Category: disegno

07
Set

Gino Sabatini Odoardi. Pieghe e polvere

Le opere di Gino Sabatini Odoardi, in mostra al PAN di Napoli dall’11 al 28 settembre 2015, hanno tutte un unico scopo: strappare più cose possibile all’oblio.
Promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Napoli, in collaborazione con la galleria Gowen Contemporary di Ginevra, la personale, curata da Maria Savarese, presenta i lavori più recenti dell’artista: sculture, installazioni e disegni che interagiscono attraverso la bianca superficie, sinuosa e fredda, della termoformatura, su cui talvolta si inserisce il nero della grafite, con un’unica interruzione accidentale di una piega rossa.

Una particolare attenzione è rivolta alla città di Napoli cui è dedicata l’installazione creata ad hoc “Senza titolo con polvere”, scaturita da un’intensa giornata al Cimitero Monumentale di Poggioreale, nel cosiddetto “quadrato degli uomini illustri”. Qui trovano sepoltura alcune eminenti personalità della cultura come Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo, Raffaele Viviani, Gaetano Donizetti, solo per citarne alcuni.

Su queste lapidi, semi-ingoiate dalla vegetazione selvatica dove l’abbandono e l’incuria la fanno da padrone, Sabatini Odoardi si china per ridare loro dignità: con fazzoletti bianchi, e con l’intento discreto e silenzioso di sottrarle a quel nulla cui sembrano destinate, l’artista ne rimuove la polvere secolare. Ne uscirà quattro ore dopo stringendo in mano reliquie di cotone “sporche di senso”, come afferma lo stesso artista, che saranno la materia prima per la costruzione dell’installazione in mostra al PAN: gli stracci sono qui innalzati a opere d’arte ed esposti come tele su cui si è dipinto con quella polvere antica.

Oltre alla dicotomia memoria-oblio, centrale nella ricerca di Sabatini Odoardi, sono altri i dualismi su cui si muove l’antologica – morte-vita, fede-agnosticismo, sacro-profano – ed è su questi che si snoda il percorso espositivo. In particolare, sono i progetti Cortocircuiti, che cerca di insinuare il dubbio, rompere gli equilibri su cui poggia la nostra cultura, e Tra le pieghe, sculture i cui panneggi raccontano gli innumerevoli risvolti della vita, a definire l’ossatura dell’esposizione.
“Le antitesi – spiega Maria Savarese – attraversano trasversalmente gran parte della sua opera, spesso in bilico tra il sacro e il profano. La ripetizione, altro elemento ricorrente, diventa rituale da sfidare. L’idea seriale amplifica, in una strategia ossessiva e seduttiva al tempo stesso, discorsi e ritmi”. È il caso delle grandi installazioni, come Perdersi dentro un bicchiere d’acqua, 2001, Si beve tutto ciò che si scrive, 2002, o Senza titolo, 2013. In quest’opera 21 stracci che hanno subito il processo della termoformatura, plasmati a mano singolarmente, creano un gioco ritmico e modulare, rotto da un vuoto, un drappo indisciplinato, che si sottrae alla consuetudine e si depone a terra, sfuggendo alla regola dell’armonia.Continue Reading..

02
Set

Giovanni De Lazzari. Giorni segreti

Giovanni De Lazzari
Giorni segreti

a cura di Sveva D’Antonio
Inaugurazione Venerdì, 18 Settembre 2015, ore 18.00

fino al 25 ottobre 2015

SYSON gallery è lieta di presentare Giorni segreti la prima mostra personale di Giovanni De Lazzari in Inghilterra, negli spazi della galleria SYSON di Nottingham. In mostra un gruppo di lavori recenti realizzati utilizzando il disegno, la pittura e la scultura.

De Lazzari sceglie come linguaggio privilegiato il disegno, dimostrando che la fisicità dell’opera non è attributo esclusivo delle opere tridimensionali. La delicatezza dei suoi disegni, l’ossessione per il dettaglio, riempie e condiziona infatti lo spazio dove sono collocati, mettendo in ‘scena’ una serie di emozioni e suggestioni legate all’immaginario dell’artista, da sempre espressione della sua visione intima della cose.

