Category: fotografia

01
Giu

Kienholz: Five Car Stud

19 Mag – 31 Dic 2016
L’esposizione “Kienholz: Five Car Stud”, a cura di Germano Celant, riunisce una selezione di opere realizzate da Edward Kienholz e Nancy Reddin Kienholz, tra le quali la storica installazione che dà il titolo alla mostra.

Five Car Stud è stata creata da Edward Kienholz tra il 1969 e il 1972 ed è stata esposta per la prima volta a documenta 5 a Kassel, curata da Harald Szeemann. L’opera, che riproduce in dimensioni reali una scena di violenza razziale, è considerata una delle più significative dell’artista americano. Nonostante il clamore e l’attenzione della critica suscitati fin dalla sua prima esposizione, Five Car Stud è rimasta non visibile nel deposito di un collezionista giapponese per quasi quarant’anni. Solo tra il 2011 e il 2012, dopo il suo restauro, è stata ripresentata al pubblico del Los Angeles County Museum of Art e del Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca. Ora parte della Collezione Prada, riappare per la prima volta in Italia in questa mostra. Five Car Stud diventa il nucleo centrale di un percorso espositivo che transitando dalla galleria Sud al Deposito e in uno spazio esterno presenta 25 opere, tra lavori scultorei, assemblage e tableau, realizzati dai Kienholz dal 1959 al 1994, nonché materiali di documentazione sulla storia e il processo di creazione di Five Car Stud.

Five Car Stud catapulta lo spettatore in una situazione da incubo, lo immerge in una dimensione, rimossa o dimenticata, di estrema violenza. A più di quarant’anni di distanza dalla sua creazione restano intatte, infatti, la sua forza espressiva, la sua potente carica simbolica e la lucidità dell’atto di accusa contro la persecuzione razziale.

In mostra sono presentati tableaux, assemblage e sculture di Ed e Nancy Kienholz, tra i quali il rilievo in legno ‘Ore the Ramparts We Watched, Fascinated (1959), ispirato alla corsa allo spazio tra americani e russi, assemblaggi che inglobano o simulano monitor, come The Death Watch (1976), Bout Round Eleven (1982) e The Twilight Home (1983); The Caddy Court (1986-87), una rappresentazione grottesca e funerea dei giudici della Suprema Corte americana; The Merry-Go-World or Begat by Chance and The Wonder Horse Trigger (1991–1994), un colorato carosello che nasconde un’empatica rappresentazione del casuale determinismo della nascita; The Bronze Pinball Machine with Woman Affixed Also (1980) in cui il corpo femminile è ridotto a un oggetto di puro intrattenimento sessuale; Jody, Jody, Jody (1993-94), un tableau ispirato a un fatto di cronaca di abuso sui minori e uno degli ultimi lavori realizzati dai Kienholz, 76 J.C.s Led the Big Charade (1993–1994), un’installazione che trasforma in crocifissi parti di giocattoli, come bambole e carretti, e diverse rappresentazioni storiche e culturali di Cristo, prendendo di mira la religione nella sua forma istituzionalizzata e priva di spiritualità.Continue Reading..

30
Mag

2016 – SULLA NUOVA FOTOGRAFIA ITALIANA

A cura di Fantom

2016 – Sulla Nuova Fotografia Italiana presenta le opere di Alessandro Calabrese, Federico Clavarino, Martina Corà, Bea De Giacomo, Teresa Giannico, Delfino Legnani, Allegra Martin, Vittoria Mentasti, Domingo Milella, Francesco Nazardo, Alessandro Sambini, Lele Saveri, The Cool Couple. È una prima ricognizione voluta da Viasaterna sulla scena della fotografia italiana contemporanea, di cui intercetta la grande vitalità attraverso tredici artisti selezionati sulla base dell’originalità e dell’eterogeneità delle rispettive ricerche, individuata come elemento chiave di un’intera produzione nazionale.

