Category: installazione

11
Mag

Rebecca Horn. Passing the Moon of Evidence

Allo STUDIO TRISORIO la mostra personale di Rebecca Horn dal titolo Passing the Moon of Evidence.

Saranno esposte sei nuove sculture meccaniche di grandi e medie dimensioni e disegni di vario formato in cui la Horn continua a indagare i temi profondi dell’esistenza umana, l’agire del tempo, l’energia del cosmo. Nelle vetrine che danno il titolo alla mostra, Passing the Moon of Evidence, farfalle meccaniche aprono e chiudono le ali in un’atmosfera onirica, sospese sopra rocce vulcaniche o tra rami dalle estremità d’oro; due specchi di forma circolare, simbolo del dualismo ricorrente nella poetica dell’artista, evocano il movimento del sole e della luna e la relazione tra il principio maschile e quello femminile nell’equilibrio cosmico. Nell’opera Aus dem Mittelalter entwurzelt due aste in ottone di diverse altezze, fissate in un paio di scarpe di bronzo di foggia medievale, ondeggiano avanti e indietro, avvicinandosi senza mai toccarsi, come metafore del passaggio cadenzato del tempo. Uno specchio rotante e un vetro di forma circolare affiancano una pietra lavica e animano, con riflessi di luce, l’opera Im Kreis sich drehen: movimenti ritmici che si trasmettono nello spazio da una scultura all’altra, sviluppando tra di esse un dialogo continuo e incessante. Artista versatile e poliedrica, Rebecca Horn ha sperimentato, nel corso della sua lunga carriera, i molteplici linguaggi dell’arte. La scultura, la pittura, il disegno, l’installazione, la fotografia, il cinema, la performance sono i mezzi espressivi con cui conduce da sempre le sue ricerche in modo innovativo.

Rebecca Horn è nata a Michelstadt, Germania, nel 1944. Ha esposto nei principali musei internazionali e ha preso parte ad alcune delle più importanti esposizioni dell’ultimo decennio, da Documenta a Kassel (1972, 1977, 1982 e 1992) alla Biennale di Venezia (1980, 1986 e 1997). I suoi lavori sono nelle collezioni dei maggiori musei quali il Solomon R. Guggenheim di New York, la Tate Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi e la Nationalgalerie di Berlino. Una sua installazione site specific fa parte della collezione permanente del Museo Madre di Napoli. Nel settembre 2016 Rebecca Horn è diventata membro dell’“Orden pour le Mérite für Wissenschaften und Künste” che costituisce la più alta onorificenza conferita ad artisti e scienziati dalla Repubblica Federale della Germania. Nel giugno 2017 è stata la prima donna a ricevere il prestigioso Wilhelm Lehmbruck Prize, come riconoscimento per il suo lavoro e la sua poetica che hanno profondamente influenzato le arti scultoree fra XX e XXI secolo. In Italia è rappresentata dallo Studio Trisorio dal 2003.

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18
Apr

Simone Lingua. Ninfea

A partire dal 29 aprile 2018, Bagno Vignoni, storico borgo termale della Val d’Orcia, ospiterà per due mesi un’installazione site specific, intitolata Ninfea, creata in esclusiva dall’artista Simone Lingua, nome emergente dell’arte cinetica e optical, per la vasca della Piazza delle sorgenti. Il progetto, curato da Tiziana Tommei, presenta collateralmente una mostra diffusa, estesa al territorio attraverso un percorso che coinvolge una triade di strutture ricettive. L’evento è parte dell’iniziativa Paesaggi del benessere 2018, promosso dal Comune di San Quirico d’Orcia in collaborazione con la Proloco di Bagno Vignoni. L’opera Ninfea èrealizzata grazie al contributo di Centro Medico Bartoleschi.

