Camera d’Arte

11
Mar

Stephen Shore. Retrospective

“I wanted to make pictures that felt natural, that felt like seeing, that didn’t feel like taking something in the world and making a piece of art out of it.” Stephen Shore

What does it mean to explore the essence of things through photography? Is it possible to show what holds the world together internally—not just its surface appearance? The immaterial is impossible to document directly. Cultural developments and contexts are most clearly manifest in everyday situations, banal objects, unremarkable landscapes, and faceless places. Stephen Shore’s photographic series record, preserve, and reflect on those traces of human life that are normally passed over, considered unworthy of representation. A chronicler of the unspectacular, Shore uncovers the structures  and subtle inner workings of our Western culture. In his work, the act of photographing becomes an attempt to examine the self and the external world, to arrive at deeper understanding through observation. At the same time, his work is an attempt to understand and find new ways of thinking about the medium of photography. Stephen Shore’s conceptual approach and his ongoing experimentation—spanning a range of genres, themes, and techniques—establish him as a pioneer and one of the most important visionaries in photography today; an artist who is continually reinventing himself. Due to the diversity of his different series and projects during his career, at first glance Stephen Shore’s oeuvre seems to fit easily into established documentary and narrative photographic traditions. Yet for Shore, the “decisive moment” is irrelevant, and chance plays only a minor role. He uses these categories and visual languages instead as stylistic devices to give visual expression to his conceptual ideas about reality. Bound only by his own constantly evolving rules, he frees himself from widely accepted conventions of photographic medium and continually explores and redefines its limitations and possibilities. For this reason, Stephen Shore is an important and ever-present point of reference for artists working today, and one of only a very few bridging figures who defy easy categorization solely on the basis of either visual results or working methods.  His system of references reveals the strength of his body of work as a mixture of documentary and artistic reflection. The exhibition includes over 300 pictures–some of them never published. It was organized by Fundación MAPFRE in collaboration with C/O BERLIN, and was curated by Marta Dahó and Felix Hoffmann. C/O Berlin will be the only place of Stephen Shore’s retrospective in Germany. A catalog accompanying the exhibition has been published by Kehrer Verlag. This first retrospective of Stephen Shore’s work unfolds chronologically, shedding light on the three most significant aspects of Stephen Shore’s oeuvre as well as his unique contribution to the culture of photography. The exhibition also presents some of the most important interpretations that his work has inspired over the last four decades.

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11
Mar

Studio Azzurro. Immagini sensibili

Il Comune di Milano rende omaggio a Studio Azzurro con una mostra antologica e “prospettiva”. Nelle prestigiose sale di Palazzo Reale (Appartamenti del Principe, Sala delle 4 Colonne, Sala delle 8 Colonne, Sala delle Cariatidi) si susseguono videoambienti, videoinstallazioni interattive (ambienti sensibili) e sale di videodocumentazione del vasto corpus di opere realizzate dal 1982 a oggi.

Il percorso espositivo prende inizio dalla riproposizione de IL NUOTATORE (va troppo spesso a Heidelberg) e si conclude con una nuova opera dedicata alle storie della Milano nascosta e ideata per la Sala delle Cariatidi in omaggio al grande film MIRACOLO A MILANO.L’occasione della mostra permette a Studio Azzurro di attivare la sua vocazione a fare rete coinvolgendo altri spazi della città metropolitana: anzitutto lo Spazio MIL come primo esperimento sul campo di Stazione Creativa; l’Anteo spazioCinema per la rassegna di film e video inediti; il CRT Milano; la sede dello studio alla Fabbrica del Vapore, dove si sono formati i giovani che hanno poi proseguito autonomamente la propria attività artistica.La mostra è parte del palinsesto RITORNI AL FUTURO
http://www.ritornialfuturo.it/
In mostra trentacinque anni di lavoro di Studio Azzurro, riconosciuto sia a livello nazionale che internazionale e orientato al dialogo tra spettatore e spazio che lo ospita, in una lunga ricerca artistica stimolata dalle nuove tecnologie. Alla riproposizione delle installazioni più significative che pongono come protagonista lo spettatore, si aggiunge una nuova installazione dedicata a Milano.
Studio Azzurro. Immagini sensibili
Palazzo Reale di Milano
a cura di Studio Azzurro
Dal 09 aprile al 04 settembre 2016enti promotori:
Comune di Milano Cultura
Palazzo Reale
Studio Azzurro ProduzioniT. +39 02 88445181
c.mostre@comune.milano.it

