Category: disegno

10
Mar

Debora Hirsch | donotclickthru

18 marzo – 2 giugno 2016
Inaugurazione 17 marzo, ore 18.30
Galleria PACK – SPAZIO 22
Viale Sabotino, 22 – Milano

Galleria Pack di Milano è lieta di annunciare la propria collaborazione con l’artista brasiliana, ormai di stanza a Milano, Debora Hirsch. La mostra, intitolata donotclickthru inaugurerà il 17 Marzo e continuerà fino al 2 Giugno. La produzione artistica di Debora Hirsch può essere definita sia concettuale che ‘assimilativa’: l’artista raccoglie, seleziona e fonde stimoli visuali derivanti sia da immagini che da testi. Le immagini, provenienti da una ampia varietà di differenti media, sono utilizzate in una prospettiva personale, ricreate e riproposte con il mezzo del disegno, del dipinto, del video o con altre variegate forme di espressione artistica scelte dall’artista.
I suoi lavori presenti in mostra presso Galleria PACK non hanno un carattere politico o emotivo. Le opere proposte affrontano il tema dell’influsso sulla cultura e sulla società contemporanea esercitato dai mezzi di comunicazione e dalle tecnologie della contemporaneità. Uno dei suoi disegni pone apertamente il quesito Se tutto è al di fuori di noi, che cosa ci resta dentro? “If everything is out there, what is left within you?.” Hirsch indaga sulla condizione umana, le vulnerabilità e le contraddizioni connaturate nell’uomo, senza lasciare mai lo spazio a pregiudizi, assiomi e cliché. L’uso della forma imperativa donotclickthru, con cui è intitolata la personale, è utilizzato anche come url del sito dedicato a questo lavoro: www.donotclickthru.com. In ultima analisi, lo scopo del sito web è quello di ottenere ‘zero clicks’, ‘nessuna navigazione’. Il lavoro presenta una successione di immagini, disegni e testi, che simulano il formato tipico della comunicazione web nello stile. Il sito può essere inteso come una trappola per gli esseri umani i quali, ridotti alla condizione di topi, inseguono e sono attratti come da un’esca di formaggio invisibile, immateriale e assolutamente inodore. Lo spettatore è chiamato a confrontarsi con la dimensione effimera di Internet, che altro non è se non una trappola in grado di trasformare una possibilità in una sicurezza assoluta, un dubbio in una certezza, un gruppo in minoranza in una maggioranza di individui. Tutto può essere trasformato in una lista, e non importa il quanto irrilevante o fittizia. La nostra curiosità di osservatori è attivata, innescata e ci sentiamo in dovere di colmare il divario di conoscenza. Cliccare sul mouse incarna il prototipo perfetto di un perfetto piacere: e’ squisito e lascia insoddisfatti. Più si è delusi dal contenuto materiale, più insoddisfatte e disattese risultano le nostre aspettative, maggiormente ci si ritroverà ad osservare nuovamente lo stesso contenuto: quello che circola, ritorna.Continue Reading..

03
Mar

Alex Urso. Impossible Nature

a cura di Francesca Pergreffi

Spazio Meme, via Giordano Bruno 4, Carpi (MO)
12 marzo – 29 maggio 2016
Inaugurazione 12 marzo 2016, ore 18.30

Alex Urso è da sempre attratto dagli oggetti, dalla potenza sentimentale che emanano. Le “cose” sono, per l’artista, dei conduttori attivi di poesia capaci di raccontare infinite storie. Raccolti negli angoli più disparati della città, questi elementi -cianfrusaglie apparentemente prive di valore- si presentano agli occhi di Urso come entità autonome pulsanti e seducenti, che aderiscono totalmente al mondo e ne riflettono il senso. Sottratti al reale, questi oggetti vengono inseriti dall’artista all’interno di contesti nuovi, con l’obiettivo di dar vita a inattese narrazioni.