Nella mostra Giorni segreti i soggetti dei disegni appartengono per lo più al mondo naturale, sia esso vegetale o animale. La natura è utilizzata come simbolo, specchio della vita umana. Le linee complesse di certi fiori e piante ci rimandano al misterioso intreccio di alcuni nostri organi vitali. Ad esempio le rose sono “vittime” di tagli mediani che l’artista compie per studiarne il corpo interno, la fragilità e la loro complessa delicatezza.

I fiori non sono le uniche cavie di cui De Lazzari si serve nel sue opere. Rami spezzati e poi ricuciti, foglie strappate e ricomposte in una nuova e più complessa mappatura compaiono sulla carta dei suoi disegni; sono piccoli elementi di una natura delicata e misteriosa. L’attenzione è per il dettaglio, per il piccolo particolare che genera un’immagine nell’immagine. Una piccola frattura o una ferita nel tronco di un albero, aldilà della loro rappresentazione formale, rimanda a significati più complessi, immediatamente riconducibili a dinamiche di tipo psicologico.

Nella seconda parte della mostra è presente una grande scultura, Imago, che assume la forma di un tavolo e un piccolo collage tridimensionale realizzato con carta e immagini provenienti dall’archivio personale dell’artista.

Imago racconta perfettamente l’immaginario di De Lazzari e il suo modus operandi. Il piano del tavolo è “occupato“ per lo più dal vuoto di uno spazio bianco che diventa elemento significante, mentre i limiti esterni, gli angoli, sono teatro della rappresentazione e luogo ‘marginale’ dove collocare le immagini. In questo caso si tratta di piccoli dipinti legati alla vita degli animali, dall’atmosfera ancestrale, quali larve e mammiferi che allattano, che riportano all’origine della vita. I soggetti degli interventi a margine vivono nel dialogo tra di loro e nell’associazione reciproca diventano una presenza ambigua. Il risultato finale è il cortocircuito e la disarmonia fra il bianco vuoto del piano del tavolo e gli spigoli in cui si concentra la rappresentazione.

La piccola scultura di legno con le sue stratificazioni d’immagini contiene all’interno, quasi come se fosse uno scrigno della sua mente, le fantasie ricorrenti dell’artista.

Guardando la composizione della scultura, l’opera appare divisa in scomparti che s’incastrano; anche in queste piccole dimensioni lo spazio è fondamentale, perché crea ancora una volta una serie di associazioni e un dialogo aperto a diverse possibili interpretazioni.Continue Reading..

01
Set

Omar Galliani. Il disegno nell’acqua

Omar Galliani. Il disegno nell’acqua

ACQUARIO CIVICO, Viale G.B. Gadio 2, Milano
15 settembre – 11 ottobre 2015
inaugurazione lunedì 14 settembre ore 18

CONCA DELL’INCORONATA, Via San Marco, Milano
15 settembre – 25 ottobre 2015
inaugurazione lunedì 14 settembre ore 19.30

conferenza stampa Acquario Civico lunedì 14 settembre, ore 12

Il progetto espositivo “Omar Galliani. Il disegno nell’acqua” si compone di una mostra collocata in due sedi: all’Acquario Civico, dove è esposto un nutrito corpus di opere di Omar Galliani, di cui molte inedite; e alla Conca dell’Incoronata in Via San Marco a Milano con un’installazione site specific.
L’iniziativa è promossa e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Acquario Civico di Milano in collaborazione con l’Archivio Omar Galliani e la Società dei Navigli Lombardi, e gode del patrocinio della Città di Locarno.
Il progetto è a cura di Raffaella Resch e fa parte di Expo in città, il palinsesto di iniziative che accompagnerà la vita culturale di Milano durante il semestre dell’Esposizione Universale.

Omar Galliani tramite i suoi lavori crea un legame tra l’antico e il contemporaneo, tra l’arte e la multidisciplinarietà, traendo ispirazione da Leonardo, dalla storia di Milano e dall’attenta osservazione della natura e dell’uomo. Le due sedi, connesse al tema dell’acqua sono luoghi estremamente idonei per presentare le opere dell’artista, che indaga approfonditamente questo elemento naturale, attingendo dalla conoscenza scientifica per addentrarsi nella decodificazione simbolica del reale. La predilezione per il disegno, l’attenzione ad una rappresentazione naturalistica e simbolica dell’universo circostante riconducono a Leonardo e allo stesso tempo la raffinata tecnica rinascimentale ripresa da Galliani in chiave contemporanea esprime anatomie dell’universo e paesaggi dell’anima carichi di inquietudini, in un’esplosione emozionale di simboli e chiaroscuri.