Non è la prima volta che la frazione di Bagno Vignoni si apre all’arte contemporanea. Per l’occasione è stato chiamato il cuneese Simone Lingua a misurarsi con un contesto storicizzato, fortemente strutturato, nonché incentrato su di una realtà densa di memoria e significato: il celebre “vascone”, vasca termale dall’aura sacrale, cuore dell’abitatoLunga 49 metri, larga 24 metri e profonda 95 cm, essa domina la piazza del piccolo centro, raccogliendo al suo interno le acque della sorgente termale, le cui esalazioni generano una dimensione sospesa e allucinata, quasi metafisica. Tale scenografia naturale ha ispirato l’artista, che, immaginando una realtà parallela ed emersa dal fondo della vasca, ha concepito una zolla idealmente restituita in sospensione dalle acque. Egli, per dare forma a questa sorta di isola, ha preso a modello un concept già applicato nei suoi quadri cinetici: una teoria di elementi circolari, trattati da un lato a vernice e dall’altro a specchio, quindi ordinati entro un perimetro definito. L’installazione così ideata risulta composta da 50 elementi, ciascuno dei quali assembla base e sostegni in acciaio con dischi in plexiglass cromato e verniciato. Ad una visione complessiva l’opera mostra una doppia anima: quella dominata dal colore, che veste di un manto rosso la superficie dell’acqua; l’altra specchiata, che permea e riflette il contesto, e con esso il riguardante. Quest’ultimo, muovendosi e circumnavigando la vasca, assiste alla metamorfosi graduale dell’insieme: ne percepisce il moto endogeno, i giochi di luce creati dall’acqua, la dissimulazione delle forme indotta dai vapori sulla superfici specchiate, fino alla fusione in una sola entità delle sue due parti. Un organismo vivente e mutante in forza del suo cinetismo che, echeggiando un fiore acquatico, si ancora al terreno sul fondo della vasca, mostrando fiori e infiorescenze sopra il livello dell’acqua. A latere, in corrispondenza di tre poli selezionati, Adler Thermae, Albergo Le Terme, Albergo Posta Marcucci, saranno esposte opere della produzione recente dell’artista: dal Cilindro cinetico in acciaio Super Mirror, già esposto al Carrousel du Louvre (Parigi, 2016), al Cubo cinetico, presentato di recente alla Galleria Tag (Lugano, 2017), fino alle opere a parete, i Quadri cinetici in plexiglass e, infine, le Cupole cinetiche, realizzate alla fine del 2017 e già presentate in mostra a Bologna, Parigi e Ferrara. Inoltre, presso la libreria Librorcia sarà disposto un infopoint.

Simone Lingua è nato Cuneo nel 1981. Gli esordi della sua carriera artistica sono legati alla pittura. I primi studi inerenti l’arte cinetica risalgono al 2010 e sono applicati alla progettazione in ambito architettonico per le facciate di Prada. Ha esposto in gallerie e spazi istituzionali, in Italia e all’estero. Tra il 2016 e il 2017 ha esposto al Pan di Napoli, al Louvre, al Castello Estense a Ferrara, alla Galleria Mirabilia a Reggio Emilia, a Palazzo Bentivoglio Gualtieri a Reggio Emilia, alla Galleria Accorsi a Torino, al Museo di Villa Mazzucchelli a Brescia, al Castello di Bratislava, alla Fondazione De Nittis a Barletta, al Castello di Sarzana, alla Galleria Idearte a Ferrara, al Museo Fondazione Sorrento e alla galleria TAG a Lugano. Nel luglio del 2016, Palazzo Gagliardi a Vibo Valentia, ha ricevuto il Premio come miglior opera concettuale. Di recente ha partecipato alla seconda edizione di Art Adoption New Generation a Cortona e a SetUp Contemporary Art Fair 2018 a Bologna. Dal 5 al 29 aprile 2018 è in mostra a Parigi, presso Dôme di Éléphant Paname, nell’ambito del progetto Condizione, curato da Roberto Baciocchi; dal 2 al 29 maggio esporrà con una personale alla Galleria Idearte a Ferrara. Il suo lavoro è seguito dal 2017 da Tiziana Tommei. Vive e lavora ad Arezzo.

L’installazione Ninfea sarà realizzata e visibile in loco già dal 20 aprile. L’inaugurazione della medesima, unita alla mostra diffusa, avrà luogo domenica 29 aprile alle ore 17.00. Le opere resteranno fruibili fino al 24 giugno 2018.

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05
Apr

Tom Friedman. Ghosts and UFOs; Projections for Well-Lit Spaces

Con Ghosts and UFOs; Projections for Well-Lit Spaces, personale dell’artista Tom Friedman, ha aperto a Milano Vistamarestudio da un’idea di Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici. L’artista americano presenta una serie di lavori che segnano un nuovo inizio nella sua ricerca sulla smaterializzazione dell’oggetto tangibile in relazione a spazio e luce. In mostra tredici proiezioni video installate in uno spazio illuminato a giorno che svelano vuoto e pieno, micro e macro invitando lo spettatore ad un approccio sensoriale nuovo. Il progetto nasce dall’osservazione della luce del sole attraverso le finestre in momenti diversi della giornata. Ogni lavoro è in loop con una diversa durata: si passa dal silenzio statico, dall’immobilità all’apparizione di oggetti, colori e figure che, come allucinazioni, confondono chi osserva e si fondono con l’ambiente.
Tom Friedman espande così il suo vocabolario visivo e continua l’indagine sui fenomeni dell’esperienza che capovolge la consapevolezza del visibile.

Tom Friedman (nato nel 1965) è uno scultore concettuale americano. Friedman è nato a St. Louis , nel Missouri. Ha ricevuto il suo BFA in illustrazione grafica presso la Washington University di St. Louis nel 1988 e un MFA in scultura presso l’ Università dell’Illinois a Chicago nel 1990. Come artista concettuale, lavora in una varietà di mezzi tra cui, scultura, pittura , disegno , video e installazione. Per oltre vent’anni Friedman ha indagato sulla relazione tra visualizzatore / oggetto e “lo spazio intermedio”. Friedman ha tenuto mostre personali al Museum of Modern Art di New York, al Yerba Buena Museum of Art di San Francisco, al Magasin 3 di Stoccolma, in Svezia, al New Museum di New York, al Tel Aviv Art Museum e altri. Le sue opere si trovano nelle collezioni museali del MoMA, del Los Angeles Contemporary Art Museum, del Broad Art Museum, del Solomon Guggenheim Museum, del Metropolitan Museum of Art, del Museum of Contemporary Art di Chicago e del Museum of Contemporary Art di Tokyo. Attualmente è rappresentato da Luhring Augustine Gallery e Stephen Friedman Gallery. Vive e lavora a Northampton, nel Massachusetts.