La serie di lavori esposta allo Spazio Meme raccoglie, per la prima volta in Italia, venti opere provenienti dalla serie di assemblaggi Impossible Nature, che ha occupato gli ultimi due anni di ricerca dell’artista. La serie consiste in uno studio sulle dinamiche che sempre sono intercorse tra arte e natura: nati originariamente come omaggio a Joseph Cornell, pioniere dell’assemblaggio ed esponente di riferimento del surrealismo americano, i lavori, a partire dal 2014, si sono sviluppati sempre più come una riflessione in progress sulle relazioni tra mondo naturale e mondo fittizio delle immagini. Impossible Nature è diventato, in questo modo, un compendio sull’ossessione e sul desiderio, da parte dell’arte, di ricercare le forme e le armonie estetiche della natura, di riprodurle e, in certi casi, di volerle conservare catturandone invano la bellezza.

Gli assemblaggi in mostra sono composti, singolarmente, da collage di figure di volatili ritagliate da vecchi libri di illustrazione sul mondo naturale, combinate ad elementi sottratti al reale: carta da parati ornamentale, scatole di alluminio e boxes di ogni tipo vengono trasportate in un contesto poetico in cui elementi naturali e scarti artificiali convivono. Elaborati con minuzia tecnica e profondo equilibrio compositivo, ognuno di questi teatrini ammalia e si lascia osservare, seducendo l’osservatore e invitandolo a scorgersi dentro per cercare un contatto con l’opera.

***
Alex Urso (n. 1987) lavora prevalentemente con la tecnica del collage e dell’assemblaggio. Laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università degli Studi di Macerata. Diplomato in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha partecipato a mostre personali e collettive in gallerie e spazi pubblici tra Italia e Polonia. Attualmente vive e lavora a Varsavia, dove porta avanti la sua attività di artista e curatore indipendente, scrivendo di arte e cultura contemporanea per riviste di settore.

Orari di apertura: sabato e domenica 10.00-13.00; 16.00-20.00;
durante la settimana su appuntamento; spaziomeme@gmail.com

Immagine: Non toccare desiderio, 36 x 23 x 15 cm (2015) – dettaglio

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01
Mar

Teoria ingenua degli insiemi

Teoria ingenua degli insiemi
Paolo Icaro
Bettina Buck, Marie Lund, David Schutter
a cura di Cecilia Canziani e Davide Ferri
30 gennaio – 26 Marzo 2016

P420 inaugura il nuovo spazio a Bologna in Via Azzo Gardino 9 con due mostre curate da Cecilia Canziani e Davide Ferri.
Un insieme è una qualunque collezione di oggetti della nostra intuizione o del nostro pensiero. Gli oggetti, detti elementi dell’insieme, devono essere distinguibili e ben determinati
G. Cantor, Teoria ingenua degli insiemi
Il modello di insieme sviluppato dal matematico tedesco Georg Cantor (1845 – 1918) elaborato alla fine del XIX secolo e fondamentale per lo sviluppo della matematica moderna, è una teoria che si basa sul concetto di appartenenza: un insieme è a tutti gli effetti una collezione di elementi distinti, con la particolarità che gli elementi dell’insieme possono essere, a loro volta, insiemi. E’ una teoria non riconducibile a concetti definiti, ma intuitiva e aperta al paradosso e alla contraddizione.

Teoria ingenua degli insiemi è un titolo per due mostre: un progetto espositivo di Paolo Icaro le cui opere sono state scelte per attivare un dialogo con una mostra che include lavori di Bettina Buck, Marie Lund e David Schutter.
Le due mostre si trovano a condividere lo stesso spazio, e una accanto all’altra, o, letteralmente, una dentro l’altra, possono dialogare per contrasti, o temporanee assonanze, portando alla luce richiami tra poetiche di artisti che appartengono a geografie e genealogie diverse. Somiglianze non sensibili che indicano preoccupazioni comuni restituite in forme differenti.

