Camera d’Arte

05
Lug

Emilio Isgrò

Dal 29 giugno al 25 settembre 2016 Milano rende omaggio a Emilio Isgrò con una grande antologica contemporaneamente allestita in più sedi, a cura di Marco Bazzini.

Emilio Isgrò, figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea nazionale e internazionale, ha fondato un nuovo linguaggio di grande originalità e trasparenza con le sue celebri cancellature e i suoi interventi sul testo in tutte le lingue e in tutte le forme.

Tre le sedi del progetto espositivo: Palazzo Reale dove sarà esposta una selezione di lavori storici ricca di oltre 200 opere tra libri cancellati, quadri e installazioni; alle Gallerie d’Italia l’anteprima del celebre ritratto di Alessandro Manzoni dipinto da Hayez e cancellato in bianco; Casa del Manzoni, sempre con un nuovo lavoro: I promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati.

Il progetto è promosso e prodotto dal Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Intesa Sanpaolo, Centro Nazionale Studi Manzoniani, Electa editore e nasce da un’idea dell’Archivio Emilio Isgrò.

A cura di Marco Bazzini

Isgrò
Palazzo Reale
piazza Duomo, 12
Gallerie d’Italia
piazza Scala, 6
Casa del Manzoni
via Gerolamo Morone, 1
Durata della mostra: dal 29 giugno al 25 settembre 2016
Ingresso libero

Immagine: Emilio Isgrò. Girolamo Savonarola, 2014 acrilico su tela montata su legno

04
Lug

Muybridge. Recall

Galleria Gruppo Credito Valtellinese
corso Magenta 59 – Milano

Durata mostra
19 maggio – 1 ottobre 2016

Vernice per la stampa
mercoledì 18 maggio ore 12,00, Galleria Gruppo Credito Valtellinese

Inaugurazione
mercoledì 18 maggio ore 18.30, Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Dalle ore 19.00 alle ore 20.00 avrà luogo in Galleria il remake in tre atti del set cronofotografico lineare inventato da Muybridge nel 1878 per realizzare i suoi celebri studi sul movimento animale e umano

Orari e ingressi
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
da martedì a sabato h. 13.30-19.15
chiuso domenica e lunedì
2 giugno e dal 2 agosto al 5 settembre
Aperture straordinarie per le scuole su prenotazione

INGRESSO LIBERO

Informazioni al pubblico
Galleria Gruppo Credito Valtellinese
tel. +39 0248.008.015
galleriearte@creval.it – www.creval.it

Ufficio stampa
Studio ESSECI
tel. +39 049.663.499
info@studioesseci.netContinue Reading..