Accompagna la mostra una selezione di pubblicazioni di editori di recente fondazione e perlopiù indipendenti, italiani o stranieri, tra cui Dalpine, Discipula, Humboldt,NASTYNASTY©, Planar Books, Rorhof, Skinnerboox e altri ancora. L’Editoria è il quattordicesimo protagonista di 2016, motore primo e irrinunciabile per l’affermazione della fotografia – di quella italiana in particolare – grazie alla sua capillarità e accessibilità.

Immagine: Federico Clavarino. 61 22 from the series The Castle, 2016. Stampa inkjet su carta Harman, cm 30×2Continue Reading..

25
Mag

59° Premio Faenza. Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea

Officine Saffi ospita

Il 59° Premio Faenza
Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea

Milano, 8 giugno – 15 luglio 2016
Milano, 8 Giugno 2016. Officine Saffi prosegue la collaborazione con il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza presentando nei propri spazi milanesi la selezione delle opere premiate alla 59° edizione del Premio Faenza.

Dall’8 giugno al 15 luglio, alle Officine Saffi di Milano saranno esposti 15 artisti del 59° Premio Faenza tra cui i vincitori dei premi principali, Silvia Celeste Calcagno (Genova, Italia,1974) per la sezione over 40, con l’opera Interno 8 – La fleur coupée – la cui serie di opere è già stata presentata in anteprima alle Officine Saffi in concomitanza dell’aggiudicazione del premio -.
Helene Kirchmair (Hall in Tirol, Austria,1981) vincitrice ex aequo con Thomas Stollar (Claysville, Pennsylvania, Stati Uniti, 1980) per la categoria under 40 rispettivamente con le opere Bobbles e 1900 steps #2. E Nicholas Lees, (Winchester, Regno Unito, 1967) a cui è stato assegnato il Premio Cersaie per l’opera Four Leaning Vessels.

A questi si accompagnano i lavori degli artisti che hanno ricevuto le altre menzioni in palio, Yves Malfliet Kathy Ruttenberg, Ann Van Hoey, Chiara Lecca, Zsolt Jozsef Simon, Marie-Laure Gobat-Bouchat, Monika Jeannette Schoedel-Mueller e Werner Bernhard Nowka, Omur Tokgoz, Giulio Mannino, Irina Razumovskaya, ed Erna Aaltonen.

“Le opere selezionate stanno a dimostrare una varia complessa realtà, frutto di ricerche, formazioni e percorsi diversi, tutti, nel loro personalissimo equilibrio, di altissimo livello. – commenta Claudia Casali direttrice del Museo.

Officine Saffi nella sua mission di realtà promotrice della cultura ceramica rinnova la collaborazione con il MIC volendo rafforzare e sostenere il medium ceramico come mezzo espressivo contemporaneo che oggi più che mai sta vivendo soprattutto in Italia un momento di grande attenzione nel sistema dell’arte.

A questo scopo, a latere della mostra nel corso dell’anno verranno ospitati nei laboratori delle Officine Saffi le residenze d’artista dei vincitori dei premi principali, che rappresenteranno un momento importante di scambio e osmosi a livello internazionale.
Premio Faenza
Il Premio Faenza, istituito nel 1938, negli anni ha visto la partecipazione di artisti come Lucio Fontana, Angelo Biancini, Guido Gambone, Leoncillo Leonardi, Pietro Melandri, Carlo Zauli – e stranieri – come Eduard Chapallaz, Sueharu Fukami – che hanno fatto, non solo la storia della ceramica del XX secolo, ma anche quella della scultura e della pittura del Novecento.Continue Reading..

