Camera d’Arte

28
Giu

Vania Elettra Tam. Origami e pregiudizio

Dopo i recentissimi successi raccolti a Trieste con la mostra personale “Kanon – regole ferree” e con la retrospettiva “OKO 10” al City Museum of Sibenik in Croazia, Vania Elettra Tam torna ad esporre nella galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni.

È da ben 8 anni che la galleria Orizzonti sostiene il bellissimo percorso di crescita artistica della Tam ed è con orgoglio (ma senza pregiudizio), che oggi ci presenta il suo nuovo ciclo pittorico.  Nelle sale sottostanti la Biblioteca Diocesana, sempre in piazzetta Cattedrale, ed in attesa di ritornare nel proprio spazio di sempre totalmente ampliato e ristrutturato, la Orizzonti ha invitato Vania Elettra Tam a realizzare delle opere site-specific, proprio per la sede della Biblioteca stessa. Una sfida che l’artista accoglie con entusiasmo e che la porta a realizzare i suoi primi dipinti tridimensionali. Sei rielaborazioni di ritratti di donne rinascimentali dall’atteggiamento composto e lo sguardo serio, ma con un pensiero fisso in testa che proprio non vuole rimanere imprigionato. Le sei Signore infatti hanno il capo avvolto in un soggolo bianco, diffusamente usato nel medioevo da alcune nobili Donne, che prende strane forme e come in un’esplosione diventa ora uccello, ora pesce, ora un qualcosa che vuole fuggire lontano.

Vania Elettra Tam per realizzare questi effetti tridimensionali piega la carta prendendo spunto dall’antica arte giapponese denominata origami.

Ecco spiegato il motivo della scelta del titolo ORIGAMI E PREGIUDIZIO, un chiaro riferimento al celeberrimo romanzo in cui viene evidenziato quanto sia facile cadere in inganno quando si giudica basandosi solo sulle apparenze.  In fondo chi è in grado di sapere cosa balena nella testa di chicchessia?

ORIGAMI E PREGIUDIZIO
OPERE di VANIA ELETTRA TAM

Inaugurazione: venerdì 1 luglio 2016, ore 19.00
Dal 1 al 14 luglio 2016

GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506
E-mail: info@orizzontiarte.it

F: Orizzontiartecontemporanea

Ufficio stampa
Amalia Di Lanno
www.amaliadilanno.com
info@amaliadilanno.com

11
Giu

Punk in Britain

Inaugurazione sabato 11 giugno 2016
Dalle ore 15.00 alle ore 20.00
In mostra da domenica 12 giugno a domenica 28 agosto 2016
Tutti i giorni, 10.30 – 19.30
Mercoledì e giovedì, 10.30 – 21.00

In occasione dei 40 anni del punk la Galleria Carla Sozzani presenta “Punk in Britain”. Oltre 90 fotografie documentano i protagonisti del punk britannico che, dalla metà degli anni 70, ha rivoluzionato il linguaggio della moda e della musica a Londra e non solo. La mostra è divisa in due parti con le fotografie di Simon Barker (Six), Dennis Morris, Sheila Rock, Ray Stevenson, Karen Knorr, Olivier Richon; disegni, collage e grafiche di Jamie Reid e una sezione speciale dedicata ai video e alle fotografie di John Tiberi. Era il 1976 quando i Sex Pistols gridavano “I wanna be Anarchy, in the City” indossando camicie strappate e abiti con borchie acquistate da SEX, il negozio di Malcom Mc Laren, l’ideatore dei Sex Pistols, e della sua compagna Vivienne Westwood. Tra i fan dei Sex Pistols, Siouxsie Sioux, Jordan, Debbie, Billy Idol, Soo Catwoman, Adam Ant formavano il “Bromley Contingent”, il gruppo che li seguiva in ogni situazione.
Insieme rappresentavano la reazione agli anni della depressione inglese e anche una risposta, giovane e spontanea, al rigido formalismo di allora. Ne faceva parte il giovanissimo fotografo Simon Barker aka SIX che con una semplice ed economica macchina fotografica tascabile tra il 1976 e il 1978 ha catturato le immagini dei protagonisti del punk riprendendoli intimamente nelle loro camere da letto e nelle cucine, oppure ai concerti: il risultato è un vero e proprio “album di famiglia”. “Era un modo diverso di pensare e di essere. Era provocatorio. Il rock attraverso Don Letts, John Harwood e John Savage entrava per osmosi dentro il punk.”, scrive Sheila Rock, la fotografa che si era trasferita da New York a Londra proprio per documentare il punk. Con lei c’era anche Ray Stevenson, che lavorava per la BBC e fotografava regolarmente i Sex Pistols e la scena londinese. Karen Knorr e Olivier Richon passarono notti interminabili nei night club dal Roxy al 100 Club da Covent Garden a Charing Cross e Oxford Street per fotografare, rigorosamente in posa, il mondo notturno della scena Punk Rock. Dennis Morris, il fotografo ufficiale dei Sex Pistols, racconta il gruppo icona del punk con le sue foto e con i due video girati da John “Boogie” Tiberi, lo storico tour manager dei Sex Pistols: “Concerto di Stoccolma del 1977” e “Sex Pistols Number 1”, che raccoglie video clip televisivi, performance e interviste. Nel maggio del 1977, Jamie Reid, l’artista che con il suo linguaggio trasgressivo ha “disegnato” il Punk, curando l’immagine grafica dei Sex Pistols, cattura “God Save the Queen” il ritratto della regina pubblicato sul Daily Express in occasione del giubileo reale. Dopo centinaia di prove, la regina “sbarrata” viene pubblicata sulla copertina del nuovo disco dei Sex Pistols, che venderà 25.000 copie, un numero astronomico per i tempi. Punk, che in origine significava “da due soldi”, quarant’anni dopo descrive un’epoca, un fenomeno di costume e un modo di essere.