“Omar Galliani. Il disegno nell’acqua prosegue il percorso artistico avviato dall’Acquario civico di Milano con la mostra Leonardo e l’acqua che si proponeva di indagare il ruolo che l’acqua ha giocato nello sviluppo del talento creativo di Leonardo da Vinci. Omar Galliani parte proprio dagli studi sulla figura di Leonardo da Vinci, analizzando il fortissimo legame che Leonardo ha vissuto con la nostra città attraverso la progettazione delle sue vie d’acqua, per poi riproporre l’acqua come elemento centrale della sua opera”. L’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno sottolinea con questo inciso un aspetto fondamentale della mostra, ovvero il saldo legame del linguaggio contemporaneo di Omar Galliani con l’opera Vinciana. Numerosi i rimandi che avvicinano i lavori dell’artista anche ad un passato più recente: al Simbolismo, a l’Art Nouveau, a motivi orientali e arabescanti, sempre arricchiti da novità linguistiche e formali del tutto personali e originali.

Le opere in mostra all’Acquario – uno dei principali monumenti lasciati a Milano dall’Esposizione Internazionale del 1906 – il cui allestimento è curato dall’Architetto Mario Botta, sono collocate in corrispondenza degli ambienti della struttura idrobiologica, in cui sono presenti i diversi ecosistemi acquatici, dalle sorgenti montane al mare. La significativa selezione dei cicli pittorici di Galliani ispirati a Leonardo, datati dal 1979 a oggi, comprende opere realizzate su diversi supporti, quali la carta, il legno di pioppo, la tela gommata, il rame e la pietra, ottenute attraverso l’utilizzo di tecniche personali e originali, in cui l’acqua diventa una componente fondamentale, non solo come suggestione artistica, ma anche come medium.

Nella sezione “Immersioni”, che si snoda nel sotterraneo, al piano terreno e nel giardino esterno, sono collocate opere generate dall’immersione nel liquido, come Aquaticus Liber (1979), che si compone dei sedimenti organici e vegetali, oltre che di resti di un disegno di Ophelia d’après Millais, posto in acqua; o Nelle stanze di Ophelia (2010 – 2015), il grande dipinto di metri 4×4 su tela gommata collocato nelle vasche del giardino esterno. L’azione dell’acqua apporta modifiche e contribuisce alla completa realizzazione dell’opera stessa, aggiungendo un ulteriore valore estetico e simbolico. Un’interpretazione particolare di questo fare artistico viene data dalla curatrice Raffaella Resch nel catalogo della mostra: “l’opera d’arte in Galliani è un organismo indipendente composta da parti che si dissolvono nell’ecosistema, per ricomporsi attraverso il ciclo dell’acqua e per così dire riprodursi, allo stesso modo della natura”.Continue Reading..

13
Lug

Omar Galliani … a Oriente

CAMeC
Centro Arte Moderna e Contemporanea
Piazza Cesare Battisti, 1 – La Spezia

Omar Galliani
… a Oriente

a cura di Marzia Ratti
27 giugno – 15 novembre 2015
PROROGATA al 10 gennaio 2016

Con l’importante evento espositivo dedicato a Omar Galliani, il CAMeC affianca alla mostra tratta dalle collezioni permanenti, “Dal disegno al segno”, l’approfondimento del lavoro di un artista che appunto nel disegno ha individuato un territorio preferenziale di indagine, con esiti spiccatamente innovatori e distintivi, nell’impianto concettuale e nella modalità di esecuzione.

A proposito del disegno quale elemento cardinale della sua ricerca, lo stesso Galliani così efficacemente precisa: “ Il disegno è sempre in viaggio con me e nei tanti aeroporti d’Oriente e Occidente su diversi taccuini ho tracciato linee, consumato matite, polverizzato carboncini o sanguigne. Il mio è un disegno impertinente ed esagerato, ha dilatato il segno preparatorio in opera “finita/infinita”. Ha abbandonato il tavolo preferendogli la parete o il pavimento”.

Si tratta di “una mostra incentrata sui lavori scaturiti dalle suggestioni provate nei molti viaggi fatti in Cina e in Oriente, dove l’artista in quest’ultimo lustro si è fatto apprezzare e conoscere esportando il suo linguaggio che, nel segno della contemporaneità più incisiva, veicola anche il retaggio della tradizione classica italiana, filtrato e interpretato ad altissima elaborazione individuale. Continue Reading..