Teoria ingenua degli insiemi è dunque un’indagine sul lavoro di Paolo Icaro (Torino, 1936) condotta su un arco temporale molto ampio e declinata attorno all’opera Cardo e decumano (2010) che idealmente ri-orienta lo spazio espositivo e ne ripartisce i confini. Attorno a questa ossatura composta di due linee tratteggiate ortogonali, formate da variazioni numeriche di elementi modulari in ferro, si articola una progressione di opere non cronologica, con lavori appartenenti a periodi differenti. Così i Lunatici (1989) sono un campionario di azioni della mano su una porzione di materia data; Lassù: per un blu K (1990) è un lavoro in cui la misura del fare si distende fino a incontrare l’infinito in un punto; Esplosa (1990) è una scultura che disegna lo spazio, che “fa spazio”, anziché occuparlo; Numericals 1 – 10 (1978), in cui un danzatore interpreta liberamente una progressione numerica, è una performance in cui il corpo diventa materia scultorea.Continue Reading..

26
Feb

Chiara Dattola. Dentro la foresta

La galleria d’arte Il Vicolo presenta Dentro la foresta, mostra personale dell’artista illustratrice Chiara Dattola, giovedì 25 febbraio alle ore 18.30, in via Maroncelli 2, Milano. Il Vicolo, che segue con particolare attenzione il mondo del disegno e dell’illustrazione, collabora per la prima volta con la Dattola. Nasce da questo incontro la mostra Dentro la foresta che comprende una ventina di chine, collages e tele, realizzate dall’artista appositamente per questa esposizione.

Il tema della mostra, la foresta vista come espressione dell’immaginario, è rappresentata dalla Dattola come un viaggio in un luogo magico e surreale nel quale perdersi all’ombra umida tra gli alti tronchi – come scrive Ferruccio Giromini nel suo testo – dove realtà e mito si fondono. Dal personale punto d’indagine dell’artista la foresta è vista come madre, cibo, rifugio, vita, morte mentre i personaggi che emergono dal folto fogliame o che si trasformano in elementi naturali persi nella profondità della vegetazione sono archetipi o creature della fantasia.
Scrive l’artista e amico Alessandro Gottardo aka Shout del lavoro di Chiara Dattola:
Come nel realismo magico della narrativa sudamericana, come in Gabriel Garcia Marquez, Jorge Luis Borges o Cortazar a un certo punto quel confine di magia si scioglie e non ci sarà più modo di distinguere la realtà dal mito, e allora sarà bello perdersi, chiudere gli occhi, e lasciarsi popolare la mente da ogni singolo personaggio, animale, forma e colore creati dalla mano e dalla fantasia di Chiara Dattola.

La mostra verrà presentata successivamente nella sede genovese della galleria.

Nata a Varese nel 1978, Chiara Dattola vive e lavora a Milano. Ha collaborato e collabora tuttora con , fra gli altri, “Le Monde”, “Monocle”, “Les Echos”, “Internazionale!, “Philip Morris”, “Messaggerie libri”, “Elle”, “Corriere della Sera”, “Sole 24 Ore”, “Plansponsor”. Lavora inoltre per l’editoria per ragazzi, oltre che come disegnatrice, anche come scrittrice. Fra le case editrici ricordiamo: “Les Editions du Rouergue”, “Yeowon media”, “Montessori Korea”, “Les Editions du Ricochet”, edizioni “Panini”, “Coccinella e Zanichelli.
Dal 2007 è docente di illustrazione all’Istituto Europeo di Design.
Nel 2015 è stata selezionata per il Creative Quarterly n.41.
Ha illustrato interamente il calendario 2016 della rivista italiana Internazionale.Continue Reading..