14
Mag

Alec Von Bargen. Man, Forgotten

dal 19 maggio al 1 luglio 2016
Opening 19 Maggio, ore 18.00

Nuova Galleria Morone presenta Man, Forgotten, una personale di Alec Von Bargen.
In questo progetto, dal titolo molto incisivo: Man, Forgotten (Uomo, Dimenticato) presentato per la 56a Biennale di Venezia, l’artista Alec Von Bargen si immedesima come un contemporaneo Amleto, ponendosi in maniera autobiografica attraverso un dialogo di crescita speculativa con se stesso.
Nel suo lungo girovagare nel mondo Alec von Bargen ha sempre posto l’uomo al centro della sua ricerca artistica: dapprima con la serie “The long walk home” esposta alla 54a biennale di Venezia che volgeva lo sguardo al tema sempre attuale dei rifugiati; successivamente con “Veritas Feminae” – esposta in numerose parti del mondo – ha dato voce – sempre attraverso immagini forti e cariche di tensione – alle donne ‘emarginate’, rispolverando anche delle figure archetipe.
Con questo nuovo progetto colloca al centro se stesso, ma allo stesso tempo pone al centro ognuno di noi. Man, Forgotten fondamentalmente è un dialogo interiore: il “fanciullo” prende consapevolezza dell’essere diventato uomo, è un continuo dipanarsi lungo i tre assi dell’esistenza: il cielo, l’uomo e la terra.
La grande madre terra, dalla quale tutto nasce e alla quale tutto ritorna. Il corpus fotografico ed installativo coinvolge lo spettatore attraverso una figura solitaria – che può essere chiunque di noi – in un vasto paesaggio quasi irreale, ma al tempo stesso palpabile essendo naturale. Man, Forgotten é un progetto concepito nella piena maturità dell’artista, identificando se stesso al centro della propria ricerca. Alec Von Bargen con il suo lungo peregrinare nel mondo, fondamentalmente intuisce che il vero luogo sicuro nella vita é se stesso, attraverso una crescita ed una maturità interiore. Se ci ponessimo – anche noi – nei panni dell’artista capiremmo che il mondo è immenso, siamo circondati da tante cose, ma spesso dimentichiamo che il mondo siamo noi stessi ed ognuno di noi ha bisogno di ri-scoprirsi.
Buona ri-scoperta.

Alec Von Bargen, compie i suoi studi artistici in messico presso la scuola Iberoamericana, vive e lavora ad Akumal, Mexico.
Fin dall’inizio della sua carriera ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in diverse parti del mondo e le sue opere hanno vinto alcuni tra i principali concorsi fotografici di rilievo internazionale, quali Px3 Official Prix de la Photographie, POLLUX AWARDS – Fine Arts, International Celeste Prize, International Photography Awards di Los Angeles e molti altri. Ha partecipato alla 54° edizione della Biennale di Venezia ed è stato più volte invitato al Festival Internazionale di Fotografia di Arles, ha partecipato nel 2010 ad una collettiva presso il Victoria & Albert Museum e ha recentemente esposto recentemente all’OCT Museum di Shangai.

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13
Mag

Maurizio Nannucci. THINK

9 giugno / 30 luglio 2016
inaugurazione 9 giugno ore 18,30
COLLI independent art gallery