28
Giu

FISAD 2015 – Primo Festival Internazionale delle Scuole d’Arte e Design

L’Accademia Albertina di Belle Arti
in partnership con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
presenta

Il senso del corpo
FISAD 2015 – Primo Festival Internazionale delle Scuole d’Arte e Design
Torino, 1 – 26 luglio 2015

Prima edizione del Festival Internazionale delle Scuole d’Arte e di Design – FISAD 2015, che offre un panorama unico sullo stato dell’arte giovane e quindi sul suo futuro, in Italia e nel mondo. Il tema del festival è “Il senso del corpo”.

“The sense of the body”: questo è il tema scelto per la prima edizione del Festival Internazionale delle scuole d’arte e di design.
Nell’anno in cui Torino è la Capitale Europea dello Sport il tema disegna un ponte tra il progetto sportivo della Città e le attività che si svolgono in una scuola d’arte.

Saranno tre le grandi mostre dedicate al rapporto tra arte, corpo, sport:

La prima, che trae il titolo proprio dal tema del Festiva, “Il senso del corpo – The sense of the body” si svolgerà durante tutto il mese di luglio nell’Accademia e nella Pinacoteca Albertina. Alcune sezioni dell’esposizione saranno collocate nella Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, nel Museo Ettore Fico, nel foyer dell’Auditorium RAI: circa 320 opere di altrettanti giovani artisti provenienti dalle scuole partecipanti.

La seconda intitolata: “Elogio della mano – Disegni anatomici dall’Accademia di San Pietroburgo” verrà ospitata nella Pinacoteca Albertina ad agosto. L’esposizione raccoglierà i capolavori degli studenti dell’Accademia di San Pietroburgo dedicati al tema del corpo e del movimento, realizzate con le tecniche della grande tradizione classica che trova in quell’Accademia la sede ideale.

“DE ARTE GYMNASTICA – Esercizio fisico e gioco nella rappresentazione artistica” questo il titolo della terza esposizione. Verrà inaugurata il 9 settembre e sarà visitabile sino al 15 novembre.Continue Reading..

22
Giu

Giardino Intimo. Jara Marzulli – Margherita Ragno

Progetto: mostra d’arte contemporanea
“giardino intimo”
Jara Marzulli – Margherita Ragno

a cura di
Massimo Nardi

promosso dall’Associazione No More – Difesa Donna
con
il patrocinio del Comune Di Cassano delle Murge

L’associazione No More – Difesa Donna di Cassano delle Murge, è impegnata nella lotta alla violenza di genere che affonda le proprie radici in un modello culturale non ancora superato, che si alimenta e si riconduce a una disparità di ruoli dettati dal genere, a stereotipi anacronistici, di difficile sradicamento.
Il lavoro svolto nei centri di primo ascolto per donne vittime di violenza come il nostro, cosi come nei centri antiviolenza, inevitabilmente porta le operatrici ad interrogarsi su temi come la sessualità, gli stereotipi sessuali che influenzano l’acquisizione dell’identità di genere, la maternità, i pregiudizi che impregnano le relazioni uomo-donna.
Temi su cui lo spettatore sarà inevitabilmente, tras-portato ad interrogarsi attraverso l’esposizione d’arte contemporanea “giardino intimo” curata da Massimo Nardi, promossa dall’Associazione No More – Difesa Donna e patrocinata dal Comune di Cassano delle Murge, che ha come obiettivo la condivisione di tali tematiche.
E lo farà attraverso le due diverse forme di arte “al femminile”, quella di Jara Marzulli e quella di Margherita Ragno. Con la loro espressività, le artiste, infatti, vogliono esprimere il concetto semplice, e allo stesso tempo astratto, della femminilità inteso percorso di costruzione dell’identità femminile.
Importante il contributo del curatore della mostra Massimo Nardi che ha sposato in pieno il progetto e della sociologa e mediatrice familiare dott.ssa Angela Lacitignola, Presidente Sud Est Donne e coordinatrice del Centro Antiviolenza Li.A, con il suo intervento dal titolo “Lui e lei: relazioni del genere” accompagnerà lo spettatore nel meraviglioso viaggio del “giardino intimo”.