TOM FRIEDMAN
Ghosts and UFOs; Projections for Well-Lit Spaces

Opening 24 marzo 2018 ore 19.00
24 marzo – 26 maggio 2018

Vistamarestudio 
Viale Vittorio Veneto 30, Milano

Image: Tom Friedman, Ghosts and UFOs; Projections for Well-Lit Spaces

04
Apr

L’OCCHIO FILOSOFICO

La galleria A arte Invernizzi inaugura venerdì 13 aprile 2018 alle ore 18.30 la mostra L’occhio filosofico a cura del filosofo e musicista Massimo Donà, che intende creare un dialogo a tre voci tra arte, poesia e filosofia.

Come scrive Massimo Donà l’esposizione “si propone di far interagire l’occhio ’intellettuale‘ del filosofo e quello ’intuitivo‘ del poeta (entrambi sublimi facitori di parole) con quello ’sensibile‘, e più specificatamente ’visivo‘, dell’artista. Con il proposito di far emergere una serie di magiche corrispondenze; e soprattutto a partire dalla convinzione secondo cui artisti, filosofi, poeti, scrittori e musicisti sarebbero tutti ugualmente impegnati a far luce su un unico ’mistero‘: quello dell’esistere. Si tratta insomma di far emergere le più sottili e invisibili ’concordanze‘, e fors’anche la ’ritmica‘ che lega (logos-legein) in un unico svolgimento le raffinatissime testimonianze ‘discorsive’ di Carlo Invernizzi, quelle di Andrea Emo e quelle visive messe in opera dagli artisti – scelti in base alla specifica attenzione costantemente rivolta da ognuno di loro a ciò che, solo, può lasciar trasparire quanto, del reale, continua imperterrito a ’resistere‘ ad ogni volontà di addomesticante traduzione, costringendoci a cominciare ogni volta da capo. Situandoci in quella condizione impossibile, nonché inesperibile, per quanto necessaria e fors’anche esaltante, che, sola potrà forse rendere ragione del nostro altrimenti ’insensato‘ sentirci ’creatori‘“.

In quest’occasione gli scritti di Massimo Donà, del poeta Carlo Invernizzi e del filosofo Andrea Emo sono messi in relazione attiva con le opere esposte. Il percorso si articola sui due piani della galleria con l’intento di far emergere le possibili connessioni, relazioni e consonanze tra diversi linguaggi e ricerche. Così i lavori di Rodolfo Aricò, Carlo Ciussi, Philippe Decrauzat, Riccardo De Marchi, François Morellet, Mario Nigro, Pino Pinelli, Bruno Querci, Mauro Staccioli, Niele Toroni e Michel Verjux presenti al piano superiore sono messi in ideale connessione con la sezione pensata per la sala al piano inferiore, in cui si trovano le opere di Gianni Asdrubali, Nicola Carrino, Alan Charlton, Dadamaino, Nelio Sonego e Günter Umberg.

Durante l’inaugurazione della mostra Massimo Donà terrà un concerto con il suo Trio (composto, oltre che da Donà, alla tromba, da Michele Polga al sax tenore e da Davide Ragazzoni alla batteria). La performance jazzistica vedrà il trio impegnato, oltre che nell’esecuzione di alcune composizioni originali, anche a dialogare in modo estemporaneo con la voce di Tommaso Trini e con quella dello stesso Donà – chiamati, tutti insieme, a disegnare un’altra magica “relazione”: quella tra parola e suono. Forse, a dimostrazione del fatto che L’occhio filosofico non sarebbe tale se non invitasse tutte le più diverse forme espressive a connettersi per restituire, come in un’unica sinfonia, qualcosa che assomigli il più possibile al “ritmo originario” dell’esistere.

In occasione della mostra verrà pubblicato un volume con la riproduzione delle opere in mostra, un saggio introduttivo di Massimo Donà, poesie e scritti di Carlo Invernizzi, scritti di Andrea Emo e Massimo Donà e un apparato biografico.