24
Feb

Pamela Grigiante. A different way to make love

A CURA DI TIZIANA TOMMEI

26 FEBBRAIO – 26 MARZO 2016
INAUGURAZIONE: VENERDÌ 26 FEBBRAIO, 19.00
GALLERIA 33 VIA GARIBALDI 33 AREZZO

Dal 26 febbraio al 26 marzo Galleria 33 presenta la personale di Pamela Grigiante “A different way to make love”.
Il titolo della mostra è tratto da un’opera dell’artista, “Dinner is an unconventional way to make love”, una tecnica mista su carta della collezione nata nel 2014 su commissione di Feltrinelli, “Domestic Love”. Il progetto espositivo propone un’indagine della più recente produzione dell’artista vicentina, presentando una selezione dei lavori su carta, dai progetti “Private Papers” (2012-14) e il già citato “Domestic Love”, oltre alle sculto-installazioni “Private Boxes”, serie della quale si presentano per l’occasione quattro opere inedite.
La mostra è accompagnata da testi critici di Francesco Mutti e Tiziana Tommei.

È del tutto normale assegnare alla produzione di un artista quel significato assolutamente intimo e personale che non può prescindere dalla sua esperienza di vita. In quanto narrazione molto spesso didascalica o moraleggiante, l’Arte stessa ha incentivato questo tipo di analisi favorendo la comprensione dell’opera attraverso la conoscenza dell’autore e delle sue esperienze a cui idealmente di volta in volta sostituirsi o immedesimarsi: una comprensione direttamente proporzionale dunque che sviluppa la propria indagine critica sulla base di quella storica e umana, in un continuo e reciproco scambio che accompagna lo studioso, l’amante, l’appassionato o il semplice fortuito fruitore. Riferire però una produzione totalmente al vissuto di chi l’ha prodotta; e limitare l’area di interesse dei messaggi veicolati a quel solo ed unico ambito, fa correre il rischio di considerare ogni esperienza come fine a se stessa, venendo meno lo scopo ultimo dell’arte che è comunicazione nel senso più allargato del termine. Solo nel caso in cui il messaggio trasmesso sia allo stesso tempo esperienza personale ed indagine sociale da applicare per intero alla comunità di cui fa parte, allora si potrà parlare di analisi completa ed esauriente.
Possiede questo carattere la poliedrica artista Pamela Grigiante, in grado – con i suoi collages e le sue sculture-volume – di rappresentare visceralmente la nostra intimità più cara in un procedere verticale che è continua scoperta, feroce rivelazione. Legato alle condizioni di un quotidiano intensamente vissuto, il suo è un percorso artistico che pare superficialmente esaurire il proprio potenziale nell’indagine di situazioni contestuali a tale esperienza di vita, sezionata, analizzata e dunque restituita in forme semplici e pregresse di segno. Eppure, laddove si voglia considerare erroneamente l’immediato ed epidermico tratto come incapacità o puerile gestualità, si dovrà invece sommare una scaltra e violentissima critica al tessuto culturale che proprio il quotidiano – inteso in ogni suo singolo aspetto, dal cibo agli affetti, dalle tensioni emotive alle pulsioni sessuali, dai rapporti col prossimo a quello con la propria natura – porta con sé. Specchio reale di una società sull’orlo del baratro, le opere della Grigiante rivelano il senso della vita con ferocia e puntualità, celando dietro un’evidente genuinità ora intellettuale ora tecnica la totale padronanza dei media: nei collages, nelle sculture, nelle carte e, soprattutto, nelle ficcanti inserzioni letterarie di chiara matrice visivo-poetica, ella dunque recupera al proprio vissuto un monito personale e una regola generale, restituendo con gelida intuizione ciò che pochi altri osano dire. L’analisi emozionale della prima ora, già ampiamente assimilata e metabolizzata, si fa dunque più distante: a ciò la Grigiante sostituisce la sintesi di una comune esistenza, raccontata con fredda evidenza attraverso un ingannevole e innocente apparire. (Francesco Mutti)Continue Reading..

