Camera d’Arte

12
Gen

Luigi Ballario. Impressioni

Wunderkammer
Luigi Ballario. Impressioni
a cura Federica Boràgina
da un’idea di Paolo Gori
Preview 14 gennaio 2016, h. 18.30

Riccardo Crespi ripropone Wunderkammer che nel suo secondo anno si trasforma in un progetto di cultura partecipativa, offrendo, all’interno della galleria, uno spazio aperto a nuovi mecenati che desiderino presentare e promuovere l’opera di giovani artisti italiani.
I collezionisti selezionano di volta in volta un artista e si impegnano a sostenere il progetto, anche attraverso il coinvolgimento di un curatore, scelto dal medesimo “mecenate”, che diviene garante della credibilità dell’intero processo attraverso l’attivazione di relazioni tra collezionisti e curatori, nella cornice della galleria.

L’intento del progetto è offrire uno spazio ai giovani artisti italiani, producendone un’opera e favorendo la divulgazione e lo scambio tra i collezionisti più conosciuti per la loro cultura artistica e la loro attenzione in ambito contemporaneo.

I collezionisti coinvolti – in questa stagione Giorgio Fasol, Paolo Gori, Jean Claude Mosconi e Alberto Toffoletto – finanziano direttamente la produzione dell’opera o delle opere destinate alla Wunderkammer, che successivamente saranno messe in vendita attraverso un’asta silenziosa.

Il primo appuntamento ha come protagonista l’artista Luigi Ballario (1988), scelto da Paolo Gori e con la curatela di Federica Boràgina. Impressioni mostra l’originale e poetica ricerca di Ballario, condotta attraverso la sperimentazione del mezzo fotografico, rivelando il valore e le potenzialità dell’indagine tecnica e di una strumentazione non professionale. L’artista, infatti, opera con un banco ottico costruito in maniera artigianale che diviene una scatola magica in grado di regalare immagini del mondo inconsuete e sorprendenti, da lui stesso sviluppate in camera oscura. L’affascinante dialogo tecnico fra positivi e negativi è restituito con un’estetica sapientemente calibrata e al contempo estremamente suggestiva. Le opere in mostra raccontano come l’espediente tecnico possa essere matrice semantica: il banco ottico richiede tempi di esposizione lunghi che costringono l’artista, soggetto di molte delle proprie fotografie, a compiere un vero e proprio sforzo fisico, quasi in una dimensione performativa. Le presenze che abitano le opere di Ballario sono il risultato dell’eroico esercizio di guardare il mondo con tutto il corpo e non solo con gli occhi.
Il progetto verrà documentato con un volume edito da Gli Ori, a cura di Federica Boràgina.
Luigi Ballario (Prato 1988), autodidatta, ha iniziato le sue sperimentazioni sul suolo pratese per poi confrontarsi con altri luoghi in Italia, Europa fino a zone estreme come quartiere 798 di Beijing. Ha esposto presso il MUSAE Museo Urbano Sperimentale d’ arte emergente nel 2012 e, l’anno seguente, presso La Corte Arte Contemporanea, Firenze, in occasione della mostra personale Intimacy, a cura di Rosanna Tempestini Frizzi e Carolina Orlandini.

In galleria sarà possibile visitare anche la mostra Painting now, una mostra collettiva che vuole individuare un breve percorso all’interno della pittura contemporanea attraverso le opere di Giulia Andreani, Romain Bernini, Eun Mo Chung, Nathalie du Pasquier, Cristiano Menchini, Roee Rosen, Marta Sforni, Caterina Silva, Veronica Smirnoff, Sinta Tantra e Gal Weinstein.

