Category: fotografia

16
Set

Mustafa Sabbagh. Spazio Disponibile – areare il pensiero prima di soggiornarvi

Dal 17 settembre 2021 al 30 gennaio 2022, La Galleria Estense di Modena e il Palazzo Ducale di Sassuolo ospitano il progetto Spazio disponibile – areare il pensiero prima di soggiornarvi,a firma dell’artista contemporaneo Mustafa Sabbagh.

A cura di Federico Fischetti e Fabiola Triolo, il progetto nasce come reazione a una delle fasi più buie vissute dal settore dei musei e della cultura, costretto al silenzio nel pieno dell’emergenza Covid-19. Una cesura lunga e dolorosa, che ha indotto al ripensamento di alcuni specifici aspetti di educazione e di stimolo propri delle istituzioni museali di arte antica nei confronti della società contemporanea. Il desiderio di apertura, condivisione e circolazione di idee ha così abbracciato la strada del dialogo con un artista contemporaneo, alla ricerca di un comune approccio al patrimonio antico. Un approccio obliquo rispetto alle forme tradizionali, fondamentalmente basate sulla filologia, per riossigenare il rapporto tra il museo e il suo territorio – un percorso che le Gallerie Estensi hanno già avuto occasione di sperimentare con successo nel passato, con l’installazione corale Monochromatic Light (Lawrence Carroll, Phil Sims, Ettore Spalletti, David Simpson, Winston Roeth, Timothy Litzmann, Anne Appleby, 2004), divenuta permanente grazie alla donazione Panza di Biumo e oggi parte integrante degli apparati decorativi del Palazzo Ducale di Sassuolo.

Da fertili conversazioni con Mustafa Sabbagh ha dunque preso forma il presente progetto inedito, che si articolerà in due sedi: nel Palazzo Ducale di Sassuolo e nella Galleria Estense di Modena. La doppia sede riflette una duplice posizione, liberamente incoerente, con cui Mustafa Sabbagh intende sollecitarci sul tema del rapporto col nostro patrimonio. A Sassuolo il linguaggio sarà quello proprio dei prodotti di consumo, confezionati e offerti in vendita per un utilizzo indotto e non consapevole, esito difficilmente eliminabile dalla retorica della valorizzazione del turismo culturale. Tre interventi ubicati nel Cortile d’Onore, nell’Appartamento Stuccato e nella Camera dell’Amore riproporranno frammenti di opere d’arte e pitture murali già presenti nella Reggia Estense e risemantizzati dall’artista attraverso fotografia, video e installazioni, offrendosi come medicinali da assumere secondo una specifica posologia, descritta in un apposito bugiardino. A Modena l’approccio è completamente diverso, per riflettere sul valore estetico autonomo delle opere d’arte, rifiutando la passiva semplificazione delle formule di consumo che riconducono tutto a logo, a brand. Anche qui, tre interventi si articoleranno in altrettante sale del museo attraverso i linguaggi della fotografia, del video-mapping, della scultura e dell’installazione prendendo le mosse da alcuni dipinti scelti, da Garofalo a Guercino, e da una scultura barocca della Collezione Estense. Il filo conduttore sarà quello di un erotismo indefinito, vagamente voyeuristico, che attraverso particolari anatomici decontestualizzati dal soggetto e dal suo genere suggerirà di liberare l’istinto e lasciarsi andare a personali ricerche nel mondo figurativo e nelle qualità formali dell’arte antica.

Mustafa Sabbagh nasce ad Amman (Giordania, 1961, vive e lavora in Italia). Italo-palestinese, allevato tra l’Europa ed il Medio Oriente, l’imprinting è cosmopolita, l’attitudine è nomade. Già assistente di Richard Avedon e docente al Central Saint Martins College of Art and Design di Londra, dopo una brillante carriera come fotografo di moda riconosciuta dai magazines più prestigiosi del mondo, a partire dal 2012 Sabbagh concentra la sua ricerca nell’arte contemporanea per mezzo della fotografia e della video-arte, attraverso una sorta di contro-canone estetico dove il punctum è la pelle – diario dell’unicità individuale. Armonia dell’imperfezione, indagine psicologica e studio antropologico attraverso la costruzione dell’immagine e dell’installazione ambientale sono gli stilemi che Sabbagh trasferisce dalle pagine patinate, agli spazi dei musei e delle gallerie più famosi del mondo – tra cui il Musée de l’Élysée di Losanna, considerato tempio internazionale della fotografia.

Spesso protagonista di interviste e documentari che indagano nelle sue visioni, nel 2013 Sky Arte HD, attraverso la serie Fotografi, lo ha eletto tra gli 8 artisti più significativi del panorama nazionale contemporaneo, e nel 2017 Rai5l’ha indicato come il cantore privilegiato del lato oscuro della Bellezzaattraverso il documentario di produzione internazionale The Sense of Beauty. Ad oggi Mustafa Sabbagh è stato riconosciuto, da uno storico dell’arte e della fotografia quale Peter Weiermair, come uno dei 100 fotografi più influenti al mondo, ed uno dei 40 ritrattisti di nudo – unico italiano – tra i più rilevanti su scala internazionale. Mustafa Sabbagh è stato chiamato a risemantizzare, a dimostrazione che l’arte è un continuum, l’Ebedi Canova (Musei San Domenico, Forlì, 2017), la Venere Pudicadi Botticelli (Palazzo dei Diamanti, Ferrara e Musei Reali, Torino, 2017), la Venere dei Portidi Sironi (Casa Museo Boschi Di Stefano, Milano, 2015) – opere tutte entrate a far parte della collezione d’arte delle suddette istituzioni museali. In seguito alla sua prima mostra antologica XI comandamento: non dimenticare, il Sindaco Leoluca Orlando ha conferito a Sabbagh la cittadinanza onoraria del Comune di Palermo.

Suoi lavori sono presenti in numerose monografie (tra cui About Skin, ed. Damiani, acquisita all’interno della biblioteca di libri d’arte della Tate Gallery, Londra, e XI comandamento: non dimenticare, nelle biblioteche dei più importanti poli museali italiani), in pubblicazioni accreditate internazionalmente (tra cui Faces – the 70 most beautiful photography portraits of all time, a cura di Peter Weiermair), e in molteplici collezioni permanenti, in Italia e all’estero – incluse le storiche Collezione Arte Farnesina, la collezione della Fondazione Orestiadi, la collezione di arte contemporanea del MAXXI – Museo nazionale delle Arti del XXI secolo.

Federico Fischetti (Roma, 1977) dopo il dottorato di ricerca in Storia dell’arte è entrato in servizio nel Ministero della Cultura e lavora come curatore alle Gallerie Estensi, dove si occupa delle collezioni d’arte del Sei e Settecento.