24
Feb

Skin Taste 3: The Show must go on di Giuseppe Stampone

SKIN TASTE
a cura di Adriana Rispoli

III edizione

Giuseppe Stampone
THE SHOW MUST GO ON

Inaugurerà martedì 1 marzo alle ore 18.00 la terza edizione di SKIN TASTE, progetto curato da Adriana Rispoli, che ogni anno affida a un artista internazionale l’interpretazione della “pelle” del PortoFluviale, noto locale in zona Ostiense, a Roma, che ha sede in una delle più affascinanti architetture industriali della capitale. Dopo Mariangela Levita (2013) e Flavio Favelli (2014), sarà Giuseppe Stampone a realizzare l’opera che campeggerà sui grandi manifesti che andranno a ricoprire, come di rito, la facciata dello storico edificio. Stampone è un artista internazionalmente noto per l’uso del tratto distintivo della penna Bic, con cui traduce immagini rubate dalla rete in disegni manuali dal forte carattere artigianale. The Show Must Go On è il titolo dell’opera che l’artista realizzerà per SKIN TASTE, dove il lettering in nuance blu della celebre penna si sovrappone alle icone più note del mondo del cinema: Dream Works, 20thCenturyFox, Paramount, Metro Goldwyn Mayer, Warner Bros e Columbia, immagini immediatamente riconoscibili delle case di produzione che detengono il monopolio mondiale della settima arte, almeno dal punto di vista commerciale. The Show Must Go On cita uno statement usato e abusato nella società dello spettacolo (e non solo) per indicare metaforicamente il flusso del tempo, ma è anche un messaggio preciso che l’artista vuole trasmettere. Le immagini rappresentate sembrano lanciare un laconico monito alla capitale, sede della gloriosa Cinecittà fondata ai tempi del fascismo. Senza mai abbandonare il ruolo politico dell’arte, Stampone intende far riflettere sulle derive grottescamente spettacolari della città, sul suo essere sempre più mera scenografia, in definitiva sulla sua traballante situazione politica. Grazie ad un’immediata capacità comunicativa, che contempla un linguaggio insieme aulico e popolare capace di colpire il pubblico a più livelli, le opere di Stampone aprono nuovi ambiti di riflessione facendo uso di associazioni – spesso sarcasticamente intese – tra significante e significato. L’artista affonda la sua ricerca nel linguaggio virtuale per indagare la dimensione reale, sovrapponendo l’immobilismo della realtà quotidiana alla velocità della rete.Continue Reading..

11
Feb

Keziat | La città delle donne e altre storie

MAT Museo dell’Alto Tavoliere
San Severo – Foggia

21 febbraio 2016 ore 18,30

Keziat | La città delle donne e altre storie
a cura di Elena Antonacci

«L’unico vero realista è il visionario»
Federico Fellini

Il 2016 sarà un anno intenso per l’artista pugliese Keziat. Dal 21 febbraio al 21 ottobre è in programma infatti un nuovo straordinario ciclo internazionale di mostre personali intitolato Hybrids, con testo critico unico a cura di Amalia di Lanno. La serie partirà, anche questa volta, dal MAT – Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo (Foggia), città natale dell’artista. Dal 21 febbraio al 3 aprile il Museo presenterà in anteprima l’esposizione “La città delle donne e altre storie”, a cura di Elena Antonacci, direttrice del MAT. La mostra è un chiaro omaggio alla visione onirica di Federico Fellini e alla figura dell’artista Andrea Pazienza, autore del manifesto del film dal quale, in parte, il titolo di questa mostra è ripreso. Dal 19 maggio al 23 giugno Keziat sarà negli Stati Uniti con “Stralunata”, a cura di Sabiana Paoli, presso la Società Dante Alighieri di Miami, in Florida. L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Consolato d’Italia a Miami, molto attivo nel campo delle arti visive in una città in fermento anche grazie alla presenza di Art Basel. Dal 21 luglio al 13 agosto sarà la volta del Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini di Frascati, in provincia di Roma. Nel bellissimo spazio espositivo del Museo, ristrutturato dall’architetto Massimiliano Fuksas, si terrà “Attraversamenti in punta di penna”, a cura di Barbara Pavan. Hybrids si chiuderà a Bangkok con “On a biro”, dal 30 settembre al 21 ottobre. La mostra farà parte del cartellone del prestigioso festival italiano organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Bangkok; manifestazione di assoluto valore che porta ogni anno i migliori artisti italiani in Thailandia. Hybrids è il secondo ciclo espositivo internazionale di Keziat; segue quello del 2012-2014 intitolato Visionaria, con mostre al MAT, Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo (Foggia), Casa Italiana Zerilli-Marimò di New York, Centro Culturale Elsa Morante di Roma, Sabiana Paoli Art Gallery di Singapore e all’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam. Continue Reading..