Immagine: Luigi Ballario, Untitled, 2015, photo paper, 135 x 100 cm

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10
Gen

Imaginarii. Gianni Colombo – Giorgio Griffa – Davide Balula

La Fondazione Carriero

PROROGA la mostra IMAGINARII sino al 20 febbraio 2016 e presenta tre libri d’artista inediti, dedicati ai protagonisti della mostra inaugurale

curata da Francesco Stocchi

Milano, dicembre 2015 – La Fondazione Carriero, considerato il grande successo riscosso in questi primi mesi di apertura, estende la durata della mostra inaugurale imaginarii, a cura di Francesco Stocchi, fino a sabato 20 febbraio 2016. L’esposizione raccoglie opere di Gianni Colombo, Giorgio Griffa e Davide Balula in un percorso corale a tre voci che indaga la concezione contemporanea dello spazio e il rapporto dialogico dell’opera con l’ambiente.
Appositamenta concepita per la sede della Fondazione, Casa Parravicini, nel cuore di Milano, imaginarii esamina l’opera di tre artisti che abbandonano il concetto di arte come immagine, costruendo uno spazio esperienziale. Le opere di Gianni Colombo sono presentate in una nuova contestualizzazione, in un ambiente unico e immersivo; il non-finito di Giorgio Griffa suggerisce il passaggio dalla seconda alla terza dimensione, estendendo lo studio del colore, della forma e del tempo dalla tela allo spazio circostante; infine la spazialità di natura processuale di Davide Balula parte da oggetti, consuetudini o eventi di ordine comune per costruire un’anima mundi in cui l’immaginazione diviene comunicazione con l’universo stesso.
Sculture, dipinti, installazioni e documenti, integrati da opere storiche o lavori appositamente commissionati, per mostrare come l’immaginazione può condurci attraverso l’arte in uno spazio nuovo.

L’esposizione, aperta gratuitamente al pubblico da settembre 2015 e corredata da un catalogo, sarà presto accompagnata anche da tre preziosi volumi, stampati in edizione limitata. Giorgio Griffa e Davide Balula presentano due libri d’artista, in cui i testi del catalogo di imaginarii – scritti da Gavin Delahunty per il primo e da Adam Kleinman per il secondo – accompagnano opere inedite.
Giorgio Griffa presenta Pennino e inchiostro di china, dove in tavole minimali dalla composizione impeccabile l’artista tira le fila della ricerca formale sul linguaggio, vera cifra stilistica della sua poetica. Davide Balula stupisce con il volume Orologio. Movimento a tre mani, spartito inedito, frutto della sua esperienza di musicista e cantante.
Il volume Gianni Colombo, invece, con testi di Gianni Colombo, è la ristampa di un catalogo del 1968 prodotto per la mostra che l’artista tenne alla Galleria L’Attico di Roma, con l’aggiunta di alcuni progetti inediti dell’opera Spazio elastico. Un’operazione editoriale che si inserisce nel lavoro di ricerca filologica sull’artista che la Fondazione Carriero ha portato avanti per imaginarii, avvalendosi della preziosa collaborazione dell’Archivio Gianni Colombo e di altre istituzioni culturali milanesi, in un’ottica di sistema.

In concomitanza con la proroga della mostra fino al 20 febbraio, ripartono anche le attività dedicate alle Famiglie. Dopo il successo dei primi quattro appuntamenti, la Fondazione mette in calendario altre sei date in cui i piccoli visitatori dai 6 agli 11 anni d’età – più piccoli se accompagnati dai genitori – potranno visitare la mostra inaugurale tramite percorsi studiati appositamente per loro.
I laboratori si terranno ogni sabato dal 16 gennaio al 20 di febbraio, con il seguente calendario: sabato 16, 23 e 30 gennaio e sabato 6, 13 e 20 febbraio 2016, alle ore 16.00. L’ingresso e il laboratorio sono gratuiti fino a esaurimento posti e la visita guidata più il laboratorio dureranno circa un’ora e mezza. È richiesta la prenotazione.

La Fondazione Carriero inizia il nuovo anno presentandosi ancora una volta nella veste di spazio dinamico e inclusivo, un polo che arricchisce gratuitamente l’offerta culturale di Milano promuovendo, valorizzando e divulgando l’arte moderna e contemporanea.

CONTATTI PER LA STAMPA
PCM STUDIO | Via C. Goldoni 38 | 20129 Milano
Paola C. Manfredi | paola.manfredi@paolamanfredi.com | M +02 87286582
Per richieste immagini: press@paolamanfredi.comContinue Reading..