Fabiola Triolo (Firenze, 1977) è critica d’arte e cultura, curatrice e responsabile della comunicazione per selezionati artisti. Colonnista dal 2008 per testate di settore, dal 2017 è curatrice editoriale della pubblicazione culturale Ossigeno – Elements of Life.

Le Gallerie Estensi sono un museo diffuso che, seguendo il filo rosso della storia dinastica e collezionistica degli Este, racchiude al suo interno diversi istituti culturali tra le provincie di Modena e Ferrara. Questa caratteristica rende le Gallerie Estensi un modello museale innovativo: una rete di musei sempre in movimento ma allo stesso tempo un “luogo dell’incanto” che offre ai suoi visitatori un itinerario culturale unico.

La Galleria Estense espone la straordinaria collezione d’arte dei duchi d’Este, fra cui opere di pittura, scultura, arte applicata. La Biblioteca è un moderno istituto di rilievo nazionale che unisce la preziosa collezione libraria estense alla ricca Biblioteca Universitaria. Il Museo Lapidario racconta la storia di Modena dalla fondazione romana fino alla modernità, con una vasta collezione monumenti e reperti archeologici. La Pinacoteca Nazionale propone un percorso alla scoperta della pittura ferrarese, nella cornice di Palazzo dei Diamanti di Ferrara.

Il Palazzo Ducale di Sassuolo è una delle più importanti residenze barocche dell’Italia settentrionale. Il suo aspetto attuale prende forma per volere del duca Francesco I d’Este, che nel 1634 incarica l’architetto Bartolomeo Avanzini di trasformare l’antico castello di famiglia in una moderna dimora extraurbana per la corte. Pitture murali, decorazioni a stucco, sculture e fontane ancora oggi trasmettono il senso dello splendore della corte estense.

Mustafa Sabbagh
Spazio Disponibile – areare il pensiero prima di soggiornarvi
a cura di Federico Fischetti, Fabiola Triolo
dal 17 settembre 2021 al 30 gennaio 2022
vernice: giovedì 16 settembre, h. 10:00, c/o Galleria Estense
Galleria Estense– Largo Porta Sant’Agostino 337, Modena
Palazzo Ducale– Piazzale della Rosa 10, Sassuolo
GIORNI E ORARI DI venerdì 17 settembre e sabato 18 settembre: ore 09.00 – 23.00
APERTURA PER IL domenica 19 settembre: ore 09.00 – 21.00
FESTIVAL FILOSOFIA: ingresso libero e contingentato
GIORNI E ORARI Galleria Estense: dal martedì al sabato, ore 08.30 – 19.30 |
DI APERTURA: domenica ore 10.00 – 18.00 | chiuso il lunedì
Palazzo Ducale: dal venerdì alla domenica, ore 10.00 – 19.00
CONTATTI: Gallerie Estensi tel. +39 059 4395711 – fax +39 059 230196
ga-esten@beniculturali.it
www.gallerie-estensi.beniculturali.it

Ufficio Stampa Gallerie Estensi / Antonella Fiori
a.fiori@antonellafiori.it- tel. 347 2526982

Ufficio Comunicazione e Promozione Gallerie Estensi / Maria Chiara Montecchi
mariachiara.montecchi@beniculturali.it- tel. 059 4395708

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09
Ago

straperetana 2021 | The New Abnormal

L’edizione 2021 di straperetana, la quinta, avrà luogo come sempre nel borgo di Pereto, in provincia de L’Aquila. Appuntamento consolidato del programma culturale estivo, il progetto vede la partecipazione di 24 artisti, le cui opere troveranno spazio in diversi luoghi di Pereto; gli interventi artistici creeranno un percorso che– attraversando edifici storici, strade, case dismesse – abbraccerà l’intero borgo, per un’esperienza atipica, legata sia alla fruizione delle opere sia all’esplorazione di Pereto.

The New Abnormal è il titolo scelto per questa quinta edizione. Direttamente ispirato all’ultimo disco della band statunitense The Strokes, uscito nei primi mesi del 2020 nel pieno della diffusione del virus, l’espressione trova una coincidenza con lo “strano” momento che stiamo attraversando, quasi a voler sancire l’avvento di qualcosa di inedito e insieme non conforme, diverso da ciò che conoscevamo. E proprio il concetto di “strano” è una delle categorie che la mostra intende toccare. Punto di partenza è il saggio di Mark Fisher The Weird and the Eerie(2016), nel quale il pensatore britannico cerca di delineare le nozioni di strano (“weird”) e inquietante (“eerie”) nel mondo contemporaneo attraverso una sterminata serie di esempi legati alla produzione culturale (dalla narrativa di H. P. Lovecraft al cinema di David Lynch, passando per autori come Stanley Kubrick, Philip K. Dick, Margaret Atwood).

Fisher identifica con il termine “weird” ciò che è fuori posto, inappropriato, che suscita insieme attrazione e respingimento; ma anche commistioni tra umano e animale, le soglie tra mondi diversi, l’accostamento di termini contrastanti e, in generale, il sorprendente e l’inatteso. L’“eerie” invece si manifesta “quando c’è qualcosa dove non dovrebbe esserci niente, o quando non c’è niente dove invece dovrebbe esserci qualcosa”, per usare le parole di Fisher; è un’esperienza diretta di ciò che è ignoto, capace di generare interrogativi le cui risposte oltrepassano i limiti della conoscenza.

In generale, “weird” e “eerie” hanno a che fare con ciò che risulta non conforme alla realtà, irrompendo al suo interno sotto forma di qualcosa di sconosciuto e apparentemente inclassificabile. Fisher trova una forte corrispondenza tra queste manifestazioni e la realtà contemporanea: il perenne senso di crisi e le ombre di un collasso imminente hanno portato in particolar modo negli ultimi anni all’elaborazione di un immaginario grazie al quale tentare possibili via di fuga da un reale percepito sempre meno sostenibile e desiderabile – un sentimento latente, accelerato ma non certo generato dalla pandemia.

In linea con questa visione, l’edizione 2021 di straperetana intende volgere lo sguardo alle zone d’ombra, al perturbante, allo stupefacente. La mostra sarà popolata di opere legate alle idee di metamorfosi e ibridazione, immagini stranianti e misteriose, forme non immediatamente identificabili, soglie da attraversare. A fianco di autori già affermati la mostra vede la presenza di numerosi emergenti, con un focus particolare sulla scena abruzzese grazie anche al coinvolgimento di Matteo Fato, che ha collaborato con Saverio Verini alla ricerca di artisti attivi sul territorio.

