Category: fotografia

19
Mag

Shadi Ghadirian. The Others Me

Shadi Ghadirian. The Others Me
Inaugurazione: Giovedì, 23 Aprile 2015
23 Aprile 2015 – 21 Giugno 2015

a cura di Silvia Cirelli
Il ruolo della donna nella società iraniana, lo scontro fra modernità e tradizione, i fantasmi dei sanguinosi conflitti passati (guerra Iran-Iraq), sono tutti temi di stretta attualità, trattati con raffinatezza ma senza retorica, con forza ma fuori dai più facili cliché, da una delle più grandi fotografe mediorientali del nostro tempo. Dal 23 aprile al 21 giugno 2015, Officine dell’Immagine di Milano ospita la più ampia personale mai realizzata in Italia di Shadi Ghadirian (Teheran, 1974).

Curata da Silvia Cirelli, la mostra rappresenta un’inedita occasione per esplorare il percorso artistico di questa celebre interprete, dai primi lavori di fine anni ’90 ai suoi ultimissimi progetti.

Già molto nota a livello internazionale e sicuramente una delle figure di riferimento del panorama artistico del Medio Oriente, Shadi Ghadirian è tra i protagonisti della prossima Biennale di Venezia. Chiamata a esporre in prestigiosi Musei che passano dal British Museum di Londra al CCCB di Barcellona, vede sue opere all’interno di grandi collezioni pubbliche, come quelle del Centre Pompidou di Parigi, del Victoria and Albert Museum di Londra, del Boston Fine Art Museum, del Los Angeles County Museum of Art, dello stesso British Museum e del Mumok di Vienna.Continue Reading..

19
Mag

Chiara Ferrin. L’intimità del gesto

“L’atto di Ferrin, che, immagino, adopera la macchina fotografica come un incensiere, sta a metà, verticale, tra sacrilegio e ostensione della reliquia, tra bacio e bestemmia”.

Una doppia finzione raddoppia la verità? Soltanto a teatro accade la vita: a recitare, davvero, è il pubblico. Addobbati per la messa in scena, gli spettatori si adornano di parole, sguardi, gesti. Fingono la loro vita. Sul palco, invece, poiché tutti pensano che sia una finzione, accade la verità. E la fotografia? Quando questa copia – apparente, appariscente – del vero mette a fuoco, illividisce e incendia il teatro, cosa succede? Un gesto da iconoclasta – guardate, quelli recitano e basta – o un atto sacro – in effetti, la quantità di vero possibile al mortale appare, furtivamente, solo e soltanto su un ring di legno chiamato palco. L’atto di Chiara Ferrin, che, immagino, adopera la macchina come un incensiere, sta a metà, verticale, tra sacrilegio e ostensione della reliquia, tra bacio e bestemmia.

Da una parte scova i momenti in cui la finzione dubita di sé – e perciò la verità di verbi masticati da millenni svanisce in uno scherzo – dall’altra esplicita la marmorea assolutezza del fatto scenico, rito che non ammette ammende né abiure. Il teatro ‘fotografa’ la realtà e viene fotografato dalla fotografa. In questo groviglio è illecito attuare interpretazioni: la terapia è quella di domandarsi che parte abbiamo noi? No, ci è chiesto di abbandonare la scena. L’atto utile, sempre, è il contemplare; il verbo più adatto il silenzio. Abitare le fotografie della Ferrin perciò è come entrare nel calco di gesso bianco fabbricato per noi da un ignoto ammiratore. Esso giace lì, sul letto, come la carcassa di un delfino dissanguata dal sale. Cerchiamo di far aderire quel viso al nostro: non sappiamo se è stato ricavato dal nostro viso o da quello di chi? In quel calco, in cui ruggiscono echi e dove si potrebbero fabbricare labirinti e poemi, un giorno ci perderemo – senza sapere a chi assomigli, di cosa sia il rispecchiamento.Continue Reading..

17
Mag

Yoko Ono: One Woman Show, 1960–1971

Yoko Ono: One Woman Show, 1960–1971
Curated by Christophe Cherix, and Klaus Biesenbach, with Francesca Wilmott

The Museum of Modern Art presents its first exhibition dedicated exclusively to the work of Yoko Ono, taking as its point of departure the artist’s unofficial MoMA debut in late 1971. At that time, Ono advertised her “one woman show,” titled Museum of Modern [F]art. However, when visitors arrived at the Museum there was little evidence of her work. According to a sign outside the entrance, Ono had released flies on the Museum grounds, and the public was invited to track them as they dispersed across the city. Now, over 40 years later, Yoko Ono: One Woman Show, 1960–1971 surveys the decisive decade that led up to Ono’s unauthorized exhibition at MoMA, bringing together approximately 125 of her early objects, works on paper, installations, performances, audio recordings, and films, alongside rarely seen archival materials. A number of works invite interaction, including Painting to Be Stepped On (1960/1961) and Ono’s groundbreaking performance, Bag Piece (1964). The exhibition draws upon the 2008 acquisition of the Gilbert and Lila Silverman Fluxus Collection Gift, which added approximately 100 of Ono’s artworks and related ephemera to the Museum’s holdings.