Galleria Carla Sozzani
Corso Como 10 – 20154 Milano, Italia
tel. +39 02 653531 fax +39 02 29004080
press@galleriacarlasozzani.org

Immagine: Jamie Reid, 1977 – ©Jamie Reid /John Marchant Gallery, UK

09
Giu

Luigi Ghirri Spazio Siderale. Il sipario del teatro Valli dipinto da Omar Galliani

Vicolo Folletto Art Factories e Corsiero Editore di Reggio Emilia celebrano i venticinque anni della realizzazione del sipario del Teatro Valli con la pubblicazione del volume di Luigi Ghirri “Spazio Siderale. Il sipario del teatro Valli dipinto da Omar Galliani”, contenente le fotografie scattate da Luigi Ghirri per raccontare la nascita del progetto (conservate nella fototeca della Biblioteca Panizzi), unitamente ad alcuni bozzetti ed opere coeve di Omar Galliani, reperite in collezioni pubbliche e private.

Martedì 31 maggio, alle ore 18.30, il libro sarà presentato nella Sala degli Specchi del Teatro Valli, attraverso le testimonianze delle persone che, nei primi anni ’90, sostennero e parteciparono alla realizzazione dell’opera. Dopo il saluto delle Istituzioni, Flavio Caroli parlerà delle fotografie di Luigi Ghirri che documentano il lavoro di Omar Galliani, in dialogo con l’artista stesso. Per l’occasione, sarà possibile ammirare il sipario nella sua magnificenza.
“Spazio Siderale” non è un libro di Luigi Ghirri – spiega l’editore – ma la pubblicazione del menabò sul quale il fotografo reggiano stava lavorando in vista di un eventuale progetto o libro. In mancanza di un titolo autografo, si è scelto di intersecare il soggetto del velario dipinto da Omar Galliani, “Siderea”, con certi temi cari a Luigi Ghirri. Il volume raccoglie 87 fotografie inedite con i relativi passepartout, sui quali sono riportate note autografe del fotografo sui tagli e sull’intensità dei colori in vista della stampa. Una lettura che corrisponde quasi all’ingresso nel laboratorio di Ghirri. Come ricorda Omar Galliani, «Il tempo era sospeso nella Sala dei Pittori del grande teatro. La musica che ascoltavo si alternava al “clic” degli obiettivi che ogni giorno Luigi Ghirri scattava ai lati e dentro al grande cielo blu cobalto che cresceva tra il mio e il suo tempo. Ora il tempo è cambiato ma “Siderea” è sempre lì e ci guarda. Tante di queste foto non le avevo mai viste. Non ho mai chiesto di vederle in tanti anni per pudore e nostalgia… Oggi qualcuno l’ha fatto per me e Luigi. Grazie».
La mostra, visitabile presso Vicolo Folletto Art Factories (Vicolo Folletto, 1) dal 1 giugno al 17 luglio 2016, raccoglie una selezione di opere di Omar Galliani realizzate negli stessi anni del sipario, alcuni bozzetti preparatori e due lastre in zinco biffate, dalle quali erano state tratte due serie litografiche, anch’esse in esposizione, oltre ad alcune fotografie dal menabò di Luigi Ghirri.
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08
Giu

Werther Banfi. Doppio Segno

Vernissage: giovedì 16 giugno 2016, dalle 18:30 alle 21:30
Periodo mostra: dal 16 giugno al 23 luglio 2016
Orari di apertura: dal martedì al sabato, 14:30 – 19:30
Ingresso libero
Burning Giraffe Art Gallery
Via Eusebio Bava 8/a, 10124, Torino – info@bugartgallery.com
tel. 011 5832745 – 347 7975704