“Siamo davvero felici di annunciare questa nuova puntata di straperetana, a margine di un anno complicato, incerto. E ci fa ancora più piacere che coincida con il traguardo delle cinque edizioni, una soglia simbolica e incoraggiante”, affermano gli ideatori del progetto, Paola Capata e Delfo Durante. “L’organizzazione di straperetanaè sempre estremamente impegnativa: al termine della scorsa edizione ci siamo quasi subito messi al lavoro per la mostra del 2021, che speriamo sia ricca di stimoli per il pubblico, ma anche per gli stessi artisti invitati. Il rapporto con un borgo come Pereto genera sempre cortocircuiti inattesi e“colpi di fulmine” negli artisti, che amano trascorrere del tempo in questo luogo; un sentimento ricambiato dal borgo stesso, visto che l’appuntamento è sempre più sentito nel territorio”.

I 24 artisti invitati di straperetana 2021: Giacomo Alberico (Chieti, 1994), Francesca Banchelli (Montevarchi, 1981), Giuditta Branconi (Teramo, 1998), Enzo Cucchi (Morro d’Alba, 1949), Luca De Angelis (San Benedetto del Tronto, 1980), Andrea Di Cesare (Pescara, 1977), Daniele Di Girolamo (Pescara, 1995), Floating BeautyLuca Francesconi (Mantova, 1979), Oscar Giaconia (Milano, 1978), Francesca Grilli (Bologna, 1978), Sacha Kanah (Milano, 1981), Claudia Losi (Piacenza, 1971), Giulia Mangoni (Isola del Liri, 1991), Edoardo Manzoni (Crema, 1993), Paride Petrei (Pescara, 1978), Giulia Poppi (Modena, 1992), Carol Rama (Torino, 1918 – 2015), Andrea Respino (Mondovì, 1976), Moira Ricci (Orbetello, 1977), Giuliano Sale (Cagliari, 1977), Andrea Salvino (Roma, 1969), Gabriele Silli (Roma, 1982), Giovanni Termini (Assoro, 1972).

Le visite alla mostra saranno organizzate per gruppi ristretti di persone, nel rispetto delle attuali norme di sicurezza, in diverse fasce orarie. È gradita la prenotazione all’indirizzo: info@straperetana.org

La mostra è prorogata al 22 agosto 2021. Nelle settimane di apertura, le opere saranno liberamente fruibili dal pubblico nel fine settimana (sabato e domenica), dalle 16.00 alle 20.00; negli altri giorni su appuntamento, che deve essere comunicato all’organizzazione con almeno 24 ore di anticipo.

straperetana  arte contemporanea nella porta d’Abruzzo

un progetto ideato da Paola Capata e Delfo Durante

PROROGATA al 22 agosto 2021

Orari di apertura: sabato e domenica dalle 16.00 alle 20.00
Negli altri giorni aperta solo su appuntamento. È richiesto un preavviso di 24 ore

Titolo: straperetana / The New Abnormal

Artisti: Giacomo Alberico, Francesca Banchelli, Giuditta Branconi, Enzo Cucchi, Luca De Angelis, Andrea Di Cesare, Daniele Di Girolamo, Floating Beauty, Luca Francesconi, Oscar Giaconia, Francesca Grilli, Sacha Kanah, Claudia Losi, Giulia Mangoni, Edoardo Manzoni, Paride Petrei, Giulia Poppi, Carol Rama, Andrea Respino, Moira Ricci, Giuliano Sale, Andrea Salvino, Gabriele Silli, Giovanni Termini

A cura di: Saverio Verini, con la collaborazione di Matteo Fato

Organizzazione: Paola Capata e Delfo Durante

Luogo: Pereto (AQ), sedi varie

Gradita prenotazione: info@straperetana.org- + 39 3351049685
Durata: dal 18 luglio al 15 agosto 2021 PROROGATA al 22 agosto 2021
Orari: sabato e domenica 16.00-20.00; gli altri giorni su appuntamento, prenotazione obbligatoria
Contatti: www.straperetana.org  – info@straperetana.org
STRAPERETANA socialFacebook @straperetana– Instagram straperetana

straperetana si avvale del Patrocinio del Comune di Pereto

Immagine in apertura: Enzo Cucchi, Lingue in bocca, 2017. Bronzo, ceramica, 45x45x27cm, esemplare unico. Courtesy l’artista e ZERO…Milano. Ph. Giorgio Benni

 

09
Giu

Laura Grisi – The Measuring of Time

The exhibition The Measuring of Time, conceived for Muzeum Susch, is the first, wide-reaching retrospective dedicated to the artist who died in 2017. The title of the show derives from a 16 mm film depicting the solitary artist on a sandy beach, amidst who is making a Sisyphean action that apparently has no end, beyond time. Over and above the display of important works from the 1960s through the 1980s and the presentation of documents that are fundamental to the artist’s research and travels, the exhibition will be the occasion for a reconstruction of several environments dedicated to natural phenomena (such as fog, rain, wind, etc.) that have not been on view since the turn of the 1960s and 1970s when they were presented by Laura Grisi.

Occupying a distinct position that is difficult to pinpoint within any single artistic trend of the 1960s-70s, Laura Grisi’s oeuvre now appears as one of the most original and personal cases of conceptual art and diagrammatic thought (both sensory and mental), in which reasoning is shown through icons and by means of visual representations.

In her diverse practice which could be subsumed as revolving around the topic of the ‘journey’ (be that with respect to remote locations she visited or the multiplicity of mediums used), Laura Grisi embodies the sort of stateless and nomadic female subject who defies the politics of identity, the notion of unambiguous representation as well as the unidirectionality of passing time.

Born in Rhodes, Greece, in 1939, educated in Paris and living between Rome and New York, Laura Grisi spent long periods of her life in Africa, South America and Polynesia. This involvement with cultures beyond those of the Western world would leave an indelible mark on her own practice increasingly focused on the search for a cosmic thought or the ‘science of the concrete’, as Levi-Strauss would have it. In the same way, despite choosing photography as the primary method of her research, she subsequently moved to ‘variable painting’ (with sliding panels and neon tubes), followed by dynamic, environmental installations in which she artificially reproduced natural phenomena, in order to ultimately arrive at a descriptive, verbal form and mathematical language as a conceptual tool, which she employed to explore the mechanisms of human perception and knowledge. Laura Grisi’s body of work is a titanic effort to account for the breadth, the multiplicity, the imperceptible nature, as well as the infinite proliferation, of all things possible, the starting point for which are the precise constraints, paradoxical gaps, linguistic and semiotic limitations, in accordance with an approach that is close to the Nouveau Roman, the Nouvelle Vague cinema, and the French Oulipo group.