During the first 11 years of her extensive career, Ono moved among New York, Tokyo, and London, serving a pioneering role in the international development of Conceptual art, experimental film, and performance art. Her earliest works were often based on instructions that Ono communicated to viewers in verbal or written form. Painting to Be Stepped On (1960/1961), for example, invited viewers to tread upon a piece of canvas placed directly on the floor. Though easily overlooked, the work radically questioned the division between art and the everyday by asking viewers to participate in its completion. At times poetic, humorous, sinister, and idealistic, Ono’s early text-based works anticipated the objects that she presented throughout the decade, including Grapefruit (1964), her influential book of instructions; Apple (1966), a solitary piece of fruit placed on a Plexiglas pedestal; and Half-A-Room (1967), an installation of bisected domestic objects.Continue Reading..

16
Mag

Bob Dylan. Like a Rolling Stone

Le immagini di Barry Feinstein, Joe Alper e Tony Frank. A questi si aggiungono le opere grafiche di Bob Masse, che lavorò alle locandine dei primi concerti di Dylan.
ONO arte contemporanea presenta Bob Dylan: “LIKE A ROLLING STONE” una retrospettiva che ripercorre i primi anni della carriera di Bob Dylan attraverso le immagini di tre tra i più importanti fotografi che lo hanno immortalato: Barry Feinstein, le cui opere sono presentate per la prima volta in Italia, Joe Alper e Tony Frank. A questi si aggiungono le opere grafiche di Bob Masse, che lavorò alle locandine dei primi concerti di Dylan, quando ancora era pressoché sconosciuto. Gli anni Sessanta rappresentano probabilmente il periodo più controverso, creativo e vitale di Bob Dylan che, a 73 anni, è oggi considerato una delle figure che più hanno influenzato la cultura popolare americana del XX secolo.

Cinquant’anni fa veniva pubblicata, nel disco Highway 61 Revisited la canzone “Like a Rolling Stone” che, con i suoi cinquanta versi della stesura iniziale, cambiò le regole della composizione della musica popolare. Ispirato dalla musica folk e politicamente impegnata di Woody Guthrie, Robert Zimmerman (il nome d’arte è un omaggio al poeta gallese Dylan Thomas) lascia la nativa Duluth in Minnesota per approdare nella New York in cui i poeti della beat generation avevano già scritto pagine memorabili della cultura moderna e il fermento creativo era al suo apice. Sarà proprio Allen Ginsberg ad ammettere che con l’avvento di Bob Dylan il testimone viene passato alla generazione successiva. Le prime canzoni di protesta sociale che Dylan compose furono talmente incisive da proiettarlo, dallo sconosciuto ragazzo di campagna quale era, a “paladino” dei diritti sociali. Dylan suonò con l’allora compagna Joan Baez alla March on Washington for Jobs and Freedom del 28 agosto 1963 durante la quale poté assistere al discorso di Martin Luther King Jr. nel quale pronunciò lo storico “I Have a Dream”, che il cantante accrediterà come passaggio fondante del proprio pensiero. Le foto in mostra ripercorrono i primi anni della carriera di Dylan, dai concerti al Caffè Lena – una storica Coffe House nello stato di New York -, in cui presentava sul palco le prime canzoni di protesta fino alla svolta elettrica che, pur alienandogli numerosi fan della prima ora, lo farà assurgere a figura chiave della scena musicale e culturale di quel periodo.

Tra gli scatti presentati per la prima volta in Italia quelli di Barry Feinstein relativi al secondo tour inglese, considerato da molti non solo il miglior live di Bob Dylan ma con ogni probabilità uno dei migliori della storia della musica popolare contemporanea.

In occasione della mostra, la Fondazione Cineteca di Bologna organizzerà, il 27 maggio 2015, alle ore 21.30, la proiezione della bio pic su Dylan No direction Home (Scorsese; 2005; 208”).

La mostra (14 maggio – 13 giugno 2015) si compone di una trentina di scatti di Barry Feinstein, Joe Alper e Tony Frank. Con il patrocinio del Comune di Bologna, Fondazione Cineteca di Bologna, Consolato Americano di Firenze. Sponsor: Moscot.