MOSTRA: L’Occhio Filosofico
A CURA DI: Massimo Donà
ARTISTI ESPOSTI: Rodolfo Aricò, Gianni Asdrubali, Nicola Carrino, Alan Charlton, Carlo Ciussi, Dadamaino, Philippe Decrauzat, Riccardo De Marchi, François Morellet, Mario Nigro, Pino Pinelli, Bruno Querci, Nelio Sonego, Mauro Staccioli, Niele Toroni, Günter Umberg, Michel Verjux
PERIODO ESPOSITIVO: 13 aprile – 16 maggio 2018

Inaugurazione venerdì 13 aprile 2018  ore 18.30

PERFORMANCE DI MUSICA E PAROLE CON MASSIMO DONÀ,
TOMMASO TRINI, MICHELE POLGA E DAVIDE RAGAZZONI

A Arte Studio Invernizzi 

via D. Scarlatti, 12 Milano
lun-ven 10-13 e 15-19, sab su appuntamento
ingresso libero

Immagine: Michel Verjux, Poursuite du sol au plafond, centrée dans l’escalier, 2001

27
Mar

Teresa Margolles. Ya Basta Hijos De Puta

Il PAC di Milano presenta la personale di Teresa Margolles (Culiacán,1963), artista messicana che vive e lavora tra Città del Messico e Madrid. Con una particolare attitudine al crudo realismo, le sue opere testimoniano le complessità della società contemporanea, sgretolata da un’allarmante violenza che sta lacerando il mondo e soprattutto il Messico. Vincitrice del Prince Claus Award 2012, Teresa Margolles ha rappresentato il Messico nella 53° Biennale di Venezia nel 2009 e le sue opere sono state esposte in numerosi musei, istituzioni e fondazioni internazionali. Con uno stile minimalista, ma di forte impatto e quasi prepotente sul piano concettuale, le 14 installazioni di Margolles in mostra al PAC esplorano gli scomodi temi della morte, dell’ingiustizia sociale, dell’odio di genere, della marginalità e della corruzione generando una tensione costante tra orrore e bellezza.

Promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta dal PAC con Silvana Editoriale, la mostra si inserisce nel calendario dell’Art Week, la settimana milanese dedicata all’arte contemporanea, in occasione della quale l’artista presenta una performance tributo a Karla, prostituta transessuale assassinata a Ciudad Juárez (Messico) nel 2016. Un gesto forte, che lascerà una ferita aperta sui muri del PAC e vedrà protagonista Sonja Victoria Vera Bohórquez, una donna transgender che si prostituisce a Zurigo.

La mostra si inserisce nella prima delle quattro linee di ricerca del PAC, quella che durante le settimane in cui Milano diventa vetrina internazionale con miart e Salone del Mobile e vede protagonisti i grandi nomi del panorama artistico internazionale: Teresa Margolles (2018) e Anna Maria Maiolino (2019).

Venerdì 13 aprile ore 19.30 performance in occasione di miart e Art Week
Domenica 15 aprile ore 18 visita guidata con il curatore
Visite guidate gratuite giovedì h 19 e domenica h 18

Una mostra Comune di Milano – Cultura, PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Silvana Editoriale
sponsor PAC TOD’S
con il contributo di Alcantara e Cairo Editore
con il supporto di VulcanoPac

Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro, 14
20122 Milano
+39 02 8844 6359

YA BASTA HIJOS DE PUTA. TERESA MARGOLLES
dal 28 marzo al 20 maggio 2018
a cura di Diego Sileo

PROROGATA al 10 giugno 2018

Immagine in evidenza © Ph. Rafael Burillo | Teresa Margolles, 36 cuerpos, 2010, dettaglio

26
Mar

Monika Grzymala. Disegno

La Galleria Eduardo Secci Contemporary di Firenze presenta nella sede espositiva di Piazza Goldoni, la mostra personale di Monika Grzymala DISEGNO a cura di Angel Moya Garcia.

La ricerca di Monika Grzymala si focalizza sulle diverse potenzialità della linea e del segno nello spazio tridimensionale attraverso l’utilizzo di materiali come nastro adesivo, carboncino o grandi disegni in rilievo su carta Washi fatta a mano. I lavori installativi, sviluppati per costruire nuovi cosmi e nuove relazioni, riconfigurano radicalmente gli ambienti per cui vengono ideati, mentre i disegni su carta sono delicati, fragili e transitori, ma celano una dirompente materialità. In entrambe le declinazioni, l’energica gestualità dell’artista si avverte nelle linee aggrovigliate che si spandono e disperdono, implodono e curvano, si dilatano e diramano creando un ritmo dinamico, imprevedibile e sospeso. I titoli delle sue opere contengono sempre il termine tedesco “Raumzeichnung”, che potremmo tradurre come “Disegno spaziale”, e a seguire tra parentesi un elemento speci co legato al lavoro a cui si riferisce. In questi lavori, le strutture lineari rendono visibili le tracce e i gesti che l’artista abbozza metodicamente e gradualmente e, soprattutto, mettono in relazione le proporzioni del proprio corpo con lo spazio. In ogni lavoro, realizzato senza assistenti e senza nessuna correzione a posteriori, vengono creati interventi solo in parte preventivati. Infatti, partendo da uno schizzo iniziale, il processo può assumere prospettive inaspettate attraverso una modalità di lavoro in cui le accumulazioni di materiali non escludono gli imprevisti o le modifiche istintive che possono verificarsi. I lavori non tentano mai di riempire la stanza quanto piuttosto di trasformarla, di alterare le possibilità percettive ed esperienziali dei visitatori. In questo senso, l’immagine che viene a crearsi non solo viene sperimentata in modo visivo, ma anche fisico poiché le persone possono addentrarsi o attraversare le installazioni, costruite con materiali precari, senza nessuna protezione e libere di essere sensualmente tangibili per ogni individuo. In mostra, questo processo metodico che non esclude tuttavia i componenti spontanei, si intuisce negli interventi a parete, così come nelle installazioni con nastro e nei lavori su carta che vengono presentati nelle sale della galleria. Una successione di lavori con cui tracciare un disegno spaziale attraverso una prospettiva personale, un’interpretazione soggettiva delle relazioni e una manipolazione del paesaggio che prova a contenerlo.