The tension between the macro and micro scale, between data and the potentiality (the system and contingency, the universal and particular, the past and the future) is enacted each time with radical politics of attention: to the minimal, the marginal, to zero degrees, with four pebbles, the sound of water dripping, the color of mango leaves, the direction of the wind, the perceptive passage between sensations, the sounds made by the movement of ants on the ground. Such extreme attention is always the subject of a solitary anthropological ritual whose cultural coordinates elude us: counting grains of sand, measuring the strength of the wind, distilling sensory perceptions, re-photographing photographs, permuting things and objects, listening to the inaudible – as if the immeasurable was always the ultimate data of an unflagging measuring process, as if signs and languages would be an initial limit of the possible. “Her work – as Lucy Lippard wrote in 1979 – balances between choices and lack of choices. She chooses the usually permutational system and then takes what it gives her”.

Laura Grisi The Measuring of Time

5th June, 3 – 6 PM – December 2021

Curated by Marco Scotini

in collaboration with Krzysztof Kosciuczuk

Muzeum Susch
Surpunt 78
CH-7542 Susch
Switzerland
T. +41 (0)81 861 03 03
E. info@muzeumsusch.ch

http://www.muzeumsusch.ch/

04
Mag

Maurizio Cattelan – Breath Ghosts Blind

Pirelli HangarBicocca presents the solo show by Maurizio Cattelan Breath Ghosts Blind, a unique site-specific project, running from July 15, 2021 to February 20, 2022.

Curated by Roberta Tenconi and Vicente Todolí, the exhibition symbolically represents the cycle of life and gives the audience an insight into collective and personal history, always poised between hope and failure, matter and spirit, truth and fiction.

Over his 30-year-long career, Maurizio Cattelan(b. Padua, 1960), one of the most influential artists of his generation, has staged actions that are often considered provocative and irreverent. His works highlight the paradoxes of society and reflect on political and cultural scenarios with great depth and insight. By using iconic images and a caustic visual language, his works spark heated public debate, fostering a sense of collective participation. Conceiving artworks inspired by images that draw on historical events, figures or symbols of contemporary society—sometimes recalled even in its most disturbing and traumatizing sides—the artist invites the viewer to change perspective and to acknowledge the complexity and ambiguity of reality.

Specially conceived for the spaces of Pirelli HangarBicocca, Breath Ghosts Blind brings together a revised configuration of a historical piece with new artworks for the first time presented in the Navate area, transforming it into a monument beyond time. The solo show unfolds in a series of acts dealing with existential concepts such as the fragility of life, memory, the individual and collective sense of loss. Amongst symbolic references and images that belong to our collective imagery, the unique site-specific project challenges the current system of values.

Breath Ghosts Blind is the culmination of a project the artist has been working on for a long time and it celebrates his return to Milan after more than ten years. Taking place in the city that has already been home to several of his most significant interventions—from Untitled(2004), the debated installation in Piazza XXIV Maggio, to the monumental public sculpture L.O.V.E (2010)—the show pursues Cattelan’s visionary reflections towards the most disorienting aspects of everyday life.

The catalog
The exhibition will be accompanied by a monographic publication encompassing critical essays by Francesco Bonami and Nancy Spector on Cattelan’s practice, together with a conversation between the artist and the curators Roberta Tenconi and Vicente Todolí. Alongside a rich photographic documentation of the exhibited artworks, the volume will also include reflections on themes that emerge in the show through the gaze of philosophers, theologians and writers such as Arnon Grunberg, Andrea Pinotti and Timothy Verdon.

The exhibition program
The exhibition is part of the program devised by Artistic Director Vicente Todolí together with the curatorial department: Roberta Tenconi, Curator; Lucia Aspesi, Assistant Curator; and Fiammetta Griccioli, Assistant Curator. Concurrently, the exhibition Digital Mourning by Neïl Beloufa, on view in the Shed space, is now extended until January 9, 2022

Maurizio Cattelan
Breath Ghosts Blind
July 15, 2021–February 20, 2022

Pirelli HangarBicocca
Via Chiese, 2
20126 Milan
Italy
Hours: Thursday–Sunday 10:30am–8:30pm

T +39 02 6611 1573
info@hangarbicocca.org
pirellihangarbicocca.org

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22
Apr

STILL – Studies on Moving Images

Fondazione In Between Art Film is pleased to launch the first chapter of STILL – Studies on Moving Images, a research platform for specially commissioned texts investigating the field of artists’ moving images.

Through essays and conversations, the project explores works belonging to the Foundation’s collection and the practice of those artists whose works have been commissioned or supported.

The first manifestation of STILL – Studies on Moving Images is an online collection of texts that are released four times a year. Each release consists of four studies:

–”Double Exposure” features a conversation between an artist and an art writer
–”Cross-cutting” offers a ground-breaking theoretical essay
–”Close-Up” is an in-depth analysis of a selected work of art
–”First Look” examines a work that has been recently acquired by the Foundation.

At the end of each year, the four chapters will be collected in a book published by Mousse Publishing.

Thanks to the collaboration with international artists, writers, curators, and researchers, this project is conceived as an integral part of the mission of the Foundation in promoting the culture associated with moving images, with the desire to contribute to the literature and knowledge surrounding the work of artists whose vision enriches and inspires our work.

The 2021 edition of STILL – Studies on Moving Images will see contributions by:

Lucia Aspesi, Assistant Curator, Pirelli HangarBicocca, Milan
Erika Balsom, Reader in Film Studies, King’s College, London
Ferran Barenblit, Director, MACBA: Museu d’Art Contemporani de Barcelona
Richard Birkett, independent curator and writer
Zoe Butt, Artistic Director, the Factory Contemporary Arts Centre, Ho Chi Minh City
Barbara Casavecchia, writer and contributing editor, frieze; curator, The Current III, TBA21 Academy
Teresa Castro, Associate Professor in film studies, Université Sorbonne Nouvelle, Paris
Flavia Frigeri, Art historian and Chanel Curator for the Collection, National Portrait Gallery, London
Karen Irvine, Chief Curator and Deputy Director, Museum of Contemporary Photography at Columbia College, Chicago
Nora N. Khan, writer, professor at RISD in Digital + Media; editor and curator
Mason Leaver-Yap, Associate Curator, KW Institute for Contemporary Art, Berlin
Hammad Nasar, Senior Research Fellow, Paul Mellon Centre for Studies in British Art; co-curator, British Art Show 9 at the Southbank Centre
Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, Founder and Artistic Director, SAVVY Contemporary, Berlin
Pavel Pyś, Curator of Visual Arts, Walker Art Center, Minneapolis
Valentine Umansky, Curator of International Art, Tate Modern, London
Yang Beichen, curator and scholar

With artists Yuri Ancarani, Hiwa K, Cyrill Lachauer, Clare Langan, Cristina Lucas,Diego Marcon, Shirin Neshat, Thao Nguyen Phan, Adrian Paci, Hetain Patel, Hito Steyerl, and Wang Tuo.

