Category: fotografia

28
Apr

David LaChapelle. Dopo il diluvio

Sono esposte circa 150 fotografie di cui alcune totalmente inedite, ma la mostra e’ concentrata sui lavori realizzati a partire dal 2006, quando si e’ dedicato alla carriera artistica, abbandonando il mondo della moda.

a cura di Gianni Mercurio

Al Palazzo delle Esposizioni torna dopo oltre quindici anni il grande artista fotografo americano David LaChapelle con una delle più importanti e vaste retrospettive a lui dedicate. Saranno infatti esposte circa 150 opere di cui alcune totalmente inedite, altre presentate per la prima volta in un museo e molte di grande formato.
Roma è stata una città fondamentale nella carriera artistica di LaChapelle. Nel 2006 infatti, durante un soggiorno nella Capitale, David LaChapelle ha occasione di visitare privatamente la Cappella Sistina; la sua sensibilità artistica è scossa dalla bellezza e dalla potenza dell’arte romana che danno il definitivo impulso alla necessità di imprimere una svolta alla sua produzione. Fino ad allora LaChapelle ha preferito che le sue foto viaggiassero sulle pagine di riviste di moda e di cataloghi senza testi. L’obiettivo non è mai stato fermarsi alla mera illustrazione, ma raggiungere un pubblico quanto più vasto possibile – è questo il suo modo di essere un artista pop – e portare la lettura dell’opera sul piano dello shock emotivo.
LaChapelle ha spinto la sua estetica fino al limite, ma nel 2006 se n’è andato di scena. Ha voltato le spalle alla mondanità per ritirarsi a vivere in un’isola selvaggia, nel mezzo del Pacifico: “Avevo detto quello che volevo dire”.

La mostra è concentrata perciò sui lavori realizzati dall’artista a partire dal 2006, anno di produzione della monumentale serie intitolata “The Deluge”, che segna un punto di svolta profonda nel lavoro di David LaChapelle. Con la realizzazione di “The Deluge”, ispirato al grande affresco michelangiolesco della Cappella Sistina, LaChapelle torna a concepire un lavoro con l’unico scopo di esporlo in una galleria d’arte o in un museo, opere non commissionate e non destinate alle pagine di una rivista di moda o a una campagna pubblicitaria.Continue Reading..

27
Apr

Jean-Luc Moulène. Il était une fois

Jean-Luc Moulène. Il était une fois

30 aprile > 13 settembre 2015
Grandes Galeries

L’Accademia di Francia a Roma presenta dal 30 aprile al 13 settembre 2015 (inaugurazione mercoledì 29 aprile ore 18.30-20.30) la mostra Jean-Luc Moulène. Il était une fois, dedicata a uno degli artisti più rilevanti della scena contemporanea internazionale. L’opera di Jean-Luc Moulène – oggetti, fotografie, film – esprime al contempo una riflessione permanente sulla condizione sociale dell’artista, una critica radicale verso le manipolazioni e le seduzioni della rappresentazione e una ricerca formale che spesso si tinge di umorismo e di scherno.

La mostra, curata da Éric de Chassey, mette l’accento su opere recenti, create dall’artista per l’occasione, ma propone anche una messa in prospettiva del suo lavoro presentando alcuni dei progetti più vecchi. Jean-Luc Moulène. Il était une fois costituisce la terza e ultima tappa di un percorso iniziato con l’esposizione Disjonctions, organizzata nell’estate 2014 al Centro di arte contemporanea Transpalette di Bourges e curata da Damien Sausset, e proseguito con Documents & Opus (1985-2014), al Kunstverein Hannover, sotto la direzione di Kathleen Rahn. Ognuna di queste tre mostre è dedicata ad aspetti diversi della produzione di Jean-Luc Moulène, che spazia dalla fotografia alla scultura, dal disegno alla pittura, senza dimenticare i manifesti, le brochure e le altre pubblicazioni.

Jean-Luc Moulène. Il était une fois nasce da una lunga frequentazione di Villa Medici, che ha permesso all’artista di immergersi nello spirito di questo luogo e di dialogare con esso. L’idea di un’esposizione monografica nasce nel 2010. Da allora Jean-Luc Moulène ha soggiornato spesso a Villa Medici, che già conosceva bene per aver partecipato a due collettive: La Mémoire, nel 1999, e La Fabrique de l’image, nel 2004.