Monika Grzymala (Zabre, 1970). Attualmente vive e lavora a Berlino. Ha studiato scultura in Germania, nelle città di Karlsruhe, Kassel, e Amburgo. E’ stata Professoressa di Pittura all’Università di Arti Applicate di Vienna e di Design Sperimen- tale presoo Braunschweig University of Art in Germania. Tra le sue mostre più importanti: (2018): Helix (Raumzeichnung Uppsala) Atrium Hubben Uppsala Science Park Uppsala, Svezia; (2017): Raumzeichnung (Solitär), Haus der Kunst St. Josef, Solothurn, Svizzera; Formationen, Raumzeichnungen, Museum Lothar Fischer Neumarkt i.Opf. Bavaria, Germania; Drawing in Space, Tiefereth Israel Synagogue, Des Moines Iowa, USA; (2016): Raumzeichnung (Orbital Motion), EACC Espai d’Art Contemporani de Castello, Spagna; (2015): Drawing Biennial, The Drawing Room, Londra; Drawing Now, Albertina Museum, Vienna, Austria; (2014 & 2016): Raaklijnen / lines of tangency, MSK Museum of Fine Art, Ghent, Belgio; The Making of Forming Something New generative drawing, Synthesis Reykjavik Art Museum Hafnarhus, Islanda; Tree of Life sculpture garden, long-term project on the roof top, Woodner Company, Manhattan New York City, USA; (2013): Mono Meros, Saal der Meisterzeichnung, Kunsthalle Hamburg, Germania; The River II 49 Nord 6 Est, FRAC, Metz, Francia; Volumen, The Mor- gan Library & Museum, New York, USA; (2010); On Line: Drawing Through the Twentieth Century, Museum of Modern Art (MoMA), New York City, USA.

Ufficio Stampa
Ottavia Sartini press@eduardosecci.com T. (+39) 055 661356 C. (+39) 339 3111976

Monika Grzymala. Disegno
a cura di Angel Moya Garcia
fino al 12 maggio 2018
Orario visita: Martedi-Sabato 10:00_13:30 _ 14:30_19:00 e su appuntamento

Galleria Eduardo Secci Contemporary
Piazza Carlo Goldoni, 2 _ 50123 Firenze (FI) / IT _ T. (+39) 055 661356 _ gallery@eduardosecci.com

20
Mar

UNDER OVER THROUGH

RITAURSO artopiagallery è lieta di presentare UNDER OVER THROUGH, mostra collettiva con opere di Emiliano Aversa, Jesse Benson, Adam Henry, Beatriz Olabarrieta, Naoki Sutter-Shudo e Priscilla Tea, a cura di Domenico de Chirico.

La mostra si pone l’intento di stimolare una riflessione sul concetto di percezione inteso non come il risultato di una serie di sensazioni causali ma come quell’insieme di attività percettive che superano il livello organico. Il focus di UNDER OVER THROUGH non è né la matericità delle opere in senso scientifico né la loro aura, ma quello spazio indefinito che è l’opera stessa intesa come campo irradiante che apre una serie di possibilità dinamiche. Si tratta soprattutto di un esame sullo sviluppo del senso il quale, arricchendosi sempre più nel processo percettivo, acquista una prospettiva che s’insinua sopra, sotto e attraverso. Tale senso e il suo continuo girovagare hanno in realtà un solo punto di emanazione, pur trovando dimora in una stasi mobile più distesa. Il movimento è a volte sinuoso  e silente, altre è dirompente o in fase di preparazione, come un movimento imploso che traspare per rendersi visibile allo sguardo esterno. Ogni opera in mostra risponde, dunque, a un livello dinamico differente, alcune sono già state attraversate mentre altre, pronte per esserlo, rinnovano ossessivamente e continuamente un ciclo i cui punti di inizio e fine non sono riconoscibili.Continue Reading..