Inaugurazione 14 maggio ore 18.30

Ono Arte Contemporanea
via S. Margherita, 10 Bologna
mar-gio 10-13 e 15.19.30, ven 10-13 e 15-21.30, sab 10-21.30
ingresso libero

15
Mag

This is Picasso: fotografie di David Douglas Duncan

In mostra per la prima volta gli scatti della cartella donata dall’artista al Comune versiliese

“This is Picasso: fotografie di David Douglas Duncan”

Camaiore e Fbml dedicano una mostra al fotografo amico del pittore

L’esposizione sarà aperta dal 30 maggio al 12 settembre a Villa Ariston – Lido di Camaiore

Ingresso libero

A Lido di Camaiore, dal 30 maggio al 12 settembre, sarà per la prima volta mostrato al pubblico il contenuto della cartella “Picasso per Camaiore”, che il fotografo David Douglas Duncan, amico del pittore Pablo Picasso, ha donato, insieme ad un disegno autografato che sarà esposto a Villa Ariston, nel settembre dello scorso anno al Comune di Camaiore, affidando i preziosi documenti nelle mani del sindaco, Alessandro Del Dotto. Un gesto voluto da Duncan, oggi quasi centenario (è nato il 23 gennaio del 1916), per il profondo legame con la cittadina della Versilia dove la prima moglie ha vissuto fino alla morte.

“This is Picasso: fotografie di David Douglas Duncan” è il titolo dell’esposizione, ambientata nel suggestivo scenario di Villa Ariston, a Lido di Camaiore, che ha avuto il patrocinio dell’Instituto Cervantes e che resterà aperta tutti i giorni dalle 17 alle 23.

L’esposizione, voluta dall’amministrazione comunale e dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca, è l’occasione imperdibile per vedere le immagini, le stampe e i provini a contatto, oltre ad un disegno autografato di Pablo Picasso: tutto materiale contenuto nella cartella e selezionato dal celebre fotoreporter americano tra gli scatti degli anni dell’intenso sodalizio con l’artista spagnolo, considerato uno dei maestri della pittura del Ventesimo secolo. Fotografie, in parte inedite, che rappresentano un documento unico e che raccontano il processo creativo così come la quotidianità dell’artista catalano. La mostra è curata da Enrico Stefanelli, e l’allestimento è progettato dall’architetto Alessandra Guidi.

A Lucca questo fine settimana un’anteprima della mostra, con 10 scatti dei 50 che compongono la cartella, sarà visitabile per tre giorni, da venerdì 1 a domenica 3 maggio, nel Palazzo delle esposizioni della Fondazione Banca del Monte di Lucca (piazza San Martino, 7 – Lucca), aperto a ingresso libero dalle 16 alle 19.Continue Reading..

14
Mag

Kathryn Cook. La Memoria degli Alberi

LA MEMORIA DEGLI ALBERI
Fotografie di Kathryn Cook
a cura di Annalisa D’Angelo

Lo sguardo poetico e documentario di una fotografa americana sul genocidio armeno in una mostra che la Galleria del Cembalo apre al pubblico, dal 23 aprile al 27 giugno 2015.
“Gli alberi di Gelso fanno la guardia, nonostante il passaggio del tempo ad Ağaçlı, formando una macchia verde nel polveroso terreno dell’Anatolia, nutriti dalla sorgente che scende a cascata dalla valle sovrastante. Rami estesi come in una dichiarazione, le foglie nutrono un universo, chiuse da un filo. La seta, tessuta da grossi vermi su queste foglie risiedono sul pavimento delle case del villaggio e annidati nei giardini. Qui, ogni albero assorbe la pioggia e il vento, il sole e la tristezza; spinge le sue radici nella profondità del suolo di Ağaçlı e sono testimoni.
I segreti dei secoli sono ombre sotto i grossi rami. Ma non ci diranno in modo semplice cosa è successo qui, o lì. Restano immobili, quiescenti, tornando alla storia solo quando appellati.”

