Camera d’Arte

20
Gen

Franco Grignani. Il rigore dell’ambiguità

10 A.M. ART dedica una retrospettiva a Franco Grignani, genio indiscusso, innovativo, e assoluto precursore dell’arte ottico-visiva.
“Il rigore dell’ambiguità”, titolo della mostra, esprime i fondamenti della ricerca dell’artista atta a trovare dei valori costanti per l’individuazione di un metodo operativo critico, attraverso l’uso di matematiche alterate.
Grignani dice in una sua intervista “ciò che mi fa paura è l’ovvio, la banalità, il già fatto, il non senso”.
Indirizza, perciò, la sua vita alla continua analisi della visione e alla sperimentazione di materiali scientifici strumentalizzati per strutturare la forma ed ottenere, come scrive Dorfles, “un tipo di comunicazione intersoggettiva di elementi altamente espressivi; diciamo pure: drammaticamente espressivi”.
Le opere esposte ricostruiscono il percorso artistico di Franco Grignani; dagli sperimentali di subpercezione ai vetri industriali, dai moirè alle vibrazioni, dalle permutazioni ai radiali, dagli operativi numerici alle diacroniche, per poi continuare con le periodiche, le dissociazioni, le psicoplastiche, le psicostrutture, le isoplastiche, le diagonali nascoste e, infine, le strutture iperboliche.
La mostra è accompagnata da un libro monografico bilingue italiano ed inglese a cura di Marco Meneguzzo, edito da 10 A.M. ART, con testi esclusivi di Marco Meneguzzo e Bruno D’Amore e una significativa selezione di lavori dell’artista curata da Manuela Grignani.

10 A.M. ART is hosting a retrospective show of works by Franco Grignani, an undoubtedly genial artist, and the innovative and absolute precursor of optical-visual art.
The title of the show, Il rigore dell’ambiguità, The Rigour of Ambiguity, expresses the basis of the artist’s research which is aimed at finding a constant value for pinpointing a critical and operative method through the use of modified mathematics.
Grignani himself said in an interview that “I am afraid of obviousness, banality, what has already been done, nonsense”.
And so he devoted his whole life to the continuous analysis of vision and the experimentation of scientific materials which he used to structure and obtain, as Dorfles has said, “A kind of intersubjective communication of highly expressive or even, we might say, dramatically expressive elements“.
The works on show reconstruct Franco Grignani’s artistic path, from the experiments with sub-perception to his industrial glassware, his moiré, vibrations, radial permutations, numerical operations, and diachronic analyses; and we could continue with the recurrences, dissociations, psycho-plastics, psycho-structures, hidden diagonals and, finally, the hyperbolic structures.
The show is accompanied by a monograph in Italian and English, edited by Marco Meneguzzo and published by 10 A.M. ART, with exclusive essays by Marco Meneguzzo and Bruno D’Amore, together with a significant selection of works by the artist curated by Manuela Grignani.

Vernissage:
Sabato 23 gennaio 2016, ore 17.00
Saturday 23 january 2016, 5.00 pm

Franco Grignani. Il rigore dell’ambiguità
dal 23 gennaio al 2 aprile 2016

In preparazione il catalogo monografico dell’artista con testi di Marco Meneguzzo e Bruno D’Amore.

Immagine: Vibrazione crociata 24C, 1959. Tecnica mista su cartone Shoeller e masonite 73x73cm

10 A.M. ART
Amart Gallery S.r.l.
Via Anton Giulio Barrili, 31 – 20141 Milano
VAT IT09284360964
Tel/Fax: +39 0292889164

18
Gen

ALAIN BILTEREYST (solo show) – GREY (group show)