COLLI independent art gallery, galleria e spazio di ricerca editoriale, presenta la mostra THINK di Maurizio Nannucci che inaugurerà il 9 giugno 2016.
La mostra, partendo dal percorso storico delle edizioni di Maurizio Nannucci, si focalizza sull’opera specifica dei neon multipli, dai lavori storici anni ‘70 ai più recenti Look, Quasi infinito, Listen to your eyes – solo per citarne alcuni – fino ad arrivare all’ultimissimo lavoro, THINK, che è stato prodotto appositamente per la mostra a cui dà il titolo.
Le edizioni ed i multipli sono un aspetto primario del lavoro di Maurizio Nannucci, uno dei più importanti artisti italiani che spaziando dalla poesia concreta all’arte concettuale unisce le radici Fluxus e le nuove ricerche contemporanee. In questo terreno fertile nascono i suoi oggetti moltiplicati, i progetti printed matter, libri d’artista, manifesti, stampe, fotografie, ma anche gli audiovisivi ed i neon. La pluralità di mezzi, eventualmente combinati come in “scatole di poesia” e ripetizioni seriali, è testimonianza dell’attività artistica intermediale che non tiene conto delle separazioni e gerarchie tra le discipline ed i media.
La ricerca sperimentale di Maurizio Nannucci è il segno di appartenenza a una generazione di artisti degli anni Sessanta e Settanta che aveva in comune il desiderio di rompere con la concezione tradizionale dell’opera d’arte e la funzione artistica. In quest’ottica il neon/multiplo costruisce una relazione intima con il fruitore, sondando territori interiori, a differenza del valore delle sue grandi installazioni luminose urbane e delle hall museali.
In occasione della mostra viene pubblicato dagli editori Viaindustriae e Colli publishing platform il libro opera completa delle edizioni artistiche di Maurizio Nannucci dal 1967 ad oggi.
Il volume presenta tutta la sfera “printed matter”: fotografie, poster, libri d’artista, cataloghi, pubblicazioni, ephemera, dischi d’artista, audiovisivi e soprattutto le sue famose opere/multiplo.
La mostra completa il percorso di indagine di COLLI independent art gallery sulle edizioni di Maurizio Nannucci dal titolo ED/MN. A partire dal 2 aprile scorso, infatti, la galleria ha creato un bookcorner dedicato all’artista, realizzando anche una tiratura limitata di multipli: un poster dittico e un invito.
THINK, aperta fino la 30 luglio è visitabile anche nelle ore notturne dalla vetrina.Continue Reading..

11
Mag

Danila Tkachenko. RESTRICTED AREAS

La Bugno Art Gallery in collaborazione con la Galleria del Cembalo
e lieta di presentare:
Danila Tkachenko
RESTRICTED AREAS
a cura di / curated by: Mario Peliti
07.05 > 24.06.16
inaugurazione venerdì 6 maggio ore 18

Dopo aver vinto nel 2015 quasi tutti i più prestigiosi premi per la fotografia (European Publishers Award for Photography, 30 under 30 Magnum Photos, Emerging Photographer Fund Grant, Foam Talent, CENTER Choise Awards, e lacritique. org Award) il giovanissimo fotografo russo Danila Tkachenko (Mosca, 1989) presenta anche a Venezia “Restricted Areas”. Il progetto realizzato nell’arco di tre anni nelle zone più impervie, spesso inaccessibili, dell’ex dell’Unione Sovietica, documenta un’utopia fallita che ambiva negli anni sessanta alla conquista mondiale, dalle profondità marine al cosmo remoto. E quindi aerei sperimentali, antenne paraboliche interplanetarie, enormi sommergibili che ben presto diventano zone contaminate, navi affondate, basi abbandonate e moduli spaziali lasciati ad arrugginire nella neve. Quella neve che avvolge tutte queste immagini, come a sospendere nel tempo questi oggetti che diventano nelle foto di Tkachenko dei mitici artefatti.
La mostra sarà accompaganata dal libro “Danila Tkachenko – Restricted Areas” edito da Peliti Associati. The project “Restricted Areas” is about the human impulse towards utopia, about our striving for perfection through technological progress. Humans are always trying to own ever more than they have—this is the source of technical progress. The byproducts of this progress are various commodities as well as the tools of violence in order to hold power over others. Better, higher, stronger—these ideals often express the main ideology of governments. To achieve these standards, governments are ready to sacrifice almost everything. Meanwhile, the individual is supposed to become a tool for reaching these goals. In exchange, the individual is promised a higher level of comfort. For “Restricted Areas,” I traveled in search of places which used to hold great importance for the idea of technological progress. These places are now deserted. They have lost their significance, along with their utopian ideology which is now obsolete. Many of these places were once secret cities, that did not appear on any maps or public records. These places were the sites of forgotten scientific triumphs, abandoned buildings of almost inhuman complexity. The perfect technocratic future that never came. Any progress comes to its end earlier or later and it can happen for different reasons—nuclear war, economic crisis, natural disaster. What’s interesting for me is to witness what remains after the progress has ground to a halt.

