Camera d’Arte

31
Gen

Alfredo Pirri. RWD – FWD | Quello che avanza (That Which Advances)

In parallelo all’apertura della mostra di Alfredo Pirri, “RWD – FWD”, curata da Ilaria Gianni e ospitata negli spazi del suo studio/archivio romano, in viale dei Consoli 73, la sede di Nomas Foundation è stata utilizzata dall’artista come laboratorio in cui realizzare un nuovo lavoro, appositamente pensato per una delle sale della Fondazione, dal titolo “Quello che avanza”.

Il 25 gennaio, a partire dalle ore 19, l’opera sarà presentata al pubblico a viale Somalia 33 (Roma) in una serata speciale che vedrà la straordinaria partecipazione del musicista Daniele Roccato, il quale eseguirà una serie di brani al contrabbasso, accentuando l’esperienza immersiva del lavoro di Pirri.

“Quello che avanza”, prosecuzione della ricerca sulla luce e sul colore che connota da sempre il lavoro di Alfredo Pirri, è frutto di una ricerca sulla tecnica della cianotipia, che consente di realizzare stampe fotografiche off-camera di grandi dimensioni, caratterizzate da intense variazioni di blu.
L’opera è costituita da 144 stampe che offrono allo spettatore un ambiente avvolgente, dal grande impatto visivo ed emotivo. Di queste, 130 fogli testimoniano le fasi di lavorazione di un’opera e i residui da essa prodotti, mentre 14 sono il risultato di una procedura unica, che vede l’uso di piume appoggiate direttamente a impressionare i fogli preparati con sostanze chimiche ed esposti ai raggi UV. L’evocazione di forme vegetali che si può cogliere in alcune immagini, si collega all’opera della botanica Anna Atkins, pioniera dello studio della flora attraverso cianotipia e autrice del libro “Photographs of British Algae: Cyanotype Impressions”.

Il titolo “Quello che avanza”, scelto dall’artista, sembra riferirsi tanto a ciò che rimane, quanto a qualcosa che si fa avanti, riprendendo il concetto alla base di “RWD – FWD”: un viaggio all’interno dell’opera e del pensiero critico di Alfredo Pirri rivolto al passato, ma proiettato al contempo al futuro.

“Quello che avanza” sarà compresa, in forma rielaborata, nella mostra personale dedicata all’artista, che inaugurerà ad aprile presso il MACRO Testaccio, curata da Benedetta Carpi de Resmini e da Ludovico Pratesi, prosecuzione del progetto “I pesci non portano fucili”.

Tappa intermedia tra le due mostre sarà il convegno “Attraverso lo specchio” ospitato dal MAXXI, Sala Guido Reni, il prossimo 16 febbraio 2017 in cui si affronterà il rapporto tra arte e architettura, riflessione fondamentale del percorso creativo dell’artista.

*english below

Continue Reading..

30
Gen

KRM. Four hands

L’Esprit Du Mur (the spirit of the wall) is a concept and style of painting created by KRM, the French-German artist duo Chérif Zerdoumi and Geza Jager.
Their concept and style ESPRIT DU MUR is a rebel, urban art, based on human tragedy and the complexity of existence.
Their works reveal a portrait of city-life and freely express interior contradiction, suffering and joy. Their work is revolutionary, based on overlapping images, words and impulsive gests. Working with four hands on the same piece defines the duo’s working process and makes their confrontation authentic. The final result is an assembly of colour, emotions and different techniques. The work witnesses a contemporary actuality and treats social-political subjects and questions.
KRM and a running dog figure on each picture is their signum.

Sultan Gallery
South Subhan, Block 8, Street 105, Building #168 besides Sadeer.
Madinat al-Kuwait

25th January – 16th February; 10am – 4pm
(Closed on Fridays, Saturdays and Public Holidays)

Image: Fish, mixed media on wood, 122 x 125cm

report by amaliadilanno

28
Gen

Marina Abramović. The Cleaner

For more than four decades, Marina Abramović has worked with presence and her own body as her primary artistic media. This has made her one of the most widely acknowledged artists of our time. Her uncompromising self-exposure has evoked criticism and praise in equal measure. Now, Moderna Museet opens the exhibition The Cleaner – the artist’s first major retrospective in Europe.

The Cleaner was produced in close collaboration with Marina Abramović and features more than 120 works. It presents several of her best-known performances, including the Relation Works with German artist Ulay, her collaborator and partner from 1976-1988. These works take the form of live reperformances, films, installations and photographs from the 1970s to today. Moderna Museet is also delighted to show early paintings and works on paper from the 1960s and onwards, some of which are being exhibited for the first time. Also included are her relatively unknown audio works from the 1970s.

