Camera d’Arte

18
Set

Roberto Almagno. Tracce

MAAB Gallery è lieta di presentare, nei rinnovati spazi di via Nerino 3 a Milano, la mostra personale di Roberto Almagno, Tracce, a cura di Marco Meneguzzo.

La mostra verrà inaugurata giovedì 29 settembre e sarà aperta al pubblico fino al 18 novembre 2016.

Una significativa selezione di sculture, tra cui Memoria (1997-2000), introdurrà il visitatore nell’incantato universo creativo di Almagno. A partire degli anni ’80, dopo un breve periodo di sperimentazioni e indagini sulla materia, Roberto Almagno (Aquino 1954) abbandona l’uso dell’argilla, del ferro e della roccia, eleggendo il legno quale unico materiale delle sue sculture. Rami, caduti e dispersi nei boschi che sorgono attorno a Roma, raccolti e lavorati lentamente; il legno dapprima dirozzato con delle raspe, viene lavorato con acqua e fuoco e gradualmente plasmato e modellato fino a raggiungere la curvatura e la perfezione formale desiderata. Gli elementi lignei, sottili e flessi, coperti da una velatura scura che assorbe la luce in maniera omogenea, sono infine assemblati tra loro in equilibri precari, apparentemente impossibili, che sfidano le leggi di gravità. Creazioni atemporali e pure, che richiamano la semplicità classica, e che appaiono, come afferma l’artista stesso, come “anime vaganti sulle quali non pesa alcuna ombra”.
L’esposizione è arricchita da una serie di lavori su carta appartenenti alla serie intitolata Ombre (2000-2005). Seppur liberato dal ruolo complementare di bozzetto, il disegno appare in stretta connessione con l’indagine plastica condotta da Almagno; la superficie della carta accoglie tracce di materia, quali la cenere e la fuliggine, confricata manualmente dall’artista e, in questo modo, parzialmente assorbita dal supporto.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue italiano e inglese con testo critico di Marco Meneguzzo.Continue Reading..

14
Set

Mario Cresci. Ri-creazioni

Immagini d’energia tra memoria e futuro

15 settembre – 16 ottobre 2016

Ri-creazioni è il progetto che rilegge, ricrea e reinventa i materiali dell’Archivio Fotografico Eni attraverso lo sguardo e la sensibilità di Mario Cresci, per dare vita a un ampio percorso di approfondimento all’interno del complesso universo creativo del fotografo, tra le sue tecniche, le sue intuizioni e le sue invenzioni.
L’Archivio Fotografico Eni custodisce centinaia di migliaia di materiali, tra stampe in bianco e nero e a colori, diapositive e negativi. Si tratta di un patrimonio di alto valore storico e artistico, capace di offrire uno spaccato di tutto il XX secolo nel racconto dell’evoluzione storica, industriale e culturale Italiana.
Le fotografie dell’Archivio Eni, scattate con intento scientifico e documentaristico, diventano opere d’arte grazie all’intervento del fotografo ligure, creando un rigenerante cortocircuito creativo tra le intenzioni degli autori originali e il lavoro di Cresci.
Attraverso lo sguardo di Cresci il visitatore esplora i diversi materiali, sala dopo sala, seguendo le logiche della ri-creazione: il fotografo invita a una riflessione sugli elementi della natura portatori di vita ed energia, sulla fisica, la geometria e le percezioni che noi ne abbiamo.
La mostra si propone come l’occasione per presentare al grande pubblico non solo le risorse culturali custodite dall’Archivio, ma anche la storia dell’azienda e della sua attività con uno speciale focus sul tema dell’innovazione tecnologica che Eni promuove, offrendo allo stesso tempo la possibilità di approfondire le tecniche di lavoro sperimentale di Mario Cresci.
Le storie raccontate dalle immagini conservate prendono in questo modo nuove forme inedite e Cresci regala al visitatore un nuovo sguardo sulle cose. La mostra è promossa nell’ottica di una ricerca continua, un’indagine scientifica e artistica. È un racconto sull’infinito potenziale della materia dal punto di vista tecnico-scientifico e artistico.Continue Reading..

05
Set

Frida Parmeggiani. Figurazioni tessili

Dal 16 settembre 2016 all’8 gennaio 2017
Merano celebra Frida Parmeggiani
in occasione del suo 70°compleanno

Gli spazi di Merano Arte accolgono una serie di nuove creazioni realizzate da una delle più importanti e celebrate costumiste teatrali. E al Palais Mamming Museum, i progetti How to become Frida, Approcci a Frida e gli scatti di Elisabeth Hölzl, ripercorrono le fasi di realizzazione dei costumi e la lunga collaborazione con il grande regista americano Robert Wilson.