Danila Tkachenko è nato a Mosca nel 1989. Dopo un lungo viaggio in India si appassiona alla fotografia e si iscrive alla Scuola di fotografia e arti multimediali Rodchenko, a Mosca. Il suo primo lavoro, Escape, dedicato agli eremiti nella natura selvatica russa, riceve il plauso delle giurie internazionali e viene pubblicato nel 2014 in un volume edito da Peperoni Books. Nel 2015 esce il volume Restricted Areas, edito in Italia da Peliti Associati, promotore del premio European Publishers Book Award.

Bugno Art Gallery
S. Marco 1996/d – 30124 Venezia (IT)
T +39-041-5231305 F +39-041-5230360

11
Mag

Cannes: Italian Pavilion “Universo Elegante”

L’ITALIAN PAVILION È ‘L’UNIVERSO ELEGANTE’ DI CANNES

Il collettivo artistico NONE progetta e realizza l’Italian Pavilion “Universo Elegante”

69th Cannes Film Festival

11 – 22 maggio 2016

L’Italian Pavilion è  l’Universo Elegante  del 69th Cannes Film Festival, progettato dal collettivo artistico NONEcoordinato da Luce-Cinecittà, in collaborazione con Anica e con il contributo della Direzione Generale Cinema, Ministero dello Sviluppo Economico ed Ice.

L’architettura celebra l’Universo del Cinema italiano omaggiandolo con le icone e le scene più famose ed eleganti del firmamento cinematografico, da cui il Padiglione prende il nome: Universo Elegante. Il progetto Italian Pavilion “Universo Elegante” si ispira alla “Teoria delle Stringhe”, secondo la quale l’Universo non sarebbe composto semplicemente da atomi bensì da filamenti di energia simili a nastri. Una visione armonica ed elegante della natura che il collettivo artistico NONE ha metaforicamente accostato all’immaginario del cinema italiano, un universo visivo le cui stringhe non sono altro che le pellicole dei film. L’“Universo Elegante” del cinema italiano all’Italian Pavilion, così come l’universo fisico, sarà in costante movimento: fin dall’ingresso del Padiglione, il visitatore verrà travolto da un flusso di immagini illuminate dalla luce che anima le pellicole dei film e si troverà avvolto da un’installazione cinetica, cuore pulsante del Padiglione, che regalerà allo spettatore un’esperienza immersiva nelle più celebri ed eleganti sequenze della nostra Storia del Cinema. Dall’ambasciatrice dello stile italiano e giurata del festival Valeria Golino in Respiro di Crialese, alla struggente Anna Magnani in Roma città aperta, alla grazia ruvida di Sofia Loren in Una giornata particolare; dagli Oscar di Tornatore e Salvatores, agli Orsi di Cesare deve morire e Fuocoammare, alle Meraviglie del sofisticato occhio di Alice Rohrwacher; a film che a Cannes indimenticabilmente si imposero come L’avventura di Antonioni o La dolce vita di Fellini, passando a quei maestri in cui la commedia non si fece soltanto all’ ‘italiana’ ma divenne uno specchio di caratteri universali: Scola, Monicelli, Risi. E ancora, l’eleganza, la raffinatezza, la classe e lo stile in celebri pellicole di autori come Visconti, Bertolucci, Zurlini, Leone, Pietro Marcello, Paolo Genovese, Laura Morante…

L’Italian Pavilion si annuncia anche quest’anno come una vera e propria “Casa del Cinema”, il luogo ideale per incontri professionali e informali fra talent, operatori del mercato e addetti ai lavori dell’industria cinematografica nella cornice del più importante festival del mondo. Un elegante biglietto da visita del made in Italy per tutti gli operatori del cinema internazionale.

