Camera d’Arte

26
Set

Sarah Moon. Qui e Ora. Ici et Maintenant

La mostra Sarah Moon. Qui e Ora – Ici et Maintenant, curata da Carla Sozzani in occasione del premio annuale di Mercanteinfiera, e grazie al Comune di Parma, inaugura la nuova sede per la fotografia a Parma a Palazzetto Eucherio Sanvitale.
“Sarah Moon. Qui e Ora – Ici et Maintenant” racconta un incontro d’autore, inatteso e intenso con gli affreschi rinascimentali e le sculture di Palazzetto Eucherio Sanvitale nel Parco Ducale di Parma e apre un dialogo inedito con la fotografia contemporanea.
Sarah Moon, artista francese tra le maggiori fotografe contemporanee, da molti anni indaga la bellezza e lo scorrere del tempo. Il titolo “Qui e Ora – Içi et Maintenant” è stato scelto da Sarah Moon per aprire un dialogo tra le sue opere e palazzetto Eucherio Sanvitale a Parma.
L’amicizia e l’affinità tra Sarah Moon e Carla Sozzani risalgono alla fine degli anni Settanta quando iniziano a collaborare insieme per Vogue Italia e poi Elle Italia.La prima mostra alla Galleria Carla Sozzani è nel 1996, “120 fotografie” curata dal Centre National de la Photographie di Parigi, a cui è seguita la mostra ” Fotografie” nel 2002 e infine la mostra “fil rouge” nel 2006. L’alfabeto segreto della Moon rimanda alla sfera dell’emotività, dell’intimo, e mette in scena una realtà immaginaria, filtrata dal ricordo e dall’inconscio. Il suo linguaggio antinarrativo evoca momenti, sensazioni, coincidenze e bellezza. Le visioni di Sarah Moon spesso schiudono un universo magico di immagini poetiche. Di lei si sa poco. Raramente parla di sé, nascosta dietro il suo eterno berretto che sembra proteggerne la timidezza fragile e delicata. Come dice lei stessa, le sue immagini parlano di lei. Le sue fotografie sono così misteriose, così cariche di tensione drammatica e tuttavia riservate, che sembrano un intero mondo visto attraverso uno spiraglio luminoso.Continue Reading..

25
Set

CAMERE IN PRESTITO. La fotografia concettuale in Italia negli anni Settanta

Vincenzo Agnetti, Giorgio Ciam, Cioni Carpi, Bruno Di Bello, Paolo Gioli, Ketty La Rocca, Maurizio Nannucci, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Aldo Tagliaferro, Mario Schifano, Franco Vaccari, Franco Vimercati, Michele Zaza, Gilberto Zorio

a cura di Angela Madesani

Inaugurazione giovedì 15 settembre dalle 18.00 alle 20.00
15 settembre – 30 novembre 2016

Marco Antonetto ha il piacere di presentare presso la propria galleria di Lugano, Photographica FineArt, uno spazio espositivo dedicato solo alla fotografia del 900 e contemporanea, l’esposizione Camere in prestito, a cura di Angela Madesani, aprendo così un nuovo capitolo della sua storia artistica.
Camere in prestito raccoglie 15 protagonisti di quella particolare stagione tra gli anni Sessanta e i Settanta, durante la quale nel mondo artistico occidentale si manifesta una crisi dell’oggetto pittorico e scultoreo. Molti sono quindi gli artisti che prendono a utilizzare media tecnologici quali la fotografia, il cinema e in un secondo tempo, il video.
L’esposizione Camere in prestito è il tentativo di scoprire un campo della storia dell’arte di vaste proporzioni, che a oltre quarant’anni di distanza rivela tutto il suo interesse e il suo fascino. I linguaggi tradizionali dell’arte giungono, appunto, in quel particolare periodo storico a una sorta di azzeramento. In molti sentono il bisogno di confrontarsi con la realtà attraverso uno strumento neutro di registrazione dei dati oggettivi.
La mostra propone lavori collocabili in ambiti distinti, di artisti italiani provenienti da storie profondamente diverse tra loro, che hanno, tuttavia, in comune l’utilizzo del linguaggio fotografico con diverse declinazioni. La fotografia come inclusione (collage), come documentazione o anche come impiego di tecniche fotografiche che va dall’uso della Polaroid alla carta o alla tela sensibilizzata ai sali d’argento.