The first chapter of STILL features a conversation between artist and filmmaker Shirin Neshat and Valentine Umansky, an essay by Pavel Pyś that explores visual technologies and representation, an in-depth analysis of Cristina Lucas’ three-channel installation Unending Lightning (2015-ongoing) by Ferran Barenblit, and a text by Yang Beichen examining Wang Tuo’s video The Interrogation (2017).

Developed by the team of Fondazione In Between Art Film, STILL is conceived by Alessandro Rabottini, Artistic Director and edited with Bianca Stoppani, Editor, together with Leonardo Bigazzi and Paola Ugolini, Curators.

Coordination: Alessia Carlino, Project Manager

Design: Mousse Agency

Fondazione In Between Art Film
Fondazione In Between Art Film fosters dialogue between the different artistic languages of our time, mapping new borderlands between video, cinema, and performance.

Created at the initiative of its president Beatrice Bulgari, the foundation supports the work of artists and institutions that explore the field of the moving image through exhibitions, new productions, and international partnerships.

The Foundation carries on the work of the production company In Between Art Film, founded in 2012, which forged partnerships with major projects and institutions such as the 55th International Art Exhibition of La Biennale di Venezia, MAXXI in Rome, Tate Modern in London, Documenta 14, Manifesta 12, miart in Milan, Centre d’Art Contemporain in Geneva, Lo schermo dell’arte in Florence, Dhaka Art Summit, and Loop Barcelona.

STILL – Studies on Moving Images

inbetweenartfilm.com
Instagram

Cover Image: Wang Tuo, The Interrogation, 2017. Single-channel HD video, 18:35 minutes. Courtesy of the artist and Fondazione In Between Art Film Collection

 

01
Apr

Beuys 2021. 100 years of joseph beuys

The state of North Rhine-Westphalia is set to celebrate the centenary of the birth of Joseph Beuys in 2021.

Around 25 of the state’s museums and cultural institutions will focus throughout 2021 on the Rhineland-born artist.

Joseph Beuys is one of the world’s most significant 20th-century artists. To mark the centenary of his birth in 2021, over 25 museums and cultural institutions in the state of North Rhine-Westphalia will embark upon a critical reappraisal of the complex practice and international influence of the Rhineland-born artist. beuys 2021.100 years of joseph beuys is a project of the Ministry of Culture and Science of the State of North Rhine-Westphalia in cooperation with the Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf. The centenary’s patron is the state’s minister president, Armin Laschet.

The centenary programme runs from March 2021 to March 2022. Numerous exhibitions, actions and performances, plays and podcasts, concerts, lectures, conferences and seminars will explore the equally fascinating and controversial ideas of one of the most influential artists and polarizing figures of the 20th century. Visitors from all over the country and abroad are invited to examine Beuys’s significance for contemporary art and political thought, and to critically engage with both his legacy and his approach to the issues of most acute concern to us today: How might we think of democracy and freedom? How do the environment and the economy condition each other? How do politics and art relate in our time?

The project beuys 2021 is directed by Prof. Dr. Eugen Blume and Dr. Catherine Nichols. It is situated within the Department of Art History at the HHU, which is headed by Prof. Dr. Timo Skrandies. Project management: Inga Nake, Anne-Marie Franz. Project assistance: Bianca Quasebarth, Pia Witzmann.

About Joseph Beuys
Joseph Beuys (born in 1921 in Krefeld, raised in Kleve, died in 1986 in Düsseldorf) was a draughtsman, sculptor, action and installation artist, teacher, politician and activist. Along with Marcel Duchamp, John Cage and Andy Warhol he is widely considered one of the most significant artists of the 20th century. He fundamentally altered the nature, materiality, language, boundaries and tasks of art. In his practice—universal in its scope—Beuys explored questions pertaining to humanism, social philosophy and anthropology. His attempt to come to terms with his participation in the National Socialist regime, his experiences as a soldier in World War II and his return to a morally compromised society had a profound influence on the evolution of his practice. Taking himself as a model for inner transformation, he sought to democratize himself and society at large, believing that the key lay in the creativity innate in all human beings. The extent to which he succeeded in achieving the transformation to which he aspired remains a point of substantial controversy. From 1964 onwards he no longer distinguished between his biography and his artwork, having come to view his life as material to be sculpted. This model became the point of departure for his theory of social sculpture, which culminated in 1982 with his documenta contribution 7,000 Oaks.

Joseph Beuys was unique among the artists of his time in his ability to interweave art with social processes and in his call for the adoption of his universalist conception of art as a creative, transformative force within politics, science, philosophy and economics. His far-reaching ideas remain remarkably astute and pertinent to our times. His early environmental advocacy, which went hand in hand with his critique of economic conditions, is but one example of his foresight. As a formative teacher at the Düsseldorf Academy he instigated a pivotal reevaluation of the education system. His key concern was the expansion of thought and action through art. With his notion that »everyone is an artist« he envisioned a universal world society. Beuys continues to exert a palpable influence upon artistic and political discourse. Nevertheless he remains a polarizing figure and force in contemporary society.

Please find the complete programme with all participating museums and institutions here and tourist advice here

Joseph Beuys
beuys 2021. 100 years of joseph beuys
March 27, 2021–March 6, 2022

beuys2021.de

Heinrich-Heine-University Düsseldorf
Projekt Office beuys 2021
Department of Art History
Universitätsstraße 1
40225 Düsseldorf

Press

Kathrin Luz
beuys 2021
T +49 [0] 171 3102472 / kl@luz-communication.de

16
Feb

Ornaghi & Prestinari – Toccante

Galleria Continua è lieta di presentare nei suoi spazi espositivi di Roma “Toccante”, la mostra personale di Ornaghi & Prestinari. Tra i più interessanti rappresentanti della giovane generazione di artisti italiani, Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari iniziano a lavorare insieme nel 2009 con la volontà di sviluppare ogni progetto attraverso il dialogo e la condivisione. La mostra presenta un gruppo di opere inedite realizzate appositamente per questa occasione espositiva che riflettono sul tema dell’incontro.