24
Dic

GESTURES – Women in action

A Merano Arte
dal 6 febbraio al 10 aprile 2016
La mostra
GESTURES – Women in action

Conferenza stampa: venerdì 5 febbraio 2016, ore 11.00
Inaugurazione: venerdì 5 febbraio 2016, ore 19.00

A cura di: Valerio Dehò

La mostra “GESTURES – Women in action”, in programma dal 6 febbraio al 10 Aprile 2016 a Merano Arte, presenta 40 opere – fotografie, video, oggetti e collage – che ripercorrono le espressioni più significative della Body Art femminile dagli anni Sessanta ad oggi. Sono lavori che esplorano il tema del corpo femminile impiegato come mezzo espressivo primario per veicolare un pensiero di protesta e sovvertimento dei valori costituiti, realizzati dalle più importanti esponenti della Body e Performance Art attive già dagli anni Sessanta e Settanta, quali Yoko Ono, Marina Abramovic, Valie Export, Yayoi Kusama, Ana Mendieta, Gina Pane, Carolee Schneemann, Charlotte Moorman, Orlan, alle esperienze più recenti di artiste quali Sophie Calle, Jeanne Dunning, Regina José Galindo, Shirin Neshat, Silvia Camporesi e Odinea Pamici.

Di natura volutamente effimera e legate al qui ed ora dell’accadimento, oltre che svolte in epoche e contesti socio-culturali specifici, molte delle creazioni di queste artiste hanno natura essenzialmente concettuale e sono arrivate a noi attraverso riproduzioni in forma fotografica o filmica oppure attraverso la conservazione di oggetti impiegati in occasione delle azioni. La mostra testimonia un percorso artistico tortuoso, attraverso il quale le donne protagoniste del movimento della Body Art, hanno mutato profondamente il corso dell’arte contemporanea.
L’abolizione dei confini tra teatro, spettacolo, comunicazione e arte, è stata importante per palesare vari aspetti che riguardavano la condizione della donna nel mondo. Con la Body Art le donne si sono affermate come grandi protagoniste di questa rivoluzione culturale e la loro presenza nell’arte è diventata fondamentale, manifestandosi in molti paesi come scelta politica per la parità di genere proprio negli anni cruciali del movimento femminista. Le loro opere hanno sviluppato un approccio che intendeva abolire la distanza tra artista e pubblico, facendo dell’arte un fondamento della comunicazione sociale, uno specchio e un laboratorio dei cambiamenti in atto. Il pubblico non era più considerato uno spettatore passivo, ma parte integrante dell’opera stessa.
L’esposizione si sviluppa in senso cronologico, fatta eccezione per l’androne del museo e la piattaforma dalla quale si ha accesso alle sale, dove è esposto il violoncello dell’artista e musicista americana Charlotte Moorman e il video che mostra la performance in cui l’artista ha impiegato tale strumento. Sulla grande parete che dal piano terra accompagna i tre piani espositivi, campeggia una grande fotografia di Marina Abramovic.Continue Reading..

18
Dic

Maxime Rossi. It’s a zodiac rain

L’artista sviluppa una ricerca di rimandi in cui le opere svelano precise storie. Ruotando ancora una volta su Max Ernst, la mostra include due film, una serie di fotografie e un altro gruppo di opere preesistenti.

La galleria Tiziana Di Caro inaugura la mostra personale di Maxime Rossi (Parigi, 1980) intitolata It’s a zodiac rain, venerdì 18 dicembre 2015 alle ore 19:00, nella sua sede al primo piano di Palazzo de Sangro in piazzetta Nilo, 7 a Napoli.

Sono passati due anni da Kemosabe, prima mostra personale di Maxime Rossi in Italia, che si tenne nello spazio salernitano e che dedicava una serie di opere (fotografie, sculture, performance) a Max Ernst, le cui suggestioni Rossi ha avuto modo di esplorare durante un viaggio in Arizona, luogo che dal 1941 al 1953 ospitò l’artista tedesco in fuga dall’Europa e dalla guerra, dove egli realizzò alcuni dei suoi più importanti capolavori.