14
Mar

Concetto Lineare. Cecilia Anselmi e Motorefisico

Concetto Lineare nasce con la volontà di creare una sinergia tra due mondi, quello di Motorefisico, dove la linea entra matericamente nello spazio reale, e quello di Cecilia Anselmi, in cui, sempre la linea, registra i movimenti e le geometrie degli spazi virtuali dei suoi collage. Concetto Lineare ha un solo protagonista: il segno astratto e il suo muoversi liberamente tra lo spazio tridimensionale della galleria e lo spazio surreale, pastiche, delle opere di Cecilia Anselmi. I riferimenti di questo terreno comune sono alla corrente del minimalismo astratto che da Josef Albers, uno dei maestri fondatori della Bauhaus, è possibile ritrovare nei lavori di Munari, nelle opere optical dell’arte cinetica e programmata degli anni 60, ancora, nella produzione del grande Sol Lewitt, fino ad arrivare a Daniel Buren in tempi più recenti. La rielaborazione di forme primarie, la linea, il tracciamento e la misura delle superfici e dello spazio (reale o virtuale) sono al centro di un ambito comune di ricerca in cui un architetto e due giovani artisti/muratori (così ama definirsi Motorefisico) si applicano da anni. I protagonisti della mostra, pur venendo da percorsi autonomi, si sono già incontrati in precedenza con ottimi risultati e qui da dMake avranno occasione di lavorare sulle loro affinità per creare una sinergia tra le opere e il luogo che proponga all’osservatore una rielaborazione dello spazio densa e inedita.

dMake | space
via Giovanni Lanza 174 – Roma – Lazio

Concetto Lineare. Cecilia Anselmi e Motorefisico
a cura di Cecilia Anselmi + dMake | art + Motorefisico
fino al 24 marzo 2018

09
Mar

‘Music For Your Eyes’ di Keziat e Luca Ciarla al ‘The Centre for the Less Good Idea’ di William Kentridge

Parte da Johannesburg, Sudafrica, presso il prestigioso The Centre for the Less Good Idea fondato e gestito da William Kentridge, spazio dedito a performance multidisciplinari e sperimentali, il terzo ciclo di mostre e performance dell’artista italiana Keziat dal titolo Introspective. Un tour che si preannuncia straordinario già in partenza con la performance Music for your eyes, prima tappa estera in uno spazio unico e due uniche date, 15 e 16 marzo 2018. La performance di Keziat sarà introdotta da William Kentridge in conversazione con l’artista sudafricano Sam Nhlengethwa e vedrà l’artista italiana esibirsi con le sue video proiezioni, alcune delle quali realizzate live, con il musicista Luca Ciarla (violino e loop machine) e con la partecipazione speciale della compagnia di danza Darkroom contemporary.

In Music For Your Eyes, Keziat e Luca Ciarla esplorano le varie possibili interazioni tra le due arti; un duo inusuale che prende per mano il pubblico per guidarlo lungo percorsi immaginari dove le note si trasformano in colori, i suoni diventano immagini. Un viaggio suggestivo e visionario in cui le video proiezioni di Keziat, realizzate come vere e proprie video installazioni site specific su veli, stoffe o superfici non convenzionali si fondono, contaminandosi, con la sorprendente musica del violinista Luca Ciarla.

La performance è nata nel 2009 e ha girato il mondo: Trickfilm Festival, Stoccarda (Germania); Auditorium Parco della Musica, Roma; Casa Italiana Zerilli-Marimo’, New York University, New York (Usa); Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles (USA); Northern Arizona University, Flagstaff (Usa); The Stella Adler Studio of Acting, New York (USA); Sabiana Paoli art gallery, Singapore; Performing Arts Centre, Mandurah (Australia); Cummins Theatre, Merredin (Australia); Joan Sutherland Performing Arts Centre, Penrith (Australia); Chapel Theater, Glenn Innes (Australia); Mackay Entertainment Centre, Mackay (Australia); The Arts Council Tablelands, Atherton (Australia); Istituto Italiano di Cultura, Jakarta (Indonesia); Grand Salon de l’Hôtel de Ville, Nancy (Francia); Kulturverein, Lauterbach (Germania); Caisa, Helsinki (Finlandia); MAT Museo dell ‘Alto Tavoliere, San Severo; Centro Culturale Elsa Morante, Roma; Teatro Puccini, Merano; Teatro Studio, Scandicci, Firenze; Palazzo Gravisi, Koper (Slovenia), Kino Šiška Centre for Urban Culture, Ljubljana (Slovenia); Teatro Arciliuto, Roma; Istituto Italiano di Cultura, Amsterdam (Olanda); Alluvium, Oldenburg (Germania); Centre Mandapa, Parigi (Francia); António de Almeida Foundation, Porto (Portogallo); Istituto Italiano di Cultura, New York (USA); Istituto Italiano di Cultura, San Francisco (Usa); The Pearl Company, Hamilton (Canada); The Train Studio, Toronto (Canada); Vandercook College, Chicago (Usa); Istituto Italiano di Cultura, Washington DC (Usa); Rio Grande Theatre, Las Cruces (Usa).