L’approccio multidisciplinare che Ornaghi & Prestinari hanno perfezionato durante l’esperienza formativa e l’interesse per il design, l’architettura e la storia dell’arte sono diventati parte della loro ricerca. Il lavoro degli artisti esplora la dimensione domestica, fragile e intima delle cose. La pratica di Ornaghi & Prestinari si muove tra concetto e azione con una particolare attenzione ai materiali e alla loro manipolazione. La delicatezza, la cura, il tempo, la leggerezza e l’ironia sono temi ricorrenti nelle loro opere. “Mescolando insieme figurazione pittorica e plastica, riflessioni sull’arte concettuale e esperienze di vita personale, invitiamo in un universo intimo (…) attraverso la nostra poetica, cerchiamo di dare un nuovo valore agli atti familiari. Ci sforziamo di pensare le cose come unite, per non privarle della loro complessità: per far convivere le cose piuttosto che separarle. Cerchiamo di realizzare la convivenza e l’equilibrio, di sposare mondi apparentemente lontani, di preservare la polisemia. Con la pratica, attraverso la conoscenza quotidiana dei materiali, ci sfidiamo ad acquisire nuove abilità. La forma finale è sempre il risultato di un processo di raffinamento, di lavorare su una cosa specifica finché non inizia a parlare”, spiegano gli artisti.

Le opere che Ornaghi & Prestinari concepiscono per questa mostra sono accomunate dalla tematica dell’incontro e della relazione con l’altro. Un incontro che presuppone desiderio di avvicinamento e di contatto come si evince in “Rintocco”, i calici in cristallo posti su una mensola che nel corso della giornata si avvicinano fino a toccarsi, piuttosto che in “Sfiorare”, il dittico in cui due tele si inclinano così tanto l’una verso l’altra da sfiorarsi in un angolo. “L’etimologia latina della parola pensare significa pesare. Il pensiero soppesa e può farsi pesante così come c’è una relazione tra il toccare sensoriale e ciò che ci tocca emotivamente, dichiarano gli artisti e proseguono. Come si legge in un’intervista a Jean-Luc Nancy: “Un peso non è necessariamente qualcosa di pesante. Può essere leggero. Ad esempio un petalo di un fiore sulla mia mano non pesa quasi nulla, ma io sento questo quasi nulla. Io percepisco la sua quasi assenza di peso, so bene che se volto la mano il petalo cadrà in terra, lentamente, seguendo i movimenti dell’aria. Ma questo petalo non sfuggirà comunque alla gravità, anche se una corrente d’aria o il calore lo facesse risalire, si tratterebbe ancora di un gioco del suo peso. Per quanto riguarda il pensiero, il pensiero più pesante è sempre il più leggero… per esempio “l’essere”… o “il tempo”…” (in “Sfiorarsi. Intervista a Jean- Luc Nancy”, di Gianfranco Brevetto, EXagere). “Ritrovarsi”, i grandi piatti in ceramica smaltata che gli artisti realizzano per la mostra riportano all’aspetto conviviale del condividere la tavola e il cibo insieme. Ciascun piatto, apparentemente costituito da frammenti di diversa provenienza, è stato in realtà riportato alla sua forma originaria dopo un intervento di smaltatura di alcuni dei suoi cocci. Un processo, quello che mettono in atto gli artisti, che sottintende la volontà di ritrovare un disegno già insito nel piatto; un disegno che si rivela soltanto con la sua rottura sottolineando come l’unità iniziale non fosse la fine ma l’inizio di un viaggio. Concludono il percorso espositivo “Appendimarmi”, due scarti di marmo come ritagli avanzati appesi alla parete su un supporto in metallo; il paesaggio silente e immobile di una fotografia, “Sentimento”; e “Vuoti”, il disegno di tre vasi ricavati in negativo dipingendo lo spazio attorno ai profili delle forme.

Nell’ottica di avvicinare il mondo dell’infanzia all’arte contemporanea partendo dall’esposizione di Ornaghi & Prestinari, all’interno dell’iconico hotel The St. Regis Rome si terranno, per tutta la durata della mostra, dei workshop dedicati ai bambini.

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25
Nov

Francesca Woodman: New York Works

Una mostra dedicata a una rara serie di fotografie a colori di Francesca Woodman allestita nel suo appartamento di New York nel 1979.

Nella sua breve carriera Francesca Woodman (1958-1981) ha creato uno straordinario corpus di opere acclamato per la sua singolarità di stile e di tecniche innovative. Fin dall’inizio, la sua attenzione si è concentrata sul rapporto con il suo corpo come oggetto dello sguardo e come soggetto attivo dietro la macchina fotografica.

A seguito dell’esposizione in galleria del 2018 riguardante opere realizzate in Italia nel 1977-1978, le opere di questo centro espositivo riguardano una rara serie di fotografie a colori che Woodman ha messo in scena nel suo appartamento a New York nel 1979. In queste immagini, e nelle fotografie in bianco e nero anch’esse realizzate a New York più o meno nello stesso periodo, Woodman contorce e inserisce il suo corpo nello spazio e nell’architettura, a volte anche “esibendosi” nella scultura classica attingendo a metodologie possibilmente incontrate nel corso del suo anno all’estero a Roma mentre era studentessa alla Rhode Island School of Design. Una delle principali influenze dell’arte italiana sul lavoro di Woodman è stata l’uso preciso della composizione, il quale è diventato sempre più sofisticato durante il suo soggiorno romano. Esplora la prospettiva e utilizza consapevolmente le strategie formali apprese dalla scultura classica e dallo studio di maestri fiorentini come Giotto e Piero della Francesca. Scrisse da New York nel 1980 a Edith Schloss, amica, pittrice e critica romana: “È buffo come mentre vivevo in Italia la cultura non mi abbia influenzato molto e ora ho tutto questo fascino per l’architettura, ecc.“

Se nelle precedenti fotografie di Woodman sono certamente presenti influenze italiane e classiche, esse raggiungono una nuova articolazione nelle opere realizzate a New York, culminate nella sua monumentale opera-collage inscindibilmente legata alla forma della diazotipia: Blueprint for a Temple, nella collezione del Metropolitan Museum of Art di New York, e nelle sue Caryatids, anch’esse incluse in questa mostra. Come sottolinea la critica Isabella Pedicini: “Insieme al suo continuo lavoro con la statuaria antica, l’inquadratura ricorrente del torso acefalo ricorda le caratteristiche salienti di una scultura antica”. Ci giunge spesso in frammenti. In ogni caso, il suo interesse per la scultura si concentra in particolare sull’esemplare stesso, la forma frammentaria che sopravvive… Temple Project (1980), in cui vediamo modelli come cariatidi sul lato di un tempio greco, rivela anche influenze classiche dirette”.

