Camera d’Arte

22
Mar

Georgia O’Keeffe: Living Modern

Georgia O’Keeffe: Living Modern takes a new look at how the renowned modernist artist proclaimed her progressive, independent lifestyle through a self-crafted public persona—including her clothing and the way she posed for the camera. The exhibition expands our understanding of O’Keeffe by focusing on her wardrobe, shown for the first time alongside key paintings and photographs. It confirms and explores her determination to be in charge of how the world understood her identity and artistic values.

In addition to selected paintings and items of clothing, the exhibition presents photographs of O’Keeffe and her homes by Alfred Stieglitz, Ansel Adams, Annie Leibovitz, Philippe Halsman, Yousuf Karsh, Cecil Beaton, Andy Warhol, Bruce Weber, Todd Webb, and others. It also includes works that entered the Brooklyn collection following O’Keeffe’s first-ever museum exhibition—held at the Brooklyn Museum in 1927.

The exhibition is organized in sections that run from her early years, when O’Keeffe crafted a signature style of dress that dispensed with ornamentation; to her years in New York, in the 1920s and 1930s, when a black-and-white palette dominated much of her art and dress; and to her later years in New Mexico, where her art and clothing changed in response to the surrounding colors of the Southwestern landscape. The final section explores the enormous role photography played in the artist’s reinvention of herself in the Southwest, when a younger generation of photographers visited her, solidifying her status as a pioneer of modernism and as a contemporary style icon.

Georgia O’Keeffe: Living Modern is organized by guest curator Wanda M. Corn, Robert and Ruth Halperin Professor Emerita in Art History, Stanford University, and coordinated by Lisa Small, Curator of European Painting and Sculpture, Brooklyn Museum. Lead sponsorship for this exhibition is provided by the Calvin Klein Family Foundation. Generous support is also provided by Anne Klein, Bank of America, the Helene Zucker Seeman Memorial Exhibition Fund, Christie’s, Almine Rech Gallery, and the Alturas Foundation. The accompanying book is supported by the Wyeth Foundation for American Art and the Carl & Marilynn Thoma Art Foundation and is published by the Brooklyn Museum in association with DelMonico Books • Prestel.Continue Reading..

21
Mar

David Lachapelle. Lost & Found

Amo creare tramite l’uso della fantasia, tramutando in immagine i miei sogni.
David LaChapelle

Una grande monografica presenta oltre 100 immagini che ripercorrono, dagli anni novanta a oggi, la carriera di uno dei più importanti e dissacranti fotografi contemporanei. Per la prima volta al mondo, sarà esposta la serie New World: 18 opere che segnano il ritorno alla figura umana e che ruotano attorno a temi come il paradiso e le rappresentazioni della gioia, della natura, dell’anima.

Casa dei Tre Oci di Venezia si appresta ad accogliere, dal 12 aprile al 10 settembre 2017, l’universo surreale, barocco e pop di David LaChapelle, uno dei più importanti e dissacranti fotografi contemporanei.

L’esposizione, curata da Reiner Opoku e Denis Curti, organizzata da Fondazione di Venezia e Civita Tre Venezie, presenterà oltre 100 immagini che ripercorrono la carriera dell’artista statunitense, dai primi progetti in bianco e nero degli anni novanta fino ai lavori, solo a colori, più recenti, opere divenute in gran parte iconiche e che gli hanno garantito un riconoscimento internazionale da parte di critica e pubblico. Come grande novità, la rassegna, prima monografica di LaChapelle a Venezia, propone l’anteprima mondiale di New World, una nuova serie realizzata negli ultimi 4 anni. Sono 18 fotografie che segnano il ritorno alla figura umana e che ruotano attorno a temi come il paradiso e le rappresentazioni della gioia, della natura, dell’anima. Osservando il percorso compiuto da LaChapelle negli ultimi 30 anni, si scopre come la sua fotografia si nutra da una parte del rapporto privilegiato con le riviste e la pubblicità, dove le icone della moda e dello star system agiscono come materia grezza per l’ispirazione, dall’altra parte della pratica creativa di esprimere la propria visione del mondo per immagini, influenzata senza dubbio dalla generazione di giovani artisti a lui coetanei, formata da Andy Warhol.