Dal 16 settembre 2016 all’8 gennaio 2017, Merano celebra Frida Parmeggiani, una delle più importanti e famose costumiste teatrali, di origini meranesi, in occasione del suo 70° compleanno.

La mostra, dal titolo Figurazioni tessili,seconda tappa di un percorso che tocca il Mozarteum di Salisburgo dal 21 luglio al 3 settembre, si divide in quattro sezioni ospitate rispettivamente da Merano Arte e dal Palais Mamming Museum.

Disegnatrice di costumi tra le più apprezzate a livello mondiale, nel corso della sua quarantennale carriera, Frida Parmeggiani ha collaborato con registi del calibro di Rainer Werner Fassbinder, Samuel Beckett e Andrè Heller, allestendo già nel 1978 la rappresentazione della Lohengrin di Wagner per proseguire, nel 1987 con tutte le quattro parti del ciclo operistico wagneriano presso i Bayreuther Festspiele. Per i Salzburger Festspiele ha creato dei costumi fantastici e indimenticabili, come quelli per le rappresentazioni di Herzog Blaubarts Burg, Pelléas et Mélisande, Mitridate e La morte di Danton. Frida Parmeggiani ha inoltre lavorato con artisti quali Lou Reed, David Byrne e Tom Waits.
Dal 1987 Parmeggiani ha realizzato i propri costumi, quasi esclusivamente per gli allestimenti teatrali del maestro americano Robert Wilson. La collaborazione tra i due ha condotto a una serie di rappresentazioni memorabili ad Amburgo, Zurigo, Salisburgo, Parigi, Madrid e New York, apportando nuovi parametri all’interno del mondo internazionale dell’Opera e del Teatro, sia in ambito costumistico che nell’uso delle luci.
Il percorso espositivo allestito a Merano Arte presenterà alcune nuove creazioni, composte da 13 figure singole, delle vere e proprie sculture tessili, attraverso le quali si analizzerà il rapporto di tensione tra natura, spazio, volume e tessuti.
Per la prima volta, Frida Parmeggiani ha potuto lavorare senza rapportarsi con attori o confrontarsi con sceneggiature, trovandosi libera di esprimere, in modo statico e scultoreo, il proprio linguaggio formale minimalista. Tessuti pregiati – feltro di lana lievemente melangiato, panno di lana pesante, lino sottile, doppia organza di seta o seta con fibra di ananas – in combinazione con elementi in metallo si sviluppano come installazioni di elevato livello estetico.
Cromaticamente giocate sul bianco e nero, le opere tessili indicano una moltitudine di variazioni in modo da divenire, al tempo stesso, tessuto e scultura. Accanto a questi elementi formali, i suoi lavori racchiudono al loro interno anche un aspetto autobiografico, esprimendo le esperienze e i sogni della propria creatrice.
L’allestimento è stato sviluppato in collaborazione con il Dipartimento di Scenografia e Costumistica, Cinema e Allestimento architettonico dell’Università Mozarteum di Salisburgo sotto la supervisione del professor Henrik Ahr insieme agli studenti Anna Brandstätter, Rubi Brockhausen, Miriam Hölzl, Charlina Lucas, Lisa Nickstat e Amelie Ottmann.

Approcci a Fridaè il titolo di una delle 3 sezioni ospitate al Palais Mamming Museum di Merano. Qui, attraverso cinque brevi documentari, realizzati dagli studenti dell’Università Mozarteum di Salisburgo sotto la guida del professore Alexander du Prel, si racconta la genesi delle nuove creazioni, l’ambiente dietro le quinte e la lunga, simbiotica collaborazione con Robert Wilson. Il progetto How to Become Frida consiste in una serie di installazioni realizzate da 6 studenti dell’Università Mozarteum di Salisburgo, che approfondiscono le straordinarie capacità artistiche di Frida Parmeggiani. L’ultima sezione intitolata Working with Frida è dedicata alle sequenze fotografiche realizzate dall’artista Elisabeth Hölzl che, nel corso di due anni, su incarico di Merano Arte, ha documentato la nascita e realizzazione dei costumi.Continue Reading..