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11
Nov

Leandro Erlich – Soprattutto

Galleria Continua è lieta di presentare per la prima volta nei suoi spazi romani, presso l’iconico hotel The St. Regis Rome, la mostra personale di una figura di spicco della scena artistica internazionale, Leandro Erlich. L’architettura del quotidiano è un tema ricorrente nel lavoro dell’artista argentino volto a creare un dialogo tra ciò in cui crediamo e ciò che vediamo, così come a ridurre la distanza tra lo spazio del museo o della galleria e l’esperienza quotidiana. Case sradicate e lasciate penzolare appese a una gru; ascensori che non portano da nessuna parte; scale mobili aggrovigliate come fossero fili di un gomitolo, sculture spiazzanti e surreali quelle di Erlich, frutto di una ricerca artistica di matrice concettuale e incline al paradosso.

Maura Pozzati, storica dell’arte, critica d’arte e docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ci introduce “Soprattutto”, il progetto che l’artista concepisce appositamente per questa occasione espositiva.

“Soprattutto è il bel titolo che Leandro Erlich ha scelto per questa esposizione. Letteralmente significa “sopra ogni altra cosa, prima e più di tutto”: un concetto caro all’artista quello di amplificare il significato di una cosa attraverso l’esperienza, l’immaginazione e la condivisione collettiva. Basta guardare le sue nuvole per rendersi conto che sono qualcosa di conosciuto, di archetipico ma nello stesso tempo -nell’osservarle nelle loro forme diverse immobilizzate e congelate in una teca di legno- qualcosa di nuovo che si posiziona al di sopra della conoscenza e ci porta in un altrove magico, che ha a che fare con il senso estetico e con la poesia. Avevo scritto qualche tempo fa che il lavoro di Leandro si situa in una zona di confine tra il possibile e l’impossibile, tra ciò che conosciamo e ciò che immaginiamo: una vera e propria soglia tra ciò che è reale, o crediamo che sia, e quello che non lo è. In questo spazio liminare una cosa può essere “prima e più di tutto”, può diventare “soprattutto”, perché per l’artista esiste sempre una realtà parallela, uno stadio intermedio tra ciò che conosciamo e vediamo e ciò che ricordiamo e condividiamo insieme agli altri. L’esperienza del viaggio in aereo la facciamo tutti, chi più chi meno, ma è diverso lo stato d’animo e quello che ognuno di noi investe emotivamente “sopra” il viaggio stesso. La medesima cosa vale per il paesaggio: quello visto dall’alto quando stiamo per atterrare in aereo (probabilmente sarà esposto in mostra un tappeto che si potrà calpestare) e quello romano, con i suoi edifici, vie, strade e giardini dialogano contemporaneamente con le nuvole in cielo. Perché quello che ci comunica l’artista è che esiste una relazione tra le nuvole e il territorio e che il luogo descritto è qualcosa di conosciuto, che riconosciamo come naturale e già visto, ma anche qualcosa di strano e artificiale. La stessa nuvola la ritroviamo inscatolata di fronte a noi ma anche fotografata nel cielo di Roma, libera di muoversi nello spazio “sopra ogni altra cosa”. Tutta l’opera di Leandro Erlich in fondo gioca con la mente e con la percezione dello spettatore per potere ridefinire gli spazi della sua quotidianità, per uscire dal mondo dell’ordinario ed entrare in quello dell’extra-ordinario. Prima e più di tutto”.

 

El Avion 2011, Metal structure, fiber glass, plasma screen, 100 x 100 x 14 cm. Photo: Giovanni De Angelis

Leandro Erlich è nato in Argentina nel 1973. Vive e lavora a Buenos Aires e Montevideo. Negli ultimi due decenni, le sue opere sono state esposte a livello internazionale e sono entrate a far parte di collezioni permanenti di importanti musei e collezionisti privati. Erlich inizia la sua carriera professionale a 18 anni con una mostra personale presso il Centro Cultural Recoleta di Buenos Aires. Dopo aver ricevuto diverse borse di studio (El Fondo Nacional de las Artes, Fundación Antorchas), prosegue il suo percorso al Core Program, una residenza d’artista a Houston, Texas (Glassell School of Art, 1998) dove sviluppa due delle sue più note installazioni “Swimming Pool” e “Living Room”. Nel 2000, prende parte alla Biennale di Whitney e nel 2001 rappresenta l’Argentina alla 49° Biennale di Venezia. Le sue opere pubbliche includono: “La Democracia del Símbolo”, un intervento congiunto presso il monumento dell’Obelisco e il Museo MALBA che nel 2015 affascina la città di Buenos Aires; “Maison Fond” che celebra la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico a Parigi (Nuit Blanche, 2015), opera tutt’ora in mostra permanente alla Gare du Nord; “Bâtiment”, una delle sue più celebri installazioni, realizzata per Nuit Blanche (Parigi 2004) poi riprodotta nei paesi di tutto il mondo (Francia, Regno Unito, Australia, Giappone, Argentina, Ucraina, Austria); “Ball Game” commissionata nel 2018 dal CIO per commemorare le Olimpiadi estive della gioventù a Buenos Aires; “Port of Reflections” esposto al MMCA (Seoul, Corea, 2014), al MUNTREF (Buenos Aires, 2016) e al Neuberger Museum of Art (New York, 2017); “Palimpsest” in mostra permanente alla Triennale d’arte Echigo-Tsumari (Kinare, Giappone, 2018). Erlich ha ricevuto numerosi premi, tra cui: The Roy Neuberger Exhibition Award (New York, 2017), la Nomination per il Prix Marcel Duchamp (Parigi, 2006), l’UNESCO Award (Istanbul, 2001), El Premio Leonardo (Museo Nacional de Bellas Artes , Buenos Aires, 2000), el Fondo Nacional de las Artes (Buenos Aires, 1992).
Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali: El Museo del Barrio, New York (2001); MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma (2006); Centre D’art Saint Nazaire, Francia (2005); PS1 MoMA, NY (2008); MOLAA, Long Beach (2010); Barbican Centre, Londra (2013); 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa, Giappone (2014); MMCA, Seoul, Corea (2014); MALBA, Buenos Aires (2015); ZKM, Germania (2015); Fundación Telefónica, Madrid, Spagna (2017); Neuberger Museum of Art, New York (2017); MORI Art Museum, Tokyo (2017/2018); HOW Art Museum, Shanghai (2018); MALBA, Buenos Aires, Argentina (2019); CAFAM, Pechino, Cina (2019); KAMU, Kanazawa, Giappone (2020); Voorlinden Museum, Olanda (2020). Solo per citarne alcune. Tra le mostre collettive ricordiamo: Nuit Blanche de Paris (2004); Palais de Tokyo, Parigi (2006); Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Spagna (2008); Fundación PROA, Buenos Aires (2009, 2013); Centre Georges Pompidou, Parigi (2011); Centquatre, Parigi (2011); MOT, Tokyo (2013); Shanghai Art Festival (2013); Spiral Garden, Tokyo (2017); Maison de l’Amérique Latine, Parigi (2018); Power Station of Art, Shanghai (2018). Tra le numerose biennali a cui ha preso parte: Biennale Mercosur (1997); 7° Biennale dell’Avana (2000); 7° Biennale di Istanbul (2001); 3° Biennale di Shanghai (2002); 1° Biennale di Busan, Corea (2002); 26° Biennale di San Paolo (2004); Biennale di Venezia (2001/2005); Triennale d’arte Echigo-Tsumari, Giappone (2006/2018); Palais de Tokyo, Parigi (2006); Biennale di Liverpool (2008); Biennale di Singapore (2008); 2° Biennale di Montevideo, Uruguay (2014); XIII° Bienal de Cuenca (2016); Bienal Sur, Buenos Aires (2017).