Brand New Gallery

presenta

SLOW, SIMPLE, SWEET
ALAIN BILTEREYST
14 GENNAIO | 20 FEBBRAIO 2016
OPENING 14 GENNAIO 2016 ORE 19-21

“SLOW, SIMPLE, SWEET” è la prima mostra in Italia dell’artista belga Alain Biltereyst.
Biltereyst continua ad esplorare le forme ed i colori nella sua serie di dipinti su compensato. Nonostante questi piccoli dipinti tendano all’astrazione, l’artista parte sempre dalla realtà urbana che lo circonda. Lo studio dei segni è un tema ricorrente nel lavoro di Biltereyst. La sua attenzione al presente è ciò che lo differenzia dagli artisti astratti dei primi anni del secolo scorso che evocavano con le loro opere un mondo a sé stante che si esulava dalla realtà. In ogni opera di Alain Biltereyst, troviamo un riferimento alla quotidianità contemporanea. Il legno grezzo sul quale lavora, presenta deliberatamente degli errori nella geometria delle forme e delle inesattezze nella stesura del colore che richiamano l’arte dinamica dei graffiti. Con un background in design grafico, Biltereyst è interessato alla vivacità quasi aggressiva dei loghi commerciali ed agli altri simboli prodotti per il pubblico di massa. Un poster, il design colorato di un camion, i loghi, le pubblicità per le strade, ecc… tutti questi segni sono parte dell’idioma quotidiano che si posiziona nella sottile linea di mezzo tra la cultura e la subcultura. “Le mie ispirazioni derivano dalla vita di tutti i giorni. Vengo facilmente folgorato dal design elegante ed incisivo di un camion che mi passa davanti mentre cammino per la strada. Mi piace e basta! Posso solo sperare che le mie opere riescano a trasmettere lo stesso sentimento. Quello che fa percepire “la strada” nei miei dipinti. Attraverso il titolo “SLOW, SIMPLE, SWEET” voglio sottolineare la semplicità che mi sforzo di raggiungere. Per ricercare ancora la semplice, dolce bellezza del quotidiano.”

Alain Biltereyst
(1965, Anderlecht, Belgio) vive e lavora a Bruxelles, Belgio.
Ha recentemente avuto personali presso Nougueras Blanchard (Madrid), Jack Hanley Gallery (New York) e Galeria Múrias Centeno (Porto). Tra le mostre collettive: “More or Less” presso Transmitter a Brooklyn e “Pliage/Fold” presso Gagosian Gallery a Parigi.

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17
Gen

Paesaggi d’aria. Luigi Ghirri e Yona Friedman / Jean-Baptiste Decavèle

Una conversazione e una mostra.
Sono il primo atto di un programma di ricerca legato al Fondo Ghirri, da poco costituito presso la Querini Stampalia per la passione e la generosità del collezionista Roberto Lombardi.

Un progetto a cura di Chiara Bertola e Giuliano Sergio in collaborazione con Livio Felluga e RAM radioartemobile, che prevede venerdì 20 novembre:

Alle ore 16 una conversazione con: Jean-Baptiste Decavèle, artista; Alberto Ferlenga,rettore Università IUAV di Venezia; Chiara Parisi, direttrice dei programmi culturali de “La Monnaie” di Parigi e Elena Re, critica d’arte. Moderano Chiara Bertola e Giuliano Sergio.

alle ore 18 l’inaugurazione della mostra del Fondo Ghirri (21 novembre 2015 – 21 febbraio 2016), nella quale sarà presentato il documentario Livio Felluga 100 di Luigi Vitale sul Vigne Museum di Yona Friedman/Jean-Baptiste Decavèle( 2014), visibile fino al 21 febbraio 2016.

La tavola rotonda verrà registrata e trasmessa su RAM LIVE, radio web dedicata all’arte contemporanea in streaming 24 ore.
L’incontro tra il fotografo Luigi Ghirri e il duo Friedman/Decavèle nasce su un terreno comune a molte ricerche artistiche del secondo dopoguerra: quell’esigenza di scardinare una percezione strutturata di opere e luoghi attraverso la cornice, la teca, il piedistallo e l’architettura e sovvertire la distinzione tra l’oggetto e il suo contenitore, l’edificio e l’ambiente.

Seguendo questa lettura, “Paesaggi d’aria” propone una riflessione attorno al lavoro di tre tra i più originali innovatori della fotografia e dell’architettura. Al centro del dibattito il paesaggio italiano, spazio in cui gli autori costruiscono sguardi, ciascuno a suo modo, superando quella convenzione turistica che ristagna nell’idea convenzionale di patrimonio e di museo e che la fotografia come l’architettura possono sovvertire.
Da qui l’idea di accostare gli scatti di Luigi Ghirri con l’aereo, libero museo del paesaggio, concepito nei vigneti di Livio Felluga dal genio visionario di Friedman / Decavèle. Il confronto avviene attraverso il documentario realizzato dal fotogiornalista e documentarista Luigi Vitale, che racconta la motivazione della nascita del “Vigne Museum” e le fasi della sua costruzione.Continue Reading..

15
Gen

Piermau.Zero as seen by MUSTAFA SABBAGH

PIERMAU. ZERO
as seen by MUSTAFA SABBAGH

Zero [ẓè•ro/] sostantivo maschile
Origine: Lat. mediev. zéphyrum, risalente all’arabo ṣifr ‘nulla’ – sec. XV.