“Even in her earliest works, Marina Abramović expands the given boundaries, in terms of scale, medium, and the relationship to the audience. The responsibility shared by the artist and the participants for what the work can evolve into permeates her entire oeuvre”, says Lena Essling, curator of the exhibition.

Marina Abramović was born in Belgrade, Ex-Yugoslavia in 1946, to partisan parents, who met during WWII and were national heroes under Marshal Tito’s regime. Raised in her childhood primarily by her orthodox grandmother, religion and revolution impacted profoundly on her early life and continue to permeate her artistic practice. In Rhythm 5 (1974/2011) she sets fire to a communist star that can also be read as a pentagram when inverted. The video installation The Hero (2001) is a ritualistic elegy for her father. Abramović’s works seek the core of concepts such as loss, memory, being, pain, endurance and trust. Her work is a matter of life and death – questions about existence and art are brought to a head in ways that may both provoke and move us. Rarely has anyone explored the physical and mental pain thresholds as she does. In The Lovers (1988) Abramović and Ulay undertook a 90-day walk from opposite ends of the Great Wall of China. Their halfway meeting marked the end of their love affair and more than ten-year partnership.

“27 years ago, before her international breakthrough at the Venice Biennale, we had the honour of featuring Marina Abramović in an exhibition at Moderna Museet. We now take great pride in being the first museum in Europe to produce a retrospective exhibition of her work”, says Daniel Birnbaum, director of Moderna Museet.Continue Reading..

25
Gen

Minus.log Untitled (line)

Giovedì 9 febbraio alle ore 18.00 inaugura alla Galleria Bianconi Untitled (line) a cura di Martina Lolli, prima personale milanese di Minus.log, collettivo nato nel 2013 dal sodalizio fra l’artista visiva Manuela Cappucci e Giustino Di Gregorio, artista audiovisivo attivo fin dagli anni ’90. Attraverso la sperimentazione e l’unione di diversi media e linguaggi, Minus.log si propone di realizzare ogni opera come parte di un ambiente sinestetico che accoglie il visitatore in un dialogo fra pittura, scultura, musica, video e proiezioni.

“Untitled (line)” il titolo della mostra, incentrata sui lavori più recenti, dà conto di come sia possibile concepire la stessa come un’unica grande installazione in cui affluiscono le opere della serie Cure (2015), Try Again (2016) e Faraway so close (2017). La linea indicata nel titolo non è solo l’elegante elemento figurativo da cui si genera la produzione di Minus.log, ma fa riferimento anche all’ideale che la sottintende: la ricerca della semplicità formale e concettuale attraverso la riduzione ai minimi termini della rappresentazione e degli stimoli audio-visivi.

Nell’universo artistico di Minus.log il tempo rallenta e accoglie momenti di pausa e di latenza in cui la ricerca del senso si inabissa nel profondo dell’essenza del fruitore. In questa temporalità soggettiva l’espressione diviene silenzio e, nel ripiegamento interno dei sensi, il brusio lascia spazio al rimosso, a ciò che solitamente è detto fra parentesi. La linea come atto più semplice e raffinato della forma, dunque, non è portatrice di conoscenza analitica, ma è margine percettivo che ha bisogno di attesa per essere esperito.

Nelle installazioni della serie Cure la linea prende corpo e diviene una soglia empatica che il gioco di luce ci invita a penetrare. Essa è il taglio tradotto dalle sovrapposizioni della garza e dalle lame di luce che vibrano sulla superficie della tela di Cure 02 e sulle sculture  di Cure 01, lembi che aprono al paziente lavorio sotterraneo della rimarginazione e della cura di una ferita.

Le forme che affiorano lentamente in superficie negli oli su tela della serie Try Again sono  in bilico fra figurazione e astrazione. Tracce di un’assenza resa visibile da velature e trasparenze, traducono la linea nei tagli perfetti del digitale attraverso frammenti (Skyline), ripetizioni (Loop. Visione simultanea), interruzioni (A-line) e cut-up (Cloud); allenano lo sguardo a una visualizzazione più profonda che è fatta di tentativi e di stati d’animo  (People). Nell’installazione omonima le linee si manifestano come interferenze che solcano l’invisibile campitura della proiezione; il loro manifestarsi imprevedibile ci invita alla scoperta di una singolare sincronia e di uno scarto che questa volta è dato dalla presenza del colore.

In Faraway so close la linea è il profilo lontano e vicino di una reminiscenza che si riavvolge su se stessa: in un tempo infinito il ricordo è questione di prospettiva; nello spazio infinito, si declina in forme sospese. I paesaggi di Faraway so close sono immagini che derivano dall’atto di cancellare e rendere limpido e che, nel loro stesso procedimento, conservano le sfumature della memoria e la definizione formale di un obiettivo.