Il lavoro di Erlich è presente in molte collezioni private e pubbliche, tra cui: The Museum of Modern Art, Buenos Aires; Il Museum of Fine Arts, Houston; Tate Modern, Londra; Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou, Parigi; 21st Century Museum of Art Kanazawa, Giappone; MACRO, Roma; Il Museo di Gerusalemme; FNAC, Francia; Ville de Paris et SCNF, Gare du Nord, Francia.

LEANDRO ERLICH
Soprattutto

GALLERIA CONTINUA
The St. Regis Rome, Via Vittorio E.Orlando 3 – Roma
La mostra sarà aperta al pubblico dal 6 novembre al 23 gennaio 2021
dal martedì al sabato 11.00 – 19.00 solo su appuntamento

 

Immagine in evidenza: Leandro Erlich – Cloud – White Bear 2014, Wenge wood, ultra clear glass, ceramic ink, led lights, 175 x 91 x 50 cm. Photo: Giovanni De Angelis

04
Set

Paolo Ventura. Carousel

Dal 17 settembre al 8 dicembre CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospita «Carousel», un percorso all’interno dell’eclettica carriera di Paolo Ventura (Milano, 1968), uno degli artisti italiani più riconosciuti e apprezzati in Italia e all’estero. Dopo aver lavorato per anni come fotografo di moda, all’inizio degli anni Duemila si trasferisce a New York per dedicarsi alla propria ricerca artistica. Sin dalle sue prime opere Ventura unisce alla grande capacità manuale una particolare visione poetica del mondo, costruendo delle scenografie all’interno delle quali prendono vita brevi storie fiabesche e surreali, immortalate poi dalla macchina fotografica. Con «War Souvenir» (2005), rielaborazione delle atmosfere della Prima Guerra Mondiale attraverso piccoli set teatrali e burattini, ottiene i primi importanti riconoscimenti, come l’inserimento all’interno del documentario della BBC «The Genius of Photography» nel 2007. Dopo dieci anni negli Stati Uniti, rientra in Italia dove realizza alcuni dei suoi progetti più celebri, all’interno dei quali mescola fotografia, pittura, scultura e teatro, come ad esempio nella scenografia di «Pagliacci» di Ruggero Leoncavallo, frutto dell’importante collaborazione con il Teatro Regio di Torino, di cui CAMERA ha esposto alcuni lavori preparatori a gennaio del 2017.

In quest’occasione le sale del museo ospitano alcune delle opere più suggestive degli ultimi quindici anni – provenienti da svariate collezioni, oltre che dallo studio dell’artista – in un’assoluta commistione di linguaggi che comprende disegni, modellini, scenografie, maschere di cartapesta e costumi teatrali. Non si tratta, tuttavia, di un percorso lineare né di una retrospettiva, quanto piuttosto di una messa in scena di tutti i temi ricorrenti della sua poetica, fra i quali spiccano quello del doppio e della finzione. Le prime sale dello spazio espositivo torinese diventano quindi un’autentica full immersion nella poetica di Ventura, un vero e proprio ingresso all’officina dove nascono e si compongono le storie elaborate dall’artista. Un viaggio e un racconto, dunque, secondo quelli che sono i temi e le modalità espressive predilette da Ventura, rappresentante di una fotografia volutamente narrativa: non a caso, i testi che accompagneranno questo percorso saranno stesi e scritti direttamente dall’artista, che diviene la voce narrante della mostra.

La seconda metà dell’esposizione sarà invece dedicata interamente a due nuovi e inediti progetti: il primo è “Grazia Ricevuta”, rivisitazione affettuosamente ironica del tema dell’ex voto, che Ventura naturalmente rielabora a partire dalla manipolazione dell’immagine e dalla presenza costante della sua figura e di quella delle persone a lui vicine. Un ulteriore affondo nella cultura popolare, così amata e ben conosciuta da Ventura, una cultura che da sempre fornisce icone e tematiche al multiforme artista milanese. Il secondo lavoro inedito è l’esito della partecipazione di Ventura al programma “ICCD/Artisti in residenza”, avviato a partire dal 2017 dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma, ed esposto per la prima volta grazie alla collaborazione fra CAMERA e l’Istituto del MiBACT. Sulla scorta della riflessione sulla rappresentazione delle vicende risorgimentali, Ventura indaga il tema della guerra e della sua rappresentazione in fotografia, influenzata dalla difficile accettazione della modernità del mezzo fotografico in un paese fortemente legato alla tradizione come l’Italia del XIX secolo. Tutto questo attraverso il romanzesco rinvenimento di una serie di rare carte salate risalenti al periodo risorgimentale, nel corso della residenza romana dell’artista. ​

Conclude la mostra una grande e spettacolare installazione, che trasforma l’intero lungo corridoio di CAMERA nel palcoscenico sul quale appare e si sviluppa una città immaginaria, composta dalle tante architetture realizzate da Ventura nel corso degli anni, riassemblate e reinventate per questa occasione in un allestimento di grande suggestione.

Curata da Walter Guadagnini la mostra sarà accompagnata da un volume monografico, pubblicato da Silvana Editoriale, che ripercorre per la prima volta in modo esaustivo e organico tutte le tappe salienti della ricerca dell’artista.

L’attività di CAMERA è realizzata grazie a Intesa Sanpaolo, Lavazza, Eni, Reda, in particolare la programmazione espositiva e culturale è sostenuta dalla Compagnia di San Paolo.

Paolo Ventura. Carousel

Torino, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia

17 settembre – 8 dicembre 2020

Mostra a cura di Walter Guadagnini

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, 10123 – Torino
www.camera.to |camera@camera.to

Contatti
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Ufficio stampa e Comunicazione
Via delle Rosine 18, 10123 – Torino

Giulia Gaiato
www.camera.to | camera@camera.to
pressoffice@camera.to
tel. 011 0881151

Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
tel. 049 663 499
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Image: Behind the Walls#05 (da Behind the Walls), 2011