03
Feb

Alexander Calder. Performing Sculpture

11 November 2015 – 3 April 2016
Tate Modern, Level 3
Open daily from 10.00 – 18.00 and until 22.00 on Friday and Saturday

Tate Modern presents the UK’s largest ever exhibition of Alexander Calder (1898-1976). Calder was one of the truly ground-breaking artists of the 20th century and as a pioneer of kinetic sculpture, played an essential role in shaping the history of modernism. Alexander Calder: Performing Sculpture will bring together approximately 100 works to reveal how Calder turned sculpture from a static object into a continually changing work to be experienced in real time.

Alexander Calder initially trained as an engineer before attending painting courses at the Arts Students League in New York. He travelled to Paris in the 1920s where he developed his wire sculptures and by 1931 had invented the mobile, a term first coined by Marcel Duchamp to describe Calder’s motorised objects. The exhibition traces the evolution of his distinct vocabulary – from his initial years captivating the artistic bohemia of inter-war Paris, to his later life spent between the towns of Roxbury in Connecticut and Sachéin France.

The exhibition will feature the figurative wire portraits Calder created of other artists including Joan Miró 1930 and Fernand Léger c.1930, alongside depictions of characters related to the circus, the cabaret and other mass spectacles of popular entertainment, including Two Acrobats 1929, The Brass Family 1929 and Aztec Josephine Baker c.1929. Following a visit to the studio of Piet Mondrian in 1930,where he was impressed with the environment-as-installation, Calder created abstract, three-dimensional, kinetic forms and suspended vividly coloured shapes in front of panels or within frames hung on the wall. Red Panel 1936, White Panel 1936 and Snake and the Cross 1936 exemplify the artist’s continuous experimentation with forms in space and the potential for movement to inspire new sculptural possibilities. They will be shown together with a selection of other panels and open frames for the first time, illustrating this important moment in Calder’s development.

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21
Gen

Sandra Vásquez de la Horra. El Canto del Desierto

Sandra Vásquez de la Horra
El Canto del Desierto

Inaugurazione 20 Gennaio 2016, ore 19
Opening January 20, 2016 at 7pm
20 Gennaio – 10 Marzo, 2016 / January 20 – March 10, 2016
Via Ventura, 3 Milan 20134 Italy