La ricerca di Minus.log mutua il fascino e la raffinatezza dell’estetica digitale attraverso l’uso della tecnologia sostenuta dal “calore” e dal “colore”  dei supporti analogici. Il suo rigore formale si declina nella poesia del caso e dell’errore di un sistema non totalmente controllabile – tanto analogico quanto umano – che porta a risultati inaspettati e sorprendenti. In questo gioco degli equilibri il fruitore ha una grande importanza poiché è invitato a riconquistare la propria temporalità e a ricercare in essa un senso, non necessariamente condivisibile all’unanime, ma che assuma il valore di un’esperienza singolare.

La mostra è visibile fino al 4 marzo 2017 alla Galleria Bianconi di Milano, via Lecco 20.Continue Reading..

25
Gen

Cesare Fabbri. The Flying Carpet

After exhibiting established and prominent photographers, or artists, with a long career in photography behind them yet barely or not at all prominent in Belgium, we are now instigating a third approach by introducing the work of photographers to whom we are offering a first exhibition. 2017 is an anniversary year for the A Stichting Foundation and to start with our guest is Italian photographer Cesare Fabbri. The Flying Carpet exhibition brings together and presents three series of photographs by the artist. There is a literary quote and a specific framing colour, nero, bianco, grigio, for each of the three series.

« We learn alphabets and we cannot interpret trees. Oaks are novels, pines grammars, vines psalms, creepers proverbs, firs pleas, cypress accusations, rosemary a song, bay a prophecy ».
Erri De Luca, Tre Cavalli, 1999

The 21 photographs in the first series were all taken in 2009 by Cesare Fabbri in the Garfagnana forest, a huge area of beech trees located between the Apuan Alps in northern Tuscany and the Tuscan-Emilian Apennines. Each image in the Orlando series displays initials engraved on tree bark. Over time, the trees extend and the bark swells but the marks remain. This scarification marks a visit, now a scar on the body of the tree it blends with the shadow of the foliage projecting itself onto the tree trunks. This forest of emotions is reflected in the epic poem Orlando Furioso, a stunning kaleidoscope of fabulous adventures, written between 1505 and 1523 by Ludovico Ariosto (1474-1533) appointed governor to the province of Garfagnana by the Duke of Ferrara, Alphonso d’Este. The brother of the Duke of Ferrara, Cardinal Ippolito (I) d’Este, guardian of Ariosto, questioned the latter about his work: ‘Master Ludovico, where on earth did you find all this nonsense?’ In canto 23 out of the 46 comprising this canto, blending the tragic with the pleasurable and the lyrical with the romantic, the paladin Orlando takes leave of his senses after discovering the initials of his beloved Angelica and her lover Medoro, engraved on the bark. ‘Turning him round, he there on many a tree, Beheld engraved, upon the woody shore, What as the writing of his deity. (…) He would discredit in a thousand modes, That which he credits in his own despite’(Orlando Furioso, Canto 23).>

There is no respite for the fearsome knight Orlando who ends up uprooting the ancient trees with great fanfare. The 46 cantos are truly labyrinthine with events upsetting the status quo and where meaning and narrative become lost like in a dark forest where dreams lurk from tree to tree.

« Like parables and fables, carpets too only deal with what is real, thus touching geometries of the spirit, contemplative mathematics. It would therefore be reductive, to speak of symbolism when discussing carpets, parables and fables, since the obvious meaning and the hidden meaning are indissolubly tied together in the threads of the carpet and in the narratives, and that we may read (…) a message that is addressed to each of us alone and to no-one else ». Cristina Campo, Tappeto Volante, Gli Imperdonabili, 1987

The first image of the second series features on the front cover of the book with the same title as the exhibition, a contre-jour image of a sunny shop window covered by paper and concealed by a blind, whereas the book ends with an image of a fake cloud just passing. The Flying Carpet is a collection of photographic surprises, pre-existing, floating images, curious or funny objects and bizarre situations collected by the artist along paths and roads in Emilia-Romagna and Sardinia from 2005 to 2015. Not only is each image amazing in itself, but the sequencing also intensifies the impression of implausibility and strangeness. A selection of these images was published in 2010 by Platform in a small book called Un Mondo di carta (A World of Paper). Disturbing the world. The flying carpet is a strange drone, a means of symbolic and fantastic transport letting you circumnavigate the world and represent it. With his charming photos, almost satellite images, Cesare Fabbri seeks the appropriate geometry to describe the world, with a certain humour, gathering fragments, slithers and chips one after another.

« The smell of it is in the air: the sun. The smell of pure fire, deprived of any fuel pungency. And the smell of dry stone and heather. And snakeskin. Smells of Sardinia… »
Elio Vittorini, Sardegna come un’infanzia, 1932Continue Reading..