Camera d’Arte

14
Feb

ALFREDO JAAR. Napoli, Napoli

Galleria Lia Rumma NAPOLI
Inaugurazione: giovedì 11 febbraio 2016, ore 19.00
Orari galleria: martedì-sabato 11-13.30 / 14.30-19.00
La Galleria Lia Rumma è lieta di presentare al pubblico “Napoli, Napoli” la prima mostra personale dell’artista cileno Alfredo Jaar a Napoli.

“Napoli è senza dubbio una delle città più stimolanti del mondo, uno tsunami di gioia esuberante e caos malsano, la versione reale della Divina Commedia di Dante, tutto insieme: Inferno, Paradiso e Purgatorio. Quando Gramsci scrisse: “ Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri” stava pensando all’Italia o a Napoli? Quando Giuseppe Ungaretti scrisse la magnifica poesia “M’illumino d’immenso” stava pensando a Napoli? Ma per favore ditemi chi ha creato Napoli? E per chi? E a quale scopo? Perché Napoli? Solo una città come Napoli innesca queste domande esistenziali perché Napoli non è una città, Napoli è un universo dove ci si perde appena vi si entra e da cui non c’è ritorno”.
Alfredo Jaar, gennaio 2016

Alfredo Jaar è artista, architetto e regista. Vive e lavora a New York. Nato a Santiago del Cile, il lavoro di Jaar è stato esposto in tutto il mondo. Ha partecipato alle Biennali di Venezia (1986, 2007, 2009, 2013), São Paulo (1987, 1989, 2000) e a Documenta a Kassel (1987, 2002). Sue importanti mostre personali includono il New Museum of Contemporary Art, New York; Whitechapel, Londra; il Museum od Contemporary Art, Chicago; il Museo di Arte Contemporanea di Roma e al Moderna Museet di Stoccolma. Un’ampia retrospettiva sul suo lavoro è stata ospitata nell’estate del 2012 in tre spazi istituzionali a Berlino: la Berlinische Galerie, la Neue Gesellschaft fur bildende Kunst e.V. e la Alte Nationalgalerie. Nel 2014 il Museum of Contemporary Art Kiasma di Helsinki gli ha dedicato la più completa restrospettiva della sua carriera. Jaar ha realizzato più di sessanta interventi pubblici nel mondo. Sono state pubblicate oltre cinquanta monografie sul suo lavoro. È diventato Guggenheim Fellow nel 1985 e MacArthur Fellow nel 2000. Il suo lavoro fa parte delle collezioni del MAXXI e del MACRO di Roma, del Museum of Modern Art e del Guggenheim Museum di New York, del MCA di Chicago, del MOCA e del LACMA di Los Angeles, della TATE di Londra, del Centre Georges Pompidou di Parigi, del Centro Reina Sofia di Madrid, del Moderna Museet di Stoccolma, del Louisiana Museum of Modern Art di Humlaebeck e in dozzine di altre collezioni pubbliche e private del mondo.

Galleria Lia Rumma
Via Vannella Gaetani, 12
Tel.+39.081.19812354
Fax +39.081.19812406
info@liarumma.it

orario:
lunedì-venerdì
11:00-13:30 / 14.30-19:00

La mostra sarà visitabile fino al 31 marzo 2016

 

11
Feb

Keziat | La città delle donne e altre storie

MAT Museo dell’Alto Tavoliere
San Severo – Foggia

21 febbraio 2016 ore 18,30

Keziat | La città delle donne e altre storie
a cura di Elena Antonacci

«L’unico vero realista è il visionario»
Federico Fellini

Il 2016 sarà un anno intenso per l’artista pugliese Keziat. Dal 21 febbraio al 21 ottobre è in programma infatti un nuovo straordinario ciclo internazionale di mostre personali intitolato Hybrids, con testo critico unico a cura di Amalia di Lanno. La serie partirà, anche questa volta, dal MAT – Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo (Foggia), città natale dell’artista. Dal 21 febbraio al 3 aprile il Museo presenterà in anteprima l’esposizione “La città delle donne e altre storie”, a cura di Elena Antonacci, direttrice del MAT. La mostra è un chiaro omaggio alla visione onirica di Federico Fellini e alla figura dell’artista Andrea Pazienza, autore del manifesto del film dal quale, in parte, il titolo di questa mostra è ripreso. Dal 19 maggio al 23 giugno Keziat sarà negli Stati Uniti con “Stralunata”, a cura di Sabiana Paoli, presso la Società Dante Alighieri di Miami, in Florida. L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Consolato d’Italia a Miami, molto attivo nel campo delle arti visive in una città in fermento anche grazie alla presenza di Art Basel. Dal 21 luglio al 13 agosto sarà la volta del Museo Tuscolano Scuderie Aldobrandini di Frascati, in provincia di Roma. Nel bellissimo spazio espositivo del Museo, ristrutturato dall’architetto Massimiliano Fuksas, si terrà “Attraversamenti in punta di penna”, a cura di Barbara Pavan. Hybrids si chiuderà a Bangkok con “On a biro”, dal 30 settembre al 21 ottobre. La mostra farà parte del cartellone del prestigioso festival italiano organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Bangkok; manifestazione di assoluto valore che porta ogni anno i migliori artisti italiani in Thailandia. Hybrids è il secondo ciclo espositivo internazionale di Keziat; segue quello del 2012-2014 intitolato Visionaria, con mostre al MAT, Museo dell’Alto Tavoliere di San Severo (Foggia), Casa Italiana Zerilli-Marimò di New York, Centro Culturale Elsa Morante di Roma, Sabiana Paoli Art Gallery di Singapore e all’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam. Continue Reading..