Questa mostra presenta più di trenta opere, una selezione apparentemente eterogenea che permette di cogliere alcuni dei principi caratteristici della pratica dell’artista: l’uso de l’objet trouvé o della “situazione trovata”, semplicemente colti seguendo il principio della fotografia (quelli che Jean-Luc Moulène chiama “documents”, documenti) o trasformati ed elaborati secondo il principio del disegno (che lui chiama “opus”, opera); un approccio alla realtà che non riduce l’arte alla comunicazione o alla narrazione ma che propone una presentazione di immagini; un modo di concepire le proprie opere, al di là dell’apparente diversità formale, sia come esperienze del pensiero che come esperienze sensibili.Continue Reading..

20
Apr

Photofestival Milano 2015

Dire, Fare, Mangiare. Nona edizione. Oltre un centinaio di sedi tra gallerie d’arte, musei e palazzi storici di Milano ospitano esposizioni e lectio magistrali con fotografi affermati. Dal reportage (30 mostre) alla ricerca (26), dal ritratto e figura (14) all’architettura (12) allo still life (10) fino al paesaggio (8).

Inaugura il 20 aprile 2015 la nona edizione di PHOTOFESTIVAL Milano, la grande manifestazione promossa da AIF – Associazione Italiana Foto & Digital Imaging che rappresenta l’appuntamento annuale più importante di Milano con la fotografia d’autore e ne ribadisce il ruolo di capitale della fotografia italiana.

Photofestival 2015 sarà un’ulteriore prova della dinamicità del mondo fotografico milanese. In quest’anno di grande visibilità per la Città di Milano, la rassegna si svolgerà in due periodi – dal 20 aprile al 20 giugno e dal 15 settembre al 31 ottobre – anziché nel solo consueto periodo primaverile, per coprire tutto l’arco temporale di Expo 2015 (1 maggio – 31 ottobre) e concludersi con Photoshow, la manifestazione di AIF dedicata al mondo Imaging (Milano, Superstudio Più, 23-25 ottobre 2015), portando così la Fotografia a un pubblico più ampio e internazionale. Continue Reading..

18
Apr

Steve McCurry. Oltre lo sguardo

Le foto scattate a Roma, i suoi lavori più recenti e una serie di immagini che attraversa porte e finestre per raccontare lo spazio e la luce. In mostra sono anche esposte alcune delle sue immagini più conosciute.
a cura di Biba Giacchetti e Peter Bottazzi

Il primo incontro tra Steve McCurry e Cinecittà è avvenuto pochi anni fa ed è stato subito un colpo di fulmine. Tra i set e i magazzini della città del cinema il suo obiettivo ha colto nuove suggestioni arricch endo la sua ricerca di un sapore surreale. Conosciuto in tutto il mondo per i suoi strepitosi ritratti e i reportage che ha realizzato in alcuni dei paesi più difficili del pianeta, McCurry aveva infatti orientato la sua sensibilità anche in altre prospettive, allargando l’orizzon te della sua ricerca verso una dimensione quasi metafisica dello spazio e dell’umanità che lo attraversa o lo sospende con la sua assenza.

Proprio a partire dalle foto scattate a Cinecittà, la nuova mostra di Steve McCurry , presenta al pubblico i suoi lavori più recenti e una serie di scatti che sono legati a questa sorprendente ricerca, che si spinge oltre lo sguardo, che attraversa porte e finestre per raccontare lo spazio e la luce, per vincere il dolore e la paura. Steve McCurry oltre lo sguardo si sviluppa intorno a questa ricerca, anche se non mancano, in mostra, alcune delle sue immagini più conosciute, a partire dal ritratto di Sharbat Gula, pubblicato per la prima volta su National Geographic, la ragazza afgana che è diventata una delle icone assolute della fotografia mondiale.

Ad una nuova mostra non poteva che corrispondere un allestimento del tutto nuovo, progettato appositamente da Peter Bottazzi per accompagnare il visitatore nel mondo di McCurry e realizzato nel Teatro1, accanto agli edifici che ospitano “Cinecittà si Mostra”, un percors o di visita permanente dedicato al cinema e alla storia di Cinecittà, che ha già raccolto un grande interesse del pubblico italiano e internazionale.Continue Reading..

17
Apr

Richard Avedon. Beyond Beauty

La restrospettiva include la maggior parte delle fotografie di moda e i ritratti femminili, scattati con originalità, umorismo ed intuizione sia a donne famose che sconosciute.