Orari Galleria:
dal martedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00
Sabato su appuntamento

Photographica FineArt Gallery
mail@photographicafineart.com – Via Cantonale 9 – 6900 Lugano – Switzerland

Immagine: Franco Vimercati, Per Carla, 1991

25
Set

Sacha Turchi. Ortho Spinalis

Castello di Rivara
Museo D’Arte Contemporanea

Ortho Spinalis
Sacha Turchi

Quando un essere umano viene alla luce impiega del tempo prima di riuscire a reggersi sulle proprie gambe. Il corpo umano si tiene in piedi, trova equilibrio sul proprio bacino. Il corpo sa, ancora prima di chi lo sorregge, cosa fare. Possiede, esso stesso, una memoria interna scritta nel DNA. Allo stesso tempo, quando dal bulbo nasce un germoglio, quella nuova forma di vita si irrobustirà fino a trovare la propria forza dall’interno, da quelle ‘cellule nervose’ che sono le sue radici in continua conversazione con la terra. Ancora una volta tornano gli elementi cari all’artista: la presenza del corpo umano in relazione a quelle strutture vitali che la natura stessa crea; l’attenzione capillare nella scelta dei materiali; il legame dell’uomo nel suo presente con quel fitto intreccio che è il passato e la storia dai quali proviene; quell’idea di evoluzione, essa stessa crescita naturale dunque cambiamento, che non ha a che fare soltanto con il ciclo vitale dell’essere vegetale, ma con il passaggio stesso del tempo, in continuo divenire. Questa volta, in occasione del nuovo progetto Ortho Spinalis presentato al Castello di Rivara (TO) Sacha Turchi sceglie di farlo attraverso un orto – come suggerisce il titolo stesso – organizzato in tre file da sette bulbi ciascuna, sui quali posano in tutto ventuno sculture che ricalcano la spina dorsale, sorretti su dei bacini. Quello che dovrebbe essere il DNA nel materiale osseo di un essere umano è sostituito da materiale vegetale; quello che dovrebbe essere il terriccio dal quale far crescere queste anomale ‘piante’ è, invece, sale grosso, elemento di purificazione sin dalle tradizioni più antiche, in grado di asciugare l’acqua. Contrariamente ad un orto come gli altri, le piante non trovano rigenerazione nell’acqua, quanto, piuttosto, dall’assorbimento dell’acqua stessa. Quel sale che riporta alla tradizione dell’impastare, delle donne della famiglia intorno a una tavola, delle più piccole intente ad imparare un’antica arte lontana nel tempo, la tradizione nutre queste colonne vertebrali che nascono, crescono e sopravvivono grazie al loro fiero insistere sui propri ischi iliaci e alla forza di gravità, mentre tentano di evolversi verso l’alto, fiere, perdendo sempre più la propria andatura curvilinea. Una tradizione, quella dell’impastare, che a che fare con la pazienza, con la cura, con l’attenzione: le stesse che Sacha Turchi osserva nel suo lavoro minuzioso e scrupoloso, fatto di tanto studio, di tentativi, di ripensamenti: ingredienti che l’artista assembla – impasta, per l’appunto – sino al momento in cui non prendono una forma ben definita. A fianco dell’orto gli strumenti della lavorazione della terra (il rastrello ad esempio) e quelli tipici della lavorazione della pasta (come il mattarello) e un ciclo vitale che si scrive in lunghezza, dal germoglio più piccolo alle ‘piante’ più grandi, rispettando il naturale corso delle cose.
Alessandra Caldarelli

Equinozio D’Autunno 2016
opening 24 Settembre ore 16:00

Castello di Rivara
Museo D’Arte Contemporanea
Piazza Sillano, 2 – Rivara (TO)

La mostra sarà aperta fino al 6 novembre 2016

Immagine: installation view, 2016

23
Set

IDENTITÀ NEGATE

IDENTITÀ NEGATE

Due mostre, organizzate da Fabrica e dedicate a temi di grande attualità geopolitica, apriranno al pubblico il 15 settembre presso la Galleria del Cembalo e proseguiranno fino al 26 novembre.