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03
Giu

La memoria finalmente. Arte in Polonia: 1989-2015

La mostra “La memoria finalmente. Arte in Polonia: 1989-2015”, che presente lavori di una quindicina di artisti polacchi selezionati sulla scorta di tre generazioni di autori nati tra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Ottanta, è allestita alla Palazzina dei Giardini Ducali di Modena, dal 19 marzo al 5 giugno 2016

Nel percorso espositivo fotografie, pittura, collage, performance, sculture, disegni, installazioni e video per raccontare il delicato passaggio tra passato e futuro vissuto dalla Polonia. La mostra è organizzata e prodotta dalla Galleria civica di Modena con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e realizzata in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma, a cura di Marinella Paderni.

Come già annunciato, l’evento, già programmato per quest’anno, si svolgerà nel 2016 in accordo tra l’Amministrazione comunale di Modena e l’Istituto Polacco di Roma, di concerto con la curatrice, con la disponibilità dei prestatori delle opere e delle istituzioni polacche a proseguire la collaborazione avviata con la Galleria civica.

Una iniziativa che sarà occasione per osservare da vicino quanto avvenuto sulla scena culturale polacca, a 25 anni dall’indipendenza democratica del Paese. La Polonia, culla di un rinascimento culturale senza precedenti, divisa nel corso del XX secolo, tornata indipendente e poi liberata con l’aiuto dell’Armata Rossa, è divenuta uno storico e strategico crocevia tra Est e Ovest, e un osservatorio privilegiato dei fenomeni politici e culturali europei, coniugando, spesso suo malgrado, istanze e differenze dei due poli estremi del nostro continente.

L’inizio dell’era post-socialista e l’ingresso del capitalismo hanno segnato un confine culturale tra passato e futuro. La libertà ritrovata ha rappresentato la promessa del futuro senza il pericolo di cadere nelle trappole della rimozione e della perdita di memoria.

Galleria civica di Modena

Palazzo Santa Margherita
Corso Canalgrande, 103
Modena 41121 Italia
Tel. +39 059 2032911
www.comune.modena.it/galleria
Orari di apertura

19 marzo – 5 giugno 2016
Mercoledì-Venerdì 10.30-13.00 e 15.00-18.00
Sabato, Domenica e festivi 10.30-19.00
Dal 18 aprile al 7 giugno
Mercoledì-Venerdì 10.30-13.00 e 16.00-19.30
Sabato, Domenica e festivi 10.30-19.30

Immagine: Michał Grochowiak, Untitled (Ola), 2008 (dalla serie “Silence”)

01
Giu

Bruce Nauman

Gagosian Paris is pleased to present key works by Bruce Nauman spanning three decades.

Since the 1960s, Nauman’s radical interdisciplinary approach has challenged conventions while producing new methodologies for creating art and meaning. His rigorous, ascetic engagement with the existential dichotomies of life/death, love/hate, pleasure/pain has embraced performance, video, holography, installation, sculpture, and drawing. From the attitudes and forms of his Post-Minimalist and Conceptual work to his most recent sound installations, persistent themes and ideas appear: the use of the body as material; the relationship between image and language, art and viewer; and the generative interaction of positive and negative space.

William T. Wiley or Ray Johnson Trap (1967) is an early example of Nauman’s resourceful and at times afflictive manipulation of the body. During a visit to his former professor William T. Wiley’s home, a bundle of mail art by Ray Johnson arrived. Nauman arranged the odds and ends sent by Johnson—shoelaces, a scarf, a matchbook—around Wiley’s body as he lay on the floor; when Wiley arose, he photographed the peculiar silhouette. What appears to be a snapshot of strewn accoutrements is in fact a fleeting “trap” in which he engages two of his conceptual forebears.

In Audio Video Piece for London, Ontario (1969–70), Nauman uses a closed-circuit television, a camera, and an audio recording to confuse sensory perception. The television broadcasts images of an adjoining room. Rhythmic noises emanate from the inaccessible space, prompting the question of why it appears completely empty on-screen. Conceived a decade later, the geometric steel sculpture Dead End Tunnel Folded into Four Arms with Common Walls (1980–87) similarly conveys disconnection and miscommunication. The “dead ends” represented by a floor-bound steel cross provide a primitive architectural maquette for a dysfunctional space, echoing Nauman’s Corridor installations of the 1960s and 1970s, in which viewers encountered disorienting passages leading to nowhere.Continue Reading..