1. Punto di partenza di una qualsiasi successione
• Ripartire da zero, dall’inizio, dal nulla, specie dopo un fallimento o un periodo molto negativo.
• Anno zero, il punto di massimo degrado o di annientamento a cui si è giunti, e dal quale si deve iniziare uno sforzo di ripresa (dal titolo del film “Germania, anno zero” di R. Rossellini, del 1947).
2. In strumenti di misurazione, posizione segnata dall’indice in condizioni di riposo.
• Grado zero della scrittura, nella critica letteraria di R. Barthes (1915-1980), la scrittura (intesa come stile) di alcuni autori contemporanei che si sottrae alla subordinazione a un ordine marcato del linguaggio, assumendo tratti coincidenti con quelli del “parlato”
• Gruppo zero, gruppo sanguigno universale.
• Numero zero, in editoria, l’esemplare di un nuovo quotidiano o di una nuova rivista, stampato in un numero limitato di copie, con funzione di prova tecnica delle caratteristiche grafiche e di contenuto; anal., in televisione, prototipo di un nuovo programma, utilizzato per verificare la risposta del pubblico e la sua collocazione nel palinsesto.
Novem figure indorum he sunt 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Cum his itaque novem figuris, et cum hoc signo 0, quod arabice ‘zephirum’ appellatur, scribitur quilibet numerous.
Le nove figure delle Indie sono 9 8 7 6 5 4 3 2 1. Con queste nove figure, e con il segno 0, che gli arabi chiamano ‘zephirum’, è possibile scrivere qualunque numero.
[Leonardo Fibonacci, Liber Abaci – Capitulum I, 1202]
/dev/null ≠ /dev/zero
Nei file system esiste un file che rappresenta il nulla, che si chiama /dev/null, ed uno che rappresenta lo zero, /dev/zero. Tutti i dati scritti in questi file speciali vengono eliminati, mentre la lettura da questi file restituisce un End Of File nel caso di /dev/null, e un byte di valore 0 nel caso di /dev/zero. In sostanza: /dev/null è inutilizzabile in quanto potenziale errore, ma /dev/zero può essere utilizzato in quanto fonte inesauribile di zeri, per generare un file ‘pulito’, potenzialmente infinito, cui è possibile determinare una dimensione.
0 = punto di partenza | è necessaria una tabula rasa di ciò che è stato, per poter di nuovo essere. Il valore di uno Zero è nell’infinito di un innesco mentale.
0 = forma espressiva | come Bruce Mau e i suoi spazi bianchi, come Laurence Sterne e le sue pagine nere, come John Cage e il suo immaginifico silenzio, uno è uno, centomila è centomila, ma nessuno è tutto ciò che ognuno è libero di immaginare.
0 = grado di fusione | l’acqua, elemento plastico per antonomasia, ha bisogno di uno 0° per divenire da immobile a metamorfica. Continue Reading..

14
Gen

Lamberto Teotino | L’ULTIMO DIO

A cura di Claudio Composti
Opening 9 Febbraio 2016 ore 18.30
Termine mostra 11 Marzo 2016

PROROGATA all’8 aprile 2016

Mc2gallery è orgogliosa di inaugurare la nuova stagione espositiva 2016 con la mostra personale dell’artista Lamberto Teotino. “L’ultimo Dio” è un progetto che indaga gli aspetti psicologici dell’individuo, un lavoro sulla coscienza umana. Teotino prende in esame i principi ontologici e antropologici analizzando l’approfondimento del sè in quanto Essere, legato all’autocoscienza e all’introspezione, processi tra i quali spicca l’intelletto come il principale luogo in cui si produce l’intuizione, principio base della conoscenza, superiore quindi alla ragione che funge semplicemente da strumento e che dimostra solo una visione intuitiva ed universale delle cose. L’identità anatomica dell’individuo passa in secondo piano ed è la mente che dispone la facoltà di offrire il contributo per responsabilizzare e dare risposta all’ultima chiamata disponibile alla quale oramai siamo costretti a rispondere. Per questo Teotino interviene manipolando le fotografie d’archivio che seleziona, cancellando i volti dei soggetti dietro forme geometriche. La realtà si prospetta come la zona da cui attingere la concretezza che sta alla base dell’esistenza rigeneratrice, attraverso un codice di riproducibilità: il frattale. Questo processo di auto-similarità crea un linguaggio che si ripete nella sua struttura e allo stesso modo su scale diverse. Studi recenti hanno estrapolato ed esplorato il genoma umano ad alta risoluzione e a tre dimensioni: ne è derivata una scultura matematicamente armoniosa ed elegante che ritroviamo in maniera ossessiva in natura in forma di codice. Si ritiene inoltre che i frattali abbiano delle corrispondenze con la struttura della mente umana. E’ per questo che la gente li trova così familiari. Continue Reading..