Prometeogallery è lieta di presentare la prima mostra personale in Italia di Sandra Vasquez de la Horra: El canto del desierto.
Le opere, disegni e sculture rievocano miti e leggende popolari che provengono dalla tradizione afro-latinoamericana della mitologia Yoruba e attingono al repertorio personale delle memorie e del vissuto dell’artista, in un alternarsi continuo di citazioni ed elementi che richiamano alla cultura europea da una parte e a quella latinoamericana dall’altra.
Nonostante abbia scelto l’Europa come sua patria elettiva l’ opera di Sandra Vasquez de la Horra è profondamente legata alla cultura e all’iconografia della sua terra di origine, il Cile.
Con la sua opera l’ artista intende superare il concetto di testimonianza storica e antropologica: esprime graficamente la complessità del proprio intimo, il senso di ambiguità, disegnando figure la cui identità resta intrappolata in una sorta di incompiutezza ; esseri morfologicamente e intimamente destabilizzanti all’occhio dello spettatore, situati tra il sogno e la visione, il sacro e il profano, a volte grotteschi e caricaturali, altre volte leggiadri e delicati.
Il processo di produzione dei suoi disegni è esso stesso molto suggestivo. L’artista immerge infatti i fogli di carta nella cera d’api, come fosse un rituale magico che rafforza il potere evocativo di ciò che è rappresentato, e conferisce all’immagine la sostanza materiale e il valore simbolico della reliquia e allo stesso tempo cristallizza il sentimento da cui scaturisce l’opera stessa.
La proiezione di un’immagine mentale, di un luogo dello spirito, diviene icona, capace di trascendere il sentimento individuale della sua indefinitezza sostanziale.Continue Reading..

11
Dic

Tristano di Robilant. L’immaginazione e il suo doppio

Tristano di Robilant

L’immaginazione e il suo doppio
Sculture in vetro, ceramiche, disegni

a cura di Pia Candinas e Tanja Lelgemann
12 dicembre 2015 – 12 febbraio 2016

Inaugurazione
sabato 12 dicembre dalle 18.00 alle 21.00
L’artista sarà presente

Con la mostra L’immaginazione e il suo doppio, Intragallery presenta l’artista Tristano di Robilant nella sua poliedrica attività, con sculture di vetro, piatti di ceramica e disegni. L’aspetto elegante e maestoso delle sculture che dominano lo spazio della galleria crea un contrasto con le loro irregolari e movimentate superfici che hanno un soffio di incompiutezza e casualità dalle forme rotonde apparentemente semplici e non classificabili. Questo aspetto ambivalente sorprende l’osservatore e rivela allo stesso tempo la fragilità della materia.
I disegni che riportano le stesse forme allo stadio puro, non lavorato, rivelano il percorso formale e intellettuale alla base delle sculture e dei piatti di ceramica. Per Tristano di Robilant la stretta collaborazione con artigiani, con i maestri vetrai di Murano e con ceramisti umbri è fondamentale: sono loro che riportano nella materia le sue idee in opere di una bellezza unica.
Il titolo della mostra L’immaginazione e il suo doppio si lega all’universo illuminato e poetico di Tristano di Robilant; nasce da tutte quelle spiagge del silenzio che le sculture in vetro qui esposte ci comunicano. Un titolo dettato dall’immaginazione che si realizza diventando la creatrice del reale e degli oggetti che l’artista ci mostra. Non a caso si tratta di forme enigmatiche, nate da sogni che attingono, come nel caso di Antonin Artaud, a un continente interiore, un mare originario, ma anche a un altro io, il doppio che abita dentro di noi.
Tutti i titoli delle opere di Tristano de Robilant appaiono a prima vista enigmatici ma hanno sempre un riferimento letterario, filosofico o storico.

Con la scultura “Assisi” l’artista non elabora solo l’omonima poesia incisiva e malinconica di Paul Celan. Un cono, che nella fragile trasparenza del vetro s’impone maestoso nello spazio diventando punto di gravità, accentuato dai piani cadenzati e dalle sfere all’interno, la cui struttura irregolare ricorda la primordialità della terra. La calda tonalità ocra richiama immediatamente l’architettura della cittadina umbra che si erge nel paesaggio, suscitando nella condensazione formale la mistica attrazione spirituale del luogo.
Tra le opere in mostra citiamo inoltre: “Soldato innamorato”: in questo caso il titolo è omonimo di una celebre canzone del 1915 e commemora i soldati caduti nella 1° Guerra Mondiale.
In “Sisifo smeraldo” l’artista elabora l’interpretazione che l’autore dell’assurdo Albert Camus ha fornito: dobbiamo immaginarci Sisifo felice. “La lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo.” Continue Reading..