Kathryn Cook
Come fotografare quello che non c’è più e che si è cercato di cancellare? Per sette anni, Kathryn Cook è stata impegnata in un paziente lavoro alla ricerca delle tracce del genocidio degli Armeni – il primo della storia del Ventesimo secolo – che ha causato la morte più di un milione di Armeni in Turchia. Con uno stile fotografico contemporaneo, dove la poesia accompagna la memoria, Kathryn Cook riesce a scoprire i fili di una storia frammentata, fatta di detto e non detto, attraverso le testimonianze degli Armeni e dei Turchi incontrati in Armenia, in Turchia, in Libano, in Siria, in Israele e in Francia. Kathryn Cook si sofferma qui sulle tracce di questa eredità che circoscrive in una narrazione delicata che mescola foto in bianco e nero a colori. Con questo lavoro eccezionale, l’autrice propone un nuovo modo di rappresentare la sofferenza e il male procedendo attraverso ripetizione e simboli. Il titolo La memoria degli alberi si riferisce al villaggio turco di Agacli (il posto degli alberi), nella Turchia dell’est, che Kathryn Cook ha fotografato a lungo e che costituisce, in un certo senso, la metafora del suo percorso artistico. Questo villaggio, che era armeno prima del 1915, è oggi abitato da una maggioranza curda che ha fatto rinascere la tradizione della tessitura della seta come veniva praticata un tempo dagli Armeni.
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14
Mag

The Reverse Projection – Talk with Luca Andreoni

Photography originates from the perspective machine and retains its mechanical structure. However, the images produced are the result of a relationship between the world and the observer, which is accomplished in the darkness of the camera obscura. That’s why photographs, unlike the instrument that produces them, are ambiguous images, a product of a meeting and not mere extraction of a frame from a sequence. The talk aim to outline some aspects of the influence of the presence of the photographer, from biographical and personal to the historical and intellectual aspects.

Planar has the pleasure to host one of the members of its scientific committee, proposing – in a riveting lecture / dialogue – an interesting excursus from history of photography to the personal photographer’s point of view.

Luca Andreoni starts his photographic career in the eighties, he led an isolated research deeply influenced by the American landscape photography: Robert Adams, Lewis Baltz, Stephen Shore. In 1995 he took part in the project “Archive of Space” promoted by Provincia di Milano. The years between 1994 and 2006 were marked by his artistic alliance with Antonio Fortugno; he then ventured onto a solo career. His rigorous work is well known in the world of photography and contemporary art and many prestigious institutions have requested his participation in important exhibitions and publications.

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14
Mag

FOTOGRAFIA EUROPEA 2015 – Effetto Terra

FOTOGRAFIA EUROPEA 2015 – Effetto Terra
Decima Edizione
A REGGIO EMILIA
Giornate inaugurali 15 – 16 – 17 MAGGIO 2015
Mostre fino al 26 LUGLIO 2015

www.fotografiaeuropea.it

Torna la grande manifestazione internazionale di Fotografia Europea di Reggio Emilia. Al centro dell’attenzione è la fotografia come strumento privilegiato per riflettere sulle complessità della contemporaneità. Ogni anno gli autori sono chiamati, così, a confrontarsi su temi diversi: la condizione urbana contemporanea, il corpo, il tempo, lo sguardo, la cittadinanza, il cambiamento. Sono molte le produzioni realizzate “ad hoc” per il festival e poi confluite nella pubblica collezione della città.
Trattandosi di una riflessione a tutto campo sull’immagine contemporanea, si confrontano sul tema non solo fotografi ma anche intellettuali, artisti, filosofi e scrittori.
Il punto di partenza è l’insegnamento di Luigi Ghirri: la possibilità, attraverso l’immagine, di guardare al mondo come non lo si è mai fatto prima.
Per l’edizione 2015, che si svolgerà nei mesi di maggio e giugno con tre giornate inaugurali dal 15 al 17 maggio, il tema scelto è Effetto Terra.Continue Reading..