03
Lug

KAPOOR

Casamadre Arte Contemporanea
Palazzo Partanna
Piazza dei Martiri, 58. Napoli

KAPOOR
Inaugurazione 28 giugno 2016

La mostra è visitabile fino al 15 ottobre 2016

Le sculture di Anish Kapoor sembrano costruzioni materiali con fini trascendentali. Ma non lo sono. Provengono forse da storie remote e significati reconditi. Ma poi non raccontano niente. più spesso si manifestano come presenze che sgorgano dal nulla quasi per spinta naturale, in forme semplici, prelinguistiche, in certi casi solo abbozzate e ancora non nominate. Somigliano a volte a piante, fiori, frutti, come se si autogenerassero fluendo nello sguardo con un ritmo ciclico e una misura semplice e ordinata. Non sono neanche proposizioni semplici, cioè oggetti ultimi non descrivibili e solo designabili nel senso inteso da Wittgenstein, alla cui filosofia molto deve la scultura minimalista americana. avranno sempre mille nomi possibili, dice infatti Kapoor. Neppure raccolgono le forze vive, quei campi d’energia che da Beuys a Merz hanno scosso dallefondamenta l’idea stessa di scultura occidentale. si può allora sostenere che le opere di Kapoor sono concettualmente spaziali, pure astrazioni, misurazioni dell’infinito, dell’assenza più che della presenza. e riconoscere che la sua azione non è mai normativa né impositiva: se le sculture sono sospese tra materiale e immateriale, duro e morbido, solido e fluido, peso e leggerezza, luce e oscurità, anche il gesto che le mette al mondo oscilla tra forza e abbandono. Come descrivere i lavori presenti in questa mostra, forme in movimento, riflettenti, alcune in via di definizione o di scomparsa? Diciamo che gli oggetti scultorei di Kapoor sono atti intellettuali modellati dall’etimologia incerta dell’obiectum. “ciò che è posto contro o davanti”, l’obiectum, parola della tarda latinità, è ostacolo per la vista e insieme schermo che si frappone fra il soggetto di una potenza e il suo termine, come la terra tra il sole e la luna. L’obiectum per l’artista è un concetto indeterminato, possibilità tendenzialmente infinita e, come un respiro o il battito del cuore, apertura e chiusura del campo ottico. Può avere forma e vita, ma non essenza né verità. Per capire il punto di vista di Kapoor si dovrebbe poter pensare gli oggetti insieme con lo spazio, contro Kant e la sua metafisica idealistica dell’apriori, ribaltando le categorie con le quali siamo abituati a riflettere. non gli oggetti visibili nello spazio posto lì da noi, ma l’oggetto come un’unica estensione nascosta, compressa, inghiottita nelle forme sarebbe il tema principale della sua opera ormai giunta a piena maturità. noi però abbiamo difficoltà a concepire l’essere oggetto, cioè un qualcosa privo di una soggettività determinata che si costruisca in sé e per sé e ci comprenda, non una cosa realmente esistente, ma solo il contenuto di un’attività intellettuale, anzi un semplice moto dell’anima, benché niente sarebbe più vicino all’essenza dell’arte, che non ha altro scopo che produrre oggetti mentali. abbandonando i concetti di soggettività e di esperienza e riducendo l’atto di coscienza alla pura contemplazione dell’assenza e del vuoto, Anish Kapoor ha definito lentamente ma senza incertezze il proprio campo d’azione. che è una cosmogonia priva di trascendenza, figlia di un pensiero che non conosce il dualismo. Non c’è un dentro e un fuori, solo molte immagini illusorie. Perciò le sculture insistono nel raccogliere e concentrare in sé quanto più mondo esterno è possibile, come se la forma fosse una qualità interiore delle cose, irraggiungibile e intangibile. E fosse destino della scultore far sì che possa trasparire, creando un varco verso ciò che non si dà, né si può cogliere. In fondo, tutta l’arte di Kapoor ci parla di un spazio che è risucchiato e condensato in oggetti che restano muti e inespressivi, perfettamente vuoti, se pure si danno come presenze corpose e smisurate (taratantara a piazza plebiscito nel 2000) o indefinite e sfuggenti come alcuni lavori qui in mostra. Ogni volta, davanti alle sue opere, indipendentemente dalle dimensioni reali, si ha la sensazione che ci sia qualcosa di più che potremmo vedere e che magari intuiamo, qualcosa di più grande o di più chiaro, che ci potrebbe trascinare oltre ciò che vediamo, ma che resta come una potenza imprigionata. Nel suo movimento incessante, il velo dell’arte si contorce e sembra potersi scostare, lasciando immaginare un possibile svelamento, desiderato e temuto. Ma la scultura-obiectum si sporge nel vuoto di forme informi e di spazi spaziosi. Nient’altro.

Casamadre Arte contemporanea
Orario / hours
Lunedì – sabato / monday – saturday
10,30 – 13,30
16,30 – 20
Domenica / sunday
Chiuso / closed

Palazzo Partanna
Piazza dei martiri, 58
Napoli 80121
Tel. +39 081 193 60 591
fax: +39 081 197 088 67
info@lacasamadre.it

Immagine: Untitled, 2016. Silicone, wood, aluminium 155 x 155 x 35 cm

02
Lug

ALBERTO BURRI. Le dimensioni della materia

mostra a cura di Laura Caruso e Saverio Verini

Podesteria di Michelangelo, piazza San Michele 1, Chiusi della Verna (AR)