Immagine: Studio Azzurro, La Camera Astratta, opera videoteatrale, Salzmannfabrik, Documenta 8, Kassel, 1987 (part.)

report by amaliadilanno

10
Mar

Debora Hirsch | donotclickthru

18 marzo – 2 giugno 2016
Inaugurazione 17 marzo, ore 18.30
Galleria PACK – SPAZIO 22
Viale Sabotino, 22 – Milano

Galleria Pack di Milano è lieta di annunciare la propria collaborazione con l’artista brasiliana, ormai di stanza a Milano, Debora Hirsch. La mostra, intitolata donotclickthru inaugurerà il 17 Marzo e continuerà fino al 2 Giugno. La produzione artistica di Debora Hirsch può essere definita sia concettuale che ‘assimilativa’: l’artista raccoglie, seleziona e fonde stimoli visuali derivanti sia da immagini che da testi. Le immagini, provenienti da una ampia varietà di differenti media, sono utilizzate in una prospettiva personale, ricreate e riproposte con il mezzo del disegno, del dipinto, del video o con altre variegate forme di espressione artistica scelte dall’artista.
I suoi lavori presenti in mostra presso Galleria PACK non hanno un carattere politico o emotivo. Le opere proposte affrontano il tema dell’influsso sulla cultura e sulla società contemporanea esercitato dai mezzi di comunicazione e dalle tecnologie della contemporaneità. Uno dei suoi disegni pone apertamente il quesito Se tutto è al di fuori di noi, che cosa ci resta dentro? “If everything is out there, what is left within you?.” Hirsch indaga sulla condizione umana, le vulnerabilità e le contraddizioni connaturate nell’uomo, senza lasciare mai lo spazio a pregiudizi, assiomi e cliché. L’uso della forma imperativa donotclickthru, con cui è intitolata la personale, è utilizzato anche come url del sito dedicato a questo lavoro: www.donotclickthru.com. In ultima analisi, lo scopo del sito web è quello di ottenere ‘zero clicks’, ‘nessuna navigazione’. Il lavoro presenta una successione di immagini, disegni e testi, che simulano il formato tipico della comunicazione web nello stile. Il sito può essere inteso come una trappola per gli esseri umani i quali, ridotti alla condizione di topi, inseguono e sono attratti come da un’esca di formaggio invisibile, immateriale e assolutamente inodore. Lo spettatore è chiamato a confrontarsi con la dimensione effimera di Internet, che altro non è se non una trappola in grado di trasformare una possibilità in una sicurezza assoluta, un dubbio in una certezza, un gruppo in minoranza in una maggioranza di individui. Tutto può essere trasformato in una lista, e non importa il quanto irrilevante o fittizia. La nostra curiosità di osservatori è attivata, innescata e ci sentiamo in dovere di colmare il divario di conoscenza. Cliccare sul mouse incarna il prototipo perfetto di un perfetto piacere: e’ squisito e lascia insoddisfatti. Più si è delusi dal contenuto materiale, più insoddisfatte e disattese risultano le nostre aspettative, maggiormente ci si ritroverà ad osservare nuovamente lo stesso contenuto: quello che circola, ritorna.Continue Reading..

07
Mar

PAOLO VENTURA. La Città Infinita

PAOLO VENTURA
La Città Infinita

10 marzo – 5 maggio 2016
Inaugurazione giovedì 10 marzo dalle 18.00 alle 20.00
Sarà presente l’artista

Giovedì 10 marzo Photographica FineArt di Lugano inaugura una nuova esposizione dedicata al “mondo magico” di Paolo Ventura.