NONE è un collettivo artistico con base a Roma che si muove sul confine tra arte, design e ricerca tecnologica fondato da Gregorio De Luca Comandini, Mauro Pace, Saverio Villirillo. NONE crea opere artistiche, installazioni interattive, architetture innovative, ambienti immersivi per exhibit, musei, brand experience ed eventi. Artisti, architetti, designer, grafici, fotografi, sound designer, visual artist condividono le proprie professionalità e competenze, per sviluppare software ad hoc, hardware e componenti multimediali, prototipi di dispositivi, e realizzare scenografie ed elementi di design. La tecnologia è semplicemente il mezzo con cui NONE crea ambienti sensibili interattivi, il visitatore è parte attiva e contribuisce allo sviluppo della narrazione.

Ufficio stampa:

Settore Cinema: Giulia Gaiato: E gaiatogiulia@gmail.com | C +39 3465606493

Settore Arte e Architettura: Chiara Ciucci Giuliani: E chinapressoffice@gmail.com | T +39 06 94376865 | C +39 3929173661

E: press@none.business  / W: www.none.business  / Fb NONE IIII / tw @whoisnone  / Ig #whoisnone

09
Mag

PROLOGUE

a cura di Alessia Carlino

Annalù,  Michelangelo Bastiani, Blue and Joy – Daniele Sigalot, Emanuela Fiorelli,  Micaela Lattanzio, Alessandro Lupi, Paolo Radi

Opening 17 maggio 2016 ore 19

18 maggio › 17 giugno 2016

SpazioMR arte e architettura presenta il nuovo progetto espositivo, sotto la curatela di Alessia Carlino, intitolato Prologue, che inaugurerà il prossimo 17 maggio.

Le opere di Annalù, Michelangelo Bastiani, Blue and Joy – Daniele Sigalot, Emanuela Fiorelli, Micaela Lattanzio, Alessandro Lupi e Paolo Radi saranno messe a confronto in un dialogo che analizza le molteplici declinazioni della materia organica, inorganica e digitale. Prologue è un itinerario visivo dedito alla narrazione di inediti metodi espressivi che creano il ritratto di un’inedita contemporaneità a cui afferiscono l’utilizzo eterogeneo di strumenti materici consacrati alla rappresentazione di un corollario estetico di matrice plastico – spaziale. Il corpus di opere selezionato costituisce un unicum nel suo genere, la nozione stessa di scultura viene declinata nella descrizione di forme originali, di materiali dalle molteplici funzioni e duttilità. Fili elastici, alluminio, supporti cartacei, pvc, perspex, resina, ologrammi digitali, ciascun elemento porta con sé l’idea di plasmare dimensioni percettive di una realtà formatasi all’interno di contesti sintetici dove vi è una sostanziale smaterializzazione del dato concreto. Al di là del visibile, ogni opera, genera l’occasione di articolare la materia attraverso la riproduzione di un dato sensibile mai univoco o scontato. L’ambiente viene decostruito attraverso assemblaggi di matrice architettonica, scrive Robert Morris nel suo celebre saggio intitolato Antiform: “La forma non è perpetuata dai mezzi ma dal mantenimento di fini idealizzati e separabili. È un’impresa antientropica e conservatrice. Essa spiega l’architettura greca che evolve dal legno al marmo e appare identica. La preservazione della forma è una sorta di idealismo funzionale”. In questo idealismo funzionale della forma è insita la ricerca estetica degli artisti coinvolti nel progetto espositivo. Micaela Lattanzio, nelle sue installazioni cartacee, dona al materiale una dignità scultorea, ogni suo lavoro è caratterizzato dalla forte duttilità a cui viene sottoposta la carta, nelle mani dell’artista essa diviene un tassello musivo, negli intagli, nelle geometrie assunte, ciascun frammento genera forme esclusive di un vocabolario corporeo ed unitario che dà vita a strutture molecolari, tessuti connettivi di conoscenza. I segni tridimensionali di Emanuela Fiorelli compongono identità plastiche che investono la superficie, la rendono tangibile allo sguardo. I fili elastici sviluppano intricati sentieri, labirinti percettivi che narrano la dialettica di una forma duratura e di un “pensiero indissolubilmente legato” che garantisce all’opera la “possibilità della sua esistenza”. Il diaframma siliconico è il campo d’indagine che investe l’opera di Paolo Radi.Continue Reading..