Ogni volta che mi concentro sulla bellezza di un viso, sulla perfezione di ogni singolo dettaglio, mi sembra come se non potessi cogliere cosa ho di fronte, sedotto dallo standard di bellezza dell’altro o dalla sua opinione su quali siano le sue migliori qualità. E di solito questo non è mai auspicabile. Così ogni sessione diventa una sfida.
—Richard Avedon

Gagosian Gallery Roma è lieta di annunciare “Avedon: Beyond Beauty”, una retrospettiva che include la maggior parte delle fotografie di moda e molti degli iconici ritratti femminili realizzati da Richard Avedon durante la sua originale e prestigiosa carriera.

Giovane assistente fotografo della Marina Mercantile Americana durante la Seconda Guerra Mondiale, il primo compito di Avedon era scattare foto identificative, un’esperienza sulla quale disse: “Penso di aver ritratto centomila volti prima di diventare un fotografo”. Successivamente e fin dall’inizio della sua carriera da professionista, la padronanza della composizione, dell’ambientazione, delle circostanze, e il rifiuto di distinguere tra fotografia artistica e commerciale, hanno dato vita ad un corpus di lavori di grande effetto – che fossero ritratti di personaggi famosi, scatti pubblicitari di marchi commerciali, o intensi reportage culturali e politici sulla povertà, la guerra, le questioni razziali.Continue Reading..

17
Apr

Elliott Erwitt. RETROSPECTIVE

ELLIOTT ERWITT. RETROSPECTIVE

A cura di Maurizio Vanni

In collaborazione con MAGNUM PHOTOS

Una produzione di MVIVA

dal 18 aprile al 30 agosto 2015

Che cosa significa raccontare la storia di un grande fotografo attraverso 136 scatti legati a oltre 60 anni di carriera? Ripercorrerne la vita, intercettare le sue passioni, percepire la sua filosofia esistenziale e comprenderne la grandezza attraverso la professionalità e l’originalità dei suoi scatti.
Pur avendo avuto come mentori Robert Capa, Edward Steichen e Roy Stryker, la fotografia di Erwitt ha assunto uno stile proprio, al tempo stesso intimista, ironico, sorprendente, certe volte impertinente e dolcemente irriverente, ma sempre tecnicamente impeccabile. Anche gli scatti più evocativi, però, sono legati all’occasionalità del momento, al qui e ora di un luogo e di un tempo, al sorriso spontaneo di fronte a una scena atipica o a un ossimoro visivo.
Tutti i suoi lavori sono stati filtrati dall’emisfero destro del cervello, tutte le sue immagini sono frutto di un’elaborazione cerebrale istantanea che, attraverso un generoso utilizzo di più scatti, bloccano un momento che colpisce la sua attenzione creativa. Tra tutti i negativi ce n’è sempre uno che corrisponde a un compiuto equilibrio tra struttura compositiva e visione. “Tutte le immagini dovrebbero essere – afferma Erwitt rispondendo a una domanda di Angela Madesani –, se non perfette, per lo meno bilanciate, graficamente e geograficamente corrette. La composizione è assolutamente fondamentale e basilare per qualsiasi fotografia”. Continue Reading..

17
Apr

Letizia Battaglia | Lectio Magistralis di Fotografia

Per il secondo anno consecutivo tornano le Lectio Magistralis di Fotografia, un’occasione per incontrare i grandi protagonisti della fotografia che, in dialogo con personalità del mondo del giornalismo, della critica e della comunicazione, racconto la propria esperienza artistica.

martedì 21 aprile, ore 19.00
Letizia Battaglia
Auditorium del MAXXI – ingresso libero fino ad esaurimento posti

Una delle più audaci e impegnate fotografe italiane, Letizia Battaglia, per trent’anni ha fotografato la sua terra, la Sicilia, con immagini in bianco e nero crude e dolorose, denunciando l’attività mafiosa e i ripetuti attacchi alla società civile. Come responsabile dei servizi fotografici de «L’Ora» di Palermo ha realizzato alcuni tra i reportage più coraggiosi e incisivi. Nel corso degli anni ha messo il suo al servizio di cause diverse, dalla questione femminile, ai problemi ambientali, ai diritti dei carcerati. Un impegno che le è valso molti riconoscimenti, come il premio “W. Eugene Smith” per la fotografia sociale (1985), il Deutschen Gesellschaft für Photographie (2007) o il Cornell Capa Infinity Award di New York (2009), per citarne solo alcuni tra i più prestigiosi. È co-fondatrice del centro di documentazione “Giuseppe Impastato”.