Si chiama “Identità negate” il progetto di Fabrica in mostra alla Galleria del Cembalo (Palazzo Borghese, Roma), dal 15 settembre al 26 novembre 2016. L’esposizione, che comprende le mostre fotografiche “Lingering Ghosts” di Sam Ivin e “Foibe” di Sharon Ritossa, nasce dalla ricerca di due giovani fotografi di Fabrica accomunati dal desiderio di approfondire due tematiche di grande rilievo sociale e storico.

Nel caso di “Lingering Ghosts”, Sam Ivin ha cercato di esprimere con le sue immagini il senso di perdita di sé e di insicurezza sul proprio destino che accomunano i richiedenti asilo nel Regno Unito; con “Foibe”, Sharon Ritossa è partita dalla particolare conformazione geologica del Carso per una riflessione su come questa possa avere avuto ripercussioni nelle vicende sociali e storiche della regione. Destini incerti e indefiniti, dalle traiettorie confuse che nascondono vite e storie a cui dare dignità: questo il filo rosso che accomuna i due progetti, con cui Fabrica fa un ulteriore passo avanti nell’esplorazione di tematiche delicate e di estrema attualità. Fabrica è il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, fondato nel 1994. Offre a un gruppo molto eterogeneo di giovani creativi da tutto il mondo una borsa di studio annuale per sviluppare progetti di ricerca nelle aree di design, grafica, fotografia, interaction, video e musica. Continue Reading..

22
Set

René Magritte. La trahison des images

21 September 2016 – 23 January 2017
from 11h00 to 23h00
Galerie 2 – Centre Pompidou, Paris

Every day from 11 a.m. to 9 p.m. (except Tuesdays)

Late night opening till 11 pm: Thursdays and Mondays from October 3

The exhibition “Magritte: La trahison des images” offers a completely new approach to the work of the Belgian artist René Magritte. Featuring both well-known masterpieces and other less familiar works, all drawn from leading public and private collections, it offers a fresh look at one of the key figures of Modern art.

The latest in the series of monographic exhibitions the Centre Pompidou has devoted to major figures in 20th-century art ¬– “Edward Munch: L’œil moderne”, “Matisse: Paires et séries” and “Duchamp: La peinture, même” – this exhibition brings together around one hundred paintings, drawings and documents offering a fresh approach to the painter. “Magritte: La trahison des images” explores the artist’s interest in philosophy, an interest that would culminate in the publication of Foucault’s Ceci n’est pas une pipe (1973), born out of the writers discussions with the artist. In a 1936 lecture, Magritte declared that Les affinités électives, painted in 1932, marked a turning point in his work – his abandonring of the automatism and random chance of early Surrealism. Showing an egg enclosed in a cage, this was the first of his paintings intended to solve what he termed a “problem”. After randomness and a “chance encounter between sewing machines and umbrellas” came a relentlessly logical method that sought solutions to the “problems” of women, of chairs, of shoes, of rain… The exhibition opens with Magritte’s research on these problems, which mark the “reasoning” turn in his art.

Magritte’s art is characterized by a series of motifs – curtains, shadows, words, flames, bodies in pieces, and more – which he endlessly arranges and re-arranges. The exhibition replaces of these into each to one of painting’s foundational narratives and hence to the philosophical challenge to visual representation: the curtains with the antique fend of in realism illustrated by the contest of Zeuxis and Parrhasius; words with the biblical story of the Adoration of the Golden Calf, that counterposes the text of the law to pagan image; flames and enclosed spaces with Plato’s Allegory of the Cave; shadows with Pliny the Elder’s account of the invention of painting.

An reformulated version version of the exhibition will be presented at Schirn Kunsthalle in Frankfurt, Germany, from 10 February to 5 June 2017.

Curator : Mnam/Cci, Didier Ottinger