A partire da giovedì 16 giugno 2016, Burning Giraffe Art Gallery presenta la mostra Doppio Segno, personale dell’artista Werther Banfi (Milano, 1979, vive e lavora a Torino), composta da due serie di lavori realizzati con tecniche diametralmente diverse, eppure chiaramente riconducibili allo stesso autore.
Le opere a pennarello su tela della serie Sfere, concepite con la tecnica del puntinismo, sono dettagliate e minuziose composizioni di insetti neri su sfondo bianco resi metafisici dalla presenza misteriosa delle sfere che si accompagnano a essi. Rigorosamente grey scale, la tecnica del puntinismo permette all’artista di giocare con la luce e con i toni di grigio, dando vita a diversi piani di visione.
La serie delle Macchie, presentata per la prima volta in occasione della mostra, nasce, invece, nell’assoluta immediatezza inconscia del frottage; le macchie, totalmente incondizionate da una forma prestabilita, sono però incredibilmente evocative e giocano con la percezione dello spettatore, obbligandolo a vedere in esse un oggetto di volta in volta differente.
L’intera ricerca artistica di Werther vive di una costante alternanza di casualità e rigore della riproduzione; un passaggio dalla accidentalità di un segno impulsivo, a un altro empirico e preciso, trovando il fondamento teorico in rigoroso studio sulla forma – intesa come rapporto tra imprevedibilità casuale e matematica – sulle geometrie che la compongono, e sulla suggestione individuale che ne deriva, mettendo in atto il famoso motto della psicologia della Gestalt, per cui “l’insieme è sempre più della somma delle sue parti”.

Werther ha esposto le sue opere in numerose gallerie e spazi pubblici, tra cui il Museo del 900 di Milano, tra Torino, Bologna, Milano e Londra. A gennaio 2016, partecipa con Burning Giraffe Art Gallery a SetUp Art Fair, a Bologna, dove si aggiudica il Premio 43 gradi in Sardegna – zona 9, istituito dallo Studio Casa Falconieri di Cagliari, dove effettuerà una residenza d’artista a settembre 2016.

Immagine: Werther Banfi, Sfera, 2016, pennarelli su tela

07
Giu

Jennifer Crisanti. Tradition is dead (part one)

INAUGURAZIONE 10 giugno 2016, 19.00

GALLERIA 33 via Garibaldi 33 Arezzo

In mostra fino al 3 luglio 2016

info@galleria33.it / +39 339 8438565

Galleria 33 presenta “Tradition is dead (part one)”, personale di Jennifer Crisanti.

Dal 10 giugno al 3 luglio 2016 lo spazio espositivo di via Garibaldi 33 ad Arezzo sarà occupato da una selezione dei più recenti lavori dell’artista canadese. Si tratta del secondo solo show che la galleria dedica a Crisanti dopo “Ruby woo”, allestita nel febbraio del 2015. La rassegna, a cura di Tiziana Tommei, propone opere inedite, relative alla nuova collezione della pittrice: un progetto aperto, di cui si mette in mostra per l’occasione una prima sezione. Il percorso espositivo intende inoltre porre l’attenzione sull’iter artistico della Crisanti, mettendo in relazione l’attuale fase creativa con opere scelte, tratte dalla produzione passata e successive al 2011.

A dominare lo spazio della galleria quattro grandi tele: “1000 pz made in Italy”, “CON”, “Gossip Factory”, “Azo free color”. Protagoniste assolute le figure femminili identificative dell’immaginario dell’artista, presenze enigmatiche, aliene ed inquietanti. Emergono tra colature di colore e pieghe della tela, definite con un tratto sicuro ed istintivo, violento ed emotivo, che rompe costantemente i contorni delle forme senza mai negarle, ma anzi accentuandone i caratteri. Alle opere di grandi dimensioni si accompagnano 12 disegni, una serie di studi che rende conto del processo di costruzione del soggetto della ballerina, alter ego dell’artista. In essi si assembla la figura umana nelle sue diverse componenti, con uno sviluppo similare al montaggio di un automa, mentre i titoli dei singoli pezzi citano passi di danza di rimando ai ritmi compositivi. In relazione a questi sono esposte le tele di piccolo formato dal titolo “Prima ballerina no”, nelle quali il movimento convulso delle danzatrici è evocato attraverso una pittura marcatamente gestuale. Non per ultimo, in dialogo con le opere attuali, vengono riproposti alcuni lavori storici: “Untitled” (Cortona, 2014) e una selezione di “Ballerina series 1-33” (Madrid 2012-13).Continue Reading..