Interviene
Giovanna Calvenzi photo-editor, critica e curatrice di fotografia

Immagine: Letizia Battaglia. Rosaria Schifani, 1992

17
Apr

Roberto Kusterle. Il corpo eretico

Immagini fotografiche surreali, micronarrazioni che hanno come protagonista l’uomo e il suo corpo, sono il risultato di elaborazioni complesse che utilizzano materiali naturali.

a cura di Francesca Agostinelli e Angelo Bertani

Dal 18 aprile al 9 agosto, il Comune di Pordenone in collaborazione con l’Associazione culturale “Venti d’Arte” di Udine, propone alla Galleria Harry Bertoia, la prima antologica di Roberto Kusterle.

Roberto Kusterle è nato nel 1948 a Gorizia. Dagli anni Settanta lavora nel campo della arti visive, dedicandosi sia alla pittura sia alle installazioni. Dal 1988 inizia ad interessarsi alla fotografia, che è diventato il suo principale mezzo espressivo.
Più che un fotografo è un artista, capace di costruire immagini originali e surreali. Micronarrazioni che hanno come protagonista l’uomo e il suo corpo, risultato di una ricerca personale, di elaborazioni complesse, raffinate, spesso di violento impatto concettuale, che utilizzano materiali sottratti alla natura.
La scelta dei personaggi, l’ambientazione, le luci, la scenografia, il trucco: ogni dettaglio è curato meticolosamente dall’artista-regista con certosina pazienza e maestria.
L’immagine fissata dalla macchina è l’ultimo atto di un progetto e di una preparazione che possono durare mesi e talvolta anni: atto liberatorio di tutti gli altri momenti che lo hanno preceduto e punto di partenza per una nuova, lunga fase di elaborazione in camera oscura. Il risultato finale è sempre di forte impatto visivo; soggetto ed ambiente, con il loro carattere visionario, trasportano l’osservatore in altre dimensioni.Continue Reading..

17
Apr

Gianni Berengo Gardin fotografa Renzo Piano

Gianni Berengo Gardin fotografa Renzo Piano

Gianni Berengo Gardin è uno dei più noti ed importanti fotografi italiani. Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, si occupa di fotografia dal 1954.
Nel 1979 cominciò a collaborare con Renzo Piano e documentò tutte le fasi che comportano la realizzazione di un progetto di architettura. Saranno esposte 12 opere fotografiche del Maestro.

Dal 04 Aprile 2015 al 28 Giugno 2015
CAMOGLI | GENOVA
P46 Gallery
+39 0185 774254
giuliano.bora@gmail.com

16
Apr

August Sander. Ritratto del XX secolo

August Sander
Ritratto del XX secolo
11 aprile – 23 agosto 2015
Sottoporticato, Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura

Palazzo Ducale presenta, dal 11 aprile al 23 agosto, una retrospettiva di uno dei massimi fotografi tedeschi del XX secolo: August Sander, realizzata in collaborazione con la Photographische Sammlung / SK Stiftung Kultur di Colonia e con il Goethe Institut Genua.

Le oltre cento immagini selezionate suddivise in diverse sezioni offrono una panoramica sulla sua intera e variegata produzione: dagli scatti della sua serie più famosa “Uomini del XX secolo” – che offre uno spaccato della società del suo tempo non limitandosi a rappresentare personaggi famosi ma gli uomini di tutte le età, di tutte le classi sociali impegnati nelle più disparate occupazioni – ai numerosi altri progetti che realizzò durante la sua vita. La sezione Uomini del XX secolo è suddivisa in 7 sottosezioni che presentano varie categorie umane: I Contadini, Gli abili Commercianti, Le Donne, Classi sociali e Professioni, Gli Artisti, La Città, Gli Ultimi. Con “Studi, l’Uomo” egli approfondì la sua ricerca sul ritratto combinando dettagli di mani e volti in collage di grande formato. Nella fotografia di paesaggio tratteggiò il carattere di molte regioni e indugiò con l’obiettivo anche su dettagli geologici e botanici.Continue Reading..