“Dalle viscere più profonde del complesso sistema della comunicazione, dell’advertising e dello star system – afferma Denis Curti, LaChapelle inizia a considerare l’”icona” il seme vero di uno stile che si fa ricerca e contenuto; nella Pop Art, trova l’ispirazione per riflettere sull’infinita riproducibilità dell’immagine; nel fashion e nel merchandising l’eccesso di realismo e mercificazione che, appunto, si converte in sogno”.

Il percorso espositivo prende avvio dagli anni novanta, quando Andy Warhol gli offre il suo primo incarico professionale fotografico per la rivista Interview. È in quel periodo che LaChapelle riflette sulle possibilità comunicative e divulgative dell’editoria, incredibilmente legate alla Pop Art. Le sue fotografie denunciano le ossessioni contemporanee, il rapporto con il piacere, col benessere, con il superfluo e con una sfrenata esigenza di apparire. Il tutto ammantato da colori elettrici e superfici laccate, e caratterizzato dalla presenza ricorrente di un nudo sfacciato e aggressivo. I soggetti sono le celebrità, da Michael Jackson a Hillary Clinton, da Muhammad Ali a Jeff Koons, da Madonna a Uma Thurman, da Andy Warhol a David Bowie, le cui immagini sono utilizzate come merce prodotta in serie, consapevolmente sacrificata sull’altare del sistema fondato sull’icona. Il punto di svolta che segna il passaggio a una nuova fase della sua ricerca della sua evoluzione artistica è il viaggio a Roma del 2006. È in quest’occasione che, visitando la Cappella Sistina, rimane folgorato dagli affreschi di Michelangelo e dai fasti del potere religioso, che lo condussero ad abbracciare la monumentalità e la grandiosità del Rinascimento italiano. Proprio il Diluvio universale di Michelangelo gli suggerì la creazione di The Deluge (Il Diluvio), in cui i rimandi al capolavoro michelangiolesco si mescolano ai marchi della società consumistica e alla bellezza ostentata dei corpi nudi.
La mostra prosegue con After the Deluge, fotografie che mostrano una realtà in cui tutti gli oggetti e i simboli del mondo attuale vengono sommersi e Awakened, in cui ritrae persone immerse in acqua in uno stato embrionale: una sorta di resurrezione dopo il diluvio.

Dopo il 2006 LaChapelle inizia a lavorare per serie fotografiche. Benché nascano autonomamente, ciascuna di esse si lega all’altra con una evidente coerenza, in un sottile equilibrio tra sacro e sacrilego, alternando soggetti differenti sul tema condiviso della Vanitas. Infatti, se in Earth Laughs in Flowers questo motivo è trattato attraverso la bellezza dei fiori appassiti, in Still Life viene rappresentato da una serie di statue di cera distrutte dai vandali che riproducono le sembianze di alcune stelle hollywoodiane. Nel corso della sua carriera, l’artista statunitense non ha certo trascurato il confronto con la fotografia di paesaggio, che diventa un suo ambito artistico a partire dal 2013. A Venezia saranno esposte alcune fotografie appartenenti al ciclo Gas Station and Land Scape, nelle quali ricostruisce modelli di impianti petroliferi e stazioni di rifornimento in scala, attraverso materiali riciclati, come cartoni delle uova, schede madri per computer, bigodini, cannucce e altro. Negli allestimenti più elaborati LaChapelle ha fotografato questi piccoli plastici nella foresta pluviale di Maui, nel deserto e lungo la costa californiana. È proprio per queste sue oniriche raffigurazioni della realtà, che la critica lo ha definito “Il Fellini della Fotografia”.

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21
Mar

Louise Bourgeois. Voyages Without a Destination

On Friday, March 24 at the Studio Trisorio, a retrospective exhibit of Louise Bourgeois entitled Voyages Without a Destination will be inaugurated.