13
Mag

FotoArte Puglia 2015

FotoArte Puglia 2015: due mesi di fotografia tra Taranto, Brindisi e Lecce

Fabio Bucciarelli, Maurizio Galimberti, Moreno Maggi, Daniele Riefolo, Valerio Bispuri, Max Angeloni, Donato Chirulli. Sono solo alcuni dei fotografi di rilievo nazionale e internazionale ospiti della prossima edizione di FotoArte Puglia. La manifestazione, ideata dal circolo fotografico “Il Castello” di Taranto nel 2004, giunge quest’anno alla sua dodicesima edizione e si prospetta ricca di novità. Mostre fotografiche, concorsi, seminari, workshop, incontri con esperti e altri eventi a tema saranno organizzati da 6 associazioni fotografiche pugliesi, che per mesi hanno lavorato duramente e in sinergia per arricchire l’offerta culturale e artistica della regione e attrarre turisti, fotografi e fotoamatori da tutto il Sud Italia. Oltre al circolo “Il Castello”, condividono l’edizione del 2015 le associazioni “Fotofucina” di Salice Salentino, “InPhoto” di Brindisi, “Tempo di scatto” di San Cesario, “Obiettivi” di Lecce e “Controluce” di Statte.
“FotoArte” quest’anno durerà circa due mesi, dal 30 maggio al 10 luglio, per una full-immersion nella fotografia di qualità che costituirà un’occasione di arricchimento e di crescita culturale e professionale per molti visitatori. Tanti i nomi dei fotografi e degli esperti che interverranno nelle varie location pugliesi: oltre a quelli già citati, ci saranno Manoocher Deghati, Antonio Manta, Enrico Prada, Sara Munari, Francesco Ciccotti, Raffaele De Pascalis, Fernando Bevilacqua, Salvatore Masciullo, Salvatore Colazzo, Antonio Errico, Marco Di Lauro, Michele Buonanni, Daniela Sidari, Alessandro Liuzzi, Paolo Zuf, Loredana De Pace, Sara Inglese, Isabella Colucci, Alessandro Petrosino, Franco Sortini, Alex Mezzenga, Lorenzo Papadia, Luca Tabarrini e Tiziana Nanni, Alessandro Treves, Elizaveta Musienko, Lisa Bernardini, Francesco Francaviglia, Hannes Caspar, Euro Rotelli.
Un’importante novità che riguarda l’edizione del 2015 è legata alla lettura portfolio: da quest’anno, infatti, FotoArte Puglia rientra tra le tappe di Portfolio Italia, l’importante circuito ideato nel 2004 dalla FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche – che riunisce le più importanti manifestazioni nazionali in cui siano compresi incontri di lettura portfolio. Per l’occasione, si arricchisce l’elenco dei lettori: interverranno Dario Coletti, Enzo Carli, Fulvio Merlak, Giancarlo Torresani, Federica Cerami, Giorgio Ciardo, Manoocher Deghati e Franco Fontana.
Nel corso dei due mesi, si terranno decine di mostre fotografiche in varie location pugliesi: Salice Salentino, Brindisi, San Cesario, Taranto (in quest’ultima, venti solo nella Città vecchia). Il tema scelto per le collettive dei circoli sarà, invece, “La periferia urbana”.

Tra le novità di quest’anno, FotoArte diventa tappa anche del NikonDay; confermato, inoltre, il gemellaggio con il Photofestival di Anzio “Attraverso le pieghe del tempo”.
La manifestazione è realizzata con il patrocinio della FIAF, della Regione Puglia, delle Province di Taranto, Brindisi e Lecce, dei Comuni di Taranto, Salice Salentino, Brindisi, San Cesario, Lecce, Statte e Copertino, e di Puglia Promozione.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa: Rosa Cambara, Miriam Putignano
Direttore artistico: Raimondo Musolino, presidente del circolo fotografico “Il Castello”
Tel. 3925000997
www.fotoartepuglia.it

Immagine: Maurizio Galimeberti. Johnny Depp

12
Mag

Florence Henri. Mirror of the avant-garde 1927-1940

Florence Henri
Mirror of the avant-garde 1927-1940
from 24 February 2015
until 17 May 2015
Jeu de Paume – Paris

Florence Henri (New York 1893 – Compiègne (France) 1982) was a multi-faceted artist, who was first known for her paintings before making a name for herself as a major figure in avant-garde photography between the end of the 1920s and the beginning of the 1940s. She lived in Silesia, Munich, Vienna, Rome and above all Berlin, before finally settling in Paris in 1924 and devoting herself to photography. This medium enabled her to experiment new relationships with space, in particular by the use of mirrors and other objects in her compositions.
The Jeu de Paume is presenting a vast panorama of Florence Henri’s photographic production from 1927 to 1940, including her self-portraits, abstract compositions, portraits of artists, nudes, photomontages, photocollages, as well as documentary photos taken in Rome, Paris and Brittany. The exhibition comprises vintage prints, various documents and published material.
When she was young, Florence Henri studied music and painting in England and Germany. In 1919, when she was a student at the Berlin Academy of Arts, she made the acquaintance of writer and art historian Carl Einstein and became friends with several figures of the avant-garde, including Hans Arp, Adrian Ludwig Richter, John Heartfield and Lázló Moholy-Nagy. She took classes with Paul Klee and Vassily Kandinsky at the Bauhaus in Weimar. In 1924 she moved to Paris, where she followed classes at the Académie Montparnasse, whose director was André Lhote, then at the Académie moderne (founded by Fernand Léger and Amédée Ozenfant). In 1927, after a visit to Bauhaus in Dessau, she abandoned painting in favour of photography. It was at this time that she produced her famous self-portraits in mirrors and her still lifes; the result of her first steps in the spatial research that she would carry out through the medium of photography.Continue Reading..