10
Feb

FAIG AHMED – Points of Perception

a cura di Claudio Libero Pisano

10 febbraio – 29 marzo 2016

MACRO Testaccio
Padiglione 9A
Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma

Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita la prima personale italiana presso un museo dell’artista azero Faig Ahmed (Baku, 1982). Nel padiglione 9A del MACRO Testaccio si svolge infatti, dal 10 febbraio al 29 marzo 2016, la mostra Points of Perception, a cura di Claudio Libero Pisano, promossa da Roma Capitale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dall’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, e realizzata in collaborazione con la galleria Montoro12 Contemporary Art di Roma.

L’artista espone al MACRO Testaccio una serie di opere site-specific che hanno come filo conduttore il Sufismo. Attraverso questa forma di ricerca mistica, l’artista crea la relazione tra la coscienza e tutto quanto esiste al di fuori di essa. L’arte è uno strumento per ampliare i sensi, e l’artista il tramite della condivisione. Sperimentando tecniche diverse e collegandole a pratiche mistiche, Ahmed trova una sua peculiare soluzione all’interrogativo sulla percezione della verità. L’arte è una disciplina senza confini e serve a comprendere la storia dell’essere umano, dei suoi percorsi inerpicati sul confine stretto tra coscienza e percezione. Tra misticismo e realtà. L’artista, per paradosso, utilizza l’ascetismo Sufi proprio per interpretare la realtà nei suoi aspetti più concreti. L’arte, secondo Ahmed, è un passepartout eccellente per riconnettere passato e presente, tradizione e modernità. La sua natura e le sue tecniche non hanno confini, e tutto ciò che è dentro e fuori la percezione può essere interpretato attraverso i suoi infiniti linguaggi. L’artista è un esploratore attivo che, come uno sciamano, mette in relazione la mente e il corpo. Le sue opere sono un messaggio di condivisione che pone interrogativi e sollecita stupore e meraviglia. L’aspetto estetico ha un ruolo decisivo solo se accostato al processo che l’ha maturato e reso possibile. La mostra è composta da numerose opere, tra cui grandi installazioni, video, e i suoi noti “carpet works”, con i quali l’artista trasforma oggetti dalla tradizione secolare in imponenti opere d’arte contemporanea, creando manufatti che sembrano proiettati nel futuro grazie a un’estetica azzardata e fuori dal tempo, nonostante l’esecuzione fedele ad antichissimi procedimenti. Partendo infatti dal design dei tradizionali tappeti dell’Asia centrale, Ahmed li manomette e li riprogetta in forma digitale sul computer. Il risultato è trasportato su disegni a grandezza naturale, che, come nella realizzazione dei tappeti tradizionali, vengono poi realizzati da artigiani locali su telai tradizionali, dando vita ad oggetti nei quali si è portati a perdersi, dove il segno viene continuamente spostato, pixellato, liquefatto. Al centro della sala, è posta una monumentale installazione che sfida le leggi fisiche e dispone il pavimento tessuto di una moschea in una sorta di onda che travolgere lo spettatore.Continue Reading..

09
Feb

Heinz Hajek-Halke

Inaugurazione sabato 6 febbraio 2016
Dalle ore 15.00 alle ore 20.00

In mostra da domenica 7 febbraio a domenica 3 aprile 2016
Tutti i giorni, 10.30 – 19.30
Mercoledi e giovedì, 10.30 –21.00

La Galleria Carla Sozzani, in collaborazione con l’Archiv der Akademie der Künste di Berlino e con Eric Franck Fine Art di Londra, presenta per la prima volta in Italia una mostra di Heinz Hajek-Halke. Una selezione delle sue più straordinarie fotografie vintage, manipolazioni di forma, luce e movimento stampate tra gli anni Trenta e gli anni Settanta.