Perpetrando in un metodo che consiste nella collaborazione con artisti e artigiani del presente e del passato, Maxime Rossi sviluppa una ricerca di rimandi curiosi, in cui le opere svelano precise storie. Il tempo ed il passaggio costante dal passato al presente e vice versa rappresentano la linea su cui l’artista francese elabora il suo lavoro. It’s a zodiac rain sembra voler riprendere il discorso là dove è stato sospeso due anni fa. Ruotando ancora una volta su Max Ernst, la mostra include due film, una serie di fotografie e un altro gruppo di opere già incluse in Kemosabe, che rappresentano una sorta di déjà-vu della mostra salernitana, che funge da collegamento tra i due momenti.

Two owls on a mountain … and a snake at the bank inquadra una macchina che attraversa l’inconfondibile paesaggio del Canyon. Non si hanno tanti elementi per capire che a guidare l’auto è Max Ernst e ad accompagnarlo è Dorothea Tanning; i due stanno attraversando l’America da est ad ovest e una volta giunti tra le colline rocciose, Ernst realizza che quei paesaggi che lui credeva di aver inventato, che per tanti anni aveva immaginato e dipinto, nella realtà esistevano, decidendo di fermarsi a vivere lì, in un rifugio Hopi scavato nella roccia. Quest’ultimo è il soggetto di una serie di fotografie in 3D, in cui esso è descritto dettagliatamente attraverso precisi particolari, alcuni dei quali sono inequivocabilmente legati a Ernst. Le foto fanno sì che il visitatore possa approdare al fulcro del progetto, il film in 3D Real estate astrology (Astrologia immobiliare) del 2015. Il titolo è tratto da una pratica che consiste nell’utilizzare l’astrologia al fine di scegliere una casa ed è molto utilizzata a Sedona, città che nel tempo è divenuta un centro importante per la pratica New Age.Continue Reading..

17
Dic

Luca Andrea De Pasquale – Enrico Fico. Dedicato a Sir J. Herschel

LUCA ANDREA DE PASQUALE
ENRICO FICO

DEDICATO A SIR J. HERSCHEL
(LUCIFERI – KYANOS)

18 DICEMBRE 2015 – 16 GENNAIO 2016

INAUGURAZIONE: VENERDÌ 18 DICEMBRE ORE 19.00
GALLERIA 33
VIA G. GARIBALDI 33 AREZZO

“Dedicato a Sir J. Herschel” è il titolo della mostra presentata da Galleria 33 nello spazio al numero 33 di via Garibaldi ad Arezzo dal 18 dicembre 2015 al 16 gennaio 2016. La bipersonale di Luca Andrea De Pasquale (Aosta, 1983) ed Enrico Fico (Napoli, 1985), alias Luciferi, realizzata con la curatela di Tiziana Tommei, rende conto dell’evoluzione di una ricerca che ab origine si snoda nell’orbita del connubio tra antico e contemporaneo, sfera intima e mondo esterno.

La dedica all’inventore della tecnica della cianotipia rimanda all’incipit del piano espositivo. In mostra sono presentati due progetti, “Anabasi” e “480 Nanometri”, rispettivamente ideati e realizzati da Enrico Fico e Luca Andrea De Pasquale, in arte Luciferi.
In entrambi i casi non si tratta di mera fotografia: la cianotipia – unico tema dato in avvio al duo – ha finito per costituire solo un momento del processo di creazione e soprattutto una tecnica da plasmare al fine di affermare un messaggio personale, fortemente autobiografico ed inequivocabilmente identitario. Ciascun autore presenta 10 opere di piccolo formato, pezzi unici, ottenuti tramite applicazione della tecnica suddetta a partire da negativi ricavati mediante l’uso del banco ottico. La seconda parte del lavoro ha significato per entrambi la messa a confronto e la conseguente integrazione all’antico (dall’analogico alla cianotipia) di un’azione strettamente contemporanea che muove dal superamento della bidimensionalità dell’immagine: l’interpolazione di oggetti e la stuccatura di volti annessi ad una revisione dello still life come del ritratto. In mostra sarà presentato inoltre il video di Luca Andrea De Pasquale “Untitled”, realizzato con la regia di Frederick Shelbourne e Frances Von Fleming.Continue Reading..