10
Mag

Susy Manzo.Giochi di ruolo (…raccontami un’altra storia)

GIOCHI DI RUOLO
(… raccontami un’altra storia)

OPERE di SUSY MANZO

A cura di Gabriella Damiani

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA

Piazzetta Cattedrale
Centro Storico
Ostuni

16 – 31 MAGGIO 2015

INAUGURAZIONE SABATO 16 MAGGIO 2015
ORE 19:30

Il secondo evento inserito nel calendario della Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni, è rappresentato dalla mostra “Giochi di ruolo (…raccontami un’altra storia)” dell’artista milanese Susy Manzo.

Dieci disegni e un’installazione sono i nuovi lavori del 2015 presentati in questa mostra che rientra nel progetto “Giochi di ruolo”.

Ecco come la stessa artista ci presenta il suo lavoro:

“Giochi di ruolo è un progetto aperto, nato nel 2012, che indaga circa il ruolo di genere e il suo messaggio stereotipato nei giochi, nelle filastrocche e nelle canzoni popolari per bambini.
L’obiettivo è quello di offrire una visione che stimoli alla riflessione sull’importanza del messaggio “impostato” che il bambino riceve già in età prescolare.
I disegni su carta vellum sovrapposti ad intagli eseguiti in paper cutting o a sete pregiate, sono volutamente delicati, trasparenti, leggiadri per sottolineare e contrapporsi all’importanza dell’argomento analizzato.

…raccontami un’altra storia!
…raccontami un’altra storia.Continue Reading..

27
Apr

Jean-Luc Moulène. Il était une fois

Jean-Luc Moulène. Il était une fois

30 aprile > 13 settembre 2015
Grandes Galeries

L’Accademia di Francia a Roma presenta dal 30 aprile al 13 settembre 2015 (inaugurazione mercoledì 29 aprile ore 18.30-20.30) la mostra Jean-Luc Moulène. Il était une fois, dedicata a uno degli artisti più rilevanti della scena contemporanea internazionale. L’opera di Jean-Luc Moulène – oggetti, fotografie, film – esprime al contempo una riflessione permanente sulla condizione sociale dell’artista, una critica radicale verso le manipolazioni e le seduzioni della rappresentazione e una ricerca formale che spesso si tinge di umorismo e di scherno.

La mostra, curata da Éric de Chassey, mette l’accento su opere recenti, create dall’artista per l’occasione, ma propone anche una messa in prospettiva del suo lavoro presentando alcuni dei progetti più vecchi. Jean-Luc Moulène. Il était une fois costituisce la terza e ultima tappa di un percorso iniziato con l’esposizione Disjonctions, organizzata nell’estate 2014 al Centro di arte contemporanea Transpalette di Bourges e curata da Damien Sausset, e proseguito con Documents & Opus (1985-2014), al Kunstverein Hannover, sotto la direzione di Kathleen Rahn. Ognuna di queste tre mostre è dedicata ad aspetti diversi della produzione di Jean-Luc Moulène, che spazia dalla fotografia alla scultura, dal disegno alla pittura, senza dimenticare i manifesti, le brochure e le altre pubblicazioni.

Jean-Luc Moulène. Il était une fois nasce da una lunga frequentazione di Villa Medici, che ha permesso all’artista di immergersi nello spirito di questo luogo e di dialogare con esso. L’idea di un’esposizione monografica nasce nel 2010. Da allora Jean-Luc Moulène ha soggiornato spesso a Villa Medici, che già conosceva bene per aver partecipato a due collettive: La Mémoire, nel 1999, e La Fabrique de l’image, nel 2004.

Questa mostra presenta più di trenta opere, una selezione apparentemente eterogenea che permette di cogliere alcuni dei principi caratteristici della pratica dell’artista: l’uso de l’objet trouvé o della “situazione trovata”, semplicemente colti seguendo il principio della fotografia (quelli che Jean-Luc Moulène chiama “documents”, documenti) o trasformati ed elaborati secondo il principio del disegno (che lui chiama “opus”, opera); un approccio alla realtà che non riduce l’arte alla comunicazione o alla narrazione ma che propone una presentazione di immagini; un modo di concepire le proprie opere, al di là dell’apparente diversità formale, sia come esperienze del pensiero che come esperienze sensibili.Continue Reading..