Le due date sudafricane segnano l’inizio di Introspective il terzo tour espositivo e performativo di Keziat in programma fino al 2019 con tappe italiane ed estere, in linea con l’iter dei due precedenti cicli espositivi. A seguito del grande successo dei cicli di mostre Visionaria e Hybrids, in collaborazione con Il MAT Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo, la Casa Italiana Zerilli Marimò di New York, la Sabiana Paoli art gallery di Singapore, il Centro Culturale Elsa Morante di Roma, l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam, le Scuderie Aldobrandini di Frascati, la Società Dante Alighieri di Miami e il Chulalongkorn University Museum di Bangkok, l’artista Keziat si prepara a un nuovo e strabiliante tour ‘visionario’ con una partenza davvero eccezionale in un luogo di grande pregio, in sintonia con le sue sperimentazioni ed evoluzioni artistiche. La performance Music for your eyes sarà rappresentata in due date imperdibili e avrà luogo nel celebre The Centre for the Less Good Idea di William Kentridge, spazio il cui punto cardine è la contaminazione delle arti nell’ottica di valorizzazione di progetti di collaborazione, sperimentali e interdisciplinari.

Scheda tecnica:
The Centre for the Less Good Idea di William Kentridge
JOHANNESBURG, SUDAFRICA

Music for your eyes | Keziat
con Luca Ciarla in collaborazione con compagnia danza Darkroom contemporary
15, 16 marzo 2018 ore 19:30

Artist Keziat
www.keziat.net

Organizzazione Violipiano Visual
www.lucavl.com

Communication manager Amalia Di Lanno
info@amaliadilanno.com |www.amaliadilanno.com

Introspective è un progetto Violipiano Visual

In collaborazione con The Centre for the Less Good Idea fondato da William Kentridge

22
Feb

Contemporary Experience

Relais Rione Ponte, in collaborazione con la Galleria Emmeotto, è lieta di presentare la mostra Contemporary Experience, che celebra il decimo progetto espositivo all’interno di Spazio Arte, realtà che fa incontrare l’arte contemporanea e gli ospiti del boutique hotel, nella cornice del centro storico di Roma, a pochi passi da Piazza Navona, e il quarto anniversario dell’apertura della struttura. Gli eleganti ambienti e le raffinate camere del Relais Rione Ponte, al secondo piano di un palazzo del XVII secolo, sono il luogo ideale per ospitare le opere d’arte di artisti italiani e internazionali in un’atmosfera sofisticata dove le persone possono interagire con la creatività contemporanea. L’ospite diventa, nella propria camera e nelle aree comuni, interlocutore attivo delle opere, alcune ideate appositamente per gli spazi del relais, e protagonista della propria esperienza artistica.
In mostra, fino al 2 luglio 2018, una selezione di opere di quattro artisti che hanno allestito mostre personali nello Spazio Arte: Keziat nel 2015 e Marco Angelini, Verdiana Patacchini e Barbara Salvucci nel 2017 sotto la direzione artistica della Galleria Emmeotto. Pur nelle diversità stilistiche e formali, tutti hanno studiato progetti site specific per gli spazi portando le caratteristiche peculiari della propria ricerca artistica.

Marco Angelini (Roma, 1971; vive tra Roma e Varsavia) per l’occasione espone una serie di opere di diversa datazione per ripercorrere l’excursus espositivo già presentato nella personale Abstract Configurations lo scorso anno, ma con nuove proposte. Egli fa della superficie pittorica il luogo d’incontro di forme e materie, segni e significati. Una ricerca espressiva dominata dalle materie più diverse, per lo più di riciclo, base su cui va poi ad intervenire con pigmenti, polveri, colle, metalli e plastiche. Materia e colore si intrecciano nelle tele, lo spazio acquisisce, attraverso la modalità del prelievo oggettuale, una terza dimensione che è la continuità logica tra figurazione e astrazione. L’itinerario pittorico dell’artista è strettamente connesso allo studio della società e del reale che irrompe nelle tele attraverso gli oggetti della quotidianeità, la cui funzione originaria diviene di volta in volta trasformata stravolgendone il significato.Le opere di Marco Angelini sono state acquisite da diversi collezionisti a Roma, Milano, Londra, Varsavia, New York, Melbourne, Washington ed una di esse fa parte della prestigiosa collezione privata della Fondazione Roma (Palazzo Sciarra). Inoltre, espone in prestigiose sedi istituzionali e importanti gallerie in Italia e all’estero (Istituto Italiano di Cultura, Cracovia;  Banca Fideuram, Roma; Museo Carlo Bilotti, Roma; Museion, Bolzano; Novus Art Gallery, Abu Dabhi; Nowe Miejsce Gallery, Varsavia). Dal 15 marzo al 7 aprile 2018 sarà protagonista della personale Lo spazio del sacro al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma.