“Due aspetti difficili hanno sempre dominato il mio carattere: provocazione e curiosità; in termini più raffinati: una sete di conoscenza. E così sono diventato un fotografo a dispetto della pittura accademica, ma sono rimasto un pittore a dispetto della fotografia.” Heinz Hajek-Halke, nato a Berlino nel 1898, poco conosciuto al grande pubblico, è tra i pionieri della fotografia tedesca del XX secolo che hanno marcato con una forte personalità la trama del secolo scorso. Dopo aver trascorso l’infanzia in Argentina, nel 1910 torna nella sua città natale dove si ricongiunge con il padre Paul Halke, pittore e vignettista, suo primo maestro di disegno, e inizia a studiare arte presso l’Accademia di Belle Arti. Costretto a lasciare gli studi per arruolarsi nel 1916 nella Prima guerra mondiale, li riprende dopo due anni frequentando prima i corsi del pittore Emil Orlik e quindi le lezioni di Hans Baluschek, da lui ritenute più progressiste e meno convenzionali. Dal 1923 lavora come fotoreporter per l’agenzia di stampa Press-Photo, sperimentando, fin dai suoi esordi, diverse tecniche: fotomontaggi, doppie esposizioni, collage. Collabora con i grandi fotografi Willi Ruge e Else Neuländer (Yva) allo sviluppo di immagini sempre più complesse. I suoi lavori saranno richiesti dalle riviste più note della Repubblica di Weimar. Durante la Seconda guerra mondiale si ritira sul Lago di Costanza in Svizzera, dove inizia a occuparsi di fotografia scientifica nel campo della biologia degli insetti. Attraverso un grande banco ottico esplora diverse tecniche di manipolazione chimica, di distorsione della luce e di ingrandimento sui piccoli soggetti. Nel 1949 diventa membro di “Fotoform”, gruppo d’avanguardia dei fotografi della Germania occidentale fondato da Otto Steinert; sei anni più tardi inizia a insegnare fotografia e grafica presso l’Università delle Arti di Berlino. Continue Reading..

07
Feb

KENGIRO AZUMA. MU YU – il vuoto e il pieno

a cura di Susanne Capolongo e Stefano Cortina
Dal 9 febbraio al 12 marzo 2016. Inaugurazione: martedì 9 febbraio, ore 18.30

La Galleria Cortina Arte celebra l’artista Kengiro Azuma nell’anno del suo 90° compleanno dedicandogli una mostra dal titolo MU – YU, il vuoto e il pieno che riassume in sé il pensiero di tutta la ricerca di Azuma basata fondamentalmente sulla sua personale filosofia riconducibile ai principi dello ZEN, sia in arte che nella vita.
Nato nel 1926 a Yamagata in una famiglia di artigiani del bronzo, a 17 anni abbandona gli studi per arruolarsi e combattere nella Seconda Guerra Mondiale come pilota kamikaze dell’esercito giapponese. Due giorni prima della sua missione “sacrificale” esplode la prima bomba atomica. Persa la guerra, caduto il mito del Dio-Imperatore segue un periodo di profonda sofferenza per il giovane Azuma che ha termine quando decide di approciarsi alle arti figurative per colmare il vuoto lasciato dalla perdita della fede nel suo imperatore.
Dopo la laurea in scultura all’Università di Tokyo, con una borsa di studio giunge a Milano nel 1956, dove a Brera diventa prima allievo e poi assistente del suo più grande mito artistico: Marino Marini. È dal 1961 con la creazione della prima opera MU (in giapponese “vuoto”, con cui intitolerà tutte le opere successive) che Azuma giunge ad una completa autonomia artistica avvicinandosi all’espressione astratta e imperniata indistricabilmente alla cultura giapponese, dove gli opposti come il pieno e il vuoto hanno lo stesso valore e che da ora in poi saranno i due elementi caratterizzanti i suoi lavori. E nella sua scultura questi due opposti sono sempre presenti come lo sono la Natura – maestra di vita di cui seguire i ritmi senza forzarli – e l’impegno di riuscire a trasmettere emozioni invisibili (come quelle stimolate dalla musica) trasformandole in percezioni scultoree visibili alla sensibilità dell’osservatore, perché come disse una volta lo stesso Azuma: “Immaginare senza avere la possibilità di vedere e toccare è meraviglioso. Da qui nasce l’arte”.
La mostra presenterà un breve excursus antologico con dipinti, disegni e sculture dal 1960 a oggi e alcune opere su carta inedite mai esposte sino a ora.
Catalogo Cortina Arte Edizioni con una introduzione di Stefano Cortina e un’intervista di Susanne Capolongo.

La mostra proseguirà fino al 12 marzo con i seguenti orari:
10.00-12.30 / 16.30-19.30
Chiuso lunedì mattina e domenica.

Associazione Culturale Renzo Cortina, Via Mac Mahon 14/7, Milano
Tel: 0233607236 e-mail: artecortina@artecortina.it