Inaugurazione sabato 9 luglio 2016, ore 17.30

fino a domenica 11 settembre 2016

Alberto Burri. Le dimensioni della materia intende proporre un accostamento suggestivo: l’opera più piccola e l’opera più grande dell’artista di Città di Castello si confrontano negli spazi della Podesteria di Michelangelo, a Chiusi della Verna. Si tratta in particolare di una Muffa del 1951 – delle dimensioni di appena 2,5 x 8 cm – e del celebre Grande Cretto di Gibellina, opera monumentale – oltre 10 ettari di estensione – di cui è esposta una significativa documentazione fotografica.

Il progetto espositivo ha l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla poetica di Alberto Burri (1915-1995) e alla forza espressiva dei suoi lavori. La ricerca e le sperimentazioni sui materiali più disparati, la creazione di un universo formale astratto e “concreto” al tempo stesso, il rigore e l’equilibrio compositivo: sono gli aspetti che la mostra cerca di mettere in luce, dimostrando una coerenza artistica che prescinde dal formato delle opere.

La mostra dà ampio spazio anche alla divulgazione, con la presenza nel percorso espositivo di un video monografico del regista Rubino Rubini realizzato nel 1994 e legato all’opera di Burri, considerato all’unanimità uno dei più grandi interpreti dell’arte del Novecento e recentemente celebrato con una retrospettiva allestita presso il Guggenheim Museum di New York in occasione del Centenario della nascita dell’artista (2015).Continue Reading..

01
Lug

Regina José Galindo. Siesta

La performance conclude la rassegna
Sui Generis
a cura di Eugenio Viola e Angel Moya Garcia

9 Luglio 2016 ore 19.00 / July 9, 2016 at 7pm
Ex Chiesa di San Matteo – P.zza San Matteo, 3 55100 – Lucca

Associazione Culturale Dello Scompiglio
in collaborazione con
Prometeogallery di Ida Pisani

“Quando mi sono svegliata, avevo uno sopra di me ed un altro sotto, mentre due mi afferravano”.
Testimonianza di una ragazza di 16 anni, violentata da 30 uomini in Brasile, nel maggio 2016
La dimensione performativa di Regina José Galindo è politica e polemica, restituisce opere scomode, spesso brutali, nelle quali il suo corpo minuto e all’apparenza fragile è esposto ad una serie di azioni pubbliche che usano lo spazio metaforico dell’arte per denunciare le implicazioni etiche legate alle ingiustizie sociali e culturali, le discriminazioni di razza e di sesso e più in generale tutti gli abusi derivanti dalle relazioni di potere che affliggono la società contemporanea. Galindo trasforma il proprio corpo in strumento di rievocazione simbolica di eventi cui è sottoposto il corpo collettivo, il cosiddetto “corpo sociale”.
Le sue azioni realizzate in un’ottica di coinvolgimento totale, da un lato ribadiscono l’impegno dell’artista a materializzare attraverso la violenza e il dolore le criticità del presente, dall’altro esplicitano un senso di profonda impotenza, chiamando in causa simultaneamente i ruoli ancipiti di partecipante e spettatore. In occasione di Sui Generis, Galindo presenta Siesta, una performance realizzata in collaborazione con la prometeogallery di Ida Pisani in cui l’artista, come spesso accade nella sua pratica, partendo da una riflessione sulla violenza, riflette sul concetto di egualitarismo di genere legato al microcosmo femminile.
La performance di Regina José Galindo conclude la rassegna di performance Sui Generis, a cura di Eugenio Viola e Angel Moya Garcia, che ha avuto come oggetto di indagine la complessità concettuale legata al genere, nell’ambito della stagione che l’Associazione Culturale Dello Scompiglio dedica a questa tematica e che ha visto performance site-specific di Luigi Presicce, Nicola Ruben Montini, Pauline Boudry/Renate Lorenz, Yan Xing, Alexandra Pirici e Manuel Pelmuş, Rosy Rox, Carlos Motta, Eddie Peake, Karol Radziszewski e Miguel Gutierrez.

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