05
Set

Matteo Pugliese. Spiriti ostinati

DAL 4 GIUGNO AL 15 SETTEMBRE 2016
LE SCULTURE DI MATTEO PUGLIESE
IN MOSTRA ALLA VERSILIANA DI MARINA DI PIETRASANTA (LU)

L’esposizione, dal titolo Spiriti ostinati, ripercorre la stagione creativa più recente dell’artista milanese, attraverso 35 opere appartenenti alle serie Extra Moenia, Custodi e Scarabei.
Per la prima volta, saranno presentati alcuni lavori inediti in marmo e vetro soffiato e all’ingresso del parco della Versiliana, sarà installata la grande scultura – oltre 6 metri d’altezza – Die Mauer.

La Versilia, terra d’arte e d’artisti, si appresta ad accogliere dal 4 giugno al 15 settembre 2016, a Marina di Pietrasanta (LU), la mostra Spiriti ostinati dello scultore Matteo Pugliese (Milano, 1969). La rassegna, ospitata all’interno dell’Area Festival del Parco della Versiliana, presenta trentacinque opere di Matteo Pugliese in grado di raccontare la sua produzione plastica più recente.
L’esposizione, allestita nella Villa La Versiliana e nel suo parco, che agl’inizi del ‘900 fu dimora di Gabriele D’Annunzio, è presentata da Philippe Daverio e curata dalla Imago Art Gallery di Lugano con il coordinamento artistico della Fondazione Versiliana, inserita nel più ampio progetto S.T.ART (Save Tourism & Art) promosso dal Comune di Pietrasanta.
All’ingresso del parco, la monumentale scultura Die Mauer – oltre 6 metri di altezza -, realizzata nel 2009 per il ventennale della caduta del muro di Berlino, aprirà il percorso espositivo che si declina attraverso le tre serie più conosciute e apprezzate dell’artista milanese. Da un lato, quella degli Extra Moenia, gli uomini che tentano una dolorosa rinascita attraverso una lotta con una materia-muro che li imprigiona, che impedisce loro di vivere, di crescere, di esprimersi.
Sono opere in bronzo in cui è chiara la matrice classica e il tributo alla plastica rinascimentale ma che si distinguono per essere, al tempo stesso, straordinariamente attuali e contemporanee nella frammentazione del soggetto in più parti e nell’interazione con la parete che diventa parte integrante dell’opera.Continue Reading..

05
Set

Alain Ledezma. Un triángulo tiene sus…

A cura di Barbara Fragogna

10 settembre – 1 ottobre 2016

La via più chiara verso l’Universo è attraverso una foresta selvaggia. John Muir

La Fusion Art Gallery presenta UN TRIÁNGULO TIENE SUS TRES ÁNGULOS IGUALES A DOS RECTOS SIN EL PRINCIPIO DE LA INMORTALIDAD DEL ALMA, mostra personale dell’artista messicano Alain Ledezma che in questa esposizione concentra il focus della sua ricerca sulla trasformazione della materia in tutti i suoi stati: biologico, storico, geografico, politico, umano e cosmico attraverso una selezione di video, disegni e manufatti grafici.

La carta è la pelle

Brevi note su Alain Ledezma

 di Barbara Fragogna

La carta/schermo è la pelle, la pelle è un filtro, una membrana traspirante che seleziona e trasuda impulsi intimi (personali) trasponendoli verso l’esterno (pubblico) e che assorbe le percezioni esotiche (di vita) r-accogliendole per assimilarle e poi rielaborarle rinnovandole in un continuo ciclo (il mito). Tessuto connettivo tra “dentro | fuori “, ” sotto | sopra “, ” passato | futuro”. La pelle è il momento presente, l’inter-medium e l’intermediario, il gateway, la transizione e la trans-migrazione alla ricerca di un dialogo con l’entità indefinita che compone il Tutto.
Ogni fase di transizione, ogni movimento permea gli strati (i livelli) fluidificando e solidificando il suo continuo movimento lasciando come risultato un’impronta sulla carta, un’ombra, una traccia. Il disegno. Il disegno che impressiona la carta-pelle come se fosse una pellicola fotografica ipersensibile è la costellazione grafica che emerge e tatua la pelle dell’artista. La stessa costellazione grafica che si incarna negli occhi di chi osserva (in semioscurità) lasciandoci sopraffatti dal senso di déjà vu. Perché noi (gli spettatori) non abbiamo mai visto questi simboli così peculiarmente intrecciati, specchiati, dis-ordinati. Non ne possediamo ancora la chiave interpretativa, ma li conosciamo comunque bene: i segni, il rito, la magia sciamanica di una scrittura fatta di immagini ricorrenti, un geroglifico totemico, piramidale, la composizione cosmologica pre-colombiana.Continue Reading..