La visione fantastica anima il lavoro di Paolo Ventura. Figlio di un famoso novellista per bambini, appena ha potuto emanciparsi a livello artistico, ha abituato la sua mente a volare tra fantasie irreali creando mondi virtuali, a lui paralleli, dove regnano enigmi, intrighi, sentimenti, tragedie e stravaganze. Luoghi gestiti da personaggi – fiabeschi come le sue scenografie – sempre plasmati nella fanciullesca visione di una persona che vuole mantenere uno stretto contatto con il mondo pre-adolescenziale, consapevole che questa è la porta della sua anima artistica.
Il “mondo di Paolo” è sempre ripreso dalla sua fotocamera con angolature differenti da quelle razionali perché è un mondo illogico e inesistente nel quale l’artista stesso ne è addirittura protagonista.
Nel suo ultimo progetto artistico, La Città infinita, Paolo Ventura si evolve ancora una volta e crea la sua città realizzandola con pezzi di scenografie e di edifici che poi fotografa e monta come dei collages. Il progetto, che prende ispirazione dal secondo futurismo e dalla “Pittura murale” di Sironi, presenta paesaggi urbani solitari e onirici punteggiati da figure umane, sempre impersonate da Ventura stesso. Sebbene le scene composte differiscano le une dalle altre, la linea dell’orizzonte rimane sempre la stessa, creando in questo modo un infinito paesaggio urbano, La Città Infinita.
Oltre a quest’ultimo lavoro di Ventura, in mostra verranno esposti alcuni lavori precedenti di War Souvenir (2006), Winter Stories (2008) dove i personaggi sono delle marionette vestitie secondo le tematiche del soggetto e le sue più recenti Short Stories, brevi racconti impersonati da Ventura stesso, sua moglie Kim e suo figlio Primo. Oltre alle opere esposte, una sala sarà dedicata alle sue scenografie costruite per la realizzazione delle opere esposte.

Orari galleria:
dal martedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00.
Sabato su appuntamento.

Photographica FineArt Gallery
Via Cantonale 9 – 6900 Lugano – Switzerland – mail@photographicafineart.com

03
Mar

Hiroshi Sugimoto: Black Box

Curated by Philip Larratt-Smith

From February 19 through May 8, 2016

“I feel like a man from the stone age. I try to go back to the original roots of our mind, of our conscience, that we may have lost thousands of years ago, or maybe just fifty or a hundred years ago.” Hiroshi Sugimoto

From February 19, 2016, you can visit the exhibition at the Casa Garriga i Nogués in Barcelona, dedicated to the Japanese photographer, Hiroshi Sugimoto. The exhibition, under the title of Hiroshi Sugimoto. Black Box provides a journey through some of his most famous series and invites us to learn about the work that the artist is working on right now. This multidisciplinary artist, based in New York since the ’70s, works with sculptures, architecture, installation and photography, and is considered to be one of the most important international artists in the last field. The exhibition includes 39 large prints, showing the last forty years of the artist’s work.

Hiroshi Sugimoto has explored ideas of time, empiricism and metaphysics through a surreal and formalistic approach since the 1970s. A self-described “habitual self-interlocutor,” Sugimoto uses the camera as a bridge between abstract questions and the quiet, comical nature of modern everyday life. Whether formally photographing Madame Tussauds wax figures and the wildlife scenes at the American Museum of Natural History, or opening the lens of his eight-by-ten camera to capture a two-hour-long film in one exposure, he explores themes of consumerism, narrative and existence in rich and evocative imagery. This new project presents a survey of Sugimoto’s iconic work, from his calm seascapes to his more recent exploration of lightning fields and photogenic drawing. Created in conjunction with an upcoming exhibition at Fundación Mapfre in Spain, the survey includes an introduction and essay by writer and curator Philip Larratt-Smith, an interview with Sugimoto and text by the prominent Brazilian artist Iran do Espírito Santo.Continue Reading..