come in un percorso esplorativo che si snoda in differenti momenti ed ambiti: Centro/Periferia (1969/72), Tracce (1969), Pulizia Etnica (1988/89), Casa e giardino: la mia territorialità (2000), Itinerari (1990/2000), La città scorre ai miei piedi (2000), Rapporto Città / Campagna (2015/2016).

Da sempre l’ambiente, o meglio il rapporto fra individuo e luogo abitato, fra società e città, costituisce il fulcro della ricerca aristica di Ugo La Pietra, ciò che emerge evidente da questa mostra, come scrive Di Pietrantonio, “è l’osservazione critica di La Pietra, una critica militante e permanente dell’esistente, soprattutto di quell’abitare che provoca alienazione, distruzione, ingorgo, ignoranza. Come si evince dalle opere in mostra è interessante notare che ciò avviene con opere che vanno verso il centro. Va da se che il centro verso cui si va non è solo il centro cittadino, partendo dalla periferia, ma il centro poetico, il centro della soluzione verso il quale ogni poetica tende. Ciò avviene mediante opere-analisi che ci parlano di come i territori sono stati ridisegnati geograficamente ed esistenzialmente dalle guerre e dalla pulizia etnica, c’è addirittura chi ha scritto che le guerre sono progettualmente interessanti in quanto il loro distruggere, il loro fare tabula rasa permette poi di dover ricostruire, insomma offrono occasioni progettuali (sic!). Naturalmente non Ugo La Pietra le cui opere in proposito sono una critica alla guerra e ai suoi effetti alla sua deterritorializzazione, in quanto le guerre riscrivono i territori attraverso la morte, mentre bisognerebbe farlo con Ugo sempre con e per la vita.”

Completa il percorso espositivo la video-istallazione “Percorsi Urbani”, appositamente realizzata site-specific per il piano inferiore della Galleria da Lucio La Pietra. Ispirata al gioco del Pachinko e alla sua apparente “imprevedibilità”, l’opera riflette sul modo con cui noi abitiamo la città, come dice Lucio La Pietra in merito alla città: “noi pensiamo di poterla usare liberamente ma, in realtà, i nostri interventi su di essa, i nostri movimenti, i nostri itinerari, si limitano a poche e semplici scelte reiterate, delimitate da rigidi schemi. L’unico modo per poter muoversi liberamente e quindi possedere la città, prescindendo dagli schemi imposti, è farlo attraverso percorsi mentali e non fisici”.

La mostra prosegue alla Galleria Bianconi di Milano  fino al 28 ottobre 2017.Continue Reading..

04
Ott

Confini apparenti di Josè Angelino e Tristano di Robilant

La galleria delle arti contemporanee Intragallery è lieta di presentare nei suoi spazi espositivi di Napoli, in occasione dell’apertura della stagione espositiva 2017 / 2018, la doppia personale Confini apparenti, di Josè Angelino e Tristano di Robilant, sabato 7 ottobre 2017, alle ore 11.30.

Per Tristano di Robilant è la seconda mostra organizzata dalla Intragallery. Dopo il successo ottenuto dalla prima personale nel dicembre 2015, e successivamente al suo impegno per la mostra tenutasi tra dicembre del 2016 e aprile 2017 al  “Museum of Contemporary Art San Diego”, la galleria ha chiesto al di Robilant di immaginarsi in un ideale dialogo con un altro artista, a lui affine, e da lui prescelto. Così Tristano ha invitato Josè Angelino, classe ’77, a intessere con lui uno stimolante confronto intergenerazionale tra le loro opere e le loro visioni. In mostra saranno presentate le sculture in vetro di entrambi gli artisti. Le sculture in vetro di Tristano di Robilant, con le loro irregolari e movimentate superfici, hanno un soffio di incompiutezza e casualità, dalle forme quasi liquide, apparentemente semplici ma non classificabili. “Non a caso si tratta di forme enigmatiche, nate da sogni che attingono a un continente interiore, un mare originario, ma anche a un altro io, il doppio che abita dentro di noi.” (Cit. Tanja Lelgemann) Per Tristano di Robilant la stretta collaborazione con artigiani e con i maestri vetrai di Murano è fondamentale: sono loro che riportano nella materia le sue idee trasformandole  in opere di una bellezza maestosa e ancestrale.

Le sculture di Josè Angelino sono costituite da scatole di vetro e ampolle, ove l’artista, dopo avervi creato un vuoto assoluto all’interno, vi immette gas Argon. La ricerca di José Angelino si fonda sul binomio arte-scienza, creando un nuovo linguaggio, derivato dalle materie più leggere e da profondi saperi, quali  la fisica, la filosofia e l’astronomia: partendo dall’analisi di quelle dinamiche naturali che si manifestano nello sviluppo di un evento, ne evidenzia preferenzialità ed organizzazioni, realizzando così uno strumento di indagine sull’indefinita linea di confine tra la necessità di accadere e l’adattamento all’ambiente. “Quella cui il pubblico assiste è  un’apparizione. Flussi di luce cangianti per forma e colore passano davanti agli occhi, indefinibili e impalpabili.  L’effetto è quello di una inarrestabile scrittura luminosa, metafora del divenire incessante”. (Cit. Anna D’Elia)

Ad accomunare i due artisti è la tensione creativa, il sentire poetico verso la leggerezza e l’impossibilità di osservare linee di confine che siano realmente nette, attraversando tutti gli apparenti confini legati alla fragilità della materia, per poi disvelarli nella loro realtà, esili limiti che non vincolano le loro visioni.Continue Reading..