27
Apr

2050. Breve storia del futuro

La mostra prende il nome dall’omonimo libro di Jacques Attali, pubblicato nel 2006, nel quale l’autore ipotizza il futuro del mondo e della nostra società. Precedente presentata ai Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles, la collettiva percorre le tematiche illustrate nel saggio di Attali in otto stazioni e attraverso circa 50 opere di artisti contemporanei internazionali.

Dipinti, sculture, foto, video, installazioni: 50 opere d’arte contemporanea di 46 grandi artisti internazionali, indagano il nostro futuro in una esposizione ispirata al saggio Breve storia del futuro di Jacques Attali (pubblicato nel 2006 e rieditato nel 2016 aggiornato ai nuovi scenari globali). La mostra, a cura di Pierre-Yves Desaive e Jennifer  Beauloye, presenta attraverso una selezione di opere recenti, il modo in cui gli artisti contemporanei osservano il presente per condurre una riflessione sul futuro così come esso si delinea ai nostri occhi. Conflitti globali, mutazioni genetiche, diseguaglianze sociale ed economiche, sfruttamento delle risorse naturali compongono il complesso panorama dei prossimi decenni; gli artisti di ‘’2050’’ interpretano queste tematiche complesse e invitano a ri-pensare il tempo che verrà con visioni anche costruttive e talvolta ironiche.

La mostra è promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale e la casa editrice Electa, in collaborazione con i Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles dove il progetto ha preso vita con una doppia esposizione (Musées Royaux – Louvre) terminata a gennaio 2016. L’iniziativa fa parte del programma di ‘Ritorni al futuro’, il palinsesto culturale pensato per la primavera 2016 dal Comune di Milano che propone oltre cento appuntamenti tra mostre, concerti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche e incontri, con l’obiettivo di portare al centro della riflessione pubblica l’idea di futuro che abbiamo oggi, confrontandola con quelle che hanno abitato il pensiero creativo in altre stagioni della storia. Il percorso di mostra, diviso in 8 sezioni, è articolato intorno a diversi nuclei, liberamente ispirati agli interrogativi sviluppati nel saggio di Attali. Tutto ha inizio negli anni Ottanta a Los Angeles (evocata nei lavori di Chris Burden, Edward Burtynsky, Edward Ruscha, Tracey Snelling…), la città natale del microprocessore che, in arte, ha ispirato le sperimentazioni con il computer di Charles Csuri e Masao Kohmura. Al fermento della modernità della Silicon Valley, al consumismo e al capitalismo segue poi il declino dell’Impero americano, identificato in mostra con gli attentati dell’11 settembre 2001 nelle immagini di Wolfgang Staehle e Hiroshi Sugimoto; la tragica vicenda segna uno sconvolgimento politico su scala planetaria di cui ci parlano i lavori di Mark Napier, Alighiero Boetti, Mona Hatoum. Jacques Attali descrive in questa fase storica l’avvento di un “iperimpero” nel quale le diseguaglianze economiche diventano la norma, una tematica testimoniata nelle opere in mostra di AES+F, Andres Serrano, Aaron Koblin o Gavin Turk. L’iperimpero, nel quale anche il tempo diventa merce (con le opere di Gustavo Romano, Roman Opalka, On Kawara) e dove il corpo umano si trasforma per incontrare la macchina (i lavori di Stelarc, Hans Op de Beeck), si deve confrontare con molteplici calamità: sovraconsumo (John Isaacs), sovrapopolazione (Michael Wolf, Yang Yongliang) e sovrasfruttamento delle risorse naturali e inquinamento (Olga Kisseleva, Robert Mundt). Quando le tensioni nate da tali disequilibri diventano insostenibili, sopraggiunge l’“iperconflitto”, sempre nel pensiero di Attali, agevolato da un crescente accesso alle armi di distruzione di massa (Gregory Green) e sostenuto da ideologie religiose distorte (Al Farrow). A fianco di questa visione catastrofica, l’esposizione propone anche opere che fanno eco alla “iperdemocrazia” definita da Jacques Attali, la quinta ondata del futuro che potrebbe sfociare in un mondo migliore, così come lo evocano i lavori di Bodys Isek Kingelez, Mark Titchner, Gonçalo Mabunda, Jean Katembayi Mukendi o il progetto Little Sun.Continue Reading..