Il lavoro di Verdiana Patacchini (Orvieto, 1984; vive a New York) si compone di eterogenei elementi di analisi e ricerca. L’artista sperimenta l’utilizzo di differenti materiali, come metalli, carta, ceramica, polistirolo da cui le figure emergono con forza e carattere. Le linee e i motivi monocromatici riflettono una “smaterializzazione” della figura in una dimensione poetica, mentre l’universo immaginifico si nutre di eterogenei elementi concettuali: letteratura, musica, poesia, sono le componenti essenziali della ricerca estetica di Verdiana, che investiga sulla qualità del segno e della materia, rivelatrice di immagini così come si è evinto dalla sua personale Muta Imago al Relais Rione Ponte, di cui, per l’occasione della mostra in corso, sono riproposte alcune opere fondamentali. Nel 2002, Verdiana si trasferisce a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Studia pittura tra Roma e la Spagna e nel 2007, con la cattedra di Giuseppe Modica, si diploma in pittura, con una tesi su Carlo Guarienti di cui diventerà allieva. Nel 2011 espone alla 54° Biennale di Venezia nel Padiglione Italia. Da gennaio 2016 le è stata assegnata una residenza presso il centro artistico MANA Contemporary di New York e nello stesso anno, la sua personale è stata presentata al Consolato d’Italia a Park Avenue. Negli ultimi anni ha vissuto viaggiando tra l’Italia e l’America e firma le suo opere con lo pseudonimo Virdi.

La ricerca di Barbara Salvucci (Roma, 1970) prende vita dalla sperimentazione sulla materia, realizzando le opere su diversi supporti come carta, stoffa damascata, zinco, bronzo e video, passando dal sofisticato tratto grafico dei disegni alle incisioni, fino alle opere con vernice fluorescente e le lightbox, pensate e realizzate appositamente per il Relais Rione Ponte per dare una maggiore connotazione site specific al progetto espositivo Skin, durante la personale appena conclusa. L’aspetto formale, composto dal segno meticoloso e attento e la padronanza della tecnica, è legato in maniera indissolubile alla componente emotiva che si riconosce in ogni opera, un viaggio inconscio all’interno del sé. La produzione di Barbara Salvucci è una personale e forte esperienza artistica, dove meditazione, concentrazione e gestione emozionale sono protagonisti dell’azione da svolgere sui materiali, in un insieme di creazioni legate tra loro da un’armonia dei segni, che viaggiano da una superficie all’altra. Barbara ha esposto in numerose mostre personali e collettive in importanti musei e gallerie in Italia e all’estero (Temple University, Roma; MACRO, Roma; MUSMA, Matera; Galleria Paola Verrengia, Salerno; Galleria L&C Tirelli, Vevey, Svizzera). Nel 2013 partecipa alla 55esima Biennale d’Arte di Venezia e nel 2016 due importanti mostre personali la vedono protagonista a Roma: INK al Museo Carlo Bilotti e SIGNS alla Galleria Emmeotto – Palazzo Taverna. Nel 2017, entra a far parte della collezione permanente del MOMA Hostel di Franco LoSvizzero, aderisce all’A-HEAD Project e partecipa alla mostra Limtless presso la Hybris Art Gallery a Roma e all’inizio del 2018  espone a Londra alla Gallery No20. Dal 2 al 4 marzo 2018 parteciperà alla prima edizione romana di ArtRooms Fair al The Church Palace Hotel.

Kezia Terracciano, in arte Keziat, (San Severo, 1973; vive a Roma). Nel corso della sua produzione artistica ha realizzato opere pittoriche su tela, disegni a penna su carta e tela, illustrazioni per importanti case editrici, fumetti, per poi sperimentare nel mondo delle animazioni video, installazioni e performance interdisciplinari di musica, danza, teatro e arti visive. Sempre evidente nella sua ricerca uno sguardo surreale sul mondo in cui gli elementi si muovono liberamente, all’interno di una dimensione onirica dove si intrecciano e fluttuano realtà e fantasia, immaginazione ed esperienza, emozioni e pensieri. Nonostante l’utilizzo di una tecnica complessa e articolata dal punto di vista estetico, Keziat non cede mai al decorativo, ma accoglie e coinvolge, nella propria narrazione, lo sguardo dello spettatore. I suoi progetti, dal 2009, assumono carattere internazionale e diventano itineranti come Visionaria  (San Severo, Roma, New York, Singapore e Amsterdam) e Hybrids (Miami, Bangkok). Inoltre, ha presentato i suoi lavori a Venezia, Parigi, Firenze, Hong Kong, Lussemburgo, San Francisco, Chicago, Los Angeles, Washington, Toronto, Stoccarda, Perth, Kuala Lumpur, Porto, Jakarta, Milano, Helsinki e Ljubljana Nel 2018 partirà il suo nuovo ciclo di mostre e performance Introspective.

Marco Angelini, Verdiana Patacchini, Barbara Salvucci e Keziat: quattro artisti diversi ma con in comune una profonda ricerca concettuale e un approccio performativo alla materia, che si diffondono per tutti gli ambienti del Relais Rione Ponte, proponendo in ogni spazio una diversa “esperienza contemporanea” che possa coinvolgere e ispirare l’ospite che la vive in un contesto di arte, design, e ospitalità sullo sfondo della città Eterna.

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