04
Ott

Alessandro Bernardini. Fragile

Domenica 8 ottobre 2017 dalle ore 16.00, presso la Cannoniera della Fortezza del Girifalco a Cortona, inaugura la mostra dal titolo Fragile, personale di Alessandro Bernardini a cura di Tiziana Tommei. L’evento, patrocinato dal Comune di Cortona, si inserisce nell’ambito della programmazione 2017 relativa all’arte contemporanea in Fortezza, è organizzato da Art Adoption, associazione attiva nella promozione e diffusione dell’arte contemporanea, e presentato dall’associazione OnTheMove. La mostra è stata realizzata grazie al supporto tecnico di Self Fioa.

Fragile è il titolo del progetto site-specific ideato da Alessandro Bernardini per lo spazio che lo ospita, la Cannoniera della Fortezza del Girifalco. Il concept è già dichiarato attraverso la scelta dell’immagine simbolo, Strike. Una sfera lucida e specchiata che, rievocando l’arma-emblema della cannoniera, viene liberata di qualsivoglia valenza e rimando allo status bellico per divenire oggetto ludico e strumento di scena. L’intera mostra ha come apparente tema la guerra, ma come soggetto reale il gioco. Specificatamente, si mette in scena questo secondo elemento, facendo appello alla negazione del primo. La palla di cannone viene letteralmente svuotata di massa, quindi di significato: da proiettile diviene palla da bowling, assumendo parvenza e leggerezza di un decoro natalizia. In linea con la sfera, le armi non sono presenti, ma rievocate mediante surrogati, fino al paradosso: se un’asse di legno verniciata di bianco mima il profilo sinuoso di un fucile – Arma bianca –  uova intere e non svuotate “diventano” Mine. Il titolo della mostra cita invece l’omonima installazione, Fragile. Essa, al pari di Protezione – opera realizzata a quattro mani con Monica Nofri – prende spunto da un episodio storico: durante la seconda guerra mondiale la fortezza cortonese divenne rifugio di 250 donne, figlie di italiani all’estero. A tale memoria riporta l’assemblage di manichini femminili, mentre la componente umana, introiettata nella composizione mediante performance, definisce il senso della mise en scène. Il progetto sebbene muova dallo spazio, in ultima istanza riduce quest’ultimo a pretesto per avviare una riflessione sul concetto di speranza: ad essa, secondo l’artista, si può giungere solo attraverso il disincanto e la lucida consapevolezza del presente. Il filo spinato si disfa e distendendosi perde gli aculei, liberando da qualsivoglia trincea. Il generale, privo di corpo, abbandona il campo: il suo abito è vuoto e appeso ad una gruccia, mentre le sue scarpe sono divise a metà e dalla spaccatura fuoriesce catrame. Si ricostruisce, impilando i blocchi di cemento l’uno sull’altro – Componili –  e non lasciandosi abbattere dallo spettacolo di macerie, mentre sul versante spirituale, si rende manifesta con le opere C. R. e Imma-colata la presenza del divino, sofferente e segnato, ma perennemente forte e potente.Continue Reading..

15
Set

Lesley Foxcroft. New Works in m.d.f. and Rubber

La galleria A arte Invernizzi inaugura giovedì 21 settembre 2017 alle ore 18.30 una mostra personale di Lesley Foxcroft, in occasione della quale saranno esposte opere realizzate appositamente per gli spazi della galleria.

Nella prima sala del piano superiore si trovano lavori in gomma industriale, quali Folds e Knotted, materiale relativamente nuovo per l’artista inglese, che tuttavia lavora da sempre con materie prime semplici e basilari dall’uso fondamentalmente quotidiano – quali carta, cartoncino e MDF. In queste opere come anche nell’installazione Eye level, presente nel secondo ambiente del piano superiore, Foxcroft utilizza un linguaggio essenziale e rigoroso per manipolare la materia e creare forme non comunemente ad essa associate. La capacità di evidenziare delle caratteristiche del materiale meno note rispetto alle qualità che ne risultano evidenti dall’utilizzo quotidiano, appare evidente anche in Stacked o Milan corner e negli altri lavori esposti al piano inferiore della galleria e realizzati in MDF. Foxcroft riesce a combinare la flessibilità della materia prima in un equilibrio perfetto con la semplicità degli elementi funzionali – quali uncini, asole, morsetti o viti – tanto da creare una nuova entità, un nuovo insieme, che guida la percezione in modo nuovo, chiaro e logico-razionale.

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo contenente la riproduzione delle opere in mostra, una poesia di Carlo Invernizzi e un aggiornato apparato bio-bibliografico.

Lesley Foxcroft. New Works in m.d.f. and Rubber
21 settembre – 8 novembre 2017
da lunedì a venerdì 10-13, 15-19
sabato su appuntamento
Inaugurazione: giovedì 21 settembre 2017 ore 18.30

A Arte Studio Invernizzi
via D. Scarlatti, 12 Milano
ingresso libero

Immagine: Lesley Foxcroft, Standpoint, 2015, MDF nero, 280×35 cm © A arte Invernizzi, Milano. Foto Bruno Bani, Milano