On exhibit are four bronze sculptures and 34 drawings, half of which have never before been exhibited. Executed by the artist between 1940 and 2009, these works bear witness to the course of her poetics throughout her career.

An internationally renowned artist, Louise Bourgeois was born in Paris in 1911. Despite the fact that she lived in New York from 1938 to her death, most of her inspiration was drawn from her early childhood in France and family relations. Using the body as a primary form, she explored the entire range of human emotions. In her works, varying from drawings to large-scale installations, she has dealt with themes such as memories, sexuality, love and abandonment thus giving form to her fears in order to exorcize them.

The works of Louise Bourgeois have been exhibited the world over. In Italy her solo exhibits were held at the Venice Biennale where her work was presented at the US Pavilion (1993), the Prada Foundation (1997); the Bevilacqua La Masa Foundation (2000), the National Museum of Capodimonte (2008) and the Vedova Foundation (2010).

Louise Bourgeois (1911–2010) was nominated Officer of the Ordre des Arts et des Lettres by the French Minister of Culture (1983) and received numerous international recognitions: the Grand Prix National de la Sculpture from the French government (1991), the Lifetime Achievement Award from the International Sculpture Center in Washington D.C. (1991), the National Medal of Arts from the President of the United States (1997). Louise Bourgeois was elected member of American Academy of Arts and Science and was awarded the French Legion of Honour medal (2008).

Louise Bourgeois. Voyages Without a Destination
March 24–June 17, 2017

Studio Trisorio
Riviera di Chiaia, 215
80121 Naples
Italy
Hours: Monday–Friday 4–7:30pm,
Monday–Friday 10am–1:30pm,
Saturday 10:30am–1:30pm

T +39 081 414306
F +39 081 414306
info@studiotrisorio.com

Image: Louise Bourgeois, YOU ARE MY FAVORITE MONSTER (detail), 2005. © The Easton Foundation/ Licensed SIAE 2017. Photo: Christopher Burke.

20
Mar

Hani Zurob. Zeft

Contemporary Art Platform (CAP) is pleased to announce the opening night of Zeft exhibition and is proud to present the first Kuwait solo exhibition of Paris based painter Hani Zurob taking place on Wednesday the 22nd of March 2017 at 7pm. The exhibition continues until the 22nd of April 2017.

Yasmina Reggad writes, “Hani Zurob has been a firsthand witness to recent critical events that have shaped his subjectivity. He eschews widely circulated media imagery in favour of using the medium of tar that is per se highly charged with contemporary narratives on atrocity that go beyond the personal experience of the artist in Palestine. Besides serving to interrogate the medium of painting, the tar could be the “piece of evidence” that provides “a reservoir of the real”(Peter Geimer, op., cit., p. 31) for the  viewers to activate their personal archive of imagery.“

Hani Zurob is a Palestinian artist, born in 1976 in Rafah camp (Gaza). In 1994 he moved to Nablus where he graduated in 1999 with a B.A. of Fine Arts at the University Al-Najah. He then settled in Ramallah until 2006, where he received a grant that allowed him to reside in Paris at the Cité Internationale des Arts. Hani was unable to return to his homeland. Today he lives in France, creating works that explore the state of exile, waiting, movement and displacement. His work presents Palestine through a personal perspective and conceptual context that transcends borders and geography—concepts that remain close to the painter’s heart.

“Hani’s practice provides an important voice in contemporary Palestinian culture, as well as a significant contribution to the creation of an Arab aesthetic. Ultimately though, while Zurob’s art gives powerful expression to the Palestinian collective experience, it can also be seen in the context of more universal themes of personal identity and embraces humanity beyond the Palestinian context”.
Black Dog Publishing, London 2012.