21
Apr

Mustafa Sabbagh – XI comandamento: non dimenticare

« Uno schizofrenico non dimentica.
Uno schizofrenico accumula »
MS

ZAC – ZISA ZONA ARTI CONTEMPORANEE
Inaugurazione : Sabato 21 Maggio 2016

Sarà il grande spazio di archeologia industriale ZAC ai Cantieri Culturali alla Zisa ad ospitare la prima mostra antologica di Mustafa Sabbagh, la cui inaugurazione è prevista per Sabato 21 Maggio 2016.
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura della Città di Palermo, costella la nuova programmazione, avviata lo scorso anno, che ha presto portato all’attenzione nazionale ed internazionale lo spazio ZAC come «luogo di riferimento per il contemporaneo nel sud d’Europa e nel cuore del Mediterraneo », nelle parole dell’Assessore alla Cultura Andrea Cusumano; «un polo espositivo che sempre più va assumendo un potente connotato caratteriale, attraverso i grandi maestri dell’arte contemporanea ». Una stagione di mostre inaugurata con la personale di Mauro d’Agati curata da Gerhard Steidl, seguita dalla suggestiva antologica dedicata a Regina José Galindo, per proseguire con le grandi retrospettive di Hermann Nitsch e di Letizia Battaglia. Programmazione che si arricchirà di altri importanti progetti nell’anno in corso, e che precede l’avvenimento-clou che farà di Palermo capitale dell’arte contemporanea nel 2018, con la celeberrima biennale d’arte internazionale Manifesta 12. L’invito rivolto a Mustafa Sabbagh conferma, da parte dell’Amministrazione, il forte e coerente impegno a costruire una programmazione culturale attenta ai diritti della persona ed alle grandi sfide dell’inizio di questo millennio, riportando in prima linea imperiture domande dell’umanità attraverso i grandi nomi dell’arte contemporanea internazionale.
«La città di Palermo accoglie Mustafa Sabbagh a ZAC, riconoscendo in lui un comune codice genetico: », afferma il Sindaco Leoluca Orlando: «quello di un funambolo che, non dimenticando il rischio della caduta, vuole imparare a volare – e farlo attraverso il linguaggio a lui più congeniale, l’arte. Oggi più che mai abbiamo bisogno di ricollegare le nostre radici alle ali. Tenere ferma la consapevolezza della nostra storia, delle nostre tradizioni e della nostra cultura, pur coltivando l’ambizione a volare attraverso l’accoglienza ed il coraggio di scegliere la propria identità, atto supremo di libertà ». 2000 mq di un ex hangar industriale dell’inizio del Novecento all’interno del quale saranno esposte oltre 75 opere fotografiche tra le più famose di Sabbagh, 10 opere video e tre nuove video-installazioni site-specific, oltre all’installazione fotografica acquisita dalla collezione permanente di arte contemporanea del MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo (Roma), che verrà presentata in anteprima assoluta, come molte delle opere inedite che l’artista ha scelto di battezzare a Palermo.Continue Reading..