In Palestine, Hani had staged many solo exhibitions and he was a finalist in the A. M. Qattan Foundation Young Artist Award 2002, Ramallah. In 2009 Zurob was granted the Renoir price (Bourse et Prix Renoir). His work is found in private and public collections including in the Arab American National Museum (AANM), Dearborn, Michigan; WAH center (Williamsburg Art & Historical center), New York; Association Renoir, France; Cité Internationale des Arts, Paris; Mairie de Paris, Hôtél de Ville, Paris; Barjeel Art Foundation, Sharjah; Contemporary Art Platform (CAP), Kuwait; A. M. Qattan Foundation, London-Ramallah; Birzeit University Museum, Birzeit, Palestine; Ramzi Dalloul Collection, Lebanon, and George Michael Al Ama Collection, Palestine.

A monograph tracing the development of his work, “Between Exits: Paintings By Hani Zurob” by Kamal Boullata was published by Black Dog Publishing, London, November 2012.

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19
Mar

Robert Wilson. Tales

Il FAI ospita a Villa e Collezione Panza le opere di Robert Wilson. Il regista statunitense, drammaturgo, coreografo, pittore e scultore ha progettato per il FAI una mostra intensa che si muove all’interno e all’esterno della villa attraverso tematiche e capitoli corrispondenti a opere e tipologie di lavori differenti, alcuni pensati e realizzati proprio per questa occasione.
Villa Panza presenta la mostra “Robert Wilson for Villa Panza. Tales” a cura di Noah Koshbin, curatore dei progetti espositivi dello Studio Wilson, e di Anna Bernardini, direttore dell’antica dimora di Varese. Un’esperienza intensa e affascinante che si snoda all’interno della villa e del suo parco e che permette di conoscere meglio la poetica di Robert Wilson, uno dei maestri del teatro contemporaneo ed eclettico artista visuale, attraverso un’importante selezione di Video Portraits e l’installazione site specific A House for Giuseppe Panza.
Nelle opere esposte, così come nel carattere della collezione di Villa Panza, emerge un continuo confronto tra il mondo classico e quello contemporaneo, una tensione in grado di far dialogare differenti epoche, accompagnata da una profonda sensibilità per la luce e per il tempo interiore. Un comune sentire tra l’artista e il noto collezionista milanese che ha portato Robert Wilson a progettare un installazione site specific in omaggio a Giuseppe Panza di Biumo: posizionata nel parco, presenta una struttura semplice che ricorda il design tradizionale americano facendo da contrappunto alla grandiosa architettura della villa e, al suo interno, propone un tableau vivant accompagnato dalla registrazione di uno scritto di Rainer Maria Rilke, testo molto caro al mecenate d’arte.

I Video Portraits sono, invece, macchine tattili in lenta mutazione che amplificano le potenzialità narrative del ritratto avvicinandolo al racconto cinematografico, senza perdere la fissità che caratterizza il ritratto pittorico. I video ritraggono animali e personaggi famosi del mondo dell’arte e dello spettacolo: dall’attore Robert Downey Jr – che ci comunica con un impercettibile movimento degli occhi che sta assistendo alla dissezione del proprio corpo – allo scrittore Gao XingJian, dal ballerino Roberto Bolle al soprano Renée Fleming. Tra questi, per la prima volta in Italia, sarà possibile ammirare la serie dei “Lady Gaga Portraits”, realizzata nel 2013 e presentata nello stesso anno al Museo del Louvre. Il progetto si ispira a tre capolavori: il ritratto di Mademoiselle Caroline Rivière (1806) di Jean – Auguste Domenique Ingres, La morte di Marat (1793) di Jacques-Louis David e la Testa di San Giovanni Battista (1507) di Andrea Solari. L’opera Flying, che chiude il ciclo di Lady Gaga, ha invece un carattere più contemporaneo pur essendo ispirato all’antica pratica giapponese dello shibari.

Villa Panza
Piazza Litta, 1. Varese
Robert Wilson. Tales
a cura di Noah Koshbin
Dal 4 novembre 2016 al 15 ottobre 2017

Image: LADY GAGA: MADEMOISELLE CAROLINE RIVIÈRE, 2013